Il Veneto ha chiesto la messa al bando dei Pfas, gli inquinanti eterni

Fonte  Greenreport che ringraziamo

 

Greenpeace: «Che cosa aspettano le altre Regioni come il Piemonte e la Lombardia? Serve subito una legge nazionale che vieti uso e produzione»

Il Consiglio regionale del Veneto ha approvato all’unanimità la risoluzione n. 79 – proposta da Cristina Guarda (Europa verde) ed emendata da Marco Zecchinato (Lega) –, con la quale la Regione aderisce al manifesto per l’urgente messa al bando dei Pfas (#BanPfas).

«Tra gli impegni contenuti nel testo – spiega Guarda – vi è quello di mettere, gradualmente seppure a tappe forzate, al bando la produzione di Pfas e la loro dispersione. Questo obiettivo è raggiungibili solo attraverso la completa sostituzione dei Pfas con sostanze certificate sicure per la salute umana e per l’ambiente».

I Pfas sono composti poli e perfluoroalchilici, noti come “inquinanti eterni”: sostanze chimiche di sintesi utilizzate in un’ampia varietà di applicazioni di uso comune grazie alle loro proprietà idro- e oleo-repellenti oltre che ignifughe, dai rivestimenti delle scatole dei fast food e delle pentole antiaderenti, alle schiume antincendio.

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What the Anthropocene’s critics overlook – and why it really should be a new geological epoch

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Simon Turner, UCL; Colin Waters, University of Leicester; Jan Zalasiewicz, University of Leicester, and Martin J. Head, Brock University

Geologists on an international subcommission recently voted down a proposal to formally recognise that we have entered the Anthropocene, a new geological epoch representing the time when massive, unrelenting human impacts began to overwhelm the Earth’s regulatory systems.

A new epoch needs a start date. The geologists were therefore asked to vote on a proposal to mark the beginning of the Anthropocene using a sharp increase in plutonium traces found in sediment at the bottom of an unusually undisturbed lake in Canada, which aligned with many other markers of human impacts.

The entire process was controversial and the two us who are on the subcommission (chair Jan Zalasiewicz and vice-chair Martin Head) even refused to cast a vote as we did not want to legitimise it. In any case, the proposal ran into opposition from longstanding members.

Why this opposition? Many geologists, used to working with millions of years, find it hard to accept an epoch just seven decades long – that’s just one human lifetime. Yet the evidence suggests that the Anthropocene is very real.

Environmental scientist Erle Ellis was one critic who welcomed the decision, stating in The Conversation: “If there is one main reason why geologists rejected this proposal, it is because its recent date and shallow depth are too narrow to encompass the deeper evidence of human-caused planetary change.”

It’s an oft-repeated argument. But it completely misses the point. When Paul Crutzen first proposed the term Anthropocene in a moment of insight at a scientific meeting in 2000, it was not from realisation that humans have been altering the functioning and geological record of the Earth, or to capture all their impacts under one umbrella term. He and his colleagues were perfectly aware that humans had been doing that for millennia. That’s nothing new.

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“Codice della strage”, la sicurezza secondo Salvini

 

di Luca Martinelli 

Fonteilmanifestoinrete che ringraziamo

Ieri è entrata nel vivo alla Camera la discussione sulla riforma del Codice della strada, ribattezzato «codice della strage» da chi vede la pericolosità di questo disegno di legge che porta la firma del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. Si tratta di un insieme di interventi «la cui direzione fondamentalmente, che attraversa tutto il disegno di legge, è ridurre le limitazioni, i controlli e le multe per i veicoli a motore, restringendo invece le possibilità di intervento per i Comuni in favore degli utenti più vulnerabili, quindi pedoni, ciclisti e persone con disabilità», spiega al manifesto Andrea Colombo, consulente legale esperto di mobilità e sicurezza stradale, che collabora con la campagna «Codice della strage».

IL DDL PREVEDE DUE PARTI, una che va a modificare direttamente il Codice della strada vigente, con interventi diretti e immediatamente applicabili, l’altra che delega il governo a redigere un nuovo codice, con un’indicazione molto generale di principi indicativi della direzione presa. «Se da un lato si inaspriscono le pene, dall’altro si prevede la possibilità di aumentare i limiti di velocità e si frena l’uso degli autovelox, oltre a togliere la possibilità ai comuni di creare Zone a traffico limitato (Ztl) e piste ciclabili nelle città».

L’ottica è molto spostata sulle repressione, «mentre si agisce molto meno sulla prevenzione, addirittura allentando le norme sui limiti di velocità, una parte che c’è nella delega, o prevedendo una diminuzione delle multe, sia per limiti di velocità sia per l’accesso abusivo nelle Ztl o nelle aree pedonali» sottolinea Colombo.

In particolare, la riforma renderebbe i controlli più difficili per velocità, sosta abusiva e guida distratta: si rende più complicata e limitata la possibilità di installare e usare gli autovelox fissi, mobili e in movimento (benché già omologati) per far rispettare i limiti di velocità; viene eliminata la possibilità di controllare e sanzionare con telecamere e senza contestazione immediata le infrazioni in materia di sosta e di segnaletica in generale; e anche se la riforma inasprisce le sanzioni per chi guida al telefono, non offre alcuna possibilità reale di controllo, perché non prevede di accertare e sanzionare la guida distratta anche con strumenti digitali, come già avviene in altri Paesi europei.

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Il silenzio sulla strage continua . Podcast di Diario Prevenzione – 14 marzo 2024 – Puntata n° 117

a cura di Gino Rubini

in questa puntata parliamo di :

– …. e poi rompere il silenzio di tv e giornali, manifestare , protestare, andare in piazza , perchè 1200 morti sul lavoro all’anno sono uno scandalo ….
– 13 marzo 1987 – Ravenna : in tredici muoiono come topi nella stiva di una nave.
– “Codice della strage”, la sicurezza secondo Salvini. Annullato anche l’obbligo di sorpasso ad almeno una distanza di 1,5 metri dai ciclisti
– Prevenire la violenza di genere un documento del Gruppo di lavoro “Parità di Genere in Sanità Pubblica”, Consulta degli Specializzandi della Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica
– La nuova direttiva europea su IA

Buon ascolto

 

Mecnavi, le iniziative per la commemorazione del 37° anniversario della tragedia

 

Fonte Ufficio Stampa Comune Ravenna 

Sono tre le iniziative, promosse dal Comune di Ravenna, per commemorare il 37° anniversario della tragedia della Mecnavi, incidente sul lavoro che costò la vita a 13 operai il 13 marzo 1987, durante le operazioni di manutenzione straordinaria della nave gassiera Elisabetta Montanari.

Insieme ai sindacati, all’associazione nazionale Vigili del fuoco– sezione di Ravenna, al Comando provinciale dei Vigili del fuoco di Ravenna e ad alcune realtà culturali cittadine sono stati organizzati momenti di approfondimento per ricordare la strage, approfondire e riflettere sul tema della sicurezza nei luoghi di lavoro.

Il primo appuntamento è previsto per martedì 12 marzo, alle 10 alle Artificerie Almagià, in via dell’Almagià 2, con lo spettacolo teatrale La Gru, di Luisa Campatelli, regia di Alfredo Traversa e con Tiziana Risolo. L’opera, a cura dell’associazione Opportunità alla pari, è ambientata a Taranto ed è ispirata a fatti realmente accaduti di recente con processi ancora in corso. Il titolo La Gru non indica solo la macchina per il sollevamento e lo spostamento di merci e materiali, ma per un destino crudele fa anche riferimento all’uccello di grandi dimensioni che prima dell’industrializzazione selvaggia di Taranto abitava le stesse zone ora occupate dalle gru/macchine. L’iniziativa è inserita nell’ambito del Festival delle Culture; lo spettacolo sarà preceduto dai saluti dell’assessora al Lavoro Federica Moschini e da Manuela Trancossi, segretaria generale Cgil di Ravenna, a nome di Cgil, Cisl e Uil.

Due invece gli appuntamenti mercoledì 13 marzo, anniversario della tragedia. Alle 9.30 si svolgerà nello scalone della residenza comunale, in piazza del Popolo, l’annuale commemorazione ai caduti della Mecnavi, con la deposizione di una corona. Interverranno Michele de Pascale, sindaco di Ravenna, Gessica Allegni, sindaca di Bertinoro e Carlo Sama, segretario generale Uil Ravenna a nome di Cgil, Cisl e Uil.

