Aggiornamento notizie su PFAS dal 10 aprile al giorno 15/04/24.

 I link riportati sono stati segnalati da una ricerca sul web effettuata con diversi motori di ricerca.

REACH

Entra in vigore la restrizione dei PFCA a catena lunga

La restrizione a livello dell’UE di alcuni acidi perfluorocarbossilici (C9-C14 PFCA) – un sottogruppo di sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS) – si applicherà a partire dal 25 febbraio. Dopo tale data i PFCA non potranno essere immessi sul mercato o utilizzati nella maggior parte delle applicazioni. Per alcuni usi sono stati concessi periodi di transizione più lunghi.

La restrizione ridurrà o impedirà l’esposizione umana e dell’ambiente ai PFCA ed eviterà la sostituzione del PFOA, vietato a livello globale dal luglio 2020. Come indicato dalla strategia sulle sostanze chimiche per la sostenibilità l’UE aspira alla eliminazione graduale di tutti gli usi non essenziali delle PFAS.

Ai sensi della Convenzione di Stoccolma le autorità canadesi hanno inoltre proposto di elencare i PFCA a catena lunga come inquinanti organici persistenti (POP).

https://www.mase.gov.it/pagina/echa-e-news-22-febbraio-2023

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Gli Stati Uniti contro i PFAS: limiti ridotti al minimo nell’acqua potabile

Giro di vite sui PFAS! L’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente degli Stati Uniti (EPA) ha preso una decisione che tutelerà la salute di quasi 100 milioni di persone.

Gli Stati Uniti contro i PFAS: limiti ridotti al minimo nell’acqua potabile

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Gli Stati Uniti provano a eliminare i Pfas dall’acqua potabile
L’Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente ha varato nuove regole per ridurre sensibilmente la presenza degli “inquinanti eterni” e tutelare la salute dei cittadini

https://www.wired.it/article/pfas-acqua-potabile-stati-uniti-nuove-regole/

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What the Anthropocene’s critics overlook – and why it really should be a new geological epoch

Per leggere l’articolo tradotto in italiano clicca l’icona blu (la quarta da sinistra in fondo all’articolo)  google translate . Per un uso professionale e/o di studio raccomandiamo  di fare riferimento al testo originale.

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Simon Turner, UCL; Colin Waters, University of Leicester; Jan Zalasiewicz, University of Leicester, and Martin J. Head, Brock University

Geologists on an international subcommission recently voted down a proposal to formally recognise that we have entered the Anthropocene, a new geological epoch representing the time when massive, unrelenting human impacts began to overwhelm the Earth’s regulatory systems.

A new epoch needs a start date. The geologists were therefore asked to vote on a proposal to mark the beginning of the Anthropocene using a sharp increase in plutonium traces found in sediment at the bottom of an unusually undisturbed lake in Canada, which aligned with many other markers of human impacts.

The entire process was controversial and the two us who are on the subcommission (chair Jan Zalasiewicz and vice-chair Martin Head) even refused to cast a vote as we did not want to legitimise it. In any case, the proposal ran into opposition from longstanding members.

Why this opposition? Many geologists, used to working with millions of years, find it hard to accept an epoch just seven decades long – that’s just one human lifetime. Yet the evidence suggests that the Anthropocene is very real.

Environmental scientist Erle Ellis was one critic who welcomed the decision, stating in The Conversation: “If there is one main reason why geologists rejected this proposal, it is because its recent date and shallow depth are too narrow to encompass the deeper evidence of human-caused planetary change.”

It’s an oft-repeated argument. But it completely misses the point. When Paul Crutzen first proposed the term Anthropocene in a moment of insight at a scientific meeting in 2000, it was not from realisation that humans have been altering the functioning and geological record of the Earth, or to capture all their impacts under one umbrella term. He and his colleagues were perfectly aware that humans had been doing that for millennia. That’s nothing new.

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Valutazione del rischio di biosicurezza nelle scienze della vita: verso un toolkit per i singoli professionisti

Fonte : SIPRI che ringraziamo

Copertina del Toolkit sui rischi per la biosicurezza
Editore: SIPRI
SIPRI, Stoccolma:
marzo 2023

Esistono numerosi rischi potenziali e conseguenze indesiderate associati alla ricerca all’intersezione tra scienze biologiche e tecnologie emergenti, incluso il rischio di uso improprio per scopi dannosi. Sebbene esistano approcci consolidati di gestione del rischio biologico per affrontare questi pericoli, permangono delle lacune. Questo documento si concentra sul ruolo dei singoli professionisti nel contribuire a una più ampia cultura della biosicurezza e della bioprotezione. Presenta una proposta di toolkit che prevede un processo di valutazione del rischio e strategie per gestire i rischi potenziali. Il documento delinea i modi per motivare i professionisti ad assumersi in modo proattivo la responsabilità di considerare e gestire i rischi biologici associati al loro lavoro, con l’obiettivo di colmare il divario di conoscenze dotando gli scienziati di strumenti adeguati per attuare una strategia globale di mitigazione del rischio biologico a livello pratico. Conclude implementando l’approccio utilizzando una potenziale applicazione della nanobiotecnologia a scopo dimostrativo e considera i prossimi passi.

Contenuti

introduzione   

1. Comprendere il panorama del biorischio

2. Valutazione del rischio di biosicurezza nella pratica

3. Approccio proposto per un toolkit pratico per la valutazione del rischio biologico  

4. Valutazione del rischio di biosicurezza delle tecnologie emergenti 

Conclusioni   

INFORMAZIONI SUGLI AUTORI/CURATORI

Il dottor Mirko Himmel è un ricercatore senior associato all’interno dell’area di ricerca sull’armamento e il disarmo del SIPRI.