Fiom Cgil “In gioco la dignità del lavoro e delle persone”

 

Fonte Collettiva che ringraziamo 

 

Assemblea nazionale Fiom Cgil sul Mezzogiorno a Napoli. De Palma: “Al Sud è in atto un processo di dismissione industriale, il governo deve intervenire”

“In questo momento è in discussione la dignità stessa delle persone che per vivere devono lavorare”. Parole nette e decise, quelle del segretario generale Fiom Cgil Michele De Palma, intervenuto ieri (venerdì 24 maggio) all’assemblea nazionale della Fiom Cgil sul Mezzogiorno, dal titolo “Uniti per la dignità. Mezzogiorno bene comune”.

L’ASSEMBLEA NAZIONALE

L’incontro si è svolto a Napoli, ai Quartieri Spagnoli, cui hanno partecipato circa 300 metalmeccaniche e metalmeccanici provenienti da tutta Italia. L’appuntamento è stato alla 14.30 presso la Foqus, Fondazione Quartieri Spagnoli (in via Portacarrese a Montecalvario 69).

Dopo i saluti di Nicola Ricci (segretario generale Cgil Napoli e Campania), sono intervenuti delegate e delegati, Michele De Palma (segretario generale Fiom Cgil), Christian Ferrari (segretario nazionale Cgil), Alberto Fontana (Unione degli studenti universitari Napoli), Maria Teresa Imparato (Legambiente Napoli), Daniele Macheda (segretario Unione sindacale giornalisti Rai), Patrizia Palumbo (presidente associazione Dream Team Donne in rete), Riccardo Realfonzo (docente Università del Sannio) Gianfranco Viesti (docente Università di Bari). Ha coordina Madnak Dan (Rsu Immergas, Reggio Emilia).

 

DE PALMA: IL GRANDE PROBLEMA È LA DISMISSIONE INDUSTRIALE

“Quando le persone sul posto di lavoro muoiono, quando sono ricattate perché hanno contratti in scadenza, quando hanno un salario che non ha il giusto potere d’acquisto per poter fronteggiare l’inflazione che c’è oggi nel Paese, si perde la dignità di donne e uomini”, ha spiegato il leader Fiom: “Noi siamo qui per dire, invece, che ce la vogliamo riprendere. Confindustria e governo devono sapere che siamo determinati, sia dal punto di vista contrattuale sia dal punto di vista sindacale”.

Per Michele De Palma il problema principale del Mezzogiorno è “che il governo pensa di poter affrontare il divario tra Nord e Sud aumentandolo con l’autonomia differenziata, con una legge delega che vuole spezzare la contrattazione. Il governo, invece, deve intervenire a mettere le risorse per gli investimenti e poter fare industria nel Mezzogiorno, che serve per la transizione ecologica e tecnologica, garantendo un futuro all’occupazione”.

Nel suo intervento, il segretario generale Fiom ha posto sottolineato come “i dati Istat evidenzino che nel Mezzogiorno un grande problema è il processo di dismissione industriale. Ci sono le crisi industriali di Jabil e Softlab, per cui chiediamo che sia garantito un futuro produttivo e occupazionale. Stiamo lottando con le lavoratrici e i lavoratori di Industria italiana autobus per mantenere un’azienda strategica per la mobilità attraverso la produzione di autobus in Italia”.

De Palma non ha certo nascosto la sua preoccupazione per le grandi vertenze del Mezzogiorno. “Fino a quando non c’è una missione produttiva per lo stabilimento di Pomigliano d’Arco, questo è un problema sia per i lavoratori di Stellantis sia per i lavoratori dell’indotto”, ha illustrato: “C’è poi la questione dell’ex Ilva di Taranto, la verità è che senza acciaio non c’è’ futuro industriale nel Paese. Per questo noi cominciamo dal Sud per ricostruire un’idea di politica industriale che dia garanzie ai lavoratori”.

 

ETUI Il Green Deal europeo non lascia indietro nessuno? Esplorare l’intersezione tra genere, età, disabilità e status di migrante

 

Fonte ETUI 

 

Proponiamo  questo elaborato dell’Istituto sindacale ETUI sugli effetti del Green Deal Europeo. Riteniamo importante questo Report per l’analisi accurata. editor

 

  • Le politiche di mitigazione del cambiamento climatico introdotte dal Green Deal europeo, necessarie per ridurre le emissioni di carbonio, influenzeranno in modo sproporzionato le persone in situazioni vulnerabili, in particolare quelle soggette a molteplici svantaggi a causa di fattori quali genere, età, disabilità, origine razziale o etnica, migrazione o socio-sociale. -stato economico.
  • Mentre è probabile che le donne in generale si trovino ad affrontare svantaggi nel contesto della transizione verde, alcune donne sono particolarmente vulnerabili a causa dell’effetto cumulativo di varie caratteristiche. Ciò include le donne con disabilità, le donne anziane e le donne migranti.
  • Gli attuali quadri di “transizione giusta” dell’UE e i relativi piani nazionali contengono raramente misure concrete per affrontare gli effetti delle disuguaglianze di genere e intersecanti, sebbene alcuni esempi positivi possano essere trovati nei piani nazionali di ripresa e resilienza di alcuni paesi.
  • Un impegno reale per una transizione giusta richiede invece finanziamenti adeguati e misure mirate che sostengano i più vulnerabili, tenendo conto degli effetti cumulativi di molteplici svantaggi. Sono necessarie ulteriori ricerche e dati comparabili per permetterci di comprendere i fattori che portano alle vulnerabilità (intersecanti), che dovrebbero alimentare la progettazione di tali misure.

introduzione

Le politiche di mitigazione del cambiamento climatico introdotte dal Green Deal europeo (EGD) e i pacchetti politici di accompagnamento influenzeranno alcuni gruppi sociali più di altri, minacciando di esacerbare le disuguaglianze su vari assi (Galgóczi e Akgüç 2023). Gli effetti occupazionali della trasformazione industriale guidata dalle politiche di transizione verde e gli effetti distributivi legati agli aumenti dei prezzi dell’energia stanno già diventando evidenti e colpiscono più duramente le persone in situazioni vulnerabili (ibid). Sebbene non sia l’unica definizione possibile, la raccomandazione del Consiglio del 16 giugno 2022 su come garantire un’equa transizione verso la neutralità climatica definisce “persone e famiglie in situazioni vulnerabili” come:

“(T)coloro che, indipendentemente dalla transizione verde, si trovano o rischiano di trovarsi in una situazione di accesso limitato a un lavoro di qualità, compreso il lavoro autonomo e/o all’istruzione e alla formazione e/o a un tenore di vita dignitoso e servizi essenziali, il che implica una scarsa capacità di adattamento alle conseguenze della transizione verde.” (paragrafo (3)(d))

 

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Il melanoma cutaneo professionale da radiazioni solari

 

dal sito INAIL 

 

Il testo approfondisce gli aspetti di spiccato interesse medico-legale di una recente pubblicazione dell’Organizzazione mondiale della sanità sulle neoplasie melanocitarie.

 

(.pdf - 34 kb)

 

L’interesse istituzionale per l’argomento è finalizzato elettivamente a migliorare i livelli di tutela e di indennizzo di questa patologia, quando di origine professionale. Allo stesso pari è volto a promuovere conoscenze che favoriscano l’emersione dei melanomi da radiazioni solari in lavoratori esposti e che assicurino più efficaci azioni di prevenzione delle esposizioni professionali. Il volume è stato revisionato da un collegio di referee composto da autorevoli esponenti delle società scientifiche delle branche di interesse.

