Your wig could be poisoning you: study finds pesticides and other toxic chemicals in synthetic hair in Nigeria

Per leggere la traduzione in italiano dell’articolo clicca QUI

 

Nwanne Dike Ijere, Federal University of Technology Owerri

Well-groomed hair is a symbol of beauty for many black African women. Natural hair requires special care and attention, though, which can be time consuming. Wigs (human or synthetic hair), weave-ons and other artificial hair extensions offer women an alternative to their natural hair.

In Nigeria, these alternatives are very popular with women, both young and old. The synthetic hair value chain is a big business worth millions of dollars and run by both local and foreign industries. Hairdressing salons flourish, providing styling and grooming services for women.

But we’ve found that there are contaminants hiding in synthetic hair. Man-made fibres go through various chemical processes to make them look and feel more like human hair. The raw materials used to make some of the products are toxic. And the hair products are mainly made from plastics which are not biodegradable, which is harmful to the environment.

In our study in Nigeria, we investigated 10 synthetic hair brands commonly worn by women. Some were made in Nigeria, others in China, Ghana and the USA. We found that all of them had different levels of contaminants such as silver, cadmium, chromium, nickel, vanadium and lead, including several pesticides which are hazardous to human health.

Synthetic hair is usually worn close to the scalp. Women who wear it should be aware of the potential harm.

Regulators should ensure that manufacturers of synthetic hair stop using plastic-based synthetic products and use natural plant fibres and protein blends instead. These hair fibres are biodegradable and free from harmful chemicals.

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Il pericoloso gioco della destra contro gli interventi in favore del clima che sarebbero dannosi per l’economia e con l’obiettivo corrodere i diritti sociali

Il pericoloso gioco della destra contro gli interventi in favore del clima che sarebbero dannosi per l’economia e con l’obiettivo corrodere i diritti sociali

di Silvano Toppi

Fonte Areaonline.ch che ringraziamo

 

 

Ci siamo sentiti dire spesso, negli ultimi tempi, in occasione di discussioni parlamentari o di votazioni popolari, che senza crescita economica continua e certa non ci può essere sostenibilità del nostro sistema di protezione sociale.

Quando il rallentamento della crescita e del suo motore a lunga scadenza, la produttività, sono già fatti osservabili, ci si deve allora anche interrogare sull’impatto che la cosiddetta “trasformazione verde” (per dirla in altre parole: tutto quanto si adotta o verrà adottato per far fronte agli ormai innegabili problemi ed effetti dei cambiamenti climatici) avrà sulla crescita economica. E infatti c’è già chi, a livello partitico, sul lato della destra, dopo la dannata immigrazione causa di ogni male, si è trovata un’altra bandiera di facile propaganda: l’“ecologia punitiva” o il “terrorismo ecologico” che starebbero tagliando le gambe della crescita economica e quindi del benessere di tutti. O, con un subdolo interrogativo che vuol colpire e colpevolizzare la sinistra: il nostro modello di protezione sociale sopravviverà alla pretesa vostra transizione ecologica? Transizione che implica nuovi modi di produrre e consumare, moderazione degli usi e dei consumi energetici, riorientamento del progresso tecnico e anche degli investimenti.

Il riadeguamento del nostro modello di protezione sociale a un regime di post-crescita o perlomeno di crescita diversa sembra quindi ineluttabile. Ed è infatti qui che sorgono problemi e interrogativi dati appunto dal rapporto intrinseco e stretto tra crescita economica e sicurezza sociale, bilanci pubblici (federale, cantonali, comunali) indebitamento e rigore finanziario. E dunque tentazione e azione sempre crescenti nello smorzare o corrodere i diritti sociali per imporre una traiettoria definita di “responsabilità individuale e collettiva”, ovviamente finanziaria.

Mai o quasi mai si pensa, innanzitutto, anche se ne è il punto più costitutivo, che la protezione sociale (dall’essere semplicemente e dignitosamente “persone” che vivono in una società, alla salute, al lavoro) è indissociabile dal modello economico che l’ha creata. La sicurezza sociale è, nella sua forma attuale, un prodotto della società, creata da un modello generatore dei suoi rischi (ad esempio: la disoccupazione, gli infortuni sul lavoro, le malattie professionali, la salute collettivamente efficiente), che è determinante per la vitalità e la sopravvivenza stesse sia dell’economia sia della società democratica. Demolitela e crollerà tutto, anche la “vostra” economia.

Mai o quasi mai ci si sofferma sul fatto che la crisi ecologica è sì una crisi “strutturale”, su cui si riesce ormai a rendersi conto e a non negare (basta tener conto dei disastri territoriali cui stiamo assistendo, che ne sono conseguenza), ma si dimentica che è soprattutto crisi sanitaria, segnata da forti ineguaglianze sociali e ambientali, generatrice di costi finanziari enormi. Le conseguenze politiche che si deducono da questa constatazione non sono neutrali e i responsabili politici non possono sottrarvisi. Potremmo aggiungere che rovesciare il tutto e farne un pretesto, in nome della crescita economica o della “salute finanziaria”, per accalappiare voti, non è solo da irresponsabili politici; è tra i peggiori delitti che si possano compiere.

 

 

Connessioni 11 – Infortuni mortali , se non cambiano coscienze e comportamenti degli imprenditori continuerà l’ecatombe

Connessioni 11 

24 giugno 2024

Fatti, eventi, report di ricerca e dati per capire meglio cosa succede nel campo della prevenzione e della salute negli ambienti di vita… e di lavoro.

 

In questo numero della rubrica affrontiamo il dramma degli infortuni mortali plurimi sul lavoro. Da circa due anni si verificano infortuni gravi e mortali sul lavoro che coinvolgono in unico evento più persone.Sono eventi assai differenti tra di loro, in contesti lavorativi molto diversi ma che hanno la caratteristica di coinvolgere più lavoratori nello stesso luogo e nello stesso momento. Facciamo riferimento alla tragedia di Brandizzo ove una squadra di lavoratori della manutenzione binari sono stati travolti dal treno, ai lavoratori addetti allo spurgo del sistema di depurazione di Palermo, l’esplosione della centrale idroelettrica Enel di Suviana infine l’esplosione nello stabilimento di fusione dell’alluminio di Bolzano che ha coinvolto 5 lavoratori dei quali uno è deceduto a causa delle ustioni. Su ciascuno di questi eventi abbiamo già scritto vedi QUI.

Qualcosa non funziona più nella metodologia di valutazione e gestione dei rischi posta in capo, prima dal Dlgs 626.94 e successivamente dal Dlgs 81/2009 , alle aziende, in primis al datore di lavoro ? Sono in grado la maggioranza delle aziende di svolgere correttamente la sequenza della valutazione e gestione dei rischi e a prendere i provvedimenti organizzativi e strumentali tali da rendere il lavoro e la sua organizzazione sicuri ? Certamente una parte delle aziende strutturate si sono date una metodologia operativa e strutture interne preposte alla valutazione e gestione dei rischi in modo positivo ed efficace. Per l’appunto sono una parte, sono le aziende che realizzano produzioni a medio – alto valore aggiunto e hanno i mezzi e la consapevolezza che spendere in sicurezza è un investimento in produttività e reputazione.

Esiste poi una fascia di aziende che non hanno mai metabolizzato la metodologia proposta dalla norma europea che si basa sull’assunzione della piena responsabilità dell’impresa nella valutazione e gestione dei rischi e hanno interpretato gli obblighi della redazione del DVR, della predisposizione di un piano per la gestione dei rischi, la formazione dei lavoratori come inutili orpelli burocratici.

Questa subcultura aziendale che considera gli strumenti della valutazione e gestione dei rischi come inutili adempimenti burocratici è assai più diffusa di quanto si pensi, in particolare nelle aziende che lavorano in appalto e subappalto in condizioni contrattuali e con capitolati al limite della sopravvivenza economica.

La deregulation e la eliminazione dei diritti dei lavoratori ( Jobs Act, per intenderci) hanno favorito il proliferare di microimprese che al posto della competenza professionale in materia di gestione dei rischi si affidano ad una sorta di organizzazione informale maligna che va dall’uso del personale in nero alla improvvisazione organizzativa del lavoro. L’allungamento della catena dei subappalti in particolare in edilizia ha certamente favorito la presenza su mercato di un’imprenditoria improvvisata e inadeguata a gestire la sicurezza del lavoro. Il problema di fondo non riguarda l’adeguatezza delle norme specifiche in materia di sicurezza del lavoro ma l’inadeguatezza strutturale delle imprese che operano nel subappalto, prive di competenze e capacità a gestire gli stessi rischi specifici delle lavorazioni che svolgono in regime di subappalto.

Vi sono poi casi gravissimi , in particolare nel settore agricolo (vedi il caso della morte di Satnam Singh, bracciante in nero che dopo l’infortunio nel quale aveva perso un braccio è stato abbandonato senza soccorsi…). Ma in questo come in altri casi simili siamo di fronte a comportamenti criminali che non riguardano certo le difficoltà dell’imprenditore normale a gestire i rischi specifici del lavoro.

Controlli e sentenze

Il caso del lavoratore indiano abbandonato come un vuoto a perdere dopo l’infortunio apre a tutto campo il tema dei controlli sulla regolarità del lavoro, sui contratti in essere, sulla condizione di schiavitù in epoca postmoderna che si trovano a vivere migliaia di immigrati nelle zone di raccolta di frutta e verdure. Non c’è giustificazione che tenga: il fenomeno di migliaia di lavoratori e lavoratrici immigrati invisibili è noto da tempo e in qualche misura accettato come il “male minore” rispetto alla sopravvivenza delle aziende e del flusso di merci scontate nella GDO.
Certo ci vogliono i controlli, vanno raddoppiati gli organici degli Ispettori a cominciare dalle ASL (vedi Lettera Coordinamento Regioni).Ci vogliono anche sentenze esemplari (vedi testo). Ma bastano ?

