Selezione di notizie, informazioni, documenti, strumenti per la promozione della salute e della sicurezza negli ambienti di lavoro e di vita. Diario Prevenzione è online dal 1996. Progetto e realizzazione a cura di Gino Rubini
Insonnia, ansia, depressione, apatia, attacchi di panico e disturbi dell’alimentazione curati con una preoccupante tendenza alle cure “fai da te”: oltre il 60% degli italiani convive da anni con uno o più disturbi della sfera psicologica e ne soffrono di più le donne (65%) e i giovani della Generazione Z (75%,con punte dell’81% nel caso delle ragazze).
È quanto emerge da un’indagine effettuata dall’INC Non Profit Lab, il laboratorio dedicato al Terzo Settore di INC – PR Agency Content First, attraverso la ricerca“L’era del Disagio”, realizzata in collaborazione con AstraRicerche, tra gli italiani e le Organizzazioni NonmProfit con il patrocinio di Rai per la Sostenibilità – ESG.
Chi in qualche modo si è occupato di sicurezza sul lavoro, o ha ricevuto la relativa formazione, si sarà imbattuto, specialmente se diciamo non più giovanissimo, in una elencazione dei possibili rischi lavorativi (diretti, o presenti nell’ambiente di lavoro anche se non toccanti tutti i lavoratori, cosiddetti rischi ambientali) quale quella seguente:
rischi fisici (es. da contatto con la corrente elettrica, rumori, temperature troppo alte o molto basse)
chimici (es. contatto con acidi, vapori, gas tossici)
biologici (virus, batteri, altri agenti morbigeni)
infortunistici (es. inciampare/scivolare sul pavimento, martellarsi un dito, tagliarsi con la motosega, essere investiti da un muletto)
da organizzazione del lavoro (ad esempio, turni, orari, modalità di svolgimento della prestazione, tempi di esecuzione e pause, rapporti con il pubblico)
Superata o meno che sia la suddetta elencazione, l’evoluzione tecnologica degli strumenti produttivi, e, parallelamente, quella organizzativa della produzione, hanno condotto ad una domanda di accrescimento qualitativo della prestazione lavorativa, cui sempre più richiede partecipazione, iniziativa, problem solving, esattezza, autodiagnosi e correzione degli errori, relazione con colleghe/i e/o clienti/utenti. Si può ben dire che aziende ed organizzazioni sempre più richiedono a chi lavora una prestazione non tanto fisica, ma sempre più psichica: se un tempo lavoratrici e lavoratori vendevano forza fisica in cambio della retribuzione, oggi sempre più vendono la loro intelligenza e le proprie capacità mentali, e le proprie capacità e competenze. Come conseguenza, l’attenzione al rischio da organizzazione del lavoro è cresciuta; peraltro, sia il D. Lgs. 626/1994, sia il vigente Testo Unico TU 81/2008, (articoli 17, 28 e 29) pongono esplicitamente in capo al datore di lavoro quello di valutare “tutti i rischi”. Continua a leggere “Nuovi rischi lavorativi: stress lavoro correlato e rischi psicosociali”
fatti, eventi, report di ricerca e dati per capire meglio cosa succede nel campo della prevenzione e della salute negli ambienti di vita e di lavoro.
In questa puntata della Rubrica vi offriamo documentazione su:
– Il diritto universale alla salute richiede la pace e rifiuta la guerra – Per evitare un futuro climatico distopico, dobbiamo prima immaginare il mondo che vogliamo – La violence environnementale de l’économie fossile – Regione Emilia-Romagna. Proteggersi dai rischi, nel linguaggio dei segni. – Convegno nazionale agricoltura 2023: Taranto, 26 ottobre 2023.
Il diritto universale alla salute richiede la pace e rifiuta la guerra E’questo il titolo del documento promosso dalla AIE Associazione Italiana di Epidemiologia alla elaborazione del quale hanno partecipato venti società scientifiche che fanno riferimento al campo della salute e della sanità. E’ un primo passo importante. Nel documento si afferma: ” In qualità di società scientifiche di area sanitaria, dati i nostri obblighi professionali incentrati sulla tutela e la promozione della salute, sentiamo urgente la necessità di esprimerci pubblicamente e congiuntamente a favore della pace e contro la guerra in tutte le aree del pianeta.
Advert for a universal basic income (UBI) scheme in New York, May 2016. Such schemes could offer significant benefits for recipients’ mental health. Generation Grundeinkommen via Wikimedia, CC BY-SA
When BBC journalist Rory Carson sought online consultations for a potential mental health issue, three private clinics diagnosed him with attention deficit hyperactivity disorder (ADHD). They charged between £685 and £1,095 for these consultations, which lasted between 45 and 100 minutes, and all prescribed him medication.
While Carson’s Panorama investigation into its treatment attracted plenty of criticism, the fact that this disorder could apparently be diagnosed quite casually online is concerning. When he subsequently had a more rigorous (but free) three-hour, in-person consultation with an NHS psychiatrist, he was told that he did not, in fact, have ADHD.
Across the world, we’re seeing unprecedented levels of mental illness at all ages, from children to the very old – with huge costs to families, communities and economies. In this series, we investigate what’s causing this crisis, and report on the latest research to improve people’s mental health at all stages of life.
But there is another reason for this rapid growth in private mental healthcare. In England alone, the NHS spends around £2 billion per year on private hospital care for mental health patients – equating to 13.5% of its total mental health spend. Due to the reduction in NHS bed provision, nine out of ten privately-run mental health beds are now filled by NHS patients.
While the UK government says it is committed to spending more money on mental health, private investment companies are reportedly queuing up to “seize the opportunities offered up to them by the NHS crisis”. Private providers say they can do more to help avert a mental health emergency exacerbated by the COVID pandemic, yet a dozen of the 80-odd privately-run mental health hospitals in England were rated as “inadequate” in the Care Quality Commission’s latest report, which has warned of possible closures.
