La nuova patente a crediti nell’edilizia: l’ennesima occasione perduta di Maurizio Mazzetti

 

 

 

Autore : Maurizio Mazzetti 

Fonte: IlManifestoinrete che ringraziamo 

 

Riprendiamo la rubrica dopo la pausa estiva per parlare della (finalmente) versione definitiva della patente a crediti in edilizia, in vigore dal prossimo 01 ottobre.

La patente a crediti, di cui si parlava da anni senza costrutto, vorrebbe essere uno strumento di qualificazione delle imprese, tale da garantire rispetto sia della normativa in materia di lavoro, sia di quella sulla prevenzione e sicurezza su lavoro. Richiesta da molto tempo dalle organizzazioni sindacali, che in realtà parlavano di patente a punti, e per il momento limitata al settore dell’edilizia anche se da sempre le organizzazioni sindacali ne chiedono l’applicazione anche in altri settori, in primo luogo l’agricoltura, è infine stata istituita sulla spinta dei ripetuti e gravi infortuni collettivi in edilizia, norma principale l’art. 29, comma 19 del D.L 19/2024 noto come “Decreto PNRR 4” (convertito con Legge 56/2024), che va letto insieme  al nuovo articolo 27, comma 10, del TU 81/2008 sulla sicurezza sul lavoro e al Decreto Ministeriale 23 luglio 2024. E con appropriata grancassa mediatica da parte di Ministero e Governo volta a dimostrare (finalmente …) qualche intervento in materia dopo anni di immobilismo giustificato dal “non disturbare chi fa”, e giustificate riserve o vere e proprie contrarietà delle organizzazioni sindacali per le soluzioni concrete previste (riserve e contrarietà, come si vedrà, sacrosante, ancorché pressoché silenziate dai media). In effetti, la patente a crediti odierna è istituto largamente diverso basato su una filosofia opposta al modello richiesto dalle organizzazioni sindacali (non tutte, indovini chi legge chi, se non contrario, neppure ne era propugnatore).

In estrema sintesi, il meccanismo è il seguente: le imprese regolari per quel che riguarda rapporti di lavoro e gestione della sicurezza ricevono un certo punteggio (vedremo come e da chi); in caso di accertate violazioni da parte degli organi di vigilanza, come accade per la normale patente di guida, il punteggio viene progressivamente decurtato (proporzionalmente alla gravità delle violazioni), fino a che sotto una certa soglia non è più possibile lavorare; le decurtazioni possono essere recuperate attraverso una serie di interventi di ripristino delle regolarità, anch’essi di diverso valore.

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La prévention, la clé pour protéger la santé mentale au travail

Il faut prendre en charge très tôt les symptômes des dysfonctionnements organisationnels et d’en rechercher les causes profondes.
(Shutterstock)

Mélanie Dufour-Poirier, Ph. D., Université de Montréal et Jean-Paul Dautel, Ph. D., Université du Québec en Outaouais (UQO)

La santé mentale est un enjeu majeur de notre société.

Ses coûts s’estiment à environ 50 milliards de dollars à chaque année au Canada. Au Québec, depuis la pandémie liée de Covid-19, près d’un travailleur sur deux éprouverait désormais de la détresse psychologique.

Parmi les éléments pathogènes figurent la porosité des temps de travail, l’isolement, la concurrence entre les collègues et les exigences d’une rentabilité à court terme. Des formes d’organisation du travail plus stressantes occasionnent de la surcharge et une augmentation des rythmes de travail.

Cela appelle à repenser les modes de gestion pour mieux protéger en amont la santé mentale des employés, par une démarche participative impliquant tous les acteurs du milieu de travail. Elle se pose en porte-à-faux avec la tendance visant à individualiser la prévention et le traitement de ces atteintes.

Dans le sillage de ces réflexions, nous avons développé une démarche de recherche-intervention qui s’aligne sur la réforme du régime québécois de santé et de sécurité au travail de 2021. Respectivement professeure à l’École de relations industrielles de l’Université de Montréal et professeur au département de relations industrielles de l’Université du Québec en Outaouais (UQO), nous nous intéressons à l’effectivité du droit de la santé et de la sécurité du travail sur la santé mentale.

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OSHA.EU – Linee guida per i luoghi di lavoro su come supportare le persone con problemi di salute mentale

Fonte:  OSHA.EU 

Parole chiave:

I lavoratori che soffrono di problemi di salute mentale solitamente vogliono continuare a lavorare. Questo rapporto offre ai luoghi di lavoro informazioni pratiche sulle misure che possono essere adottate per supportare questi lavoratori a lavorare o a tornare al lavoro dopo un’assenza per malattia.

Una raccomandazione primaria è che i problemi di salute mentale dovrebbero essere trattati allo stesso modo dei problemi di salute fisica. Altrettanto importante è prevenire i rischi correlati al lavoro che potrebbero avere un impatto sulla salute mentale e sul benessere dei lavoratori. Il rapporto fornisce esempi pratici di sistemazioni economiche e semplici che possono aiutarli a supportare e trattenere i lavoratori.

Il governo vuole rottamare la legge Basaglia

 

Fonte:  Collettiva che ringraziamo 

Le proposte di legge di Fdi e Lega in materia di salute mentale rimandano ai vecchi manicomi, con una visione securitaria della psichiatria

Nel centenario della nascita di Franco Basaglia in commissione Affari sociali del Senato sono all’esame due provvedimenti targati Lega e Fratelli d’Italia e che sollevano critiche dalle associazioni del settore, oltre che dalle forze di opposizione in Parlamento perché “stravolgerebbero peggiorandola la legge 180”, quella che ha determinato la chiusura dei manicomi.

Carla Ferrari Aggradi, psichiatra e presidente del Forum salute mentale, ci spiega i motivi delle contrarietà alle due proposte che anche la sua associazione ha rilevato, illustrando anche parte del contenuto dei due progetti di legge. “Ci sono due concetti di fondo che si ripetono in modo diverso – afferma –: nel disegno di legge di Fratelli d’Italia traspare l’idea che il servizio psichiatrico debba essere finalizzato alla difesa di operatori, familiari e pazienti dalla violenza e dall’aggressività, e che quindi debba essere  pensato con criteri securitari e difensivi. Non vengono invece date le risposte che la vita di un paziente e il suo vissuto di dolore richiedono. Se si è troppo occupati nella difesa, non si può dare aiuto”.