Prodotto: Volume
Edizioni: Inail – 2024
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Informazioni e richieste: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

Due Paesi, due approcci diversi al rischio amianto

Fonte  IBAS 
Autrice :Laurie Kazan-Allen

23  maggio 2024

 

La scoperta indesiderata di pacciame contaminato da amianto negli spazi pubblici nel Nuovo Galles del Sud, Victoria, Queensland e Canberra, combinata con un’attenzione quasi laser sulle ripercussioni mortali dell’esposizione ai prodotti da costruzione in pietra ingegnerizzata, sembrano aver rinvigorito il dibattito australiano sulla pericoli evitabili sul posto di lavoro, in casa e nell’ambiente. Di conseguenza, nel dicembre 2023 il governo federale australiano ha annunciato che a partire dal 1 luglio 2024 l’uso della pietra ingegnerizzata sarebbe stato vietato a livello nazionale; L’Australia è il primo paese al mondo a mettere fuori legge questo materiale. 1

Il 9 maggio 2024, i sindacati australiani, i gruppi delle vittime dell’amianto, gli istituti di ricerca e gli organismi di campagna hanno rilasciato una dichiarazione congiunta sull’amianto chiedendo al governo di dare priorità alla rimozione di 6,2 milioni di tonnellate di amianto dai luoghi di lavoro, dagli edifici pubblici e dalle case australiani , al fine di salvare oltre 28.000 vite. Ogni anno 4.000 australiani muoiono per malattie legate all’amianto. 2

Una petizione intitolata “Eradicate Asbestos” era categorica riguardo alla minaccia che l’amianto rappresenta ancora per gli australiani nonostante sia stato bandito più di vent’anni fa:

“Semplicemente non esiste un livello sicuro di amianto. I modelli ci mostrano che, se dovessimo procedere allo stesso ritmo di rimozione, nel 2060 avremo ancora più di 1 milione di tonnellate nell’ambiente edificato e che entro la fine del secolo, a 100 anni dal divieto, non saranno ancora riusciti a rimuovere tutti i materiali contenenti amianto. L’amianto nel nostro ambiente edificato può avere fino a sessant’anni ed è in fase di degradazione. Questo è davvero pericoloso. Dobbiamo eliminare l’amianto – adesso”. 3

In contrasto con l’atteggiamento proattivo adottato in Australia c’è l’approccio del Regno Unito, dove la scoperta di un altro pericolo negli edifici contaminati da amianto ha generato una risposta totalmente diversa. Lo scandalo del 2023/24 sulla presenza di cemento armato aerato autoclavato deteriorato (RAAC) nelle scuole del Regno Unito e la “disgrazia nazionale” della contaminazione da amianto delle infrastrutture educative hanno provocato la tradizionale reazione britannica di fronte a ostacoli apparentemente schiaccianti. Dopo molta copertura mediatica e dozzine di promesse politiche, alcuni ingegneri strutturali stanno ora dicendo quello che il governo vuole sentire: “Dovremo imparare a convivere con Raac come abbiamo vissuto con l’amianto…” 4

Questa settimana sono state pubblicate le conclusioni dell’inchiesta pubblica quinquennale sullo scandalo del sangue contaminato nel Regno Unito. Sono state citate molteplici cause per i trattamenti pericolosi somministrati agli emofiliaci e ad altri dagli anni ’70 all’inizio degli anni ’90 e la colpa è stata attribuita al governo successivo e al servizio sanitario nazionale. C’è stata negazione, offuscamento e un massiccio insabbiamento che ha dato priorità a “considerazioni finanziarie e reputazionali”. Di conseguenza, 3.000 persone sono morte e decine di migliaia sono state infettate da trasfusioni di sangue tossico o dall’uso di plasma sanguigno contaminato importato. 5

Ci vorranno altri cinquant’anni prima che il governo britannico possa affrontare la crisi in corso dovuta al deterioramento dell’amianto non solo nelle nostre scuole ma anche in altri edifici pubblici? Quante altre persone moriranno prima che la posizione insensibile e pericolosa dell’esecutivo per la salute e la sicurezza e del governo cambi?

1 Kolovus, B. L’Australia diventerà il primo paese a vietare i piani delle panche in pietra artificiale. Ne seguiranno altri? 14 dicembre 2024.
https://www.theguardian.com/australia-news/2023/dec/14/australia-will-become-the-first-county-to-ban-engineered-stone-bench-tops-will -altri-seguono

2 Dichiarazione congiunta. I principali esperti sanitari, i sindacati e le vittime dell’amianto sostengono la tabella di marcia nazionale per rimuovere 6,2 milioni di tonnellate di amianto dai luoghi di lavoro, dagli edifici pubblici e dalle case australiani, salvando più di 28.000 vite . 9 maggio 2024.
https://www.australianunions.org.au/wp-content/uploads/2024/05/Joint-statement-on-Asbestos-National-Strategic-Plan-9-May-2024.pdf

3 Sradicare l’amianto. Accesso effettuato il 20 maggio 2024.
https://www.australianunions.org.au/campaigns/sign-the-petition-to-eradicate-asbestos/

4 Johnson, T. Dovremo imparare a convivere con Raac come abbiamo vissuto con l’amianto, dicono gli ingegneri strutturali. 14 maggio 2024.
https://www.newcivilengineer.com/latest/we-will-have-to-learn-to-live-with-raac-as-weve-lived-with-asbestos-say-structural-engineers -14-05-2024/

5 Siddique, H., Hall, R. Scandalo di sangue infetto nel Regno Unito aggravato da un insabbiamento “agghiacciante”, rileva l’indagine . 20 maggio 2024.
https://www.theguardian.com/uk-news/article/2024/may/20/infected-blood-scandal-cover-up-inquiry-concludes?CMP=share_btn_url

Casteldaccia, amare riflessioni sull’ennesima strage sul lavoro

 

 

Fonte : Ilmanifestoinrete 

Autore: Maurizio Mazzetti che ringraziamo 

 

Nel momento in cui esce questo articolo, e pur con le doverose cautele essendo le indagini ancora aperte, si può dire da subito che la strage di Casteldaccia costituisce una sintesi di tutto ciò che NON ha funzionato, e di tutto ciò che si doveva fare e non si è fatto quando si lavora, o comunque si accede, in uno spazio che la normativa definisce confinato o sospetto di inquinamento.

Ora, (purtroppo) qui in Italia tutte le informazioni raccolte nelle indagini saranno disponibili a sentenze definitive pronunciate, quindi magari in Cassazione, e a distanza di anni. Inoltre, le indagini della magistratura servono ad individuare delle colpe, più che a stabilire delle cause. Riepiloghiamo in ogni caso brevemente i fatti, con tutte le cautele possibili.

L’AMAP (Azienda Municipalizzata Acquedotto di Palermo, di proprietà pubblica) per la manutenzione delle condotte fognarie appalta le operazioni ad una ditta esterna, la Tek, la quale a sua volta subappalta alla Quadrifoglio. In simili esternalizzazioni, ormai la regola, negli appalti privati controlli (e responsabilità) dell’appaltatore si esauriscono sul primo anello della catena, con quelli successivi che diventano sempre più deboli da punto di vista economico ma anche della qualificazione e formazione del personale (vedasi, da ultimo, la strage a Bargi sul lago di Suviana. Negli appalti pubblici la catena delle responsabilità è più lunga, con tutta una serie di specificazioni che non possiamo trattare qui e che in ogni caso non è detto si applichino agli appalti di una municipalizzata, cioè un tipo di azienda che può assumere diverse forme giuridiche. Oltre al personale della Quadrifoglio, tra cui c’è anche il titolare dell’azienda stessa (un settantunenne, ancora al lavoro alla sua età …. e che in quanto titolare non comparirà nelle statistiche INAIL perché non coperto dall’assicurazione obbligatoria pubblica) si aggiunge un lavoratore dipendente di una agenzia di somministrazione già “affittato” all’AMAP stessa.

