Aggiornamento notizie su PFAS dal 10 aprile al giorno 15/04/24.

 I link riportati sono stati segnalati da una ricerca sul web effettuata con diversi motori di ricerca.

REACH

Entra in vigore la restrizione dei PFCA a catena lunga

La restrizione a livello dell’UE di alcuni acidi perfluorocarbossilici (C9-C14 PFCA) – un sottogruppo di sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS) – si applicherà a partire dal 25 febbraio. Dopo tale data i PFCA non potranno essere immessi sul mercato o utilizzati nella maggior parte delle applicazioni. Per alcuni usi sono stati concessi periodi di transizione più lunghi.

La restrizione ridurrà o impedirà l’esposizione umana e dell’ambiente ai PFCA ed eviterà la sostituzione del PFOA, vietato a livello globale dal luglio 2020. Come indicato dalla strategia sulle sostanze chimiche per la sostenibilità l’UE aspira alla eliminazione graduale di tutti gli usi non essenziali delle PFAS.

Ai sensi della Convenzione di Stoccolma le autorità canadesi hanno inoltre proposto di elencare i PFCA a catena lunga come inquinanti organici persistenti (POP).

https://www.mase.gov.it/pagina/echa-e-news-22-febbraio-2023

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Gli Stati Uniti contro i PFAS: limiti ridotti al minimo nell’acqua potabile

Giro di vite sui PFAS! L’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente degli Stati Uniti (EPA) ha preso una decisione che tutelerà la salute di quasi 100 milioni di persone.

Gli Stati Uniti contro i PFAS: limiti ridotti al minimo nell’acqua potabile

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Gli Stati Uniti provano a eliminare i Pfas dall’acqua potabile
L’Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente ha varato nuove regole per ridurre sensibilmente la presenza degli “inquinanti eterni” e tutelare la salute dei cittadini

https://www.wired.it/article/pfas-acqua-potabile-stati-uniti-nuove-regole/

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Aggiornamento Rassegna Stampa PFAS – 21 marzo 2024

 Rassegna Stampa PFAS – 21 marzo 2024

  • I fiumi della Toscana contaminati dai Pfas: a inquinare è anche il distretto cartario. “La Regione intervenga sugli scarichi industriali”  Fonte :il Fatto Quotidiano
  • PFAS: “Dalla infertilità, al cancro”: gli effetti degli ‘inquinanti eterni’ nello studio Unibo  Fonte : Bologna To Day
  • Ecco come il Pentagono svicola dalle cause legali legate alle sostanze chimiche Pfas Fonte : StartMag
  • Pfas, l’inquinante in acqua preoccupa anche in Lombardia: critica situazione tra Adda e Seveso            Fonte: DIRE

 

I determinanti politici della salute

 

Fonte saluteinternazionale.info che ringraziamo

Autori:  Primo Buscemi, Gabriele Cerini, Francesco Giannuzzi, Simone Iadevaia e Lorenzo Latella

I determinanti politici della salute, agendo a monte rispetto ai determinanti sociali, influenzano la salute della popolazione e contribuiscono ad attenuare o esacerbare le disuguaglianze di salute.

L’influenza dei determinanti sociali sulla salute delle popolazioni è al giorno d’oggi ampiamente riconosciuta. La World Health Organization (WHO) definisce i determinanti sociali di salute come quei fattori non medici che influenzano la salute, comprendenti le condizioni in cui le persone nascono, crescono, lavorano, vivono e invecchiano e, in senso più ampio, l’insieme delle forze e dei sistemi che plasmano le condizioni di vita quotidiane. Questi ultimi includono le norme sociali, le politiche economiche e il sistema politico. [1]

Daniel E. Dawes, uno dei principali promotori dell’Affordable Care Act (ObamaCare), nonché consulente per la COVID-19 Health Equity Task Force della Casa Bianca, ha pubblicato nel 2020 un libro in cui sostiene che i fattori politici dovrebbero essere considerati in modo distinto dai determinanti sociali della salute. [2] Infatti, quelli che Dawes definisce determinanti politici della salute, agiscono a monte rispetto ai determinanti sociali della salute, svolgendo un ruolo fondamentale nel generare, sostenere ed esacerbare i determinanti sociali, che a loro volta influenzano la salute della popolazione, attenuando o incrementando le disuguaglianze di salute.

