DECRETO LEGISLATIVO 12 luglio 2024, n. 103 Semplificazione dei controlli sulle attivita’ economiche, in attuazione della delega al Governo di cui all’articolo 27, comma 1, della legge 5 agosto 2022, n. 118. (24G00121) (GU Serie Generale n.167 del 18-07-2024)

Riteniamo opportuno segnalare il testo di questo decreto estivo per le implicazioni severe che potrà avere sulle attività di controllo delle attività economiche da parte della Pubblica Amministrazione. Tra le attività di controllo vi sono quelle assegnate alle ASL e all’Ispettorato del lavoro per quanto attiene la regolarità delle imprese nella valutazione e gestione dei rischi. La “semplificazione” che viene imposta, sulla base di una prima lettura del testo di questo decreto, nei fatti renderà difficile il lavoro degli ispettori con aspetti a dir poco grotteschi come la segnalazione preventiva obbligatoria della visita dieci giorni prima della sua effettuazione … Vi  sarà poi  l’attivazione  di un “nuovo mercato” delle certificazioni concernenti il livello di rischio o Report in cui l’azienda vorrà essere classificata per evitare le ispezioni. Rinviamo ad una lettura approfondita e alla valutazione che ne faranno gli operatori – ispettori della Prevenzione che operano sul campo.

Il testo del Decreto Legislativo 12 luglio 2024, n.103 

Salute e sicurezza, le proposte della Cgil in Emilia-Romagna

 

Prevenzione, formazione, contrattazione al centro della discussione dell’Assemblea Regionale dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza

 

Fonte  Collettiva.it 

28 febbraio 2024 • 16:29

Oggi, mercoledì 28 febbraio, presso la Casa di Quartiere Katia Bertasi a Bologna, si è riunita l’Assemblea regionale dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza della Cgil Emilia-Romagna. L’Assemblea – partecipata da quasi 200 Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza provenienti da tutti i settori e i territori della Regione – è stata introdotta da Paride Amanti, della segreteria della Cgil del territorio. “I dati Inail – ha denunciato Amanti –indicano che nel 2023 in Emilia-Romagna sono stati denunciati 91 infortuni mortali sul lavoro, 76.687 infortuni complessivi, 6.516 malattie professionali. Nella nostra Regione ogni giorno vengono denunciati oltre 210 infortuni sul lavoro, un dato estremamente preoccupante. In questi anni con la Regione si è fatto certamente un lavoro importante, a partire dalla condivisione del Patto per la tutela della salute e della sicurezza sul lavoro nell’ambito del Patto per il Lavoro e per il Clima. Ora però va data piena attuazione a quegli impegni. Di fronte a dati come quelli che vediamo anche nel nostro territorio, tutti – Regione, Enti Locali, Associazioni datoriali e imprese – devono fare la propria parte fino in fondo”.

Osservatorio permanente su infortuni in ER

Nel corso dell’Assemblea sono intervenuti l’Avvocato Gian Andrea Ronchi, il Patronato Inca Cgil Emilia-Romagna, l’Associazione Familiari e Vittime Amianto (AfeVA) regionale e numerosi Rls e Rlst di tutti i settori e i territori. È stato inoltre presentato il Rapporto 2023 dell’Osservatorio permanente sugli infortuni e sulle malattie professionali in Emilia-Romagna realizzato dalla Cgil a livello regionale.

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Infortuni e malattie professionali dei lavoratori stranieri in Italia

 

di Maurizio Mazzetti / 4 Febbraio 2024 /
Fonte : ilmanifestoinrete.it che ringraziamo 

 

In precedenti articoli si era già spiegato che il limite principale dei dati statistici INAIL che vanno a costituire, in larghissima prevalenza, il SINP – Sistema Informativo Nazionale Prevenzione – è che essi sono raccolti secondo logiche assicurative e non prevenzionali, e che sono elaborati partendo dai dati gestionali “grezzi”.

