La polizia e le autorità competenti in materia di migrazione devono rispettare i diritti fondamentali quando utilizzano l’intelligenza artificiale

 

Fonte Algorithmwatch che ringraziamo

Poiché i sistemi di intelligenza artificiale sono sempre più utilizzati dalle forze dell’ordine, dalle autorità di controllo dell’immigrazione e dalle autorità di sicurezza nazionale, la legge sull’intelligenza artificiale dell’UE (legge sull’intelligenza artificiale) rappresenta un’urgente opportunità per prevenire danni, proteggere le persone dalle violazioni dei diritti e fornire limiti legali alle autorità per utilizzare l’intelligenza artificiale all’interno del contesto. confini dello Stato di diritto.

In Europa e nel mondo, i sistemi di intelligenza artificiale vengono sviluppati e utilizzati per forme dannose e discriminatorie di sorveglianza statale. Dall’uso della biometria per l’identificazione, il riconoscimento e la categorizzazione, ai sistemi predittivi in ​​varie capacità decisionali e di allocazione delle risorse , l’intelligenza artificiale nelle forze dell’ordine prende di mira in modo sproporzionato comunità già emarginate, mina i diritti legali e procedurali e consente la sorveglianza di massa.

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Armi chimiche: proteggere l’integrità del divieto globale

 

Fonte:  Human Rights Watch

Prevenire, sopprimere l’uso di gas lacrimogeni sui campi di battaglia

“I governi dovrebbero utilizzare la Conferenza di revisione per rafforzare il divieto di lunga data contro le armi chimiche condannando qualsiasi uso e chiedendo responsabilità per le violazioni”, ha affermato Mary Wareham , direttrice per la difesa delle armi presso Human Rights Watch. “Questi governi dovrebbero sostenere l’integrità del trattato individuando pubblicamente i trasgressori”. Continua a leggere “Armi chimiche: proteggere l’integrità del divieto globale”

La salute come diritto universale. Scaduto?

 

Fonte: Saluteinternazionale.info che ringraziamo 

Gianni Tognoni

Gli ultimi 50 anni coincidono con un processo di trasformazione radicale della società: da orizzonte di promozione della universalità dei diritti individuali e collettivi a sistema che vede gli umani come variabile dipendente dai “diritti proprietari”. Una storia narrata dal Tribunale Permanente dei Popoli.

Cosa può dire, a proposito di una salute-sanità la cui situazione di crisi non ha bisogno di ulteriori sforzi diagnostici, la esperienza del Tribunale Permanente dei Popoli (TPP), una organizzazione con radici certamente non sanitarie, pensata ed istituita negli stessi anni del sistema sanitario nazionale (1976-1979) e con valori molto simili?  L’ ipotesi che guida la risposta alla domanda è molto semplice:  I quasi cinquanta anni trascorsi coincidono con un processo di trasformazione radicale della società: da orizzonte di promozione della universalità dei diritti individuali e collettivi a sistema che vede gli umani come variabile dipendente dai “diritti proprietari”.

Gli anni ‘70 concludono il “trentennio glorioso” che sembrava aver preso sul serio la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Pur con tanti limiti, si chiudeva  il periodo coloniale; la vittoria del Vietnam sugli Stati Uniti  sembrava confermare il realismo dei sogni del ‘68; l’OMS, titolare della traduzione in realtà quotidiane del bene comune, salute e sanità, estende nel 1977 le sue competenze all’ambito critico dell’economia con il rapporto sui farmaci essenziali; la dichiarazione solenne ad Alma Ata mette le  comunità e non le tecnologie come condizione imprescindibile di una sanità coerente con la definizione della salute come indicatore di una vita nella dignità. L’ Italia era divenuta nel frattempo esemplare anche a livello internazionale con le sue lotte-leggi sui diritti del lavoro, della famiglia, dell’autonomia della donna, e la legge 180 cambiava la storia, non solo italiana, della psichiatria: è in questo contesto che nasce la Legge 833 che nel dicembre 1978 sanciva la istituzione del SSN.

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Le “Marmot Cities”: quando le città si misurano con le disuguaglianze di salute.

Fonte diseguaglianzedisalute.it

Michael Marmot si schermisce un po’ quando il suo nome viene associato alle città che decidono di prendere sul serio nelle loro politiche gli otto principi che servono a ridurre le disuguaglianze di salute , ma poi riconosce che il concetto non si potrebbe dire in modo più efficace e conciso.

I principi di Marmot

  • Dai a ogni bambino il miglior inizio di vita
  • Consentire a tutti i bambini, i giovani e gli adulti di massimizzare le proprie capacità e avere il controllo sulla propria vita
  • Creare occupazione equa e buon lavoro per tutti
  • Garantire standard di vita salutari per tutti
  • Creare e sviluppare luoghi e comunità sani e sostenibili
  • Rafforzare il ruolo e l’impatto della prevenzione delle malattie
  • Affrontare la discriminazione, il razzismo e le loro conseguenze
  • Perseguire insieme sostenibilità ambientale ed equità sanitaria.

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Human rights watch: i governi hanno il dovere di far rispettare i diritti umani

Fonte ASVIS  che ringraziamo 

Il rapporto annuale 2023 fa appello alle democrazie invitandole a non inseguire traguardi politici a breve termine. Italia criticata “per le politiche migratorie e le restrizioni ai diritti riproduttivi”. 

“L’ovvia conclusione da trarre dalla litania delle crisi dei diritti umani durante il 2022 è che il potere autoritario incontrollato lascia dietro di sé un mare di sofferenza”. Con queste parole Tirana Hassan, direttrice esecutiva ad interim di Human rights watch, apre l’editoriale del World Report 2023, giunto alla sua 33esima edizione, pubblicato dall’ong a gennaio scorso. “Ma il 2022 ha anche rivelato nel mondo un fondamentale cambiamento di potere, che apre la strada a tutti i governi interessati a contrastare gli abusi proteggendo e rafforzando il sistema globale dei diritti umani”, prosegue Hassan. Il documento fa il punto sul rispetto dei diritti in quasi 100 Paesi nel 2022 e delinea, afferma la direttrice di Hrw, un contesto dove i leader mondiali hanno “barattato le loro responsabilità in materia dei diritti umani” in cambio di traguardi politici a breve termine.

Il Rapporto si rivolge ai governi, esortandoli a rispettare e a far rispettare i diritti fondamentali, e rileva la presenza di “nuove coalizioni e nuove leadership” pronte a lavorare per piani d’azione rispettosi dei diritti. Per i governi esiste più spazio, e non meno, per garantire il godimento dei diritti umani nei territori da loro amministrati, sottolinea il documento. Viene citata come esempio “l’ondata verde” che ha portato all’acquisizione del diritto all’aborto in Colombia, Argentina e Messico, una “contro-narrativa” rispetto alla sentenza della Corte suprema degli Stati uniti che ha affossato “50 anni di diritti riproduttivi”. Ma viene anche riportata la richiesta inoltrata degli arcipelaghi-Stato del Pacifico, che hanno unito le loro forze per richiedere all’unisono ai Paesi più inquinanti di adottare politiche più ambiziose nel taglio alle emissioni di gas a effetto serra. Continua a leggere “Human rights watch: i governi hanno il dovere di far rispettare i diritti umani”

I “nuovi” manicomi

Fonte : Saluteinternazionale.it che ringraziamo 

 

di Benedetto Saraceno

Le violenze di Foggia, all’interno dell’istituzione Don Uva, non rappresentano il caso isolato. Le violazioni dei diritti sono molto diffuse non solo a danno dei  pazienti dei servizi psichiatrici ma anche, e forse soprattutto, a danno di tutte quelle persone che, per disabilità e vulnerabilità, sono ospiti in strutture residenziali di varia natura.

Nella notte del 23 di gennaio i carabinieri e i NAS di Foggia hanno eseguito una misura cautelare nei confronti di trenta operatori sanitari (infermieri e ausiliari) della istituzione Don Uva di Foggia. L’operazione ha coinvolto otto dipendenti della struttura, sedici operatori sociosanitari della società Universo Salute, tre operatori sociosanitari dipendenti della società Etjca spa, due educatrici professionali dipendenti della società Universo Salute e un addetto alle pulizie della La Pulisan srl. Alcuni di questi operatori sono stati messi in carcere, altri sono ai domiciliari e i restanti sono indagati senza misure coercitive. I reati contestati sono quelli di maltrattamenti aggravati, sequestro di persona e violenza sessuale ai danni di venticinque donne degenti.

Continua a leggere “I “nuovi” manicomi”

“Il presidente Zelenskyy deve eliminare e abrogare immediatamente queste leggi”. – I sindacati chiedono la fine delle leggi contro i lavoratori in Ucraina

 

 

Tra il 18 e il 20 gennaio 2023, una delegazione dell’ITF e dell’ETF ha visitato l’Ucraina per incontrare i lavoratori dei settori ferroviario e marittimo. Il fondo di solidarietà istituito dall’ITF nel marzo 2022 ha permesso di fornire ai lavoratori dei trasporti ucraini un’ampia gamma di beni di prima necessità, tra cui letti pieghevoli, materassi, coperte, generatori, pannelli solari e acqua potabile. Anche i sindacati affiliati all’ITF in Ucraina sono stati fondamentali per organizzare l’evacuazione delle famiglie dei lavoratori dei trasporti verso ovest per la loro sicurezza e protezione.

Ci sono quasi 400.000 iscritti ai sindacati affiliati all’ITF in Ucraina, più della metà dei quali sono ferrovieri. La situazione di questi lavoratori rimane disastrosa e nel corso della guerra: 319 ferrovieri e 200 figli di ferrovieri sono stati uccisi e più di 70 feriti; 9.000 ferrovieri sono stati mobilitati nell’esercito e altri 10.000 sfollati interni; e 123 lavoratori hanno avuto la casa distrutta. Migliaia di figli di ferrovieri hanno ancora urgente bisogno di essere trasferiti.

I sindacati, compreso il sindacato dei ferrovieri e dei lavoratori edili dei trasporti dell’Ucraina (TURWTCU), continuano a rappresentare i propri membri nonostante le condizioni disperate, nonché ad assistere i bisogni delle forze di difesa ucraine e territoriali e ad aiutare i sindacalisti e le loro famiglie. TURWTCU rappresenta il 97% dei ferrovieri ucraini. Continua a leggere ““Il presidente Zelenskyy deve eliminare e abrogare immediatamente queste leggi”. – I sindacati chiedono la fine delle leggi contro i lavoratori in Ucraina”

La Russia legalizza una massiccia raccolta di DNA senza supervisione

 

FONTE: HUMAN RIGHTS WATCH 

La nuova legge è un attacco al diritto alla privacy

di Aleks Lochmutov

Il presidente russo Vladimir Putin ha firmato ieri una legge che estende la raccolta obbligatoria di dati sul DNA a milioni di persone. A chiunque sia sospettato di qualsiasi crimine verrà raccolto il proprio DNA e coloro che sono stati condannati o condannati alla detenzione amministrativa per un reato minore avranno il proprio profilo del DNA archiviato in un database statale a vita.