Pare che la commessa riguardasse la messa in quota dei pozzetti e la disostruzione con ausilio di autospurgo, restando all’esterno. I lavoratori raggiungono il luogo ove operare, in una strada di periferia, aprono un tombino, calano le attrezzature e iniziano ad operare stando all’esterno; un’operazione di routine svolta da personale esperto, e non particolarmente rischiosa. Accade però un qualche imprevisto: la sonda o il tubo restano incastrati …. Ed ecco che il titolare della Quadrifoglio si cala per sbloccarlo; pare che lo sblocco avvenga di colpo, si diffonde il letale idrogeno solforato o acido solfidrico (H2S) in concentrazioni che i Vigili del Fuoco intervenuti rileveranno 10 volte superiori a quelle tollerabili. Prima tre lavoratori, poi gli altri si calano (o secondo alcune ricostruzioni, erano già presenti dove non avrebbero dovuto stare perché il gas tossico non era ancora fuoriuscito) nel tombino non avendo contatti col titolare per portare soccorso. Ma quel che conta è che, in nessun caso, che l’appalto lo prevedesse o meno, avrebbero dovuto calarsi senza alcuna delle protezioni obbligatorie se si opera in ambienti confinati e a rischio di inquinamento; in particolare sprovvisti sia di maschere ad ossigeno, sia del rilevatore di gas tossici. È l’idrogeno solforato che proviene dalla melma presente nelle fogne, prodotto dalla fermentazione dei liquami, fa il suo sporco lavoro; la sua presenza era quindi certa e è davvero difficile credere non fosse conosciuta. Tre operai muoiono subito; altri due seguono la stessa sorte, un terzo resta gravemente intossicato nel tentativo di soccorrerli, e finisce in coma; qualche intossicazione si registra anche tra chi era rimasto all’esterno quando il gas si diffonde. La famigerata catena della solidarietà, lodevole ma inadeguata e letale per gli stessi improvvisati soccorritori, si ripete ancora una volta.  Solo chi è rimasto all’esterno (e, parrebbe, con un certo ritardo, oggetto di indagine) riesce a dare l’allarme. Ma i Vigili del Fuoco intervenuti non possono che recuperare i corpi, la rianimazione da parte del 118 è impossibile; per il recupero di due corpi è necessario addirittura l’intervento dei sommozzatori specializzati. >>>> segue >>>

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GB. SENZA LIMITI | La capitolazione mortale dell’HSE sugli standard di esposizione chimica

Riprendiamo questo importante articolo dalla Rivista inglese Hazards . Come si avverte dall’articolo l’uscita dell’Inghilterra dalla UE ha peggiorato le condizioni di lavoro nelle aziende poichè l’authority HSE che elabora ed emana i limiti delle esposizioni  a sostanze nocive negli ambienti di lavoro non ha più fatto nulla lasciando i lavoratori inglesi in una condizione peggiore rispetto ai lavoratori europei . Ringraziamo Rory O’Neyll per l’importante lavoro che svolge per la RivistaI Hazards. editor

 

 

 

Fonte Hazards.org

Sono lì per proteggerti da tutto, dai veleni mortali agli agenti cancerogeni a morte ritardata. Ma, avverte il redattore di Hazards Rory O’Neill , mentre i lavoratori europei hanno beneficiato di una serie di standard chimici più severi da quando la Brexit è entrata in vigore nel 2020, in Gran Bretagna non è stato introdotto un solo limite di esposizione sul posto di lavoro più protettivo.

Non è una lettura facile e il titolo – EH40/2005 – non farà battere forte il cuore. Ma si tratta di un importante documento dell’Health and Safety Executive (HSE), che elenca tutti i limiti di esposizione sul posto di lavoro alle sostanze tossiche che i datori di lavoro dovrebbero osservare.

C’è una direzione di viaggio su questi limiti. Nel corso degli anni, si accumulano sempre più prove sui rischi associati a particolari sostanze chimiche, man mano che sempre più lavoratori si aggiungono ai dati sulla morbilità e sulla mortalità. Per il non epidemiologo ciò significa ammalarsi o morire.

Inasprire gli standard non significa che stiamo dando un valore più alto alla vita umana. Significa che in precedenza avevamo sottovalutato l’entità del danno causato da queste sostanze chimiche.

Fino alla Brexit, i limiti di esposizione alle sostanze chimiche sul posto di lavoro del Regno Unito seguivano gli standard dell’Unione Europea. Gli standard nascono come raccomandazioni sanitarie formulate dal comitato di valutazione dei rischi dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA). Le raccomandazioni del comitato sono vulnerabili alle pressioni dell’industria e alle corteggiature dei governi. Ad esempio, gli standard sulla silice e sugli scarichi diesel non sono riusciti a raggiungere gli standard di protezione raccomandati dagli esperti, in parte a causa delle pressioni del governo britannico.

REACH OUT   Non è solo sui limiti di esposizione professionale che il Regno Unito è in ritardo. Dall’entrata in vigore della Brexit, l’UE ha introdotto otto nuove restrizioni sulle sostanze pericolose ai sensi del REACH; il Regno Unito non ne ha introdotto alcuno nell’ambito del suo sistema REACH sostitutivo del Regno Unito. Il Regno Unito è in ritardo anche sul fronte dei pesticidi pericolosi: 36 di essi, attualmente non ammessi nell’UE, sono consentiti nel Regno Unito. Di più .

Ma c’è stato un movimento costante verso limiti più protettivi e un flusso costante di standard migliori si è fatto strada attraverso il processo.

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Un senso precipite d’abisso di Marino Badiale

 

 

Pollution concept. Garbage pile in trash dump or landfill.

By Marino Badiale …che ringraziamo

Fonte: Badiale & Tringali – 30.03.2024

In questo intervento, Marino Badiale afferma che alla radice della crisi ambientale, messa in luce dalla recente letteratura ecomarxista, ci sia ciò che lui chiama “illimitatezza” e propone la seguente ipotesi: il rifiuto di ogni limite è stato assorbito e fatto proprio dall’umanità contemporanea. Questo aspetto è in contrasto con ogni forma di cultura umana precedente il capitalismo ed è legato alla natura del rapporto sociale capitalistico.


Il messaggero giunse trafelato/ disse che ormai correva/ solo per abitudine/ il rotolo
non aveva più sigilli/ anzi non c’era rotolo, messaggio,/ non più portare decrittare
leggere/ scomparse le parole/ l’unica notizia essendo/ visibile nell’aria/ scritta su
pietre pubbliche/ in acqua palese ad alghe e pesci./ Tutto apparve concorde con un
giro/ centripeto di vortice/ un senso precipite d’abisso.

B. Cattafi, La notizia

1. Introduzione: un mondo condannato

L’attuale civiltà planetaria si sta avviando all’autodistruzione, a un collasso generalizzato che porterà violenze e orrori. Una organizzazione economica e sociale che ha come essenza della propria logica di azione il superamento di ogni limite è ormai arrivata a scontrarsi con i limiti fisici ed ecologici del pianeta. Non potendo arrestarsi, essa devasterà l’intero assetto ecologico del pianeta prima di collassare. Il fatto che questo sia il percorso sul quale è avviata la società globalizzata contemporanea emerge con chiarezza da molte ricerche, interessanti in sé e anche perché svolte da studiosi di formazione scientifica (nel senso delle scienze “dure”) e lontani da impostazioni teoriche legate al marxismo o in generale all’anticapitalismo. Uno dei centri di ricerca di questo tipo è lo Stockholm Resilience Center dell’Università di Stoccolma. [1] Al suo interno viene sviluppata da anni la ricerca relativa ai “limiti planetari” che la società umana non deve superare per non rischiare la devastazione degli ecosistemi planetari e quindi, in ultima analisi, l’autodistruzione. Gli studiosi del Resilience Center hanno individuato nove di questi limiti (fra i quali, ad esempio, la perdita di biodiversità, il cambiamento climatico, l’acidificazione degli oceani). Nelle prime versioni di tali studi [2] questi limiti non erano tutti quantificati in termini di un parametro oggettivo, mentre recentemente questo obbiettivo è stato raggiunto. [3] La buona notizia è allora che oggi è possibile misurare tali parametri e avere un’indicazione oggettiva sul superamento dei limiti planetari individuati dagli studiosi. La cattiva notizia è che sei su nove di questi limiti sono stati superati, vale a dire che la società umana contemporanea si sta muovendo in una zona altamente pericolosa.

