I rischi del lavoro a distanza (parte prima) di Maurizio Mazzetti

 

Fonte : ilmanifestoinrete  che ringraziamo

 

Le innovazioni tecnologiche e la terziarizzazione crescente delle economie hanno portato, come è noto, ad una crescente diffusione del lavoro cosiddetto a distanza, nelle sue varie forme, sia per il lavoro dipendente sia per quello autonomo (che già, in larga misura, aveva tali caratteristiche). La Pandemia da COVID ha certamente impresso una accelerazione al processo, ma lo stesso sarebbe avanzato inesorabilmente (e proseguirà); vediamo di conoscerlo meglio.

Eccetto che per quelle attività (produttive manifatturiere o di servizi alla persona, essenzialmente) per le quali la presenza fisica è imprescindibile  (almeno per ora, ad esempio in Cina già si stanno sperimentando robot industriali comandati a distanza) nelle economie sviluppate, nelle quali la maggior parte dei lavoratori sono impiegati in attività sostanzialmente di servizio anche quando producono oggetti/contenuti digitali, gli ostacoli ad un allargamento, o addirittura ad una sua generalizzazione, risiedono nel livello di digitalizzazione delle economie (infrastrutture telematiche comprese) e dei lavoratori, anche con riferimento alle competenze, nonché nelle culture organizzative dei datori di lavoro, al loro approccio alla gestione delle persone, e non da ultimo, (è bene non dimenticarlo) dalla natura dell’attività.

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Italia in crescita ma più povera: lavoro a basso reddito e squilibri regionali

dal sito ASVIS   che ringraziamo riportiamo questo articolo importante e il link al Rapporto Istat 2024 .

Tempo di lettura: 3 min

Negli ultimi tre anni, l’economia italiana ha superato la crescita media dell’Ue27, registrando un aumento del Pil dello 0,9% nel 2023. Tuttavia, l’aumento dei prezzi, l’inflazione e il lavoro a basso reddito hanno portato la povertà a “livelli mai toccati in precedenza, per un totale di 2 milioni 235mila famiglie e di 5 milioni 752mila individui in povertà”. È quanto si legge nell’ultimo rapporto Istat, pubblicato lo scorso 15 maggio, dal titolo “Rapporto annuale 2024 – La situazione del Paese”, che traccia un bilancio degli effetti dell’emergenza sanitaria sulla società e sull’economia nel momento del suo superamento.

Il Rapporto, articolato in quattro capitoli, esamina la complessità del presente e i futuri scenari, identificando punti di forza e criticità per guidare le politiche di sviluppo. Analizza le dinamiche economiche e la competitività dell’Italia nel contesto internazionale, oltre all’evoluzione dell’occupazione e delle caratteristiche qualitative degli attori economici. Valuta, inoltre, le condizioni e la qualità della vita, confrontando le generazioni attuali con quelle passate e collegando le dinamiche demografiche e insediative con condizioni sociali, accesso ai servizi, occupazione, povertà educativa e attività economica.

Nel 2023 il Pil reale italiano è tornato ai livelli del 2007 e si prevede per il 2025 un aumento dell’1,2%. Le esportazioni di beni sono rimaste stabili, mentre le importazioni sono diminuite del 10,4%, portando il saldo commerciale italiano a un risultato positivo di 34,5 miliardi di euro.

Tuttavia, l’aumento e poi il calo dei prezzi dell’energia ha accelerato l’inflazione, seguita da una rapida disinflazione. Fino a ottobre 2023, le retribuzioni contrattuali non sono riuscite a tenere il passo, colpendo soprattutto le famiglie a basso reddito e riducendone il potere d’acquisto.

Negli ultimi decenni, poi, l’occupazione in Italia ha subito significativi cambiamenti strutturali. È aumentato il lavoro part-time, l’occupazione femminile e quella delle persone anziane, mentre è diminuita l’occupazione giovanile. La forza lavoro è diventata più istruita e c’è stata una ricomposizione verso le attività terziarie, ma la quota di lavoratori con basse retribuzioni rimane ampia, coinvolgendo soprattutto donne, giovani e stranieri. Nel 2022, si legge nel Rapporto, poco meno del 30% dei dipendenti (4,4 milioni, +466mila rispetto al 2015, ma con una riduzione in termini relativi di un punto percentuale) aveva una bassa retribuzione annuale.

Ancora, il divario economico tra le generazioni in Italia è aumentato, penalizzando maggiormente i giovani. L’inflazione recente ha ridotto le spese delle famiglie e ampliato le disuguaglianze economiche, portando la povertà assoluta al 9,8% nel 2023, colpendo soprattutto i lavoratori e i loro figli. Il reddito da lavoro ha perso efficacia nel proteggere dal disagio economico e gli indicatori di povertà sono peggiorati a livello territoriale. Tuttavia, stili di vita più sani hanno migliorato la qualità della vita, specialmente nelle età avanzate. La diffusione delle tecnologie digitali ha cambiato le abitudini quotidiane, anche se permangono disuguaglianze nell’accesso e nelle competenze.

Dal punto di vista demografico, invece, la popolazione italiana è diminuita di oltre un milione di persone, con il Mezzogiorno che ha subito il calo maggiore. Le previsioni indicano un ulteriore spopolamento delle aree meno attrattive economicamente e un invecchiamento della popolazione, con una riduzione dei giovani e della popolazione attiva, soprattutto al Centro-Nord. Nel Mezzogiorno, la denatalità e i flussi migratori accentuano questo fenomeno. Le città vedono una crescita della popolazione anziana, richiedendo politiche per un buon invecchiamento urbano.

Persistono grandi squilibri economici tra Nord e Sudil divario si è ampliato negli ultimi 20 anni, nonostante un parziale recupero dal 2019. Il Mezzogiorno mostra fragilità economiche e sociali, ma ci sono anche segnali di innovazione nei settori agricolo e culturale-creativo.

Scarica il Rapporto

 

di Sofia Petrarca

Strumenti di lavoro. Due pubblicazioni Inail utili per chi si occupa di prevenzione SSL

Pubblicati da INAIL nella Collana Ricerche i volumi: “Piattaforme di lavoro elevabili” e “Indicazioni operative per la valutazione delle conseguenze correlate a scenari emergenziali standard da medicina nucleare”.

  1. Indicazioni operative per la valutazione delle conseguenze correlate a scenari emergenziali standard da medicina nucleare(.pdf – 3,21 mb)

The world is rushing to Africa to mine critical minerals like lithium – how the continent should deal with the demand

Per leggere la traduzione in italiano clicca QUI

James Boafo, Murdoch University; Eric Stemn, University of Mines and Technology; Jacob Obodai, Edge Hill University, and Philip Nti Nkrumah, The University of Queensland

Global demand for critical minerals, particularly lithium, is growing rapidly to meet clean energy and de-carbonisation objectives.

Africa hosts substantial resources of critical minerals. As a result, foreign mining companies are rushing to invest in exploration and acquire mining licences.

According to the 2023 Critical Minerals Market Review by the International Energy Agency, demand for lithium, for example, tripled from 2017 to 2022. Similarly, the critical minerals market doubled in five years, reaching US$320 billion in 2022. The demand for these metals is projected to increase sharply, more than doubling by 2030 and quadrupling by 2050. Annual revenues are projected to reach US$400 billion.

In our recent research, we analysed African countries that produce minerals that the rest of the world has deemed “critical”. We focused on lithium projects in Namibia, Zimbabwe, the Democratic Republic of Congo (DRC) and Ghana. We discovered these countries do not yet have robust strategies for the critical minerals sector. Instead they are simply sucked into the global rush for these minerals.

We recommend that the African Union should expedite the development of an African critical minerals strategy that will guide member countries in negotiating mining contracts and agreements. The strategy should draw from leading mining practices around the world. We also recommend that countries should revise their mining policies and regulations to reflect the opportunities and challenges posed by the increasing global demand for critical minerals.

Otherwise, African countries that are rich in critical minerals will not benefit from the current boom in demand.

