Fonte Areaonline.ch che ringraziamo
di Claudio Carrer
Un atto di giustizia per le vittime dell’amianto e per una comunità che ha subito un torto gravissimo, ma anche un esempio per tutto il mondo di come la giustizia possa giocare un ruolo nel tutelare un diritto fondamentale dei lavoratori e dei cittadini, come quello alla salute. Soprattutto quando si è confrontati con la criminalità della grande impresa. Sono i significati che ci sentiamo di attribuire alla recente sentenza della Corte d’Assise di Novara che condanna il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny a 12 anni di carcere per l’omicidio doloso aggravato di centinaia di persone morte per mesotelioma, “colpevoli” di aver respirato le polveri di amianto immesse nell’ambiente dalla fabbrica che lui gestiva in modo scriteriato.
È una sentenza che non fa giustizia fino in fondo, perché, pur affermando che l’imputato è colpevole della strage, egli non deve rispondere per i casi (ormai prescritti) dei morti da oltre 15 anni. Un aspetto molto doloroso per i familiari di queste persone, effetto di una legislazione non adeguata alla tutela delle vittime di questo tipo di criminalità. Ma quella di Novara è anche una sentenza che fa onore alla giustizia italiana e che dovrebbe fare scuola a livello internazionale.