Ulteriori interessanti considerazioni si possono trovare in un recente libro di Vaclav Smil. [4] L’autore mostra con molta chiarezza come le basi concrete, materiali, della nostra attuale civiltà consistano in una massiccia produzione di alcuni materiali fondamentali: acciaio, cemento, ammoniaca (per i fertilizzanti), plastica. Senza questa produzione massiccia, che richiede enormi quantità di energia, non è pensabile poter fornire cibo, riparo, indumenti agli otto miliardi di esseri umani attualmente viventi (e in procinto di diventare nove o dieci); non è possibile, possiamo aggiungere, se intendiamo mantenere l’attuale organizzazione economica e sociale. Ma questa produzione massiccia e crescente è esattamente l’origine materiale di quel superamento dei limiti planetari del quale si è sopra parlato, e quindi dell’attuale crisi generalizzata degli ecosistemi terrestri. Ulrike Herrmann [5] e Andrea Fantini, [6] d’altra parte, mostrano come non ci si possa aspettare una miracolosa soluzione tecnologica che ci permetta di continuare il “business as usual”, magari con qualche piccola correzione, come l’uso dell’auto elettrica al posto di quella tradizionale. Ad esempio, nota Herrmann, le fonti di energia rinnovabile (eolico, solare) hanno problemi di intermittenza, ben noti, che al momento non sappiamo come superare, e che rendono impossibile pensare che l’attuale struttura economica e sociale possa basarsi sul loro uso esclusivo. Un’altro problema significativo sta nel fatto che l’energia solare arriva sulla Terra con una intensità molto bassa. Per farne la base dell’attuale struttura industriale ed economica “avremmo bisogno di trasformare completamente i nostri attuali sistemi di cattura e stoccaggio dell’energia, creando una massiccia infrastruttura (di pannelli solari, turbine eoliche, impianti bioenergetici, turbine mareomotrici e, soprattutto, tecnologie per immagazzinare quell’energia, come le batterie) basata su risorse materiali che, a differenza della luce solare, non sono rinnovabili. Un’economia basata sul solare può contare solo sui materiali esistenti e dunque, a lungo termine, la sua crescita sarà limitata”. [7]

Questi sono solo alcuni esempi dei problemi che sorgono se si vuole pensare una crescita economica indefinita nel rispetto dei vincoli posti dalla necessità di preservare gli ecosistemi terrestri. Ma questo vuol dire semplicemente che l’ecosistema planetario, che è l’ambiente nel quale la civiltà umana può esistere, non è in grado di reggere la crescita economica tipica del capitalismo, crescita che non può ammettere limiti. Di conseguenza, l’ecosistema planetario è sul punto di crollare, e le misure necessarie non possono essere ulteriormente dilazionate. Per fare l’esempio del cambiamento climatico (che è solo uno degli aspetti dell’incipiente crollo ecosistemico), alcuni obiettivi di riduzione delle emissioni dovrebbero essere raggiunti già entro il 2030, e al momento gli impegni assunti dai vari paesi non sono sufficienti. Come ricorda il rapporto UNEP 2022 dedicato a questi problemi (che si intitola significativamente “The closing window”) “si calcola che le politiche attualmente in essere, senza azioni ulteriori, porteranno ad un riscaldamento globale di 2,8 gradi nel ventunesimo secolo”. [8]

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Invisibili

 

Fonte : DORS.IT  che ringraziamo 

a cura di: Osvaldo Pasqualini

Invisibili è una raccolta di 20 racconti nata dalla volontà di restituire un’anima ai fautori delle inchieste e alle vittime di infortuni sul lavoro. E lo fa cercando di comunicare concetti basilari quali la salute e la sicurezza negli ambienti di lavoro, facendo leva sulle emozioni che la narrazione di questi tragici eventi sono in grado di suscitare nel lettore. Il titolo della raccolta rimanda all’immagine degli operatori dei Servizi di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro (PreSAL) delle ASL e dei lavoratori coinvolti nei tragici eventi raccontati, figure, entrambe, purtroppo, ancora troppo spesso invisibili.

I racconti si riferiscono a fatti realmente accaduti e sono stati scritti dagli operatori dei Servizi PreSAL sulla base delle informazioni raccolte nelle inchieste infortunio. Ognuno di essi è divenuto un caso di studio e di riflessione per imparare dagli errori e per ragionare su che cosa si sarebbe dovuto fare per evitare che accadessero. La scheda sintetica “Non sarebbe successo se…” riporta infatti le azioni che si sarebbero dovute intraprendere per far sì che l’infortunio non accadesse. In alcuni racconti, la sezione “Come prevenire” è sostituita da “Raccomandazioni” in cui le indicazioni per la prevenzione sono state condivise negli incontri della Comunità di Pratica degli operatori dei Servizi PreSAL delle ASL del Piemonte.

 

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Un salto nel “VUOTO”: il rischio di caduta dall’alto nelle operazioni di costruzione e manutenzione delle serre

Infortuni mortali e gravi nel montaggio e manutenzione  nelle serre .
Una forma di coltivazione diffusa

Convegno Nazionale

“Un salto nel “VUOTO”: il rischio di caduta dall’alto nelle operazioni di

costruzione e manutenzione delle serre”

7 giugno 2024 / Ore 8.30 – 13.00

Mercato dei Fiori — Sala Aste – Via Italo Balbo – TERLIZZI

La Brochure

 

BROCHURE DEF

Per scaricare la Brochure clicca QUI 

 

The algorithmic administration: automated decision-making in the public sector

Per leggere l’articolo tradotto in italiano clicca l’icona blu google translate  (la quarta da sinistra in fondo all’articolo)   . Per un uso professionale e/o di studio raccomandiamo  di fare riferimento al testo originale.

 

 

Fonte: Algoritmwatch.com  che ringraziamo

Autore:  Kilian-Vieth-Ditlmann  

vieth-ditlmann@algorithmwatch.org

 

Automating administration processes promises efficiency. Yet the procedures often put vulnerable people at a disadvantage, as shown by a number of examples throughout Europe. We’ll explain why using automation systems in the domain of public administration can be especially problematic and how risks may be detected at an early stage.

In its coalition agreement, Germany’s Federal Government has declared its commitment to modernize governmental structures and processes. To realize this goal, it plans to deploy AI systems for automated decision-making (ADM) in public institutions. These are intended to automatically process tax reports and social welfare applications, to recognize fraud attempts, to create job placement profiles for unemployed clients, to support policing, and to answer citizens’ enquiries by using chat bots. At best, AI can relieve authorities and improve their service.

So far, so good. Some European countries are already far more advanced in their digitalization processes than Germany. Yet by looking at these countries, we can observe possible problems caused by automatization in this sector.

System errors

Soizic Pénicaud organized trainings for people in close contact with beneficiaries for the French welfare management. Once, such a case worker told her about people having trouble with the request handling system. The only advice she would give them was “there’s nothing you can do, it’s the algorithm’s fault.” Pénicaud, a digital rights researcher, was taken aback. Not only did she know that algorithmic systems could be held accountable, she also knew how to do it.

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Per affrontare le tragedie degli infortuni mortali plurimi sul lavoro occorre superare diversi luoghi comuni. Podcast di Diario Prevenzione – 15 maggio 2024 – puntata n° 119

 

a cura di Gino Rubini

– Le stragi di operai di Brandizzo, Firenze, Suviana e Casteldaccia : su cosa si può incidere per migliorare la sicurezza ? Riflessioni da una serie di articoli .
– Alcune riflessioni sulla strage di operai a Casteldaccia nel palermitano
– CALA LA MANNAIA DELLA CASSAZIONE SUL PROCESSO ETERNIT BIS
– Perché il cambiamento climatico sta rendendo le malattie parassitarie più difficili da prevedere

Buon ascolto !

 

PFAS – PFOA Rassegna stampa fino al 14 maggio 2024

PFAS IN VENETO: C’È UN NESSO CAUSALE TRA CONTAMINAZIONE E MORTALITÀ

https://ilfattoalimentare.it/pfas-in-veneto-ce-un-nesso-causale-tra-contaminazione-e-mortalita.html

 

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Interrogazione sull’inquinamento da PFAS in Emilia-Romagna
La capogruppo Silvia Zamboni ha chiesto gli esiti del monitoraggio dell’acqua nelle reti degli acquedotti regionali

Interrogazione sull’inquinamento da PFAS in Emilia-Romagna

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Pfas in Veneto, uno studio di epidemiologia ambientale correla la causalità di oltre 4000 morti in 38 anni
di Cristiano Colalto

https://www.quotidianosanita.it/lettere-al-direttore/articolo.php?articolo_id=122070

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PFAS: valutazione del rischio nella filiera agroalimentare dalla produzione primaria al confezionamento

https://ilbolive.unipd.it/it/event/pfas-valutazione-rischio-filiera-agroalimentare

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Pfas, summit nazionale sulle linee guida sanitarie per le popolazioni esposte

https://www.ilpiacenza.it/blog/salute-e-medicina-on-line/pfas-summit-nazionale-sulle-linee-guida-sanitarie-per-le-popolazioni-esposte.html