A livello globale, sono molti gli esempi dell’impatto della politica sulla salute della popolazione: la iniqua distribuzione dei vaccini anti-Covid-19 nel mondo (sottolineati da varie dichiarazioni WHO), il reclutamento di operatori sanitari da parte di paesi sviluppati che soffrono carenze di personale in paesi da cui originano flussi migratori, le politiche di assimilazione razziale di fine ‘800 in Australia che portarono alla “Generazione Rubata” (vedi Nota) con gravi conseguenze sulla salute fisica e mentale degli individui, le conseguenze della Brexit sulla salute e l’assistenza sanitaria nel Regno Unito e nei paesi dell’Unione Europea (per approfondire: “La Brexit fa male alla salute”). [3]

Una nuova cornice concettuale

Dawes definisce i determinanti politici della salute come quei fattori “implicanti il processo sistematico di strutturare le relazioni, allocare le risorse e amministrare il potere, che operano simultaneamente, rafforzandosi reciprocamente o influenzandosi a vicenda, per determinare le opportunità che possono ridurre o esacerbare le disuguaglianze di salute”. I determinanti politici della salute creano le condizioni strutturali e i fattori sociali che, a loro volta, influenzano tutte le dinamiche coinvolte nella salute, come, ad esempio, le condizioni ambientali, la sicurezza nei trasporti, l’insicurezza abitativa e la mancanza di opzioni alimentari sane. Riflettere sul ruolo che svolgono i determinanti politici significa analizzare come il potere, le istituzioni, gli interessi e le posizioni ideologiche possono influenzare la salute nel contesto di differenti sistemi politici e culture, e a diversi livelli di governance.

 

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WWF. LE 10 FAKE NEWS SULL’ALLUVIONE IN EMILIA-ROMAGNA

Riteniamo utile, per la massima diffusione, riportare questo articolo del WWF che fa chiarezza sulle cause reali dell’alluvione in Romagna e  smonta le 10 fake news più diffuse che stanno circolando. Ringraziamo il WWF per questo contributo importante alla chiarezza e alla precisione scientifica con le quali si devono affrontare gli eventi estremi derivanti dal cambiamento climatico. editor

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Fonte WWF 

 

Sostituire il folklore alla scienza condanna il nostro Paese ad altre tragedie

In questi giorni di emergenza e di vicinanza alle popolazioni colpite dall’alluvione e dalle frane in Emilia-Romagna, purtroppo si sono succedute affermazioni di importanti esponenti politici e della cultura che hanno dimostrato di non avere alcuna idea delle reali cause di quanto accaduto e di quali soluzioni potranno evitare in futuro il ripetersi di tragedie come questa. Mentre per il COVID si è avuto il buon senso di affidarsi agli scienziati, sul dissesto idrogeologico e soprattutto sulla crisi climatica il dibattito pubblico è si svolge senza le necessarie conoscenze ed è purtroppo influenzato da vere e proprie fake news.

La corretta informazione su questioni così importanti è l’ingrediente fondamentale sia per la sicurezza delle persone, sia per l’adozione di politiche efficaci basate sulle migliori conoscenze scientifiche. Chi, nel dibattito pubblico, continua a sostenere tesi in contrasto con la scienza e l’evidenza dei fatti, rimandando decisioni o investendo fondi pubblici in opere inutili o dannose, si assume una responsabilità enorme rispetto alle prossime tragedie che continueranno a trovare il nostro territorio non pronto agli effetti della crisi climatica.

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Amianto Zero . Un risultato possibile: Assemblea pubblica ad Alfonsine Sabato 4 marzo 2023

ASSEMBLEA PUBBLICA ALFONSINE
AMIANTO ZERO
UN RISULTATO POSSIBILE
MAPPATURE – BONIFICHE – SALUTE

Sabato 4 marzo 2023 – dalle ore 15.00 alle ore 18.00

ad ALFONSINE presso il Cinema Gulliver

Piazza della Resistenza, 2

Il Comitato Salviamo le api, salviamo noi – Progetto otto passi per l’ambiente di Alfonsine, l’Associazione Familiari e Vittime Amianto Emilia Romagna aps, la CGIL di Ravenna invitano la cittadinanza a partecipare. L’iniziativa è patrocinata dal Comune di Alfonsine.

scarica la locandina Scarica il testo del Volantino

Programma dell’iniziativa.