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“Nell’altro provvedimento, quello targato Lega – prosegue – l’idea di fondo è quella di un’impostazione non di collaborazione col privato, ma di grande presenza del privato stesso di tutti i tipi e generi nel servizio sanitario, compreso quello psichiatrico. Noi siamo per un servizio sanitario psichiatrico pubblico universalistico per tutti, anche se poi sicuramente ci può essere la collaborazione col privato sociale, una collaborazione però all’interno delle linee che il sistema sanitario nazionale prevede, con la prevalenza del pubblico sul privato. Invece nel pensiero alla base della legge della Lega prevale il passaggio al privato”.

Tso, posti letto e comunità

Ferrari Aggradi poi, nel concreto, porta alcuni esempi delle norme in questione. Per quanto riguarda il provvedimento di Fratelli d’Italia intanto si aumentano i giorni di trattamento sanitario obbligatorio che può essere fatto all’interno di un reparto di psichiatria e anche nelle carceri, con l’istituzione negli istituti di pena di sezioni sanitarie specialistiche. Addirittura, c’è un articolo sulle misure di sicurezza che manda in capo gli interventi al ministero dell’Interno e al ministero della Giustizia, d’intesa con il ministero della Sanità. Queste sono cose che ci riportano la legge del 1904, che si reggeva praticamente sugli ospedali psichiatrici e sul ricovero coatto.

 

Quello della Lega propone il dirottamento delle risorse dal pubblico al privato. “Io vivo in Lombardia – ci dice la presidente del Forum – dove il terzo settore non è che collabora con pubblico, ma praticamente fornisce tutti i servizi. Questo significa che tutto il flusso economico che dovrebbe andare verso i servizi territoriali (questo sarebbe il concetto fondamentale che non compare in nessuno dei due disegni di legge) va a finire verso il terzo settore, che ovviamente fornisce posti letto e comunità. Nelle norme depositate non c’è nessuna critica a questo sistema.

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Sicurezza sul lavoro, cambiamento climatico e rischio calore

Autore : Maurizio Mazzetti

Fonte: ilmanifestoinrete.it  che ringraziamo 

 

 

Nonostante i negazionisti, (nonché i “riduzionisti” o gli “altrocausalisti” del suo impatto, perché negarlo è impossibile) il cambiamento climatico con la sua continua crescita delle temperature prosegue; mi limito a citare il progetto europeo Copernicus il quale ci dice che giugno 2024 è il 13° mese consecutivo più caldo di sempre a livello globale.  Agli effetti globali (ondate di calore, rischio per la produzione agricola, scarsità di risorse idriche, intensità e frequenza inondazioni, innalzamento del livello dei mari, perdita di biodiversità, diffusione di organismi, compresi virus, in ambienti diversi da quelli originari ecc.) si aggiungono ovviamente effetti diretti sulle attività lavorative. Quelle svolte all’aperto, per le quali al calore si aggiunge l’effetto delle radiazioni solari; ma non solo, perché anche nelle attività produttive che si svolgono al chiuso mantenere temperature (e umidità) adeguate – il cosiddetto microclima – non è facile, anche dal punto di vista meramente tecnico. Ma dobbiamo essere consapevoli che sui luoghi di lavoro occorre attrezzarsi in maniera non episodica perché il rischio calore è ingravescente e tale sembra destinato a restare per un pezzo. Non ho trovato statistiche apposite per il lavoro, ma il fisico premio Nobel Giorgio Parisi, qualche giorno fa, in una intervista stimava un totale di 20.000 morti l’anno in più per il maggior calore.

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Bocciata la patente a crediti. Nulla per la prevenzione

SALUTE E SICUREZZA
Fonte  Collettiva che ringraziamo

Ennesimo incontro tra governo e parti sociali andato a vuoto. Re David, Cgil: “Non c’è la volontà di dotare il Paese di un Piano straordinario di prevenzione”

 

Come avviene dopo ogni incidente sul lavoro grave, dalla strage di Brandizzo a quella nel cantiere di Esselunga a Firenze, si assiste al cordoglio di ministri e presidente del consiglio, alla convocazione al ministero del Lavoro per varare fantomatici piani e strategie di prevenzione e poi il nulla.

È oramai quasi due anni che va in scena lo stesso copione e anche questa volta la rappresentazione non è cambiata. I sindacati convocati al ministero del Lavoro si sono trovati attorno al tavolo ma su di esso nessun piano straordinario per prevenire incidenti e soprattutto per salvare vite. L’ordine del giorno della convocazione, in verità, specificava che si sarebbe illustrato il decreto attuativo della patente a crediti, ma le attese erano appunto di quale intervento concreto per fermare la strage. “L’ennesima occasione persa per dotare finalmente il Paese di un Piano straordinario di prevenzione, a partire da una vera lotta all’illegalità, in cui molte lavoratrici e lavoratori ad oggi sono costretti”. Così la segretaria confederale della Cgil Francesca Re David, dopo l’incontro al Ministero del Lavoro.

Tre settimane fa, nelle campagne in provincia di Latina, in un’azienda già sottoposta ad inchiesta della magistratura per caporalato, c’è stato un incidente che ha portato alla morte di Satnam Singh, un giovane uomo proveniente dall’India che lavorava in nero. Meloni in Parlamento ha affermato: “Una morte orribile e disumana per il modo atroce in cui si è verificata, ma ancor più per l’atteggiamento schifoso del suo datore di lavoro: dobbiamo dircelo, questa è l’Italia peggiore. Quella che lucra sulla disperazione dei migranti e sulla piaga dell’immigrazione senza regola”. E poi più nulla!

LA PATENTE A CREDITI

In attuazione del decreto Pnrr bis è stato approntato il decreto attuativo della patente a crediti, assai diversa da quella a punti contenuta nel Testo Unico del 2008 ma mai entrata in vigore.
Secondo il provvedimento illustrato ieri, la patente entrerà il vigore il 1 ottobre, i crediti dai 30 iniziali potranno arrivare fino a 100, e così difficilmente, con il solo meccanismo del taglio dei punti in occasione di incidenti, si arriverà alla sospensione della patente e allo stop dell’attività. Insomma con il provvedimento del Governo, anche in casi di gravi infortuni sul lavoro, l’impresa potrà, o potrebbe, continuare a lavorare. Per la dirigente sindacale: “Così come proposta dal ministero del Lavoro, (modalità di assegnazione, perdita e recupero dei ‘crediti’) continuiamo a denunciare la scarsa utilità della patente a crediti. La prima misura da prevedere per rendere efficace la patente è – sottolinea Re David – la qualificazione delle imprese all’ingresso, misura che invece non è prevista. Inoltre, continua ad essere limitata ai soli cantieri mobili, e gli effetti si vedranno solo fra anni”.

CANTIERI SÌ AZIENDE AGRICOLE NO!

