Italia in crescita ma più povera: lavoro a basso reddito e squilibri regionali

dal sito ASVIS   che ringraziamo riportiamo questo articolo importante e il link al Rapporto Istat 2024 .

Tempo di lettura: 3 min

Negli ultimi tre anni, l’economia italiana ha superato la crescita media dell’Ue27, registrando un aumento del Pil dello 0,9% nel 2023. Tuttavia, l’aumento dei prezzi, l’inflazione e il lavoro a basso reddito hanno portato la povertà a “livelli mai toccati in precedenza, per un totale di 2 milioni 235mila famiglie e di 5 milioni 752mila individui in povertà”. È quanto si legge nell’ultimo rapporto Istat, pubblicato lo scorso 15 maggio, dal titolo “Rapporto annuale 2024 – La situazione del Paese”, che traccia un bilancio degli effetti dell’emergenza sanitaria sulla società e sull’economia nel momento del suo superamento.

Il Rapporto, articolato in quattro capitoli, esamina la complessità del presente e i futuri scenari, identificando punti di forza e criticità per guidare le politiche di sviluppo. Analizza le dinamiche economiche e la competitività dell’Italia nel contesto internazionale, oltre all’evoluzione dell’occupazione e delle caratteristiche qualitative degli attori economici. Valuta, inoltre, le condizioni e la qualità della vita, confrontando le generazioni attuali con quelle passate e collegando le dinamiche demografiche e insediative con condizioni sociali, accesso ai servizi, occupazione, povertà educativa e attività economica.

Nel 2023 il Pil reale italiano è tornato ai livelli del 2007 e si prevede per il 2025 un aumento dell’1,2%. Le esportazioni di beni sono rimaste stabili, mentre le importazioni sono diminuite del 10,4%, portando il saldo commerciale italiano a un risultato positivo di 34,5 miliardi di euro.

Tuttavia, l’aumento e poi il calo dei prezzi dell’energia ha accelerato l’inflazione, seguita da una rapida disinflazione. Fino a ottobre 2023, le retribuzioni contrattuali non sono riuscite a tenere il passo, colpendo soprattutto le famiglie a basso reddito e riducendone il potere d’acquisto.

Negli ultimi decenni, poi, l’occupazione in Italia ha subito significativi cambiamenti strutturali. È aumentato il lavoro part-time, l’occupazione femminile e quella delle persone anziane, mentre è diminuita l’occupazione giovanile. La forza lavoro è diventata più istruita e c’è stata una ricomposizione verso le attività terziarie, ma la quota di lavoratori con basse retribuzioni rimane ampia, coinvolgendo soprattutto donne, giovani e stranieri. Nel 2022, si legge nel Rapporto, poco meno del 30% dei dipendenti (4,4 milioni, +466mila rispetto al 2015, ma con una riduzione in termini relativi di un punto percentuale) aveva una bassa retribuzione annuale.

Ancora, il divario economico tra le generazioni in Italia è aumentato, penalizzando maggiormente i giovani. L’inflazione recente ha ridotto le spese delle famiglie e ampliato le disuguaglianze economiche, portando la povertà assoluta al 9,8% nel 2023, colpendo soprattutto i lavoratori e i loro figli. Il reddito da lavoro ha perso efficacia nel proteggere dal disagio economico e gli indicatori di povertà sono peggiorati a livello territoriale. Tuttavia, stili di vita più sani hanno migliorato la qualità della vita, specialmente nelle età avanzate. La diffusione delle tecnologie digitali ha cambiato le abitudini quotidiane, anche se permangono disuguaglianze nell’accesso e nelle competenze.

Dal punto di vista demografico, invece, la popolazione italiana è diminuita di oltre un milione di persone, con il Mezzogiorno che ha subito il calo maggiore. Le previsioni indicano un ulteriore spopolamento delle aree meno attrattive economicamente e un invecchiamento della popolazione, con una riduzione dei giovani e della popolazione attiva, soprattutto al Centro-Nord. Nel Mezzogiorno, la denatalità e i flussi migratori accentuano questo fenomeno. Le città vedono una crescita della popolazione anziana, richiedendo politiche per un buon invecchiamento urbano.