Il 7 giugno 2023, la Commissione europea ha presentato la sua strategia per affrontare i crescenti problemi di salute mentale nell’UE, compresi quelli causati dal lavoro.
Annunciata per la prima volta durante il discorso sullo stato dell’Unione della presidente von der Leyen nel settembre 2022 , l’iniziativa ha fatto seguito all’identificazione della salute mentale come una delle principali preoccupazioni dei cittadini europei durante la conferenza sul futuro dell’Europa. Descrive 20 iniziative faro finanziate con 1,23 miliardi di euro rispetto all’attuale bilancio pluriennale, volte a sostenere gli Stati membri dell’UE nel “mettere al primo posto le persone e la loro salute mentale”.
Le azioni dell’UE in materia di salute mentale si concentreranno su tre principi guida: prevenzione adeguata ed efficace, accesso a cure e cure mentali di alta qualità e a prezzi accessibili e reinserimento nella società dopo il recupero. È inquadrato come un approccio globale che riconosce i molteplici fattori di rischio della cattiva salute mentale. “Garantire una buona salute mentale sul posto di lavoro” è elencato tra i settori d’azione, attraverso “campagne di sensibilizzazione a livello dell’UE e una possibile futura iniziativa dell’UE sui rischi psicosociali sul lavoro”.
Gli ultimi 50 anni coincidono con un processo di trasformazione radicale della società: da orizzonte di promozione della universalità dei diritti individuali e collettivi a sistema che vede gli umani come variabile dipendente dai “diritti proprietari”. Una storia narrata dal Tribunale Permanente dei Popoli.
Cosa può dire, a proposito di una salute-sanità la cui situazione di crisi non ha bisogno di ulteriori sforzi diagnostici, la esperienza del Tribunale Permanente dei Popoli (TPP), una organizzazione con radici certamente non sanitarie, pensata ed istituita negli stessi anni del sistema sanitario nazionale (1976-1979) e con valori molto simili? L’ ipotesi che guida la risposta alla domanda è molto semplice: I quasi cinquanta anni trascorsi coincidono con un processo di trasformazione radicale della società: da orizzonte di promozione della universalità dei diritti individuali e collettivi a sistema che vede gli umani come variabile dipendente dai “diritti proprietari”.
Gli anni ‘70 concludono il “trentennio glorioso” che sembrava aver preso sul serio la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Pur con tanti limiti, si chiudeva il periodo coloniale; la vittoria del Vietnam sugli Stati Uniti sembrava confermare il realismo dei sogni del ‘68; l’OMS, titolare della traduzione in realtà quotidiane del bene comune, salute e sanità, estende nel 1977 le sue competenze all’ambito critico dell’economia con il rapporto sui farmaci essenziali; la dichiarazione solenne ad Alma Ata mette le comunità e non le tecnologie come condizione imprescindibile di una sanità coerente con la definizione della salute come indicatore di una vita nella dignità. L’ Italia era divenuta nel frattempo esemplare anche a livello internazionale con le sue lotte-leggi sui diritti del lavoro, della famiglia, dell’autonomia della donna, e la legge 180 cambiava la storia, non solo italiana, della psichiatria: è in questo contesto che nasce la Legge 833 che nel dicembre 1978 sanciva la istituzione del SSN.
Si stima che il 15% degli adulti in età lavorativa soffra di un disturbo mentale in qualsiasi momento. Si stima che la depressione e l’ansia costino all’economia globale 1 trilione di dollari all’anno, principalmente a causa della perdita di produttività. Le persone che vivono con gravi condizioni di salute mentale sono in gran parte escluse dal lavoro nonostante la partecipazione ad attività economiche sia importante per il recupero.Le linee guida dell’OMS sulla salute mentale sul lavoro forniscono raccomandazioni basate sull’evidenza per promuovere la salute mentale, prevenire le condizioni di salute mentale e consentire alle persone che vivono con condizioni di salute mentale di partecipare e prosperare nel lavoro. Le raccomandazioni riguardano gli interventi organizzativi, la formazione dei dirigenti e dei lavoratori, gli interventi individuali, il ritorno al lavoro e l’acquisizione di un impiego. Le linee guida sulla salute mentale sul lavoro mirano a migliorare l’attuazione di interventi basati sull’evidenza per la salute mentale sul lavoro.
Le violenze di Foggia, all’interno dell’istituzione Don Uva, non rappresentano il caso isolato. Le violazioni dei diritti sono molto diffuse non solo a danno dei pazienti dei servizi psichiatrici ma anche, e forse soprattutto, a danno di tutte quelle persone che, per disabilità e vulnerabilità, sono ospiti in strutture residenziali di varia natura.
Nella notte del 23 di gennaio i carabinieri e i NAS di Foggia hanno eseguito una misura cautelare nei confronti di trenta operatori sanitari (infermieri e ausiliari) della istituzione Don Uva di Foggia. L’operazione ha coinvolto otto dipendenti della struttura, sedici operatori sociosanitari della società Universo Salute, tre operatori sociosanitari dipendenti della società Etjca spa, due educatrici professionali dipendenti della società Universo Salute e un addetto alle pulizie della La Pulisan srl. Alcuni di questi operatori sono stati messi in carcere, altri sono ai domiciliari e i restanti sono indagati senza misure coercitive. I reati contestati sono quelli di maltrattamenti aggravati, sequestro di persona e violenza sessuale ai danni di venticinque donne degenti.