Infine alle 10.30 al Teatro Rasi in via di Roma 39, si svolgerà la rappresentazione teatrale “In fondo ad una nave” di e con Pierpaolo Zoffoli, accompagnato da Luca Caroli alla chitarra, produzione 05QuartoAttoMercoledì. Lo spettacolo ripercorre proprio la vicenda accaduta nel porto di Ravenna la mattina del 13 marzo 1987 in cui morirono 13 persone. Prima dell’inizio ci saranno i saluti di Michele de Pascale, sindaco di Ravenna, Castrese De Rosa, prefetto della provincia di Ravenna, Antonio Petitto, comandante Vigili del fuoco di Ravenna, Roberto Baroncelli, segretario Cisl Romagna, a nome di Cgil, Cisl e Uil, Roberto Bozzi, presidente Confindustria Romagna.

L’iniziativa è promossa in collaborazione con l’associazione nazionale Vigili del fuoco– sezione di Ravenna, il Comando provinciale dei Vigili del fuoco di Ravenna, Cgil, Cisl e Uil.

L’anniversario dell’incendio a bordo della Elisabetta Montanari: una delle più gravi tragedie sul lavoro in Italia

Nel  ricordo della tragedia sul lavoro di 37 anni fa segnaliamo l’articolo apparso sul sito amico della Società Nazionale degli Operatori della Prevenzione  SNOP  nel quale sono contenuti i link di una rappresentazione teatrale della tragedia.

L’anniversario dell’incendio a bordo della Elisabetta Montanari: una delle più gravi tragedie sul lavoro in Italia

 

George Monbiot: “Dietro ogni movimento fascista c’è un miliardario”

 

George Monbiot

 

Fonte Znetwork che ringraziamo 

George Monbiot è il più importante editorialista ambientalista del mondo anglofono. La sua rubrica fissa su The Guardian castiga i distruttori del pianeta. A Parigi per lanciare la traduzione del suo ultimo libro, Nourrir le monde ( I legami che liberano ), ha rilasciato a Reporterre una schietta intervista.

Sei ottimista?

SÌ. Uno dei motivi per cui le persone sono pessimiste è che pensano che sia necessario convincere tutti affinché il cambiamento avvenga. Molti esempi storici dimostrano che questo non è vero. Disponiamo di dati [1] che mostrano quante persone hanno bisogno di essere persuase affinché il cambiamento sociale avvenga: circa il 25% della popolazione. Se si considerano gli atteggiamenti nei confronti dell’aborto, del matrimonio gay, della liberazione delle donne, del fumo e delle cinture di sicurezza, è sufficiente raggiungere quella proporzione perché si verifichi il punto critico. Una volta impegnate abbastanza persone, il resto della popolazione inizia improvvisamente a seguirlo.

Allora perché così tante persone in Gran Bretagna, Francia, Polonia e Germania… si oppongono al movimento dei Verdi e votano per partiti molto conservatori? Sfortunatamente, l’estrema destra sta cercando di raggiungere il suo punto critico, e ovunque si è dimostrata estremamente efficace nel perseguire un cambiamento sistemico.

Il problema non è solo l’estrema destra, ma il fatto che ci sia un’alleanza tra i super-ricchi e l’estrema destra… È vero. Dietro ogni movimento fascista c’è un miliardario che lo sostiene con discrezione. Le minoranze di estrema destra diventano capri espiatori: la rabbia pubblica non è diretta dove dovrebbe essere, contro i più ricchi che stanno distruggendo i nostri mezzi di sopravvivenza.

Nella sua recente  enciclica sull’ecologia , Papa Francesco parla della necessità di cambiare lo ‘stile di vita irresponsabile del modello occidentale’. Perché i politici non osano dire lo stesso?

Nessun politico al di fuori dei Verdi sembra disposto a dirlo, anche se è una realtà con cui dobbiamo confrontarci. Viene presentato come spaventoso perché abbiamo normalizzato le forme estreme di consumo, anche se sappiamo che non ci rendono più felici. Questo deve cambiare o porterà alla più grande infelicità della storia umana. Ma questo è considerato impensabile, non perché la stragrande maggioranza della popolazione non possa pensarlo, ma perché in Gran Bretagna la maggior parte dei nostri giornali sono di proprietà di miliardari psicopatici che non vivono in Gran Bretagna. Eppure ci dicono come pensare e come vivere, e hanno più influenza sui partiti politici che sugli elettori. Sono loro che rendono impensabile dire alla gente di consumare meno.

Come si può rompere l’alleanza tra i plutocrati [2] –  come li ha recentemente definiti sul Guardian  – e l’estrema destra?

Il primo passo è smettere di preoccuparsi del proprio peso. Se i rivoluzionari avessero pensato: “Le forze di oppressione sono così enormi che non possiamo nemmeno pensare di rovesciarle”, non sarebbe successo nulla. Ciò che sappiamo è che possiamo raggiungere la massa critica molto rapidamente. Ciò che sembra impossibile in un momento diventa inevitabile il momento successivo. Dobbiamo smettere di preoccuparci di loro e concentrarci sulle nostre tattiche e strategie. Naturalmente, questo sarà estremamente difficile. Nel Regno Unito sono state approvate leggi incredibilmente oppressive che possono metterti in prigione per dieci anni solo per aver manifestato.

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Apprendiamo questa triste notizia: è morto Enzo Merler,medico del lavoro, epidemiologo

 

Merler, da tempo sofferente per problemi cardiaci, è morto in questi giorni per infarto. Aveva 72 anni.
Medico del lavoro, epidemiologo, è stato, fino alla pensione, il responsabile del Registro Veneto dei Mesoteliomi affidato all’Asl di Padova e, dal 2008, fu tra i costituenti della Fondazione Vittime Amianto Bepi Ferro di Padova, di cui è stato presidente (attualmente nell’organigramma era presidente del Comitato scientifico). Ha dedicato gran parte della vita professionale e personale allo studio dei tumori causati dall’esposizione a sostanze cancerogene impiegate in attività produttive.
Era in stretto contatto con i casalesi di Afeva (Associazione famigliari e vittime amianto) ed ebbe una forte interazione culturale con il Gruppo epidemiologico dell’università di Torino (guidato dal professor Benedetto Terracini e di cui hanno fatto parte, tra gli altri, Corrado Magnani e Dario Mirabelli) che ha dato il via e ha svolto i primi e i più autorevoli studi epidemiologici nel Casalese. Il maxiprocesso Eternit prese avvio da una sua segnalazione alla procura di Torino. Le mie  condoglianze alla famiglia   Gino Rubini, editor di Diario Prevenzione

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Prevenire la violenza di genere

 

Fonte Saluteinternazionale  che ringraziamo 

 

Gruppo di lavoro “Parità di Genere in Sanità Pubblica”, Consulta degli Specializzandi della Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica

 In occasione della giornata internazionale della donna, è importante sottolineare come la violenza di genere non nasca da raptus di gelosia o in casi eccezionali, ma come sia un fenomeno complesso, che affonda le radici nella società patriarcale, che si può prevenire e affrontare. Prevenire la violenza di genere è un problema di sanità pubblica.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha riconosciuto da tempo la violenza di genere come uno dei principali fattori di rischio di morte prematura per le donne, rappresentando un grave problema di sanità pubblica e una violazione dei diritti umani. La violenza di genere si definisce come la violenza che è diretta o colpisce in modo sproporzionato una persona a causa del suo genere. Sebbene chiunque possa subire questo tipo di violenza, alcune categorie sono a maggior rischio, come le donne e persone gender-diverse. Le Nazioni Unite definiscono la violenza contro le donne come “qualsiasi atto di violenza di genere che provochi, o possa provocare, danni o sofferenze fisiche, sessuali o mentali alle donne, comprese le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia che avvenga in pubblico che nella vita privata” (articolo 1, dichiarazione Onu sull’eliminazione della violenza contro le donne). Essa può assumere diverse forme (fisica, sessuale e psicologica), “ma tutte sono radicate nell’ingiustizia strutturale, cementata da millenni di patriarcato. Viviamo ancora in una cultura dominata dagli uomini che lascia le donne vulnerabili negando loro la parità di dignità e diritti” come ha ricordato in occasione del 25 novembre il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres.

L’8 marzo è una data simbolo, in cui si celebra la Giornata internazionale della donna, ispirata alle attività dei movimenti delle lavoratrici e dei lavoratori agli inizi del Novecento in Nord America e in Europa. In questa occasione, vogliamo ricordare quanto la parità fra i generi sia ancora lontana, dal punto di vista sociale, economico e politico, in tutto il Mondo e anche nel nostro Paese, e quanto ancora siano troppo frequenti discriminazioni e violenze basate sul genere.

