Fonte Lavoro e Salute
Secondo una nuova ricerca, quasi 4 giornalisti su 10 che si occupano di crisi climatica e questioni ambientali nel mondo hanno subito minacce a causa del loro lavoro, con l’11% vittima di violenze fisiche
Secondo una nuova ricerca, quasi 4 giornalisti su 10 che si occupano di crisi climatica e questioni ambientali nel mondo hanno subito minacce a causa del loro lavoro, con l’11% vittima di violenze fisiche.
L’indagine
L’indagine globale condotta da Internews’ Earth Journalism Network (EJN) e dall’Università di Deakin, che ha coinvolto oltre 740 reporter e redattori di 102 paesi, ha rivelato che il 39% dei giornalisti minacciati “a volte” o “frequentemente” è stato preso di mira da persone coinvolte in attività illegali come disboscamento e estrazione mineraria. Circa il 30% è stato minacciato con azioni legali, riflettendo una tendenza crescente delle aziende e dei governi ad utilizzare il sistema giudiziario per limitare la libertà di espressione.
La copertura mediatica è ancora inadeguata
Il rapporto “Covering the Planet” include interviste con 74 giornalisti di 31 paesi su come migliorare la copertura di eventi meteorologici estremi, inquinamento da plastica, scarsità d’acqua e attività minerarie, mentre il riscaldamento globale e l’avidità aziendale mettono a rischio il pianeta. La maggior parte dei giornalisti ha riferito che le storie su clima e ambiente sono diventate più rilevanti rispetto a un decennio fa, ma la copertura della crisi climatica non è ancora proporzionata alla gravità del problema.
Le comunità più colpite
Come ricorda il quotidiano inglese The Guardian, che riporta la notizia, le temperature record, le tempeste, le inondazioni, la siccità e gli incendi stanno colpendo con crescente intensità in tutto il mondo, con le comunità a basso reddito, i popoli indigeni e le persone di colore, tra le più vulnerabili agli impatti climatici. Disastri a lento sviluppo come l’innalzamento del livello del mare, lo scioglimento dei ghiacciai, l’acidificazione degli oceani e la desertificazione stanno inoltre causando migrazioni forzate, fame e altre crisi sanitarie.
L’autocensura per paura
Nonostante l’ampiezza e la gravità dei problemi, il 39% dei giornalisti intervistati ha ammesso di aver praticato l’autocensura, principalmente per paura di ritorsioni da parte di “coloro che svolgono attività illegali” o del governo. Inoltre, il 62% ha riferito di includere dichiarazioni di fonti scettiche sul cambiamento climatico di origine antropica o sulla scienza climatica, nella convinzione errata che ciò fosse necessario per garantire un equilibrio.
La necessità di risorse maggiori per le redazioni
L’indagine ha anche evidenziato un bisogno di maggiori risorse per le redazioni che coprono le questioni ambientali e la crisi climatica: il 76% degli intervistati ha indicato che risorse insufficienti limitano la loro copertura, identificando maggiori finanziamenti per il giornalismo approfondito, la formazione in presenza e i workshop, e un accesso più ampio a dati rilevanti ed esperti del settore come tra le loro principali priorità. Molti giornalisti dipendono da finanziamenti di organizzazioni non profit spesso legati a temi specifici, ma preferirebbero avere la libertà di coprire i temi ambientali più rilevanti a livello locale. Non solo i giornalisti ambientali sono sotto minaccia: almeno 1.910 difensori della terra e dell’ambiente sono stati uccisi nel mondo dal 2012.
Lorenzo Misuraca