Legambiente. Mal Aria di città. Cambio di passo cercasi

 

Fonte Legambiente Italia

Rapporto_Malaria_2023

Per scaricare i file .pdf del Rapporto Malaria 2023 

 

IL COMUNICATO STAMPA DI LEGAMBIENTE 

Livelli di smog ancora troppo alti nelle città italiane e soprattutto molto lontani dai limiti normativi previsti dall’Unione Europea per il 2030. Se fossimo gia nel 2030, 72 città saprebbero fuori legge.  I dati nel report “Mal Aria di città. Cambio di passo cercasi” per combattere l’inquinamento atmosferico.   

Livelli di smog ancora troppo alti nelle città italiane e soprattutto molto lontani dai limiti normativi previsti dall’Unione Europea per il 2030. Se fossimo gia nel 2030, 72 città saprebbero fuori legge. I dati nel report “Mal Aria di città. Cambio di passo cercasi” per combattere l’inquinamento atmosferico.
L’emergenza smog nelle città italiane è un problema sempre più pressante. Secondo il nuovo report di Legambiente “Mal Aria di città. Cambio di passo cercasi”, redatto e pubblicato nell’ambito della Clean Cities Campaign, i livelli di inquinamento atmosferico in molte città sono ancora troppo alti e lontani dai limiti normativi, più stringenti, previsti per il 2030. Il report ha messo in evidenza i dati del 2022 nei capoluoghi di provincia, sia per quanto riguarda i livelli delle polveri sottili (PM10, PM2.5) che del biossido di azoto (NO2).

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Il Consiglio Nazionale Geologi analizza la tragedia di Ischia e propone azioni per il futuro

Comunicato Stampa del Consiglio Nazionale dei Geologi 

Roma, 27 novembre 2022. Alle prime luci dell’alba di ieri, a seguito di intense precipitazioni protrattesi per tutta la notte, nel territorio di Casamicciola Terme, sull’Isola di Ischia, si è verificato un fenomeno di colata rapida di fango lungo il versante settentrionale del Monte Epomeo che ad oggi vede il drammatico computo di una vittima e 11 dispersi, mentre i soccorritori sono ancora al lavoro.

“Purtroppo il rischio di questi fenomeni nella zona ischitana è elevatissimo, l’ultimo evento in ordine di tempo si è verificato nel 2009, e i dati del rapporto ISPRA del  2021 indicano per Casamicciola che circa il 60% del territorio ed il 30% della popolazione sono esposti ad un rischio elevato”, rileva Lorenzo BenedettoPresidente Centro Studi CNG. “I piani per l’Assetto idrogeologico elaborati dalle Autorità di Bacino, evidenziano condizioni di fragilità dell’intero territorio nazionale peggiorate da uno sviluppo caotico e da un non corretto uso del territorio stesso: infatti si è costruito molto spesso in posti dove condizioni geologiche e geomorfologiche non lo avrebbero consentito” prosegue Benedetto.

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E’ disponibile online Ecoscienza n.3/2022. Le sfide della comunicazione ambientale

Ecoscienza n. 3/2022

Le sfide della comunicazione ambientale

 

 

Emergenza climatica, transizione ecologica e sfiducia nella scienza impongono una riflessione su cosa e come comunicare

Buone pratiche, esperienze e prospettive della comunicazione ambientale, i professionisti si confrontano con la complessità. Sistemi di allerta meteo.

Vai a Ecoscienza 3/2022
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COP27 du 6 au 18 novembre 2022 en Égypte : le pays hôte, un cancre des droits et libertés

Sur cette photo prise le 6 novembre 2015, des soldats égyptiens contrôlent l’entrée de l’aéroport international de Charm el-Cheikh. C’est dans cette station balnéaire du Sinaï qu’aura lieu la COP27.
(AP Photo/Thomas Hartwell, File)

Félix Bhérer-Magnan, Université Laval

La 27ᵉ Conférence des Parties (COP27) s’amorce sous peu dans la station balnéaire paradisiaque de Charm el Sheikh, en Égypte.

Le pays est l’hôte d’une nouvelle session de négociations climatiques qui va porter notamment sur les pertes et préjudices causés par le changement climatique. Il sera aussi question du rehaussement du niveau d’ambition climatique des Parties à travers leur contribution nationale déterminée (CDN). Il s’agit d’un mécanisme issu de l’Accord de Paris et qui rassemble tous les engagements climatiques auxquels un État souscrit, notamment en matière de réduction des émissions de gaz à effet de serre (GES) et d’adaptation au changement climatique.

Cependant, au-delà de cette grande rencontre internationale sur l’action climatique, il y a une ombre au tableau : les droits de la personne. Le constat est sans équivoque : l’hôte de la COP27, l’Égypte, fait piètre figure en la matière.