Dalla Newsletter TUC abbiamo tratto queste notizie :
Amazon tratta i robot meglio dei lavoratori
I lavoratori di Amazon hanno accusato l’azienda di imporre condizioni “severe” e bassi salari. Il 25 gennaio, con il loro primo sciopero in assoluto contro il gigante online, i membri della GMB hanno dichiarato di essere costantemente monitorati e rimproverati per “tempi morti” di pochi minuti, e che il personale viene trattato peggio dei robot dell’azienda. Due lavoratori del magazzino di Coventry, Darren Westwood e Garfield Hilton, hanno descritto come anche un viaggio alla toilette possa portare a domande da parte dei dirigenti. Hanno detto che le condizioni di lavoro stanno avendo un impatto negativo sui loro colleghi, alcuni dei quali lavorano 60 ore a settimana per tenere il passo con gli aumenti del costo della vita. Westwood ha inviato un messaggio a Jeff Bezos, fondatore, presidente esecutivo e avventuriero spaziale di Amazon, che secondo la rivista Forbes ha una fortuna di 120 miliardi di dollari: “Non vogliamo la sua barca o i suoi razzi. Vogliamo solo poter vivere”.
CIIP, la Consulta Interassociativa Italiana per la Prevenzione, ha attivato dal 2014 un gruppo di lavoro sullo stress lavoro correlato seguendo e partecipando al dibattito nazionale su un tema di importanza sempre crescente per la salute e la sicurezza dei lavoratori.
La pandemia ma anche la guerra, la precarietà, le condizioni economiche, la crisi climatica, hanno contribuito ad elevare l’attenzione nei confronti dei cambiamenti organizzativi e sociali anche sul lavoro e ad attivare interventi di supporto in azienda per singoli e gruppi di lavoratori, opportunità
e necessità che deve essere mantenuta come integrazione della gestione dello stress lavoro correlato.
Con il presente documento, aperto ed in progress, il gruppo di lavoro intende fornire un primo contributo alla discussione e rinnovare l’impegno di CIIP e delle Associazioni a:
• mantenere nel tempo il gruppo di lavoro sullo stress lc e aggressioni
• sostenere con iniziative la sensibilizzazione alla cultura del benessere valorizzando il contributo interdisciplinare (psicologi, ergonomi…)
• ribadire la necessità di integrare la prevenzione dei rischi psicosociali e dei disturbi muscolo-scheletrici lavoro-correlati
• promuovere le competenze organizzative delle figure interne al sistema di prevenzione di impresa
• raccogliere e diffondere esperienze, strumenti e soluzioni sulla gestione dello stress lavoro correlato anche considerando le diverse specificità aziendali
• promuovere «l’ascolto attivo» del sistema lavorativo aziendale e istituzionale
• confrontarsi su analisi e soluzioni/proposte operative
Uno studio di IWH trova preoccupazioni sulla privacy, la reputazione, la perdita del lavoro tra i motivi per cui i lavoratori più anziani non sono inclini a condividere hanno bisogno di supporto per continuare a lavorare. N.B La traduzione è stata fatta con google translator. Per un uso professionale fare riferimento al testo originale in lingua inglese . editor
Alla luce della grave crisi del lavoro osservata in un’ampia gamma di settori in Canada, potrebbe essere una buona notizia per i datori di lavoro che molti lavoratori anziani non abbiano fretta di andare in pensione. Questo secondo un nuovo studio sui lavoratori anziani condotto dall’Institute for Work & Health ( IWH ).
Tuttavia, lo studio ha anche riscontrato problemi di conservazione legati alla riluttanza dei lavoratori più anziani a rivelare le loro esigenze di supporto. I risultati suggeriscono che le organizzazioni motivate a sostenere i lavoratori anziani a rimanere al lavoro devono offrire supporti flessibili a cui le persone possano accedere senza dover divulgare le proprie esigenze.
In molti paesi le persone con disturbi mentali continuano a risiedere in grandi manicomi o in istituti di assistenza sociale con condizioni di vita precarie, con assistenza clinica inadeguata e frequenti violazioni dei diritti umani.
A vent’anni dal World Health Report 2001, Mental Health: New Understanding, New Hope (1), il primo storico riferimento per l’azione in salute mentale che segnò l’inizio di una nuova fase nella storia della salute mentale globale, l’OMS ha ritenuto fosse giunto il momento di produrre un nuovo Rapporto Mondiale dedicato alla salute mentale (2). Senza dubbio l’OMS deve essere sinceramente congratulata per questo fondamentale documento che sarà un riferimento per i prossimi decenni. Non tanto perché la visione e le raccomandazioni del Rapporto 2001 avessero perso validità ma perché, negli ultimi 20 anni, molti aspetti delle nostre società sono cambiati: mutamenti nella scienza e nella tecnologia ma soprattutto nel riconoscimento della salute mentale come componente essenziale della salute e sanità pubbliche (3).
On 19 and 20 October, the European Trade Union Institute held its annual OSH conference, this year dedicated to psychosocial risks in (un)expected places. Building on previous events, the conference aimed to advance the debate on psychosocial risks by embracing segments of the working population that often fall outside the scope of PSR policies. Bringing together experts from academic and policy spheres, the discussion laid the foundations for a more holistic approach to addressing psychosocial risks at work.
Questi due documenti sono molto importanti e utili per ricalibrare le troppo spesso scontate valutazioni del ” rischio stress lavoro correlato” vissute da molti operatori e consulenti come un adempimento burocratico.
L’uso di sistemi di gestione dei lavoratori basati sull’intelligenza artificiale (AIWM) può aiutare a progettare posti di lavoro e posti di lavoro sani e sicuri, ma può anche comportare rischi per i lavoratori come l’intensificazione del lavoro, la perdita del controllo del lavoro e la disumanizzazione.
Un nuovo rapporto delinea i rischi e le opportunità dei sistemi AIWM per la sicurezza e la salute sul lavoro. Il rapporto include l’analisi dei dati statistici dell’indagine ESENER del 2019 e si basa su una revisione della letteratura e interviste ad esperti. Facendo seguito alla relazione di sintesi sull’argomento , esplora anche le possibili misure di prevenzione, sottolineando la necessità di approcci incentrati sull’uomo e di “prevenzione attraverso la progettazione” per garantire la salute, la sicurezza e il benessere dei lavoratori.
Due policy brief completano i risultati e forniscono raccomandazioni per aiutare ad affrontare i rischi e suggerire misure di prevenzione.