Gli ultimi incidenti sul lavoro si sono verificati nei campi, in aziende agricole. Ebbene questa patente a crediti vale solo per i cantieri edili e in tutti gli altri luoghi di lavoro no. Davvero un bel rompicapo: perché gli edili dovrebbero essere “protetti” da questo strumento e quelli metalmeccanici – ad esempio- no? In ogni caso quello illustrato da Calderone è “un sistema troppo farraginoso – spiega la segretaria confederale – i punti partono da 30, ma possono arrivare a 100, facili da guadagnare, difficili da perdere. Ribadiamo che nel caso di infortuni gravi e di gravi inadempienze gli ispettori del lavoro devono sospendere la patente”. “Non siamo in presenza di nessun provvedimento generale, né tantomeno d’urgenza, come sarebbe invece necessario”, conclude Francesca Re David.

 

Rischi in agricoltura e caporalato. L’ennesimo quadro sconsolante

 

 

Autore : Maurizio Mazzetti che ringraziamo 

Fonte : ilManifestoinrete 

 

Ancora una volta la cronaca ci devia dal programma; anziché di rischi psicosociali in presenza o in lavoro a distanza, come preannunciato nello scorso articolo, si parlerà di agricoltura e caporalato. E l’occasione non può che essere la straziante (davvero) morte di Satnam Singh, bracciante “irregolare” e ipersfruttato prima trascinato e fatto a pezzi da un macchinario, poi criminalmente abbandonato, anzi peggio, sequestrato con la moglie dal suo datore di lavoro lucidamente (altro che il panico riferito agli inquirenti …) impegnato a cancellare tracce e costruirsi una giustificazione anziché soccorrerlo. Al di là dei tristi particolari di cronaca, che inducono alle più pessimistiche valutazioni sull’umanità, parliamo un po’ di caporalato.

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I rischi del lavoro a distanza (parte prima) di Maurizio Mazzetti

 

Fonte : ilmanifestoinrete  che ringraziamo

 

Le innovazioni tecnologiche e la terziarizzazione crescente delle economie hanno portato, come è noto, ad una crescente diffusione del lavoro cosiddetto a distanza, nelle sue varie forme, sia per il lavoro dipendente sia per quello autonomo (che già, in larga misura, aveva tali caratteristiche). La Pandemia da COVID ha certamente impresso una accelerazione al processo, ma lo stesso sarebbe avanzato inesorabilmente (e proseguirà); vediamo di conoscerlo meglio.

Eccetto che per quelle attività (produttive manifatturiere o di servizi alla persona, essenzialmente) per le quali la presenza fisica è imprescindibile  (almeno per ora, ad esempio in Cina già si stanno sperimentando robot industriali comandati a distanza) nelle economie sviluppate, nelle quali la maggior parte dei lavoratori sono impiegati in attività sostanzialmente di servizio anche quando producono oggetti/contenuti digitali, gli ostacoli ad un allargamento, o addirittura ad una sua generalizzazione, risiedono nel livello di digitalizzazione delle economie (infrastrutture telematiche comprese) e dei lavoratori, anche con riferimento alle competenze, nonché nelle culture organizzative dei datori di lavoro, al loro approccio alla gestione delle persone, e non da ultimo, (è bene non dimenticarlo) dalla natura dell’attività.

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Un report dall’incontro “Il lavoro deve essere sicuro!”

Condividiamo questo Report che riporta una sintesi degli interventi svolti nel corso dell’incontro del 22 aprile 2024  “Il lavoro deve essere sicuro” promosso dall’Associazione ” il Manifesto in rete” di Bologna  che ringraziamo.

 

 

Lo scorso 22 aprile a Bologna, Il manifesto in rete, anche in preparazione della Giornata mondiale della sicurezza sul lavoro del 28 aprile, ha organizzato un convegno sull’argomento (LOCANDINA QUI), i cui partecipanti sono indicati qui (vedi locandina allegata). Sulla pagina Facebook (…) è parimenti presente la registrazione dell’intero evento.

È difficile dare conto in un articolo di un dibattito ricco e forse inaspettatamente articolato e “sentito” durato oltre tre ore, e che, possiamo dirlo, per queste caratteristiche avrebbe meritato una platea ben più ampia. E la toccante testimonianza della madre di un giovane morto sul lavoro ha offerto un quadro anche straziante di quel che accade prima, e dopo, una morte sul lavoro, anche nella ricerca di verità e giustizia; e senza dimenticare che nella giornata in cui scrivo i morti sul lavoro sono, una volta di più, tre.

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E’ disponibile online il numero di maggio 2024 della Rivista Lavoro e Salute .

 

 

E’ disponibile online il numero di maggio 2024 della Rivista Lavoro e Salute .

Per scarica il file PdF  Clicca  QUI 

L’Anses publie un rapport sur les effets du télétravail sur la santé

Per leggere l’articolo tradotto in italiano clicca l’icona blu google translate  (la quarta da sinistra in fondo all’articolo)   . Per un uso professionale e/o di studio raccomandiamo  di fare riferimento al testo originale.

 

Fonte Etui 

Autore : Pierre Bérastégui che ringraziamo 

L’Agence nationale de sécurité sanitaire de l’alimentation, de l’environnement et du travail (ANSES) a publié un rapport dressant l’état des lieux des connaissances sur les effets du télétravail sur la santé.

L’étude, réalisée à la demande par l’Institut de recherche en santé environnement et travail (IRSET), identifie des effets sanitaires potentiels liés au recours massif au télétravail et aux technologies qui y sont associées. Les effets indésirables et leurs effets aggravants concernant la santé (troubles musculosquelettiques, impacts sur la vue, perturbation du sommeil, etc.), l’activité de travail (exigences de réactivité et de disponibilité, horaires de travail atypiques, dynamiques relationnelles, etc.) et la vie sociale – principalement en termes d’articulation vie privée et vie professionnelle.

Le rapport pointe que l’identification et la prévention des risques liés au télétravail nécessite la mobilisation de l’ensemble des acteurs – employeurs, préventeurs, travailleurs et leurs représentants –, afin de faire émerger des connaissances et des solutions qui tiennent compte de la réalité des situations de travail. Cette mobilisation doit intégrer les trois composantes de la santé, à savoir la santé physiologique, mentale et sociale. L’Anses souligne également que le télétravail ne se résume pas à la pratique du travail dans un autre lieu. Il s’agit d’une forme d’organisation du travail à part entière.