Le pays obtient un score anémique de 18 % de la Freedom House au chapitre des droits politiques et des libertés civiles, qui le qualifie également de non libre. Il s’agit du score le plus bas jamais obtenu par un pays hôte de la COP depuis les 30 dernières années.

Des experts des Nations unies affirment être très inquiets de la situation. Le pays hôte entretient un profond climat de peur et de surveillance, selon Human Rights Watch alors que près de 60 000 prisonniers politiques croupissent derrière les barreaux des prisons et sont victimes d’actes de torture.

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L’anima smarrita del NHS

Fonte Salute Internazionale

Gavino Maciocco

“Rischiamo di passare da un paese in cui le persone almeno non devono preoccuparsi delle spese mediche, a uno in cui potrebbero dover scegliere tra riscaldare la propria casa o vivere con un ginocchio malsano per un anno.”

Poco prima che scoppiasse la pandemia COVID-19, nel dicembre 2019, The Guardian così denunciava la crisi del Servizio sanitario nazionale (National Health Service – NHS):  “I tempi di attesa per accedere ai Pronto soccorso, alla chirurgia di elezione, e alle cure oncologiche sono così peggiorati negli ultimi anni al punto da mettere a rischio di rottura la rete di protezione del NHS. I ritardi sono i peggiori da quando sono iniziate le registrazioni dei dati. I milioni di persone colpite da tempi di attesa sempre più lunghi stanno diventando probabilmente il problema più grosso per Boris Johnson, sul versante della sanità”.

Dopo quasi tre anni, con in mezzo una pandemia per lungo tempo fuori controllo, la crisi del sistema sanitario inglese è ancora più profonda come certifica un rapporto della British Medical Association (BMA) del 19 luglio 2022 (NHS backlog data analysis) dedicato all’analisi dei tempi di attesa o, come dice il titolo, del “lavoro arretrato” del NHS.  Il numero di persone in attesa di una cura o di un intervento chirurgico di elezione all’aprile 2022 era di 6,5 milioni (contro i 4,5 milioni del febbraio 2020 e i 3,2 milioni del settembre 2015).  Di queste 6,5 milioni di persone, 2,4 milioni sono in attesa da oltre 18 settimane, mentre la media generale dei tempi di attesa è 12,7 settimane. La situazione è particolarmente critica in campo oncologico dove solo il 65% di pazienti riceve il primo trattamento entro due mesi dalla segnalazione urgente del proprio medico curante. Le cose non vanno meglio nei reparti di Pronto soccorso (Accident&Emergency – A&E) dove nel giugno 2022 più di 22 mila persone hanno atteso più di 12 ore prima di essere ricoverate (3 mila in più rispetto al mese precedente).

La pandemia ha aggravato a dismisura la situazione di sofferenza del NHS, che però preesisteva a causa delle politiche del governo conservatore che da anni ha ridotto al minimo gli investimenti sul settore pubblico, privilegiando quello privato spingendo i pazienti a rivolgersi alle cliniche private, anche tramite assicurazioni private. Il dato più impressionante della crisi è il progressivo impoverimento della manodopera (workforce) pubblica, sanitaria e sociale, che sta alla base dell’insopportabile dilatazione dei tempi di attesa. Così insopportabile da richiedere l’istituzione di una commissione d’inchiesta della Camera dei Comuni (House of Commons), che lo scorso luglio ha reso pubblico un Rapporto dal titolo “Workforce: recruitment, training and retention in health and social care” (vedi Risorse) che si apre con questa categorica affermazione: “The National Health Service and the social care sector are facing the greatest workforce crisis in their history” (“Il NHS e il settore dell’assistenza sociale stanno affrontando la più grave crisi del personale della loro storia”).

Nel Rapporto si legge che al settembre 2021 erano vacanti 99.460 posti nel NHS e 105.000 nel settore sociale (gestito dalle amministrazioni comunali): in particolare nella sanità mancavano all’appello 12 mila medici ospedalieri, 6 mila medici di famiglia e 50 mila tra infermieri e ostetriche. La Commissione, per metà composta da membri conservatori, non esita ad accusare il Governo (conservatore) di negligenza e di reticenza nel rispondere alle domande. Si scopre, ad esempio, che nel 2017 il Governo decise di bloccare l’erogazione delle borse di studio per gli studenti di Infermieristica. Un provvedimento, adottato nell’ottica di tagliare la spesa sanitaria, che provocò una drastica riduzione delle iscrizioni al corso (da 51.840 nel 2016 ai 40.060 nel 2017). Le borse di studio furono reintrodotte nel 2020 (all’inizio della pandemia), ma il danno era stato fatto provocando la carenza di decine di migliaia di infermieri nel momento di maggiore bisogno.