Situazione epidemiologica

Secondo i dati dell’OMS, nel mondo circa 1 donna su 3 (30%) è stata vittima di violenza fisica e/o sessuale nel corso della propria vita, stima che fotografa anche la nostra situazione nazionale. In Italia, nel 2023 sono stati compiuti 120 femminicidi, più della metà per mano del partner o dell’ex partner. E nel 2024 il conto arriva già a 14 donne uccise in quanto donne. Anche la violenza psicologica ed economica è estremamente comune: più di 2 milioni hanno subito stalking (dati ISTAT 2014) e circa 3 donne su 10 non hanno un proprio conto corrente, ponendole in una condizione di dipendenza rispetto al partner (dati indagine Episteme 2017) che rende ancora più difficile uscire dalla situazione di violenza.

 

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Salute Sicurezza Lavoro – I documenti importanti della settimana

Questa settimana riteniamo utile condividere due documenti che riteniamo importanti per quanti si occupano di salute e sicurezza nel lavoro.

Il primo documento è la nota tecnica “I provvedimenti del Governo in materia di prevenzione e contrasto del lavoro irregolare. Il Decreto-Legge 2 marzo 2024, n. 19” di Norberto Canciani, Presidente di Associazione Ambiente e Lavoro.
In questo lavoro Norberto Canciani analizza in forma dettagliata l’articolato del D.L. 19. Non aggiungiamo nulla a quanto scritto da Canciani rispetto a questo D.L. costruito senza un confronto con le parti sociali e senza una valutazione seria sulle potenzialità ed efficacia degli strumenti proposti come la famosa “patente a punti”. Un provvedimento che risponde più alle esigenze mediatiche per dire “il governo sta facendo qualcosa per la sicurezza nel lavoro” che per affrontare alla radice i problemi correlati alle filiere spesso sgangherate, senza direzione e fuori controllo, dei subappalti a cascata…

Il secondo documento è un articolo del Prof. Paolo Pascucci apparso sul sito “fuori collana” , ” Morti di lavoro” che delinea con chiarezza e puntualità l’insieme dei fattori strutturali che sono la base costitutiva di una organizzazione del lavoro maligna che non è in grado di governare il processo produttivo per lavorare in sicurezza.

Norberto Canciani ” “I provvedimenti del Governo in materia di prevenzione e contrasto del lavoro irregolare. Il Decreto-Legge 2 marzo 2024, n. 19” “

Paolo Pascucci ” Morti di lavoro” “

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What happens when we outsource boring but important work to AI? Research shows we forget how to do it ourselves

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Shutterstock

Tapani Rinta-Kahila, The University of Queensland

In 2009, an Air France jet crashed into the ocean, leaving no survivors. The plane’s autopilot system shut down and the pilots, having become reliant on their computerised assistant, were unable to correct the situation manually.

In 2015, a bus driver in Europe typed the wrong destination into his GPS device and cheerfully took a group of Belgian tourists on a 1,200 kilometre detour in the wrong direction.

In 2017, in a decision later overturned on appeal, US prosecutors who had agreed to release a teenager on probation abruptly changed their minds because an algorithm ruled the defendant “high risk”.

These are dramatic examples, but they are far from isolated. When we outsource cognitive tasks to technology – such as flying a plane, navigating, or making a judgement – research shows we may lose the ability to perform those tasks ourselves. There is even a term for our tendency to forget information that is available through online search engines: the Google effect.

As new AI technologies promise to automate an increasing range of activities, the risk of “skill erosion” is growing. Our research shows how it can happen – and suggests ways to keep hold of the expertise you need, even when you don’t need it every day.

Skill erosion can cripple an organisation

My research shows the risk of skill erosion is easily overlooked. In a recent study, my team and I examined skill erosion in an accounting company.

The company had recently stopped using software that automated much of its fixed-asset accounting service. However, the accountants found themselves unable to carry out the task without it. Years of over-reliance on the software had eroded their expertise, and ultimately, they had to relearn their fixed-asset accounting skills.

While the software was rule-based (it did not use machine learning or “AI”), it was “smart” enough to track depreciation and produce reports for many tax and financial purposes. These are tasks that human accountants found very complex and tedious.

The company only became aware of skill erosion after a client found errors in the accounting team’s manual reports. With its accountants lacking sufficient expertise, the company had to commission the software provider to fix the errors.

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Notizie internazionali sulla lotta per la messa al bando dell’amianto dal 21 febbraio al 4 marzo 2024

 

Fonte: Segretariato internazionale per la messa al bando dell’amianto che ringraziamo per lo straordinario lavoro di informazione sensibilizzazione e coordinamento delle lotte su scala globale per la messa al bando dell’amianto.

[ la traduzione in italiano  è effettuata con google translator, per un uso professionale e/o di studio raccomandiamo di fare riferimento al testo alla fonte ]

 

 

Premio della Giuria per la serie Amianto

4 marzo 2024

La settimana scorsa è stato annunciato che la serie “Asbestos Danger” di Pelin Ünker e Serdar Vardar della TV turca DW ha vinto il Premio speciale della giuria 2024 in un concorso organizzato dalla Camera medica di Istanbul. In una dichiarazione della giuria composta da 5 membri, è stato spiegato che la serie aveva “esaminato in modo esauriente il pericolo dell’amianto e i possibili danni che potrebbero verificarsi a causa delle esposizioni dopo i terremoti del 6 febbraio dell’anno scorso”. La cerimonia di premiazione si terrà domenica 17 marzo 2024 presso il campus Bakırköy dell’Università Kültür di Istanbul. Vedi: DW Türkçe’nin Asbest Tehlikesi dizisine Jüri Özel Ödülü [Premio speciale della giuria per la serie Asbestos Hazard di DW Turkish].

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Amianto nei cantieri di demolizione delle navi

4 marzo 2024

L’esposizione all’amianto è solo uno dei rischi sul posto di lavoro che i lavoratori del Bangladesh sperimentano durante lo smantellamento di navi mercantili, petroliere e altre navi. Dopo 30 anni di esposizioni simili nella discarica di Chittagong, nel sud del Bangladesh, Fazlul Karim, 55 anni, ha contratto una malattia dovuta all’amianto che gli ha lasciato una capacità respiratoria solo del 60%. Da test medici condotti nel 2016 da un medico indiano è emerso che il 35% dei 101 lavoratori dei cantieri navali esaminati soffriva di asbestosi a causa di condizioni lavorative pericolose. Vedere: Bangladesh: L’amiante clandestin des navires occidentaux [Bangladesh: amianto clandestino proveniente da navi occidentali].

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Premio ADSA!

4 marzo 2024

Il 27 febbraio 2024, il membro della Camera dei rappresentanti australiana Russell Broadbent ha rilasciato una dichiarazione in Parlamento evidenziando l’incredibile lavoro del gruppo di difesa con sede a Perth, la Asbestos Diseases Society of Australia (ADSA): “Per decenni l’ADSA ha combattuto per i diritti delle vittime dell’amianto, comprese le persone che lavoravano nella famigerata miniera di Wittenoom e le persone che vivevano in quella città. L’ADSA ha aperto la strada ad azioni legali rivoluzionarie e ha lavorato a stretto contatto con le parti interessate, compresi i sindacati, per sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi dell’amianto e prendersi cura dei feriti”. Vedi: Dichiarazioni sull’indulgenza. Divieto nazionale dell’uso dell’amianto: 20° anniversario .

 

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Il futuro roseo di Eternit?

4 marzo 2024

Eternit, SA, ex gruppo leader nella produzione e lavorazione dell’amianto in Brasile, ha informato la Borsa dei piani per uscire dalla riorganizzazione fallimentare nei prossimi mesi. La diversificazione dei prodotti per la produzione di energia solare e la costruzione modulare hanno compensato le perdite subite a seguito del divieto nazionale sull’amianto. Le dichiarazioni ottimistiche del CEO Paulo Roberto Andrade sull’aumento dei profitti aziendali suonano vuote alle numerose vittime dell’amianto dell’Eternit che stanno ancora lottando per il riconoscimento e il risarcimento delle malattie legate all’amianto che hanno contratto a causa dell’esposizione all’amianto sul posto di lavoro. Vedi: Muito além do amianto: o futuro da Eternit após a recuperação giudizial [Lontano oltre l’amianto: il futuro dell’Eternit dopo il recupero giudiziale].