Pur con questi limiti, fino diciamo ad una quindicina di anni fa l’INAIL, non si limitava, come (purtroppo) oggi, a rendere disponibili pressoché esclusivamente dati elementari e statistici con ben pochi commenti e interpretazioni, ma conduceva analisi più approfondite attraverso soprattutto i Rapporti annuali nazionali e regionali, presentati pubblicamente ed occasioni di dibattito e confronto. Tra questi approfondimenti figuravano la situazione dei lavoratori stranieri, infortuni e malattie professionali al femminile, e qualche analisi specifica sui lavoratori allora detti da 1997 interinali, oggi somministrati. Per scelte politiche e gestionali che non possono essere trattati qui, ma che non riesco a disgiungere dal fatto che da una ventina d’anni i vertici INAIL sono stabilmente occupati da personalità legate al Centro destra, con prevalenza della Lega, se si è mantenuta un’attenzione alle differenze di genere (un Rapporto specifico viene prodotto per l’8 marzo di ogni anno) l’attenzione ai lavoratori stranieri è diminuita, presentando i pressoché nudi dati; oppure, un’analisi è contenuta (cfr. più avanti) in pubblicazioni e studi non INAIL. Ed anche alcuni specifici programmi di formazione alla sicurezza per gli stranieri, con attenzione alla transculturalità e alle relative problematiche di comunicazione, avviati verso la fine del primo decennio del secolo, sono stati abbandonati. Parimenti, non sono più disponibili i dati sui lavoratori somministrati, che pure costituiscono una minima parte dei lavoratori cosiddetti atipici (a tempo determinato, a chiamata, part time, coi voucher, stage professionalizzanti, e via precarizzando). Per amore di verità, una qualche inversione di tendenza si può osservare nella partecipazione a convegni ed eventi specializzati: ma si resta nell’ambito degli specialismi tecnici, con scarsa o nulla comunicazione/risonanza esterna.

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Perché gli infortuni sul lavoro non calano come dovrebbero?

 

 

Fonte:   ilmanifesto in rete

Autore: Maurizio Mazzetti che ringraziamo 

Senza qui riprendere una più dettagliata analisi sulla numerosità degli infortuni, anche nel problematico ma indispensabile confronto con numero di occupati/ore lavorate (per il quale si rinvia a precedenti articoli), è evidente che nonostante tutti gli strumenti messi in campo, o comunque disponibili, la situazione complessiva non è soddisfacente e ormai da tempo sostanzialmente stabile; ed per di più assistiamo ad uno scoraggiante ripetersi di infortuni mortali o gravi con le medesime cause e circostanze.

Ma allora, cos’è che non funziona, perché i risultati non sono quelli attesi?  Ci possono essere tante risposte, magari tutte vere, perché il fenomeno ha molte cause, e non è detto che, come scriveva Pareto, ad un piccolo numero di cause corrisponda sempre un elevato numero di effetti. Ma riepiloghiamo, a mo’ di riassunto di tutti i precedenti articoli gli strumenti disponibili. Abbiamo in primo luogo tutti quelli in qualche modo obbligatori, assistiti da una qualche sanzione giuridica:

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Aumentano le vittime sul lavoro e il governo Meloni li uccide una seconda volta

Vite spezzate sui cantieri e nelle industrie per puro profitto, mentre la destra dimezza gli aiuti alle famiglie

 

Fonte: areaonline.ch

Autore : Loris Campetti che ringraziamo

 

Puoi precipitare da un’impalcatura mentre lavori in subappalto, magari per un’opera finalizzata a raggiungere un obiettivo previsto dal Pnrr (piano nazionale di ripresa e resilienza).
Se stavi lavorando al nero non avrai un nome né un numero nella lista dei morti sul lavoro, forse si dirà che sei morto di freddo o di cancro, oppure il tuo corpo verrà fatto sparire come è successo durante la ricostruzione seguita al terremoto nelle Marche.
Puoi essere travolto da un Suv mentre pedali, zaino in spalla, con la pizza da consegnare a un cliente all’indirizzo che ti ha comunicato un algoritmo.
Puoi finire sotto il trattore rovesciatosi mentre ari un campo in zona collinare, oppure puoi precipitare da una gru mentre carichi container su una nave. O risucchiata da una macchina tessile, o arso vivo in fonderia, o mentre fai esperienza in fabbrica come studente nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro.
Ma puoi morire anche guidando un camion, o semplicemente la tua utilitaria mentre vai al lavoro assonnato o sfinito dal lavoro cerchi di tornare a casa.