E poi ci sono gli effetti deleteri della Brexit che ha innalzato barriere spesso insormontabili per l’accesso nel Regno Unito di personale sanitario e sociale straniero. Il Regno Unito ha da sempre fatto affidamento sugli stranieri per ricoprire posti vacanti di medici, soprattutto medici di famiglia, infermieri e operatori sociali, ma ora le procedure per stranieri che cercano di ottenere il visto per lavorare in UK sono, per ammissione della commissione parlamentare,  “lengthy and opaque, complex, difficult and expensive with potential inconsistencies, and in need of regulatory reform to make it proportionate and streamlined to assist in ethical overseas recruitment”.  Insomma, un disastro. Il massimo dell’incongruenza (inconsistency) si registra nell’arruolamento del personale sociale: qui per ottenere il visto è necessario essere in possesso di un contratto di lavoro con un reddito annuale non inferiore a 20.840 sterline, quando il reddito medio nazionale di questi operatori è di molto inferiore, 17.900 sterline.

Infine, la stoccata conclusiva: “Il rifiuto del governo di rendere pubblici i dati sulla workforce significa che la domanda che ogni operatore sanitario e sociale si pone: stiamo formando personale sufficiente per soddisfare i bisogni dei pazienti? è destinata a rimanere senza risposta”.

La pubblicazione del Rapporto ha suscitato un’ondata di indignazione e di proteste, anche perché avvenuta all’indomani delle dimissioni da Primo ministro di Boris Johnson, travolto da una marea di scandali, oltre ad essere ritenuto responsabile del collasso del NHS. Non l’unico, s’intende. Perché la crisi del NHS parte da lontano e vede nel partito conservatore – e nei vari Primi ministri che si sono succeduti, da M. Thatcher, D. Cameron, T. May fino a B. Johnson – il soggetto politico più ostile nei confronti del servizio sanitario pubblico, e così riluttante a finanziarlo, come dimostra la Figura 1, tratta da un servizio della BBC.

Figura 1. Incremento annuale della spesa sanitaria in %, a seconda del Governo in carica (dal 1955 al 2015).

 

Quando il NHS è stato fondato nel 1948 da Aneurin Bevan – si legge in un editoriale del The Guardian del 31 luglio scorso – , aveva alla base tre principi fondamentali: a) che avrebbe soddisfatto i bisogni di tutti, b) che sarebbe stato gratuito al momento dell’erogazione delle prestazioni e c) che sarebbe stato basato sul bisogno clinico, non sulla  capacità di pagare. Coloro che sono preoccupati per le minacce all’esistenza del NHS di solito si concentrano sul rischio che venga smantellato il principio della gratuità nel punto di utilizzo. Ma la minaccia politica di gran lunga più significativa, come stiamo vedendo in questo momento, è la progressiva erosione della garanzia che riesca a soddisfare i bisogni di tutti, a causa del persistente sottofinanziamento e della mancata formazione del personale di cui ha bisogno”.

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Lettera aperta ai media italiani. Giornalisti, parlate di crisi climatica, delle sue cause e delle soluzioni. Ne va del nostro futuro

Climate Media Center Italia ha scritto una lettera aperta ai media italiani: serve parlare di crisi climatica e delle sue soluzioni, a maggior ragione in campagna elettorale. La lettera è stata firmata da scienziati ed esperti di clima e ambiente, tra cui vari autori italiani dell’ultimo importante rapporto IPCC. Climate Media Center Italia ha contestualmente prodotto cinque consigli pratici su come comunicare il rischio climatico, rivolto a giornalisti e non solo.

La lettera è uscita in data 12 agosto 2022 sul quotidiano Domani.

È nostra responsabilità, come cittadini italiani e membri della comunità scientifica, avvertire nel modo più chiaro ed efficace possibile di ogni seria minaccia che riguarda le persone e il nostro Paese. È dovere dei giornalisti difendere il diritto all’informazione e diffondere notizie scientifiche verificate. Ondate di calore, siccità prolungate e incendi sono solo alcuni dei recenti gravi segnali dell’intensificarsi degli impatti dei cambiamenti climatici nei nostri territori. Tuttavia, le notizie diffuse dai media italiani mancano spesso di informare il pubblico sulle cause di questi eventi e le relative soluzioni. Questo nonostante il consenso della comunità scientifica sul legame tra l’aumento in frequenza e intensità di questi fenomeni e i cambiamenti climatici.