Riportiamo qua il post di Massimo Arvati, già Direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’ASL di Mantova ( che ringraziamo) :

” Ciao a tutti,
Se può essere utile alla causa di Satnam Singh, lavoratore agricolo abbandonato e lasciato morire in seguito a grave ferita da infortunio, ricordo la sentenza della Cassazione di Milano del 18/12/2012 in esito a infortunio mortale del lavoratore agricolo ‘clandestino’ Vijay Kumar del 27/6/2008 a Salina di Viadana.
Notevoli analogie tra i 2 infortuni: anche Kumar, lavoratore agricolo ‘clandestino’ addetto alla raccolta di meloni zucche, ecc. è vittima di un probabile colpo di calore e viene abbandonato scientemente dal datore di lavoro in un fosso, malgrado le proteste dei compagni di lavoro, e muore.
Interessante che il delitto approdi in tutti e 3 i gradi di giudizio e la Cassazione confermi la condanna del datore di lavoro per omicidio volontario in esito a infortunio sul lavoro a ben 17 anni di reclusione e la moglie a 9 anni e 4 mesi.
Sentenza esemplare che ha avuto una certa eco mediatica, ma evidentemente la morte di Kumar non è servita a modificare le coscienze e i comportamenti degli imprenditori agricoli.
Massimo Arvati

Vedi la sentenza  del caso Vijay Kumar 

 

Per concludere: il cambio profondo è quello delle coscienze e dei comportamenti di una parte degli imprenditori  che è avvenuto in direzione opposta a quella auspicata. Senza l’assunzione della responsabilità primaria da parte dell’imprenditore che  fa impresa e  produce utile d’impresa in condizioni di relazioni umane civili, nel rispetto della vita e della salute di chi lavora,  ci saranno ancora tanti, troppi infortuni gravi e mortali. Un grande ruolo di recupero etico in questo ambito lo avrebbero le Organizzazioni imprenditoriali di settore e di categoria .  Hanno l’intenzione e la volontà di farlo ?

a cura di Gino Rubini

Disponibili i materiali del convegno di Terlizzi sul rischio di caduta dall’alto nelle serre

Sul sito Snop sono disponibili le presentazioni .

Il convegno dell’ASL di Bari, patrocinato da SNOP, si è tenuto a Terlizzi il 7 giugno 2024

I materiali disponibili:

Nicoletta Malcangi (S.P.E.S.A.L. – Area Nord ASL BARI), Anna Tardio (S.P.eS.A.L. ASL LECCE Nord) – Analisi di eventi infortunistici ed esperienze di adeguamento nei poli produttivi di Terlizzi, Taviano e Leverano
Malcangi.pdf

Anna Tardio  intervento della dott.ssa Tardio al convegno serre
Tardio.pdf

Oronzo Antonio Milillo (Presidente Federazione degli Ordini dei Dottori Agronomi e Forestali della Puglia) – La progettazione delle serre: criteri tecnico-autorizzativi e loro limiti
Milillo.pdf

Evelia Schettini (Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti Università di Bari) – Ricerca scientifica e sviluppo tecnologico per l’innovazione del settore
Schettini.pdf

Luca Rossi (INAIL) – Innovazione tecnologica per la sicurezza delle serre: i dispositivi di protezione collettivi
Rossi.pdf

Mariano Conticello (S.Pre.S.A.L. ASP Ragusa) – Progetto “SERRE SICURE” ASP Ragusa: casi studio per la messa in sicurezza di una serra in plastica
Conticello.pdf

Simona Savi (Coordinatrice del Gruppo Nazionale Agricoltura del GTI SSL): Gli indirizzi dal tavolo nazionale agricoltura
Savi.pdf

..Trattano i lavoratori agricoli immigrati come “vuoti a perdere”. Le grandi associazioni imprenditoriali del settore agricolo non hanno nulla da dire ?

 

foto di Satnam Singh

 

Satnam Singh un uomo di orgine indiana di 31 anni mentre lavora subisce un infortunio gravissimo. Un braccio viene strappato dagli ingranaggi della macchina. Il padrone dell’azienda agricola invece di soccorrerlo chiamando l’ambulanza carica l’uomo e sua moglie e il braccio amputato su di un furgone e li scarica, come “vuoti a perdere”, vicino alla loro abitazione. Da quanto risulta da diverse testimonianze Satnam è rimasto per novanta minuti con il braccio staccato prima di arrivare all’ospedale San Camillo di Roma in elisoccorso. Satnam Singh è morto in seguito alle ferite riportate e, verosimilmente, anche per l’impedimento da parte del padrone di allertare soccorsi tempestivi.
In questa vicenda è stato superato il confine che separa il vivere civile dalla barbarie, frutto anche della campagna del centrodestra che assimila i lavoratori e le lavoratrici migranti, clandestini per forza, a criminali, tuttalpiù,  da rinchiudere in galere come i CPR. E’ anche per queste minacce di essere rinchiusi in un centro di detenzione amministrativa che migliaia di lavoratori e lavoratrici senza permesso di soggiorno accettano condizioni di sfruttamento terribili. Questa condizione di irregolarità dei lavoratori migranti viene sfruttata dalla criminalità organizzata e da aziende senza scrupoli come appare  nel caso in fattispecie.

Non intendiamo fare retorica e spargere qualche lacrima di coccodrillo. Ci chiediamo soltanto cosa fanno le Organizzazioni datoriali di categoria: continueranno a mantenere  associate aziende agricole come questa ? Di quale cultura d’impresa sono portatrici le Associazioni datoriali in materia di regolarità del lavoro e della sicurezza ? Le grandi associazioni di imprenditori agricoli dopo un fatto come questo, cominceranno a fare un repulisti delle imprese agricole che sono al di fuori delle regole di base del vivere civile ?

Vogliamo ricordare che qualche anno fa Confindustria Sicilia avviò una meritoria iniziativa di pulizia tra le proprie aziende associate allontanando quelle in odor di mafia… Vogliamo dire che … si può fare, qualcuno l’ha già fatto.

editor

Aggiornamento su PFAS , articoli, report apparsi su diverse fonti di stampa al giorno 18 giugno 2024

 

Abbiamo trovato PFAS in oltre l’80% dei prodotti di 27 marchi di abbigliamento outdoor da Greenme

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È ALLARME: SOSTANZE CHIMICHE ETERNE SONO STATE TROVATE DOVE NON DOVREBBERO ESSERE >>> fonte everyeye

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LFDE: PFAS E BIODIVERSITA’, LE AZIENDE PIONIERE – PAROLA AL MERCATO

Fonte Borsa Italiana

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Sile inquinato, Legambiente: «Anche piccole tracce di Pfas»

Fonte: Il Gazzettino

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Il Ministero della “Difesa” olandese ha avvelenato il suolo, il mare, i pesci e l’aria

Fonte : WorldBeyondwar

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Mozione per mettere al bando i Pfas

Fonte Veronanews

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Utilizzare le lucciole per trovare i contaminanti nelle acque. L’esperimento dell’Università di Bologna

Fonte Teleambiente

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La provincia di Alessandria agisce contro i PFAS imponendo lo stop a Solvay

Fonte L’Indipendente

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Inquinamento: fermata la produzione di Pfas alla Solvay. Greenpeace Italia: “Finalmente” Fonte : DiAlessandria

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L’America stringe sui Pfas e impone nuovi limiti. Anche l’Europa ci prova

Fonte : Abouthpharma

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Pfas, ecco come ci sono entrati nel sangue

Fonte: Vita.it

Notizie Internazionali sulla messa al bando dell’amianto tratte dal sito del Segretariato Internazionale per la messa al bando dell’amianto fino al giorno 18 giugno 2024

 

FONTE:  IBAS che ringraziamo 

 

Italia .La Corte Suprema ribalta la sentenza errata

18 giugno 2024

Il 12 giugno 2024, la Corte Suprema italiana (Corte di Cassazione) ha annullato l’assoluzione da parte della Corte d’Appello di Palermo delle persone accusate della morte per amianto di 39 lavoratori del cantiere navale Fincantieri di Palermo, in Sicilia. La Corte d’Appello aveva stabilito che le esposizioni all’amianto sul posto di lavoro nel cantiere navale erano cessate negli anni ’80, sebbene molti testimoni avessero testimoniato il contrario. È stato ordinato un nuovo processo. Vedi: Palermo. Morti per amianto al cantiere navale: cassazione annulla assoluzioni [Palermo. Morti per amianto in cantiere: la Corte di Cassazione annulla le assoluzioni.

Corea del Sud . Scuole libere dall’amianto entro il 2026

18 giugno 2024

Il 13 giugno 2024, il Dipartimento provinciale dell’Istruzione di Gyeonggi in Corea del Sud ha annunciato di essere sulla buona strada per sradicare il pericolo dell’amianto da tutte le sue scuole entro il 2026. Nel 2024, l’Ufficio del Dipartimento dell’Istruzione ha investito 136,5 miliardi di won (99,3 milioni di dollari). per il progetto di bonifica dell’amianto in 199 scuole. In risposta alle critiche secondo cui la competenza degli osservatori dell’amianto nelle scuole era inadeguata, sarà fornita ulteriore formazione professionale per rafforzare la competenza del personale addetto all’amianto presso l’Agenzia per il sostegno all’istruzione. Vedi: 경기도교육청, 학교 석면 제거 2026년까지 완료 목표 [L’Ufficio provinciale per l’istruzione di Gyeonggi mira a completare la rimozione dell’amianto nelle scuole entro il 2026].

