Mario Agostinelli: Negazionismo climatico, una merce inesauribile, antiscientifica e fuorviante

Autore :Mario Agostinelli che ringraziamo

Fonte: Inchiestaonline 

 

Pubblichiamo con il consenso dell’autore e preceduto da una sua premessa questo articolo di Mario Agostinelli apparso sul blog de il fatto quotidiano del 16 luglio.

Mentre siamo sollecitati a arrovellarci sulla composizione dei governi dei potenti del mondo, da cui siamo esclusi, nessun atto di democrazia che punti alla pace, al contrasto del cambiamento climatico,  alla giustizia sociale, rischiara un orizzonte che si rabbuia di giorno in giorno. L’inerzia nella reazione ad una situazione di emergenza dissimulata dipende, a mio avviso, anche da quanto sottovalutiamo il ruolo di continuo e martellante negazionismo, che alla fine può trovarci impreparati, dato che è organizzato con grande coinvolgimento di poteri economici, istituzioni, think tank sovvenzionati e, addirittura partiti e istituzioni complici.

In questo post pubblicato dal fattoquotidiano ( v. https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/07/16/il-contrasto-ai-fossili-e-sempre-stato-blando-ecco-uno-studio-sulle-attivita-di-ostruzione-climatica/7624262/)

riprendo un importante studio europeo  che riassumo e commento nella parte che riguarda il caso del clima in Italia. Gli accademici, che ne hanno compilato una ricostruzione anche per periodi storici, sono docenti e ricercatori dell’Università milanese della Bicocca che lavorano in un contesto internazionale.

Queste note giustificano e preludono all’ultimo articolo che invierò prima delle vacanze per rendere noto e visibile l’ostruzionismo alle rinnovabili che è in corso anche nel caso di Civitavecchia e a cui, come per tutto l’eolico offshore italiano, ha dedicato due severe pagine l’inserto Affari e Finanza di Lunedì 15  della Repubblica.

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Negazionismo climatico: una merce inesauribile, antiscientifica e fuorviante.

 Sono ormai più di 30 anni, dagli anni 90 allo scoppio della pandemia e fino ai giorni nostri, che un insistito tentativo di rallentare o bloccare deliberatamente l’azione per il clima, porta la vita sul nostro Pianeta a virare bruscamente verso limiti invalicabili di conservazione e riproduzione della vita,  che si manifestano di anno in anno in modalità imprevedibilmente peggiori. Un coacervo di interessi, una irresponsabilità delle classi dirigenti, un ruolo complice di gran parte dei media e l’invasione dell’economia di guerra accelerano il degrado della biosfera e provano a depotenziare sul nascere la reazione delle nuove generazioni e delle popolazioni maggiormente esposte.

Prendo spunto da una recentissima pubblicazione della Oxford University Press (v. https://caad.info/wp-content/uploads/2024/05/2024-climate-obstruction-across-europe-brief.pdf ) che traccia una documentazione dello sviluppo e della natura delle attività di ostruzione climatica estesa a tutta Europa. In essa – per lo specifico del caso italiano – hanno redatto osservazioni di grande interesse Marco Grasso, Stella Levantesi e Serena Beqja. Qui riprendo alcune loro analisi, integrate da mie brevi considerazioni a supporto delle loro allarmate denunce.

Secondo l’European Severe Weather Database (https://eswd.eu/  ), il Paese ha subito 3.191 eventi meteorologici estremi nel 2022, rispetto ai 2.072 dell’anno precedente e ai 380 del 2010. Intanto, in un crescendo disastroso per il 2023 e il primo semestre  del 2024, la già tiepida transizione verso “net zero al 2050”, è stata ulteriormente diluita dalla coalizione di destra alla guida del Paese, che, nel PNIEC in approvazione, ha ridotto dal 30 al 40%  il proprio contributo agli obbiettivi di Parigi.

Una ricostruzione delle azioni di blando contrasto alle emissioni viene esaminata dai tre ricercatori in diverse fasi. La sottovalutazione va ricercata fin dalla fine del secolo scorso nel ruolo di ENI, partecipata dal Governo e dalla Banca Depositi e Prestiti, che, nella limitata consapevolezza del cambiamento climatico da parte dei cittadini, ha insistentemente negato il contributo umano al riscaldamento terrestre. Il compito di cancellare la questione dal dibattito pubblico è stato affidato ai media mainstream, mentre la narrativa berlusconiana relegava il clima ai margini di qualsiasi necessità di azione.