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Piante proibite. Giustizia ambientale nella politica sulle droghe

Fonte TNI che ringraziamo 

In tutto il mondo, lo stato di stress ambientale è senza precedenti. Come sottolineano gli studiosi e l’attivismo sulla “giustizia ambientale”, le comunità più povere ed emarginate devono affrontare un’esposizione particolare ai danni ambientali. Ciò vale in particolare per le popolazioni del sud del mondo. Il ruolo delle droghe illecite in relazione a questi stress ambientali è un terreno poco esplorato. Tuttavia, come sosterrà questo rapporto, le droghe, così come le risposte politiche ad esse, sono una questione ambientale.

Discorso dell’autrice Sylvia Kay alla Commissione delle Nazioni Unite sugli stupefacenti

Questa disconnessione tra la politica in materia di droga e ambiente è il risultato in gran parte della compartimentazione istituzionale della questione delle droghe nel dominio della criminalità e delle forze dell’ordine con scarso contatto con altre sfere legate all’ambiente o sviluppo sostenibile. I riferimenti all’ambiente all’interno della politica in materia di droga sono rimasti in quanto tali scarsi e di portata limitata.

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Sacrifice Zones

Fonte: Antropocene.org che ringraziamo 

Un rapporto delle Nazioni Unite individua i luoghi più inquinati del mondo: l’inquinamento uccide più persone di tutte le guerre, gli omicidi e le altre forme di violenza messi insieme.

Il Relatore Speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani e l’ambiente ha individuato i luoghi più inquinati della Terra. Nel suo rapporto annuale al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, David Boyd descrive questi luoghi come Sacrifice Zones, un termine originariamente utilizzato per le aree rese inabitabili dai test sulle armi nucleari.

Scrive: «Oggi, una sacrifice zone può essere intesa come un luogo in cui i residenti subiscono devastanti conseguenze sulla salute fisica e mentale e violazioni dei diritti umani a causa del fatto di vivere in hotspots inquinati e aree fortemente contaminate. La crisi climatica sta creando una nuova categoria di sacrifice zones a causa delle continue emissioni di gas serra, poiché certe aree sono diventate e stanno diventando inabitabili a causa di eventi meteorologici estremi o disastri a lenta insorgenza, tra cui la siccità e l’innalzamento del livello del mare».

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Un DM importante: Modelli e standard per lo sviluppo dell’Assistenza Territoriale nel Servizio Sanitario Nazionale

 

Riteniamo molto importante la lettura di questo DM a firma dei Ministeri della Salute di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze . L’Allegato 1 di questo DM si intitola “Modelli e standard per lo sviluppo dell’Assistenza Territoriale nel Servizio Sanitario Nazionale”. Nell’Allegato vengono ridefiniti i Servizi a livello territoriale e le connessioni che ne dovrebbero fare un sistema. Nella premessa l’incipit recita: ” Il presente documento costituisce la Riforma di settore del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) – M6C1-1 – Riforma 1: Definizione di un nuovo modello organizzativo della rete di assistenza sanitaria territoriale – volta a definire modelli e standard relativi all’assistenza territoriale, alla base degli interventi previsti dalla Component 1 della Missione 6 “Reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale” del PNRR.”
L’impianto complessivo appare condivisibile. Per quanto attiene le materie di cui ci occupiamo, i Dipartimenti di Prevenzione delle ASL vengono ridefiniti all’art.14.

14. PREVENZIONE IN AMBITO SANITARIO, AMBIENTALE E CLIMATICO

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Grecia: il nuovo programma di polizia biometrica mina i diritti

 

Fonte Human Rights Watch che ringraziamo

Rischio di profilazione razziale illegale e altri abusi

(Atene) – La Grecia sta pianificando un nuovo programma di polizia per scansionare i volti e le impronte digitali delle persone che non è coerente con gli standard internazionali sui diritti umani sulla privacy e che potrebbe amplificare la discriminazione in corso, hanno affermato oggi Human Rights Watch e Homo Digitalis. Nell’ambito del programma finanziato dall’UE, la polizia utilizzerà dispositivi portatili per raccogliere informazioni biometriche dalle persone su vasta scala e confrontarle con i database della polizia, dell’immigrazione e del settore privato principalmente a fini di immigrazione.