Cipro. Programma di sostituzione dell’amianto

18 giugno 2024

Più di 30 anni dopo la loro installazione, i tubi di cemento-amianto a Nicosia, a Cipro, sono in “condizioni critiche… con parti della rete che crollano”. Oltre quattromila metri di questi tubi vecchi e tossici devono essere sostituiti. Tra il 15 giugno e il 15 settembre 2024 si svolgerà un programma di bonifica, finanziato dall’Unione Europea e implementato dal Programma di sviluppo delle Nazioni Unite, del costo di 1 milione di euro (1,1 milioni di dollari), per salvaguardare la salute di tutti i nicosiani. Vedi: Iniziano i lavori finanziati dall’UE per sostituire i vecchi tubi di amianto nella critica rete fognaria di Nicosia .

Giappone. L’eredità dell’amianto post-catastrofe

18 giugno 2024

Quasi trent’anni dopo che il grande terremoto di Hanshin devastò la regione di Hanshin in Giappone, i medici, parlando in una conferenza stampa il 12 giugno presso l’associazione medica di assicurazione sanitaria della prefettura di Hyogo, hanno espresso preoccupazione per la crescente incidenza di malattie legate all’amianto tra i sopravvissuti al terremoto nei decenni a venire. . Il quaranta per cento dei professionisti medici consultati per un sondaggio condotto dall’Associazione medica di Hyogo concorda sul fatto che il numero delle vittime aumenterà in futuro a causa dell’amianto sparso durante e dopo il disastro. Vedi:阪神大震災で石綿被害「今後増加」4割 発生30年で医師ら[il 40% dei medici ritiene che i danni da amianto causati dal Grande Terremoto di Hanshin “aumenteranno in futuro”, 30 anni dopo che si è verificato].

Francia. Amianto nelle scuole

18 giugno 2024

I genitori i cui figli frequentano una scuola nel comune di Amayé-sur-Orne, nel nord-ovest della Francia, hanno rotto il silenzio sulla contaminazione da amianto della scuola senza nome frequentata dai loro figli. Il municipio sta cercando di tenere nascosto questo scandalo, ma alla fine alcuni genitori hanno espresso apertamente preoccupazione per il pericolo. Sebbene le autorità municipali fossero a conoscenza della contaminazione, nessun avvertimento è stato dato ai genitori fino al 14 maggio 2024. Vedi: L’école d’Amayé-sur-Orne contaminée par de l’amiante, les parent d’élèves s’inquiètent [La scuola di Amayé-sur-Orne contaminata dall’amianto, preoccupati i genitori degli studenti].

USA. Insediamento di talco tossico

14 giugno 2024

L’11 giugno 2024, il colosso farmaceutico statunitense Johnson & Johnson (J&J) ha annunciato di aver raggiunto un accordo da 700 milioni di dollari con 42 stati degli Stati Uniti e Washington, DC. Il pagamento è destinato a risolvere le accuse secondo cui la società ha indotto in errore i consumatori a credere che l’uso dei prodotti a base di talco di J&J era sicuro. J&J non ha ammesso illecito. Attualmente ci sono oltre 60.000 denunce di cancro da parte di querelanti che sostengono che le loro malattie siano state causate dalle fibre di amianto contenute nel borotalco a base di talco dell’azienda. Vedi: Johnson & Johnson raggiunge un accordo per il talco di 700 milioni di dollari con gli stati degli Stati Uniti .

 

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Prevenzione, le Regioni scrivono sulle mancate risposte

Dal sito della CIIP segnaliamo la documentazione dell’iniziativa delle Regioni che richiedono al Governo le ragioni delle mancate risposte  a richieste avanzate qualche tempo fa in merito alla programmazione della prevenzione e al contempo richiedono un incontro urgente al Ministero della della salute

per leggere i documenti inviati al Governo vai al sito CIIP  

La verticalizzazione del potere. La separazione dei poteri alla prova dell’integrazione europea e di una recente proposta di riforma costituzionale.

Segnaliamo questo saggio molto importante alla luce delle proposte di modifiche della Costituzione da parte della maggioranza di governo e  ai rischi  derivanti da un presidenzialismo senza contrappesi. 

 

Costituzionalismo.it Fascicolo 1 | 2024

La verticalizzazione del potere. La separazione dei poteri alla prova dell’integrazione europea e di una recente proposta di riforma costituzionale di Marco Ruotolo

 

Editoriale Scientifica

 

 

L’ECDC pubblica raccomandazioni per raduni di massa prima del fitto calendario estivo

 

Dal sito ECDC * segnaliamo questa pagina importante.

FONTE ECDC 

L’ECDC ha pubblicato raccomandazioni per le autorità sanitarie pubbliche che si preparano a organizzare eventi di massa mentre l’Europa si prepara a ospitare una serie di eventi di alto profilo, tra cui la fase finale della UEFA 2024 in Germania e le Olimpiadi estive del 2024 a Parigi.

“Quest’estate l’Europa ospiterà una serie di entusiasmanti eventi sportivi e culturali. All’ECDC ci concentriamo sul fare tutto il possibile per supportare gli Stati membri nel rendere questi eventi un successo salvaguardando al tempo stesso la salute pubblica nell’UE/SEE. La preparazione è fondamentale e, con un piano forte e solido, le prove dimostrano che eventuali focolai associati a grandi eventi sono relativamente piccoli, anche durante la pandemia. Sono fiducioso che il sostegno dell’ECDC a Parigi 2024 contribuirà a far sì che le persone portino a casa bei ricordi anziché problemi di salute”, afferma Andrea Ammon, direttrice dell’ECDC.

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I servizi di prevenzione attraverso la lente dei professionisti della sicurezza e della salute sul lavoro

Fonte: Osha.eu 

I professionisti della sicurezza e salute sul lavoro (SSL) evidenziano  i punti forti e deboli dei servizi di prevenzione nei diversi paesi europei in un nuovo documento di discussione. Il documento fornisce una prospettiva esperta al dibattito attuale sul ruolo dei servizi di prevenzione interni ed esterni nel garantire il rispetto delle normative in materia di SSL.

Suggerisce inoltre miglioramenti ai servizi di prevenzione, tra cui una maggiore armonizzazione dell’istruzione e della formazione dei professionisti in tutta Europa, il coinvolgimento di generalisti e specialisti in materia di SSL all’interno delle organizzazioni e maggiori investimenti nella ricerca accademica e nell’accessibilità dei dati.

Le informazioni sono state raccolte da professionisti della salute e della sicurezza che fanno parte della Rete europea delle associazioni dei professionisti della sicurezza e della salute (ENSHPO).

Per saperne di più leggi il documento I servizi di prevenzione per la sicurezza e la salute sul lavoro: il punto di vista dei professionisti

Scopri la nostra sezione tematica sul Miglioramento del rispetto delle normative SSL

I rischi del lavoro a distanza (parte seconda)

 

 

 

Fonte : Ilmanifestonline.it

Autore : Maurizio Mazzetti che ringraziamo

La prima puntata si puo leggere QUI 

 

Nel precedente articolo pubblicato domenica 2 giugno si era esposto cosa si intende per lavoro a distanza, o meglio cosiddetto lavoro ibrido (cioè svolto solo parzialmente in locali nella disponibilità del datore di lavoro) in ottica europea, quali sono le diverse forme che esso può assumere. Trattiamo oggi dei relativi rischi.

È evidente, come l’esperienza del lock down durante la pandemia ha dimostrato, che vengono meno, o si riducono drasticamente, tutti i rischi infortunistici legati alla mobilità casa lavoro, cioè originati dalla circolazione quali che siano i mezzi utilizzati. Anche lo stress legato alla mobilità (tempi, ritardi, condizioni nel traffico o dei mezzi pubblici) diminuisce grandemente, con riconquista magari di un tempo di vita che in precedenza non era strettamente lavorativo ma comunque indissolubilmente legato al lavoro stesso, come ogni pendolare sa bene. Analogamente, diminuiscono fino anche ad annullarsi i rischi biologici, sia sul luogo di lavoro, sia dipendenti dall’uso di mezzi pubblici.

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Connessioni 10. Green Deal , emergenza climatica e i risultati delle elezioni europee

 

Connessioni 10

13 giugno 2024

Fatti, eventi, report di ricerca e dati per capire meglio cosa succede nel campo della prevenzione e della salute negli ambienti di vita… e di lavoro.  

 

In questo numero della rubrica Connessioni proponiamo articoli e documenti che prendono in esame le strategie d’intervento per affrontare il cambio climatico con particolare riferimento ai risultati delle elezioni europee che cambieranno alcuni equilibri all’interno del PE e della futura Commissione. La comunità scientifica condivide da tempo , in relazione ai dati di ricerca, la preoccupazione per scenari molto critici derivanti dagli effetti del cambiamento climatica. Rispetto a queste preoccupazioni la Commissione Europea uscente nel 2019 ha varato il progetto Green Deal che contiene una serie di misure anche drastiche per ridurre le emissioni di CO2 atmosfera, per convertire la produzione di energia con fonti fossili, petrolio, carbone, metano con fonti rinnovabili.

Rispetto al Progetto Green Deal si  sono opposti da sempre  i negazionisti del problema “riscaldamento climatico”, per loro il problema non esiste. Dai settori economici e produttivi interessati furono avanzate critiche in particolare sulle scadenze prefissate per raggiungere gli obiettivi, ad esempio il fine vita del motore endotermico nel settore automotive fissata per il 2035. E’ palese che la “transizione ecologica” è un processo complesso che apre nuovi problemi nella sostituzione delle tecnologie e introduce turbolenze enormi nelle relazioni sociali. In particolare vi è un nodo politico essenziale che risponde al quesito “ chi paga i costi sociali di questo processo ? “.

I costi sociali dei lavori che scompaiono o si trasformano lasciando sul terreno migliaia di lavoratori senza una transizione ad un altro lavoro. Purtroppo il Progetto Green Deal non offre risposte alle domande su chi pagherà gli impatti di queste strategie. Molte preoccupazioni e paure ben presenti nella società sono state usate dalle forze politiche sovraniste e di destra per scagliare un attacco frontale contro le forze politiche al governo nel PE e nella Commissione raccogliendo consensi che sposteranno gli equilibri come abbiamo già detto.