 

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Aggiornamento Notizie su Pfas fino al 30 maggio 2024

 

La contaminazione da PFAS in Italia

Dopo avere ottenuto i dati raccolti tra il 2019 e il 2022 dagli enti pubblici deputati ai controlli sull’inquinamento da PFAS (sostanze poli e perfluoroalchiliche) nei corpi idrici italiani (fiumi, laghi e acque sotterranee), con questa inchiesta Greenpeace Italia svela quanto è diffusa la contaminazione ambientale da queste sostanze nel nostro Paese.

https://www.greenpeace.org/static/planet4-italy-stateless/2024/05/c62c22dd-pfas-arpa-media-briefing-1.pdf

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Report di Greenpeace su dati Ispra: Pfas in tutte le Regioni italiane dove sono stati cercati
Controlli ambientali assenti in alcune aree del Sud. Un’emergenza nazionale diffusa e fuori controllo

https://www.greenreport.it/news/inquinamenti-e-disinquinamenti/681-report-di-greenpeace-su-dati-ispra-pfas-in-tutte-le-regioni-italiane-dove-sono-stati-cercati

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Ci sono Pfas nelle acque di quasi tutte le regioni italiane
Le sostanze chimiche altamente inquinanti interessano anche aria e suolo. Con importanti rischi per la salute di animali e persone. Lo racconta un’analisi di Greenpeace

https://www.wired.it/article/pfas-acque-regioni-italia/

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Mitsubishi dovrà pagare per l’inquinamento da PFAS provocato in Veneto

Mitsubishi dovrà pagare per l’inquinamento da PFAS provocato in Veneto

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Pfas nelle acque potabili, i limiti del ministero della Salute arrivano con 7 anni di ritardo e sono più blandi delle indicazioni Iss | Il documento

https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/05/28/pfas-nelle-acque-potabili-i-limiti-del-ministero-della-salute-arrivano-con-7-anni-di-ritardo-e-sono-piu-blandi-delle-indicazioni-iss-il-documento/7551097/

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A Parigi stanno ripulendo la Senna dai batteri, ma non dai PFAS
Il fiume di Parigi, in cui si nuoterà alle Olimpiadi, ha un’alta concentrazione di una sostanza derivante dai pesticidi di cui non conosciamo bene gli effetti sulla salute

https://www.ilpost.it/2024/05/27/senna-balneabile-pfas-tfa/

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Mamme NO PFAS, l’appello a Veneto, Lombardia e Piemonte: “Serve una legge che li metta al bando”

https://www.teleambiente.it/mamme-no-pfas-appello-veneto-lombardia-piemonte-serve-divieto/

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E’ disponibile online il numero 1 2024 della Rivista EQUAL Rivista di Diritto Antidiscriminatorio.

 

Rivista bimestrale open access, in formato digitale, edita da Pacini Giuridica

IN EVIDENZA:

Editoriale
La discriminazione algoritmica
La Naspi dei lavoratori detenuti
Differenziale di genere e discriminazioni indirette nel sistema italiano di sicurezza sociale
Neutralità o disparità? L’insostenibile leggerezza del credere
Digitalizzazione e imparzialità della pubblica amministrazione

Per scaricare il file pdf della Rivista clicca QUI 

ATS Brianza . Campagna informativa “Impariamo dagli errori” Raccontiamo alcune storie di infortuni perchè non ne accadano più di uguali”.

 

E’ questa la presentazione di questa campagna che ha come obiettivo la costruzione di un archivio di schede informative . Ogni scheda contiene una descrizione dell’infortunio e delle modalità di accadimento con la individuazione delle cause e concause all’origine dell’evento. Questa iniziativa della ATS Brianza rappresenta un metodo di lavoro importante e utile per migliorare le conoscenze anche  ai fini della formazione per la prevenzione. Il metodo di raccolta ed elaborazione delle schede è sottoposto ad una revisione accurata. ATS Brianza prosegue: ” Le schede, prima della loro pubblicazione, sono revisionate e validate da un Gruppo di Lavoro composto da operatori di 3 ATS Lombarde, di Assolombarda ed anche di ESEM-CPT, per i soli infortuni in Edilizia. Nelle schede è riportato lo stato delle nostre conoscenze sulle dinamiche infortunistiche trattate e le opinioni espresse non vanno intese come posizioni ufficiali dell’Ente di appartenenza. (Possono essere mandati a questa ATS eventuali contributi per migliorare le informazioni delle schede già pubblicate e/o segnalazione di eventuali errori. I contributi saranno oggetto di validazione del G.d.L. ed eventualmente oggetto di revisione delle schede).
Le schede di infortunio possono essere distribuite gratuitamente in momenti formativi e ne è possibile la diffusione con qualsiasi mezzo, ma questa è consentita solo con citazione chiara della fonte. Ne è invece vietata la vendita a fini di lucro.”

 

Per accedere al  data base composto dalle schede vai al sito ATS Brianza

 

 

La Fortezza Europa automatizzata: non c’è posto per i diritti umani

Segnaliamo questo articolo pubblicato sul sito ALGORITHMWATCH

Autore :  Fabio Chiusi che ringraziamo 

 

 

 

Negli ultimi dieci anni 29.000 persone sono morte nel Mediterraneo mentre cercavano di raggiungere l’UE. Si potrebbe pensare che l’UE volesse che questa tragedia finisse e che gli scienziati di tutta Europa stessero lavorando febbrilmente per far sì che ciò accadesse con le tecnologie più recenti. È vero il contrario: con l’aiuto della cosiddetta Intelligenza Artificiale si stanno innalzando muri digitali, finanziati con i soldi dei contribuenti.

Droni, satelliti e altri sistemi di monitoraggio digitale: da decenni le frontiere esterne dell’UE sono state potenziate con tecnologie di sorveglianza all’avanguardia per creare le cosiddette frontiere intelligenti. Ora, gli algoritmi e l’intelligenza artificiale si stanno sempre più aggiungendo al muro.

Il loro sviluppo è finanziato con milioni di euro da programmi di ricerca dell’UE con nomi come  Horizon 2020  o  Horizon Europe . I progetti finanziati si leggono come un catalogo di tecnologie di sorveglianza. Invece di cercare di salvare le persone dalla perdita della vita, hanno messo tutti noi in pericolo.

Non sorprende che la maggior parte delle iniziative siano tenute segrete. Il pubblico non impara quasi nulla su di loro. Le forze dell’ordine e le autorità di frontiera preferiscono non prendersi la briga di fornire informazioni sul loro lavoro. Cercano di evitare un dibattito democratico sulla  ricerca e lo sviluppo  di questo tipo di tecnologia di sorveglianza basata sull’intelligenza artificiale. 

Quando abbiamo chiesto informazioni sui progetti di ricerca in cui si stanno sviluppando tali sistemi, abbiamo ricevuto molte risposte che non ci davano informazioni sostanziali.

L’Agenzia esecutiva europea per la ricerca (REA) ha il mandato della Commissione europea di finanziare e gestire progetti innovativi praticamente in tutti i settori della ricerca, compreso Orizzonte 2020. Tuttavia, la REA non è particolarmente esplicita riguardo ai propri progetti di ricerca.

Avevamo cercato, ad esempio, di ottenere dettagli sulla  “metodologia applicata per la valutazione delle prestazioni del sistema” del progetto ROBORDER attraverso l’accesso alle richieste di informazioni. Inizialmente ci è stato negato in riferimento alla “tutela dell’interesse pubblico in materia di pubblica sicurezza”. Anche l’identità e l’affiliazione delle persone coinvolte nel processo di revisione etica non verrebbero condivise, per proteggere la loro “privacy e integrità”. La REA ha anche citato gli “interessi commerciali” e la tutela della proprietà intellettuale come motivi legittimi per rifiutare la divulgazione: “rendere queste informazioni di dominio pubblico fornirebbe ai concorrenti del consorzio un vantaggio ingiusto, poiché i concorrenti sarebbero in grado di utilizzare queste informazioni commerciali sensibili a loro favore”. Queste ragioni che ci sono state fornite per evitare la divulgazione sono state reazioni comuni a tutte le richieste che abbiamo inviato. Alla fine, però, la REA ci ha fornito informazioni sulla metodologia.