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“In Veneto 4mila morti in più a causa dei Pfas”: la ricerca di Università e ISS punta il dito sullo studio mai realizzato dalla Regione

https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/05/09/in-veneto-4mila-morti-in-piu-a-causa-dei-pfas-la-ricerca-di-universita-e-iss-punta-il-dito-sullo-studio-mai-realizzato-dalla-regione/7539299/

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L’endocrinologo: «Così i Pfas avvelenano il nostro corpo»

L’endocrinologo: «Così i Pfas avvelenano il nostro corpo»

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In Veneto sarebbero morte quasi quattromila persone a causa degli PFAS

In Veneto sarebbero morte quasi quattromila persone a causa degli PFAS

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Gli inquinanti eterni sono ovunque, pure dentro di noi: le PFAS e i rischi per la salute

https://www.cdt.ch/news/mondo/gli-inquinanti-eterni-sono-ovunque-pure-dentro-di-noi-le-pfas-e-i-rischi-per-la-salute-350898

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Pfas, il Tar respinge il ricorso di Legambiente sulla pericolosità del composto prodotto a Spinetta Marengo

https://torino.corriere.it/notizie/piemonte/24_aprile_25/pfas-il-tar-respinge-il-ricorso-di-legambiente-sulla-pericolosita-del-composto-prodotto-a-spinetta-marengo-11eb9f0b-dfb4-4e07-9ac1-d9c04f70cxlk.shtml

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Altissimi livelli di Pfas nel pesce: un rischio per la salute umana

https://www.cronacalive.it/2024/04/18/altissimi-livelli-di-pfas-nel-pesce-un-rischio-per-la-salute-umana/

Il 77% dei migliori climatologi ritiene che il riscaldamento globale sarà di 2,5°C

…. e sono inorriditi

 

 

 

Fonte Znetwwork che ringraziamo

“Mi aspetto un futuro semi-distopico con dolore e sofferenza sostanziali per le popolazioni del Sud del mondo”, ha detto un esperto.

Quasi l’80% degli scienziati climatici di alto livello prevede che le temperature globali aumenteranno di almeno 2,5°C entro il 2100, mentre solo il 6% pensava che il mondo sarebbe riuscito a limitare il riscaldamento globale a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, secondo un sondaggio pubblicato mercoledì da  Lo ha rivelato il Guardian  .

Quasi tre quarti hanno attribuito l’insufficiente azione dei leader mondiali alla mancanza di volontà politica, mentre il 60% ha affermato che gli interessi aziendali, come quelli dei combustibili fossili, stanno interferendo con il progresso.

“Mi aspetto un futuro semi-distopico con notevole dolore e sofferenza per le popolazioni del Sud del mondo”, ha detto  al Guardian uno scienziato sudafricano . “La risposta del mondo fino ad oggi è riprovevole: viviamo in un’epoca di sciocchi”.

“Ciò che mi ha sconvolto è stato il livello di angoscia personale tra gli esperti che hanno dedicato la propria vita alla ricerca sul clima”.

L’indagine è stata condotta da  Damian Carrington del Guardian , che ha contattato tutti gli esperti che erano stati autori senior di un rapporto del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) dal 2018. Su 843 scienziati di cui erano disponibili le informazioni di contatto, 383 ha risposto.

Ha poi chiesto loro quanto pensavano che le temperature sarebbero aumentate entro il 2100: il 77% prevedeva almeno 2,5°C e quasi la metà prevedeva 3°C o più.

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CALA LA MANNAIA DELLA CASSAZIONE SUL PROCESSO ETERNIT BIS

L’alta Corte annulla la condanna di 1 anno e 8 mesi inflitta a Schmidheiny a Torino. Appello da rifare, ma incombe la prescrizione

Fonte Areaonline.ch  che ringraziamo 

CLAUDIO CARRER
Tutto da rifare nel processo Eternit bis di Torino, che vede imputato il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny in relazione alla morte per asbestosi di un ex operaio dello stabilimento Saca Eternit di Cavagnolo (Provincia di Torino), da lui controllato tra la metà degli anni Settanta e il 1982, anno di chiusura della fabbrica. Processo che si era concluso in Appello nel febbraio dell’anno scorso con una condanna a 1 anno e 8 mesi di reclusione (sospesi condizionalmente), dunque con una riduzione di pena rispetto ai 4 anni inflitti in primo grado, in cui Schmidheiny era stato riconosciuto colpevole anche per il caso di una cittadina morta di mesotelioma. E che dovrà essere rifatto in Corte d’Appello a Torino e con giudici diversi, ha stabilito la Corte suprema di Cassazione, che lo scorso 9 maggio ha annullato la sentenza del 2023 e rinviato gli atti alla giustizia piemontese. Ma il processo, verosimilmente, non si celebrerà perché incombe la prescrizione.

 

Una decisione quella della Cassazione di cui non si conoscono ancora le motivazioni (per le quali ci vorrà qualche settimana), ma che certamente è destinata a fare rumore perché potrebbe avere conseguenze anche sugli altri processi ancora in corso. In particolare su quello (che costituisce il filone più importante dell’Eternit bis) per le centinaia di morti d’amianto di Casale Monferrato (Alessandria), conclusosi in primo grado il 7 giugno 2023 con una condanna di Schmidheiny da parte della Corte d’Assise di Novara a 12 anni di reclusione per omicidio colposo plurimo e aggravato e contro cui sia accusa sia difesa hanno interposto ricorso in Appello (il nuovo processo potrebbe iniziare in autunno, ma una data d’inizio non è ancora stata fissata).

 

La nuova sentenza della Cassazione fa riaffiorare alla memoria quella pronunciata dagli stessi ermellini nel 2014 con cui venne annullata, per intervenuta prescrizione dei reati, la condanna di Stephan Schmidheiny a 18 anni di reclusione per disastro ambientale che gli era stata inflitta dalla Corte d’Appello di Torino. Una decisione clamorosa, che suscitò grande sgomento tra i familiari delle vittime e che indusse i magistrati di Torino a contestare all’ex patron dell’Eternit l’omicidio intenzionale («ora suona la campana dell’omicidio», dichiarava l’allora procuratore Raffaele Guariniello, che avviò tutta l’indagine nel 2004) nel quadro di un nuovo processo, il cosiddetto “Eternit bis”.

 

Un processo iniziatosi nel capoluogo piemontese, ma che nel 2016, in seguito alla decisione del giudice dell’udienza preliminare di riqualificare il reato di omicidio volontario ipotizzato dalla Procura nel meno grave omicidio colposo, ha subito uno “spacchettamento” sulla base della competenza territoriale a seconda del luogo di residenza delle vittime. Questo ha significato la divisione del processo in quattro filoni: quello per i morti causati dallo stabilimento di  Casale Monferrato di cui abbiamo detto, quello per le vittime dell’Eternit di Bagnoli (Napoli) in cui Schmidheiny è stato condannato in primo grado a 3 anni e 6 mesi per omicidio colposo e di cui si sta celebrando l’Appello da un paio di settimane, quello per i morti di Rubiera nel frattempo archiviato dalla Procura di Reggio Emilia e infine quello di Torino per la fabbrica di Cavagnolo, oggetto della recente sentenza della Corte di Cassazione.

 

Bruno Pesce: «Così si mortificano le vittime»

Una sentenza che, al di là delle sue motivazioni, consentirà all’imputato di «cavarsela ancora una volta grazie alla prescrizione, che interverrà tra poco più di un mese», commenta, amareggiato, Bruno Pesce dell’AFEVA, l’associazione dei familiari delle vittime dell’amianto di Casale Monferrato. «Questa  ̶  continua Pesce  ̶  è l’ennesima dimostrazione di un diritto indirizzato esclusivamente in favore degli imputati. Imputati che devono avere tutte le garanzie di un processo equo e il diritto di difendersi, ma la giustizia dovrebbe anche avere a disposizione i mezzi per evitare che le vittime di un disastro immane come questo vengano mortificate e i loro diritti messi in mora. Questo non è giusto, non è un sistema che garantisce la giustizia, è un sistema a senso unico».