 

La recherche sur le télétravail fait état de situations très différentes et traduit une réalité complexe. Il peut caractériser l’activité d’un indépendant payé à la tâche comme dans le travail de plateforme, ou celle plus traditionnelle du salarié à temps plein. Il peut s’effectuer en des lieux différents, tel que l’espace de coworking, un train, un aéroport, son domicile, etc. Cette variété se reflète dans des différences de définition, qui complique le travail de compilation des connaissances sur le sujet. C’est l’une des  raisons pour lesquelles on observe une variation importante des résultats dans les enquêtes. De plus, les données produites avant ou durant la période Covid ne sont pas représentatives de la situation actuelle, le développement rapide de cette modalité de travail étant notamment lié à l’évolution du cadre juridique associé.

Pour une mise à jour mensuelle de l’actualité de la SST en Europe, abonnez-vous à la lettre d’information HesaMail ici.

«Siamo esseri umani e non macchinari, persone uniche e non pezzi di ricambio», la sicurezza non è un costo, né un lusso, ma un dovere cui corrisponde un diritto inalienabile di ogni persona

INTERVENTO DEL CARDINALE MATTEO MARIA  ZUPPI A BOLOGNA

11 aprile 2024 sciopero Cgil e Uil per la sciagura del bacino di Suviana

Intervento in Piazza Maggiore sulla sicurezza e sul lavoro bene comune

Per prima cosa rivolgo un pensiero alle vittime, la preghiera per loro e per le loro famiglie, che la scomparsa dei loro – e nostri – cari la porteranno, atroce, tutti i giorni. Dio li accolga dove non c’è morte e le lacrime sono asciugate, consoli i familiari, ispiri solidarietà. Vorrei rivolgere un pensiero grato anche a tutti quelli che si stanno prodigando con generosità straordinaria lavorando per cercare i dispersi. E un ringraziamento particolare alla gente della montagna. Ci fanno sentire comunità, vivono questa tragedia come loro dolore – e così deve essere – e ci ricordano che siamo una comunità. I panini che istintivamente hanno preparato e offerto a quanti aiutavano sono la dimostrazione dell’umanità da ritrovare e da non smarrire.

Non possiamo abituarci al fatto che il lavoro, che dà vita, diventi morte. Per nessuno. Lavoro e morte non devono mai abbracciarsi. Il lavoro è vita e deve far vivere, è vocazione, dignità della persona, socialità. Se diventa morte, sfruttamento, ingiustizia, ciò deve generare corale e convinta repulsione. Per questo oggi, in continuità con gli altri presidi e manifestazioni al riguardo, chiediamo responsabilità e sicurezza. Le vittime sul lavoro sono uno scandalo. Le morti e gli infortuni riguardano tutti. La media di tre incidenti sul lavoro al giorno in Italia non tende a diminuire. Questa tragedia impone oggi sobrietà nelle parole, serietà negli impegni, consapevolezza non opportunistica, responsabilità per il presente perché ci sia un futuro diverso. Questo inizia da ciò che facciamo oggi! L’indignazione e la commozione di queste ore, drammatiche e sconvolgenti, devono diventare impegni di sistema.

E chiedono lo sforzo di tutti. Come dobbiamo impegnarci per la manutenzione della pace, così solo la manutenzione della sicurezza può impedire al massimo quelle che non sono mai solo fatalità. Sicurezza e responsabilità. Ma la sicurezza chiede investimenti, formazione, informazione, sistemi di prevenzione che aiutino e non penalizzino, controlli efficaci. Non è un investimento facoltativo. I lavoratori sono il patrimonio più prezioso di un’impresa. Quando la sicurezza è vista come un costo aggiuntivo, addirittura fastidioso o considerato inutile, significa che siamo irresponsabili e ciò rende responsabili delle tragedie.

Ne va della dignità delle persone, della credibilità delle leggi e della fedeltà alla nostra Costituzione, fondamento della nostra casa comune. La Chiesa è preoccupata delle condizioni dei lavoratori, perché al centro ci sono le persone. Tutte. Nel recente documento Dignitas infinita del Dicastero per la Dottrina della Fede, è scritto: «La povertà si diffonde in molti modi, come nell’ossessione di ridurre i costi del lavoro, senza rendersi conto delle gravi conseguenze che ciò provoca, perché la disoccupazione che si produce ha come effetto diretto di allargare i confini della povertà. Tra questi effetti distruttori dell’Impero del denaro, si deve riconoscere che non esiste peggiore povertà di quella che priva del lavoro e della dignità del lavoro» (n. 37). Le cosiddette “morti bianche” (che però bianche non sono, perché macchiano le nostre coscienze!) sono spesso frutto di deresponsabilizzazione.

Sappiamo che esternalizzare il lavoro attraverso ditte o cooperative facilmente crea situazioni più difficili da controllare, alimenta il precariato e la manodopera finisce sottocosto. La logica dell’esclusivo profitto porta spesso al ribasso e così le prime voci sacrificate sono le garanzie contrattuali e la sicurezza. «Non si può, in nome di un maggior profitto, chiedere troppe ore lavorative, facendo diminuire la concentrazione, oppure pensare di annoverare le forme assicurative o le richieste di sicurezza come spese inutili e perdite di guadagno». La sicurezza sul lavoro – disse Papa Francesco – è parte integrante della cura della persona. «Siamo esseri umani e non macchinari, persone uniche e non pezzi di ricambio». La sicurezza non è un costo, né tantomeno un lusso, ma un dovere cui corrisponde un diritto inalienabile di ogni persona. Facciamolo anche per onorare la loro morte.

Bologna, Piazza Maggiore

11/04/2024

La Rivista ” In Marcia” denuncia il Governo italiano per la mancata adozione dei decreti attuativi previsti dall’art. 3 del D.Lgs. 81/08

 

Nella stazione di Brandizzo in provincia di. Torino  nella notte del 31 agosto 2023  morirono  cinque operai travolti da un treno mentre stavano eseguendo lavori di manutenzione sulla linea 

Fonte CIIP

La rivista In Marcia, unitamente ad un gruppo di cittadini, lavoratori e associazioni denuncia il Governo italiano per la mancata adozione dei decreti attuativi previsti dall’art. 3 del D.Lgs. 81/08, di coordinamento e armonizzazione con le relative norme tecniche nei settori, porti, navigazione, pesca e ferrovie, decreti attesi ormai da 16 anni.
CIIP in più occasioni (ultimo documento del 2021) aveva sollecitato il Governo alla emanazione dei decreti in questione.

Un estratto dell’articolo che potete leggere integralmente su ” In Marcia ” 

“Brandizzo, denunciata l’Italia per violazione
delle direttive europee sulla sicurezza sul lavoro”

Nel nostro Paese senza decreti di armonizzazione al TU 81, tutele ridotte per i lavoratori impiegati di ferrovie, pesca, porti, e navigazione

Roma, 16 aprile 2024 – La nostra rivista, assieme ad un gruppo di cittadini, lavoratori e associazioni ha presentato alla Commissione Europea una denuncia il mancato recepimento recepimento delle direttive riguardanti la salute e la sicurezza sul lavoro e chiesto l’avvio di una procedura di infrazione.

