Le basi psicopatogene della criminalizzazione delle persone migranti e della detenzione amministrativa

 

Il numero di Medicina Democratica in uscita è dedicato al tema della salute mentale, anticipiamo per l’attualità questi temi con un articolo sugli effetti della detenzione nei Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) dei migranti, articolo che verrà pubblicato sul numero successivo e redatto dalla rete Mai più Lager – No CPR.

Da hospes a captivus: le basi psicopatogene della criminalizzazione delle persone migranti e della detenzione amministrativa di NoCPRSalute (Mai più Lager – No ai CPR)*

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Grecia: il nuovo programma di polizia biometrica mina i diritti

 

Fonte Human Rights Watch che ringraziamo

Rischio di profilazione razziale illegale e altri abusi

(Atene) – La Grecia sta pianificando un nuovo programma di polizia per scansionare i volti e le impronte digitali delle persone che non è coerente con gli standard internazionali sui diritti umani sulla privacy e che potrebbe amplificare la discriminazione in corso, hanno affermato oggi Human Rights Watch e Homo Digitalis. Nell’ambito del programma finanziato dall’UE, la polizia utilizzerà dispositivi portatili per raccogliere informazioni biometriche dalle persone su vasta scala e confrontarle con i database della polizia, dell’immigrazione e del settore privato principalmente a fini di immigrazione.

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La solidarietà internazionale è la chiave per contrastare i regimi autoritari

I delegati di UNISON ascoltano resoconti inquietanti della crisi COVID-19 usati come copertura per sopprimere l’opposizione pacifica peaceful

La segretaria generale di UNISON Christina McAnea è stata affiancata da un gruppo di sindacalisti tutta al femminile al raduno internazionale della conferenza dei delegati speciali che, per la prima volta, si è svolto online.

I delegati hanno ascoltato resoconti strazianti delle minacce affrontate da coloro che sfidano la legittimità dei regimi autoritari e i leader hanno usato la crisi COVID-19 come copertura per rafforzare la presa sul potere.

La sig.ra McAnea ha aperto la manifestazione fornendo una panoramica che fa riflettere sull’oppressione e la violenza inflitte ai sindacalisti e alle comunità vulnerabili di tutto il mondo sulla scia della pandemia – dal bombardamento israeliano di Gaza e dall’incapacità del governo di fornire vaccini al popolo palestinese, al “presidente brasiliano di estrema destra razzista, misogino, omofobo e negazionista del coronavirus” che ha assistito alla morte di centinaia di migliaia di persone a causa del virus. Continua a leggere “La solidarietà internazionale è la chiave per contrastare i regimi autoritari”

Diseguaglianze globali al tempo della pandemia

Fonte : Saluteinternazionale.info  che ringraziamo 

Autore :  Benedetto Saraceno

La striscia di Gaza e i territori palestinesi sono stati abbandonati nella lotta contro Covid-19.  Mancano farmaci, mascherine, strumentazioni sanitarie essenziali e vaccini.

A metà aprile le persone che avevano ricevuto la vaccinazione Covid completa nei territori palestinesi occupati e a Gaza rappresentavano lo 0,3% della popolazione. Non c’è da sorprendersi: è la continuazione di una vergognosa violazione dei diritti umani che viene da lontano. Ogni anno l’Organizzazione Mondiale della Salute presenta all’Assemblea degli Stati membri un rapporto sullo stato di salute dei palestinesi nei territori occupati e nella striscia di Gaza. Il piccolo territorio di Gaza, una vera e propria prigione a cielo aperto, è particolarmente esposto al blocco di Israele che quotidianamente permette o arresta il flusso di generi di prima necessità e il movimento delle persone che richiedono assistenza sanitaria. Gaza è da anni sottoposta a tale blocco e il sistema sanitario del territorio soffre di ogni sorta di carenza, dai farmaci alle strumentazioni essenziali. Inoltre, gli abitanti di Gaza hanno enormi difficoltà a uscire dal territorio e accedere a soluzioni di cura alternative.

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Il difensore dei diritti digitali Diego Naranjo avverte: “La normalizzazione della sorveglianza di massa” potrebbe rappresentare una minaccia alla mobilitazione sociale.

[ N.B. L’articolo è stato tradotto con l’assistenza di google translator, pertanto qua e là vi possono essere imperfezioni che possono esserci sfuggite ]

Intervista di Marta Checa apparsa sul sito Equaltimes.org  il 31 agosto 2020

Fonte:  Equaltimes.org, che ringraziamo.  Puoi leggere  l’articolo originale in lingua inglese

Molto prima dell’arrivo del 2020, l’anno zero del Covid-19, gli sforzi per salvaguardare i diritti digitali e il dibattito pubblico sui diritti fondamentali (spesso ignorati dalle nuove tecnologie) erano ben lungi dall’essere priorità pubbliche.

