Prime riflessioni sulla tragedia alla centrale idroelettrica di Bargi

 

 

 

La tragedia della centrale Enel di Suviana obbliga alla riflessione, all’umiltà e all’uso sobrio delle parole, con la ricerca di non scivolare nella retorica e nell’uso di parole consumate.

Perchè ancora una volta in pochi mesi si assiste ad una tragedia sul lavoro con lavoratori uccisi ? Ricordiamo la strage dei lavoratori dell’appalto travolti dal treno nella stazione di Brandizzo, gli operai travolti dal crollo del capannone in costruzione per Esselunga a Firenze e la tragedia della centrale Enel di Suviana.

Lavori in appalto di natura diversa e di diversa complessità non comparabili per le differenti professionalità coinvolte nella esecuzione dei lavori.

Il denominatore comune : si tratta di lavori in appalto affidati dalla stazione appaltante a filiere di aziende specializzate nella esecuzione e anche nella valutazione e gestione dei rischi specifici connessi alle loro competenze.

Dal punto di vista metodologico la valutazione e gestione accurata dei rischi specifici per lavorazione è affidata alla competenza dell’azienda esecutrice mentre i rischi di sistema o di sito dovrebbero essere valutati dalla stazione appaltante in collaborazione con il general contractor che ha responsabilità di coordinamento gestionale delle filiere di appalti e… subappalti.

Nel tragico evento di Brandizzo le “anomalie” nella gestione dei tempi di lavoro sicuri concordati per fare i lavori sul binario sono state , verosimilmente, la causa della tragedia.

Negli altri due casi occorre attendere le indagini della magistratura.

E’ tuttavia lecito proporre una revisione profonda della normativa degli affidamenti dei lavori in appalto ponendo in evidenza il fatto che l’affidamento ad una filiera di aziende specializzate non deve significare esternalizzazione delle responsabilità proprie della stazione appaltante per quanto attiene la sicurezza del sito o del sistema . Sarebbe bene che si definissero con precisione i ruoli e le responsabilità della gestione dei rischi interferenti da parte dei general contractor.

In altre parole, come abbiamo scritto più volte su questo sito, occorre concentrarsi su due grandi nemici della corretta valutazione e gestione dei rischi :

– la propensione delle grandi aziende a “esternalizzare” non solo i lavori che richiedono competenze e specializzazione ma anche le responsabilità di valutazione e gestione dei rischi di sistema e di coordinamento dei lavori dell’intera opera. Assai spesso manca da parte della stazione appaltante un’azione propria e adeguata di controllo della qualità delle procedure gestionali che hanno rilevanza per la sicurezza.

– la propensione all’interno delle filiere dei subappalti a pratiche operative basate assai spesso sull’informalità rispetto alle prescrizioni formali date dai capitolati e dalle procedure di sicurezza . Vi è un’abbondanza di pratiche informali “maligne” che sono favorite dalla lunghezza delle filiere dei subappalti e dalla mancanza di controlli di qualità delle stazioni appaltanti. E’ da questa subcultura dell’informalità per guadagnare tempo che hanno origine molti infortuni sul lavoro.

Non sappiamo quali siano state le cause prime della tragedia alla centrale Enel di Suviana, quello che sappiamo è che bisogna revisionare in profondità le norme riguardanti le pratiche di subappalto e che si faccia chiarezza sui limiti da porre rispetto ai processi di “esternalizzazione” delle responsabilità gestionali dei rischi per la sicurezza da parte delle stazioni appaltanti e dei general contractor.   Gino Rubini,  editor di Diario Prevenzione

Riflessioni a partire dalla tragedia del cantiere Esselunga di Firenze

 

Fonte  SNOP.IT 

 