Questa nuova legislazione rafforza il massiccio sistema di sorveglianza della Russia e sferra un altro colpo al diritto alla privacy. Il governo prevede di raccogliere il DNA di almeno 1,8 milioni di persone ogni anno. Nel 2019, i tribunali russi hanno imposto quasi un milione di condanne alla detenzione amministrativa e 620.000 condanne penali, il che indica la portata prevista delle misure dopo che la legge entrerà pienamente in vigore nel 2025. I reati amministrativi includono la partecipazione a riunioni “non autorizzate”, reati stradali, ubriachezza pubblica e mancato pagamento di una multa minore. Continua a leggere “La Russia legalizza una massiccia raccolta di DNA senza supervisione”

Amazon : condizioni di lavoro e diritti in UK

 

Fonte : GMB.ORG

I lavoratori di Amazon che hanno preso parte al primo sciopero in assoluto nel Regno Unito sono stati contrassegnati come “no show” dall’azienda, ovvero un’assenza non autorizzata.

Mercoledì [25 gennaio 2023] circa 350 lavoratori del magazzino di Coventry dell’azienda hanno camminato in una disputa sulla paga.

I lavoratori sono ora preoccupati di essere multati o addirittura accusati di grave cattiva condotta.

Un’azione sindacale opportunamente autorizzata conferisce ai lavoratori il diritto legale di ritirare il proprio lavoro e non dovrebbe essere classificata come assenza non autorizzata.

GMB ora chiede chiarezza all’azienda.

Un lavoratore di Amazon Coventry, che ha chiesto di rimanere anonimo, ha dichiarato :

“’Mi fa temere per il mio lavoro in quanto è considerata una grave cattiva condotta. Mi sento preso di mira per intraprendere un’azione sindacale legale.

Stuart Richards, organizzatore senior di GMB, ha dichiarato: 

“Speriamo e crediamo che questo sia solo un errore da parte di Amazon, piuttosto che un tentativo di intimidire i lavoratori che intraprendono un’azione sindacale legale.

“Ma Amazon deve risolverlo e in fretta. I lavoratori di Coventry hanno fatto una cosa incredibilmente coraggiosa affrontando una delle più grandi aziende del mondo.

“Ora sembra che siano vittime di bullismo”.

Rosa Curling, direttrice del gruppo legale Foxglove, ha dichiarato:  

“È scioccante sentire che ieri i lavoratori di Amazon che esercitano il loro diritto legale di scioperare a Coventry potrebbero essere puniti.

“Se questi rapporti sono veri, Amazon sta agendo illegalmente. Amazon ha bisogno di farlo bene e velocemente.

“Devono affermare forte e chiaro che rispettano i diritti dei lavoratori di Amazon nel Regno Unito di intraprendere un’azione di sciopero legale e dare assicurazioni ferree che nessun lavoratore che ha preso parte all’azione sindacale legale di mercoledì dovrà affrontare alcun tipo di azione disciplinare di conseguenza .”

16 dicembre 2022

I lavoratori di Amazon a Coventry sono i primi nel Regno Unito a scioperare

I lavoratori di Amazon a Coventry hanno fatto la storia

The Anniversary of Roe v. Wade Reminds Us that the Fight for Workers’ Rights Continues

Fonte : AFL-CIO 

The 50th anniversary of Roe v. Wade should have been a day of celebration. 

A day where we felt energized and ready to build on this historic victory for women’s rights and  increase the number of working people who could access safe abortion and quality, affordable reproductive health care.

But as we recognize the 50 years since the constitutional right was passed, this day also falls just seven months short of when the U.S. Supreme Court stripped millions of working women, people and families of this fundamental freedom. The court’s decision only deepens existing inequities in a country with zero guaranteed paid family or sick leave and no national standard for affordable and accessible child care and early childhood education. We must now use this time to coalesce around a plan to organize and mobilize, not only against attacks on abortion but also on the far-reaching and sustained attack on workers’ rights. Continua a leggere “The Anniversary of Roe v. Wade Reminds Us that the Fight for Workers’ Rights Continues”

La Bielorussia deve rilasciare i leader sindacali e gli attivisti imprigionati

Fonte IndustrialAll

19 gennaio 2023 Un tribunale bielorusso ha condannato i leader di sindacati indipendenti a pene detentive indebitamente dure fino a nove anni per accuse di matrice politica. Ad oggi, i tribunali bielorussi hanno condannato almeno 16 leader e attivisti di sindacati indipendenti a lunghe pene detentive o restrizione della libertà.

Il 5 gennaio, il tribunale della città di Minsk ha condannato l’ex presidente del sindacato bielorusso dei lavoratori della radio e dell’elettronica (REP) Hennadz Fiadynich, 65 anni, e il presidente ad interim del REP Vasil Berasnieu, 72 anni, a nove anni di reclusione, e l’attivista del REP Vatslau Areshka, 68 anni. , a otto anni di reclusione in una colonia a regime rafforzato. Continua a leggere “La Bielorussia deve rilasciare i leader sindacali e gli attivisti imprigionati”

La leader del Sindacato  iraniano afferma che le proteste mirano a eliminare “disuguaglianza e discriminazione”

Parvin Mohammadi vicepresidente del Free Union Workers of Iran arrestata più volte per il suo attivismo sindacale

di MARYAM DEHKORDI

Fonte IranWire

Parvin Mohammadi è stata vicepresidente del Free Union Workers of Iran per più di 20 anni ed è stata una delle principali organizzatrici della campagna di 40.000 firme contro il salario minimo in Iran nel 2011. È stata detenuta e interrogata dalle autorità iraniane molte volte per il suo lavoro.

In un’intervista con IranWire, a questa implacabile difensora dei diritti dei lavoratori è stato chiesto di definire l’ondata di proteste guidate da donne che ha travolto l’Iran per più di tre mesi, ponendo una delle sfide più serie alla teocrazia instaurata dalla Rivoluzione islamica del 1979 .

“Questo movimento si sta sforzando di rimuovere la disuguaglianza tra tutti gli esseri umani e di porre fine alla discriminazione”, ha affermato.

“Dopo che in Iran è salito al potere un governo religioso, molte persone hanno perso i loro diritti sociali, economici e culturali. I gay rischiavano la pena di morte e le donne, in quanto “secondo sesso”, persero i loro diritti fondamentali. Immagino che questa rivoluzione stia cercando di raggiungere un punto in cui il genere non sarebbe più una pietra di paragone per la discriminazione e l’umiliazione. Questo è il motivo per cui le richieste delle donne sono le richieste della società nel suo insieme e gli uomini le sostengono perché sanno che una volta che questi diritti fondamentali saranno istituzionalizzati nella società, i membri di quella società raggiungeranno anche i loro altri diritti”.

Le proteste in corso sono state innescate dalla morte, il 16 settembre, di una donna di 22 anni, Mahsa Amini, sotto la custodia della polizia morale di Teheran. Era stata arrestata per una presunta violazione del rigido codice di abbigliamento del paese.

I manifestanti inizialmente chiedevano più libertà e diritti delle donne, prima che i disordini si trasformassero in appelli per la caduta dei governanti clericali iraniani.

“Nelle proteste passate, la gente non ha protestato in modo così schiacciante contro il regime e per la sua estromissione. La maggior parte dei loro slogan parlavano di prezzi elevati, disoccupazione e lamentele simili”, secondo Mohammadi.

“Questa volta, gli slogan non sono rimasti limitati alle richieste delle donne, e la gente ha chiarito di avere obiettivi più grandi che includono le richieste delle donne…i manifestanti hanno subito preso di mira il governo. Ripeto, questi giovani che ora sono nelle strade ci saranno fino alla vittoria o fino alla loro eliminazione”.

Alla domanda sulla posizione del movimento sindacale iraniano nel movimento di protesta, Mohammadi dice: “Molti di coloro che sono stati uccisi nelle recenti proteste sono lavoratori e figli di lavoratori. Ma se intendi gli scioperi dei lavoratori e il loro sostegno a questo movimento, devo dire che i lavoratori devono ancora entrare in campo in modo organizzato, e c’è una ragione per questo».

La leader sindacale ha spiegato che, dopo la rivoluzione del 1979, la Repubblica islamica ha privato i lavoratori della possibilità di formare sindacati e corporazioni indipendenti.

“Inoltre, la Repubblica islamica ha istituito istituzioni parallele come la Casa dei lavoratori e i Consigli islamici dei lavoratori al di sopra delle teste dei lavoratori e ha limitato ogni tipo di associazione tra i lavoratori. E non ci permettono di reclutare membri e di essere attivi come dovremmo essere”.

“Ma stanno arrivando scioperi sindacali a livello nazionale”, ha predetto Mohammadi, aggiungendo: “Verranno quando i lavoratori potranno sentirsi sicuri che se alzano un cartello con il logo del loro posto di lavoro e si uniscono al movimento, il datore di lavoro non aggiungerà la propria punizione alla punizione del governo”.Le forze di sicurezza iraniane hanno represso duramente le proteste, uccidendo più di 500 persone e arrestandone oltre 18.000, dicono gli attivisti per i diritti umani.

Almeno 100 manifestanti sono attualmente a rischio di “esecuzione, accuse di pena di morte o condanne”, secondo un gruppo per i diritti.

AFL-CIO . Sostenere i diritti dei lavoratori è fondamentale per il futuro dell’Ucraina

Fonte AFL.CIO che ringraziamo 

 

Mentre la guerra della Russia contro l’Ucraina continua, i lavoratori ucraini ei loro sindacati sono diventati una forza innegabile per la solidarietà e il sostegno della comunità in tutto il paese. Dall’inizio del conflitto, i membri dei sindacati della Confederazione dei sindacati liberi dell’Ucraina (KVPU) e della Federazione dei sindacati dell’Ucraina (FPU) si sono mobilitati in gran numero, rimangono uniti dietro gli sforzi del loro governo eletto per gestire la guerra e continuare a compiere valorosi sacrifici per difendere la nazione. Tuttavia, in cambio, il governo ucraino si sta ora muovendo per  spezzare il potere dei sindacati e privare i lavoratori di diritti cruciali che sono fondamentali per sostenere la sua democrazia. Continua a leggere “AFL-CIO . Sostenere i diritti dei lavoratori è fondamentale per il futuro dell’Ucraina”

Crisi climatica: il riscaldamento di 1,5°C può innescare più punti di non ritorno

Fonte: Antropocene.org che ringraziamo 

 

 

 

Secondo una nuova e importante ricerca pubblicata sulla rivista «Science», se la temperatura globale dovesse aumentare di oltre 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, potrebbero verificarsi diversi punti di non ritorno per il clima. Anche ai livelli attuali di riscaldamento globale, il mondo rischia già di superare cinque pericolosi punti climatici di non ritorno e i rischi aumentano per ogni decimo di grado di ulteriore aumento delle temperature.

Un team di ricercatori internazionali ha sintetizzato le prove relative ai punti di non ritorno, le loro soglie di temperatura, i tempi e gli impatti, grazie a una revisione completa di oltre 200 articoli pubblicati dal 2008, quando i punti di non ritorno climatici sono stati definiti per la prima volta in modo rigoroso. L’elenco dei potenziali punti di non ritorno è passato da nove a sedici.

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Egitto: arresti, freno alle proteste mentre si avvicina la COP27

Fonte Human Rights Watch 

 

Telecamere di sorveglianza illegali, restrizioni alla partecipazione

(Beirut) – Le autorità egiziane hanno arrestato dozzine di persone per aver chiesto proteste e limitato il diritto di protestare nei giorni precedenti il ​​vertice COP27 sul clima , minacciandone il successo, ha affermato oggi Human Rights Watch.