Le numéro 839 du magazine Travail & Sécurité est paru. Le dossier du mois est consacré à la prévention des pratiques addictives. Au sommaire, découvrez un entretien avec Marie Pezé, psychologue spécialiste du burnout, pour qui l’organisation du travail est au centre de la question du burnout. Un reportage « En Images » emmène au sein du chantier de l’extension de la digue du port de La Turballe.
Le Grand Entretien, avec Marie Pezé, psychologue spécialiste du burnout, pour qui le burnout est devenu un concept réceptacle de toutes les plaintes liées au monde du travail. Ce qui n’enlève rien de sa pertinence et ne doit pas faire oublier sa signification : témoigner de la souffrance de nombre de salariés.
Le Dossier consacré à la prévention des pratiques addictives. Observées en milieu professionnel comme partout ailleurs, les pratiques addictives peuvent être favorisées par certaines conditions de travail. Pour construire une démarche de prévention collective, associée à la prise en charge des cas individuels, l’implication de l’ensemble des acteurs est essentielle. L’instauration d’un climat de confiance également.
Le En Images propose une immersion au sein du chantier de l’extension de la digue du port de La Turballe où les phases de terrassement et de génie civil, réalisées dans un espace limité et un environnement maritime contraignant, ont nécessité une préparation très rigoureuse pour tenir les délais et assurer la sécurité de tous les intervenants.
Les Actualités, la rubrique Émergences s’intéresse à la loi Agec (antigaspillage pour une économie circulaire). Cette dernière, adoptée en février 2020, vise à réduire les emballages plastique, à lutter contre le gaspillage et l’obsolescence programmée, et à favoriser le réemploi des produits. Elle incite à plus de réparation, de réutilisation et d’écoconception des produits de consommation courante. Une loi qui va faire évoluer les filières de recyclage.
Les reportages En entreprise et la partie Services qui propose un « Droit en pratique » concernant les nouvelles dispositions applicables sur le suivi de l’état de santé des travailleurs, les extraits des textes officiels parus entre le 1er et le 31 mai 2022 et pour finir deux « Questions-Réponses » l’une sur la conception des quais de chargement pour limiter les chocs subis par les caristes, l’autre sur les risques liés à la multiplication des visioconférences.
Heatwaves have a huge impact on our physical and mental health. Doctors usually dread them, as emergency rooms quickly fill up with patients suffering from dehydration, delirium and fainting. Recent studies suggest at least a 10% rise in hospital emergency room visits on days when temperatures reach or exceed the top 5% of the normal temperature range for a given location.
Soaring temperatures can also make symptoms worse in those with mental health conditions. Heatwaves – as well as other weather events such as floods and fires – have been linked to a rise in depressive symptoms in people with depression, and a rise in anxiety symptoms in those with generalised anxiety disorder – a disorder where people feel anxious most of the time.
Il Gruppo di Lavoro della CIIP ha elaborato una nota in merito alla sicurezza degli operatori socio-sanitari.La nota individua l’esigenza di omogeneizzare definizioni e interventi in materia di valutazione e gestione dei rischi da atti violenti cui sono esposti gli operatori socio sanitari. La nota CIIP è stata inviata ai Componenti dell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie.
Ringrazio Gianni Marchetto che con questa intervista raccolta da Luigi Agostini testimonia e rappresenta il lungo percorso di lotte per la salute nelle fabbriche Fiat negli anni 70 e 80 . Gianni Marchetto, operaio Fiat divenne un protagonista di questo movimento per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro che ha portato a miglioramenti delle condizioni di lavoro.
La prova di una diffusa depressione clinica tra insegnanti e presidi è stata scoperta dal sindacato didattico NASUWT. Quasi 12.000 insegnanti hanno preso parte all’indagine sul benessere del sindacato. L’analisi ha rilevato un punteggio di benessere medio tra gli insegnanti di 38,7 sulla scala del benessere mentale di Warwick-Edimburgo. Un punteggio inferiore a 41 indica il rischio di una probabile depressione clinica. Il 91% degli insegnanti che hanno risposto al sondaggio NASUWT ha riferito che il proprio lavoro ha influito negativamente sulla propria salute mentale nell’ultimo anno. Il dottor Patrick Roach, segretario generale della NASUWT, ha dichiarato: “Ricordiamo ai datori di lavoro e all’Health and Safety Executive che hanno il dovere legale di agire in risposta a questa crisi e di intraprendere azioni positive per proteggere e salvaguardare la salute mentale e il benessere di insegnanti e presidi”. Comunicato stampa NASUWT .
To mark World Day for Safety and Health at Work 2022, a new report of the International Labour Organization highlights the importance of social dialogue in promoting a positive occupational safety and health culture. Expert Manal Azzi answers key questions on the report.
È stato scoperto che i lavoratori della catena di approvvigionamento per il nuovo ragazzo della moda veloce Shein, che lavoravano in sei siti a Guangzhou, lavoravano per 75 ore alla settimana nell’indagine della Public Eye , con sede in Svizzera . I ricercatori cinesi del gruppo – le cui identità sono state tenute segrete per la loro protezione – hanno visitato 17 delle 1.000 fabbriche che riforniscono Shein e la sua società madre Zoetop, vicino alla sede centrale di Shein a Guangzhou. Ha intervistato 10 lavoratori nei siti, che all’epoca ricevevano ordini esclusivamente da Shein.
I siti includevano laboratori informali “senza uscite di emergenza e con finestre sbarrate che avrebbero implicazioni fatali in caso di incendio”, ha affermato Public Eye. I lavoratori dell’abbigliamento hanno rivelato di lavorare su tre turni al giorno, spesso con un solo giorno libero al mese. Ciò viola le leggi locali sul lavoro, che stabiliscono una giornata lavorativa massima di otto ore e una settimana lavorativa massima di 40 ore.