È urgentemente necessaria maggiore trasparenza. ROBORDER mira a sviluppare veicoli senza pilota per pattugliare i confini dell’UE, in grado di operare in sciami. Tali capacità molto probabilmente interesserebbero anche i militari. Infatti, una ricerca di AlgorithmWatch e ZDF Magazin Royale mostra che in un’analisi di mercato condotta nell’ambito del progetto ROBORDER, le “unità militari” sono state identificate come potenziali utenti del sistema. I documenti che abbiamo ottenuto mostrano che i membri del gruppo di ricerca si sono incontrati con potenziali ufficiali della Marina greca per presentare il sistema ROBORDER.

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EU health data law rolls out the red carpet for Big Tech

 

Per leggere l’articolo tradotto in italiano clicca l’icona blu google translate  (la quarta da sinistra in fondo all’articolo)   . Per un uso professionale e/o di studio raccomandiamo  di fare riferimento al testo originale.

Aggiornamento 

24 aprile 2024 – I Membri del Parlamento Europeo (MEP) hanno approvato la creazione dello Spazio Europeo dei Dati Sanitari (EHDS)

I deputati hanno votato con 445 favorevoli e 142 contrari (39 astenuti) a favore dell’accordo interistituzionale sulla creazione di uno spazio europeo per i dati sanitari. Consentirà ai pazienti di accedere ai propri dati sanitari in formato elettronico, anche da uno Stato membro diverso da quello in cui vivono, e consentirà agli operatori sanitari di consultare le cartelle cliniche dei loro pazienti con il loro consenso (il cosiddetto uso primario), anche da altri paesi dell’UE. Queste cartelle cliniche elettroniche (EHR) includerebbero i resoconti dei pazienti, le prescrizioni elettroniche, le immagini mediche e i risultati di laboratorio. Pubblichiamo questo articolo critico sull’accordo interistituzionale elaborato dalla ONG SOMO che mette in evidenza anche gli aspetti di rischio per la privacy sanitaria e per l’eventuale utilizzo commerciale dei dati . Per leggere la documentazione istituzionale  vai al sito della Commissione UE   Spazio europeo dei dati sanitari

editor

 

Fonte : SOMO.NL che ringraziamo 

European Parliament should vote against the EHDS in its current form

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Written by:Irene Schipper
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The upcoming European Health Data Space (EHDS) opens the door to an unprecedented expansion of Big Tech into the health sector. In its current form, the EHDS exposes EU citizens’ private health data to Big Tech and pharmaceutical companies, allowing these companies to further strengthen their monopolistic market power. In the past years, Amazon, Apple, Google, and Microsoft concluded over 200 partnerships with healthcare and pharmaceutical companies around the world. The total value of investment deals in the health sector involving Big Tech exceeded EUR 35 billion (between 2012 and 2023).

Amazon, Apple, Alphabet (Google) and Microsoft are in a perfect position to extend their reach into the health sector. Their infrastructural, intellectual property, data, financial, and political power, enables them to exercise monopoly power. While new digital health technologies and systems can provide substantial benefits to patients and healthcare professionals, the monopolistic market power of Big Tech companies poses real and severe risks to the well-being of patients, the rights of citizens and the proper functioning of healthcare systems.

The monopoly power of Big Tech will enable tech companies to set rules and standards in the health sector, e.g. related to the digital health infrastructure, such as cloud storage for health data, electronic health record systems, and other technologies. It will also give them the ability to charge excessive prices for the products and services they develop. Ultimately, healthcare users and taxpayers will end up paying the price of Big Tech’s monopoly power, while also being confronted with significant risks of harmful effects on patient well-being and on the democratic governance of healthcare systems.

Rolling out the red carpet for Big Tech

The EU proposal for setting up the European Health Data Space (EHDS) provides Big Tech companies with a key opportunity to expand their presence and power over the European health sector. This new law will oblige healthcare providers across the EU to collect and process patient health data in digital patient records, including medical information, lab results, and medical images, in a standardised and exchangeable format. These data can then be used by healthcare providers to exchange information for the provision of primary care to patients. The EHDS will also make these data available for secondary purposes, such as scientific research, policy-making, and the development of products and services by companies.

The EHDS will create a strong dependency on Big Tech companies for the provision of critical digital health infrastructure. It will also provide Big Tech companies with unprecedented opportunities to benefit from EU citizens’ health data for the development of their products and services, fuelling their profits and market power. As such, the EHDS stands in stark contrast to the EU’s efforts to contain Big Tech monopoly power through e.g. the Digital Markets Act (DMA) and the Digital Services Act (DSA), as well as recent interventions by market regulators.

Only a week after a provisional political agreement(opens in new window)  with the European Parliament negotiators was reached, EU Member States adopted(opens in new window)  the EHDS in March 2024. The European Parliament still has a final opportunity to prevent rolling out the red carpet for Big Tech in EU healthcare systems when it votes on the compromise text on 24 April 2024.

 

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Fiom Cgil “In gioco la dignità del lavoro e delle persone”

 

Fonte Collettiva che ringraziamo 

 

Assemblea nazionale Fiom Cgil sul Mezzogiorno a Napoli. De Palma: “Al Sud è in atto un processo di dismissione industriale, il governo deve intervenire”

“In questo momento è in discussione la dignità stessa delle persone che per vivere devono lavorare”. Parole nette e decise, quelle del segretario generale Fiom Cgil Michele De Palma, intervenuto ieri (venerdì 24 maggio) all’assemblea nazionale della Fiom Cgil sul Mezzogiorno, dal titolo “Uniti per la dignità. Mezzogiorno bene comune”.

L’ASSEMBLEA NAZIONALE

L’incontro si è svolto a Napoli, ai Quartieri Spagnoli, cui hanno partecipato circa 300 metalmeccaniche e metalmeccanici provenienti da tutta Italia. L’appuntamento è stato alla 14.30 presso la Foqus, Fondazione Quartieri Spagnoli (in via Portacarrese a Montecalvario 69).

Dopo i saluti di Nicola Ricci (segretario generale Cgil Napoli e Campania), sono intervenuti delegate e delegati, Michele De Palma (segretario generale Fiom Cgil), Christian Ferrari (segretario nazionale Cgil), Alberto Fontana (Unione degli studenti universitari Napoli), Maria Teresa Imparato (Legambiente Napoli), Daniele Macheda (segretario Unione sindacale giornalisti Rai), Patrizia Palumbo (presidente associazione Dream Team Donne in rete), Riccardo Realfonzo (docente Università del Sannio) Gianfranco Viesti (docente Università di Bari). Ha coordina Madnak Dan (Rsu Immergas, Reggio Emilia).

 

DE PALMA: IL GRANDE PROBLEMA È LA DISMISSIONE INDUSTRIALE

“Quando le persone sul posto di lavoro muoiono, quando sono ricattate perché hanno contratti in scadenza, quando hanno un salario che non ha il giusto potere d’acquisto per poter fronteggiare l’inflazione che c’è oggi nel Paese, si perde la dignità di donne e uomini”, ha spiegato il leader Fiom: “Noi siamo qui per dire, invece, che ce la vogliamo riprendere. Confindustria e governo devono sapere che siamo determinati, sia dal punto di vista contrattuale sia dal punto di vista sindacale”.

Per Michele De Palma il problema principale del Mezzogiorno è “che il governo pensa di poter affrontare il divario tra Nord e Sud aumentandolo con l’autonomia differenziata, con una legge delega che vuole spezzare la contrattazione. Il governo, invece, deve intervenire a mettere le risorse per gli investimenti e poter fare industria nel Mezzogiorno, che serve per la transizione ecologica e tecnologica, garantendo un futuro all’occupazione”.

Nel suo intervento, il segretario generale Fiom ha posto sottolineato come “i dati Istat evidenzino che nel Mezzogiorno un grande problema è il processo di dismissione industriale. Ci sono le crisi industriali di Jabil e Softlab, per cui chiediamo che sia garantito un futuro produttivo e occupazionale. Stiamo lottando con le lavoratrici e i lavoratori di Industria italiana autobus per mantenere un’azienda strategica per la mobilità attraverso la produzione di autobus in Italia”.

De Palma non ha certo nascosto la sua preoccupazione per le grandi vertenze del Mezzogiorno. “Fino a quando non c’è una missione produttiva per lo stabilimento di Pomigliano d’Arco, questo è un problema sia per i lavoratori di Stellantis sia per i lavoratori dell’indotto”, ha illustrato: “C’è poi la questione dell’ex Ilva di Taranto, la verità è che senza acciaio non c’è’ futuro industriale nel Paese. Per questo noi cominciamo dal Sud per ricostruire un’idea di politica industriale che dia garanzie ai lavoratori”.