Le autorità hanno aggiunto misure di sicurezza a Sharm El-Sheikh, la località turistica dove si terrà la conferenza, compreso l’obbligo di installare telecamere in tutti i taxi, consentendo alle agenzie di sicurezza la sorveglianza di conducenti e passeggeri. Le autorità hanno anche imposto un processo indebitamente complicato per la registrazione della cosiddetta Green Zone al di fuori della sede della COP, che nei vertici precedenti era aperta al grande pubblico per impegnarsi su questioni climatiche e consentire l’interazione con i partecipanti al vertice.

“Mentre i partecipanti stanno arrivando per la COP27, sta diventando chiaro che il governo egiziano non ha intenzione di allentare le sue misure di sicurezza abusive e consentire la libertà di parola e di riunione”, ha affermato Adam Coogle , vicedirettore per il Medio Oriente e il Nord Africa di Human Rights Watch. “Le autorità egiziane non dovrebbero estendere la sua repressione dei diritti umani nello spazio del vertice”. Continua a leggere “Egitto: arresti, freno alle proteste mentre si avvicina la COP27”

Per essere all’altezza dei tempi ….

 

 

I frequentatori più assidui del sito Diario Prevenzione avranno notato che da diverso tempo pubblichiamo sempre più spesso report, documenti e notizie che fanno riferimento a grandi temi come il cambiamento climatico, ai necessari interventi e adattamenti per farvi fronte. Come sempre riprendiamo questi report e articoli dalle fonti più qualificate come Enti di ricerca, siti autorevoli, riviste specializzate.Su questo tema del riscaldamento climatico e della necessaria trasformazione ecologica della società nei modi di produrre e consumare, a causa della guerra in Europa e della crisi energetica, si sta perdendo tempo e si stanno facendo molti passi indietro.

Continua a leggere “Per essere all’altezza dei tempi ….”

Una sentenza contro le donne

 

Ieri, la Corte Suprema degli Stati Uniti, ha emesso una sentenza che lede alla radice il diritto all’autodeterminazione delle donne di quel paese rispetto alla scelta dell’interruzione di gravidanza, un diritto conquistato nel 1973, nel contesto del movimento di lotta diffuso a livello internazionale. Tantissime le voci di protesta, le petizioni, le manifestazioni.

Qui il link al post  Aborto. Cancellato un pezzo di storia, pubblicato sul sito dell’Associazione Orlando che gestisce il Centro delle donne di Bologna,
https://orlando.women.it/news/aborto-cancellato-un-pezzo-di-storia/

 

UK.Pescatori picchiati e sfruttati sulle barche del Regno Unito

Fonte: Risks Tuc 1045 – 16 maggio 2022 

Un terzo dei lavoratori migranti sui pescherecci del Regno Unito lavora a turni di 20 ore e il 35% riferisce di violenze fisiche regolari, secondo una nuova ricerca che conclude che c’è sfruttamento e abusi dilaganti sulle navi britanniche. I ricercatori dell’Università di Nottingham Rights Lab, che si concentra sulla schiavitù moderna, hanno scoperto che i pescatori hanno riferito di lavorare in orari eccessivi, con poche pause, con uno stipendio medio di £ 3,51 l’ora. Più del 60% dei pescatori, compresi i cittadini britannici, ha affermato che non avrebbe mai denunciato un reclamo per paura di essere inserito nella lista nera e ha rifiutato il reimpiego. I lavoratori vengono assunti nell’industria della pesca britannica con “visti di transito” che li legano a un unico datore di lavoro, una scappatoia che “legalizza il loro sfruttamento”, secondo il rapporto.
Lasciare sfruttare lo sfruttamento fuori dai guai, Laboratorio per i diritti dell’Università di Nottingham, maggio 2022.

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USA: I giganti della carne mettono deliberatamente a rischio i lavoratori

Al culmine della pandemia, quando il coronavirus ha infettato decine di migliaia di lavoratori dell’industria della carne negli Stati Uniti e causato la morte di centinaia di persone, i dirigenti dei maggiori produttori di carne della nazione erano consapevoli del rischio di trasmissione nei loro stabilimenti e hanno fatto pressioni con successo sulla Casa Bianca di Trump e sulle autorità di regolamentazione per aggirare le misure e i regolamenti di prevenzione del coronavirus, secondo un’indagine del Congresso. “L’indagine della Select Subcommittee ha rivelato che gli incaricati politici dell’ex presidente Trump presso l’USDA [dipartimento dell’agricoltura] hanno collaborato con grandi aziende di confezionamento della carne per guidare uno sforzo a livello dell’amministrazione per costringere i lavoratori a rimanere al lavoro durante la crisi del coronavirus nonostante le condizioni pericolose” presidente della commissione , il rappresentante degli Stati Uniti James Clyburn, ha affermato in una dichiarazione del 12 maggio.
Washington Post

 

 

… E dopo il COVID? La formazione come strumento e metodo per una prevenzione efficace

 


 

Tavola rotonda in diretta web organizzata dall’o.d.v.
“Scienza Medicina Istituzioni Politica Società”,
in collaborazione con LAB – I Dialoghi della Bolognina.

mercoledì 18 maggio h.21

INTERVENTI

La formazione per la prevenzione, com’è e come dovrebbe essere
Giovanni Leonardi, Agenzia nazionale della Sanità pubblica della
Gran Bretagna

La formazione dei medici per far fronte ai rischi sanitari ambientali e climatici
Claudio Lisi, Coordinatore GdL Ambiente e Salute” della Federazione Nazionale di Ordine dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri

L”Università e Ambiente e Salute: Ricerca, Formazione e Terza Missione

Maria Pia Fantini, Direttrice della Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva, Università di Bologna

Le proposte della Task Force Ambiente e Salute del Ministero della salute
Margherita Ferrante, Docente di Sanità Pubblica, Università di Catania

La formazione dei medici del territorio e la prevenzione primaria ambientale
Roberto Romizi, Presidente di “Medici per l”Ambiente, ISDE”

Prima e dopo il Covid: una prevenzione mancata, quella climatica
Ugo Mazza, Associazione “Meglio così, Solare qualità urbana”, Bologna

COORDINAMENTO
Paolo Lauriola, Coordinatore “Rete Italiana Medici Sentinella per l”Ambiente” (FONMCeO-ISDE).Co-autore del libro “E dopo il Covid…? Proteggere
la salute e l’ambiente per prevenire le pandemie e altri disastri” Edizioni Intra, Pesaro 2022

La vulnerabilità delle donne straniere

Segnaliamo questo articolo pubblicato dal sito Openpolis

Assumere una prospettiva di genere può essere utile per cogliere la specificità dell’esperienza migratoria femminile. In quanto donne e spesso madri, oltre che straniere, le immigrate sono esposte a particolari vulnerabilità e a peculiari situazioni di marginalizzazione.

La presenza straniera femminile in Italia

Degli stranieri residenti in Italia, più della metà sono donne. Parliamo di circa 2,6 milioni di straniere, ovvero il 51,8% di tutta la popolazione straniera residente.

2.607.959 le donne straniere residenti in Italia nel 2020.In alcuni paesi si è sviluppata, negli anni, una migrazione più marcatamente femminile. È il caso delle nazioni dell’Europa orientale (Romania, Ucraina, Bielorussia), ma anche di quelle del Sud Est asiatico (Filippine, Thailandia). Altre nazionalità immigrate nel nostro paese, invece, hanno una presenza più fortemente maschile. Basti pensare all’Africa o all’Asia meridionale.

Nel 2002, gli stranieri si dividevano piuttosto egualmente tra uomini e donne. A partire dal 2006, invece, si è registrato un lieve ma costante aumento nella presenza femminile fino al 2015, quando in Italia risiedevano 293mila donne in più rispetto agli uomini.

L’ARTICOLO PROSEGUE ALLA FONTE SUL SITO OPENPOLIS 

“ DISSONANZE CHE OLTREPASSANO I LIMITI DELLA CONVENIENZA”

             

di Francesco Domenico Capizzi*

Chiese vuote, cimiteri pieni, ospedali tracimanti, terapie intensive insufficienti, saracinesche chiuse in strade deserte e silenziose, tutti annichiliti nello scorrere del tempo incollati a finestre e  schermi, inquieti verso la sospirata riapertura nella convinzione che “nulla sarà più come prima”. Ma, basta una pandemia virale per “cambiare tutto”? 

Per “cambiare” non sono bastati 8 milioni e mezzo di morti annui per la pandemia neoplastica, 40 milioni per la fame (75% della mortalità generale), 7 milioni per l’inquinamento atmosferico, centinaia di migliaia per le 35 guerre attive nel mondo, le migrazioni forzate, la povertà, la miseria, il miliardo di denutriti e senza futuro…! (The Lancet, OMS 2019). Forse la vera speranza recondita consiste, semplicemente, nell’attendere che i tanti rigagnoli, ora dispersi, riprendano a defluire nel solco della consuetudine quotidiana?  E dunque gli applausi, i canti, gl’inni, le bandiere, la comunione d’intenti, la solidarietà, l’orgoglio e l’unità nazionale di fronte al pericolo, la lotta e la “presa di coscienza collettiva”…? Si restringono, si dissolvono, evaporano, “lasciano le cose come stavano prima”? 

Continua a leggere ““ DISSONANZE CHE OLTREPASSANO I LIMITI DELLA CONVENIENZA””

LA QUESTIONE AMBIENTALE TRA TORSIONI AUTORITARIE E COSTITUZIONALISMO. IL CASO BRASILIANO

Fonte Costituzionalismo.it

Alessandra Marchioni

Professoressa di diritto pubblico e internazionale nella Facoltà di Diritto dell’Università Federale Alagoas (UFAL), Brasile
Coordinatrice del Nucleo di Studi in Diritto Internazionale dell’Ambiente
(NEDIMA)

Sommario:
1. Introduzione;
2. L’agenda “anti-ambientale” dell’amministrazione Bolsonaro;
3. Pandemia e questione ambientale in Brasile;
4. Il diritto costituzionale ambientale brasiliano e la “protezione integrale”;
5. L’Accusa di Disobbedienza al Precetto Fondamentale
(ADPF)

Download del file del saggio ( 18 pagine . pdf ) 

Vaccini anti Covid, la bio-politica dell’Assessora Moratti: “La ripartizione anche in base al Pil della Regione”.

 

Una dichiarazione di apparente “buon senso” quella della neo Assessora alla Salute della Regione Lombardia. Nella distribuzione delle dosi di vaccino, secondo l’Assessora, bisognerebbe assegnarne rilevanti quote in più alle Regioni che hanno un PIL più elevato, chi produce più ricchezza deve “ripartire” prima. Come alle corse dei cavalli: puntare su chi può vincere.

