Qualche riflessione su infortuni e malattie professionali al femminile

Autore Maurizio Mazzetti che ringraziamo

Fonte ilmanifestoinrete.it

 

Come ogni anno, in occasione dell’8 marzo l’INAIL produce uno specifico Dossier su in infortuni e malattie professionali al femminile (https://www.inail.it/cs/internet/docs/alg-dossier-speciali-donne-2024.pdf), pubblicato il 06 marzo 2024, ed al quale si rinvia per i dettagli. Ribaditi ancora una volta i limiti dei dati INAIL a causa della loro raccolta secondo logiche assicurative e non prevenzionali (repetita iuvant, dicevano i latini,), vediamoli.

Come sempre, e per ogni tipo di evento, i dati consolidati si fermano al 2022, raffrontati al quinquennio 2018-2022, con l’ovvia considerazione che i dati 2020 e 2021, e in parte 2022, risentono in maniera massiccia della pandemia. Per il 2023 l’effetto della pandemia è pressoché trascurabile ma i dati da gennaio a dicembre non sono consolidati (vale in particolare per gli infortuni mortali, che hanno tempi di istruttoria più lunghi). In attesa del Rapporto complessivo dell’INAIL sul 2023, che esce di solito a tarda primavera (cioè quando i dati dell’anno precedente sono sufficientemente consolidati), esaminiamo i prima, e separatamente, i numeri secchi.

Infortuni

Nel quinquennio 2018- 2022 le denunce di infortunio crescono del 9,1% (da 644.653 del 2018 a 703.569 del 2022), ma quelle delle donne del 25,4% (da 230.321 a 288.853 casi), sostanzialmente stabili quelle maschili (da 414.332 a 414.716): sono state quindi le donne ad infortunarsi di più (in particolare, nel 2022 sono cresciuti per le donne i contagi professionali dovuti al COVID fino al 41,1%, contro il 35,7% del 2018).

I casi mortali sono passati da 1200 nel 2018 a 1247 nel 2022, ma anche qui crescono quelli delle lavoratrici (da 118 a 133, + 12,7%) mentre calano quegli degli uomini (da 1176 a 1114, – 5,3%); nel 2022 l’incidenza degli infortuni mortali occorsi alle donne sul totale dei decessi è stata del 10,7%, contro il 9,1% del 2018.

Gli infortuni femminili si concentrano per circa i due terzi al Nord (60,1%), seguito dal Centro (20,3%) e dal Mezzogiorno (19,6%). Limitandosi al 2022, i settori economici più coinvolti sono, ovviamente, quelli dove è maggiore la quota di manodopera femminile, settori peraltro caratterizzati da una rischiosità minore di quelli industriali e manifatturieri: Sanità e assistenza sociale poco più di 105mila casi, il Trasporto e magazzinaggio (più di 19mila), il Commercio (circa 17mila); oltre 49mila sono stati gli infortuni denunciati nel Conto Stato (+41,7% rispetto al 2021), cioè pubbliche amministrazioni e scuola-Università: qui le donne infortunate sono oltre la metà degli infortuni. Come da distribuzione dell’occupazione, la quota di infortuni femminili nei settori industriali è modesta, fino a diventare trascurabili nelle Costruzioni (1,6%); solo quasi 4.700 nell’Agricoltura.

Con apparente inversione di tendenza, i dati provvisori nel 2023 sono i seguenti:

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