Dopo otto mesi di pandemia sanitaria senza precedenti nella storia recente, il dibattito sull’uso delle tecnologie di sorveglianza (al fine di prevenire e ridurre la diffusione del coronavirus) e sui nostri diritti digitali in generale (il diritto alla privacy e la protezione dei dati personali , tra le altre questioni) continua ad essere meno diffuso e completo di quanto si possa sperare. Mentre l’accettazione di uno stato del “ Grande Fratello ” è diffusa in molti paesi dell’Asia orientale , sia democratici che non, la resistenza in Europa è stata recentemente scossa, spesso a causa della paura per la sicurezza personale (prima terrorismo , ora salute), o piuttosto per ignoranza ed esaurimento. della consapevolezza effettiva.

In un’intervista con Equal Times , Diego Naranjo, responsabile delle politiche presso European Digital Rights (EDRi), un’organizzazione non governativa che comprende 44 associazioni per i diritti umani e digitali in Europa (oltre ad alcune con sede negli Stati Uniti e altre a livello globale attivo), ha descritto alcune delle misure che ci tutelano e che possiamo adottare per proteggere i nostri diritti fondamentali dalla violazione nella sfera digitale, sulla base del Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) implementato due anni fa.

Allo stato attuale, l’organizzazione (che difende i diritti e le libertà nella sfera digitale, dalla protezione dei dati all’accesso alle informazioni e alla libertà di espressione) sta mettendo in dubbio la necessità di molte delle misure proposte o improvvisate da vari governi ( dall’uso dei droni alla garantire il rispetto delle quarantene per i passaporti dell’immunità ), nonché la loro proporzionalità. Le loro preoccupazioni includono anche il modo in cui i dati raccolti sono protetti, per quanto tempo vengono archiviati, come vengono ottenuti ed elaborati, se verranno utilizzati per altri scopi e da chi. Continua a leggere “Il difensore dei diritti digitali Diego Naranjo avverte: “La normalizzazione della sorveglianza di massa” potrebbe rappresentare una minaccia alla mobilitazione sociale.”

Vietato “inventare” ragioni sanitarie per discriminare per etnia: la Corte d’Appello di Genova condanna i comuni liguri

Fonte ASGI  che ringraziamo 

Dopo il Tribunale di Genova anche la Corte d’Appello condanna per discriminazione i Comuni di Alassio (SV) e quello di Carcare (SV) per aver adottato delibere che, prospettando inesistenti ragioni sanitarie, vietavano l’accesso nel Comune agli stranieri senza fissa dimora.

La vicenda nasce nel 2015 quando, il Comune di Alassio aveva adottato una ordinanza sindacale con la quale vietava a  “persone prive di fissa dimora, provenienti da paesi dell’area africana, asiatica e sud americana, se non in possesso di regolare certificato sanitario attestante la negatività da malattie infettive trasmissibili, di insediarsi anche occasionalmente nel territorio comunale”.

Poco dopo il vicino Comune di Carcare faceva lo stesso.

Le ordinanze erano motivate da presunti rischi di diffusione di malattie delle quali sarebbero portatori proprio gli stranieri provenienti dalle aree geografiche indicate (venivano citate espressamente Ebola, HIV, scabbia, tubercolosi).

Le Associazioni ARCI, Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI), Avvocato di Strada ONLUS,  Federazione Regionale Solidarietà e Lavoro ONLUS hanno proposto ricorso al Tribunale di Genova che già con un provvedimento del 2017 aveva ritenuto discriminatorie le due ordinanze.

I due Comuni avevano comunque voluto insistere nella loro posizione impugnando la decisione davanti alla Corte d’Appello di Genova.

Ora, con sentenza 26.8.2020,  la Corte ha confermato la decisione di primo grado ribadendo il carattere ingiustificato e discriminatorio delle ordinanze comunali e condannando i Comuni al pagamento delle spese.

Secondo la Corte,  le ordinanze  non solo sono del tutto illogiche (“ un certificato che attesti che un soggetto non abbia nessuna malattia infettiva è impossibile in quanto comporterebbe decine e decine di analisi..”) ma l’assenza di un serio esame dei presupposti di fatto ne evidenzia proprio  la finalità  discriminatoria. Scrive la Corte : “Il fatto che secondo notizie giornalistiche vi fossero nel territorio comunale molte persone provenienti da Africa, Asia e Sud America non è una buona ragione per inventarsi una urgenza sanitaria inesistente per allontanarle ed anzi è la dimostrazione che quella inesistente emergenza sanitaria era un escamotage per allontanare persone sgradite per altri motivi”.

Ancora una volta, dunque, resta confermato quanto sia assurdo e contrario alla legge l’uso delle istituzioni per perseguire finalità meramente ideologiche  che vogliono dipingere gli stranieri  sempre e comunque come portatori di pericoli per la collettività, al fine di aumentare un clima di avversione  nei loro confronti. E ancora una volta resta confermato che simili comportamenti nuocciono all’intera cittadinanza, non solo per i costi che ne derivano (le spese del contenzioso graveranno infatti sul bilancio comunale e dunque su tutti i cittadini) ma soprattutto perché gettano semi di divisione e di conflitto in una comunità locale che l’amministrazione dovrebbe invece guidare secondo i valori della solidarietà e della coesione sociale.

ARCI – ASGI – AVVOCATO DI STRADA ONLUS – FEDERAZIONE REGIONALE SOLIDARIETA’ E LAVORO

La sentenza