Pubblicato il
13.05.2024 17:19

Brandizzo: Fillea, si faccia chiarezza su Star.Fer A 9 mesi dalla strage l’allarme del sindacato: “Non sono minimamente cambiate le procedure su subappalti, formazione e dicurezza”

Fonte Collettiva che ringraziamo 

Autore: Marco Merlini

“I lavoratori di Star.Fer sono lavoratori che vanno sempre e comunque tutelati e anche se legalmente il contratto di subappalto con una nuova impresa è fattibile, la circostanza per cui, cambiato il cappello, gli stessi dirigenti della Sigifer siano nuovamente impiegati nei subappalti di Rfi è un fatto di una gravità inaudita”. Lo dichiarano in una nota congiunta la Fillea Cgil Nazionale, del Piemonte e di Vercelli.

 

“Così come grave è che a 9 mesi e più dalla strage di Brandizzo non siano minimamente cambiate le procedure per più formazione, più qualificazione degli operatori, meno subappalti e più gestione diretta da parte di chi materialmente vince gli appalti delle manutenzioni, come ha correttamente ricordato anche la Filt Cgil del Piemonte – continuano i sindacati –. Ci saremmo aspettati segnali chiari da parte di Rfi e da parte del gruppo Ferrovie, sia internalizzando ulteriormente le attività come da accordi sottoscritti, assumendo i lavoratori degli appalti edili, sia e soprattutto giungendo ad un’implementazione delle intese in essere. In particolare per qualificare di più imprese e lavoratori chiamati a garantire la manutenzione ordinaria e straordinaria della rete, nel pieno rispetto dei contratto collettivo naizonale edili e, come fatto da diverse amministrazioni pubbliche, agendo le deroghe che il Codice degli appalti prevede a tutela della salute e sicurezza dei lavoratori, vietando il ricorso al subappalto”.

“Dovremmo attendere l’ennesimo scandalo – continua la Fillea Cgil – o l’ennesima inchiesta giornalistica o peggio l’ennesimo morto lungo i binari affinché le belle parole spese dopo Brandizzo da parte dei vertici dell’azienda di Stato, diventino fatti concreti?”

“Il tema della qualità delle manutenzioni, il tema della sicurezza dei lavoratori – conclude il sindacato – non è un tema diverso dal modello organizzativo, dalla qualità degli investimenti, dalla capacità di far crescere e qualificare indotti ed imprese oltre la logica del profitto e della mancanza di trasparenza lungo la catena degli appalti e delle forniture. È chiedere troppo che il committente sia un soggetto pienamente responsabile, capace di pretendere da chi vince un appalto di fare il lavoro per bene e di controllarne costantemente l’esecuzione?”

Why climate change is making parasitic diseases harder to predict

Per leggere l’articolo tradotto in italiano clicca l’icona blu google translate  (la quarta da sinistra in fondo all’articolo)   . Per un uso professionale e/o di studio raccomandiamo  di fare riferimento al testo originale.
mycteria/Shutterstock

Mark Booth, Newcastle University

It’s a sunny day. Look out of your window. See anything unusual flying by? Look closely. There are midges, and they are not friendly.

Some of them are carrying a virus of sheep and other animals called bluetongue. You are not personally at risk of bluetongue, but farming systems are vulnerable.

Bluetongue is a problem in many countries and, as the climate changes, is expected to spread further, particularly in central Africa, the US and western Russia. The first cases in the UK were detected in 2023.

Bluetongue is one of many infectious diseases likely to be affected by climate change. As part of the World Health Organization’s task team on climate change, malaria and neglected tropical diseases, I recently contributed to a review of climate change, malaria and over 20 neglected tropical diseases.

We found that most mathematical models pointed to global changes in the transmission of some mosquito-borne diseases like malaria and dengue. For most other parasites, there was little or no evidence. We simply don’t know what to expect. A major issue is that climate change is creating great uncertainty in the forecasting and prediction of where and when infections might occur.

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Un evento importante. Giovanni Berlinguer, un protagonista delle politiche della salute in Italia a 100 anni dalla nascita

 

 

Dal sito del Circolo PD

” Il 22 Maggio non intendiamo svolgere solo una celebrazione di uno scienziato e politico fondamentale per lo sviluppo del tema salute per i cittadini e i lavoratori italiani, ma anche riprendere un filone culturale attualissimo e fecondo anche oggi al fine di irrobustire gli strumenti di contrasto, di prevenzione e promozione della salute nei luoghi di lavoro di cui anche le recenti stragi dimostrano la urgente necessità.”

 

Per chi volesse collegarsi da remoto all’iniziativa:

https://us02web.zoom.us/j/88339703445? pwd=YnczVDB1OUF0N2x2S1gxT0htOFZXdz09

Rapporto delle Nazioni Unite: gli estremi climatici hanno colpito l’America Latina e i Caraibi lo scorso anno

Alcuni scienziati della regione hanno affermato che molti degli effetti osservati oggi non erano previsti fino alla seconda metà del secolo.
Fonte: Inside Climate News

 

Shock climatici estremi, intensificati dal riscaldamento globale, hanno ucciso centinaia di persone e devastato mezzi di sussistenza ed ecosistemi in tutta  l’America Latina e i Caraibi  nel 2023, hanno affermato gli scienziati dell’Organizzazione meteorologica mondiale all’inizio di questa settimana quando hanno pubblicato il  rapporto annuale sullo stato del clima  per la regione. .

Siccità, caldo, incendi e precipitazioni estreme, nonché il più forte uragano mai avvenuto nel Pacifico orientale, hanno avuto impatti importanti sulla salute, sulla sicurezza alimentare ed energetica e sullo sviluppo economico, ha affermato il segretario generale dell’OMM Celeste Saulo.

L’uragano Otis, che ha danneggiato o distrutto gran parte di Acapulco, una città di quasi 1 milione di abitanti nell’ottobre 2023, è emblematico dei crescenti rischi climatici affrontati dalla regione, ha affermato. Sfidando la maggior parte delle previsioni a breve termine, Otis si è trasformato in circa 12 ore da una debole tempesta tropicale nel più forte uragano che abbia mai colpito la costa pacifica del Messico, dove ha ucciso più di 50 persone e causato danni per miliardi di dollari.

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The Lancet: Il diritto alla casa

Fonte : Salute Internazionale  che ringraziamo 

 

La casa come fondamentale determinante sociale di salute. Rendere l’edilizia abitativa un intervento prioritario di sanità pubblica è un imperativo morale. La salute delle nostre comunità dipende da questo (1).

Il fatto che le nostre case siano indissolubilmente legate alla nostra salute non è una novità. “Si sarebbe potuto immaginare che la scienza e il buon senso avrebbero alla fine apprezzato l’importanza di tali considerazioni” si legge in una lettera su alloggio e salute , pubblicata su The Lancet nel 1922. L’accesso a un alloggio adeguato è riconosciuto come un diritto umano fondamentale previsto dalla legge. Perché allora continuiamo a permettere che così tante persone vivano in condizioni abitative insalubri? La Divisione Statistica delle Nazioni Unite ha stimato che nel 2022 più di 1 miliardo di persone vivevano in baraccopoli urbane o in condizioni simili a slum, e si prevede che questa cifra triplicherà entro il 2050. L’Adequate Housing Index della Banca Mondiale mette in luce forti disparità, con un terzo delle case in paesi delle economie emergenti che non riescono a soddisfare gli standard di adeguatezza. L’urgenza di raggiungere l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 11.1 – garantire a tutti l’accesso ad alloggi adeguati, sicuri e convenienti entro il 2030 – è chiara, ma siamo ben lontani dall’obiettivo.

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Un report dall’incontro “Il lavoro deve essere sicuro!”

Condividiamo questo Report che riporta una sintesi degli interventi svolti nel corso dell’incontro del 22 aprile 2024  “Il lavoro deve essere sicuro” promosso dall’Associazione ” il Manifesto in rete” di Bologna  che ringraziamo.

 

 

Lo scorso 22 aprile a Bologna, Il manifesto in rete, anche in preparazione della Giornata mondiale della sicurezza sul lavoro del 28 aprile, ha organizzato un convegno sull’argomento (LOCANDINA QUI), i cui partecipanti sono indicati qui (vedi locandina allegata). Sulla pagina Facebook (…) è parimenti presente la registrazione dell’intero evento.