In sintesi, dopo 16 anni dall’approvazione del Decreto Legislativo 81 del 2008, nei settori, porti, navigazione, pesca e ferrovie, ancora non sono pienamente applicabili le norme di tutela di fonte comunitaria in esso contenute ma restano in vigore leggi obsolete, addirittura precedenti all’approvazione della Direttiva europea 391/89 sulla materia.

A causa della mancata adozione dei decreti di coordinamento e armonizzazione nel settore ferroviario, ancora oggi si applicano – incredibilmente – norme dei decreti del 1955 e 1956 e leggi del 1974 e 1979. La previsione iniziale di un termine di 12 mesi per l’adozione di questi decreti, necessari per l’allineamento della normativa nazionale ai principi della legislazione europea, è stata colpevolmente prorogata dal governo italiano dapprima a 24 mesi, poi a 36 poi a 48, poi a 55 mesi; infine, nel 2012 il termine è stato rinviato a tempo indeterminato “fino all’approvazione dei decreti…”.

Ancora In Marcia ! è una rivista radicata nel settore ferroviario, tuttavia è pienamente consapevole e partecipe delle criticità presenti nell’intero mondo del lavoro. Per questo abbiamo sollevato il tema anche riguardo gli altri settori interessati con i quali condividiamo notevoli affinità, tecniche, organizzative e di rischio, nonché indici infortunistici estremamente significativi.

Rischi venuti tragicamente alla ribalta nel caso dell’infortunio multiplo, (anche conosciuto come la strage di Brandizzo), avvenuto nella notte del 31 agosto 2023 in provincia di Torino, durante la manutenzione dei binari, nel quale hanno perso la vita cinque operai. Questa tragedia ha messo in luce un quadro giuridico paradossale in cui le norme di protezione dei lavoratori addetti all’infrastruttura ferroviaria in Italia – sulla base della legge 191/74, una delle norme oggetto della nostra denuncia – sono stabilite dalla stessa impresa datrice di lavoro e committente dei lavori (RFI Spa), mediante proprie “Istruzioni” che hanno valore di legge e non dalle norme generali di tutela di derivazione comunitaria, valide per il resto dei cantieri.

Il ministero dei trasporti, in questi anni, salvo uno schema di decreto varato nel 2012 e rimasto chiuso in un cassetto, si è distinto per l’inerzia amministrativa. Dietro a questo inescusabile ritardo temiamo si celi una sorta di avversione da parte del potente apparato economico industriale che governa il mondo ferroviario e quello marittimo.

Neanche i ripetuti solleciti giunti dai ferrovieri, delle associazioni degli operatori della prevenzione e da ultimo anche delle regioni sono stati sufficienti per sbloccare lo schema del provvedimento. Le ultime notizie ufficiali segnalano che “… La bozza di schema è al vaglio dell’Ufficio Legislativo del MIT“.

Siamo convinti che questa denuncia, se raccolta e sostenuta da tutti i soggetti interessati realmente alla salute e alla sicurezza dei lavoratori, parlamento e parlamentari, partiti, regioni (in primis la Lombardia coordinatrice per la sanità nell’ambito della Conferenza delle Regioni), sindacati nazionali, ASL, Ispettorato Nazionale del lavoro, associazioni di volontariato e professionali, istituzioni scolastiche e di ricerca, organi di informazione, ecc., possa rappresentare uno stimolo per offrire al nostro paese una legislazione al passo coi tempi.

Noi, da semplici cittadini, pensiamo di aver fatto la nostra parte. Quando si tratta di sacrifici e rinunce ci sentiamo spesso dire che “Ce lo chiede l’Europa… “. Oggi siamo noi a chiedere all’Europa. Vediamo cosa risponderà.

Per leggere anche il testo della denuncia clicca QUI 

 

 

Una lettera della Società Nazionale degli Operatori della Prevenzione ai Segretari nazionali Cgil Uil Landini e Bombardieri

La Società Nazionale degli Operatori della Prevenzione scrive ai Segretari nazionali di Cgil e Uil Landini e Bombardieri sul tema salute e sicurezza nel lavoro nel nostro paese.

 

Ai Segretari Generali Landini e Bombardieri

Per scaricare il file pdf della lettera clicca QUI 

 

 

 

INRS . Actualités en santé au travail. 36e congrès de la SHMTAIA. Saint-Malo, 12-13 octobre 2023

Riteniamo utile la socializzazione di questo documento ove si illustrano gli interventi di promozione della salute nel settore dei meccanici del settore manutenzione dell’aeronautica francese . 
Sont résumées ici les interventions portant sur l’activité physique, la santé mentale, la surveillance biologique des expositions, la loi Jardé, les TMS chez des mécaniciens de l’aéronautique.
Date : 2024
Type de document : Article de revue
Référence INRS : TD 310 (Suivi pour vous)

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Qualche riflessione su infortuni e malattie professionali al femminile

Autore Maurizio Mazzetti che ringraziamo

Fonte ilmanifestoinrete.it

 

Come ogni anno, in occasione dell’8 marzo l’INAIL produce uno specifico Dossier su in infortuni e malattie professionali al femminile (https://www.inail.it/cs/internet/docs/alg-dossier-speciali-donne-2024.pdf), pubblicato il 06 marzo 2024, ed al quale si rinvia per i dettagli. Ribaditi ancora una volta i limiti dei dati INAIL a causa della loro raccolta secondo logiche assicurative e non prevenzionali (repetita iuvant, dicevano i latini,), vediamoli.

Come sempre, e per ogni tipo di evento, i dati consolidati si fermano al 2022, raffrontati al quinquennio 2018-2022, con l’ovvia considerazione che i dati 2020 e 2021, e in parte 2022, risentono in maniera massiccia della pandemia. Per il 2023 l’effetto della pandemia è pressoché trascurabile ma i dati da gennaio a dicembre non sono consolidati (vale in particolare per gli infortuni mortali, che hanno tempi di istruttoria più lunghi). In attesa del Rapporto complessivo dell’INAIL sul 2023, che esce di solito a tarda primavera (cioè quando i dati dell’anno precedente sono sufficientemente consolidati), esaminiamo i prima, e separatamente, i numeri secchi.

Infortuni

Nel quinquennio 2018- 2022 le denunce di infortunio crescono del 9,1% (da 644.653 del 2018 a 703.569 del 2022), ma quelle delle donne del 25,4% (da 230.321 a 288.853 casi), sostanzialmente stabili quelle maschili (da 414.332 a 414.716): sono state quindi le donne ad infortunarsi di più (in particolare, nel 2022 sono cresciuti per le donne i contagi professionali dovuti al COVID fino al 41,1%, contro il 35,7% del 2018).