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I PROTOCOLLI DELLA VERGOGNA

 

“Qualche giorno fa, il vertice dell’INL e il presidente dell’ordine dei consulenti del lavoro hanno sottoscritto due protocolli: il primo ripropone l’ASSE.CO, il secondo è pomposamente definito “Protocollo di intesa per la legalità, la vigilanza ed il contrasto all’abusivismo professionale”.

Riprendiamo la nota del sindacato della Funzione Pubblica Cgil che definisce, a giusta ragione, questi due atti “I Protocolli della vergogna”.
Questi protocolli rappresentano forme di commistione inappropriata ed equivoca di ruoli e funzioni che vanno tenute ben distinte. Quando la consulenza di parte aziendale diviene compartecipe di fatto della programmazione della vigilanza, almeno per quanto attiene la elaborazione dell’elenco delle imprese asseverate, vi è certamente una diminutio certa dell’autonomia funzionale ed operativa dell’organo di vigilanza pubblico. Siamo di fronte ad una potenziale influenza di parte privata nelle decisioni di un organismo di natura pubblica.

Su questo tema torneremo ancora……

Protocolli vergogna - comunicato del 31 mar 23_230331_181223

Per scaricare il Comunicato FP Cgil clicca QUI

Per scaricare il testo del Protocollo “Protocollo di intesa per la legalità, la vigilanza ed il contrasto all’abusivismo professionale” clicca QUI

CES.Lo smantellamento dei controlli sui luoghi di lavoro

Fonte Areaonline.ch che ringraziamo 

Autore: Andreas Rieger

 

Lo smantellamento dei controlli sui luoghi di lavoro . L’austerità che ha imperversato ovunque dopo la crisi finanziaria del 2008 e che tra le vittime conta anche gli ispettori del lavoro, i cui posti sono stati tagliati.

È «scandaloso» commenta, indignata, la Ces che «i controlli siano scesi a livelli minimi. E questo in coincidenza con lo scoppio della pandemia di coronavirus, quando cioè la protezione della salute diventava ancora più essenziale». Lo stesso fenomeno si registra anche in Svizzera, dove il numero di ispezioni nel campo della protezione della salute e della sicurezza sul lavoro è calato del dieci per cento tra il 2014 e il 2019.

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Laureati/e al DAMS, Letterati/e, filologi/ghe e papirologi/ghe i nuovi ispettori del lavoro ?

Dalla lettura dell’Atto che istituisce il Concorso per l’assunzione di 1200 nuovi “ispettori tecnici” all’art.2 si prevede l’ammissione con una generica laurea anche triennale e la prova sarà un quiz con 32 quesiti a risposta multipla… E’ pure vero che all’art.6 si precisano gli argomenti che paiono essere afferenti alle discipline del primo biennio d’ingegneria : scienza delle costruzioni, macchine e impianti , conoscenze sul dlgs81, ambienti confinati, elementi di chimica , ecc
Da questa contraddizione tra quanto scritto all’art.2 e le precisazioni all’art.6 si deduce che chi ha redatto il Bando di concorso pare avere  idee discretamente  confuse sul profilo di base che dovrebbe avere il neo ispettore/a del lavoro… Abbiamo molto rispetto per i laureati in scienze umane e auguriamo loro ogni bene ma…. il loro corso di studi non pare adatto al profilo richiesto per l’ispettore del lavoro che si dovrà occupare anche di salute e sicurezza nel lavoro… Si potrebbe obiettare che queste conoscenze verrano recuperate con la formazione che verrà erogata agli assunti da INL: sappiamo che un recupero di conoscenze di base di questo tipo non è fattibile con la formazione aziendale. In buona sostanza ciò che traspare da questa vicenda è la riprova della impreparazione di INL a intraprendere il percorso delineato dalla Legge 215/21.