Il Parlamento europeo ha votato con forza a favore di una nuova legge sui rischi psicosociali sul lavoro. In una relazione parlamentare di recente adozione, “Un nuovo quadro strategico dell’UE in materia di salute e sicurezza sul lavoro dopo il 2020”, il Parlamento europeo ha fatto eco alle richieste dei sindacati per una direttiva sui rischi psicosociali legati al lavoro ( Rischi 1035). Il rapporto, redatto dall’eurodeputata danese Marianne Vind, offre una panoramica dettagliata alla Commissione europea su ciò che deve essere incluso in un quadro proposto per migliorare le condizioni e l’organizzazione dei luoghi di lavoro in tutta Europa. L’ampio rapporto invita “la Commissione a proporre, in consultazione con le parti sociali, una direttiva sui rischi psicosociali e sul benessere sul lavoro finalizzata a un’efficace prevenzione dei rischi psicosociali sul posto di lavoro, come ansia, depressione, burnout e stress , compresi i rischi causati da problemi strutturali come l’organizzazione del lavoro (es. cattiva gestione, cattiva progettazione del lavoro o mancata corrispondenza delle conoscenze e abilità dei lavoratori con i compiti assegnati).” Il presidente di Eurocadres Nayla Glaise, la cui organizzazione ha guidato con la CES la piattaforma sindacale Endstress.eu, ha commentato: “C’è un consenso non solo tra gli eurodeputati, tra i sindacati e tra la società civile, ma in tutta Europa. Abbiamo bisogno di un’azione della Commissione, abbiamo bisogno di una direttiva”. Comunicato stampa Eurocadres . Brief politico dell’ETUI sui rischi psicosociali in Europa . Comunicato stampa di Socialisti e Democratici .
– Grandi eventi a lezione dalla pandemia
(Antonio Zuliani & Wilma Dalsaso)
Come la pandemia ci suggerisce di cambiare le strategie comunicative per eventi con grande presenza di persone.
– Cultura della sicurezza e progettazione dei luoghi di lavoro
(Thomas Perotti)
Una delle attività che si possono mettere in campo per sviluppare la cultura della sicurezza consiste nel realizzare ambienti di lavoro che favoriscano i comportamenti del personale più sicuri e supportino l’acquisizione di buone abitudini.
– Quando diciamo Design for All … di che cosa parliamo?
(Marcella Gabbiani)
Design for All non è una formula, bensì un modo di intendere la progettazione che ha significative ricadute sul benessere delle persone e sulla stessa sicurezza sul lavoro.
– Lavorare a distanza: ufficio casalingo o mobile? Effetti e conseguenze dei diversi setting lavorativi
(Pietro Iacono Quarantino)
Al fine di avviare una riflessione sullo sviluppo che dovrà avere lo Smart Working presentiamo un’importante ricerca che prende in esame diverse forme di “smart working”.
Per scaricare il file pdf della Rivista Clicca QUI
Il sindacato britannico del commercio al dettaglio Usdaw sta celebrando l’odierna “Giornata del tempo per parlare” promuovendo il ruolo dei rappresentanti sindacali sul posto di lavoro nel supportare i membri ed evidenziando i vantaggi delle conversazioni sulla salute mentale.
Il “Time to Talk Day” di quest’anno è giovedì 3 febbraio e mira a supportare le comunità ad avere più conversazioni sulla salute mentale. È gestito da Mind and Rethink Mental Illness in Inghilterra, in collaborazione con Co-op, insieme all’Associazione scozzese per la salute mentale e See Me in Scotland, Inspire and Change Your Mind in Irlanda del Nord e Time to Change Wales: timetotalkday.co. Regno Unito
Gli ampi determinanti sociali della cattiva salute mentale richiedono un approccio olistico a livello europeo.
Positività pianificata: ambienti urbani ben progettati, come Amsterdam a misura di bicicletta, fanno bene al benessere individuale (RossHelen/shutterstock.com)
“Non era depressione, era capitalismo”—un’immagine con queste parole è apparsa di recente su uno striscione durante una manifestazione studentesca a Santiago del Cile, collegando i problemi di salute mentale che ci turbano con le loro radici sistemiche.
La pandemia ha messo in evidenza l’importanza della salute mentale per la qualità della vita e il benessere dei cittadini, nonché i deficit strutturali nell’assistenza tra i sistemi sanitari pubblici in Europa. Da marzo 2020, secondo l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, la prevalenza di ansia e depressione è aumentata e, in alcuni paesi come Belgio e Spagna, è addirittura raddoppiata.
Questi deficit esistevano tuttavia prima della pandemia e non possiamo negare i loro legami con le politiche di austerità che hanno colpito l’Europa dopo il 2008. Il virus si è semplicemente riflesso, come in uno specchio gelido, una realtà che ci ha frenato per anni , in cui non vanno sottovalutati i fattori politici. Continua a leggere “Una strategia di salute mentale per l’Europa”
Immagine tratta da wikipedia Francisco José de Goya y Luciente – Il muratore ferito, 1786-1787 olio su tela, 268×110 cm – Madrid, Museo Nacional del Prado
Non c’è giorno che non si registri un incidente mortale sul lavoro, quando non sono due o tre. Questa persistenza del fenomeno infortunistico correlato al lavoro si protrae nel tempo con tipologie e causalità dell’accadimento che non si discostano da quanto succedeva cinquanta o sessant’anni fa. Prevalgono le cadute dall’alto, dai tetti e/o dalle impalcature. Le tecniche per evitare questi tragici eventi si sono evolute: ad esempio i ponteggi metallici di recente progettazione non presentano più l’incognita della rottura di una tavola di legno, sono più facili da gestire nel montaggio e nello smontaggio. Eppure anche oggi un lavoratore di 54 anni è morto a Genova in un cantiere del centro cittadino. Non dimentichiamo la lavoratrice di Prato dilaniata dalle parti in movimento di un orditoio e la lavoratrice di Camposanto,Modena anch’essa straziata a morte da una macchina fustellatrice. Non sono vittime di impianti tecnologici industria 4.0.Erano lavoratori e lavoratrici che svolgevano lavori su macchine operatrici sostanzialmente tradizionali. Le indagini delle autorità di vigilanza sono in corso, non sappiamo quale sia stata la causa di queste tragedie, se vi siano state delle colpose rimozioni dei dispositivi elettronici di blocco che dovrebbero bloccare queste macchine quando la mano, un braccio, il corpo dell’operatore entra in un’area a rischio.