È difficile dare conto in un articolo di un dibattito ricco e forse inaspettatamente articolato e “sentito” durato oltre tre ore, e che, possiamo dirlo, per queste caratteristiche avrebbe meritato una platea ben più ampia. E la toccante testimonianza della madre di un giovane morto sul lavoro ha offerto un quadro anche straziante di quel che accade prima, e dopo, una morte sul lavoro, anche nella ricerca di verità e giustizia; e senza dimenticare che nella giornata in cui scrivo i morti sul lavoro sono, una volta di più, tre.

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E’ disponibile online il numero di maggio 2024 della Rivista Lavoro e Salute .

 

 

E’ disponibile online il numero di maggio 2024 della Rivista Lavoro e Salute .

Per scarica il file PdF  Clicca  QUI 

Alcune riflessioni sulla strage di operai a Casteldaccia nel palermitano

 

Diventa sempre più difficile scrivere delle stragi di operai che ogni mese riempiono per un paio di giorni le prime e seconde pagine dei quotidiani per scomparire qualche giorno dopo. Diventa difficile scrivere perché si ripetono le stesse analisi, si individuano le cause primarie e le concause di questi eventi tragici senza che vi siano poi i necessari interventi per avviare un cambiamento delle pratiche aziendali che sono all’origine delle tragedie. Vi è una cultura o meglio una subcultura gestionale del lavoro d’impresa, purtroppo “egemone”, che è parte costitutiva di queste tragedie . Diciamolo ancora una volta: si chiama volontà di esternalizzare le responsabilità gestionali da parte delle stazioni appaltanti per quanto riguarda il coordinamento e il controllo di ciò che avviene “a valle” della filiera.

La stazione appaltante si fa scudo del fatto che il “rischio specifico” per la lavorazione affidata in appalto è compito dell’azienda che lo svolge senza interrogarsi sulla qualità e sulle competenze delle aziende in subappalto che si trovano a lavorare nella filiera.

Il problema di fondo riguarda una legislazione sugli appalti che non si pone il tema della sicurezza del lavoro come paradigma di riferimento.

Come è possibile, sarà l’indagine della magistratura, nel caso in fattispecie a definire le modalità di accadimento e le responsabilità, che 5 operai scendano nei cunicoli o camere del sistema fognario senza l’ausilio dei respiratori, senza l’utilizzo di un rilevatore per la valutazione preventiva sulla presenza di gas e senza una strumentazione di protezione individuale come i respiratori ?   >>> segue >>>

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Why demonising people as ‘workless’ won’t solve rising economic inactivity

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James Morrison, University of Stirling

As the gloves come off for election year, Britain’s would-be leaders are circling a new political punch-bag: people who are “economically inactive”.

According to the Office for National Statistics (ONS), this term denotes those who are not currently in employment, who have not sought employment within the last four weeks and who are unable to start work within the next two weeks. Between November 2023 and January 2024, 9.25 million 16 to 64-year-olds were inactive. This is equivalent to 21.8% of all working-age adults.

The renewed political focus is the latest incarnation of what sociologists since the 1970s have called “scroungerphobia”. My research shows that myths around people who aren’t working have long been promoted by mainstream UK politicians and right-wing news media.

What the data actually shows, however, is that swathes of people are facing serious and complex life challenges. The rise in economic inactivity is being driven by mental ill-health and burnout, growing NHS waiting lists and Britain’s increasing reliance on unpaid carers. Many of those affected face deepening poverty after years of cuts to out-of-work benefits.

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GIUSTIZIA «SIGNOR SCHMIDHEINY, FACCIA UN GESTO RIPARATORE»

Fonte areaonline.ch che ringraziamo 

 

 GIUSTIZIA

 «SIGNOR SCHMIDHEINY, FACCIA UN GESTO RIPARATORE»

Silvana Mossano, vedova dell’Eternit, scrive una lettera aperta al miliardario svizzero per chiedergli un equo contributo per la ricerca sul mesotelioma

Silvana Mossano, giornalista e scrittrice, è una cittadina di Casale Monferrato, località in provincia di Alessandria tristemente nota per la strage provocata dall’amianto disperso negli ambienti di lavoro e di vita dalla fabbrica Eternit, che tra il 1976 e il 1986 era controllata in prima persona da Stephan Schmidheiny, il magnate svizzero che il 7 giugno 2023 è stato condannato a 12 anni per omicidio colposo plurimo e aggravato dalla Corte d’Assise di Novara proprio per i morti d’amianto di Casale Monferrato. Tra questi c’è anche il marito di Silvana Mossano Marco Giorcelli, stroncato dal mesotelioma a soli 51 anni il 15 marzo del 2012. Anche lui era giornalista (dirigeva il giornale Il Monferrato) e anche lui portava avanti una coraggiosa campagna d’informazione e sensibilizzazione sulla tragedia dell’Eternit insieme a Silvana, autrice tra l’altro del libro Malapolvere, che con grande delicatezza e sensibilità racconta delle brutali sofferenze inflitte alla “sua” Casale dall’industria dell’amianto e da Stephan Schmidheiny.

 

Proprio a costui ha deciso di rivolgersi con una lettera aperta, scritta in occasione della Giornata mondiale delle vittime dell’amianto che si è celebrata il 28 aprile. Una lettera con cui gli chiede, come gesto riparatore per il danno arrecato, un impegno straordinario in favore della ricerca sul mesotelioma: «dobbiamo rendere innocuo il suo scellerato figliastro», scrive Silvana Mossano nel suo appello, che qui riproduciamo integralmente. >>> segue >>>

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The End of Lean Production… and What’s Ahead May 02, 2024 / Kim Moody

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May 02, 2024 / Author : Kim Moody

Fonte LaborNotes che ringraziamo 

For three and a half decades, lean management drove the production and movement of goods. But now logistics and manufacturing employers are shifting to a new model. To maximize our leverage, workers should understand it.

Lean production, introduced in the 1980s from Japanese automakers, caught on in many U.S. industries. It was a whole bundle of techniques to maximize profit, including ratcheting up workloads and pace to the point of breakdown, and inviting workers to brainstorm ways to increase their own exploitation.

A central component was “just-in-time” (JIT) delivery, so companies weren’t spending to make extras or store anything until it was needed. Even within a plant, parts and supplies would arrive exactly when, where, and in the quantities they had to. Manufacturing productivity in the U.S. increased about 4 percent a year until the Great Recession of 2008-2010.

But then it collapsed, reflecting the exhaustion of lean production and its tech. The annual increase in manufacturing productivity was lagging by 2019. It rose again in 2021 as the pandemic eased, but then fell again in 2022 and 2023.

The “management-by-stress” methods weren’t working anymore. “Multifactor Productivity,” a Bureau of Labor Statistics measure of the impact of tech advances, streamlined organization, and increases in worker effort and management efficiency, dropped after 2010 to its lowest level since the crisis-ridden, pre-lean 1970s.

Technology also failed to improve worker output. A 2020 International Labour Organization study of auto plants in the U.S., Germany, and China found that the introduction of automation and robotics had “not been very successful” in restoring productivity and was often abandoned.

After a brief productivity increase in trucking and warehousing following the Great Recession, productivity in these sectors collapsed too. As of 2016, delivery times from U.S. suppliers to businesses were rising.

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Inail. Sistemi di gestione per la salute e la sicurezza sul lavoro, INAIL pubblica un volume sull’efficacia delle certificazioni

 

Il volume “L’efficacia delle certificazioni accreditate per i sistemi di gestione per la salute e la sicurezza sul lavoro” presenta i risultati del confronto effettuato da INAIL in collaborazione con Accredia degli indici infortunistici delle aziende con una certificazione accreditata del proprio sistema di gestione UNI EN ISO 45001:23 rispetto alle omologhe a livello nazionale e una serie di approfondimenti sui temi correlati.
L’esito del confronto mostra una riduzione del 22,6% per l’indice di frequenza e del 29,2% per il rapporto di gravità dimostrando ancora una volta la bontà dell’approccio gestionale alla salute e sicurezza sul lavoro nel migliorare le prestazioni di sicurezza delle organizzazioni.