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Rabbia in Parlamento per i tagli alla sorveglianza del mesotelioma 

4 marzo 2024

Il 6 e 8 febbraio 2024 sono state presentate interrogazioni scritte all’Assemblea nazionale e al Senato francesi sullo stato di avanzamento dei piani di Public Health France per chiudere il programma nazionale di sorveglianza del mesotelioma che, per 20 anni, ha facilitato la produzione di conoscenze sull’incidenza e sulla diffusione del mesotelioma. sopravvivenza post-diagnosi e punti caldi identificati di esposizione professionale e ambientale all’amianto. Secondo Public Health France, questa azione dovrà essere intrapresa in risposta ai vincoli finanziari. Al governo è stato chiesto di riconsiderare questa decisione. Vedi: Interrogazione scritta dell’Assemblea nazionale n. 14904 e Senato Interrogazione scritta n. 09996 .

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Rimozione dell’amianto dalle scuole

4 marzo 2024

Il 29 febbraio 2024, le autorità della provincia di Jeonbuk in Corea del Sud hanno annunciato l’intenzione di completare la rimozione della maggior parte dell’amianto dalle scuole entro la fine dell’anno (2024). Per motivi tecnici, una piccola quantità di materiale contenente amianto rimarrà sul posto fino al 2025. Dal 2019, il Metropolitan Office of Education ha investito 204 miliardi di won (153 milioni di dollari) per decontaminare le infrastrutture educative. “L’obiettivo”, ha affermato un portavoce dell’Ufficio metropolitano dell’Istruzione, “è raggiungere l’obiettivo zero amianto tre anni prima rispetto all’obiettivo del 2027 fissato dal Ministero dell’Istruzione”. Vedi: 전북 학교 석면 제거, 올해 사실상 완료…6년간 2천억 투입 [La rimozione dell’amianto dalle scuole di Jeonbuk è stata praticamente completata quest’anno… 200 miliardi investiti in 6 anni].

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SVIZZERA: DIRITTI ORMAI È UNA MODA SCHIAFFEGGIARE ONG E GIORNALISTI

Fonte : Areaonline.ch che ringraziamo

Segnaliamo questo importante articolo che fa chiarezza come la democrazia, le istituzioni  democratiche siano a rischio di erosione a causa delle iniziative giudiziarie utilizzate dalle multinazionali, dalle lobbies per mettere a tacere il giornalismo d’inchiesta e le ONG  impegnate nelle battaglie  per  i diritti civili, per l’ambiente. Nell’articolo si illustrano le iniziative giudiziarie promosse da multinazionali  per sopprimere il dissenso con cause milionarie contro giornalisti e attivisti di Associazioni di volontariato in Svizzera. Il problema tuttavia non è solo un problema svizzero ma di tutta Europa e oltre. I giganti dell’economia e della finanza agiscono con determinazione contro ogni forma di trasparenza e partecipazione democratica  che possa mettere in discussione le loro strategie e i loro  interessi. editor

 

 

Sono in aumento gli attacchi giudiziari intimidatori verso le associazioni e i media da parte di multinazionali o imprenditori. Contro il fenomeno è stata creata un’alleanza

FEDERICO FRANCHINI

“SLAPP (simile a “slap”, schiaffo in lingua inglese) è un termine nato dall’acronimo di Strategic lawsuit against public participation (traducibile in italiano con “azione legale strategica contro la partecipazione pubblica”). Le SLAPP sono in sostanza quelle azioni legali tese a intimidire l’avversario e a reprimere la libertà di espressione. Azioni di questo tipo sono in aumento in Svizzera, dove uomini d’affari e multinazionali hanno sempre più nel mirino l’operato delle ONG e dei giornalisti. Un fenomeno preoccupante, al quale si sta cercando di porre rimedio…..”  segue >>>

Per leggere l’articolo alla fonte clicca QUI 

 

 

Firenze, una sconsolante vista su condizioni di lavoro e sicurezza nell’edilizia in Italia.

 

Autore :  Maurizio Mazzetti che ringraziamo 

Fonte : Il Manifesto in rete 

 

Ad alcuni giorni dal tragico incidente nel cantiere chiamiamolo nuova Esselunga di Firenze, in cui hanno perso la vita cinque operai, e tre sono rimasti gravemente feriti, facciamo un sintetico quadro di quanto è emerso sinora. Quadro che mostra bene come si lavora in edilizia in Italia.

Sulle cause del crollo della grande trave che ha schiacciato le vittime saranno le indagini della magistratura a dire se c’è stato un cedimento strutturale o altra causa fisica, o se ci sono stati errori nell’allestimento. Secondo quanto riferiscono alcuni operai, i lavori sotto la trave crollata sarebbero iniziati quando ancora si stava lavorando di sopra; quindi, a trave forse non del tutto sistemata. Perché?  Perché bisognava fare presto, i lavori a quanto pare erano in ritardo rispetto ai tempi previsti di realizzazione dell’opera (che significa ritardo nell’apertura del supermercato). E alle riserve avanzate da qualche lavoratore sull’opportunità di lavorare in piano a lavori di sopra ancora in corso, sarebbe stato risposto che diversamente poteva anche accomodarsi ed andarsene a casa.

Se è così, quand’anche il cedimento fosse stato strutturale, ci sarebbero stati dei comportamenti umani che, ancora una volta e come accade nella stragrande maggioranza dei casi, se non hanno provocato l’infortunio quantomeno ne hanno aggravato le conseguenze.

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PICCOLI REATTORI MODULARI E INTELLIGENZA ARTIFICIALE: ENNESIMA FORMULA PER LA CRESCITA

Autore Mario Agostinelli * che ringraziamo 

Fonte Inchiestaonline

Pubblichiamo con il consenso dell’autore questo articolo di Mario Agostinelli apparso su il fatto quotidiano online del 27 febbraio

Il Fatto Quotidiano 

 

Sulla transizione energetica il nostro governo procede per annunci, spesso contradditori e quasi sempre proiettati in decenni successivi alle scadenze cui saremmo chiamati a rispondere riducendo l’impatto climatico del nostro sistema. Sia che si trattasse della fusione nucleare con cui imitare il sole, che del piano Mattei con cui ricolonizzare il sud del Mediterraneo o, infine, dell’”hub europeo”  creato per raccattare e sequestrare la CO2 emessa dai residui turbogas rimasti in Europa, non c’è proposta di politica energetica che ci abbia riabilitati come diligenti esecutori del Green Deal UE.

Adesso, però, rientriamo volentieri nell’alveo della “ritirata” della Von der Leyen, timorosa di essere danneggiata dalla “frenesia verde” (secondo la “grammatica” di Vox, Fpoe, Fidesz e Afd) che l’aveva fatta conoscere come alfiere delle rinnovabili, invise alle destre europee in crescita nei sondaggi e, insieme, oppositrici di qualsivoglia inclinazione ecologista.

Così’, sta prendendo piede, con un protagonismo italo-francese, una tacita rinascita dell’atomo attraverso un consorzio europeo di rilancio del nucleare a cui la Commissione Europea non sembra insensibile.

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Riflessioni a partire dalla tragedia del cantiere Esselunga di Firenze

 

Fonte  SNOP.IT 

 