Cosa farà il nuovo PE e la nuova Commissione uscite dalle elezioni di tre giorni fa del Green Deal e delle misure strategiche in esso contenute?

Segnaliamo alcuni articoli dai quali abbiamo tratto indicazioni e riflessioni importanti.

La CO₂ ci sta uccidendo lentamente? Va bene, i gradualisti non hanno fretta” di

Aurélien Boutaud , Centro Nazionale per la Ricerca Scientifica (CNRS)

In questo articolo viene rappresentato da Aurelien Boutaud un vasto repertorio di studi economici di orientamento neo classico o neo liberista che sono orientati al gradualismo.

Le politiche ambientali ispirate al gradualismo dal 1990 in poi sono state catastrofiche, riportiamo dall’articolo : “ ….Dopo quasi trent’anni di politiche climatiche influenzate gradualmente, i risultati di questa strategia sono catastrofici. Gli impegni internazionali assunti nel 1997 nel quadro del Protocollo di Kyoto si basavano sull’anno 1990. Da quella data, le emissioni annuali di CO 2 , che rappresentano la stragrande maggioranza delle emissioni di gas serra di origine umana, sono aumentate di 14 miliardi di tonnellate, un aumento del 62% . Ciò equivale a un aumento medio delle emissioni di quasi 0,5 miliardi di tonnellate di CO 2 ogni anno. In termini di volume annuo, questa crescita è addirittura superiore a quella registrata negli ultimi trent’anni (0,43 miliardi di tonnellate all’anno). Ciò significa che non solo le emissioni non sono diminuite, ma hanno continuato a crescere, e in volumi ancora maggiori….”

Le alleanze delle varie destre che hanno sempre osteggiato i dati dei Report degli scienziati e negato l’emergenza climatica metteranno mano al Green Deal svuotandone le azioni più importanti per ridurre le emissioni .

Quali saranno le forze politiche e sociali che avranno il coraggio di mettere in discussione gli orientamenti gradualistici in materia? Riportiamo ancora dall’articolo di Boutaud : “… Negli anni ’90 gli economisti svilupparono equazioni che tendevano a sostenere le loro stesse certezze. William Nordhaus ha così sviluppato un modello teorico che pretende di dimostrare che costerà meno alle generazioni future adattarsi ai cambiamenti climatici che alle generazioni attuali combatterli. Intitolato “DICE” , questo modello raccomanda una riduzione modesta e graduale delle emissioni, che porterebbe ad un riscaldamento “ottimale” di… 4°C! Ricercatori un po’ dispettosi hanno anche dimostrato che, prendendo di mira un riscaldamento di 12°C, il modello DICE prevedeva comunque un risultato economico positivo  ! Siamo quindi rassicurati: la vita sulla Terra può scomparire, poiché la crescita sarà salvata. E le provocazioni degli ambientalisti non avranno impedito che questa manifestazione all’insegna del gradualismo venisse acclamata dalla confraternita degli economisti: nel 2018, mentre l’IPCC pubblicava il suo rapporto più allarmante, la Banca di Svezia assegnava il “Premio Nobel per l’economia” a …William Nordhaus: il papa del gradualismo climatico…..”

Vedremo dalle prossime mosse della Commissione che verrà designata quali saranno gli orientamenti in materia di cambiamento climatico. In ogni caso , in ragione dei nuovi rapporti di forza le nuove generazioni di europei rischiano di vivere i prossimi decenni molto, ma molto caldi….

Sempre per restare in argomento segnaliamo anche questo articolo : “ Quasi la metà dei giornalisti che si occupano di crisi climatica è stata minacciata

dall’articolo : “

L’indagine globale condotta da Internews’ Earth Journalism Network (EJN) e dall’Università di Deakin, che ha coinvolto oltre 740 reporter e redattori di 102 paesi, ha rivelato che il 39% dei giornalisti minacciati “a volte” o “frequentemente” è stato preso di mira da persone coinvolte in attività illegali come disboscamento e estrazione mineraria. Circa il 30% è stato minacciato con azioni legali, riflettendo una tendenza crescente delle aziende e dei governi ad utilizzare il sistema giudiziario per limitare la libertà di espressione.

Per concludere questa puntata di Connessioni segnaliamo anche l’eccellente lavoro :

ADATTAMENTO AL CALORE SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO E DIALOGO SOCIALE IN EUROPA”, una brochure che contiene indicazioni e metodologie per ridurre l’esposizione dei lavoratori agli effetti del cambio climatico.

Altri riferimenti utili

ETUI Il Green Deal europeo non lascia indietro nessuno? Esplorare l’intersezione tra genere, età, disabilità e status di migrante

Il troppo caldo uccide e lo farà sempre di più

Le CO₂ nous tue à petit feu ? Ça tombe bien, les gradualistes ne sont pas pressés

 

 

Per leggere la traduzione in italiano di questo articolo clicca QUI

Aurélien Boutaud, Centre national de la recherche scientifique (CNRS)

« Si l’on met en place trop vite des politiques environnementales ambitieuses, cela va créer un chaos social… Cela va aussi ruiner l’économie » Cette façon d’appréhender les défis environnementaux vous est peut-être familière. Elle a en fait un nom, il s’agit du gradualisme. Dans son dernier ouvrage Déclarer l’état d’urgence climatique (Éditions Rue de l’Échiquier), le docteur en sciences de la terre, Aurélien Boutaud ausculte cette idéologie venue du monde de l’économie, prend acte de sa popularité et dresse son bilan, avant d’appeler à changer de logiciel. Morceaux choisis.


Dans son dictionnaire du vocabulaire sur le climat, [l’économiste américain] Herb Simmens définit le gradualisme climatique comme « la pensée selon laquelle des actions progressives visant à enrayer le changement climatique sont adaptées, ou sont tout ce qu’il est possible de faire sur le plan politique et économique ». Il s’agit donc d’agir… mais, surtout, sans se presser. Comme l’ont montré Michael Hoexter ou Alyssa Battistoni, le gradualisme est inspiré des théories économiques néoclassiques, d’après lesquelles la dégradation du climat est la conséquence d’un défaut de fonctionnement du marché.

Comme chacun sait, ce dernier ne prend pas en compte les impacts négatifs des activités sur l’environnement, puisque le fait de polluer est généralement gratuit. La solution des économistes est donc simple : il suffit de pallier ce défaut en accordant un prix aux pollutions, par exemple en taxant les émissions de CO2 ou en allouant aux entreprises des droits à polluer qu’elles pourront s’échanger sur un marché de quotas carbone. Dans tous les cas, l’idée sous-jacente est que ce « signal prix » inciterait les acteurs économiques à réduire « progressivement » leurs émissions de gaz à effet de serre. La dimension graduelle de la démarche est explicite : il s’agit bel et bien de diluer les changements sur des décennies pour ne surtout pas brusquer le marché. Et encore moins les entreprises.

Dans les années 1990, les économistes ont élaboré des équations qui tendaient à conforter leurs propres certitudes. William Nordhaus a ainsi développé un modèle théorique qui prétend démontrer qu’il coûtera moins cher aux générations futures de s’adapter au changement climatique qu’aux générations présentes de lutter contre. Intitulé « DICE », ce modèle préconise une réduction modeste et progressive des émissions, qui mènerait à un « optimum » de réchauffement de… 4 °C ! Des chercheurs quelque peu malicieux ont d’ailleurs montré que, en visant un réchauffement de 12 °C, le modèle DICE prévoyait encore un bilan économique positif ! Nous voici donc rassurés : la vie sur Terre peut disparaître, puisque la croissance sera sauvée. Et les railleries des écologistes n’auront pas empêché cette démonstration à la gloire du gradualisme d’être saluée par la confrérie des économistes : en 2018, alors que le GIEC publiait son rapport le plus alarmant, la banque de Suède accordait le « prix Nobel d’économie » à… William Nordhaus : le pape du gradualisme climatique.


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Développement durable, transition : le gradualisme est partout…

Au milieu des années 1990, dans un contexte international dominé par le libéralisme économique et la mondialisation, les négociations sur le climat ont assez naturellement laissé la porte ouverte à cette approche gradualiste inspirée de l’économie de l’environnement. Ainsi, le groupe 3 du GIEC, chargé de travailler sur les réponses socio-économiques au changement climatique, a été rapidement noyauté par les gradualistes. Conséquence inévitable : les messages d’alerte du groupe 1, essentiellement constitué de climatologues, n’ont eu de cesse d’être relativisés par les préconisations rassurantes du groupe 3, largement composé d’économistes.

C’est dans cet état d’esprit gradualiste que, en 1997, lors de la signature du protocole de Kyoto, les pays émergents sont parvenus à s’extraire de tout engagement, limitant les objectifs de réduction des émissions aux pays les plus industrialisés. Sans surprise, ces derniers ne se sont alors engagés que sur une baisse très modeste d’environ 5 % de leurs émissions en l’espace de quinze ans. Sous la pression des États-Unis, ces objectifs chiffrés ont par ailleurs été conditionnés à la mise en place de procédures d’inspiration libérale, caractérisées par l’attribution de quotas nationaux offerts aux entreprises les plus polluantes, et pouvant faire l’objet d’échanges sur un marché du carbone. Comme le souligne Alyssa Battistoni, les économistes néoclassiques sont ainsi parvenus à imposer dans l’agenda politique l’idée d’un changement incrémental et progressif, tout en atténuant le message alarmant des scientifiques.

Bien entendu, le cadre d’action international n’est pas le seul à être déterminant : à l’échelle nationale ou locale, de nombreux leviers ont été utilisés afin de réduire les émissions au cours des années 2000 et 2010. Que ce soit au nom du développement durable ou de la transition écologique, les stratégies nationales et autres plans climat territoriaux mobilisent aujourd’hui encore une pluralité d’outils qui vont bien au-delà des mesures économiques décrites ci-dessus. Mais bon gré mal gré, comme le remarque Margaret Klein Salamon, la fondatrice de The Climate Mobilization (TCM), même le mouvement environnementaliste et les partis les plus progressistes « se sont laissés engluer dans le gradualisme ».