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Intervista de il manifesto. Paolo Vineis, curare con la politica

Fonte il manifesto che ringraziamo . Articolo pubblicato il  22 novembre 2020

Intervista. Parla l’epidemiologo, ordinario all’Imperial College di Londra e vicepresidente del Consiglio Superiore di Sanità: «Con il Covid-19 abbiamo aperto gli occhi sul fatto che salute e malattia vengono da lontano, dipendono anche dalla società e dalla sua struttura produttiva»

Paolo Vineis è ordinario di epidemiologia all’Imperial College di Londra e vicepresidente del Consiglio Superiore di Sanità. È uno degli ospiti più attesi all’edizione 2020 del National Geographic Festival delle Scienze in cui interverrà online lunedì 23 novembre. Nel suo ultimo saggio intitolato Prevenire (Einaudi) scritto con Roberto Cingolani e Luca Carra, Vineis propone una strategia contro problemi globali come il cambiamento climatico o la pandemia fondata sui co-benefici. «Sono misure politiche che possono portare vantaggi in settori diversi.

Ad esempio, il consumo di carne è associato a una maggiore incidenza di malattie cardiovascolari e di alcuni tumori. Ma può anche aumentare le emissioni di metano e contribuire al rischio di pandemie, perché gli allevamenti intensivi sono serbatoi di virus. Il Green New Deal è un esempio di questo tipo di azioni che generano co-benefici: prevede azioni radicali per prevenire il cambiamento climatico e genera benefici anche in altri settori come la salute e l’equità sociale.

Anche secondo il direttore di Lancet Richard Horton, il Covid-19, le altre patologie e le condizioni ambientali e socio-economiche si aggravano a vicenda. Invece di pandemia dovremmo parlare di «sindemia». La convince?

Nel Consiglio Superiore di Sanità ho coordinato la redazione di un documento di commento al Piano Nazionale della Prevenzione 2020-25 e sulle malattie croniche non trasmissibili adottavamo proprio il punto di vista della sindemia. Mirko Grmek, forse il maggiore storico della medicina del secolo scorso, parlava di «patocenosi» e sosteneva che le malattie in un certo momento storico, anche quelle infettive, vanno viste nel loro insieme. La trasmissione delle malattie si può studiare con una lente più complessa di quella ancora dominante nel mondo medico, che cerca l’origine delle patologie principalmente in alterazioni molecolari. Noi guardiamo invece alle cause sociali, storiche e produttive, inclusa la globalizzazione. Continua a leggere “Intervista de il manifesto. Paolo Vineis, curare con la politica”

ETUI.Il lavoro  nell’era dell’intelligenza artificiale: perché è necessaria una regolamentazione per proteggere i lavoratori

FONTE ETUI 
Autrice Aída Ponce Del Castillo

Le grandi potenze del mondo, molti stati e aziende stanno combattendo per vincere la corsa all’intelligenza artificiale (AI). L’intelligenza artificiale è di importanza strategica per l’Unione Europea, con la Commissione Europea che ha recentemente dichiarato che “l’intelligenza artificiale è un obiettivo che può fare dell’Europa un leader tecnologico globale”.

Per raggiungere questo obiettivo, l’UE deve creare un quadro etico e giuridico appropriato. Questa Outlook Note sostiene che tale quadro deve essere solidamente basato sulla regolamentazione – può essere raggiunto aggiornando la legislazione esistente – e che deve prestare particolare attenzione alla protezione dei lavoratori. I lavoratori sono in una posizione di subordinazione ai loro datori di lavoro e, nella fretta dell’Europa di vincere la corsa all’IA, i loro diritti rischiano di essere trascurati. Questo è il motivo per cui deve essere sviluppato un quadro giuridico protettivo e applicabile, con la partecipazione delle parti sociali.

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Migliaia di scioperi per vite nere negli Stati Uniti

Fonte IUF

24.07.20  Notizie

 

Il 20 luglio, almeno 20.000 lavoratori in 160 città degli Stati Uniti hanno lasciato il lavoro per protestare contro il razzismo sistemico, la violenza e la disuguaglianza economica. La protesta è stata organizzata dal Movement for Black Lives, una coalizione di gruppi di difesa dei neri e sindacati tra cui l’ Unione internazionale dei dipendenti di servizio affiliata all’UITA .

CLICCA QUI per rapporti, video e interviste a partecipanti e sostenitori.

Il movimento Black Lives Matter continua a raccogliere forza e sostegno in tutto il mondo. L’UITA è al fianco di coloro che affrontano e sfidano il razzismo e combattono per l’uguaglianza. Salutiamo i nostri affiliati negli Stati Uniti che guidano la lotta per la giustizia razziale e che hanno espresso un forte sostegno al movimento . Lo sfruttamento e la discriminazione razzisti sono profondamente radicati nel colonialismo, nella schiavitù e nel dominio postcoloniale: devono essere costantemente contrastati a tutti i livelli, anche all’interno del movimento operaio.

 

Germania: istituire il “passaporto” Covid-19 ? Una opinione.

Segnalazione  di Franco Di Giangirolamo che ringraziamo.
5 maggio 2020, Die Zeit.
Il Corona Pass è disumano e incostituzionale
Carta di immunità: a chiunque sia stato ammalato è consentito muoversi liberamente? Una carta di immunità sarebbe il segnale sbagliato!
Autore : Volker Boehme-Neßler è professore di diritto pubblico, diritto dei media e delle telecomunicazioni all’Università Carl von Ossietzky di Oldenburg dal 2014. Ha studiato giurisprudenza e scienze politiche a Berlino e Heidelberg.
Fonte dell’articolo  Die Zeit 

Covid-19, l’impatto sui diritti delle cittadine e cittadini stranieri e le misure di tutela necessarie

FONTE  ASGI.IT

Nei periodi di crisi, gli effetti delle disuguaglianze formali e sostanziali diventano ancor più evidenti. Le note che seguono forniscono una prima panoramica sui diritti dei cittadini stranieri messi a rischio dall’emergenza COVID-19.”

Così inizia il Documento sottoscritto da decine di associazioni per spezzare il silenzio ed evidenziare le criticità che, in questa drammatica situazione di emergenza da COVID-19, caratterizzano la condizione delle persone straniere ed in particolare dei/delle richiedenti asilo, delle persone senza fissa dimora e dei lavoratori e delle lavoratrici ammassati negli insediamenti informali rurali.

Persone che ad oggi sono prive di effettiva tutela, nella maggioranza dei casi anche degli strumenti minimi di contenimento (mascherine e guanti – acqua, servizi igienici), ed oggettivamente impossibilitate a rispettare le misure previste dal legislatore, vivendo in luoghi che di per sé costituiscono assembramenti.

Il documento non si limita ad enucleare dette criticità ma propone e chiede al legislatore soluzioni concrete ed immediate, che consentano di garantire a tutte le persone le medesime tutele previste dai provvedimenti per contenere il contagio da coronavirus.

Con specifico riguardo ai Centri straordinari di accoglienza (che dalla riforma del cd. decreto sicurezza n. 118/2018 sono diventati grandi contenitori di persone, con significativa riduzione dei servizi, compresi quelli sanitari), le Associazioni firmatarie chiedono che vengano chiusi, riorganizzando il sistema secondo il modello della cd. accoglienza diffusa in piccoli appartamenti e distribuiti nei territori, essendo impossibile nei contesti attuali il rispetto delle misure legali vigenti, a partire dalla distanza tra le persone e al divieto di assembramenti.

Il Documento chiede, altresì, che venga consentito l’accesso al SIPROIMI anche per coloro che ne sono stati esclusi dal decreto sicurezza (titolari di permesso umanitario, richiedenti asilo) e che le persone senza fissa dimora o che vivono negli insediamenti informali rurali (cioè che lavorano per l’agricoltura per fornire i prodotti per la vita quotidiana) siano accolte in strutture adeguate, con dotazione di acqua e servizi igienici, oggi assenti in questi ultimi.

Analoghe richieste chiediamo per i CPR e gli Hot-Spot, evidenziando, quanto ai primi, la necessità di impedire nuovi ingressi e per le persone già trattenute di disporre le misure alternative al trattenimento, stante l’impossibilità attuale di eseguire ogni rimpatrio nei Paesi di origine.

Il documento non si dimentica neppure della situazione in cui versano le persone migranti che anche in questo periodo possono arrivare in Italia, per cercare di sottrarsi a morte e torture nei campi in Libia o in fuga da situazioni di grave pericolo. Rispetto a costoro chiediamo che vengano predisposte misure che consentano la rapida indicazione di un porto sicuro per lo sbarco e la predisposizioni di protocolli atti ad evitare la diffusione della pandemia in corso.

Il Documento non dimentica nemmeno di esortare il legislatore a non ignorare le riforme che da tempo sono urgenti per le persone straniere e per la democrazia tutta, dalla cittadinanza, all’abrogazione dei cd. decreti sicurezza, alla sempre più urgente regolarizzazione.

L’insieme di queste richieste, che ci auguriamo il legislatore e tutte le competenti autorità prendano immediatamente in considerazione, non rispondono solo ad una imprescindibile necessità di trattamento uguale per tutte le persone, “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” (art. 3 Costituzione), ma ad una necessità per la salvaguardia dell’intera salute pubblica.


IL DOCUMENTO

EMERGENZA COVID-19. L’IMPATTO SUI DIRITTI DELLE/DEI CITTADINE/I STRANIERE/I E LE MISURE DI TUTELA NECESSARIE: UNA PRIMA RICOGNIZIONE


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Newsletter Medico Legale Inca Numero 5/2020. Le molestie sessuali nei luoghi di lavoro: documento del Servizio studi del Senato

Il Servizio Studi del Senato della Repubblica ha elaborato una ricerca con utili comparazioni con la legislazione dell’Unione europea, riguardante in particolare il tema delle  molestie sessuali con particolare riferimento al mondo del lavoro nell’ordinamento italiano e nell’ordinamento di tre diversi paesi dell’Unione europea: Francia, Germania e Spagna.

Il documento presenta interessanti spunti per la nostra attività di tutela.

 Il diritto civile e le molestie sessuali

Riguardo al diritto civile la Nota ricorda che in Italia l’ articolo 2087 del Codice civile prevede “un generale obbligo di sicurezza sul lavoro, imponendo all’imprenditore di adottare tutte le misure necessarie per proteggere non solo l’integrità fisica, ma anche il benessere psicologico del lavoratore”.

E in attuazione di questo obbligo generale il D.Lgs. 81/2008 – Testo unico in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro – all’articolo 28, “ha collocato, fra i rischi lavorativi oggetto della valutazione che ogni datore di lavoro è obbligato ad effettuare, quelli ‘riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, tra cui (…) quelli riguardanti le lavoratrici in stato di gravidanza (…), nonché quelli connessi alle differenze di genere’”.

 Inoltre l’articolo 26 del decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198 (c.d. codice delle pari opportunità tra uomo e donna) sancisce “una equiparazione tra molestie sessuali e discriminazioni di genere (Cass. civ. Sez. lavoro, Sentenza 15 novembre 2016, n. 23286). Le molestie sessuali sono, infatti, identificate come discriminazioni costituite da ‘quei comportamenti indesiderati a connotazione sessuale, espressi in forma fisica, verbale o non verbale, aventi lo scopo o l’effetto di violare la dignità di una lavoratrice o di un lavoratore e di creare un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo’. Questa parificazione è funzionale all’estensione alle molestie della disciplina e della tutela previste per le discriminazioni, in modo particolare, per quanto riguarda i meccanismi processuali e sanzionatori”. In particolare – riporta il documento – “l’equiparazione tra molestie sessuali e discriminazioni di genere è considerata estesa anche al regime probatorio previsto dall’art. 40 del codice delle pari opportunità, secondo cui qualora il ricorrente fornisca elementi di fatto (desunti anche da dati di carattere statistico) idonei a fondare la presunzione dell’esistenza di atti, patti o comportamenti discriminatori, l’onere della prova spetta al convenuto che deve dimostrarne l’insussistenza”. E secondo la giurisprudenza (Cassazione, sez. Lavoro, Sentenza 20 luglio – 15 novembre 2016, n. 23286), “per dimostrare le molestie sessuali del datore di lavoro, il giudice potrebbe basarsi anche sulle conferme di altre lavoratrici che abbiano subito lo stesso ‘trattamento’, ritenendo in tal caso raggiunta la prova”.

