Intervista condotta da Quentin Hardy e Pierre de Jouvancourt.
Autore intervistato : Jean-Baptiste Fressoz **
[ la traduzione dal francese è stata effettuata con l’assistenza di google translator. Per un uso professionale e/o di studio si raccomanda di fare riferimento al testo originale ]
Nonostante lo sconvolgimento dei mercati energetici seguito alla guerra in Ucraina, nel 2022 la domanda globale di energia fossile non è quasi diminuita. Nonostante tutto, alcuni sperano che l’idea di transizione energetica, legittimata dal teso contesto geopolitico, possa finalmente prendere seriamente il via. Nulla però è meno certo in quanto la storia dell’energia si scontra con i nostri pregiudizi sulle possibili politiche energetiche. Colloquio.
Recentemente hai pubblicato articoli 1 che mettono in discussione la nozione di transizione energetica, mostrando in particolare che questa nozione influenza il modo in cui pensiamo alle trasformazioni necessarie oggi di fronte al cambiamento climatico. Puoi ricordarci quali sono i tuoi argomenti principali?
Jean-Baptiste Fressoz: La transizione energetica è il futuro più consensuale che ci sia. Di fronte al cambiamento climatico è evidente che occorre effettuare una “transizione energetica”. Ma se ci pensi, è qualcosa di gigantesco di cui non abbiamo esperienza storica. Su scala globale non c’è mai stata una transizione energetica, non sappiamo quanto tempo potrebbe richiedere.
Questa idea di transizione energetica ci sembra naturale perché abbiamo una visione della storia dell’energia del tutto falsa, secondo la quale avremmo vissuto diverse transizioni nel passato, che avremmo cambiato completamente in più occasioni i sistemi energetici (dal legno, al carbone, dal carbone al petrolio), quando in realtà abbiamo solo consumato sempre di più tutte queste energie.
Su scala globale, non c’è mai stata una transizione energetica… L’attuale nozione di transizione energetica fa sembrare un problema di civiltà un semplice cambiamento nelle infrastrutture energetiche.
Jean-Baptiste Fressoz
La nostra cultura storica ha normalizzato una futurologia straordinariamente strana. L’attuale nozione di transizione energetica fa sembrare un problema di civiltà un semplice cambiamento nelle infrastrutture energetiche. Questo è un errore di categoria.
Nel tuo recente lavoro parli di “simbiosi energetica e materiale” 2 riguardo ai rapporti tra energia e infrastrutture produttive nella storia. Puoi dirci cosa intendi con questo e fare qualche esempio?
In generale, la storia dell’energia è classicamente divisa in grandi fasi: nel XVIII secolo si usava il legno e l’idraulica, nell’Ottocento, con la rivoluzione industriale, il carbone e nel XX secolo il petrolio e l’elettricità. In un libro di prossima pubblicazione, invece, studio le simbiosi tra le energie. In che modo, ad esempio, l’uso del carbone fa sì che consumiamo molta più legna, anche per ragioni energetiche? In che modo l’uso del petrolio determina un maggiore consumo di carbone, anche per ragioni energetiche, ecc.? Continua a leggere ““I più pessimisti erano fin troppo ottimisti””