 

ETUI Il Green Deal europeo non lascia indietro nessuno? Esplorare l’intersezione tra genere, età, disabilità e status di migrante

 

Fonte ETUI 

 

Proponiamo  questo elaborato dell’Istituto sindacale ETUI sugli effetti del Green Deal Europeo. Riteniamo importante questo Report per l’analisi accurata. editor

 

  • Le politiche di mitigazione del cambiamento climatico introdotte dal Green Deal europeo, necessarie per ridurre le emissioni di carbonio, influenzeranno in modo sproporzionato le persone in situazioni vulnerabili, in particolare quelle soggette a molteplici svantaggi a causa di fattori quali genere, età, disabilità, origine razziale o etnica, migrazione o socio-sociale. -stato economico.
  • Mentre è probabile che le donne in generale si trovino ad affrontare svantaggi nel contesto della transizione verde, alcune donne sono particolarmente vulnerabili a causa dell’effetto cumulativo di varie caratteristiche. Ciò include le donne con disabilità, le donne anziane e le donne migranti.
  • Gli attuali quadri di “transizione giusta” dell’UE e i relativi piani nazionali contengono raramente misure concrete per affrontare gli effetti delle disuguaglianze di genere e intersecanti, sebbene alcuni esempi positivi possano essere trovati nei piani nazionali di ripresa e resilienza di alcuni paesi.
  • Un impegno reale per una transizione giusta richiede invece finanziamenti adeguati e misure mirate che sostengano i più vulnerabili, tenendo conto degli effetti cumulativi di molteplici svantaggi. Sono necessarie ulteriori ricerche e dati comparabili per permetterci di comprendere i fattori che portano alle vulnerabilità (intersecanti), che dovrebbero alimentare la progettazione di tali misure.

introduzione

Le politiche di mitigazione del cambiamento climatico introdotte dal Green Deal europeo (EGD) e i pacchetti politici di accompagnamento influenzeranno alcuni gruppi sociali più di altri, minacciando di esacerbare le disuguaglianze su vari assi (Galgóczi e Akgüç 2023). Gli effetti occupazionali della trasformazione industriale guidata dalle politiche di transizione verde e gli effetti distributivi legati agli aumenti dei prezzi dell’energia stanno già diventando evidenti e colpiscono più duramente le persone in situazioni vulnerabili (ibid). Sebbene non sia l’unica definizione possibile, la raccomandazione del Consiglio del 16 giugno 2022 su come garantire un’equa transizione verso la neutralità climatica definisce “persone e famiglie in situazioni vulnerabili” come:

“(T)coloro che, indipendentemente dalla transizione verde, si trovano o rischiano di trovarsi in una situazione di accesso limitato a un lavoro di qualità, compreso il lavoro autonomo e/o all’istruzione e alla formazione e/o a un tenore di vita dignitoso e servizi essenziali, il che implica una scarsa capacità di adattamento alle conseguenze della transizione verde.” (paragrafo (3)(d))

 

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Il melanoma cutaneo professionale da radiazioni solari

 

dal sito INAIL 

 

Il testo approfondisce gli aspetti di spiccato interesse medico-legale di una recente pubblicazione dell’Organizzazione mondiale della sanità sulle neoplasie melanocitarie.

 

(.pdf - 34 kb)

 

L’interesse istituzionale per l’argomento è finalizzato elettivamente a migliorare i livelli di tutela e di indennizzo di questa patologia, quando di origine professionale. Allo stesso pari è volto a promuovere conoscenze che favoriscano l’emersione dei melanomi da radiazioni solari in lavoratori esposti e che assicurino più efficaci azioni di prevenzione delle esposizioni professionali. Il volume è stato revisionato da un collegio di referee composto da autorevoli esponenti delle società scientifiche delle branche di interesse.

Prodotto: Volume
Edizioni: Inail – 2024
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Informazioni e richieste: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

Due Paesi, due approcci diversi al rischio amianto

Fonte  IBAS 
Autrice :Laurie Kazan-Allen

23  maggio 2024

 

La scoperta indesiderata di pacciame contaminato da amianto negli spazi pubblici nel Nuovo Galles del Sud, Victoria, Queensland e Canberra, combinata con un’attenzione quasi laser sulle ripercussioni mortali dell’esposizione ai prodotti da costruzione in pietra ingegnerizzata, sembrano aver rinvigorito il dibattito australiano sulla pericoli evitabili sul posto di lavoro, in casa e nell’ambiente. Di conseguenza, nel dicembre 2023 il governo federale australiano ha annunciato che a partire dal 1 luglio 2024 l’uso della pietra ingegnerizzata sarebbe stato vietato a livello nazionale; L’Australia è il primo paese al mondo a mettere fuori legge questo materiale. 1

Il 9 maggio 2024, i sindacati australiani, i gruppi delle vittime dell’amianto, gli istituti di ricerca e gli organismi di campagna hanno rilasciato una dichiarazione congiunta sull’amianto chiedendo al governo di dare priorità alla rimozione di 6,2 milioni di tonnellate di amianto dai luoghi di lavoro, dagli edifici pubblici e dalle case australiani , al fine di salvare oltre 28.000 vite. Ogni anno 4.000 australiani muoiono per malattie legate all’amianto. 2

Una petizione intitolata “Eradicate Asbestos” era categorica riguardo alla minaccia che l’amianto rappresenta ancora per gli australiani nonostante sia stato bandito più di vent’anni fa:

“Semplicemente non esiste un livello sicuro di amianto. I modelli ci mostrano che, se dovessimo procedere allo stesso ritmo di rimozione, nel 2060 avremo ancora più di 1 milione di tonnellate nell’ambiente edificato e che entro la fine del secolo, a 100 anni dal divieto, non saranno ancora riusciti a rimuovere tutti i materiali contenenti amianto. L’amianto nel nostro ambiente edificato può avere fino a sessant’anni ed è in fase di degradazione. Questo è davvero pericoloso. Dobbiamo eliminare l’amianto – adesso”. 3

In contrasto con l’atteggiamento proattivo adottato in Australia c’è l’approccio del Regno Unito, dove la scoperta di un altro pericolo negli edifici contaminati da amianto ha generato una risposta totalmente diversa. Lo scandalo del 2023/24 sulla presenza di cemento armato aerato autoclavato deteriorato (RAAC) nelle scuole del Regno Unito e la “disgrazia nazionale” della contaminazione da amianto delle infrastrutture educative hanno provocato la tradizionale reazione britannica di fronte a ostacoli apparentemente schiaccianti. Dopo molta copertura mediatica e dozzine di promesse politiche, alcuni ingegneri strutturali stanno ora dicendo quello che il governo vuole sentire: “Dovremo imparare a convivere con Raac come abbiamo vissuto con l’amianto…” 4

Questa settimana sono state pubblicate le conclusioni dell’inchiesta pubblica quinquennale sullo scandalo del sangue contaminato nel Regno Unito. Sono state citate molteplici cause per i trattamenti pericolosi somministrati agli emofiliaci e ad altri dagli anni ’70 all’inizio degli anni ’90 e la colpa è stata attribuita al governo successivo e al servizio sanitario nazionale. C’è stata negazione, offuscamento e un massiccio insabbiamento che ha dato priorità a “considerazioni finanziarie e reputazionali”. Di conseguenza, 3.000 persone sono morte e decine di migliaia sono state infettate da trasfusioni di sangue tossico o dall’uso di plasma sanguigno contaminato importato. 5

Ci vorranno altri cinquant’anni prima che il governo britannico possa affrontare la crisi in corso dovuta al deterioramento dell’amianto non solo nelle nostre scuole ma anche in altri edifici pubblici? Quante altre persone moriranno prima che la posizione insensibile e pericolosa dell’esecutivo per la salute e la sicurezza e del governo cambi?