 Sempre a livello normativo si ricorda poi che, più recentemente, “la legge 27 dicembre 2017, n. 205 (Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2018 e bilancio pluriennale per il triennio 2018-2020) ha modificato l’articolo 26, inserendovi due nuovi commi”.

La prima nuova disposizione (comma 3-bis) “prevede una specifica tutela per chi agisce in giudizio per aver subito una molestia o molestia sessuale in azienda. Si prevede che la lavoratrice o il lavoratore che agisce in giudizio per la dichiarazione delle discriminazioni per molestia o molestia sessuale sul luogo di lavoro non può essere: sanzionato, demansionato, licenziato, trasferito o sottoposto ad altra misura organizzativa avente effetti negativi, diretti o indiretti, sulle condizioni di lavoro se tale misura è la conseguenza della denuncia stessa. L’eventuale licenziamento ritorsivo o discriminatorio nei confronti della lavoratrice o del lavoratore denunciante è nullo e questi ha diritto non già al risarcimento del danno, ma alla reintegra sul posto di lavoro. Allo stesso modo sono nulli anche il mutamento di mansioni nonché qualsiasi altra misura ritorsiva o discriminatoria adottata nei confronti del denunciante”.

 Tuttavia – continua la Nota con riferimento al già citato comma 3-bis – questa tutela non è garantita “nei casi in cui sia accertata, anche con sentenza di primo grado, la responsabilità penale del denunciante per i reati di calunnia o diffamazione ovvero l’infondatezza della denuncia”. E relativamente alla distinzione tra le ipotesi della «calunnia» e quella della «infondatezza della denuncia» si rileva “come la calunnia scatti solo in caso di malafede, ossia nel caso in cui chi agisce ben conosce l’altrui innocenza; l’infondatezza invece sembra voler richiamare le ipotesi di assenza totale di condizioni che rendano credibile la denuncia stessa”.

Si ricorda poi che il nuovo comma 3-ter dell’articolo 26 del codice delle pari opportunità “precisa come obbligo del datore di lavoro, ai sensi del ricordato articolo 2087 c.c., sia quello di assicurare condizioni di lavoro tali da garantire l’integrità fisica e morale e la dignità dei lavoratori, anche concordando con le organizzazioni sindacali dei lavoratori le iniziative, di natura informativa e formativa, più opportune al fine di prevenire il fenomeno delle molestie sessuali nei luoghi di lavoro. Aggiunge, inoltre, che le imprese, i sindacati, i datori di lavoro e i lavoratori e le lavoratrici si impegnano ad assicurare il mantenimento nei luoghi di lavoro di un ambiente di lavoro in cui sia rispettata la dignità di ognuno e siano favorite le relazioni interpersonali, basate su princìpi di eguaglianza e di reciproca correttezza”.

 I profili penalistici e le molestie sessuali

Riguardo poi al profilo penale la Nota Breve indica che l’ordinamento italiano “non prevede una fattispecie ad hoc” riguardo ai reati. Infatti a livello giurisprudenziale le molestie sessuali sul lavoro “sono state, a seconda della gravità e delle modalità dei comportamenti molesti, sussunte in vari reati”.

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Gli studi sulle disuguaglianze di salute al Convegno dell’Associazione Italiana di Epidemiologia

 

FONTE: DISEGUAGLIANZEDISALUTE.IT CHE RINGRAZIAMO

 

Durante l’ultimo convegno dell’Associazione Italiana di Epidemiologia  che si è tenuto a Catania a ottobre si è dato ampio spazio al tema delle disuguaglianze di salute, attraverso un seminario satellite, due sessioni parallele dedicate e due presentazioni in plenaria.

Gli studi longitudinali presenti a livello italiano e in alcune città come ad esempio Roma, Torino, Bologna, sono in grado di fornire una fotografia nitida sugli esiti di salute, che si confermano peggiori per le classi sociali più svantaggiate, e di fornire spunti per le politiche di contrasto alle disuguaglianze nella salute. In plenaria è stato presentato in particolare il caso della città di Torino, descrivendo l’esperienza dell’approccio dell’Health Equity Audit (HEA) nelle politiche urbane (https://www.epidemiologia.it/wp-content/uploads/2019/11/Zengarini-1.pdf). 

Anche il seminario satellite ha affrontato il tema dell’HEA, applicato però al settore sanitario, riportando i dati di Piemonte, Emilia-Romagna e Sicilia.

Nelle due sessioni dedicate al tema, sono stati presentati numerosi studi focalizzati sulla descrizione dei dati di mortalità e morbosità differenziale per classe sociale, il loro andamento e i possibili determinanti. Sono state indagate in particolare alcune specifiche patologie, quali la sindrome della morte in culla (SIDS), il diabete, le malattie cardiovascolari e la celiachia.

Alcuni studi hanno esplorato aspetti più inediti: primo tra tutti, il lavoro presentato in plenaria sulla relazione tra disuguaglianze sociali e invecchiamento biologico, analizzata con un approccio di epigenetica (https://www.epidemiologia.it/wp-content/uploads/2019/10/Sacerdote.pdf)

Tra gli altri lavori più originali, due studi hanno ricercato la relazione inversa tra salute e stato socioeconomico, concentrandosi l’uno sulla relazione tra narcolessia ed esiti sociali e sull’effetto moderatore della resilienza; l’altro sulla carriera lavorativa di persone sopravvissute ad un tumore del colon retto. Un altro lavoro ha analizzato gli effetti che eventi avversi nel corso della vita, quali la perdita o la malattia della moglie o del marito, possono avere sulla salute dell’altro coniuge; un ultimo, infine, ha valutato il possibile contributo che l’analisi dei contesti attraverso l’indice di deprivazione può dare al miglioramento della copertura della vaccinazione antiinfluenzale negli anziani.

Si è svolta inoltre una sessione di presentazioni brevi di poster, i cui abstract sono raccolti negli atti del convegno.

Di seguito i materiali presentati durante il seminario satellite e le tre sessioni.

 

Incidenti sul lavoro di cui non parliamo

FONTE EQUALTIMES.ORG CHE RINGRAZIAMO 

Autrice Maria José Carmona

Lo scorso maggio, il 23enne cittadino nepalese Pujan Koirala, un corriere della società spagnola Glovo, è stato ucciso mentre effettuava una consegna. Pujan non aveva un visto di lavoro e lavorava sotto il profilo di un altro pilota. Nella foto sopra, le persone a Barcellona mostrano proteste per la morte di Koirala. (Isaac Santana)

Un’infermiera che lavora in un ospedale, un corriere che consegna cibo a casa, una donna delle pulizie che pulisce le camere d’albergo, un impiegato che accumula straordinari, il barista che deve accumulare due o tre lavori per sbarcare il lunario. Nessuno chiamerebbe questi lavori pericolosi in se stessi, eppure è esattamente quello che sono diventati oggi.

Entro il 2019, non è necessario aggrapparsi alle impalcature per rischiare la vita. Precarietà, stress e superlavoro ti fanno star male. Possono persino uccidere. E anche più degli incidenti stessi.

Di tutti i decessi registrati ogni giorno per cause legate al lavoro ( 7.500 secondo l’OIL ), meno del 14% di questi si verifica “sul posto”. La stragrande maggioranza di questi decessi, circa 6.500, si verificano lentamente a causa di una lunga malattia fisica ( cardiocircolatorio, respiratorio, legato al lavoro , ecc.) O di malattia mentale.

Gli ambienti in cui lavoriamo oggi sono molto più sicuri di quelli di 30 anni fa, ma la salute fisica ed emotiva dei dipendenti rimane fragile. E per una buona ragione. Da un lato, si può notare che i rischi esistenti in precedenza sono persistiti: nell’Unione europea , il numero di incidenti mortali associati al settore delle costruzioni è aumentato in modo significativo negli ultimi anni. D’altro canto, i rischi emergenti, in particolare quelli associati all’economia digitale e ai rischi psicosociali , stanno aumentando. Questi sono rischi come stress, affaticamento o molestie legati all’organizzazione del lavoro, programmi, requisiti o incertezza.

 

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Svizzera «Agie, licenziamento disumano e illegale»

Fonte Areaonline.ch

di  Francesco Bonsaver

Una normale mattina dei vostri ultimi 30 anni di lavoro in fabbrica, vi convocano in ufficio e vi liquidano in una decina di minuti. Poi, vi accompagnano al vostro armadietto a raccogliere gli effetti personali, prima d’invitarvi a varcare per l’ultima volta l’uscita dello stabilimento. Fuori, a 58 anni, vi aspettano tre mesi di disdetta e un futuro molto incerto, poiché siete ben consci di quanto sia difficile trovare un nuovo impiego alla vostra età nel contesto attuale. Poco importa se il gruppo per cui avete lavorato per trentatre anni, abbia visto crescere nell’ultimo decennio l’utile del 30%, registrando solo nell’ultimo anno un profitto netto di 281 milioni di franchi e distribuito 103 milioni in dividendi ai suoi azionisti. Il vostro numero nell’organico è stato cancellato.

È quanto denuncia il sindacato Unia, riferendosi ai licenziamenti di fine maggio alla Agie di Losone, azienda del gruppo Georg Fischer (Gf) di Sciaffusa. In totale 15 licenziamenti, di cui una decina di interinali («lavoratori a pari dignità» ha specificato Vincenzo Cicero, responsabile industria di Unia Ticino), e cinque operai a tempo indeterminato. Tra questi, un cinquantenne e come detto, un cinquantottenne. Quest’ultimo avrebbe voluto presentarsi alla conferenza stampa indetta dal sindacato, per raccontare la sua storia e il suo stato d’animo. Alla fine però, non se l’è sentita di aggiungere anche il peso dell’esposizione mediatica.

Unia ha voluto denunciare il caso per due motivi. Quanto accaduto all’operaio di Agie è una realtà sempre più diffusa nel mondo del lavoro. Sempre più persone giudicate anziane a soli cinquant’anni, sono espulse dal mondo del lavoro. «Le conseguenze psicologiche e materiali non sono drammaticamente vissute solo dalle persone direttamente toccate, ma spesso si ripercuotono sull’intera collettività, vedi assistenza pubblica. La questione va tematizzata, discussa pubblicamente e risolta coi fatti, non con le parole di circostanza. Unia ora cercherà di mappare queste situazioni e denunciarne pubblicamente la piaga» ha spiegato Cicero.

«In secondo luogo, Agie non è una ditta qualunque. È un’impresa fortemente radicata nel territorio, beneficiaria solo negli ultimi due anni di aiuti cantonali per 300mila franchi. Stiamo parlando di un gruppo che ha i mezzi economici, e il dovere, di far fronte agli impegni di responsabilità sociale nel tessuto in cui opera» ha precisato Cicero.