Sappiamo però che in troppi casi i lavoratori e le lavoratrici non ricevono un’adeguata formazione rispetto ai rischi cui sono esposti. Sappiamo anche che vengono invitati a rimettere in moto macchinari quando si inceppano, operazioni che dovrebbe eseguire un manutentore esperto… Sappiamo che non gli viene spiegato che quando avvertono una situazione di pericolo grave hanno il diritto di mettersi al sicuro chiamando chi ne sa di più.
Una nuova sindrome? La sindrome conseguente a Sars-2 Covid 19: una miscellanea di poliforme e molteplici situazioni associate, potenzialmente patogenetiche, che potrebbero persistere nel tempo, anche dopo la fine della pandemia:
– Durante il confinamento i tabagisti abituali sono passati dal 23% a circa il 22% della popolazione adulta: 630 mila consumatori in meno mantenendo pressoché intatta la proporzione maschio/femmina. E’ confortante che oltre 200 mila persone tra i 18 e i 34 anni e circa 270 mila tra i 35 e i 54 anni abbiano rinunciato a fumare. Il fenomeno in sé positivo è, però, subito contraddetto dai quasi 4 milioni di persone che, nel medesimo periodo, hanno debuttato nel club dei fumatori abituali e dei già fumatori, per così dire, incalliti, che hanno incrementato il consumo quotidiano di tabacco.
La Global Mental Health promuove la convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità ma non si schiera mai contro chi tali diritti sistematicamente viola e non riesce in definitiva a cambiare la realtà.
Gli anni 1993-2009 sono stati anni cruciali per l’affermarsi di una nuova «disciplina» denominata Global Mental Health.[1] Il discorso della salute mentale globale si è nutrito dalle direttive della Organizzazione mondiale della sanità e della Unione europea, delle norme della convenzione delle Nazioni unite sui diritti delle persone con disabilità ma soprattutto dei contributi di alcuni prestigiosi centri di ricerca, soprattutto anglosassoni.[2,3] Anche se tale discorso risulta articolato, documentato, intelligente e sostanzialmente progressista, tuttavia è legittima la domanda se la Global Mental Health si ponga il problema di un mutamento di paradigma o semplicemente riproponga in modo più articolato e intelligente il modello tradizionale della psichiatria biomedica. Quello della Global Mental Health è infatti un discorso che fa prevalere gli aspetti di advocacy internazionale finalizzata a ottenere maggiori investimenti per la salute mentale senza tuttavia contribuire alla trasformazione della realtà dei servizi di salute mentale. La necessità di creare ampio consenso penalizza la riflessione critica sui contenuti di quello che il movimento di fatto intende promuovere nei paesi a parte un generico «aumento dell’accesso ai trattamenti».
Negli ultimi dieci anni, le piattaforme di lavoro online sono cresciute notevolmente. Questo tipo di lavoro comporta rischi specifici. Abbiamo avuto il piacere di intervistare su questo argomento Pierre Bérastégui , ricercatore presso ETUI, autore della pubblicazione ” Esposizione a fattori di rischio psicosociale nella “gig economy” – Revisione sistematica “.
GINEVRA (ILO News) – I paesi devono mettere in atto sistemi di sicurezza e salute sul lavoro (SSL) solidi e resilienti che riducano al minimo i rischi per tutti nel mondo del lavoro in caso di future emergenze sanitarie, afferma l’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO ) in un rapporto, pubblicato in occasione della Giornata mondiale per la sicurezza e la salute sul lavoro.
Ciò richiederà investimenti nell’infrastruttura di SSL e la sua integrazione nei piani nazionali generali di preparazione e risposta alle emergenze di crisi, in modo che la sicurezza e la salute dei lavoratori siano protette e la continuità aziendale delle imprese sia sostenuta.
Le evidenze emerse dalla survey sono state illustrate durante un webinar a cui hanno partecipato i vertici dell’Istituto. Bettoni: “Comprendere e interpretare i reali bisogni dei soggetti che vivono quotidianamente la gestione dei rischi lavorativi è indispensabile per individuare politiche, buone prassi e modalità di sostegno”. In una sezione del testo, disponibile online, le analisi secondarie svolte per la stima del rischio di contagio da Covid-19
ROMA – Fornire un contributo efficace per progettare nuove politiche per la salute e la sicurezza sul lavoro, anche in relazione ai cambiamenti socio-economici, e promuovere il benessere dei lavoratori. È questo l’obiettivo di Insula 2, la seconda indagine nazionale realizzata dal Dipartimento di medicina epidemiologia igiene del lavoro e ambientale (Dimeila) dell’Inail durante il 2019, che segue e sviluppa la prima volta nel 2014. I risultati della survey, utilizzati come base informativa nelle varie fasi della pandemia da Covid-19, sono stati presentati durante un webinar al quale hanno partecipato il presidente e il direttore generale dell’Istituto, Franco Bettoni e Giuseppe Lucibello, Teresa Armato, presidente della Commissione ricerca del consiglio di amministrazione e Giovanni Luciano, presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza.
