La realtà della transizione verde

Fonte Znetwork
Articolo Z
Abbiamo bisogno di una trasformazione materiale

 

 

Qual è l’impatto ecologico della transizione energetica? Non lo sappiamo ancora. Ma la prospettiva iniziale è abbastanza cupa da ispirare un numero crescente di scettici della transizione che avvertono che il saccheggio del pianeta per salvare la civiltà umana porterà solo a ulteriori catastrofi. Il coro è vario. Alcuni scienziati avvertono che  non abbiamo abbastanza minerali  per fornire al mondo intero energia rinnovabile; gli esperti di geopolitica avvertono che una corsa alle risorse in un mondo scarso di risorse alimenterà  più conflitti , e i difensori dell’ambiente mettono in guardia contro l’  impatto devastante  che le miniere hanno sugli ambienti locali.

L’impronta materiale dell’umanità rappresenta  il 90% dei danni alla salute umana e alla biodiversità e tale impronta materiale è direttamente collegata alle nostre economie. Non c’è  modo di dematerializzare le nostre economie :  sono  materiali. Anche la tendenza alla digitalizzazione consuma materiali ed energia. Semplicemente, non possiamo negare la realtà materiale, e “rendere più verde” la nostra fornitura di energia aumenta enormemente la nostra impronta materiale. Un’impronta materiale più grande porta anche ai conflitti. Attualmente ci sono  4000 conflitti ambientali  nel mondo e il principale motore di questi conflitti è l’attività mineraria. I conflitti sono incentrati sui difensori dell’ambiente che combattono contro queste forze industriali e politiche. Viene da chiedersi come sarebbe il mondo se le uniche risorse a cui avessimo accesso fossero quelle del nostro giardino: sceglieresti di scavare le viscere del tuo giardino solo per inviare un’e-mail?  >>>

 

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Mentre il pianeta bolle, le grandi compagnie dei media continuano a portare acqua ai giganti dei combustibili fossili

 

Fonte Znetwork che ringraziamo

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Quando si tratta di reportistica sul clima, le grandi compagnie dei media continuano a deludere il pubblico.

Il 28° vertice della Conferenza delle parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP28), si è recentemente riunito a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti (EAU). Il presidente del vertice, Sultan Ahmed Al Jaber – che è anche a capo della compagnia petrolifera nazionale degli Emirati Arabi Uniti – ha attirato critiche per le voci secondo cui avrebbe pianificato di utilizzare la COP28 per concludere accordi petroliferi e per sostenendo non c’è “nessuna scienza” dietro le richieste urgenti per l’eliminazione graduale dei combustibili fossili, una dichiarazione che in seguito ha ritrattato. CNNCBSIl New York Times, e altro organi di informazione dell’establishment tutti raccontavano del tumulto che circondava la sua difesa mercenaria dei combustibili fossili.

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Legambiente lancia la petizione “Stop fossili, start rinnovabili”

 

Fonte Legambiente che ringraziamo 

Riportiamo il testo integrale del Comunicato Stampa di Legambiente

“L’Italia in questa COP28 dia pieno appoggio all’Europa per arrivare ad un accordo in grado di accelerare una giusta transizione energetica globale. Domani a Roma mobilitazione di piazza “Fuori le aziende del fossile dalla COP28”. 

Alla vigilia della COP28 a Dubai e ai pochi giorni dall’inizio del suo XII Congresso nazionale in programma dal 1 al 3 dicembre a Roma Legambiente lancia la petizione “Stop fossili, start rinnovabili” e organizza per domani, 30 novembre ore 15, la mobilitazione “Fuori le aziende del fossile dalla COP28” nei pressi del laghetto dell’Eur per chiedere al Governo Meloni il phasing-out delle fossili e una transizione ecologica che punti su rinnovabili ed efficienza energetica per fronteggiare la crisi climatica. 

L’associazione: “3 richieste di stop e 3 richieste di start indirizzate all’esecutivo e al centro della petizione: stop ai sussidi alle fonti fossili, alle strategie fossili e alle false soluzioni come il nucleare e la cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica; start all’Italia come Hub delle rinnovabili, all’efficienza e alla rigenerazione e alla giustizia climatica”

 #StopFossili #StartRinnovabili #LegambienteXII #ItaliaInCantiere #CantieriDellaTransizione 

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Mario Agostinelli. Laudate Deum, appello davanti l’abisso

Fonte Inchiestaonline   

Autore Mario Agostinelli che ringraziamo 

 

Di fronte al fallimento delle élite, la strada da percorrere è innanzitutto quella dal basso e l’appello va ai giovani in particolare. Un commento laico alla esortazione apostolica di papa Francesco.