1 Kolovus, B. L’Australia diventerà il primo paese a vietare i piani delle panche in pietra artificiale. Ne seguiranno altri? 14 dicembre 2024.
https://www.theguardian.com/australia-news/2023/dec/14/australia-will-become-the-first-county-to-ban-engineered-stone-bench-tops-will -altri-seguono

2 Dichiarazione congiunta. I principali esperti sanitari, i sindacati e le vittime dell’amianto sostengono la tabella di marcia nazionale per rimuovere 6,2 milioni di tonnellate di amianto dai luoghi di lavoro, dagli edifici pubblici e dalle case australiani, salvando più di 28.000 vite . 9 maggio 2024.
https://www.australianunions.org.au/wp-content/uploads/2024/05/Joint-statement-on-Asbestos-National-Strategic-Plan-9-May-2024.pdf

3 Sradicare l’amianto. Accesso effettuato il 20 maggio 2024.
https://www.australianunions.org.au/campaigns/sign-the-petition-to-eradicate-asbestos/

4 Johnson, T. Dovremo imparare a convivere con Raac come abbiamo vissuto con l’amianto, dicono gli ingegneri strutturali. 14 maggio 2024.
https://www.newcivilengineer.com/latest/we-will-have-to-learn-to-live-with-raac-as-weve-lived-with-asbestos-say-structural-engineers -14-05-2024/

5 Siddique, H., Hall, R. Scandalo di sangue infetto nel Regno Unito aggravato da un insabbiamento “agghiacciante”, rileva l’indagine . 20 maggio 2024.
https://www.theguardian.com/uk-news/article/2024/may/20/infected-blood-scandal-cover-up-inquiry-concludes?CMP=share_btn_url

Casteldaccia, amare riflessioni sull’ennesima strage sul lavoro

 

 

Fonte : Ilmanifestoinrete 

Autore: Maurizio Mazzetti che ringraziamo 

 

Nel momento in cui esce questo articolo, e pur con le doverose cautele essendo le indagini ancora aperte, si può dire da subito che la strage di Casteldaccia costituisce una sintesi di tutto ciò che NON ha funzionato, e di tutto ciò che si doveva fare e non si è fatto quando si lavora, o comunque si accede, in uno spazio che la normativa definisce confinato o sospetto di inquinamento.

Ora, (purtroppo) qui in Italia tutte le informazioni raccolte nelle indagini saranno disponibili a sentenze definitive pronunciate, quindi magari in Cassazione, e a distanza di anni. Inoltre, le indagini della magistratura servono ad individuare delle colpe, più che a stabilire delle cause. Riepiloghiamo in ogni caso brevemente i fatti, con tutte le cautele possibili.

L’AMAP (Azienda Municipalizzata Acquedotto di Palermo, di proprietà pubblica) per la manutenzione delle condotte fognarie appalta le operazioni ad una ditta esterna, la Tek, la quale a sua volta subappalta alla Quadrifoglio. In simili esternalizzazioni, ormai la regola, negli appalti privati controlli (e responsabilità) dell’appaltatore si esauriscono sul primo anello della catena, con quelli successivi che diventano sempre più deboli da punto di vista economico ma anche della qualificazione e formazione del personale (vedasi, da ultimo, la strage a Bargi sul lago di Suviana. Negli appalti pubblici la catena delle responsabilità è più lunga, con tutta una serie di specificazioni che non possiamo trattare qui e che in ogni caso non è detto si applichino agli appalti di una municipalizzata, cioè un tipo di azienda che può assumere diverse forme giuridiche. Oltre al personale della Quadrifoglio, tra cui c’è anche il titolare dell’azienda stessa (un settantunenne, ancora al lavoro alla sua età …. e che in quanto titolare non comparirà nelle statistiche INAIL perché non coperto dall’assicurazione obbligatoria pubblica) si aggiunge un lavoratore dipendente di una agenzia di somministrazione già “affittato” all’AMAP stessa.

Pare che la commessa riguardasse la messa in quota dei pozzetti e la disostruzione con ausilio di autospurgo, restando all’esterno. I lavoratori raggiungono il luogo ove operare, in una strada di periferia, aprono un tombino, calano le attrezzature e iniziano ad operare stando all’esterno; un’operazione di routine svolta da personale esperto, e non particolarmente rischiosa. Accade però un qualche imprevisto: la sonda o il tubo restano incastrati …. Ed ecco che il titolare della Quadrifoglio si cala per sbloccarlo; pare che lo sblocco avvenga di colpo, si diffonde il letale idrogeno solforato o acido solfidrico (H2S) in concentrazioni che i Vigili del Fuoco intervenuti rileveranno 10 volte superiori a quelle tollerabili. Prima tre lavoratori, poi gli altri si calano (o secondo alcune ricostruzioni, erano già presenti dove non avrebbero dovuto stare perché il gas tossico non era ancora fuoriuscito) nel tombino non avendo contatti col titolare per portare soccorso. Ma quel che conta è che, in nessun caso, che l’appalto lo prevedesse o meno, avrebbero dovuto calarsi senza alcuna delle protezioni obbligatorie se si opera in ambienti confinati e a rischio di inquinamento; in particolare sprovvisti sia di maschere ad ossigeno, sia del rilevatore di gas tossici. È l’idrogeno solforato che proviene dalla melma presente nelle fogne, prodotto dalla fermentazione dei liquami, fa il suo sporco lavoro; la sua presenza era quindi certa e è davvero difficile credere non fosse conosciuta. Tre operai muoiono subito; altri due seguono la stessa sorte, un terzo resta gravemente intossicato nel tentativo di soccorrerli, e finisce in coma; qualche intossicazione si registra anche tra chi era rimasto all’esterno quando il gas si diffonde. La famigerata catena della solidarietà, lodevole ma inadeguata e letale per gli stessi improvvisati soccorritori, si ripete ancora una volta.  Solo chi è rimasto all’esterno (e, parrebbe, con un certo ritardo, oggetto di indagine) riesce a dare l’allarme. Ma i Vigili del Fuoco intervenuti non possono che recuperare i corpi, la rianimazione da parte del 118 è impossibile; per il recupero di due corpi è necessario addirittura l’intervento dei sommozzatori specializzati. >>>> segue >>>

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GB. SENZA LIMITI | La capitolazione mortale dell’HSE sugli standard di esposizione chimica

Riprendiamo questo importante articolo dalla Rivista inglese Hazards . Come si avverte dall’articolo l’uscita dell’Inghilterra dalla UE ha peggiorato le condizioni di lavoro nelle aziende poichè l’authority HSE che elabora ed emana i limiti delle esposizioni  a sostanze nocive negli ambienti di lavoro non ha più fatto nulla lasciando i lavoratori inglesi in una condizione peggiore rispetto ai lavoratori europei . Ringraziamo Rory O’Neyll per l’importante lavoro che svolge per la RivistaI Hazards. editor

 

 

 

Fonte Hazards.org

Sono lì per proteggerti da tutto, dai veleni mortali agli agenti cancerogeni a morte ritardata. Ma, avverte il redattore di Hazards Rory O’Neill , mentre i lavoratori europei hanno beneficiato di una serie di standard chimici più severi da quando la Brexit è entrata in vigore nel 2020, in Gran Bretagna non è stato introdotto un solo limite di esposizione sul posto di lavoro più protettivo.

Non è una lettura facile e il titolo – EH40/2005 – non farà battere forte il cuore. Ma si tratta di un importante documento dell’Health and Safety Executive (HSE), che elenca tutti i limiti di esposizione sul posto di lavoro alle sostanze tossiche che i datori di lavoro dovrebbero osservare.

C’è una direzione di viaggio su questi limiti. Nel corso degli anni, si accumulano sempre più prove sui rischi associati a particolari sostanze chimiche, man mano che sempre più lavoratori si aggiungono ai dati sulla morbilità e sulla mortalità. Per il non epidemiologo ciò significa ammalarsi o morire.

Inasprire gli standard non significa che stiamo dando un valore più alto alla vita umana. Significa che in precedenza avevamo sottovalutato l’entità del danno causato da queste sostanze chimiche.

Fino alla Brexit, i limiti di esposizione alle sostanze chimiche sul posto di lavoro del Regno Unito seguivano gli standard dell’Unione Europea. Gli standard nascono come raccomandazioni sanitarie formulate dal comitato di valutazione dei rischi dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA). Le raccomandazioni del comitato sono vulnerabili alle pressioni dell’industria e alle corteggiature dei governi. Ad esempio, gli standard sulla silice e sugli scarichi diesel non sono riusciti a raggiungere gli standard di protezione raccomandati dagli esperti, in parte a causa delle pressioni del governo britannico.