Il gruppo Gf non ha solo delle responsabilità sociali, ma anche contrattuali, ha puntualizzato Matteo Pronzini, membro della direzione nazionale del ramo industria. Nel rinnovo contrattuale dello scorso anno dell’industria metalmeccanica, è stato inserito un articolo (25.5) che prevede nel caso di possibili licenziamenti di dipendenti dai 55 anni in su, una procedura ben definita a loro tutela. «Il lavoratore deve essere dapprima informato, ascoltato e insieme si cercheranno possibili soluzioni per salvaguardare il rapporto di lavoro». Nel caso specifico, Agie non avrebbe seguito la procedura. È stata dunque avviata una vertenza legale contro l’azienda affinché il licenziamento sia considerato nullo. Sarebbe la prima sentenza su questa specifica violazione contrattuale a livello nazionale. Una prima udienza conciliatoria si terrà il 24 luglio davanti al Pretore di Locarno.

«Il comportamento di Agie è ancor più grave, poiché al tavolo delle trattative nazionali in cui si è decisa una tutela maggiorata dei lavoratori ultracinquantenni nella metalmeccanica, sedeva anche un alto dirigente di Gf» ha spiegato Pronzini.

«Tanto più – ha spiegato Fabrizio Sirica, responsabile Unia industria locarnese – che il posto del cinquantottenne non è stato soppresso, ma assegnato a un giovane assunto con una retribuzione presumibilmente inferiore». In 33 anni di servizio, l’operaio licenziato ha ricevuto un solo richiamo, ha aggiunto il sindacalista. «In pochi minuti, sono stati cancellati oltre trent’anni d’impegno professionale. A quell’età, perdere il lavoro viene vissuto, giustamente, come un dramma. Farlo in quel modo, è disumano» ha chiosato il sindacalista.

L’assemblea globale di Amnesty International è stata sollecitata dal sindacato a rivedere il devastante programma di licenziamenti

Purtroppo in questa epoca anche grandi organizzazioni nate per la la difesa e lo sviluppo dei diritti umani soffrono crisi organizzative profonde. I lavoratori professionisti di queste organizzazioni sono uomini e donne in carne e ossa che lavorano a volte in condizioni di stress e vivono sulla pelle le contraddizioni organizzative . Diario Prevenzione è solidale con gli operatori di Amnesty International. L’articolo è stato tradotto con google translator. Editor

Fonte Uniteunion.org

I membri di Unite, il più grande sindacato del Regno Unito e dell’Irlanda, impiegati da Amnesty International stanno sollecitando l’assemblea globale del movimento che inizierà la sua riunione domani (2 agosto) a Johannesburg, in Sudafrica, a intervenire e mitigare il programma di ridondanza che pianifica l’organizzazione.

Licenziamenti di massa

All’inizio di questa estate il Segretariato Internazionale di Amnesty International ha avviato un processo di consultazione su un programma di licenziamenti di massa. Allo stato attuale, i tagli previsti avrebbero visto la riduzione di 146 posti e 94 posti di lavoro. L’organizzazione ha attualmente un totale di 755 posizioni.

Unite ritiene che l’entità dei licenziamenti limiterà drasticamente la capacità dell’organizzazione di fornire lavoro critico sui diritti umani e rischi la perdita di competenze e memoria istituzionale.

La direzione ha respinto le alternative fuori mano

Lo scopo del programma di ridondanza è quello di colmare un deficit di £ 7,7 milioni nel budget dell’organizzazione. Finora l’alta dirigenza ha rifiutato di prendere in considerazione misure finanziarie alternative per mitigare il numero di licenziamenti obbligatori. Unite ha avanzato proposte per ridurre le spese per l’ampliamento delle riserve dell’organizzazione, per preservare posti di lavoro, ma queste sono state scartate.L’unica opzione che il senior management è stato preparato a prendere in considerazione per ridurre i tagli di posti di lavoro è stata un congelamento volontario del costo della vita proposto che l’aumento del personale dovrebbe ricevere.

Problemi di salute mentale

Oltre ai tagli di lavoro proposti, i rappresentanti di Unite hanno anche partecipato a trattative con il management sull’attuazione delle raccomandazioni delle revisioni indipendenti seguite ai suicidi l’anno scorso di due membri dello staff di Amnesty Gaetan Mootoo e Rosalind McGregor. La Konterra Review ha rilevato che il 39% del personale ha riferito di aver sviluppato problemi di salute mentale o fisica come risultato diretto del lavoro per l’organizzazione.

Lezioni non apprese

Alan Scott, funzionario di coordinamento regionale di Unite, ha dichiarato: “La gestione dell’attuale crisi finanziaria ha dimostrato che poco è stato appreso dal recente tragico passato di Amnesty International.

“L’incontro dell’assemblea globale è un’opportunità fondamentale per una ricerca dell’anima da parte del senior management e per portare la responsabilità all’interno dell’organizzazione.

“Esiste più di una possibile soluzione per ricostruire il budget della segreteria: non deve essere tutto a spese del personale.

“È giunto il momento che il senior management ritorni al tavolo con proposte che vanno oltre il personale che taglia i propri stipendi o i licenziamenti volontari”.

Se non viene intrapresa alcuna azione per ridurre il programma di licenziamenti, Unite prenderà in considerazione tutte le potenziali opzioni, compresa l’azione industriale per salvare posti di lavoro.

ENDS

Note per i redattori:

Per ulteriori informazioni, contattare il responsabile delle comunicazioni Unite Barckley Sumner al numero 020 3371 2067 o 07802 329235. Email: barckley.sumner@unitetheunion.org

  • Unite è la più grande unione della Gran Bretagna e dell’Irlanda con membri che lavorano in tutti i settori dell’economia. Il segretario generale è Len McCluskey.

 

 

Ilo: Miniere d’oro artigianali e su piccola scala

 

FONTE ILO 

 

Il lavoro minorile nel settore minerario e le cattive condizioni di lavoro sono al centro della riunione interregionale
Con il crescente movimento globale per sostenere solo la transizione e la formalizzazione delle miniere d’oro artigianali e su piccola scala, l’ILO ha riunito esperti e attori globali per affrontare il lavoro minorile e le condizioni di lavoro povere in una riunione interregionale tenutasi nelle Filippine.

MANILA (Notizie ILO) – Esperti e attori globali dall’Africa, dall’Asia e dal Sud America si sono riuniti a Manila per affrontare il lavoro minorile e le condizioni di lavoro povere nelle miniere d’oro artigianali e su piccola scala (ASGM).

Il primo Forum interregionale sulla condivisione delle conoscenze in materia di lavoro minorile e condizioni di lavoro in ASGM dell’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) fungeva da piattaforma per il dialogo.

Governi, organizzazioni di datori di lavoro e lavoratori, organizzazioni internazionali non governative, organizzazioni della società civile, gruppi di minatori e le loro comunità e attori della filiera ASGM hanno aderito al forum.

I paesi rappresentati comprendono Colombia, Congo, Costa d’Avorio, Francia, Ghana, Guyana, Indonesia, Italia, Mali, Mongolia, Nigeria, Filippine, Tailandia, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti.

“I lavori nelle miniere d’oro artigianali e su piccola scala sono spesso legati a condizioni di lavoro precarie, con diritti limitati e accesso alla protezione sociale, senza voce e senza la possibilità di aderire ai sindacati. I minatori rischiano la loro sicurezza e salute anche senza reddito stabile per far uscire le loro famiglie dalla povertà. Di grande preoccupazione sono i bambini che lavorano in queste miniere, che è una delle peggiori forme di lavoro minorile “, ha affermato Khalid Hassan, direttore dell’Ufficio nazionale dell’ILO per le Filippine.

Stime dell’ILO nel 2011 hanno rivelato che 19.000 bambini lavorano in 45 miniere d’oro artigianali e su piccola scala nelle Filippine. I bambini possono essere trovati all’interno di gallerie minerarie o sulla superficie per raccogliere oro e trasportare sacchi di minerale o fondere l’oro.

Il settore è associato a molte problematiche sul lavoro, come le condizioni di lavoro pericolose che hanno portato a infortuni sul lavoro, malattie e decessi. Il lavoro minorile è presente anche in diverse fasi minerarie. Prove da varie indagini e studi di ricerca dell’ILO mostrano che il settore minerario è di gran lunga il settore più pericoloso per i bambini rispetto alle lesioni mortali.

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Il prefetto, il brutto e il cattivo: prove atecniche di neo-ostracismo. Ordinanze prefettizie sulle zone rosse e diritto penale “Google Maps”

Le due ordinanze in commento benché non trovino fondamento normativo nelle norme introdotte dal cd. decreto Salvini, ne condividono senz’altro l’opzione securitaria, perseguita con parossismi punitivi ai limiti del surreale. Il commento analizza le numerose criticità delle ordinanze, tanto in prospettiva di legittimità costituzionale, che in chiave politico-criminale.

 

di Carlo Ruga Riva
professore associato di diritto penale, Università degli studi di Milano-Bicocca

 


L’ordinanza della Prefettura di Bologna, 20 dicembre 2018

L’ordinanza della Prefettura di Firenze, 9 aprile 2019

1. Premessa

Due recenti ordinanze prefettizie di contenuto analogo hanno conquistato gli onori della cronaca [1].

La prima, emessa dal Prefetto di Bologna il 23 maggio 2018, vieta per sei mesi lo «stazionamento» in determinate aree della città ai soggetti «che ne impediscano l’accessibilità e la fruizione con comportamenti incompatibili con la vocazione e la destinazione di tali aree» [2], considerando «responsabile di tali comportamenti chiunque sia stato denunciato dalle forze di polizia per il compimento di attività illegali nell’area in questione in materia di stupefacenti ai sensi degli artt. 73,74 DPR 309/’90, in materia di reati contro la persona ai sensi degli artt. 581, 582, 588, 590 c.p. o in materia di danneggiamento di beni ai sensi dell’art. 635 c.p. ovvero sia stato destinatario di contestazioni di violazioni della normativa che disciplina l’esercizio del commercio su aree pubbliche di cui agli artt. 28 e 29 del Decreto Legislativo n. 114/1998».

Si aggiunge poi che «sarà parimenti ritenuto responsabile di comportamenti incompatibili chiunque sia identificato in compagnia di uno dei soggetti destinatari delle denunce di cui al periodo precedente».

La seconda ordinanza, emessa del Prefetto di Firenze il 9 aprile 2019 [3], vieta per tre mesi lo stazionamento in talune aree cittadine negli stessi identici termini e per le stesse categorie di soggetti già messi nel mirino dall’ordinanza bolognese (esclusi gli “accompagnatori” dei denunciati), secondo un meccanismo di replica del divieto già sperimentato nella affine stagione delle ordinanze sindacali sulla sicurezza urbana [4].

Infine, entrambe le ordinanze dispongono l’allontanamento dei predetti soggetti e, in caso di violazione dell’ordine di allontanamento, minacciano l’applicazione delle sanzioni penali previste dall’art. 17 del TULPS e/o dell’art. 650 cp.