Avec parfois la meilleure volonté du monde, ils se sont convaincus qu’ils apportaient leur modeste pierre à un édifice dont, en réalité, les fondations continuaient à être sabordées par l’industrie fossile et ses alliés. Durant ces années 2000 et 2010, l’idée la plus largement partagée consistait à penser que le changement était trop important pour être opéré rapidement : il fallait prendre son temps, voir loin (à l’horizon 2050 et au-delà), infléchir progressivement les décisions, modifier pas à pas les comportements, ne surtout pas contraindre ou interdire, être toujours positif, incitatif, et même ludique…

… et son bilan est catastrophique

Après presque trente ans de politiques climatiques sous influence gradualiste, le bilan de cette stratégie est catastrophique. Les engagements internationaux pris en 1997 dans le cadre du protocole de Kyoto avaient pour référence l’année 1990. Depuis cette date, les émissions annuelles de CO2, qui représentent la grande majorité des émissions de gaz à effet de serre d’origine humaine, ont augmenté de 14 milliards de tonnes, soit une progression de 62 %. Cela équivaut à un accroissement moyen des émissions de près de 0,5 milliard de tonnes de CO2 chaque année. En volume annuel, cette croissance est même supérieure à celle connue durant les trente années précédentes (0,43 milliard de tonnes par an). Cela revient à dire que, non seulement les émissions n’ont pas baissé, mais elles ont continué de croître, et dans des volumes encore plus soutenus. Comme le montre le graphique ci-après, avec ou sans politique gradualiste, le résultat est à peu près le même !

Émissions mondiales de CO₂ entre 1750-2019.
Fourni par l’auteur

Face à ce constat effarant, les gradualistes s’accrochent à quelques maigres signaux positifs, supposés annoncer de plus grands changements. Ils aiment également rappeler que, tout compte fait, les politiques qu’ils préconisent n’ont été sérieusement appliquées que dans une poignée de pays parmi les plus riches. Mais le bilan de ces derniers est-il pour autant plus positif ? Les pionniers du protocole de Kyoto et les soi-disant leaders de la transition sont-ils au moins parvenus à baisser leurs émissions de gaz à effet de serre de manière significative ?

L’exemple de la France permet de répondre à cette question. En réduisant ses émissions territoriales, la France fait en effet partie des bons élèves. Mais cette baisse est beaucoup trop modeste : elle atteint à peine les 20 % en trente ans. À un tel rythme, la neutralité carbone n’adviendrait pas avant le XXIIème siècle ! Surtout, ces gains sont très largement factices, puisqu’ils s’expliquent en grande partie par la délocalisation de certaines industries parmi les plus polluantes.

https://www.ruedelechiquier.net/essais/487-declarer-letat-durgence-climatique-.html
Déclarer l’état d’urgence climatique, Éditions de l’Échiquier.
Fourni par l’auteur

En réintégrant les émissions incorporées dans les importations françaises, on constate que l’empreinte carbone de la France est restée désespérément stable et s’élève aujourd’hui à un niveau identique à celui de la fin des années 1990 : environ 650 millions de tonnes équivalent CO₂, soit près de dix tonnes par habitant et par an. En presque trente ans de politiques gradualistes, nous n’avons même pas commencé à réduire le contenu carbone de ce que nous consommons. Or pour atteindre la neutralité carbone, nous devrions à présent diviser en quelques années cette empreinte par un facteur 5 à 8. Comment comptons-nous le faire ? En conservant les mêmes recettes gradualistes ?The Conversation

Aurélien Boutaud, Chercheur associé à l’UMR 5600 EVS, Centre national de la recherche scientifique (CNRS)

Cet article est republié à partir de The Conversation sous licence Creative Commons. Lire l’article original.

I russi perdono il mercato chiave dell’amianto  

 

di Laurie Kazan-Allen

Lo avevo visto con i miei occhi ma non ci avevo creduto. 1 Tuttavia, dopo un articolo esplosivo sul portale di notizie della Deutsche Welle (DW), un’emittente internazionale di proprietà statale tedesca, ne sono convinto. 2 L’anno scorso, il Brasile ha consolidato la sua posizione di primo fornitore di amianto per l’India, scalzando la Russia al secondo posto. L’inversione di tendenza della Russia è stata osservata per la prima volta nel 2022, quando i dati sulle importazioni indiane hanno registrato 169.134 tonnellate (t) dal Brasile e 145.398 t dalla Russia. 3 Il calo è continuato nel 2023, con spedizioni di 160.720 tonnellate di amianto brasiliano in India. Questa notizia ha ripercussioni che trascendono di gran lunga i semplici real, rupie e rubli: lasciatemi spiegare.

La Russia è stata il fornitore più prolifico di amianto al mondo fin dagli anni ’80, quando depose il Canada. Per anni l’India – il più grande paese importatore e utilizzatore di amianto al mondo – è stato il cliente più importante della Russia. I fattori geografici hanno avvantaggiato gli esportatori russi che erano molto più vicini a questo mercato chiave rispetto ai concorrenti brasiliani. 4 Senza dubbio, le parti interessate russe dell’amianto negheranno la diminuzione della propria base di clienti, ma considerando i rapporti diffusi nel 2023 sullo stato disastroso di Orenburg Minerals – il più grande produttore di amianto della Russia – le prospettive non sembrano promettenti. 5

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Linee Guida sugli accomodamenti ragionevoli nel luogo di lavoro

Fonte Superando.it che ringraziamo 

 

 

«Gli Stati Parti – si legge nella Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità – devono garantire che alle persone con disabilità siano forniti accomodamenti ragionevoli nei luoghi di lavoro». Ma cosa sono esattamente gli “accomodamenti ragionevoli”? Di tale tema si è recentemente occupata la Commissione Europea, con le “Linee guida e buone pratiche per accomodamenti ragionevoli sul lavoro”, documento accolto con favore anche dal Forum Europeo sulla Disabilità, in quanto sviluppato al termine di una stretta interlocuzione con il movimento europeo delle persone con disabilità

Lavoratore con disabilità«Gli Stati Parti – recita il punto (i) dell’articolo 28 (Lavoro e occupazione) della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità – devono garantire che alle persone con disabilità siano forniti accomodamenti ragionevoli nei luoghi di lavoro». Ma cosa si intende esattamente per “accomodamenti ragionevoli”?
Di tale tema si è recentemente occupata la Commissione Europea, pubblicando il documento Guidelines and good practices on reasonable accommodation at work (“Linee guida e buone pratiche per accomodamenti ragionevoli sul lavoro”), disponibile (in inglese) a questo link, nell’àmbito della Strategia per i Diritti delle Persone con Disabilità 2021-2030, che è stato accolto con favore anche dall’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità, in quanto sviluppato al termine di una stretta interlocuzione con il movimento europeo delle persone con disabilità.

«Queste Linee Guida – sottolineano dall’EDF – aiutano a chiarire come si possano offrire accomodamenti ragionevoli ai lavoratori e alle lavoratrici con disabilità, ossia adattamenti sul luogo di lavoro, rispetto alle condizioni presenti in essi, o in relazione alle mansioni affidate. In realtà, come consentire a una persona con disabilità di lavorare con meno ostacoli è già presente nel diritto comunitario, grazie alla Direttiva 2000/78/CE sull’uguaglianza in materia di occupazione, ma la comprensione di cosa si intenda esattamente per “accomodamento ragionevole” e come attuarlo è ancora molto carente in tutta l’Unione Europea, comportando troppo spesso alle persone con disabilità questo diritto viene negato».

In quale modo, dunque, queste Linee Guida aggiungono chiarezza al concetto di accomodamento ragionevole sul luogo di lavoro? Lo fanno specificando appunto cosa si intenda esattamente con questi termini, ma anche evidenziando come i dipendenti da una parte, i datori di lavoro dall’altra, possano ottenere sostegni (anche finanziari) per attuare tali pratiche; il tutto sottolineando anche i benefìci che le aziende possono attendersi offrendo accomodamenti ragionevoli ai propri dipendenti con disabilità.
Nell’elencare poi una serie di buone pratiche già presenti in tutta Europa, si evidenzia come esse siano basate sulla fornitura di tecnologie assistive, di assistenza personale sul lavoro, di adeguamento dello spazio di lavoro (telelavoro compreso), di orari flessibili e di accordi anch’essi flessibili sulle mansioni(S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Haydn Hammersley (coordinatore per le Politiche Sociali dell’EDF), haydn.hammersley@edf-feph.org.

Quasi la metà dei giornalisti che si occupano di crisi climatica è stata minacciata

Fonte Lavoro e Salute

Secondo una nuova ricerca, quasi 4 giornalisti su 10 che si occupano di crisi climatica e questioni ambientali nel mondo hanno subito minacce a causa del loro lavoro, con l’11% vittima di violenze fisiche

Secondo una nuova ricerca, quasi 4 giornalisti su 10 che si occupano di crisi climatica e questioni ambientali nel mondo hanno subito minacce a causa del loro lavoro, con l’11% vittima di violenze fisiche.

L’indagine

L’indagine globale condotta da Internews’ Earth Journalism Network (EJN) e dall’Università di Deakin, che ha coinvolto oltre 740 reporter e redattori di 102 paesi, ha rivelato che il 39% dei giornalisti minacciati “a volte” o “frequentemente” è stato preso di mira da persone coinvolte in attività illegali come disboscamento e estrazione mineraria. Circa il 30% è stato minacciato con azioni legali, riflettendo una tendenza crescente delle aziende e dei governi ad utilizzare il sistema giudiziario per limitare la libertà di espressione.