Una piccola premessa. Forse conviene, anche a futura memoria, identificare meglio anche nominalmente quanto è successo a Firenze il 16 febbraio scorso, riferendosi non solo ad una indefinita “tragedia di Firenze”, ma piuttosto a quella “del cantiere Esselunga di Firenze”, così che anche il ricordo possa essere più immediato e preciso.
È trascorsa poco più di una settimana da quel gravissimo infortunio sul lavoro plurimo e il clamore della notizia e delle reazioni sta già, ovviamente, sfumando. Passato lo sgomento viene il momento di ricomporsi e ragionare veramente anche sulle molte cose dette, promesse, minacciate così come su quelle taciute, nascoste o negate.
Occorre, però, rimanere indignati, perché l’indignazione in questi casi è un potente stimolo a lavorare per cambiare. L’impegno deve essere quello di parlarne ancora e ancora, ben dopo l’onda dell’emozione (che rischia di essere cattiva consigliera) o dello sdegno diffuso (che spinge spesso a rincorrere le risposte mediaticamente e politicamente più accettabili nell’immediato), ma idealmente “prima” dei prossimi eventi.
Vorremmo cogliere maggiormente parole che escono da logiche di azione/reazione e quindi riprendere a parlare delle cose che davvero contano e servono per la salute di chi lavora.
Com’è nostra abitudine, preferiamo non parlare separatamente di infortuni e di danni alla salute, perché, a nostro parere, nascono dagli stessi meccanismi di fondo dentro il lavoro.
Né, d’altra parte, riteniamo che sia la gravità del singolo evento che, da sola, potrebbe giustificare interventi che non siano richiesti anche da innumerevoli più “piccoli” eventi. È vero, ci sono stati fatti che hanno scosso tutti e che hanno costituito l’occasione perché fossero messi in atto provvedimenti particolari (pensiamo a quelli della motonave Elisabetta Montanari di Ravenna, della ThyssenKrupp di Torino, della Lamina di Milano), ma sappiamo bene che quei provvedimenti sarebbero stati richiesti ben prima e a prescindere dal singolo caso e che potremmo vedere quegli atti come l’ammissione di un imperdonabile ritardo.
La rincorsa a proporre o a reclamare leggi, sanzioni, controlli, procure nazionali ed altro, rischia di produrre una semplificazione che, in sostanza, trascura, dimentica o preferisce non vedere le ragioni più profonde di questa cattiva gestione del lavoro, che rimangono quindi intatte quando non intoccabili.
Dopo il silenzio e il lutto con cui abbiamo voluto contrassegnare il nostro sito a seguito di quel tragico venerdì e al di fuori dell’emergenza, intendiamo mantenere viva una riflessione su questi temi, ritenendo necessario che ci sia un dibattito alla luce di questi eventi ma anche delle reazioni che ne seguono.
Vogliamo cominciare segnalando uno scritto di Paolo Pascucci (https://fuoricollana.it/morti-di-lavoro/ ) che – con la sua solita chiarezza concettuale ed espositiva – dice molte di quelle cose che a noi qui interessano, andando infine al cuore del problema (e lo chiama proprio così) collocato dentro la sfera dei diritti e dei rapporti di lavoro: “perché se non lo si fosse ancora compreso, l’insicurezza del lavoro (contratti precari e salari bassi) va di pari passo con l’insicurezza sul lavoro”. Ed ancora: “… più il lavoro sarà svalutato, tanto più a pagarne il fio sarà soprattutto la garanzia di quei diritti fondamentali – come la salute, la sicurezza, la libertà e la dignità – che connotano un individuo come persona.”

Il Regno Unito rischia di diventare una nazione “burnout”.

 

Fonte Etui.org

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Mental Health UK ha pubblicato il suo ultimo rapporto annuale sul burnout nel Regno Unito, rivelando che il paese rischia di diventare una “nazione bruciata”.

Realizzata da YouGov per conto dell’organizzazione Mental Health UK, l’indagine si basa su un campione di 2.060 adulti britannici (di cui 1.132 in età lavorativa) con l’obiettivo di comprendere meglio il fenomeno del burnout professionale nel Regno Unito. I risultati suggeriscono che il Paese è sul punto di diventare una “nazione stanca”, con 9 adulti su 10 nel Regno Unito che hanno riferito livelli elevati o estremi di pressione o stress nell’ultimo anno. L’esperienza di stress o pressione è stata descritta come “costante” o “frequente” dal 34% degli intervistati. Essere vittime di bullismo da parte di altri colleghi è stato motivo di stress per il 31% dei lavoratori del Regno Unito, mentre dover affrontare lavori extra a causa della crisi del costo della vita è stato evidenziato come un fattore chiave per 4 persone su 10 intervistate.

Nell’ultimo anno, un lavoratore su cinque ha dovuto prendersi una pausa a causa di problemi di salute mentale dovuti a pressioni o stress. La probabilità che qualcuno abbia preso un congedo nell’ultimo anno a causa di problemi di salute mentale dovuti allo stress diminuisce con l’età, con il 34% dei lavoratori di età compresa tra 18 e 24 anni che lo ha fatto, rispetto al 15% di quelli di età pari o superiore a 55 anni. È più probabile che i lavoratori di età compresa tra 35 e 44 anni abbiano sperimentato regolarmente livelli elevati o estremi di stress e pressione, mentre i lavoratori di età pari o superiore a 55 anni hanno meno probabilità di averlo fatto. Questi risultati si aggiungono al peso delle statistiche che mostrano livelli sconcertanti di ansia, stress, depressione e burnout legati in tutto o in parte al posto di lavoro nel Regno Unito.

Quando si tratta di soluzioni, più della metà degli intervistati ha citato un buon equilibrio tra lavoro e vita privata, mentre quattro su dieci hanno citato il sostegno di un manager o di colleghi e colleghi. Altri fattori più importanti includono adeguamenti ragionevoli sul lavoro (38%), supporto professionale per la salute mentale come programmi di assistenza o coaching per i dipendenti (29%) e organizzazioni che offrono formazione sulla salute mentale e personale sulla salute mentale sul lavoro (24%). Tuttavia, la metà dei lavoratori afferma che il proprio datore di lavoro non ha un piano per individuare i segni di stress cronico e prevenire il burnout. Ancora più preoccupante è il fatto che il 35% dei lavoratori adulti ha affermato di non sentirsi a proprio agio nel parlare ai propri supervisori o dirigenti senior dei livelli elevati o estremi di pressione e stress che sperimentano sul lavoro.

Questi risultati allarmanti giungono in un momento in cui il numero di persone disoccupate a causa di malattie di lunga durata è in aumento, con conseguenti costi per i singoli individui, i datori di lavoro e i contribuenti. In questo contesto, Mental Health UK chiede al Primo Ministro di convocare un vertice nazionale su occupazione e salute mentale. Il vertice, che riunirà ministri, datori di lavoro ed esperti, avrà l’obiettivo di identificare modi per creare luoghi di lavoro sani e aiutare al meglio le persone che lottano contro lo stress e la cattiva salute mentale a rimanere al lavoro o a ritornarvi.

Secondo Evangelia Demerouti, professoressa di psicologia del lavoro e delle organizzazioni presso l’Università della Tecnologia di Eindhoven, esperta di burnout e autrice del recente documento di lavoro dell’ETUI “ Affrontare il burnout nelle organizzazioni ”, “le parti sociali devono sollecitare i governi e i politici a sostenere la ricerca sul burnout in modo che sia chiaro possono essere sviluppate politiche riguardanti la diagnosi e il trattamento dei dipendenti burn-out.”

13 marzo 1987: in tredici muoiono come topi nella stiva di una nave. A Ravenna una delle più gravi tragedie del lavoro in Italia

È il 13 marzo del 1987. Non è una giornata fredda, ma nuvolosa, bizzosa, in fondo triste. Quasi a presagio di cosa sarebbe successo nella stiva di una nave ricoverata in cantiere per manutenzione. Una stiva oscura, minacciosa. Una stiva assassina tanto quanto chi non ha rispettato le più elementari norme di sicurezza, tanto quanto imprenditori senza scrupoli che hanno fatto calare nelle viscere di quel mostro apparentemente inanimato topi dalle forme umane: tredici persone, tredici lavoratori, tredici essere umani.

Non ne usciranno più da quella tomba, voluta, creata dal profitto e dall’ingordigia umane. Resteranno lì a respirare fino alla morte miasmi di anidride carbonica ed altri veleni.

Al mattino la notizia arriva in redazione come una bomba

Soccorritori dei Vigili del fuoco davanti alla gasiera Elisabeta Montanari

È il 13 marzo del 1987. In redazione dell’Unità di Bologna, in via Barberia 4, sono poco più delle nove di mattina. Siamo in pochi. Alcuni sono già in giro per la cronaca nera e giudiziaria e per la bianca, in Comune. C’è Franco De Felice, caposervizio, e poco dopo arriva il caporedattore Rocco Di Blasi. Poi ci siamo io, Alessandro Alvisi che cura la cronaca della città, Franco Vannini per lo sport. Arriva come una bomba la notizia da Ravenna: 13 morti al porto. Dicono: bruciati. Dicono: nella stiva di una nave. Dicono: morti in trappola.

Franco De Felice telefona all’inviato, Jenner Meletti, e lo manda là. Poi mi chiede se ho l’auto. In quel periodo vado a Bologna quasi sempre in auto: Sì, ce l’ho. Allora vai, vai al porto, i sindacati dicono che è nel cantiere degli Arienti, la nave è la Elisabetta Montanari. Poi, Franco, prepara una squadra da mandare a Ravenna. Ci rivedremo lì dopo qualche ora con Claudio Visani, Roberta Emiliani e Andrea Montanari (che poi verrà assunto alla Rai: è bravissimo).