I casi mortali sono passati da 1200 nel 2018 a 1247 nel 2022, ma anche qui crescono quelli delle lavoratrici (da 118 a 133, + 12,7%) mentre calano quegli degli uomini (da 1176 a 1114, – 5,3%); nel 2022 l’incidenza degli infortuni mortali occorsi alle donne sul totale dei decessi è stata del 10,7%, contro il 9,1% del 2018.

Gli infortuni femminili si concentrano per circa i due terzi al Nord (60,1%), seguito dal Centro (20,3%) e dal Mezzogiorno (19,6%). Limitandosi al 2022, i settori economici più coinvolti sono, ovviamente, quelli dove è maggiore la quota di manodopera femminile, settori peraltro caratterizzati da una rischiosità minore di quelli industriali e manifatturieri: Sanità e assistenza sociale poco più di 105mila casi, il Trasporto e magazzinaggio (più di 19mila), il Commercio (circa 17mila); oltre 49mila sono stati gli infortuni denunciati nel Conto Stato (+41,7% rispetto al 2021), cioè pubbliche amministrazioni e scuola-Università: qui le donne infortunate sono oltre la metà degli infortuni. Come da distribuzione dell’occupazione, la quota di infortuni femminili nei settori industriali è modesta, fino a diventare trascurabili nelle Costruzioni (1,6%); solo quasi 4.700 nell’Agricoltura.

Con apparente inversione di tendenza, i dati provvisori nel 2023 sono i seguenti:

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Il silenzio sulla strage continua . Podcast di Diario Prevenzione – 14 marzo 2024 – Puntata n° 117

a cura di Gino Rubini

in questa puntata parliamo di :

– …. e poi rompere il silenzio di tv e giornali, manifestare , protestare, andare in piazza , perchè 1200 morti sul lavoro all’anno sono uno scandalo ….
– 13 marzo 1987 – Ravenna : in tredici muoiono come topi nella stiva di una nave.
– “Codice della strage”, la sicurezza secondo Salvini. Annullato anche l’obbligo di sorpasso ad almeno una distanza di 1,5 metri dai ciclisti
– Prevenire la violenza di genere un documento del Gruppo di lavoro “Parità di Genere in Sanità Pubblica”, Consulta degli Specializzandi della Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica
– La nuova direttiva europea su IA

Buon ascolto

 

Salute e sicurezza, le proposte della Cgil in Emilia-Romagna

 

Prevenzione, formazione, contrattazione al centro della discussione dell’Assemblea Regionale dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza

 

Fonte  Collettiva.it 

28 febbraio 2024 • 16:29

Oggi, mercoledì 28 febbraio, presso la Casa di Quartiere Katia Bertasi a Bologna, si è riunita l’Assemblea regionale dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza della Cgil Emilia-Romagna. L’Assemblea – partecipata da quasi 200 Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza provenienti da tutti i settori e i territori della Regione – è stata introdotta da Paride Amanti, della segreteria della Cgil del territorio. “I dati Inail – ha denunciato Amanti –indicano che nel 2023 in Emilia-Romagna sono stati denunciati 91 infortuni mortali sul lavoro, 76.687 infortuni complessivi, 6.516 malattie professionali. Nella nostra Regione ogni giorno vengono denunciati oltre 210 infortuni sul lavoro, un dato estremamente preoccupante. In questi anni con la Regione si è fatto certamente un lavoro importante, a partire dalla condivisione del Patto per la tutela della salute e della sicurezza sul lavoro nell’ambito del Patto per il Lavoro e per il Clima. Ora però va data piena attuazione a quegli impegni. Di fronte a dati come quelli che vediamo anche nel nostro territorio, tutti – Regione, Enti Locali, Associazioni datoriali e imprese – devono fare la propria parte fino in fondo”.

Osservatorio permanente su infortuni in ER

Nel corso dell’Assemblea sono intervenuti l’Avvocato Gian Andrea Ronchi, il Patronato Inca Cgil Emilia-Romagna, l’Associazione Familiari e Vittime Amianto (AfeVA) regionale e numerosi Rls e Rlst di tutti i settori e i territori. È stato inoltre presentato il Rapporto 2023 dell’Osservatorio permanente sugli infortuni e sulle malattie professionali in Emilia-Romagna realizzato dalla Cgil a livello regionale.

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Landini al governo: “Sulla sicurezza basta chiacchiere”

 

Fonte Collettiva.it che ringraziamo 

Il segretario generale della Cgil è appena arrivato a Firenze davanti al cantiere di Via Mariti dove venerdì 16 febbraio hanno perso la vita 5 operai

Il governo “è da luglio che non ci sta incontrando. “Adesso ci vogliono 41 morti, quanti ce ne sono stati finora a febbraio 2024, per decidere che bisogna intervenire? Siamo convocati lunedì mattina, bene, si apra una trattativa, non sia il solito film che ci tengono mezz’ora a Palazzo Chigi per poi fare quello che vogliono. Abbiamo presentato una piattaforma, fare una trattativa vuol dire che si viene via da lì non dopo un’ora, ma quando si è fatto un accordo che risolve i problemi”. Se c’è bisogno, avverte ancora, “si sta lì anche due, tre giorni come abbiamo fatto altre volte. Basta chiacchiere e anche deleghe in bianco. Di deleghe in bianco non ne diamo a nessuno, è il momento di avere risposte precise alle piattaforme che abbiamo presentato”, ha sottolineato Landini.

“Le imprese – ha detto il segretario generale della Cgil – non possono stare zitte e far finta che questo non riguardi anche loro perché fare impresa in questo modo è metterla in quel posto a chi vuole fare seriamente l’impresa, rispettando le leggi, le regole e investendo sul lavoro. Per quello che ci riguarda è il momento non del cordoglio ma di fare, di agire e intervenire dove non si è fatto, cambiando quelle leggi balorde che sono state fatte”.

“Il subappalto a cascata – spiega Landini – va cancellato, bisogna introdurre la patente a punti, bisogna estendere il diritto alla formazione e alla prevenzione, bisogna aumentare le assunzioni agli ispettori e anche dei servizi di medicina del lavoro e bisogna da questo punto di vista cancellare tutti quei sistemi che hanno portato addirittura a lavorare qui persone senza neanche il permesso di soggiorno. La maggioranza di quelli che sono morti sono migranti, in alcuni casi clandestini”.