Sono intervenuti, tra gli altri, il direttore del Dimeila, Sergio Iavicoli, che ha illustrato il lavoro svolto, i direttori centrali prevenzione e ricerca, Ester Rotoli ed Edoardo Gambacciani, il direttore generale dei rapporti di lavoro e delle relazioni industriali del Ministero del lavoro, Romolo De Camillis, e la presidente della Società italiana di medicina del lavoro, Giovanna Spatari.La percezione dei rischi da parte dei lavoratori e il contributo dell’Inail al Cts. Grazie al coinvolgimento di un campione rappresentativo della forza lavoro composto da 8mila lavoratori e mille datori di lavoro, l’indagine Insula 2 ha delineato un quadro della qualità delle condizioni di lavoro in Italia in base alla rilevazione della percezione dei rischi per la salute e la sicurezza presenti in azienda e della consapevolezza rispetto al sistema di tutela previsto dal d.lgs. 81 del 2008. In questa edizione sono stati approfonditi i temi legati all’innovazione tecnologica e alle nuove modalità di lavoro, con un focus su salute e stili di vita. I dati della ricerca, conclusa subito prima dell’inizio della pandemia da Covid-19, hanno fornito un contributo per la stima del rischio di contagio nell’ambito delle attività che l’Inail ha intrapreso a supporto del Comitato tecnico scientifico (Cts), per la gestione dell’emergenza epidemiologica in Italia.
Anche in questo numero molti articoli importanti, da leggere, tanto più in una fase di cambiamenti politici e di governo che verosimilmente cambieranno ancora le geometrie decisionali in materia di sanità pubblica . Per scaricare il file .pdf clicca QUI
GB. Tre quarti del personale di vendita al dettaglio afferma che gli abusi sono stati peggiori durante la pandemia: Usdaw lancia la Settimana del rispetto per i lavoratori
Data: 16 novembre 2020
Il sindacato britannico del commercio al dettaglio Usdaw ha lanciato oggi la Settimana del rispetto per i negozianti con statistiche scioccanti tratte dal loro sondaggio annuale. I risultati intermedi di oltre 2.000 dipendenti di vendita al dettaglio mostrano che finora quest’anno:
Il 76% afferma che l’abuso è stato peggiore del normale durante la pandemia Covid-19,
L’8 settembre 2020 il Ministero del Lavoro francese ha pubblicato i risultati della sezione psicosociale della sua indagine “SUMER” condotta nel 2016-2017. Istituito nel 1994, questo sistema mira a monitorare i cambiamenti nei rischi professionali e valutare l’effetto delle politiche di prevenzione. L’indagine 2016-2017 si basa su un questionario che ha consentito a 1.143 medici del lavoro di intervistare in dettaglio più di 33.000 dipendenti. I risultati di questa quarta edizione rivelano livelli preoccupanti di stress da lavoro. In pole position per i lavori ad alto rischio troviamo il servizio pubblico ospedaliero dove il 35% dei lavoratori soffre di “stress sul lavoro”.
Dietro questo concetto accademico, si deve comprendere che l’ambiente ospedaliero è caratterizzato da un carico di lavoro elevato e una bassa libertà decisionale – due fattori di rischio psicosociale. Questa distinzione spiega perché i dirigenti sono i meno esposti (16%), in quanto l’intensità del loro lavoro è compensata dal margine di manovra a loro disposizione per soddisfare queste richieste. È quando il lavoratore è vincolato da procedure o scadenze rigorose che il carico di lavoro diventa fonte di sofferenza, come sembra essere il caso del personale ospedaliero.
Un’analisi più dettagliata rivela che il tasso di esposizione è quasi del 40% tra le donne che lavorano in questo settore, contro il 29% tra gli uomini. Questa tendenza può essere vista nel settore privato e nella pubblica amministrazione.
L’indagine SUMER esamina anche sei ulteriori fattori di rischio e, ancora una volta, il servizio civile ospedaliero sembra un rendimento scarso. Il personale ospedaliero segnala il comportamento più ostile, sprezzante, negazione del riconoscimento e aggressione verbale, fisica o sessuale. Ad eccezione di quest’ultimo fattore, questa volta sono gli uomini i più esposti.
Questi fattori di rischio sono tutt’altro che banali. Generatori di stress, hanno conseguenze significative sulla salute dei lavoratori. Numerosi studi epidemiologici hanno dimostrato che lo stress sul lavoro porta a problemi cardiovascolari, disturbi muscoloscheletrici e sintomi depressivi. Come ha sottolineato lo scorso luglio il Sindacato Nazionale dei Professionisti Infermieristici (SNPI): “dovete incolpare di lavorare sottopagati, a corto di personale, con condizioni di lavoro deplorevoli in alcuni luoghi”. Infatti, la SNPI afferma che il 30% dei giovani infermieri abbandona la professione entro cinque anni dal conseguimento del diploma.
Questi risultati mostrano che la crisi sanitaria del Covid-19 si verifica in un contesto ospedaliero sfavorevole ed è quindi probabile che aggravi i problemi preesistenti.
Intervengono
Ernesto Caffo, Professore Ordinario di Neuropsichiatria Infantile – Università di Modena e Reggio Emilia, Presidente di Telefono Azzurro
Padre Alberto Carrara, Direttore Gruppo di Neurobioetica – Università Europea di Roma
Andrea Fagiolini, Professore Ordinario di Psichiatria – Università degli Studi di Siena
Ranieri Guerra, Assistant Director-General for Strategic Initiatives OMS
Armando Piccinni, Presidente Fondazione BRF, Professore Straordinario Unicamillus Roma
Alberto Siracusano, Direttore U.O.C. Psichiatria e Psicologia Clinica – Fondazione Policlinico Tor Vergata
Enrico Zanalda, Presidente Società italiana Psichiatria
Coordina
Beatrice Lorenzin, Deputata, già Ministro della Salute e coordinatrice Health&Science Bridge
Il documento proposto è un POSITION PAPER, che individua le priorità per promuovere e proteggere la salute mentale della popolazione, in particolare dei gruppi più fragili, nel post covid19.
Le priorità strategiche derivano da ricerche documentali su studi empirici e revisioni sistematiche, da due survey sulla popolazione realizzate nelle prime settimane della pandemia in Gran Bretagna (marzo 2020), e dalle elaborazioni/analisi di un panel di esperti nazionale (provenienti dall’Accademia delle Scienze Mediche della Gran Bretagna e dell’ente di ricerca sulla salute mentale MQ – Tansforming Mental Health).