«Perché si vuole mantenere oggi un potere che sarà ricordato per la sua incapacità di intervenire quando era urgente e necessario farlo?». Il messaggio della “Laudato Si’”- amore, salvezza e liberazione oltre i credenti – caratterizza anche la recente esortazione papale “Laudate Deum”, che, tuttavia, è ben più che un aggiustamento del tiro della precedente Enciclica. Anzi, traspare con una certa ruvidezza la percezione di un’accoglienza tuttora insufficiente della predicazione del papa tra i fedeli e di un ostinato permanere del negazionismo nelle aree di potere. In effetti, il linguaggio accessibilissimo, che annuncia l’emergenza climatica come punto di rottura per l’umanità, non è stato affatto amplificato né dalla stampa né dalla politica, che hanno sostanzialmente accolto le drammatiche riflessioni di Bergoglio come un rimediabile inciampo sulla via di una problematica crescita vieppiù sostenuta da conflitti e armi anche dopo la pandemia.

La profonda inquietudine, che contrasta la speranza che inondava invece quel primitivo cenno di superamento dell’antropocentrismo e di storicizzazione dell’Universo su cui l’umanità approda solo dopo 14 miliardi di anni dal Big Bang, questa volta non ha ancora “preso le ali”.

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Quelle place pour l’écologie populaire dans la transition écologique ?

Theodore Tallent, Sciences Po

Les conséquences énergétiques de la guerre en Ukraine et les débats politiques à la suite des divers rapports du GIEC ont mis au centre une question fondamentale : alors que la sobriété des comportements et l’adoption de mesures environnementales ambitieuses s’imposent pour lutter contre la crise énergétique et le dérèglement climatique, comment caractériser les pratiques et attitudes des classes populaires à l’égard de l’environnement ?

Le discours écologique mainstream qui s’est développé depuis une quarantaine d’années repose sur une vision politique, globale, urbaine, et conscientisée de l’engagement écologique.

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How dirty old used cars from the US and Europe carry on polluting … in Africa – podcast

Daniel Merino, The Conversation and Mend Mariwany

The typical car will go for its last drive sometime between its 10th and 15th year on Earth. At this point, the vast majority are sent to be recycled or sold for parts. But for a few autos, a second lease on life awaits, as a significant percentage are exported from richer nations to developing nations for a few more years on the road.

In countries across Africa and Latin America, old used cars from places like the U.S. and Europe provide vital access to transportation to people who would otherwise be unable to afford their own vehicles. While this process extends the lives of these cars, the practice is not without problems, in particular with regards to pollution and passenger safety.

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Spagna. Istas . Transizione energetica e mobilità decarbonizzata per un turismo sostenibile

Fonte ISTAS 

 

L’Istituto del sindacato del lavoro, dell’ambiente e della salute della Fondazione 1 maggio (ISTAS-F1Mayo) ha iniziato a realizzare questo studio sponsorizzato dalla Fondazione europea per il clima .
Lo scopo principale del progetto è analizzare la situazione del settore turistico in Spagna nel quadro della transizione energetica e del sostegno pubblico che riceve, formulando proposte concrete per la sua decarbonizzazione, nei settori dell’energia e dei trasporti, volte a promuovere la sua trasformazione verso un modello di turismo ecosostenibile e socialmente equo.
Lo studio prevede lo svolgimento di una serie di workshop, in alcune significative località turistiche peninsulari, al fine di raccogliere le impressioni e le proposte di diversi attori legati all’industria del turismo sulla trasformazione ecologica del settore. Queste destinazioni vogliono essere esempi di segmenti importanti dell’industria turistica spagnola, come il turismo del sole e della spiaggia, il turismo legato alle grandi città e il turismo rurale in forte espansione. A tal fine, si terranno laboratori nelle comunità autonome di Valencia e Andalusia (turismo solare e balneare), Catalogna (turismo urbano) e nella comunità di Castilla y León (turismo rurale).
Questo progetto cerca di stimolare il necessario e urgente dibattito sulla fattibilità di un settore, tanto controverso quanto importante per l’economia del nostro Paese, come il turismo, nell’attuale contesto di emergenza climatica

Questo studio durerà fino a novembre 2023

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