La copertura mediatica è ancora inadeguata

Il rapporto “Covering the Planet” include interviste con 74 giornalisti di 31 paesi su come migliorare la copertura di eventi meteorologici estremi, inquinamento da plastica, scarsità d’acqua e attività minerarie, mentre il riscaldamento globale e l’avidità aziendale mettono a rischio il pianeta. La maggior parte dei giornalisti ha riferito che le storie su clima e ambiente sono diventate più rilevanti rispetto a un decennio fa, ma la copertura della crisi climatica non è ancora proporzionata alla gravità del problema.

Le comunità più colpite

Come ricorda il quotidiano inglese The Guardian, che riporta la notizia, le temperature record, le tempeste, le inondazioni, la siccità e gli incendi stanno colpendo con crescente intensità in tutto il mondo, con le comunità a basso reddito, i popoli indigeni e le persone di colore, tra le più vulnerabili agli impatti climatici. Disastri a lento sviluppo come l’innalzamento del livello del mare, lo scioglimento dei ghiacciai, l’acidificazione degli oceani e la desertificazione stanno inoltre causando migrazioni forzate, fame e altre crisi sanitarie.

L’autocensura per paura

Nonostante l’ampiezza e la gravità dei problemi, il 39% dei giornalisti intervistati ha ammesso di aver praticato l’autocensura, principalmente per paura di ritorsioni da parte di “coloro che svolgono attività illegali” o del governo. Inoltre, il 62% ha riferito di includere dichiarazioni di fonti scettiche sul cambiamento climatico di origine antropica o sulla scienza climatica, nella convinzione errata che ciò fosse necessario per garantire un equilibrio.

La necessità di risorse maggiori per le redazioni

L’indagine ha anche evidenziato un bisogno di maggiori risorse per le redazioni che coprono le questioni ambientali e la crisi climatica: il 76% degli intervistati ha indicato che risorse insufficienti limitano la loro copertura, identificando maggiori finanziamenti per il giornalismo approfondito, la formazione in presenza e i workshop, e un accesso più ampio a dati rilevanti ed esperti del settore come tra le loro principali priorità. Molti giornalisti dipendono da finanziamenti di organizzazioni non profit spesso legati a temi specifici, ma preferirebbero avere la libertà di coprire i temi ambientali più rilevanti a livello locale. Non solo i giornalisti ambientali sono sotto minaccia: almeno 1.910 difensori della terra e dell’ambiente sono stati uccisi nel mondo dal 2012.

Lorenzo Misuraca

ADATTAMENTO AL CALORE SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO E DIALOGO SOCIALE IN EUROPA

 

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Per scaricare il file pdf della Brochure  clicca QUI 

 

 

Questa brochure è la sintesi del Rapporto di ricerca finanziato dalla Commissione Europea sugli impatti delle ondate di calore sui lavoratori. Il Rapporto di ricerca è il frutto del lavoro di alcuni Enti di ricerca sindacale, Istas, Fondazione Di Vittorio, Primo Maggio e alcune Università.
La frequenza e l’intensità del fenomeno delle temperature calde estreme, comunemente definite ondate di calore, stanno aumentando, raggiungendo globalmente livelli storici senza precedenti a causa dei cambiamenti climatici e delle emissioni di CO2 nell’atmosfera. Il 2023 è stato il secondo anno
più caldo mai registrato in Europa (+ 1,02°C-1,12°C sopra la media) e, di conseguenza, si è verificato un numero record di giorni con “stress da caldo estremo” oltre i 46°C UTCI (vedi Figura 1). I tre anni più caldi mai registrati in Europa si sono tutti verificati a partire dal 2020 [1]. L’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) ha previsto che, allo stato attuale, c’è un elevata probabilità di superamento dell’orizzonte di +1,5°C stabilito negli accordi internazionali prima della fine del decennio.

Pesticides are harming Nigeria: it’s time to update the law

 

Per leggere la traduzione in italiano dell’articolo  clicca QUI 

 

Jane Ezirigwe, L’Université d’Ottawa/University of Ottawa

The European Union has banned the use of several pesticides, and heavily restricted others. This is because of their potential health effects or environmental contamination, or because there’s not enough data to be sure that they aren’t harmful. Over 50% of these pesticides are still registered in Nigeria, however.

Nigeria’s use of such pesticides is the reason some markets, including the EU and the US, reject the country’s agricultural products. Yet some countries with strict regulations at home still export the banned pesticides to countries like Nigeria.

As a researcher in the field of food and agricultural law, international trade and natural resource development, I’ve explored the laws and regulations that govern the use of pesticides. My research highlights the gaps that undermine export opportunities.

I identified four major factors that make Nigeria’s pesticide regulations ineffective. They are: outdated laws; overlapping regulatory functions; resource limitations; and the influence of multinationals.

Good pesticide regulation should do three main things: protect people and the planet, support effective pest control, and provide redress when harm occurs.

Better regulation will make Nigeria’s agricultural products safer for local consumption and export.

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Il troppo caldo uccide e lo farà sempre di più

Autore Jacopo Mengarelli
Fonte : Scienzainrete  che ringraziamo 

Il riscaldamento globale impatta molto sulla salute, come emerso anche dall’ultimo rapporto Copernicus sul clima europeo. Ma quanto impatta sulla mortalità il caldo crescente? L’IPCC avverte che le temperature in aumento faranno crescere i morti per ondate di calore; in più, riportiamo i risultati di uno studio che analizza la mortalità per clima estremo in più di 800 città europee.

Ogni anno, almeno in Italia, il picco di decessi avviene in inverno. Però, a causa delle temperature crescenti, stanno aumentando anche i decessi per il troppo caldo durante i mesi estivi. Per esempio, nel più recente rapporto IPCC (nel capitolo dedicato agli impatti climatici e all’adattamento nelle città) si legge che

«nel 2020 più di 430 milioni di persone vulnerabili sono state esposte al caldo estremo durante la pandemia, di cui circa 75,5 milioni durante l’ondata di calore europea di luglio e agosto 2020, con un eccesso di mortalità di oltre 9000 persone dovuto all’esposizione al calore».

Nonostante siano previste ondate di gelo meno frequenti e meno intense, dice il rapporto, in inverno continueranno a esistere le influenze stagionali e altri fattori medici che di fatto renderanno improbabile che la mortalità diminuisca significativamente durante i periodi freddi. E in più, tra le altre cose, esistono prove evidenti di rischi per la salute in aumento negli anziani e nei centri urbani dove è e sarà più marcato l’effetto “isola di calore”, dovuto al troppo cemento e alla poca vegetazione. In poche parole, l’IPCC ci avverte che il riscaldamento globale in atto farà aumentare la mortalità generale della popolazione.

Decessi mensili in Italia da gennaio 2011 a luglio 2023 (fonte dati: Istat). Grafico dell’autore.

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Analisi dei dati statistici di infortunio e malattia professionale per le aziende industriali del settore metalmeccanico e dell’installazione e gestione di impianti

fonte Inail.it

L’obiettivo del presente documento è quello di migliorare la conoscenza del fenomeno infortunistico e tecnopatico nel settore dell’industria metalmeccanica e della installazione di impianti, al fine sia di realizzare interventi di informazione di specifico interesse per le imprese metalmeccaniche, sia di individuare soluzioni pratiche di miglioramento continuo delle prestazioni.

 

 

Immagine Analisi dei dati statistici di infortunio e malattia professionale per le aziende industriali del settore metalmeccanico e dell'installazione e gestione di impianti

 

 

A tal fine sono stati elaborati i dati statistici di infortunio e malattia professionale dal 2017 al 2021 per i settori metalmeccanico e di installazione e gestione di impianti, riportando i dati per settore Ateco di riferimento.

Prodotto: Volume
Edizioni: Inail – 2024
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

Disastro ferroviario di PM Livraga, a pagare sono solo gli operai, ma i dirigenti RFI e ANSFISA?

fonte : Ancora in marcia  che ringraziamo 

A seguito dell’incidente di Livraga del 6 febbraio 2020 apprendiamo (fonte www.milanotoday.it) che “è emerso che all’epoca dei fatti c’era un baco della sicurezza nel sistema di controllo degli scambi sulla rete Alta Velocità.” Secondo quanto dichiarato dall’accusa, all’origine del tragico incidente ci furono tre errori umani: “l’inversione di due fili nella fabbrica Alstom durante il serraggio di una morsettiera, la mancata rilevazione dell’anomalia ai banchi prova aziendali e il mancato ultimo controllo visivo della posizione dello scambio da parte dei tecnici di Rfi che avevano montato a Livraga l’attuatore difettoso.”

Inoltre “Gli stessi tecnici di Rete Ferroviaria si erano accorti di un’anomalia ma non erano riusciti a comprenderla e si fidavano delle indicazioni dei quadri di controllo.”

Durante l’udienza del 28 maggio a Lodi gli esperti del ministero hanno dichiarato che se tutta la rete ferroviaria nazionale fosse attrezzata con un circuito in più, dedicato appositamente al controllo e con “l’adeguamento della logica di funzionamento dell’apparato centrale computerizzato finalizzato a gestire in maniera opportuna le grandezze di controllo che governano il funzionamento del deviatoio”, si potrebbero evitare future stragi, limitando notevolmente le possibilità di errori umani.

Nel frattempo abbiamo due operai già condannati a tre anni di carcere e altri cinque imputati ora a processo.

All’indomani dell’incidente l’Associazione Castrucci, proprietaria della nostra rivista, presentò un esposto/denuncia puntando il dito contro ANSF (oggi ANSFISA) che, a nostro avviso irresponsabilmente, aveva omologato il protocollo di RFI secondo cui si possono bypassare numerose sicurezze di enti in un tratto anche lungo (come il posto di servizio incriminato), sottraendoli alla “vista” del sistema e così ingannandolo, al fine di ottenere il “gancio” luminoso sul cruscotto che consente di viaggiare a 300 Km/h! Secondo noi questa procedura è inaccettabile e chi l’ha approvata e introdotta ne deve rispondere penalmente! Ci siamo anche offerti di essere ascoltati dal Procuratore, che però non ci ha mai convocato.