REACH OUT   Non è solo sui limiti di esposizione professionale che il Regno Unito è in ritardo. Dall’entrata in vigore della Brexit, l’UE ha introdotto otto nuove restrizioni sulle sostanze pericolose ai sensi del REACH; il Regno Unito non ne ha introdotto alcuno nell’ambito del suo sistema REACH sostitutivo del Regno Unito. Il Regno Unito è in ritardo anche sul fronte dei pesticidi pericolosi: 36 di essi, attualmente non ammessi nell’UE, sono consentiti nel Regno Unito. Di più .

Ma c’è stato un movimento costante verso limiti più protettivi e un flusso costante di standard migliori si è fatto strada attraverso il processo.

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Un senso precipite d’abisso di Marino Badiale

 

 

Pollution concept. Garbage pile in trash dump or landfill.

By Marino Badiale …che ringraziamo

Fonte: Badiale & Tringali – 30.03.2024

In questo intervento, Marino Badiale afferma che alla radice della crisi ambientale, messa in luce dalla recente letteratura ecomarxista, ci sia ciò che lui chiama “illimitatezza” e propone la seguente ipotesi: il rifiuto di ogni limite è stato assorbito e fatto proprio dall’umanità contemporanea. Questo aspetto è in contrasto con ogni forma di cultura umana precedente il capitalismo ed è legato alla natura del rapporto sociale capitalistico.


Il messaggero giunse trafelato/ disse che ormai correva/ solo per abitudine/ il rotolo
non aveva più sigilli/ anzi non c’era rotolo, messaggio,/ non più portare decrittare
leggere/ scomparse le parole/ l’unica notizia essendo/ visibile nell’aria/ scritta su
pietre pubbliche/ in acqua palese ad alghe e pesci./ Tutto apparve concorde con un
giro/ centripeto di vortice/ un senso precipite d’abisso.

B. Cattafi, La notizia

1. Introduzione: un mondo condannato

L’attuale civiltà planetaria si sta avviando all’autodistruzione, a un collasso generalizzato che porterà violenze e orrori. Una organizzazione economica e sociale che ha come essenza della propria logica di azione il superamento di ogni limite è ormai arrivata a scontrarsi con i limiti fisici ed ecologici del pianeta. Non potendo arrestarsi, essa devasterà l’intero assetto ecologico del pianeta prima di collassare. Il fatto che questo sia il percorso sul quale è avviata la società globalizzata contemporanea emerge con chiarezza da molte ricerche, interessanti in sé e anche perché svolte da studiosi di formazione scientifica (nel senso delle scienze “dure”) e lontani da impostazioni teoriche legate al marxismo o in generale all’anticapitalismo. Uno dei centri di ricerca di questo tipo è lo Stockholm Resilience Center dell’Università di Stoccolma. [1] Al suo interno viene sviluppata da anni la ricerca relativa ai “limiti planetari” che la società umana non deve superare per non rischiare la devastazione degli ecosistemi planetari e quindi, in ultima analisi, l’autodistruzione. Gli studiosi del Resilience Center hanno individuato nove di questi limiti (fra i quali, ad esempio, la perdita di biodiversità, il cambiamento climatico, l’acidificazione degli oceani). Nelle prime versioni di tali studi [2] questi limiti non erano tutti quantificati in termini di un parametro oggettivo, mentre recentemente questo obbiettivo è stato raggiunto. [3] La buona notizia è allora che oggi è possibile misurare tali parametri e avere un’indicazione oggettiva sul superamento dei limiti planetari individuati dagli studiosi. La cattiva notizia è che sei su nove di questi limiti sono stati superati, vale a dire che la società umana contemporanea si sta muovendo in una zona altamente pericolosa.

Ulteriori interessanti considerazioni si possono trovare in un recente libro di Vaclav Smil. [4] L’autore mostra con molta chiarezza come le basi concrete, materiali, della nostra attuale civiltà consistano in una massiccia produzione di alcuni materiali fondamentali: acciaio, cemento, ammoniaca (per i fertilizzanti), plastica. Senza questa produzione massiccia, che richiede enormi quantità di energia, non è pensabile poter fornire cibo, riparo, indumenti agli otto miliardi di esseri umani attualmente viventi (e in procinto di diventare nove o dieci); non è possibile, possiamo aggiungere, se intendiamo mantenere l’attuale organizzazione economica e sociale. Ma questa produzione massiccia e crescente è esattamente l’origine materiale di quel superamento dei limiti planetari del quale si è sopra parlato, e quindi dell’attuale crisi generalizzata degli ecosistemi terrestri. Ulrike Herrmann [5] e Andrea Fantini, [6] d’altra parte, mostrano come non ci si possa aspettare una miracolosa soluzione tecnologica che ci permetta di continuare il “business as usual”, magari con qualche piccola correzione, come l’uso dell’auto elettrica al posto di quella tradizionale. Ad esempio, nota Herrmann, le fonti di energia rinnovabile (eolico, solare) hanno problemi di intermittenza, ben noti, che al momento non sappiamo come superare, e che rendono impossibile pensare che l’attuale struttura economica e sociale possa basarsi sul loro uso esclusivo. Un’altro problema significativo sta nel fatto che l’energia solare arriva sulla Terra con una intensità molto bassa. Per farne la base dell’attuale struttura industriale ed economica “avremmo bisogno di trasformare completamente i nostri attuali sistemi di cattura e stoccaggio dell’energia, creando una massiccia infrastruttura (di pannelli solari, turbine eoliche, impianti bioenergetici, turbine mareomotrici e, soprattutto, tecnologie per immagazzinare quell’energia, come le batterie) basata su risorse materiali che, a differenza della luce solare, non sono rinnovabili. Un’economia basata sul solare può contare solo sui materiali esistenti e dunque, a lungo termine, la sua crescita sarà limitata”. [7]

Questi sono solo alcuni esempi dei problemi che sorgono se si vuole pensare una crescita economica indefinita nel rispetto dei vincoli posti dalla necessità di preservare gli ecosistemi terrestri. Ma questo vuol dire semplicemente che l’ecosistema planetario, che è l’ambiente nel quale la civiltà umana può esistere, non è in grado di reggere la crescita economica tipica del capitalismo, crescita che non può ammettere limiti. Di conseguenza, l’ecosistema planetario è sul punto di crollare, e le misure necessarie non possono essere ulteriormente dilazionate. Per fare l’esempio del cambiamento climatico (che è solo uno degli aspetti dell’incipiente crollo ecosistemico), alcuni obiettivi di riduzione delle emissioni dovrebbero essere raggiunti già entro il 2030, e al momento gli impegni assunti dai vari paesi non sono sufficienti. Come ricorda il rapporto UNEP 2022 dedicato a questi problemi (che si intitola significativamente “The closing window”) “si calcola che le politiche attualmente in essere, senza azioni ulteriori, porteranno ad un riscaldamento globale di 2,8 gradi nel ventunesimo secolo”. [8]

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Invisibili

 

Fonte : DORS.IT  che ringraziamo 

a cura di: Osvaldo Pasqualini

Invisibili è una raccolta di 20 racconti nata dalla volontà di restituire un’anima ai fautori delle inchieste e alle vittime di infortuni sul lavoro. E lo fa cercando di comunicare concetti basilari quali la salute e la sicurezza negli ambienti di lavoro, facendo leva sulle emozioni che la narrazione di questi tragici eventi sono in grado di suscitare nel lettore. Il titolo della raccolta rimanda all’immagine degli operatori dei Servizi di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro (PreSAL) delle ASL e dei lavoratori coinvolti nei tragici eventi raccontati, figure, entrambe, purtroppo, ancora troppo spesso invisibili.