I provvedimenti in commento si prestano a diverse critiche: dal punto di vista dei presupposti di adozione dell’ordinanza e dell’incidenza sul diritto costituzionale e convenzionale di libertà di circolazione (par. 2), dei suoi contenuti (par. 3) e, più in generale, si prestano ad una lettura critica dal punto di vista latamente politico-criminale (par. 4): perché di questo si tratta, al di là dello strumento formale impiegato (amministrativo), ovvero della stigmatizzazione tramite ostracismo di soggetti presuntivamente pericolosi, i quali come ai tempi dell’Antica Grecia sono allontanati da certi luoghi, anche se, là, la decisione era presa da un’assemblea di cittadini con almeno sei mila votanti, e non da un unico soggetto.

Inoltre verranno analizzati i punti di contatto e di contrasto con la disciplina, invero eterogenea, delle misure personali di prevenzione (par. 5), e si dedicheranno alcune rapide riflessioni alle sanzioni penali minacciate in caso di inosservanza delle ordinanze prefettizie (par. 6)

2. I presupposti delle ordinanze

Il primo rilievo riguarda l’impiego di ordinanze prefettizie in un ambito (quello della sicurezza urbana) che dal 2008 ad oggi, attraverso vari interventi normativi, ha attribuito ai sindaci e ai consigli comunali (tramite Regolamenti di polizia urbana) specifici e penetranti poteri nella medesima materia.

Le due ordinanze prefettizie contingibili e urgenti scavalcano dunque i poteri sindacali, mediante l’impiego di un potere residuale che viene esplicitamente fondato sull’art. 2 del TULPS, vecchio arnese del 1931 che in linea con i tempi offriva uno strumento incisivo poggiante su requisiti di totale vaghezza: «Il prefetto in caso di urgenza o per grave necessità pubblica, ha facoltà di adottare i provvedimenti indispensabili per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza pubblica».

La Corte costituzionale, con sentenza n. 26/1961, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale del citato articolo nella parte in cui attribuisce ai prefetti il potere di emettere ordinanze senza il rispetto dei principi dell’ordinamento giuridico.

Ebbene, i provvedimenti in esame pongono più di un dubbio sulla loro conformità ai principi dell’ordinamento giuridico, sia in relazione ai presupposti di adozione che alla coerenza e proporzione tra requisiti e scopi.

In primo luogo dagli stessi preamboli non traspare l’attualità (e dunque la contingenza) della necessità e urgenza di intervento: l’ordinanza bolognese del maggio 2018 dà conto della precedente (circoscritta al parco della Montagnola) che avrebbe dato ottimi risultati, sicché si tratterebbe di stabilizzarli per il futuro: …«condivisa l’opportunità di una proroga della validità dell’ordinanza in esame, riferita all’area del parco della Montagnola, al fine di consentire una stabilizzazione degli effetti prodotti, nelle more dell’adozione del regolamento comunale attuativo del d.l. n. 14/2017 convertito in l. n. 48/2017».

L’ordinanza fiorentina punta anch’essa, in larga parte, a prevenire illegalità future, espressamente ipotizzate in riferimento alla vicina stagione estiva e al prevedibile aumento dei flussi turistici.

In secondo luogo le ordinanze prefettizie scavalcano i poteri dei sindaci, previsti dagli art. 50 e 54 TUEL proprio per gli stessi scopi (tutela della sicurezza urbana da comportamenti che impediscano l’accesso o la fruizione a luoghi determinati di cui all’art. 9 legge 48/2017), e per altri versi scavalcano il potere del Questore di disporre il divieto di accesso a determinati luoghi (art. 10 dl n. 19/2017, conv. in legge n. 48/2017), ovvero suppliscono con uno strumento generale (e generico!) a discipline speciali e specifiche.

In terzo luogo, per le ragioni che illustreremo più diffusamente oltre (infra, 3), le ordinanze in commento presentano incongruenze eclatanti tra presupposti e scopi, nella misura in cui equiparano la mera preesistenza, anche nel lontano passato, di denunce penali o addirittura di contestazioni per illeciti amministrativi a comportamenti che attualmente impediscono l’accesso a o la fruizione di determinati luoghi, confondendo i fatti con i precedenti di polizia e, si potrebbe dire, lo stato di diritto con quello di polizia.

In altre parole le ordinanze sono irragionevoli in sé, nella parte in cui impediscono la circolazione in determinate aree a persone che non tengono alcun comportamento ostile o minaccioso, ma che vengono reputate pericolose (per quei luoghi e non per altri della stessa città) in quanto raggiunte, anche dieci o venti anni prima, da una denuncia, magari archiviata.

La funzione delle ordinanze, come viene del resto scritto nelle medesime, è di fungere da provvedimento-ponte verso l’emanazione di regolamenti comunali di polizia urbana, exart. 9, comma 3 legge n. 48/2017, che appunto prevedano la tutela di determinate aree cittadine.

Se non che tali provvedimenti potrebbero non essere emanati, o avere contenuto notevolmente diverso, e saranno comunque espressione della discussione più democratica in consiglio comunale, anziché della decisione di un uomo (o di una donna) soli al comando.

Il prefetto funge dunque da volano di accelerazione di provvedimenti che potrebbero essere presi in futuro in modo più stabile da altri.

In questo senso il prefetto opera da cinghia di trasmissione del Governo, secondo il suo inquadramento tradizionale, e sopperisce alle lungaggini democratiche sottese all’emanazione dei regolamenti comunali.

Ancora una volta, come per le ordinanze sindacali rispetto ai regolamenti comunali, si assiste al prevalere del decisionismo di organi monocratici rispetto a meccanismi più democratici rimessi a organi collegiali, in linea con lo spirito dei tempi.

Sul piano politico è notevole che le citate ordinanze, comunque le si valuti nel merito, siano state prese a modello dal Ministro dell’interno, segretario di un partito che per anni ha chiesto addirittura l’abolizione della figura del prefetto, longa manus dell’odiato potere centrale, e che oggi lo stesso Ministro plauda allo scavalcamento delle autonomie locali e dei loro rappresentanti da parte dei prefetti.

Sul piano costituzionale rinvio ai contributi degli esperti, che non mancheranno di analizzare la problematica compatibilità delle ordinanze con gli artt. 13 e 16 Cost.

Mi limito solo ad osservare che la finzione giuridica posta a base delle ordinanze in commento è chiaramente irragionevole e sproporzionata per eccesso rispetto allo scopo (di tutela della sicurezza urbana); chi passeggia pacificamente per le vie di una zona rossa dovrebbe esserne allontanato (o non entrarvi per mesi) sol perché in precedenza, magari dieci anni prima, è stato denunciato (!), ad esempio per avere causato percosse o lesioni colpose, e magari esserne stato poi scagionato.

Sul piano della legalità convenzionale le ordinanze in commento appaiono in contrasto con l’art. 2 Protocollo 4 Cedu, data la vaghezza della base legale (il citato art. 2 TULPS) e della sua necessità in una società democratica [5], in considerazione della sproporzione tra il diritto sacrificato (la libertà di circolazione) e gli elementi posti a fondamento della restrizione (mere denunce per fatti di scarso spessore offensivo, anche risalenti nel tempo, in una epoca in cui non erano prevedibili le conseguenze oggi minacciate).

3. Geografia e sociologia delle ordinanze

L’ordinanza fiorentina è rivolta a coloro che siano stati denunciati nel comune di Firenze per i reati di cui agli artt. 73 e 74 dPR 309/1990, 581, 582, 588, 590 e 635 cp ovvero siano stati destinatari di contestazioni di violazioni della normativa che disciplina l’esercizio del commercio su aree pubbliche di cui agli artt. 28 e 29 del decreto legislativo n. 114/1998.

Non dunque a coloro che siano stati denunciati altrove (ad esempio a Prato o a Bologna), e nemmeno a coloro che siano stati querelati da privati per taluni di quei reati procedibili a querela (ad esempio lesioni dolose lievi o lesioni personali colpose).

Analogamente e ancor più specificatamente l’ordinanza bolognese riguarda i soggetti denunciati nelle zone rosse (non nel più ampio territorio comunale bolognese).

Il catalogo dei reati «presupposto» è curioso: compaiono reati contro la persona non particolarmente gravi (percosse, lesioni dolose e colpose, rissa), un reato contro il patrimonio (danneggiamento) e due reati in materia di stupefacenti (spaccio e associazione finalizzata al traffico, purché radicata a Firenze!), e perfino un illecito amministrativo (commercio non autorizzato), ma mancano reati altrettanto o più gravi: omicidio volontario e preterintenzionale, omicidio colposo, violenza sessuale, stalking, estorsione, truffa, associazione di tipo mafioso etc., oltre a tutti i reati tipici dei colletti bianchi.

Continua a leggere “Il prefetto, il brutto e il cattivo: prove atecniche di neo-ostracismo. Ordinanze prefettizie sulle zone rosse e diritto penale “Google Maps””

Il TUC (il sindacato dei lavoratori britannici) , i gruppi della comunità e gli enti di beneficenza chiedono ai politici di opporsi all’incitamento all’odio durante le elezioni europee

  • Dichiarazione sostenuta da oltre 30 organizzazioni benefiche antirazziste, gruppi comunitari, organizzazioni per i diritti delle donne e gruppi per i diritti umani
  • Le autorità locali hanno esortato a correggere le false affermazioni fatte sulle loro aree durante la campagna elettorale

Il TUC, i gruppi comunitari, le organizzazioni per i diritti umani e gli enti di beneficenza hanno oggi (venerdì) un appello congiunto senza precedenti sui partiti politici per sradicare i discorsi di incitamento all’odio durante la campagna elettorale europea.

La dichiarazione – organizzata dal TUC – è firmata da più di 30 organizzazioni e chiede a tutti i partiti politici di opporsi a discorsi di incitamento all’odio illegali.

E sollecita le autorità locali a correggere pubblicamente le false affermazioni fatte da candidati e partiti che potrebbero suscitare divisioni nelle loro comunità.

Frances O’Grady, segretaria generale del TUC, ha dichiarato:

“Non c’è spazio per il razzismo, la misoginia o qualsiasi altra forma di odio durante – o dopo – queste elezioni.

“Ci auguriamo che i politici e la società civile si uniscano a noi nella richiesta di una campagna rispettosa”.  

La dichiarazione dice:

Invitiamo i partiti politici a prendere tutti i provvedimenti necessari durante la campagna elettorale del Parlamento europeo per sradicare i discorsi di incitamento all’odio e le false affermazioni che dividono le nostre comunità.

La libertà di parola e la libertà di espressione sono una parte fondamentale della nostra democrazia.Tuttavia, non devono essere usati per incitare danni agli altri. 

Non è accettabile dare la colpa a razze diverse, gruppi etnici o religiosi, lavoratori migranti o rifugiati per i problemi della Gran Bretagna.

La Commissione per l’uguaglianza e i diritti umani (EHRC) ha prodotto delle linee guida su come i partiti politici ei candidati dovrebbero comportarsi durante i periodi elettorali.

Questa guida delinea ciò che è la libertà di parola legale e ciò che è un discorso di odio illecito. E afferma chiaramente che l’incitamento all’odio razziale, all’odio religioso o all’odio a causa dell’orientamento sessuale è contro la legge e non dovrebbe essere usato nelle campagne politiche.