Dal primo decennio del nuovo millennio fino agli anni che precedettero la pandemia, nonostante il risveglio delle nuove generazioni e la forza e l’insistenza del messaggio di Greta e di Francesco, anche i governi successivi, come quelli di Renzi e poi di Draghi, liberavano incentivi per la combustione di biomasse e inceneritori, togliendo sostegni alle rinnovabili e favorendo ulteriori attività estrattive di fossili sul territorio e nei mari nazionali.

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Il pericoloso gioco della destra contro gli interventi in favore del clima che sarebbero dannosi per l’economia e con l’obiettivo corrodere i diritti sociali

Il pericoloso gioco della destra contro gli interventi in favore del clima che sarebbero dannosi per l’economia e con l’obiettivo corrodere i diritti sociali

di Silvano Toppi

Fonte Areaonline.ch che ringraziamo

 

 

Ci siamo sentiti dire spesso, negli ultimi tempi, in occasione di discussioni parlamentari o di votazioni popolari, che senza crescita economica continua e certa non ci può essere sostenibilità del nostro sistema di protezione sociale.

Quando il rallentamento della crescita e del suo motore a lunga scadenza, la produttività, sono già fatti osservabili, ci si deve allora anche interrogare sull’impatto che la cosiddetta “trasformazione verde” (per dirla in altre parole: tutto quanto si adotta o verrà adottato per far fronte agli ormai innegabili problemi ed effetti dei cambiamenti climatici) avrà sulla crescita economica. E infatti c’è già chi, a livello partitico, sul lato della destra, dopo la dannata immigrazione causa di ogni male, si è trovata un’altra bandiera di facile propaganda: l’“ecologia punitiva” o il “terrorismo ecologico” che starebbero tagliando le gambe della crescita economica e quindi del benessere di tutti. O, con un subdolo interrogativo che vuol colpire e colpevolizzare la sinistra: il nostro modello di protezione sociale sopravviverà alla pretesa vostra transizione ecologica? Transizione che implica nuovi modi di produrre e consumare, moderazione degli usi e dei consumi energetici, riorientamento del progresso tecnico e anche degli investimenti.

Il riadeguamento del nostro modello di protezione sociale a un regime di post-crescita o perlomeno di crescita diversa sembra quindi ineluttabile. Ed è infatti qui che sorgono problemi e interrogativi dati appunto dal rapporto intrinseco e stretto tra crescita economica e sicurezza sociale, bilanci pubblici (federale, cantonali, comunali) indebitamento e rigore finanziario. E dunque tentazione e azione sempre crescenti nello smorzare o corrodere i diritti sociali per imporre una traiettoria definita di “responsabilità individuale e collettiva”, ovviamente finanziaria.

Mai o quasi mai si pensa, innanzitutto, anche se ne è il punto più costitutivo, che la protezione sociale (dall’essere semplicemente e dignitosamente “persone” che vivono in una società, alla salute, al lavoro) è indissociabile dal modello economico che l’ha creata. La sicurezza sociale è, nella sua forma attuale, un prodotto della società, creata da un modello generatore dei suoi rischi (ad esempio: la disoccupazione, gli infortuni sul lavoro, le malattie professionali, la salute collettivamente efficiente), che è determinante per la vitalità e la sopravvivenza stesse sia dell’economia sia della società democratica. Demolitela e crollerà tutto, anche la “vostra” economia.

Mai o quasi mai ci si sofferma sul fatto che la crisi ecologica è sì una crisi “strutturale”, su cui si riesce ormai a rendersi conto e a non negare (basta tener conto dei disastri territoriali cui stiamo assistendo, che ne sono conseguenza), ma si dimentica che è soprattutto crisi sanitaria, segnata da forti ineguaglianze sociali e ambientali, generatrice di costi finanziari enormi. Le conseguenze politiche che si deducono da questa constatazione non sono neutrali e i responsabili politici non possono sottrarvisi. Potremmo aggiungere che rovesciare il tutto e farne un pretesto, in nome della crescita economica o della “salute finanziaria”, per accalappiare voti, non è solo da irresponsabili politici; è tra i peggiori delitti che si possano compiere.