I racconti si riferiscono a fatti realmente accaduti e sono stati scritti dagli operatori dei Servizi PreSAL sulla base delle informazioni raccolte nelle inchieste infortunio. Ognuno di essi è divenuto un caso di studio e di riflessione per imparare dagli errori e per ragionare su che cosa si sarebbe dovuto fare per evitare che accadessero. La scheda sintetica “Non sarebbe successo se…” riporta infatti le azioni che si sarebbero dovute intraprendere per far sì che l’infortunio non accadesse. In alcuni racconti, la sezione “Come prevenire” è sostituita da “Raccomandazioni” in cui le indicazioni per la prevenzione sono state condivise negli incontri della Comunità di Pratica degli operatori dei Servizi PreSAL delle ASL del Piemonte.

 

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Un salto nel “VUOTO”: il rischio di caduta dall’alto nelle operazioni di costruzione e manutenzione delle serre

Infortuni mortali e gravi nel montaggio e manutenzione  nelle serre .
Una forma di coltivazione diffusa

Convegno Nazionale

“Un salto nel “VUOTO”: il rischio di caduta dall’alto nelle operazioni di

costruzione e manutenzione delle serre”

7 giugno 2024 / Ore 8.30 – 13.00

Mercato dei Fiori — Sala Aste – Via Italo Balbo – TERLIZZI

La Brochure

 

BROCHURE DEF

Per scaricare la Brochure clicca QUI 

 

The algorithmic administration: automated decision-making in the public sector

Per leggere l’articolo tradotto in italiano clicca l’icona blu google translate  (la quarta da sinistra in fondo all’articolo)   . Per un uso professionale e/o di studio raccomandiamo  di fare riferimento al testo originale.

 

 

Fonte: Algoritmwatch.com  che ringraziamo

Autore:  Kilian-Vieth-Ditlmann  

vieth-ditlmann@algorithmwatch.org

 

Automating administration processes promises efficiency. Yet the procedures often put vulnerable people at a disadvantage, as shown by a number of examples throughout Europe. We’ll explain why using automation systems in the domain of public administration can be especially problematic and how risks may be detected at an early stage.

In its coalition agreement, Germany’s Federal Government has declared its commitment to modernize governmental structures and processes. To realize this goal, it plans to deploy AI systems for automated decision-making (ADM) in public institutions. These are intended to automatically process tax reports and social welfare applications, to recognize fraud attempts, to create job placement profiles for unemployed clients, to support policing, and to answer citizens’ enquiries by using chat bots. At best, AI can relieve authorities and improve their service.

So far, so good. Some European countries are already far more advanced in their digitalization processes than Germany. Yet by looking at these countries, we can observe possible problems caused by automatization in this sector.

System errors

Soizic Pénicaud organized trainings for people in close contact with beneficiaries for the French welfare management. Once, such a case worker told her about people having trouble with the request handling system. The only advice she would give them was “there’s nothing you can do, it’s the algorithm’s fault.” Pénicaud, a digital rights researcher, was taken aback. Not only did she know that algorithmic systems could be held accountable, she also knew how to do it.

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Per affrontare le tragedie degli infortuni mortali plurimi sul lavoro occorre superare diversi luoghi comuni. Podcast di Diario Prevenzione – 15 maggio 2024 – puntata n° 119

 

a cura di Gino Rubini

– Le stragi di operai di Brandizzo, Firenze, Suviana e Casteldaccia : su cosa si può incidere per migliorare la sicurezza ? Riflessioni da una serie di articoli .
– Alcune riflessioni sulla strage di operai a Casteldaccia nel palermitano
– CALA LA MANNAIA DELLA CASSAZIONE SUL PROCESSO ETERNIT BIS
– Perché il cambiamento climatico sta rendendo le malattie parassitarie più difficili da prevedere

Buon ascolto !

 

PFAS – PFOA Rassegna stampa fino al 14 maggio 2024

PFAS IN VENETO: C’È UN NESSO CAUSALE TRA CONTAMINAZIONE E MORTALITÀ

https://ilfattoalimentare.it/pfas-in-veneto-ce-un-nesso-causale-tra-contaminazione-e-mortalita.html

 

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Interrogazione sull’inquinamento da PFAS in Emilia-Romagna
La capogruppo Silvia Zamboni ha chiesto gli esiti del monitoraggio dell’acqua nelle reti degli acquedotti regionali

Interrogazione sull’inquinamento da PFAS in Emilia-Romagna

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Pfas in Veneto, uno studio di epidemiologia ambientale correla la causalità di oltre 4000 morti in 38 anni
di Cristiano Colalto

https://www.quotidianosanita.it/lettere-al-direttore/articolo.php?articolo_id=122070

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PFAS: valutazione del rischio nella filiera agroalimentare dalla produzione primaria al confezionamento

https://ilbolive.unipd.it/it/event/pfas-valutazione-rischio-filiera-agroalimentare

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Pfas, summit nazionale sulle linee guida sanitarie per le popolazioni esposte

https://www.ilpiacenza.it/blog/salute-e-medicina-on-line/pfas-summit-nazionale-sulle-linee-guida-sanitarie-per-le-popolazioni-esposte.html

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“In Veneto 4mila morti in più a causa dei Pfas”: la ricerca di Università e ISS punta il dito sullo studio mai realizzato dalla Regione

https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/05/09/in-veneto-4mila-morti-in-piu-a-causa-dei-pfas-la-ricerca-di-universita-e-iss-punta-il-dito-sullo-studio-mai-realizzato-dalla-regione/7539299/

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L’endocrinologo: «Così i Pfas avvelenano il nostro corpo»

L’endocrinologo: «Così i Pfas avvelenano il nostro corpo»

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In Veneto sarebbero morte quasi quattromila persone a causa degli PFAS

In Veneto sarebbero morte quasi quattromila persone a causa degli PFAS

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Gli inquinanti eterni sono ovunque, pure dentro di noi: le PFAS e i rischi per la salute

https://www.cdt.ch/news/mondo/gli-inquinanti-eterni-sono-ovunque-pure-dentro-di-noi-le-pfas-e-i-rischi-per-la-salute-350898

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Pfas, il Tar respinge il ricorso di Legambiente sulla pericolosità del composto prodotto a Spinetta Marengo

https://torino.corriere.it/notizie/piemonte/24_aprile_25/pfas-il-tar-respinge-il-ricorso-di-legambiente-sulla-pericolosita-del-composto-prodotto-a-spinetta-marengo-11eb9f0b-dfb4-4e07-9ac1-d9c04f70cxlk.shtml

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Altissimi livelli di Pfas nel pesce: un rischio per la salute umana

https://www.cronacalive.it/2024/04/18/altissimi-livelli-di-pfas-nel-pesce-un-rischio-per-la-salute-umana/

Il 77% dei migliori climatologi ritiene che il riscaldamento globale sarà di 2,5°C

…. e sono inorriditi

 

 

 

Fonte Znetwwork che ringraziamo

“Mi aspetto un futuro semi-distopico con dolore e sofferenza sostanziali per le popolazioni del Sud del mondo”, ha detto un esperto.

Quasi l’80% degli scienziati climatici di alto livello prevede che le temperature globali aumenteranno di almeno 2,5°C entro il 2100, mentre solo il 6% pensava che il mondo sarebbe riuscito a limitare il riscaldamento globale a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, secondo un sondaggio pubblicato mercoledì da  Lo ha rivelato il Guardian  .

Quasi tre quarti hanno attribuito l’insufficiente azione dei leader mondiali alla mancanza di volontà politica, mentre il 60% ha affermato che gli interessi aziendali, come quelli dei combustibili fossili, stanno interferendo con il progresso.

“Mi aspetto un futuro semi-distopico con notevole dolore e sofferenza per le popolazioni del Sud del mondo”, ha detto  al Guardian uno scienziato sudafricano . “La risposta del mondo fino ad oggi è riprovevole: viviamo in un’epoca di sciocchi”.

“Ciò che mi ha sconvolto è stato il livello di angoscia personale tra gli esperti che hanno dedicato la propria vita alla ricerca sul clima”.

L’indagine è stata condotta da  Damian Carrington del Guardian , che ha contattato tutti gli esperti che erano stati autori senior di un rapporto del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) dal 2018. Su 843 scienziati di cui erano disponibili le informazioni di contatto, 383 ha risposto.

Ha poi chiesto loro quanto pensavano che le temperature sarebbero aumentate entro il 2100: il 77% prevedeva almeno 2,5°C e quasi la metà prevedeva 3°C o più.