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Sviluppi  sull’ amianto a Bruxelles 

Fonte : International Ban Asbestos Secretariat

di Laurie Kazan-Allen

 

Attraverso la persuasione e la punizione le istituzioni europee stanno cercando di migliorare le protezioni ambientali e occupazionali nei confronti dell’amianto. Negli elenchi mensili delle decisioni di infrazione della Commissione europea pubblicati il ​​23 settembre 2021, è stato notato che erano stati inviati pareri motivati ​​a Slovenia e Spagna che avevano segnato il tempo. Qualora questi due Stati membri non recepissero nel diritto nazionale la direttiva 2014/52/UE del Parlamento europeo sulla valutazione dell’impatto ambientale di progetti pubblici e privati ​​entro due mesi, potrebbe seguire un’azione legale dinanzi alla Corte di giustizia dell’Unione europea. 1Se gli imputati dovessero essere giudicati colpevoli, le sanzioni pecuniarie sono una possibilità concreta. Il testo sul sito web della Commissione UE su questo sviluppo conteneva pochi dettagli sulle particolarità delle infrazioni commesse, tranne per dire che:

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QUARTO RAPPORTO SULLO STATO DEL CAPITALE NATURALE IN ITALIA (2021)

Fonte Ministero Transizione Ecologica 

IL QUARTO RAPPORTO SULLO STATO DEL CAPITALE NATURALE IN ITALIA (2021)

Con il 2021 si aprono i dieci anni fondamentali per avviare concretamente il nostro mondo sulla strada della sostenibilità, in linea con gli impegni derivanti dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, dal Green Deal Europeo e dalle nuove Strategie Europee per la Biodiversità e Farm to Fork.

La pandemia da SARS-CoV-2 ha reso ancora più chiara l’urgenza di un radicale cambiamento culturale e sistemico, una transizione verso una società e un sistema economico imperniati sull’importanza centrale della natura per il futuro di tutta l’umanità (One Planet – One Health).

Il Comitato Capitale Naturale ha assunto perciò questa visione: “la nostra deve essere la prima generazione capace di lasciare i sistemi naturali e la biodiversità dell’Italia in uno stato migliore di quello che abbiamo ereditato”.

Al fine di facilitare la lettura e comprensione del rapporto, l’edizione di quest’anno è accompagnata anche da un Summary for policy makers, corredato di infografiche, pensato per veicolare in maniera efficace i messaggi-chiave del rapporto, con una particolare attenzione alle “Azioni prioritarie”.

 

Quarto Rapporto sullo Stato del Capitale Naturale

Allegati tecnici

Summary for Policy Makers

Infografiche

Dossier Mal’Aria di Città – Edizione 2021

Fonte Legambiente Emilia-Romagna

 

Nel 2020 sono 35 i capoluoghi di provincia fuorilegge per polveri sottili: Torino maglia nera con 98 giorni di sforamenti, seguita da Venezia (88) e Padova (84). Tra le città del centro sud il primato spetta ad Avellino (78) e Frosinone (77)

Preoccupa anche il confronto con i parametri OMS: 60 le città italiane che registrano  una media annuale di Pm10 superiore a quanto indicato dall’OMS

Per l’Emilia-Romagna, Modena è tra le 10 città più inquinate in Italia, sia per il numero di sforamenti di PM10 e sia per la media annuale di concentrazione delle polveri..

“L’Italia è indietro sulle azioni da mettere in campo per ridurre l’inquinamento atmosferico. Basta deroghe, servono misure più coraggiose e concrete a partire da mobilità sostenibile ed uso dello spazio pubblico per avere più clean city, città pulite e più vivibili.  Non si sprechino le risorse economiche in arrivo dall’Europa”

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Il mondo sotterraneo e malato del Nord Italia

Fonte Areaonline che ringraziamo 

Tra Piemonte, Lombardia e Veneto un libro di fotogiornalismo racconta e analizza l’eredità tossica lasciata da un’industria nociva e dal traffico di rifiuti nella Megalopoli Padana di Federico Franchini


Inquinamenti industriali, contaminazioni ambientali, traffici di rifiuti, discariche abusive: è il retaggio lasciato nel Nord Italia da un’imprenditoria malata, spesso collusa con la criminalità organizzata. Tutto questo è raccontato – e fotografato – in un recente, bellissimo, libro intitolato “La terra di sotto” (Penisola Edizioni).