Persistono grandi squilibri economici tra Nord e Sudil divario si è ampliato negli ultimi 20 anni, nonostante un parziale recupero dal 2019. Il Mezzogiorno mostra fragilità economiche e sociali, ma ci sono anche segnali di innovazione nei settori agricolo e culturale-creativo.

Scarica il Rapporto

 

di Sofia Petrarca

ISTAT: LE RICHIESTE DI AIUTO DURANTE LA PANDEMIA I dati dei centri antiviolenza, delle Case rifugio e delle chiamate al 1522 – Anno 2020

Fonte Istat

 

” La convivenza forzata durante la fase di lockdown ha rappresentato in alcuni casi il detonatore per l’esplosione di comportamenti violenti, in altri l’aggravante di situazioni che già precedentemente erano violente, che hanno spinto, anche in contesti internazionali, a parlare di una doppia pandemia: epidemiologica e di violenza.
Le Istituzioni nazionali e regionali, ma anche le associazioni dei Centri antiviolenza, hanno lanciato campagne informative per fornire alle donne riferimenti chiari a cui rivolgersi in caso di bisogno allo scopo di non far sentire le donne sole nel contrasto alla violenza.
È stato pubblicizzato soprattutto il ruolo svolto dal numero di pubblica utilità nel supportare e accompagnare le donne verso i servizi che meglio si adattavano alla loro situazione contingente.
Oggetto di analisi di questo report sono infatti le richieste di aiuto delle donne al numero di pubblica utilità 1522 nel corso del 2020.
Vengono inoltre illustrate le strategie messe in atto dai Centri antiviolenza e dalle Case rifugio per gestire la “situazione di emergenza nell’emergenza” e vengono rilasciate le informazioni sul numero delle donne che hanno richiesto supporto e sono state accolte da queste strutture nel periodo
gennaio-maggio 2020.”

Leggi l’articolo : Sintesi dei principali risultati

Istat: dati su mortalità e pandemia

 

Fonte ISTAT 

(Regioni.it 4019 – 05/03/2021) L’Istat indica che nel 2020 una morte su 10 è dovuta alla pandemia e intanto L’Rt medio nazionale ha raggiunto quota 1,06, secondo l’ultimo monitoraggio settimanale di Istituto superiore di sanità e ministero della Salute.

Quest’ultimo dato indica un rapido aggravarsi della diffusione del virus: la scorsa settimana il valore era a 0,99.
Tra marzo e dicembre 2020 si sono registrati 108.178 decessi in più rispetto alla media dello stesso periodo degli anni 2015-2019 . Dall’inizio dell’epidemia e fino al 31 dicembre 2020 – secondo i dati del rapporto Iss-Istat sull’analisi della mortalità – l’incidenza dei decessi Covid-19 sulla mortalità per il complesso delle cause per ripartizione tra aree geografiche e’ stata del 14,5% al Nord, del 6,8% al Centro e del 5,2% nel Mezzogiorno.

Leggi tutto

RICERCA ISTAT: REAZIONE DEI CITTADINI AL LOCKDOWN

 

Segnaliamo il Report della Ricerca dell’Istat su comportamenti e percezioni dei cittadini in pieno lockdown. 

FONTE ISTAT

L’indagine presentata in questo report, condotta nella Fase 1 dell’emergenza Covid-19 ovvero nel periodo dal 5 al 21 aprile 2020, misura comportamenti e percezioni dei cittadini in pieno lockdown. Vengono qui pubblicati i primi risultati, in particolare quelli relativi al rispetto delle misure adottate dal Governo e al clima respirato all’interno della famiglia.
3 cittadini su 4 hanno usato parole di significato positivo per descrivere il clima familiare vissuto nella Fase 1 dell’emergenza Covid-19.Alta la fiducia espressa verso il personale medico e paramedico del Servizio Sanitario Nazionale con un punteggio medio pari a 9 (in una scala da 0 a 10) e verso la Protezione civile (8,7).Il 91,2% dei cittadini ha considerato utili le regole imposte per contrastare l’evoluzione della pandemia. L’89,5% ha percepito come “chiare” le indicazioni su come comportarsi per contenere il contagio.