Una piccola premessa. Forse conviene, anche a futura memoria, identificare meglio anche nominalmente quanto è successo a Firenze il 16 febbraio scorso, riferendosi non solo ad una indefinita “tragedia di Firenze”, ma piuttosto a quella “del cantiere Esselunga di Firenze”, così che anche il ricordo possa essere più immediato e preciso.
È trascorsa poco più di una settimana da quel gravissimo infortunio sul lavoro plurimo e il clamore della notizia e delle reazioni sta già, ovviamente, sfumando. Passato lo sgomento viene il momento di ricomporsi e ragionare veramente anche sulle molte cose dette, promesse, minacciate così come su quelle taciute, nascoste o negate.
Occorre, però, rimanere indignati, perché l’indignazione in questi casi è un potente stimolo a lavorare per cambiare. L’impegno deve essere quello di parlarne ancora e ancora, ben dopo l’onda dell’emozione (che rischia di essere cattiva consigliera) o dello sdegno diffuso (che spinge spesso a rincorrere le risposte mediaticamente e politicamente più accettabili nell’immediato), ma idealmente “prima” dei prossimi eventi.
Vorremmo cogliere maggiormente parole che escono da logiche di azione/reazione e quindi riprendere a parlare delle cose che davvero contano e servono per la salute di chi lavora.
Com’è nostra abitudine, preferiamo non parlare separatamente di infortuni e di danni alla salute, perché, a nostro parere, nascono dagli stessi meccanismi di fondo dentro il lavoro.
Né, d’altra parte, riteniamo che sia la gravità del singolo evento che, da sola, potrebbe giustificare interventi che non siano richiesti anche da innumerevoli più “piccoli” eventi. È vero, ci sono stati fatti che hanno scosso tutti e che hanno costituito l’occasione perché fossero messi in atto provvedimenti particolari (pensiamo a quelli della motonave Elisabetta Montanari di Ravenna, della ThyssenKrupp di Torino, della Lamina di Milano), ma sappiamo bene che quei provvedimenti sarebbero stati richiesti ben prima e a prescindere dal singolo caso e che potremmo vedere quegli atti come l’ammissione di un imperdonabile ritardo.
La rincorsa a proporre o a reclamare leggi, sanzioni, controlli, procure nazionali ed altro, rischia di produrre una semplificazione che, in sostanza, trascura, dimentica o preferisce non vedere le ragioni più profonde di questa cattiva gestione del lavoro, che rimangono quindi intatte quando non intoccabili.
Dopo il silenzio e il lutto con cui abbiamo voluto contrassegnare il nostro sito a seguito di quel tragico venerdì e al di fuori dell’emergenza, intendiamo mantenere viva una riflessione su questi temi, ritenendo necessario che ci sia un dibattito alla luce di questi eventi ma anche delle reazioni che ne seguono.
Vogliamo cominciare segnalando uno scritto di Paolo Pascucci (https://fuoricollana.it/morti-di-lavoro/ ) che – con la sua solita chiarezza concettuale ed espositiva – dice molte di quelle cose che a noi qui interessano, andando infine al cuore del problema (e lo chiama proprio così) collocato dentro la sfera dei diritti e dei rapporti di lavoro: “perché se non lo si fosse ancora compreso, l’insicurezza del lavoro (contratti precari e salari bassi) va di pari passo con l’insicurezza sul lavoro”. Ed ancora: “… più il lavoro sarà svalutato, tanto più a pagarne il fio sarà soprattutto la garanzia di quei diritti fondamentali – come la salute, la sicurezza, la libertà e la dignità – che connotano un individuo come persona.”

Salute e sicurezza nel lavoro al tempo del Recovery Plan e della “riforma” del Codice Appalti (1)

Autore: Gino Rubini

Alcune settimane  fa un’operaia di 22 anni che lavorava in un’azienda  tessile in Provincia di Prato è morta in un tragico infortunio mortale, straziata dagli ingranaggi  di un macchinario, un orditoio,  verosimilmente  a causa di un impigliamento con parti in movimento della macchina. Un altro lavoratore è stato preso da parti in movimento  di una fresatrice in un’azienda meccanica di Busto Arsizio . Ogni settimana si ripetono situazioni drammatiche di “incidenti” su lavoro con morti e feriti gravi. Questo anno e mezzo circa di pandemia da coronavirus ha indebolito l’attenzione sociale rispetto al fenomeno dei morti e feriti  da incidenti sul lavoro. 

Gli ultimi eventi tragici, in un momento di allentamento  della “morsa” della pandemia hanno “risvegliato” l’attenzione dei media su questa tragedia cronicizzata e persistente.

Da dove deriva questa anomalia italiana che ci vede primi in questo triste primato degli incidenti sul lavoro tra i paesi europei industrializzati ?

Dalla Direttiva quadro europea  391.89 molti passi avanti sono stati fatti sia per il miglioramento normativo sia per la crescita di un comparto professionale specialistico della consulenza tecnica che offre alle imprese anche di piccole dimensioni prestazioni di supporto per la valutazione e la gestione dei rischi .  Nel contempo , sempre in ragione di normative tecniche europee ( vedi Direttiva macchine agg.2020 ) e dei sistemi di gestione sicurezza e relative certificazioni  le aziende, anche piccole, hanno a disposizione  macchine e sistemi di gestione che dovrebbero garantire una sicurezza anti infortunistica eccellente.

Nei fatti, dal punto di vista formale, il nostro sistema produttivo è allineato sia per le norme sia per le metodologie gestionali  dei rischi agli altri stati membri dell’Unione Europea. Cerchiamo allora di capire perché abbiamo un fenomeno “infortunistico” grave sia per diffusione sia per gravità degli eventi.

Esaminiamo i   “pilastri” che garantiscono che vi sia una continuativa e corretta valutazione e gestione dei rischi da parte delle imprese.

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