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OUTCOME OF THE COUNCIL MEETING:Employment, Social Policy, Health and Consumer Affairs Health .Brussels, 9 December 2019

Vi segnaliamo il link al Documento provvisorio del Consiglio Europeo ESPCO

OUTCOME OF THE COUNCIL MEETING
3737th Council meeting
Employment, Social Policy, Health and Consumer Affairs
Health
Brussels, 9 December 2019
President Krista Kiuru
Minister of Family Affairs and Social Service

IL DOCUMENTO

IL SITO DEL CONSIGLIO EUROPEO 

IL POTERE DELL’EMERGENZA: PERCHÉ CHIEDERE AI GOVERNI DI DICHIARARE LO STATO DI EMERGENZA CLIMATICA È RISCHIOSO

 

di Giacomo D’Alisa

Fonte Le parole e le cose che ringraziamo 

 

La dichiarazione dello stato di emergenza climatica potrebbe rivelarsi controproduttiva e perfino pericolosa, tanto da ostacolare l’azione dei movimenti globali per la giustizia climatica.

Gli attivisti per il clima hanno messo in piedi uno dei più promettenti movimenti globali degli ultimi anni. Milioni di giovani allarmati dalle condizioni ambientali si sono mobilitati per spingere attori della società civile e politici ad agire rapidamente e contrastare i cambiamenti climatici in corso e altri disastri ambientali a essi legati. Eppure, sosterrò in questo scritto che chiedere ai governanti di dichiarare lo stato di emergenza climatica può risultare controproduttivo e pericoloso per gli stessi attivisti. Il mio riferimento principale è la narrativa dell’”emergenza climatica” proposta da Extinction Rebellion (XR) e supportata dagli scioperanti dei Fridays For Future (FFF). Sebbene si debba riconoscere che XR sia un movimento articolato e con specificità territoriali, che esprime un certo grado di autonomia su come le richieste debbano essere localmente sviluppate, resta vero che tutti i membri condividono un piano argomentativo e tre domande, la prima delle quali è indirizzata ai governanti ai quali si chiede di dichiarare lo “Stato di Emergenza Climatica”. Questa domanda è largamente condivisa da personaggi assai influenti, quali Papa Francesco, una coalizione mondiale di migliaia di scienziati e politici americani del calibro di Alexandria Ocasio-Cortez e Nernie Sandres. Le dichiarazioni sono state adottate rapidamente in tutto il mondo: già più di 1.195 governi locali di 23 differenti nazioni, molti governi nazionali e pure il Parlamento Europeo hanno dichiarato l’emergenza climatica.

Ritengo che gli appelli all’emergenza possano vanificare gli sforzi che gli attivisti dei movimenti climatici globali stanno facendo per cambiare il sistema socio-economico mondiale. Non è un caso che una crescente letteratura nel campo dell’ecologia politica suggerisca che l’uso della parola “emergenza” nella governance ambientale serva a riprodurre nuove forme, pratiche e relazioni di potere che consolidano determinate élite a scapito dei poteri pubblici e dei movimenti. Di seguito provo a condividere con lettrici e lettori i risultati di anni di ricerca accademica e intervento politico rispetto agli “stati di emergenza” in Italia.

Casi emblematici dello Stato di Emergenza in Italia: il terremoto dell’Aquila e la crisi dei rifiuti in Campania

Molti ricorderanno quando, nel 2009, l’allora primo Ministro Silvio Berlusconi decise di spostare l’incontro italiano del G8, originariamente previsto nella zona della Maddalena in Sardegna, nella città de L’Aquila. Alcuni giorni prima di prendere quella decisione, il capoluogo abruzzese era stato l’epicentro di un grave terremoto. Il bellissimo centro della città fu quasi completamente distrutto. Il magnifico campanile di San Bernardino crollato divenne presto il simbolo di un evento devastante. Molte persone persero casa, famigliari e amici. Come sempre accade nei casi di disastro socio-ambientale, il primo ministro dichiarò lo stato di emergenza. Eppure, Berlusconi fece qualcosa di più: ebbe la brillante idea di chiedere ai capi di stato che alcuni mesi dopo sarebbero volati in Italia per l’incontro del G8 se fossero disponibili a cambiare rotta e atterrare nell’area in rovina de L’Aquila anziché nell’amena Maddalena. Tutti i presidenti accettarono e applaudirono il piano e si unirono con piacere alla riunione nel mezzo del disastro.

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