Vedi anche
L’ATTO DELIBERATIVO DEL CONCORSO

e l’articolo

SICUREZZA SUL LAVORO, AI NUOVI ISPETTORI NON È RICHIESTA UNA LAUREA TECNICA fonte GLISTATIGENERALI

Il documento della SNOP A proposito della LEGGE 215 del 17 dicembre 2021 e del futuro

 

Riteniamo importante questo Documento della Società Nazionale degli Operatori della Prevenzione SNOP che propone una serie di quesiti sugli assetti istituzionali e operativi che escono da un percorso normativo che è avvenuto senza nessuna discussione nel merito in sede parlamentare. Una norma che pretende di riorganizzare le funzioni di vigilanza senza un progetto ed una strategia in materia di promozione e tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori. Una norma confusa, un pastrocchio che invece di rendere più efficace e funzionale il sistema istituzionale dei servizi di prevenzione centrale e regionali li sospinge nel vicolo cieco dei conflitti delle competenze. Ci vorrà molto lavoro per uscire dal vicolo cieco e ci vorrebbero condizioni politiche favorevoli ,  nel prossimo futuro: non è detto che vi saranno. Non conosciamo i “vincitori” di questa tornata normativa che doveva essere contro gli incidenti mortali sul lavoro, conosciamo bene , invece, chi ha perso : i lavoratori.
Gino Rubini, editor di Diario Prevenzione.

 

A-proposito-della-Legge-215-del-2021

Per scaricare il  Documento in formato .pdf clicca QUI 

UN PASSO AVANTI O DUE INDIETRO?

Approvata dal Senato la proposta di modifica di alcune parti del DLgs 81/2008, Testo unico sicurezza sul lavoro, ex decreto-legge 21 ottobre 2021, n.146, con previsione dello stesso esito alla Camera. Questo provvedimento contiene diversi aspetti particolari (sulle funzioni del preposto, un certo incremento delle sanzioni, sulla formazione, ecc), ma, in sostanza, opera uno strappo nell’attuale ordinamento giuridico. L’art. 13 del Decreto, infatti, modificando l’art. 13 comma 1 del Decreto 81/2008, estende a tutti i settori lavorativi compiti di vigilanza in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro all’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL), sovvertendo uno dei principali principi fondativi della riforma sanitaria del 78, che assegna al Servizio Sanitario Nazionale i compiti ‘integrati’ di prevenzione, vigilanza e controllo. Su questo provvedimento siamo già intervenuti con rilievi critici circa la sua efficacia nel contribuire alla riduzione dei rischi nei luoghi di lavoro e con proposte di modifica (Lettera aperta al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro della Salute, al Ministro del Lavoro, al Presidente della Conferenza delle Regioni – https://www.diario-prevenzione.it/doc21_tris/def_doc%20salute%20sicur%20lavoro%20post%20146%202.pdf). Sono state raccolte oltre mille firme da parte di operatori, sindacalisti, operatori dei servizi pubblici e cultori della materia.

LO STATO DELLE COSE

Fino praticamente agli anni 70 del secolo scorso gli incidenti sul lavoro hanno costituito una realtà quasi immanente alla condizione dei lavoratori. Ancora dopo il 1945 tre quinti degli ex-voto “per grazia ricevuta” nei santuari piemontesi riguardavano infortuni sul lavoro. Negli stessi anni la salute-sicurezza sul lavoro ha iniziato, invece, ad essere considerata come connessa alla partecipazione diretta delle lavoratrici e dei lavoratori, all’impegno degli stessi e delle istituzioni per l’incremento della conoscenza – e del cambiamento – delle condizioni di lavoro conseguenti all’organizzazione della produzione e alla fine della cosiddetta monetizzazione del rischio. Dopo gli anni ’80 si sono stabilizzate alcune importanti conquiste legislative sulla salute nei luoghi di lavoro esitate nel DLgs 81/2008 e si è registrato anche un obiettivo miglioramento degli indici infortunistici. Successivamente è incominciato un lungo periodo in cui i rapporti di potere nei luoghi di lavoro hanno visto una certa inversione, in corrispondenza di un incremento generale delle condizioni di precarietà lavorativa e di un indebolimento del movimento operaio e sindacale.