“Bisogna cancellare anche la Bossi-Fini, perché non possono essere solo sfruttati i migranti. Bisogna cancellare anche quelle leggi balorde che li mettono in condizione di dover lavorare sotto ricatto a queste condizioni. Questo è un altro tema, altro che chiudere le frontiere: bisogna aprire gli occhi e colpire quelli che sfruttano le persone”.

Una nuova indagine mostra che la salute mentale dei lavoratori europei è sempre più a rischio

 

Fonte ETUI

Telus Health, un fornitore di servizi tecnologici sanitari con sede in Canada, ha condotto un sondaggio mondiale  sulle tendenze nella salute mentale degli adulti occupati. Il rapporto Europa  evidenzia un declino della salute mentale dei lavoratori europei, con il 38% dei lavoratori ad alto rischio di problemi di salute mentale. 

Il rapporto europeo si concentra su sei Stati membri: Francia, Germania, Spagna, Paesi Bassi, Polonia e Italia. Per ciascun paese, l’indagine calcola un indice di salute mentale (MHI) basato su diversi indicatori. Tra ottobre e aprile 2023, la salute mentale dei lavoratori è diminuita in Paesi Bassi, Germania, Italia e Spagna. I Paesi Bassi hanno registrato il calo più marcato e rimangono il punteggio più favorevole sulla salute mentale (69,0) rispetto ad altri paesi nel rapporto. Pur in leggero miglioramento, la Polonia continua ad avere il punteggio più basso (55,5), seguita da Spagna (57,1) e Italia (58,4). 

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“Le Prospettive del Medico del Lavoro: 
 Salute e Lavoro oltre il Giudizio di Idoneità.” Aula Magna Clinica del Lavoro – Via Francesco Sforza 35, Milano lunedì 29 gennaio 2024 ore 9:00-17:00

LocandinaProspettiveMedicoLavoro2024

CIIP con Policlinico di Milano è lieta di annunciare il seminario:

“Le Prospettive del Medico del Lavoro:
Salute e Lavoro oltre il Giudizio di Idoneità.”
Aula Magna Clinica del Lavoro – Via Francesco Sforza 35, Milano
lunedì 29 gennaio 2024 ore 9:00-17:00

Seminario gratuito in modalità in presenza ed online.

Per scaricare la locandina clicca QUI

Fonte Consulta Interassociativa Italiana per la Prevenzione (CIIP)

 

Appunti su crisi e prospettive della Prevenzione di Mauro Valiani

Un articolo del Dott. Mauro Valiani  che ringraziamo per questo importante contributo 

Si potrebbe pensare che quello della prevenzione sia un argomento troppo specifico, a petto della dura condizione che caratterizza il welfare dei paesi occidentali, che ci siano fenomeni e temi più pesanti da trattare. In verità questo orientamento non è adeguato. Siamo nel 45esimo anno della legge 883/78 istitutiva del servizio sanitario nazionale. Una svolta storica che metteva in prima linea proprio il tema della prevenzione, individuale e soprattutto collettiva. In verità, anche oggi, senza rinnovate strategie per la ‘produzione di salute’ e protezione dell’ambiente sarà ben difficile qualsiasi rilancio della sanità pubblica e, più in generale, del nostro paese. Le valutazioni che seguono riflettono la specifica situazione toscana, ma molti elementi possono essere considerati anche in chiave nazionale.

appunti su crisi prevenzione

Per scaricare il file pdf dell’articolo clicca QUI 

GIUSTIZIA per Mattia Battistetti, sit-in presso il Tribunale di Treviso, processo per Mattia 11.12.2023

Riceviamo e condividiamo questo Appello  di richiesta di GIUSTIZIA per Mattia Battistetti morto schiacciato dal carico sganciatosi da una gru.

Fin dall’inizio abbiamo visto nella tragica vicenda di Mattia Battistetti l’obbligo morale di dare il nostro modesto contributo alle iniziative per ricordare Mattia e per raggiungere il massimo grado di “riparazione “ che la giustizia degli uomini consente.

In verità la perdita non sarà mai veramente “riparata” ; anche per questo dobbiamo quindi trasformare la denuncia, la rabbia e il dolore in speranze collettive per un futuro migliore nel quale non sia più possibile morire sul lavoro né in guerra né per fame né per femminicidio o altre violenze nei luoghi di lavoro e di vita, in tutto il nostro pianeta , ormai, sul ciglio di un baratro;

da subito abbiamo indicato, con tanti altri, la necessità di dare alla mobilitazione per Mattia “respiro nazionale”

  • SIA PER LA GRAVITA’ DELL’EVENTO IN QUANTO TALE ; purtroppo gli eventi mortali si ripetono nella forma di strage come accaduto a Brandizzo e a Casalbordino , stragi accompagnate da uno stillicidio individuale spesso pluriquotidiano; tra questi eventi , per similitudine e vicinanza territoriale non possiamo non ricordare la morte recente della giovane Alisa a Pieve di Soligo
  • SIA PER SOSTENERE LA CORAGGIOSA E ALTRUISTA REAZIONE DEI FAMILIARI DI MATTIA che hanno dimostrato come il lutto possa trasformarsi anche in speranza , speranza rispetto alla quale, ottenere giustizia, è uno dei prerequisiti importanti

Nessuna critica , ovviamente, a chi , in tante altre circostanze, ha voluto gestire il proprio lutto in solitudine ; la reazione al lutto è una scelta intima e personale dettata da tanti fattori e da diverse modalità di autodifesa sociale e psicologica; purtroppo qualcuno sta anche facendo del lutto occasione di “mercato” o di libera professione (grazie alla colpevole assenza di sostegno alle vittime da parte delle istituzioni, anche in questo campo oltre che, prima degli eventi evitabili , nel campo della prevenzione) ; tuttavia va detto che se negli ultimi decenni , eventualmente non in tutti gli omicidi sul lavoro , ma nella maggioranza o in un numero consistente di eventi, i familiari avessero reagito con il coraggio e il senso civico dei familiari di Mattia oggi non saremmo nella tragica condizione di assistere impotenti al ripetersi quotidiano della “guerra del lavoro” una cosiddetta” guerra non dichiarata” e, proprio per questo subdola e tanto più micidiale.