L’EFFICACIA DELLE CERTIFICAZIONI ACCREDITATE PER I SISTEMI
DI GESTIONE PER LA SALUTE E LA SICUREZZA SUL LAVORO

Norme tecniche, regolamenti, sostegno e rilevazione
dei risultati: dall’attualità alle prospettive

Per scaricare il file pdf CLICCA QUI 

 

Le notizie dal mondo sulle iniziative per la messa al bando dell’amianto – Ibas

 

Fonte IBAS che ringraziamo 

 

 

Mesotelioma Shock in TV

3 maggio 2024

Un famoso giornalista italiano ha scioccato la nazione quando ha rilasciato un’intervista esclusiva in un talk show di domenica sera in prima serata, annunciando di aver contratto il cancro terminale dovuto all’amianto, il mesotelioma. Franco Di Mare ha affermato di credere di aver inalato polvere di amianto durante gli anni in cui seguiva le guerre dei Balcani per la RAI TV. La direzione dell’azienda ha continuato a ignorare le sue richieste di informazioni sui suoi incarichi di corrispondente estero. Vedi: Franco Di Mare, la malattia scoperta 3 anni fa: «Al posto del polmone distrutto c’era il nulla. La Rai? Piena di amianto» [Franco Di Mare, la malattia scoperta 3 anni fa: “Al posto del polmone destro non c’era niente. La Rai? Pieno di amianto”].

In calo i profitti dell’amianto

3 maggio 2024

Durante una riunione del 26 aprile 2024 della Vietnam Roofing Association, i funzionari dell’associazione di categoria si sono lamentati del duro clima economico in cui operavano, affermando che l’aumento dei costi della fibra di amianto crisotilo e di altre materie prime stava incidendo sui profitti delle loro aziende . Di fronte al crescente sostegno per un divieto nazionale sull’amianto, l’Associazione stava portando avanti un lavoro educativo di sensibilizzazione per sostenere la domanda di materiali da costruzione in cemento-amianto, il cui utilizzo, hanno detto i relatori, era “sicuro”. Vedere: Hội nghị thường niên Hiệp hội Tấm lợp Việt Nam năm 2024 [Incontro annuale 2024 della Vietnam Roofing Association].

 

Programma di sorveglianza sanitaria

3 maggio 2024

Dal 28 aprile 2024 i lavoratori della Regione Piemonte esposti all’amianto hanno potuto aderire al nuovo programma di sorveglianza sanitaria che prevede un monitoraggio medico gratuito. Attraverso una serie di test e procedure mediche, i membri del programma saranno in una posizione migliore per ottenere diagnosi precoci delle malattie legate all’amianto, fornendo così maggiori opzioni terapeutiche. L’attività di sorveglianza sanitaria è sponsorizzata da un consorzio di autorità sanitarie locali, comunali e regionali. Vedi: Lavoratori esposti all’amianto: al via un programma gratuito di sorveglianza sanitaria, come aderire .

Turchia. La questione amianto sollevata in Parlamento

3 maggio 2024

Nell’Assemblea nazionale turca, il Ministro dell’Ambiente, dell’Urbanizzazione e dei Cambiamenti Climatici è stato interrogato sul pericolo rappresentato per i lavoratori edili impegnati nella costruzione del viadotto stradale di collegamento dell’ospedale Dilovasi dalla presenza di decine di migliaia di tonnellate di detriti tossici contaminati da sostanze inquinanti compresi tre tipi di amianto: crocidolite, crisotilo e amosite: “Il fatto”, ha affermato il deputato Evrim Rizvanoglu, “che i lavoratori lavorino in un ambiente in cui sono esposti a questa sostanza pericolosa durante la costruzione di strade è una grave preoccupazione in termini di sicurezza sul lavoro. ” Vedi: Kocaeli’deki asbest tehlikesi meclis gündeminde [Il pericolo dell’amianto a Kocaeli è all’ordine del giorno del Parlamento].

 

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Sfruttare la diversificazione dei mezzi di sussistenza per la costruzione della pace nei contesti colpiti dal clima e dai conflitti

 

Fonte SIPRI che ringraziamo 

I mezzi di sussistenza sono fondamentali per la relazione tra cambiamento climatico e conflitti. Nonostante sia riconosciuto che il deterioramento dei mezzi di sussistenza legato al cambiamento climatico è associato ai conflitti, gli interventi sui mezzi di sostentamento non sono importanti come strumento di costruzione della pace e la maggior parte della diversificazione dei mezzi di sussistenza viene effettuata in modo autonomo. Anche il sostegno ai mezzi di sussistenza delle donne viene trascurato come strumento di costruzione della pace, poiché l’attenzione è rivolta principalmente ad affrontare le conseguenze della violenza sessuale dopo il conflitto. Questo SIPRI Policy Brief offre spunti su come la costruzione e la diversificazione dei mezzi di sussistenza possono contribuire alla costruzione della pace in contesti colpiti dal clima e dai conflitti. Il documento politico raccomanda: ( a ) sostenere interventi di diversificazione dei mezzi di sussistenza realizzabili e sostenibili per affrontare efficacemente l’insicurezza dei mezzi di sussistenza e i rischi di conflitto associati, e ( b ) aumentare il sostegno ai mezzi di sussistenza delle donne per promuovere l’emancipazione delle donne come strumento di costruzione della pace.

Index Contenuti

introduzione

Il potenziale contributo della diversificazione dei mezzi di sussistenza alla costruzione della pace

I rischi di trascurare la diversificazione dei mezzi di sussistenza e lo sviluppo economico delle donne in contesti colpiti da conflitti

Raccomandazioni

Conclusioni

Scarica il file del Report 

 

Eco-Collapse Hasn’t Happened Yet, But You Can See It Coming. Degrowth Is the Only Sane Survival Plan.

 

Per leggere l’articolo tradotto in italiano clicca l’icona blu google translate  (la quarta da sinistra in fondo all’articolo)   . Per un uso professionale e/o di studio raccomandiamo  di fare riferimento al testo originale.

 

Z Article

Fonte: Znetwork

 

Something must be up. Otherwise, why would scientists keep sending us those scary warnings? There has been a steady stream of them in the past few years, including “World Scientists’ Warning of a Climate Emergency” (signed by 15,000 of them), “Scientists’ Warning Against the Society of Waste,” “Scientists’ Warning of an Imperiled Ocean,” “Scientists’ Warning on Technology,” “Scientists’ Warning on Affluence,” “Climate Change and the Threat to Civilization,” and even “The Challenges of Avoiding a Ghastly Future.”

Clearly, there’s big trouble ahead and we won’t be able to say that no one saw it coming. In fact, a warning of ecological calamity that made headlines more than 50 years ago is looking all too frighteningly prescient right now.

In 1972, a group of MIT scientists published a book, The Limits to Growth, based on computer simulations of the world economy from 1900 to 2100. It plotted out trajectories for the Earth’s and humanity’s vital signs, based on several scenarios. Even so long ago, those researchers were already searching for policy paths that might circumvent the planet’s ecological limits and so avoid economic or even civilizational collapse. In every scenario, though, their simulated future world economies eventually ran into limits — resource depletion, pollution, crop failures — that triggered declines in industrial output, food production, and population.

In what they called “business-as-usual” scenarios, the level of human activity grew for decades, only to peak and eventually plummet toward collapse (even in ones that included rapid efficiency improvements). In contrast, when they used a no-growth scenario, the global economy and population declined but didn’t collapse. Instead, industrial and food production both leveled off on lower but steady-state paths.

Growth and Its Limits

Why should we even be interested in half-century-old simulations carried out on clunky, ancient mainframe computers? The answer: because we’re now living out those very simulations. The Limits to Growth analysis forecast that, with business-as-usual, production would grow for five decades before hitting its peak sometime in the last half of the 2020s (here we come!). Then decline would set in. And sure enough, we now have scientists across a range of disciplines issuing warnings that we’re perilously close to exactly that turnaround point.

This year, a simulation using an updated version of The Limits to Growth model showed industrial production peaking just about now, while food production, too, could hit a peak soon. Like the 1972 original, this updated analysis foresees distinct declines on the other side of those peaks. As the authors caution, although the precise trajectory of decline remains unpredictable, they are confident that “the excessive consumption of resources… is depleting reserves to the point where the system is no longer sustainable.” Their concluding remarks are even more chilling:

“As a society, we have to admit that, despite 50 years of knowledge about the dynamics of the collapse of our life support systems, we have failed to initiate a systematic change to prevent this collapse. It is becoming increasingly clear that, despite technological advances, the change needed to put us on a different trajectory will also require a change in belief systems, mindsets, and the way we organize our society.”

 

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