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Emilia-Romagna. Parti sociali in Regione, obiettivo: accordo sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro

Fonte: Regione Emilia-Romagna 

Iniziativa importante  della Regione Emilia Romagna. Dal sito della Regione Emilia Romagna .

Riunione del Patto per il Lavoro e per il Clima convocata dalla Giunta. Misure condivise per più controlli, prevenzione, formazione

Un accordo per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, con misure condivise di prevenzione e contrasto a infortuni e incidenti spesso mortali, fatti che continuano a registrarsi in maniera drammatica. Da condividere con istituzioni, parti sociali, enti locali, ovvero tutti i firmatari del Patto per il Lavoro e per il Clima dell’Emilia-Romagna. A cui arrivare entro la metà di febbraio, al termine di un percorso iniziato oggi, con la riunione in Regione dei componenti il Patto per il Lavoro e per il Clima, convocata dalla Giunta regionale guidata dal presidente Stefano Bonaccini.

Il testo verrà portato all’esame dell’Assemblea legislativa regionale, per il confronto coni Gruppi consiliari.

A introdurre i lavori di oggi il sottosegretario alla Presidenza della Giunta, Davide Baruffi. A seguire le relazioni degli assessori Vincenzo Colla (Attività produttive e Lavoro) e Raffaele Donini (Politiche per la salute).

Obiettivo comune quello di intervenire con decisione, attraverso più formazione e informazione, e più controlli in tutti i comparti produttivi, con focus particolari su tre di essi, quelli nei quali si riscontra il maggior numero di morti sul lavoro: 77 sulle 103 degli ultimi tre anni. E cioè agricoltura (37), edilizia (30) e logistica (10).

Si vuole fare della prevenzione una vera competenza sociale e mettere la salute e la sicurezza sul lavoro al centro delle priorità istituzionali e sociali. Da qui alle prossime settimane, chiunque faccia parte del Patto invierà le proprie proposte, che ricondotte a sintesi comporranno il futuro accordo per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro.

E intanto la Regione licenzia il Piano della Prevenzione, redatto dalla Sanità in accordo con le altre direzioni coinvolte e illustrato proprio stasera al tavolo del Patto.

“Dobbiamo fare ogni sforzo possibile per diminuire infortuni e incidenti mortali, incidendo in particolare nell’ambito della prevenzione. Ma non solo, perché dobbiamo agire su una batteria di interventi che siano concordati e vincolanti, arrivando a definire un bilancio sociale per la sicurezza sul lavoro”, ha affermato Colla. L’invito dell’assessore è stato quello di partecipare con idee e suggerimenti all’impianto complessivo del documento, nel percorso da portare a conclusione entro il prossimo febbraio.

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DL 146: un provvedimento denso di criticità e dubbi interpretativi

Riteniamo utile e importante la socializzazione di questa intervista.

Fonte: Puntosicuro.it che ringraziamo

Autore dell’articolo e dell’intervista  Tiziano Menduto

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La posizione di Confindustria sulle novità in materia di salute e sicurezza del DL fiscale. Quali sono le criticità e i dubbi interpretativi? Come fare prevenzione nelle aziende? Ne parliamo con Fabio Pontrandolfi, Area Lavoro, Welfare e Capitale Umano.