Ora, dopo quattro anni, ci si accorge finalmente di questo “baco” nelle procedure, che già avevamo a suo tempo denunciato, e a pagare saranno solamente gli operai?

E le responsabilità delle dirigenza di RFI e di ANSFISA, che con le loro procedure hanno permesso che si verificasse questo disastro?

Per ovviare al “baco” e affinché non produca altre gravi conseguenze non basta scoprirlo ma occorre rivedere in toto l’autorizzazione a RFI di adottare un protocollo inadeguato, che riporta la sicurezza ferroviaria ai tempi del “blocco telefonico”, ma con velocità di 300 Km/h.

La redazione di Ancora In Marcia

Regione Toscana . Seminario 18 giugno 2024 . L’Osservatorio CeRIMP sugli infortuni e le malattie professionali.

Regione Toscana . L’Osservatorio CeRIMP sugli infortuni e le malattie professionali.

Un servizio informativo regionale per il monitoraggio della salute dei lavoratori

18 giugno 2024
Sala Lorenzo il Magnifico
Meyer Health Campus

 

Locandina Firenze 18 Giugno 2024 (4)

 

Per scaricare il file della Locandina clicca  >>>  QUI

 

I DATI, LA SORVEGLIANZA SANITARIA EFFICACE E LA PROMOZIONE DELLA SALUTE NELL’OTTICA DELLA TOTAL WORKER HEALTH

 

Segnalazione

Regione Emilia-Romagna

 

Il confronto aperto tra medici competenti e Servizi di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro

Il seminario è rivolto a: medici competenti, medici del lavoro anche in formazione specialistica,
assistenti sanitari, infermieri professionali.

14 giugno 2024 – ore: 9.00 – 18.00
BOLOGNA, Viale della Fiera 30, Aula magna

 

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Per scaricare il programma del Seminario in formato pdf  CLICCA QUI 

 

Si è appena concluso il XXXVII Convegno Nazionale ANMA,   disponibili le prime presentazioni

Segnaliamo che si è appena concluso il

XXXVII Convegno Nazionale ANMA 
23-25 maggio 2024
Tower Hotel – Viale Ilic Uljanov Lenin, 59 – Bologna (BO)

PROGRAMMA (maggiori dettagli disponibili a breve)

Il programma scientifico del Congresso è elaborato dal Comitato Scientifico dell’Associazione Nazionale Medici d’Azienda e Competenti

GIOVEDI’ 23 MAGGIO 2024 pomeriggio
“L’accomodamento ragionevole. Tutelare la salute, tutelare il lavoro”

 

VENERDI’ 24 MAGGIO 2024 mattina e pomeriggio
“Patologia da rumore: quello che ci siamo persi”

“Dalla fatica fisica alla fatica mentale”

per maggiori  info vai al sito della Consulta Italiana Interassociativa Prevenzione CIIP

Teenagers have gone through enough – national service is too much to ask

Per leggere la traduzione in italiano clicca QUI
Rawpixel.com/Shutterstock

Jo Aubrey, Cardiff Metropolitan University

UK prime minister Rishi Sunak has announced plans to reintroduce national service should the Conservative party retain power in the general election. Under Sunak’s proposed scheme, 18-year-olds would either spend a year in the military or one weekend out of every four volunteering.

The scheme is intended to “foster a culture of service”, which Sunak said would make society “more cohesive”. But this is a way of asking even more from young people who will have already suffered disruption to their education and social development as a result of the pandemic, some of whom have seen increased family hardship from the cost of living crisis and a lack of support due to widespread cuts in youth services.

Sunak’s plan positions young people as a problem. Requiring them to develop an ethos of service suggests that this is lacking in young people. Sunak has commented that national service will keep young people “out of trouble”.


Want more election coverage from The Conversation’s academic experts? Over the coming weeks, we’ll bring you informed analysis of developments in the campaign and we’ll fact check the claims being made. Sign up for our new, weekly election newsletter, delivered every Friday throughout the campaign and beyond.


This view of youth is far from new. Criminologist Stanley Cohen used the term “moral panic” to discuss the widespread and overblown alarm over disturbances between mods and rockers in 1964. These commotions occurred within a year of the end of national service. The press bemoaned the end of the scheme at the time and since its end there have been repeated calls for its reintroduction, particularly when the moral panic is concerned with the behaviour of young men.

Whether through drugs, anti-social behaviour, knife crime, early pregnancy, sexual identity, exploitation and radicalisation, young people are often labelled as thugs, users or victims.

Cuts to youth provision

But today’s teenagers have been let down. In the last 14 years, youth services have been cut massively by the current Conservative and preceding coalition governments. Safe places to meet, spend leisure time and have fun, overseen and supported by trained youth workers who are committed to offering them guidance and support, have been targets of austerity and local authority cuts.

Between 2010 and 2019, the UK’s youth service budget has been cut by £400 million. More than 760 centres have closed and 4,500 youth work jobs have been lost.

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Tasse sulle bevande zuccherate: una strategia per promuovere la salute o no?

 

 

Fonte : DORS.IT che ringraziamo

 

 

Negli ultimi anni e soprattutto in questi ultimi tempi, siamo stati testimoni di un dibattito politico riguardante la tassazione delle bevande zuccherate. Con questo articolo Dors mette a disposizione una serie di risorse, documentazione nonché gli articoli pubblicati in passato sul tema (20122020), allo scopo di orientare i lettori su questa strategia per promuovere salute e prevenire alcune patologie.

Il consumo eccessivo di zucchero è un problema crescente in tutto il mondo, associato a numerose malattie croniche come il diabete, le malattie cardiovascolari e l’obesità adulta e infantile. Negli ultimi anni, la tassazione delle bevande zuccherate è emersa come potenziale soluzione per ridurre il consumo di zuccheri aggiunti e promuovere uno stile di vita salutare.

Le Conseguenze del consumo eccessivo di zucchero

Negli ultimi cinquant’anni, il consumo di zucchero è triplicato a livello globale. Questo aumento ha portato a un incremento delle calorie giornaliere derivanti da zuccheri aggiunti, superando spesso le 500 calorie al giorno in molte parti del mondo. Le conseguenze sulla salute sono significative (alcune risorse disponibili: 1234)

  • Ipertensione: Il fruttosio aumenta l’acido urico, elevando la pressione sanguigna.
  • Trigliceridi alti e insulino-resistenza: Il fruttosio contribuisce alla sintesi di grassi nel fegato.
  • Diabete: L’eccesso di fruttosio aumenta la produzione di glucosio epatico.
  • Invecchiamento precoce: Il fruttosio danneggia lipidi, proteine e DNA.

Alcuni studi suggeriscono anche un legame tra il consumo di zucchero e l’insorgenza di alcune forme di cancro e il declino cognitivo.

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Etui. Piattaforme digitali per il lavoro e lavoratori migranti

 

FONTE  ETUI.ORG

 

Lavorare per le piattaforme di lavoro è ancora relativamente raro, ma le condizioni di lavoro generalmente inadeguate e l’impatto sul mondo del lavoro sono oggetto di ampio dibattito. Sebbene i dati siano scarsi, vi è un consenso generale sul fatto che i migranti siano sovrarappresentati in questo tipo di lavoro. Le piattaforme potrebbero fornire ai migranti opportunità di lavoro, soprattutto subito dopo l’arrivo, grazie alle barriere all’ingresso relativamente più basse, compresi i requisiti formali, rispetto all’economia tradizionale. Tuttavia, l’ingresso di questi gruppi più vulnerabili in un segmento di posti di lavoro generalmente di scarsa qualità pone gravi sfide in termini di potenziale sfruttamento e di effetti negativi a lungo termine sull’integrazione e sulle prospettive del mercato del lavoro.

La misura in cui le piattaforme fanno affidamento sui migranti e creano le condizioni per lo sfruttamento rispetto ad altri lavoratori è una questione importante con chiare implicazioni politiche. Tuttavia, la mancanza di dati rappresentativi ha finora limitato la comprensione della portata del coinvolgimento dei migranti nel lavoro tramite piattaforma e delle loro condizioni di lavoro in relazione ai gruppi di non migranti.

Questo documento affronta questa lacuna analizzando la presenza dei migranti e i loro modelli di lavoro nell’economia delle piattaforme europee, utilizzando dati transnazionali rappresentativi per 14 Stati membri dell’Unione europea raccolti nel 2021. L’analisi ha tre obiettivi principali. In primo luogo, rivela in che misura i migranti sono effettivamente sovrarappresentati nel lavoro tramite piattaforma e se ciò vale per diversi tipi di piattaforma. In secondo luogo, si esplora se esistono differenze sostanziali tra i lavoratori delle piattaforme migranti e non migranti nelle loro esperienze con l’economia delle piattaforme in termini di guadagni, ore lavorate e utilizzo di una o più piattaforme (multi-apping). In terzo luogo, concentrandosi sulle variazioni tra migranti con caratteristiche diverse, fa luce, principalmente indiretta, sui meccanismi che guidano i migranti verso il lavoro su piattaforma.

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I rischi del lavoro a distanza (parte prima) di Maurizio Mazzetti

 

Fonte : ilmanifestoinrete  che ringraziamo

 

Le innovazioni tecnologiche e la terziarizzazione crescente delle economie hanno portato, come è noto, ad una crescente diffusione del lavoro cosiddetto a distanza, nelle sue varie forme, sia per il lavoro dipendente sia per quello autonomo (che già, in larga misura, aveva tali caratteristiche). La Pandemia da COVID ha certamente impresso una accelerazione al processo, ma lo stesso sarebbe avanzato inesorabilmente (e proseguirà); vediamo di conoscerlo meglio.