Arrivo poco più delle dieci. Un’ora dopo arrivano da Roma il ministro Zambeletti e da Bologna l’assessore regionale Giuseppe Gavioli con il responsabile della protezione civile regionale Egidi. Siamo tutti davanti alla carcassa di quell’enorme animale spiaggiato e nell’aria c’è un odore di fumo che prende alla gola. Dentro quella pancia inutile e assassina tredici corpi, tredici topi intrappolati. Non in regola, arruolati, si diceva in quelle ore, da caporali criminali e imprenditori senza scrupoli. Qualcuno era al primo giorno di lavoro. Sulla nave nessuna misura di sicurezza, il sistema anti incendio era fuori uso e dunque bastava una scintilla per innescare il meccanismo mortifero. E così è stato. Ed i tredici sono morti soffocati.

Agli inviati de l’Unità davanti alla gasiera Elisabetta Montanari piena di cadaveri

Davanti alla carcassa, era una gasiera e dunque era possibile che ancora ci fossero esalazioni di gas infiammabile, i vigili del fuoco raccontano. Sono Maurizio Galletti e Gianni Casadio: “La maggior parte dei corpi era in fondo alla nave, nella stiva. Le 13 persone che erano dentro non hanno avuto possibilità di scampo”. Lavoravano… parevano dei topi… in una condizione veramente precaria. Non c’erano misure di sicurezza neanche minime”.

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Antibiotic use on Kenya’s dairy farms is putting consumers and animals at risk

Per leggere l’articolo tradotto in italiano clicca l’icona blu (la quarta da sinistra in fondo alla pagina)  google translate . Per un uso professionale o di studio raccomandiamo  di fare riferimento al testo originale.

 

Dishon Muloi, International Livestock Research Institute and Arshnee Moodley, CGIAR System Organization

Farmers often use antibiotics to keep their livestock healthy. They’re sometimes used as “quick fixes”, to avoid more costly management measures like regular disinfection, waste management, routine vaccination or provision of clean drinking water.

Animal husbandry now accounts for about two thirds of the global consumption of antibiotics. As livestock and fish production grows, by 2030 the consumption of antibiotics is projected to increase by 67%.

Worryingly, this overuse in food animal production can create problems for both animals and people.

It can contribute to the development of antibiotic-resistant bacteria which, through food or environmental exposure such as drinking contaminated water, can be transmitted to people.

This means that some antibiotics may become ineffective in treating human infections. Antibiotic resistant infections are associated with 4.95 million deaths globally every year. Sub-Saharan Africa accounts for 22% of these.

Similarly, animals can also become infected with antibiotic-resistant bacteria. This leads to infections that are difficult or impossible to treat.

Our latest study, which focused on the central Kenyan highlands, looked at antibiotic use on smallholder dairy farms as well as antibiotic quality (substandard or counterfeit antibiotics).

Kenya is one of the largest milk producers in Africa and one of the countries with the largest per capita consumption of milk. About 80% of the milk produced in Kenya comes from smallholder farmers.

We found that smallholder farmers weren’t using antibiotics properly and were buying poor quality products. Also, traces of some antibiotics were found in milk.

This puts the health of both people and animals at risk.

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È necessario proseguire gli sforzi per combattere l’antibiotico-resistenza (AMR) nell’uomo e negli animali

Riteniamo utile riprodurre questo comunicato dal sito dell’Autorità per la Sicurezza Alimentare EFSA  .Per tutti gli approfondimenti raccomandiamo di fare riferimento al testo pubblicato alla fonte

Secondo un rapporto pubblicato oggi dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) congiuntamente al Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), la resistenza dei batteri Salmonella e Campylobacter agli antimicrobici di uso comune continua a essere osservata di frequente nell’uomo e negli animali.

La resistenza congiunta ad antimicrobici di importanza primaria in medicina umana rimane però molto bassa, tranne che in alcuni tipi di Salmonella e Campylobacter coli in alcuni Paesi.

È inoltre aumentata la percentuale di isolati di Escherichia coli da animali destinati alla produzione di alimenti che presentano una “suscettibilità completa” o “zero resistenza” ai principali antimicrobici. Questo dato, insieme alla diminuzione della prevalenza di isolati di E. coli produttori di ESBL o AmpC – enzimi che possono rendere inefficaci alcuni antibiotici – dimostra i progressi compiuti nella riduzione dell’antibiotico-resistenza (AMR) in E. coli da animali destinati alla produzione di alimenti in diversi Stati membri dell’UE.

Hanno dichiarato Carlos Das Neves, direttore scientifico dell’EFSA, e Mike Catchpole, direttore scientifico dell’ECDC: “Anche se abbiamo registrato risultati positivi grazie alle misure attuate per ridurre l’AMR, è essenziale continuare a unire le forze per controbattere questa minaccia mondiale. L’approccio One Health ci ricorda che per affrontare l’antibiotico-resistenza è necessario congiungere le forze tra diversi settori: quello della salute umana, della salute animale e dell’ambiente”.

Per Salmonella la resistenza ai carbapenemi è stata riscontrata in isolati dall’uomo, ma non da animali destinati alla produzione di alimenti; per E. coli la resistenza ai carbapenemi è stata rilevata in isolati da animali da produzione alimentare[1]. Sebbene l’insorgenza di resistenza ai carbapenemi sia attualmente segnalata a livelli molto bassi in isolati sia dall’uomo che da animali, negli ultimi anni un numero crescente di Paesi ha segnalato la presenza di batteri produttori di enzimi carbapenemasi in varie specie animali. Ciò richiede attenzione e ulteriori indagini dal momento che i carbapenemi sono una classe di antibiotici di ultima istanza e qualsiasi rilevamento di resistenza ad essi è motivo di preoccupazione.

Tra il 2013 e il 2022, in pazienti umani, almeno la metà dei Paesi dichiaranti ha osservato tendenze all’aumento della resistenza ai fluorochinoloni in isolati di Salmonella Enteritidis e Campylobacter jejuni, solitamente associata al pollame. Questo dato è preoccupante per la salute pubblica poiché nelle rare occasioni in cui le infezioni da Salmonella o Campylobacter evolvono in malattie gravi, i fluorochinoloni sono tra gli antimicrobici utilizzati per il trattamento.

Un terzo dei Paesi ha osservato tendenze alla diminuzione della resistenza ai macrolidi in isolati di Campylobacter dall’uomo, in particolare per C. coli. Questo dato è degno di nota perché l’aumento della resistenza ai fluorochinoloni fa sì che i macrolidi diventino sempre più importanti per il trattamento delle infezioni alimentari gravi nell’uomo.
In due terzi dei Paesi dichiaranti la resistenza di isolati umani a penicilline e tetracicline è diminuita nel tempo in Salmonella Typhimurium, solitamente associata a maiali e vitelli. Questi antimicrobici sono utilizzati spesso per trattare infezioni batteriche nell’uomo e negli animali.

La resistenza agli antimicrobici rimane un grave problema di salute pubblica che deve essere affrontato su diversi fronti e da più soggetti. Sono necessarie misure specifiche per ridurre la comparsa e la diffusione di batteri resistenti agli antimicrobici. Tra questi promuovere un uso oculato degli antimicrobici, supportare il miglioramento delle prassi di prevenzione e controllo delle infezioni, incrementare la ricerca e l’innovazione nello sviluppo di nuovi antimicrobici nonché l’attuazine di politiche e procedure a livello nazionale.

L’EFSA sta pubblicando sul proprio sito diverse pagine interattive per comunicare sul tema, ad esempio:

Il ricordo di Giovanni Guzzoni, operaio lattoniere OGR, ucciso dal mesotelioma.

Diario Prevenzione condivide il cordoglio e il ricordo di Giovanni Guzzoni ucciso dall’amianto a causa del mancato rispetto  delle norme di sicurezza specifiche nell’utilizzo dell’amianto

Il sorriso di Giovanni

Bologna 26 febbraio 2024

GIOVANNI GUZZONI aveva 71 anni quando il Mesotelioma se lo è portato via il 6 agosto 2023, 8 giorni dopo avrebbe festeggiato il suo 72° compleanno.
La malattia gli era stata diagnosticata il 7 gennaio 2021.
Giovanni è l’ennesimo lavoratore delle Officine Grandi Riparazioni, presso cui aveva lavorato dal 1973 al 1986, ucciso dall’amianto, o per essere più precisi dal mancato rispetto delle norme di sicurezza nell’utilizzo dell’amianto da parte delle Ferrovie dello Stato.