Non è un caso, nell’ottica della nascita di un nuovo e possibile movimento per il diritto alla vita e alla salute , che la reazione dei familiari abbia mosso le coscienze ed abbia catalizzato energie positive di singoli, di comitati operai di base e di operatori della prevenzione , energie prima sopite e oggi rimesse in movimento e dunque cresciute , che fanno sperare in un futuro migliore:

  • GIUSTIZIA PER MATTIA : “GIUSTIZIA GIUSTA” E RIGOROSA
  • UGUALE SPERANZA DI VITA E DI SALUTE PER TUTTI/E LAVORATORI E LAVORATRICI e per tutti gli esseri viventi del pianeta
  • ORGANIZZARE LA AUTODIFESA DEI LAVORATORI CON IL RILANCIO DELLA PRASSI DEI GRUPPI OPERAI OMOGENEI
  • ESIGERE SICUREZZA SENZA DELEGARLA AI PADRONI MA COSTRUENDOLA CON UN RAPPORTO SINERGICO TRA LAVORATORI E ORGANI PUBBLICI DI VIGILANZA
  • AZIONE ED IMPEGNO COLLETTIVI PER : ARRIVARE IL GIORNO PRIMA E NON IL GIORNO DOPO GLI EVENTI NEGATIVI
  • COSTUIAMO OVUNQUE POSSIBILE (ANCHE DA REMOTO) SPORTELLI SALUTE/LAVORO PER LA PREVENZIONE

retenazionalelavorosicuro@gmail.com

9/12/2023

ETUI. Il Barometro SSL misura il polso della salute e della sicurezza in Europa

 

Fonte ETUI  che ringraziamo ( la traduzione dell’articolo è nostra ) 

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Il Barometro SSL  è una piattaforma di visualizzazione dei dati gestita congiuntamente dall’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) e dalla direzione generale per l’Occupazione, gli affari sociali e l’inclusione (DG-EMPL) della Commissione europea. Consente una facile esplorazione dello stato della sicurezza e della salute sul lavoro (SSL) in Europa attraverso una serie di indicatori che coprono un’ampia gamma di aspetti, inclusi ma non limitati a condizioni di lavoro, malattie professionali, infortuni sul lavoro e legislazione in materia di SSL. 

L’hub pubblico raccoglie dati provenienti da varie indagini condotte da agenzie europee come l’indagine europea delle imprese sui rischi nuovi ed emergenti (ESENER) dell’EU-OSHA, l’indagine europea sulle condizioni di lavoro (EWCS) di Eurofound e l’indagine sulla forza lavoro di Eurostat (LFS). Comprende anche dati UE provenienti da organismi internazionali come l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e l’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO), nonché indagini provenienti da fonti nazionali.  

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Le Relazioni e le presentazioni . Settimana europea per la salute e la sicurezza sul lavoro in Lombardia: insieme per un lavoro sicuro

Fonte: Regione Lombardia 

In occasione della Settimana europea per la salute e la sicurezza sul lavoro (43ma settimana dell’anno) Regione Lombardia, in collaborazione con le ATS lombarde, promuove su tutto il territorio regionale una rassegna di eventi unica nel suo genere, per accendere i riflettori sull’importanza della sicurezza e della salute sui luoghi di lavoro, e per sensibilizzare i cittadini e la comunità sul valore della cultura della prevenzione.

Le iniziative sono rivolte agli operatori di settore, ai cittadini-lavoratori e al mondo della scuola. In Lombardia l’edizione 2023 (23-29 ottobre) della Settimana europea è stata un’importante occasione per rinnovare l’impegno comune di Regione, Istituzioni e Parti Sociali al contrasto delle morti sul lavoro consapevoli che solo attraverso la collaborazione di tutti sia possibile realizzare ambienti di lavoro sani e sicuri.

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Nuovi rischi lavorativi: stress lavoro correlato e rischi psicosociali

Fonte  Il Manifesto in rete 

di Maurizio Mazzetti che ringraziamo 

Chi in qualche modo si è occupato di sicurezza sul lavoro, o ha ricevuto la relativa formazione, si sarà imbattuto, specialmente se diciamo non più giovanissimo, in una elencazione dei possibili rischi lavorativi (diretti, o presenti nell’ambiente di lavoro anche se non toccanti tutti i lavoratori, cosiddetti rischi ambientali) quale quella seguente:

  • rischi fisici (es. da contatto con la corrente elettrica, rumori, temperature troppo alte o molto basse)
  • chimici (es. contatto con acidi, vapori, gas tossici)
  • biologici (virus, batteri, altri agenti morbigeni)
  • infortunistici (es. inciampare/scivolare sul pavimento, martellarsi un dito, tagliarsi con la motosega, essere investiti da un muletto)
  • da organizzazione del lavoro (ad esempio, turni, orari, modalità di svolgimento della prestazione, tempi di esecuzione e pause, rapporti con il pubblico)

Superata o meno che sia la suddetta elencazione, l’evoluzione tecnologica degli strumenti produttivi, e, parallelamente, quella organizzativa della produzione, hanno condotto ad una domanda di accrescimento qualitativo della prestazione lavorativa, cui sempre più richiede partecipazione, iniziativa, problem solving, esattezza, autodiagnosi e correzione degli errori, relazione con colleghe/i e/o clienti/utenti. Si può ben dire che aziende ed organizzazioni sempre più richiedono a chi lavora una prestazione non tanto fisica, ma sempre più psichica: se un tempo lavoratrici e lavoratori vendevano forza fisica in cambio della retribuzione, oggi sempre più vendono la loro intelligenza e le proprie capacità mentali, e le proprie capacità e competenze. Come conseguenza, l’attenzione al rischio da organizzazione del lavoro è cresciuta; peraltro, sia il D. Lgs. 626/1994, sia il vigente Testo Unico TU 81/2008, (articoli 17, 28 e 29) pongono esplicitamente in capo al datore di lavoro quello di valutare “tutti i rischi”.

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In questa puntata: La salute richiede la pace. Come evitare un mondo climatico distopico…..

Connessioni 5

18 novembre 2023

fatti, eventi, report di ricerca e dati per capire meglio cosa succede nel campo della prevenzione e della salute negli ambienti di vita e di lavoro.

In questa puntata della Rubrica vi offriamo documentazione su:

– Il diritto universale alla salute richiede la pace e rifiuta la guerra
– Per evitare un futuro climatico distopico, dobbiamo prima immaginare il mondo che vogliamo
– La violence environnementale de l’économie fossile
– Regione Emilia-Romagna. Proteggersi dai rischi, nel linguaggio dei segni.
– Convegno nazionale agricoltura 2023: Taranto, 26 ottobre 2023.

Il diritto universale alla salute richiede la pace e rifiuta la guerra
E’questo il titolo del documento promosso dalla AIE Associazione Italiana di Epidemiologia alla elaborazione del quale hanno partecipato venti società scientifiche  che fanno riferimento al campo della salute e della sanità. E’ un primo passo importante. Nel documento si afferma: ” In qualità di società scientifiche di area sanitaria, dati i nostri obblighi professionali incentrati sulla tutela e la promozione della salute, sentiamo urgente la necessità di esprimerci pubblicamente e congiuntamente a favore della pace e contro la guerra in tutte le aree del pianeta.

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