La guida evidenzia anche il ruolo chiave che le autorità locali devono svolgere nel definire le cose in modo diretto, se i candidati usano affermazioni false per influenzare il voto pubblico. Questo per garantire che le persone locali non siano fuorviati.

Le elezioni sono un momento importante per discutere le questioni che riguardano la società.

Qualunque sia il risultato è essenziale che queste elezioni non siano abusate per seminare odio e divisione.Su questo, dobbiamo stare insieme.

firmatari:

Amnesty International
Asylum Matters
British Institute of Human Rights
Citizens UK
Community Security Trust (CST)
End Violence Against Women Coalition
Equality Trust
Equally Ours
Fawcett Society
Friends, Families and Travellers
Gender Identity Research and Education Society
Hope not Hate
Institute of Race Relations
Jewish Council for Racial Equality
Joint Council for the Welfare of Immigrants
Joseph Rowntree Foundation
LGBT Consortium
LGBT History Month
Migrant Voice
Migrants Organise
Muslim Council of Britain
Race on the Agenda
Runnymede Trust
Show Racism the Red Card
Schools OUT UK
Stonewall
TellMAMA
Trades Union Congress
Unite Against Fascism
Women’s Budget Group
Women’s Resource Centre
4in10: London Child Poverty Network

ENDS

Notes to editors:
– The EHRC guidance contains information on freedom of expression for local authorities, candidates and political parties during an election period.

Il futuro della produzione in Europa. Scenario tecnologico: implicazioni occupazionali dell’automazione radicale

FONTE  EUROFOUND.EU 

Questo rapporto esamina l’impatto dell’applicazione accelerata delle tecnologie di automazione e digitalizzazione sulla struttura salariale e dei compiti dell’occupazione in Europa. Nonostante l’alto livello di incertezza di queste proiezioni, il contributo di questo rapporto è quello di estendere l’analisi oltre la semplice sostituzione tecnologicamente fattibile dei lavoratori con macchine incorporando alcune analisi economiche . Ciò include la fattibilità macroeconomica del costo dell’investimento dell’automazione, gli effetti moltiplicatori della perdita di domanda – non solo a causa della perdita di posti di lavoro iniziale, ma anche a causa del passaggio da altri redditi da lavoro – e della creazione di posti di lavoro nella catena di approvvigionamento che emana dall’aumento della domanda di attrezzature per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC). L’analisi è condotta utilizzando il modello macroeconometrico E3ME, che fornisce informazioni sugli impatti settoriali, insieme al modello di estensione del mercato del lavoro di Warwick per l’analisi occupazionale. Un’ulteriore analisi degli sviluppi occupazionali in Europa è condotta utilizzando il monitoraggio europeo per l’occupazione di Eurofound.

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L’umanità è scomparsa

FONTE SALUTEINTERNAZIONALE.INFO

 

Alberto, Mariarita, Giulia, Flavia, Federica, Antonella Vincenzo, Samuele, Najla, Anna, Adou, Valentina, Stefania. Medici, psicoterapeuti, mediatori interculturali, operatori di MEDU. Siracusa, Pozzallo, Augusta, Roma e tutti i luoghi di approdo nell’Italia di questo secolo. “Diversi corpi stessa mente”: ecco a cosa mi hanno fatto pensare questi racconti di sé nell’incontro con altri sé.

Donne e uomini con vite personali e professionali diverse, che provano a raccontarci quello che teste, pance, anime differenti hanno visto e sentito negli anni in cui hanno provato, e tutt’oggi provano, a dare una risposta alla domanda “e noi dove siamo?”. Ed è proprio nelle differenze che disegnano questo libro che emerge con prepotenza la mente, il cuore, la determinazione comune: ascoltare l’inascoltabile, provare a dare una cura, provare a trasformare gli effetti disumani su corpi e menti causati da una povera, abbrutita umanità. Professionisti addestrati ed allenati ad ascoltare ogni storia terribile e disumana. Ma lo sarete mai veramente? mi viene da chiedermi leggendo i vostri racconti.

Ognuno con un diverso scavare in quello che è stato sentito. Ognuno con una forza diversa nel dare aria ad una cassaforte in cui piano, piano, parola, dopo parola, sguardo dopo sguardo, mano dopo mano, si sono accumulati dolori invece che tesori.Dolori della vita degli altri e i dolori della propria. Per alcuni mettere su carta sembra essere quasi un percorso catartico, per altri più un dovere di memoria. Ma comunque l’importante tentativo di condividere e testimoniare quello che, da essere umani, si possa provare al racconto della disumanità esercitata dal nostro simile. “Si riemerge insieme a rivedere le stelle” si legge in un passo del libro. Ed è proprio il “farlo insieme” che esprime meglio il senso della comune determinazione: cercare in ciò che si ascolta qualcosa di sé, o cercare in sé qualche cosa del dolore degli altri. Guarire insieme da ferite che stanno sui corpi di chi le ha subite e di chi, insieme a loro, prova a dargli una voce e non lasciare che sussurrino al cuore di spezzarsi. E in quelle pagine è come se ognuno, medici e pazienti, facessero insieme la propria rivoluzione di umanità. I primi per provare a rispondere ai tanti perché che questa generazione dovrebbe porsi, i secondi per tornare a credere che l’uomo non sia solo quello che hanno visto tra deserti, mari, prigioni e nuove terre.

Perché i sommersi e i salvati a cui questo libro è dedicato, sono le quattordicimilasettecentoquarantaquattro vite sepolte nelle acque del mare Mediterraneo e tutti quelli che sono riusciti ad arrivare sull’altra sponda. Ma i sommersi e i salvati siamo anche tutti noi, chi decide che tutto questo è troppo per poter essere anche solo guardato e chi prova a guardare oltre e dare il proprio contributo per creare un nuovo collettivo senso di essere umani. Decidiamo di sommergere quando scegliamo di schedare, numerare, prendere impronte digitali invece che ricordare nomi, credere a storie, ascoltare paure e incoraggiare i sogni. È qui che il Senso di Umanità inizia ad imbarcare acqua. Continua a leggere “L’umanità è scomparsa”

Canada: la rete per i diritti dei migranti mira a unire migranti e lavoratori

FONTE RANKANDFILE.CA

Di Zaid Noorsumar

Trentacinque organizzazioni in tutto il Canada si sono coalizzate per formare la rete per i diritti dei migranti il 18 dicembre, la Giornata internazionale dei migranti. L’alleanza mira a lottare per i diritti dei migranti e combattere l’ondata crescente di razzismo nel paese.

Unifor, Migrant Centre Resource Center Canada e No One is Illegal sono tra i membri della coalizione, che è composta prevalentemente da gruppi per i diritti dei migranti e organizzazioni sindacali.

Una piattaforma antirazzista e “educazione popolare”

Syed Hussan, coordinatore della Migrant Network Alliance for Change, ha detto che la rete lancerà una piattaforma in vista delle elezioni federali del 2019 sui principi dell’anticapitalismo, dell’antirazzismo e della giustizia dei migranti.

“Daremo un messaggio chiaro, coerente, forte ai partiti politici che non permetteremo loro di manipolare ulteriormente e dividerli come un modo per ottenere voti”, ha detto Hussan, citando il tono sempre più nativista del partito conservatore e l’estrema destra

Ha detto che la retorica della destra politica contro i rifugiati ha avuto qualche risonanza all’interno della comunità dei migranti, che sarà affrontata attraverso l’educazione popolare.

Il bisogno di solidarietà tra la classe operaia e i migranti sarà un messaggio cruciale per affrontare la retorica frammentaria sull’immigrazione, che ha messo a confronto diversi tipi di migranti l’uno contro l’altro, ha detto Hussan. Continua a leggere “Canada: la rete per i diritti dei migranti mira a unire migranti e lavoratori”

Le nuove norme su immigrazione e sicurezza: punire i poveri

Fonte : ASGI che ringraziamo

Il dl 113/2018 (cd. decreto Salvini), convertito con l. 132/2018, rivela un disegno unificatore, lucido e crudele: colpire gli emarginati, privandoli di dignità e diritti. Gli avvocati, i pm ed i giudici sono chiamati ad una sfida densa di valori costituzionali, con cui affrontare consapevolmente quella “linea di politica criminale, di politica sociale e di politica tout court”che ne costituisce la cifra dominante.

di Livio Pepino
già consigliere della Corte di cassazione
direttore Edizioni Gruppo Abele

1. Tanto tuonò che piovve. Il decreto legge 4 ottobre 2018 n. 113, in tema di immigrazione e cittadinanza, è stato convertito, con piccole modifiche e integrazioni, nella legge 1 dicembre 2018, n. 132. Il Ministro dell’interno e segretario della Lega Matteo Salvini esulta. Non senza ragione, dal suo punto di vista. La rottura del sistema realizzata con il decreto – pur anticipata da provvedimenti di diversi governi e da tempo nell’aria – è, infatti, di grande portata.

I contenuti sono noti.

Si comincia con l’immigrazione.

Scompare il permesso di soggiorno per motivi umanitari (solo in parte sostituito da permessi parcellizzati per situazioni specifiche e limitate) e, con esso, la protezione che in questi anni ha contribuito in maniera significativa a dare attuazione al diritto di asilo previsto dall’articolo 10, comma 3, Costituzione; viene portato da 90 a 180 giorni il periodo massimo di possibile trattenimento nei centri di permanenza per i rimpatri (CPR) e viene introdotto il trattenimento per un massimo di 30 giorni in hotspot o in Centri governativi di prima accoglienza dei richiedenti asilo «per la determinazione o la verifica dell’identità e della cittadinanza» (così aumentando a dismisura l’area della detenzione amministrativa, id est del carcere senza reato); viene sostanzialmente smantellato il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati gestito dai Comuni (SPRAR), espressione di un modello di accoglienza inclusivo e diffuso sul territorio da oggi riservato esclusivamente ai titolari di protezione internazionale e ai minori non accompagnati, mentre i richiedenti asilo possono trovare accoglienza solo nei centri governativi di prima accoglienza e nei centri di accoglienza straordinaria (CAS); in caso di diniego dell’asilo è previsto, anche in pendenza di ricorso, l’obbligo di lasciare il territorio dello Stato (salvo gravi motivi di carattere umanitario) per chi è sottoposto a procedimento penale o condannato, anche con sentenza non definitiva, per alcuni reati gravi e di media gravità; viene previsto il rigetto della domanda di asilo per manifesta infondatezza in una pluralità di ipotesi, tra cui quelle, non certo eccezionali per chi fugge da guerre o persecuzioni, di ingresso illegale nel territorio dello Stato e di mancata presentazione tempestiva della domanda; viene affidata ai Ministeri degli esteri, dell’interno e della giustizia la predisposizione e l’aggiornamento di un «elenco dei Paesi d’origine sicuri» per i cui cittadini il diritto di asilo è concedibile solo in presenza di «gravi motivi» di carattere personale; vengono aumentati gli adempimenti a carico delle cooperative sociali che si occupano di migranti (e di esse soltanto) con la previsione dell’obbligo di pubblicare trimestralmente nei propri siti Internet o portali digitali «l’elenco dei soggetti a cui sono versate somme per lo svolgimento di servizi finalizzati ad attività di integrazione, assistenza e protezione sociale». Continua a leggere “Le nuove norme su immigrazione e sicurezza: punire i poveri”