Il Ricordo di Giovanni nelle parole della moglie Cledes:

“Ci siamo conosciuti una domenica pomeriggio al luna park 15 anni tu, 13 io.
Siamo stati amici, complici, confidenti e dopo alcuni anni ci siamo presi per mano e abbiamo iniziato a comminare insieme per 54 anni.
Permaloso tu, cocciuta io, ma abbiamo continuato a tenerci per mano, sempre, superando i problemi che la vita ci metteva davanti, sempre insieme con tutto l’amore che provavamo l’uno per l’altra.
Quando è arrivata la malattia abbiamo capito subito che sarebbe stata una battaglia persa non potevamo vincere ma abbiamo combattuto con tutte le nostre forze e quando la medicina convenzionale non ha potuto più aiutarti ci siamo rivolti alle terapie sperimentali per provare ad ingannarla ma è stato inutile lei ha avuto il sopravvento.
Il 6 agosto hai appoggiato la mia mano sul tuo cuore dicendomi “sei dentro di me” e quella notte te ne sei andato.
Mi hai lasciata sola ma io ti ritrovo nel carattere di nostro figlio, negli occhi di nostra figlia e nel sorriso dei nostri nipoti e continuo a camminare mano nella mano con te, perchè tu sei dentro di me.”

Giovanni, che viveva a Forlì, era stato assunto come operaio qualificato, lattoniere-stagnaio, addetto alle manutenzione impianto idrico, l’ambiente di lavoro era quello che condivideva con gli altri operai e tecnici dell’OGR, un ambiente saturo di polveri d’amianto, privo di dispositivi di sicurezza collettivi ed individuali, già allora obbligatori per la protezione dalle polveri.

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Salute e sicurezza, le proposte della Cgil in Emilia-Romagna

 

Prevenzione, formazione, contrattazione al centro della discussione dell’Assemblea Regionale dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza

 

Fonte  Collettiva.it 

28 febbraio 2024 • 16:29

Oggi, mercoledì 28 febbraio, presso la Casa di Quartiere Katia Bertasi a Bologna, si è riunita l’Assemblea regionale dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza della Cgil Emilia-Romagna. L’Assemblea – partecipata da quasi 200 Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza provenienti da tutti i settori e i territori della Regione – è stata introdotta da Paride Amanti, della segreteria della Cgil del territorio. “I dati Inail – ha denunciato Amanti –indicano che nel 2023 in Emilia-Romagna sono stati denunciati 91 infortuni mortali sul lavoro, 76.687 infortuni complessivi, 6.516 malattie professionali. Nella nostra Regione ogni giorno vengono denunciati oltre 210 infortuni sul lavoro, un dato estremamente preoccupante. In questi anni con la Regione si è fatto certamente un lavoro importante, a partire dalla condivisione del Patto per la tutela della salute e della sicurezza sul lavoro nell’ambito del Patto per il Lavoro e per il Clima. Ora però va data piena attuazione a quegli impegni. Di fronte a dati come quelli che vediamo anche nel nostro territorio, tutti – Regione, Enti Locali, Associazioni datoriali e imprese – devono fare la propria parte fino in fondo”.

Osservatorio permanente su infortuni in ER

Nel corso dell’Assemblea sono intervenuti l’Avvocato Gian Andrea Ronchi, il Patronato Inca Cgil Emilia-Romagna, l’Associazione Familiari e Vittime Amianto (AfeVA) regionale e numerosi Rls e Rlst di tutti i settori e i territori. È stato inoltre presentato il Rapporto 2023 dell’Osservatorio permanente sugli infortuni e sulle malattie professionali in Emilia-Romagna realizzato dalla Cgil a livello regionale.

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Adesso basta: zero infortuni sul lavoro adesso

FONTE ETUC.ORG 

 

 

 

La morte di oltre 30 lavoratori edili nei cantieri di tutta Europa negli ultimi quattro mesi dimostra l’urgente necessità di un’azione dell’UE per innalzare gli standard di sicurezza nel settore. 
 
L’ondata di incidenti mortali coinvolge molti lavoratori transfrontalieri e migranti, che sono più vulnerabili allo sfruttamento attraverso il subappalto, il lavoro non dichiarato o illegale e il falso lavoro autonomo.  

Secondo gli ultimi dati Eurostat, il numero di incidenti mortali nel settore edile è in aumento in tutta Europa, ma molti non vengono denunciati. 

Incidenti mortali nel settore edile da ottobre 2023:  

  • 21 febbraio 2024 – Paesi Bassi: due operai edili uccisi, altri gravemente feriti, in un incidente sul cantiere (incidente con una gru). 
  • 16 febbraio 2024 – Italia: quattro operai edili uccisi da un crollo in un cantiere a Firenze, molti altri sono rimasti feriti.   
  • 18 gennaio 2024 – Francia: uccisi due operai edili (crollo di un muro); Le statistiche francesi riportano in media 1 incidente mortale al giorno nel settore edile.  
  • Dicembre 2023 – Spagna: nove operai edili uccisi nel mese di dicembre, il doppio del numero del mese precedente.  
  • 11 dicembre 2023 – Svezia: cinque operai edili uccisi in un altro terribile incidente. Pochi giorni dopo, un altro operaio muore (incidente dell’ascensore di un cantiere).  
  • 30 ottobre 2023 – Germania: un drammatico incidente con il crollo di un’impalcatura nel pozzo di un ascensore ha ucciso quattro operai edili. 

Nella recente tragedia italiana, un lavoratore deceduto è italiano mentre gli altri sono lavoratori migranti provenienti dal Marocco e dalla Tunisia. Datori di lavoro senza scrupoli, pratiche non responsabili di subappalto e distacco, scarsa attenzione alle norme di sicurezza, mancanza di formazione, difficoltà di comunicazione chiara, ispezioni insufficienti.

Queste tragedie dimostrano la necessità di istituire un fondo speciale per sostenere le famiglie dei lavoratori migranti morti in incidenti.  

La Confederazione europea dei sindacati (CES) e la Federazione europea dei lavoratori dell’edilizia e del legno hanno inoltre chiesto ai responsabili politici europei e nazionali di intraprendere le seguenti azioni:  

  • Statistiche nazionali e comunitarie sugli infortuni sul lavoro, compresi i decessi; dettagliate per settore, e con particolare attenzione ai lavoratori distaccati e mobili; 
  • Limitare il subappalto e garantire la responsabilità solidale lungo tutta la catena. Vogliamo posti di lavoro diretti e di qualità; 
  • Vietare alle agenzie e ad altri intermediari il distacco in edilizia; 
  • Luoghi di lavoro sicuri e sani per tutti i lavoratori attraverso il rigoroso rispetto della normativa UE-SSL; 
  • Pratica rigorosa della formazione in materia di SSL per tutti i lavoratori edili e formazione specifica per professioni come ponteggi o operatori di gru – verso standard minimi europei per questa formazione; 
  • Facilitare e sostenere il lavoro degli ispettori del lavoro;  
  • Un fondo di sostegno finanziario per assistere i lavoratori distaccati e migranti e le loro famiglie, compresi i cittadini di paesi terzi, in caso di incidenti mortali, lesioni gravi e malattie professionali; 
  • Soluzioni digitali per identificare e monitorare in tempo reale la presenza di lavoratori dipendenti e autonomi nei cantieri (check-in/-out) e con accesso in tempo reale ai dati per gli ispettorati del lavoro; 
  • I clienti pubblici per dare l’esempio. I cantieri finanziati con fondi pubblici dovrebbero disporre e applicare i più elevati standard di salute e sicurezza. Dovrebbero avere regole rigorose per processi di appalto socialmente responsabili e progressisti, anche per garantire che il denaro pubblico vada alle organizzazioni che rispettano i diritti dei lavoratori e dei sindacati, che negoziano con i sindacati e i cui lavoratori sono coperti da contratti collettivi.  

Il segretario generale della FETBB, Tom Deleu, ha dichiarato:

“Il tempo delle azioni simboliche è passato da tempo. L’Unione europea deve dare una mano ai lavoratori. La libera circolazione dei servizi e la libera circolazione delle imprese non potranno mai essere più importanti della protezione della vita e dei mezzi di sussistenza dei lavoratori. Dobbiamo regolamentare il mercato interno in modo più forte. Dobbiamo limitare il subappalto. Serve un Protocollo di Progresso Sociale”. 

Il segretario generale della CES, Esther Lynch, ha dichiarato:

“Nessuno dovrebbe mettere a rischio la propria vita per guadagnarsi da vivere. Le morti sul lavoro colpiscono anche intere famiglie. È giunto il momento di responsabilizzare i datori di lavoro e di eliminare gli abusi nelle catene di subappalto. I lavoratori chiedono azioni urgenti per rendere zero le morti sul lavoro e a causa del lavoro una realtà”.  