Eccetto che per quelle attività (produttive manifatturiere o di servizi alla persona, essenzialmente) per le quali la presenza fisica è imprescindibile  (almeno per ora, ad esempio in Cina già si stanno sperimentando robot industriali comandati a distanza) nelle economie sviluppate, nelle quali la maggior parte dei lavoratori sono impiegati in attività sostanzialmente di servizio anche quando producono oggetti/contenuti digitali, gli ostacoli ad un allargamento, o addirittura ad una sua generalizzazione, risiedono nel livello di digitalizzazione delle economie (infrastrutture telematiche comprese) e dei lavoratori, anche con riferimento alle competenze, nonché nelle culture organizzative dei datori di lavoro, al loro approccio alla gestione delle persone, e non da ultimo, (è bene non dimenticarlo) dalla natura dell’attività.

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Italia in crescita ma più povera: lavoro a basso reddito e squilibri regionali

dal sito ASVIS   che ringraziamo riportiamo questo articolo importante e il link al Rapporto Istat 2024 .

Tempo di lettura: 3 min

Negli ultimi tre anni, l’economia italiana ha superato la crescita media dell’Ue27, registrando un aumento del Pil dello 0,9% nel 2023. Tuttavia, l’aumento dei prezzi, l’inflazione e il lavoro a basso reddito hanno portato la povertà a “livelli mai toccati in precedenza, per un totale di 2 milioni 235mila famiglie e di 5 milioni 752mila individui in povertà”. È quanto si legge nell’ultimo rapporto Istat, pubblicato lo scorso 15 maggio, dal titolo “Rapporto annuale 2024 – La situazione del Paese”, che traccia un bilancio degli effetti dell’emergenza sanitaria sulla società e sull’economia nel momento del suo superamento.

Il Rapporto, articolato in quattro capitoli, esamina la complessità del presente e i futuri scenari, identificando punti di forza e criticità per guidare le politiche di sviluppo. Analizza le dinamiche economiche e la competitività dell’Italia nel contesto internazionale, oltre all’evoluzione dell’occupazione e delle caratteristiche qualitative degli attori economici. Valuta, inoltre, le condizioni e la qualità della vita, confrontando le generazioni attuali con quelle passate e collegando le dinamiche demografiche e insediative con condizioni sociali, accesso ai servizi, occupazione, povertà educativa e attività economica.

Nel 2023 il Pil reale italiano è tornato ai livelli del 2007 e si prevede per il 2025 un aumento dell’1,2%. Le esportazioni di beni sono rimaste stabili, mentre le importazioni sono diminuite del 10,4%, portando il saldo commerciale italiano a un risultato positivo di 34,5 miliardi di euro.

Tuttavia, l’aumento e poi il calo dei prezzi dell’energia ha accelerato l’inflazione, seguita da una rapida disinflazione. Fino a ottobre 2023, le retribuzioni contrattuali non sono riuscite a tenere il passo, colpendo soprattutto le famiglie a basso reddito e riducendone il potere d’acquisto.

Negli ultimi decenni, poi, l’occupazione in Italia ha subito significativi cambiamenti strutturali. È aumentato il lavoro part-time, l’occupazione femminile e quella delle persone anziane, mentre è diminuita l’occupazione giovanile. La forza lavoro è diventata più istruita e c’è stata una ricomposizione verso le attività terziarie, ma la quota di lavoratori con basse retribuzioni rimane ampia, coinvolgendo soprattutto donne, giovani e stranieri. Nel 2022, si legge nel Rapporto, poco meno del 30% dei dipendenti (4,4 milioni, +466mila rispetto al 2015, ma con una riduzione in termini relativi di un punto percentuale) aveva una bassa retribuzione annuale.

Ancora, il divario economico tra le generazioni in Italia è aumentato, penalizzando maggiormente i giovani. L’inflazione recente ha ridotto le spese delle famiglie e ampliato le disuguaglianze economiche, portando la povertà assoluta al 9,8% nel 2023, colpendo soprattutto i lavoratori e i loro figli. Il reddito da lavoro ha perso efficacia nel proteggere dal disagio economico e gli indicatori di povertà sono peggiorati a livello territoriale. Tuttavia, stili di vita più sani hanno migliorato la qualità della vita, specialmente nelle età avanzate. La diffusione delle tecnologie digitali ha cambiato le abitudini quotidiane, anche se permangono disuguaglianze nell’accesso e nelle competenze.

Dal punto di vista demografico, invece, la popolazione italiana è diminuita di oltre un milione di persone, con il Mezzogiorno che ha subito il calo maggiore. Le previsioni indicano un ulteriore spopolamento delle aree meno attrattive economicamente e un invecchiamento della popolazione, con una riduzione dei giovani e della popolazione attiva, soprattutto al Centro-Nord. Nel Mezzogiorno, la denatalità e i flussi migratori accentuano questo fenomeno. Le città vedono una crescita della popolazione anziana, richiedendo politiche per un buon invecchiamento urbano.

Persistono grandi squilibri economici tra Nord e Sudil divario si è ampliato negli ultimi 20 anni, nonostante un parziale recupero dal 2019. Il Mezzogiorno mostra fragilità economiche e sociali, ma ci sono anche segnali di innovazione nei settori agricolo e culturale-creativo.

Scarica il Rapporto

 

di Sofia Petrarca

Strumenti di lavoro. Due pubblicazioni Inail utili per chi si occupa di prevenzione SSL

Pubblicati da INAIL nella Collana Ricerche i volumi: “Piattaforme di lavoro elevabili” e “Indicazioni operative per la valutazione delle conseguenze correlate a scenari emergenziali standard da medicina nucleare”.

  1. Indicazioni operative per la valutazione delle conseguenze correlate a scenari emergenziali standard da medicina nucleare(.pdf – 3,21 mb)

The world is rushing to Africa to mine critical minerals like lithium – how the continent should deal with the demand

Per leggere la traduzione in italiano clicca QUI

James Boafo, Murdoch University; Eric Stemn, University of Mines and Technology; Jacob Obodai, Edge Hill University, and Philip Nti Nkrumah, The University of Queensland

Global demand for critical minerals, particularly lithium, is growing rapidly to meet clean energy and de-carbonisation objectives.

Africa hosts substantial resources of critical minerals. As a result, foreign mining companies are rushing to invest in exploration and acquire mining licences.

According to the 2023 Critical Minerals Market Review by the International Energy Agency, demand for lithium, for example, tripled from 2017 to 2022. Similarly, the critical minerals market doubled in five years, reaching US$320 billion in 2022. The demand for these metals is projected to increase sharply, more than doubling by 2030 and quadrupling by 2050. Annual revenues are projected to reach US$400 billion.

In our recent research, we analysed African countries that produce minerals that the rest of the world has deemed “critical”. We focused on lithium projects in Namibia, Zimbabwe, the Democratic Republic of Congo (DRC) and Ghana. We discovered these countries do not yet have robust strategies for the critical minerals sector. Instead they are simply sucked into the global rush for these minerals.

We recommend that the African Union should expedite the development of an African critical minerals strategy that will guide member countries in negotiating mining contracts and agreements. The strategy should draw from leading mining practices around the world. We also recommend that countries should revise their mining policies and regulations to reflect the opportunities and challenges posed by the increasing global demand for critical minerals.

Otherwise, African countries that are rich in critical minerals will not benefit from the current boom in demand.

 

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Aggiornamento Notizie su Pfas fino al 30 maggio 2024

 

La contaminazione da PFAS in Italia

Dopo avere ottenuto i dati raccolti tra il 2019 e il 2022 dagli enti pubblici deputati ai controlli sull’inquinamento da PFAS (sostanze poli e perfluoroalchiliche) nei corpi idrici italiani (fiumi, laghi e acque sotterranee), con questa inchiesta Greenpeace Italia svela quanto è diffusa la contaminazione ambientale da queste sostanze nel nostro Paese.

https://www.greenpeace.org/static/planet4-italy-stateless/2024/05/c62c22dd-pfas-arpa-media-briefing-1.pdf

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Report di Greenpeace su dati Ispra: Pfas in tutte le Regioni italiane dove sono stati cercati
Controlli ambientali assenti in alcune aree del Sud. Un’emergenza nazionale diffusa e fuori controllo

https://www.greenreport.it/news/inquinamenti-e-disinquinamenti/681-report-di-greenpeace-su-dati-ispra-pfas-in-tutte-le-regioni-italiane-dove-sono-stati-cercati

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Ci sono Pfas nelle acque di quasi tutte le regioni italiane
Le sostanze chimiche altamente inquinanti interessano anche aria e suolo. Con importanti rischi per la salute di animali e persone. Lo racconta un’analisi di Greenpeace

https://www.wired.it/article/pfas-acque-regioni-italia/

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Mitsubishi dovrà pagare per l’inquinamento da PFAS provocato in Veneto

Mitsubishi dovrà pagare per l’inquinamento da PFAS provocato in Veneto

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Pfas nelle acque potabili, i limiti del ministero della Salute arrivano con 7 anni di ritardo e sono più blandi delle indicazioni Iss | Il documento

https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/05/28/pfas-nelle-acque-potabili-i-limiti-del-ministero-della-salute-arrivano-con-7-anni-di-ritardo-e-sono-piu-blandi-delle-indicazioni-iss-il-documento/7551097/

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A Parigi stanno ripulendo la Senna dai batteri, ma non dai PFAS
Il fiume di Parigi, in cui si nuoterà alle Olimpiadi, ha un’alta concentrazione di una sostanza derivante dai pesticidi di cui non conosciamo bene gli effetti sulla salute

https://www.ilpost.it/2024/05/27/senna-balneabile-pfas-tfa/

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Mamme NO PFAS, l’appello a Veneto, Lombardia e Piemonte: “Serve una legge che li metta al bando”

https://www.teleambiente.it/mamme-no-pfas-appello-veneto-lombardia-piemonte-serve-divieto/

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