Viene proposta una tipologia di ricerca che sia caratterizzata da:
standard di elevata qualità
collaborazione internazionale e prospettiva globale
focus specifico sull’individuazione delle modalità di contrasto dell’impatto che la pandemia ha sulla salute mentale dei gruppi vulnerabili
L’auspicio degli autori è che la strategia delineata dal Position Paper possa essere adottata da ricercatori di vari Paesi, oltre alla stessa Gran Bretagna.
La SIP (Società Italiana di Psichiatria) ha affermato che, nella fase post Covid, non possa esserci una vera ripresa senza tenere conto della salute mentale e ha altresì denunciato la situazione critica della rete di assistenza, non adeguatamente pronta a fare fronte all’esacerbarsi dei disturbi mentali derivanti dal periodo di lockdown. La situazione che viene prospettata è l’aumento impressionante (si stimano trecentomila pazienti in più) di persone afflitte da disturbi mentali. Il disturbo più comune è lo stress post-traumatico derivante dai lutti subiti, dal timore di essere colpiti dal virus ma anche dai danni economici che hanno investito molte persone durante i mesi della pandemia, dall’ansia generalizzata per il futuro e dalla paura della povertà. Molte di queste persone chiederanno aiuto, nel prosieguo, ai servizi di salute mentale; alcuni lo stanno già facendo in questa fase, con un impatto preoccupante e a cui non sarà semplice fare fronte essendo il personale dei servizi di salute sottodimensionato, con un numero sempre decrescente di psichiatri, psicologi e operatori sanitari in grado di curarli. Si teme anche un aumento dei suicidi.
Prima della pandemia erano novecentomila le persone in carico ai servizi di salute mentale: quindi l’aumento prospettato è pari a un terzo. Si rende necessario e urgente un piano concreto che preveda interventi mirati a ridurre questi imponenti numeri.
Evaluer en interne les risques psychosociaux Le numéro 817 du magazine Travail & Sécurité vient de paraître. Le dossier du mois aborde la question de l’évaluation des risques psychosociaux. Au sommaire également une rubrique consacrée au COVID-19, un entretien avec Julie Gauthier, directrice de l’association Amicial d’intervenants à domicile ou encore un reportage en images sur la société Paprec Chantiers spécialisée dans le recyclage. Le numéro 817 de Travail & Sécurité daté de juillet-août 2020 est en ligne.
– Il lungo passaggio dentro la pandemia Covid-19. Come cambieranno istituzioni, politiche sociali e sanitarie. – I modelli manageriali toyotisti applicati in sanità pubblica sono stati il tallone di Achille nella fase della emergenza. – Francia.INRS. La Rivista Lavoro e sicurezza: numero di maggio-giugno 2020 – Inail.Esposizione a silice cristallina: pubblicato il Rapporto scientifico 2000-2019 – Frittura mista
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sostiene che vada superato, in questo tempo di pandemia, il concetto di “distanziamento sociale” a favore del concetto di “distanziamento fisico”.
Il pensiero sotteso è che l’espressione “distanziamento sociale” possa creare equivoci. Quello che va mantenuto, per contrastare il Covid-19, è il “distanziamento fisico”. Il virus può infatti diffondersi tramite goccioline respiratorie, piccole quantità di liquido che potrebbero fuoriuscire quando una persona affetta da questa patologia starnutisce o tossisce. Limitando i contatti con gli altri e mantenendo il distanziamento fisico di almeno un metro, si riducono le probabilità di contrarre il virus e di trasmetterlo a qualcun altro.
Va invece incentivato il più possibile il rafforzamento dei legami sociali, promuovendo al contempo la socialità come concetto positivo in grado di mantenere e aumentare il benessere psicofisico. Gli esperti affermano che il contatto sociale è vitale per la salute mentale. La sua mancanza può generare ansia e sentimenti di solitudine privando le persone delle sostanze scatenate dal contatto fisico, quali endorfine e serotonina, che aiutano a tenere sotto controllo stress e paura.
Riteniamo utile proporre la lettura del Documento del Consiglio di indirizzo e vigilanza (CIV) dell’Inail articolato in cinque missioni e 104 obiettivi strategici, il documento del Consiglio di indirizzo e vigilanza tiene conto delle ricadute su tutte le attività dell’Istituto dell’epidemia da Covid-19, a cui è dedicato un programma di ricerca specifico. Ecco la presentazione del Documento che abbiamo ripreso dal sito delll’Inail :
ROMA – Con la delibera numero 8 del 12 maggio, il Consiglio di indirizzo e vigilanza (Civ) dell’Inail ha approvato la relazione programmatica per il triennio 2021-2023. Articolato in cinque missioni – politiche previdenziali, tutela della salute, politiche per il lavoro, ricerca e innovazione, servizi istituzionali e generali – e in 104 obiettivi strategici, il documento tiene conto delle gravi ripercussioni per il Paese dell’epidemia da nuovo Coronavirus e delle sue ricadute sulle attività dell’Istituto.
EU-OSHA presenta i principali risultati dell’edizione 2019 del suo sondaggio europeo delle imprese sui rischi nuovi ed emergenti (ESENER), che mostra i principali fattori di rischio segnalati dai luoghi di lavoro europei: disturbi muscoloscheletrici e rischi psicosociali.
Oltre 45.000 aziende in 33 paesi hanno partecipato al sondaggio, rispondendo a domande su diverse aree di sicurezza e salute sul lavoro (SSL), incluso l’emergente problema della digitalizzazione.
ESENER 2019 è una preziosa fonte di informazioni per i responsabili politici, in quanto fornisce un quadro aggiornato della consapevolezza del rischio e della gestione della SSL nei luoghi di lavoro europei, nonché un confronto con i risultati di ESENER 2014.
PER LEGGERE I REPORT DI RICERCA VAI ALLA FONTE OSHA.EU