Muore operaio di 23 anni schiacciato da materiale di scavo

Fonte Collettiva.it

 

27 febbraio 2024

Il decesso nel foggiano, alla periferia di Stornara. Nella provincia nel 2023 una media di 12 denunce di infortunio al giorno e 15 morti

Un giovane operaio di 23 anni è morto sul lavoro alla periferia di Stornara nel Foggiano. Stando alle prime notizie l’operaio era impegnato in lavori per la messa in opera di un impianto di irrigazione quando sarebbe stato travolto e schiacciato dal materiale accumulato sul bordo dello scavo. Sul posto sono intervenuti vigili del fuoco e carabinieri che stanno facendo verifiche per ricostruire l’esatta dinamica dell’accaduto.

SCONCERTO E INDIGNAZIONE DELLA CGIL FOGGIA

La Camera del Lavoro di Foggia, assieme alle categorie provinciali dei lavoratori dell’edilizia – Fillea – e dell’agricoltura – Flai – esprimono sconcerto e indignazione per l’ennesima vittima sul lavoro in Capitanata, a meno di una settimana dallo sciopero di due ore indetto nei settori delle costruzioni e della metalmeccanica a livello nazionale dopo il tragico crollo nel cantiere di Firenze che ha causato la morte di cinque operai.

“Non si può morire a 23 anni, non si deve morire di lavoro, di lavoro c’è bisogno per vivere”, affermano i segretari generali Gianni Palma (Cgil), Savino Tango (Fillea) e Giovanni Tarantella (Flai). “Alla famiglia del giovane Francesco Albanese, deceduto in agro di Stornara, va il nostro cordoglio. Attendiamo che gli organi preposti accertino le condizioni di lavoro, sicurezza e rispetto delle norme nel cantiere, ma non possiamo assistere inermi a una strage. Serve cultura della responsabilità, serve formazione, serve prevenzione”.

“Nel 2023 sono state 4.308 le denunce di infortunio all’Inail in provincia di Foggia, una media di 12 al giorno. Gli incidenti mortali sono stati 15. Tutto questo avviene mentre il Governo predispone misure inadeguate sul versante della sicurezza, con gli organici degli enti ispettivi ridotti all’osso e un numero di aziende controllate annualmente irrisorio.

Il Rapporto Ambiente SNPA 2023 ( Sistema Nazionale per la Protezione Ambientale ).

Il 21 febbraio è stato presentato il Rapporto Ambiente 2023 di SNPA, che analizza lo stato delle cose in Italia in materia di energia da fonti rinnovabili, gestione dei rifiuti, qualità dell’aria, biodiversità e altro. Divisa in 21 punti, l’analisi presentata è utile per il monitoraggio degli obiettivi fissati dal Green Deal europeo per il 2030.

E’ possibile scaricare il file del Rapporto Ambiente SNPA 2023 . clicca QUI

Revisione delle tabelle delle malattie professionali nell’industria e nell’agricoltura

fonte Inail.it

Con la circolare n. 7 del 15 febbraio 2024 è data informativa dell’intervenuta revisione delle tabelle delle malattie professionali nell’industria e nell’agricoltura e sono illustrate le principali caratteristiche delle nuove tabelle.

La revisione delle tabelle delle malattie professionali nell’industria e nell’agricoltura, di cui agli articoli 3 e 211 del Testo unico delle disposizioni per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, è stata approvata con decreto interministeriale del 10 ottobre 2023, pubblicato in Gazzetta ufficiale il 18 novembre 2023.
La circolare n. 7 del 15 febbraio 2024 illustra le caratteristiche generali delle nuove tabelle e le principali modifiche rispetto a quelle previgenti.
In chiusura viene precisato il regime temporale di applicazione del nuovo sistema tabellare.

Tutti i bambini crescono tranne uno

 

Fonte : Disuguaglianze di Salute  che ringraziamo 

Sono stati recentemente pubblicati due lavori relativi, l’uno, alla mortalità infantile in Italia e, l’altro, alle morti improvvise in Piemonte. Nell’articolo Mortalità infantile in Italia (1) attraverso l’analisi dell’andamento della mortalità neonatale (0-28 giorni), post-neonatale (29-365 giorni) e infantile (0-365 giorni), in Italia, dal 2016 al 2020, si esplorano le disuguaglianze geografiche, si valutano le differenze tra figli di genitori italiani e stranieri, si rilevano le principali cause di morte.

In Italia, nel 2020, il tasso di mortalità neonatale è stato di 1,76 decessi per 1.000 nati vivi. I bambini nati al Sud, indipendentemente dall’essere italiani o stranieri, mostrano un tasso di mortalità infantile superiore di circa il 70% rispetto ai residenti nel Nord (2,34 contro 1,35 per 1.000 mille).

bambini stranieri, rispetto agli italiani, mostrano un tasso di mortalità infantile superiore del 55% per quasi tutte le cause di morte, in particolare, nelle morti precociper condizioni perinatali e nascite pretermine e, per quelle più tardive, per malattie metaboliche e malformazioni congenite. Tali drammatiche disuguaglianze territoriali sarebbero più elevate se il Sud avesse la stessa presenza di stranieri del Nord Italia.

Il nuovo Report Sorveglianza Morti Improvvise (2) è stato pubblicato a 10 anni di distanza dal precedente (3) e analizza i dati derivanti dalla sorveglianza su tali decessi avvenuti in Piemonte negli anni 2004-2020.
Gli elementi utili all’indagine vengono registrati tramite una modalità di raccolta attiva: segnalazione precoce dell’evento, intervento tempestivo del referente sul luogo al fine di effettuare un primo incontro con i genitori e raccogliere dati fondamentali (la storia dell’evento di morte, le condizioni del bambino prima del decesso, eventi significativi nei giorni e nelle ore antecedenti l’evento, anamnesi familiare, caratteristiche del luogo in cui il bambino è stato ritrovato). Vengono eseguiti rilievi fotografici ed esame del cadavere, autopsia, analisi anatomo-patologiche ed eventuali indagini genetiche, tossicologiche.

Dall’anno 2004 all’anno 2020 si sono verificati in Piemonte 1610 decessi di bambini residenti in età 0-2 anni, con un tasso di mortalità totale di 2,72 per 1.000 nati vivi (inferiore a quello europeo di 3,2 per 1000 nati vivi nel 2021): al termine di tutte le analisi 127 decessi sono stati classificati come improvvisi e non spiegati (tasso di mortalità specifica pari a 0,21 per 1000 nati vivi, tra i più bassi a livello europeo ed internazionale).

decessi per morte improvvisa mostrano un picco fra il primo ed il sesto mese di vita e avvengono soprattutto nei mesi invernali (per tutti i 1610 decessi) verosimilmente per concausa di agenti infettivi.

Tra i fattori di rischio si confermano: il neonato in posizione diversa da supinala condivisione del lettol’esposizione a fumo di sigarettail fumo in gravidanza e l’ipertermia; tra i fattori socio economici il fatto che la madre sia nubile/divorziata/ non convivente e una condizione socio economica modesta.

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Salute e sicurezza: Landini, da incontro risposte non all’altezza dei problemi

Fonte:  Cgil.it 

“L’incontro non è stato all’altezza dei bisogni che abbiamo. Ci hanno convocati alle 8.30 quando c’è il Consiglio dei ministri nel pomeriggio e ci hanno consegnato un testo dopo un’ora perchè glielo abbiamo chiesto, ciò dimostra che non c’è una grande volontà di trovare degli accordi con le organizzazioni sindacali”. Così il segretario generale della CGIL Maurizio Landini a margine dell’incontro a Palazzo Chigi sul tema della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.

“Ci sono delle cose che non costano – ha spiegato Landini -, ma il governo continua a non fare: abbiamo chiesto una norma molto precisa, ossia ripristinare la parità di trattamento economico e normativo per tutti i lavoratori e le lavoratrici di tutta la filiera degli appalti. Era una legge cancellata nel 2003, non ripristinarla significa lasciare la giungla del subappalto. Questo è il modo per estendere le norme pubbliche al privato, migliorandole”. Inoltre, ha proseguito il leader della CGIL “abbiamo chiesto di mettere in discussione il subappalto a cascata, di introdurre la patente a punti, significa introdurre il cartellino anche sui cantieri”.

“Su tutto questo non abbiamo avuto risposte, per questo abbiamo intenzione di proseguire con ogni forma di mobilitazione, perchè queste cose devono essere affrontate in un modo diverso”. L’ultimo incontro con il governo su questi temi si è tenuto a luglio quando le organizzazioni sindacali hanno presentato le piattaforma unitaria “siamo molto lontani dalla sensibilità che ci vorrebbe su questi temi nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici che noi rappresentiamo”, ha concluso Landini.

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