Brescia, 1 Dic – Torniamo a parlare delle varie modifiche al D.Lgs. 81/2008 operate dal Capo III (articolo 13) del decreto-legge 21 ottobre 2021, n. 146, il cosiddetto decreto fiscale, recante “Misure urgenti in materia economica e fiscale, a tutela del lavoro e per esigenze indifferibili”. Sul provvedimento, che dovrà essere convertito in legge e che interviene su temi rilevanti, la discussione sembra a volte allontanarsi dall’obiettivo finale – quello di una efficace prevenzione degli infortuni e malattie professionali – e diventare sempre più uno scontro di principio tra attori della sicurezza o tra istituzioni, ad esempio tra Stato e Regioni in relazione al tema della vigilanza.

Per evitare di dimenticare i reali obiettivi siamo convinti che la migliore strategia sia la presentazione delle opinioni, tutte le opinioni, anche divergenti – come abbiamo fatto e faremo – per favorire una discussione ampia, anche tra i nostri lettori, che tenga conto di tutti gli aspetti e le problematiche in gioco.

Per questo motivo in queste settimane abbiamo ospitato interviste a persone che hanno svolto e svolgono ruoli molto diversi in materia di salute e sicurezza. Abbiamo intervistato l’avvocato Lorenzo Fantini, che per anni ha lavorato al Ministero del Lavoro, la sindacalista Cinzia Frascheri (Cisl) e il presidente, Zoello Forni, di un’associazione importante come Anmil. E abbiamo raccolto anche varie opinioni, ad esempio quelle espresse da diversi operatori in una lettera aperta o quelle dell’avvocato Rolando Dubini.

Per raccogliere anche il parere di un’altra componente delle Parti sociali, quella datoriale, presentiamo oggi l’intervista a Fabio Pontrandolfi, dirigente dell’Area Lavoro, Welfare e Capitale Umano di Confindustria. Sono abbastanza chiari i giudizi espressi nelle sue riposte: il DL fiscale sarebbe ‘denso di criticità e dubbi interpretativi’. Tuttavia i problemi rilevati non riguardano, in questo caso, l’estensione della competenza dell’Ispettorato nazionale del lavoro (‘di per sé, positivo, in quanto il sistema dell’ispezione è garanzia di concorrenza lecita’). Viene rilevata invece, in generale, una impostazione del legislatore che ‘è ancora molto lontana dall’approccio prevenzionistico’, con un tema interpretativo ‘altrettanto grave e denso di risvolti’.

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Solidarietà a due ispettori del lavoro minacciati, inseguiti e speronati da un titolare d’azienda

Riportiamo e condividiamo il Comunicato Stampa dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro

” L’Ispettorato Nazionale del Lavoro esprime una forte condanna nei confronti del gravissimo gesto intimidatorio compiuto contro due ispettori tecnici in servizio presso l’Ispettorato territoriale di Taranto.

I fatti sono accaduti nel corso di un’ispezione ed hanno avuto come protagonista il titolare di un’azienda alla quale erano state notificate delle sanzioni per mancata applicazione delle norme sulla sicurezza.

L’aggressore, dopo aver minacciato i due ispettori, li ha inseguiti e ha speronato l’auto di servizio, provocando ingenti danni.

Sull’accaduto è stata presentata una denuncia, che è attualmente al vaglio dell’autorità giudiziaria.

“Manifesto la mia piena solidarietà ai due ispettori tecnici vittime dell’aggressione – dichiara il direttore Bruno Giordano –. L’Ispettorato sta lavorando sodo, effettuando i controlli finalizzati a verificare le condizioni di sicurezza e di legalità negli ambienti di lavoro, a tutela dei lavoratori e dell’economia sana. La nostra intelligence ispettiva ci consente di indirizzare le ispezioni laddove vi sono più illeciti, e se arrivano reazioni come quella registratasi in provincia di Taranto, significa che abbiamo toccato un nervo scoperto. È evidente che chi è riottoso rispetto all’applicazione delle regole mal sopporta il nostro lavoro, che da qualche mese è stato incrementato; questo non solo non ci intimorisce, ma rafforza, se mai ve ne fosse bisogno, la nostra determinazione a proseguire sulla strada intrapresa. Lo Stato ha il dovere istituzionale e morale di agire per far sì che la sicurezza diventi condizione imprescindibile di ogni rapporto di lavoro”.