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CALA LA MANNAIA DELLA CASSAZIONE SUL PROCESSO ETERNIT BIS

L’alta Corte annulla la condanna di 1 anno e 8 mesi inflitta a Schmidheiny a Torino. Appello da rifare, ma incombe la prescrizione

Fonte Areaonline.ch  che ringraziamo 

CLAUDIO CARRER
Tutto da rifare nel processo Eternit bis di Torino, che vede imputato il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny in relazione alla morte per asbestosi di un ex operaio dello stabilimento Saca Eternit di Cavagnolo (Provincia di Torino), da lui controllato tra la metà degli anni Settanta e il 1982, anno di chiusura della fabbrica. Processo che si era concluso in Appello nel febbraio dell’anno scorso con una condanna a 1 anno e 8 mesi di reclusione (sospesi condizionalmente), dunque con una riduzione di pena rispetto ai 4 anni inflitti in primo grado, in cui Schmidheiny era stato riconosciuto colpevole anche per il caso di una cittadina morta di mesotelioma. E che dovrà essere rifatto in Corte d’Appello a Torino e con giudici diversi, ha stabilito la Corte suprema di Cassazione, che lo scorso 9 maggio ha annullato la sentenza del 2023 e rinviato gli atti alla giustizia piemontese. Ma il processo, verosimilmente, non si celebrerà perché incombe la prescrizione.

 

Una decisione quella della Cassazione di cui non si conoscono ancora le motivazioni (per le quali ci vorrà qualche settimana), ma che certamente è destinata a fare rumore perché potrebbe avere conseguenze anche sugli altri processi ancora in corso. In particolare su quello (che costituisce il filone più importante dell’Eternit bis) per le centinaia di morti d’amianto di Casale Monferrato (Alessandria), conclusosi in primo grado il 7 giugno 2023 con una condanna di Schmidheiny da parte della Corte d’Assise di Novara a 12 anni di reclusione per omicidio colposo plurimo e aggravato e contro cui sia accusa sia difesa hanno interposto ricorso in Appello (il nuovo processo potrebbe iniziare in autunno, ma una data d’inizio non è ancora stata fissata).

 

La nuova sentenza della Cassazione fa riaffiorare alla memoria quella pronunciata dagli stessi ermellini nel 2014 con cui venne annullata, per intervenuta prescrizione dei reati, la condanna di Stephan Schmidheiny a 18 anni di reclusione per disastro ambientale che gli era stata inflitta dalla Corte d’Appello di Torino. Una decisione clamorosa, che suscitò grande sgomento tra i familiari delle vittime e che indusse i magistrati di Torino a contestare all’ex patron dell’Eternit l’omicidio intenzionale («ora suona la campana dell’omicidio», dichiarava l’allora procuratore Raffaele Guariniello, che avviò tutta l’indagine nel 2004) nel quadro di un nuovo processo, il cosiddetto “Eternit bis”.

 

Un processo iniziatosi nel capoluogo piemontese, ma che nel 2016, in seguito alla decisione del giudice dell’udienza preliminare di riqualificare il reato di omicidio volontario ipotizzato dalla Procura nel meno grave omicidio colposo, ha subito uno “spacchettamento” sulla base della competenza territoriale a seconda del luogo di residenza delle vittime. Questo ha significato la divisione del processo in quattro filoni: quello per i morti causati dallo stabilimento di  Casale Monferrato di cui abbiamo detto, quello per le vittime dell’Eternit di Bagnoli (Napoli) in cui Schmidheiny è stato condannato in primo grado a 3 anni e 6 mesi per omicidio colposo e di cui si sta celebrando l’Appello da un paio di settimane, quello per i morti di Rubiera nel frattempo archiviato dalla Procura di Reggio Emilia e infine quello di Torino per la fabbrica di Cavagnolo, oggetto della recente sentenza della Corte di Cassazione.

 

Bruno Pesce: «Così si mortificano le vittime»

Una sentenza che, al di là delle sue motivazioni, consentirà all’imputato di «cavarsela ancora una volta grazie alla prescrizione, che interverrà tra poco più di un mese», commenta, amareggiato, Bruno Pesce dell’AFEVA, l’associazione dei familiari delle vittime dell’amianto di Casale Monferrato. «Questa  ̶  continua Pesce  ̶  è l’ennesima dimostrazione di un diritto indirizzato esclusivamente in favore degli imputati. Imputati che devono avere tutte le garanzie di un processo equo e il diritto di difendersi, ma la giustizia dovrebbe anche avere a disposizione i mezzi per evitare che le vittime di un disastro immane come questo vengano mortificate e i loro diritti messi in mora. Questo non è giusto, non è un sistema che garantisce la giustizia, è un sistema a senso unico».

Pubblicato il
13.05.2024 17:19

Brandizzo: Fillea, si faccia chiarezza su Star.Fer A 9 mesi dalla strage l’allarme del sindacato: “Non sono minimamente cambiate le procedure su subappalti, formazione e dicurezza”

Fonte Collettiva che ringraziamo 

Autore: Marco Merlini

“I lavoratori di Star.Fer sono lavoratori che vanno sempre e comunque tutelati e anche se legalmente il contratto di subappalto con una nuova impresa è fattibile, la circostanza per cui, cambiato il cappello, gli stessi dirigenti della Sigifer siano nuovamente impiegati nei subappalti di Rfi è un fatto di una gravità inaudita”. Lo dichiarano in una nota congiunta la Fillea Cgil Nazionale, del Piemonte e di Vercelli.

 

“Così come grave è che a 9 mesi e più dalla strage di Brandizzo non siano minimamente cambiate le procedure per più formazione, più qualificazione degli operatori, meno subappalti e più gestione diretta da parte di chi materialmente vince gli appalti delle manutenzioni, come ha correttamente ricordato anche la Filt Cgil del Piemonte – continuano i sindacati –. Ci saremmo aspettati segnali chiari da parte di Rfi e da parte del gruppo Ferrovie, sia internalizzando ulteriormente le attività come da accordi sottoscritti, assumendo i lavoratori degli appalti edili, sia e soprattutto giungendo ad un’implementazione delle intese in essere. In particolare per qualificare di più imprese e lavoratori chiamati a garantire la manutenzione ordinaria e straordinaria della rete, nel pieno rispetto dei contratto collettivo naizonale edili e, come fatto da diverse amministrazioni pubbliche, agendo le deroghe che il Codice degli appalti prevede a tutela della salute e sicurezza dei lavoratori, vietando il ricorso al subappalto”.

“Dovremmo attendere l’ennesimo scandalo – continua la Fillea Cgil – o l’ennesima inchiesta giornalistica o peggio l’ennesimo morto lungo i binari affinché le belle parole spese dopo Brandizzo da parte dei vertici dell’azienda di Stato, diventino fatti concreti?”

“Il tema della qualità delle manutenzioni, il tema della sicurezza dei lavoratori – conclude il sindacato – non è un tema diverso dal modello organizzativo, dalla qualità degli investimenti, dalla capacità di far crescere e qualificare indotti ed imprese oltre la logica del profitto e della mancanza di trasparenza lungo la catena degli appalti e delle forniture. È chiedere troppo che il committente sia un soggetto pienamente responsabile, capace di pretendere da chi vince un appalto di fare il lavoro per bene e di controllarne costantemente l’esecuzione?”

Why climate change is making parasitic diseases harder to predict

Per leggere l’articolo tradotto in italiano clicca l’icona blu google translate  (la quarta da sinistra in fondo all’articolo)   . Per un uso professionale e/o di studio raccomandiamo  di fare riferimento al testo originale.
mycteria/Shutterstock

Mark Booth, Newcastle University

It’s a sunny day. Look out of your window. See anything unusual flying by? Look closely. There are midges, and they are not friendly.

Some of them are carrying a virus of sheep and other animals called bluetongue. You are not personally at risk of bluetongue, but farming systems are vulnerable.

Bluetongue is a problem in many countries and, as the climate changes, is expected to spread further, particularly in central Africa, the US and western Russia. The first cases in the UK were detected in 2023.

Bluetongue is one of many infectious diseases likely to be affected by climate change. As part of the World Health Organization’s task team on climate change, malaria and neglected tropical diseases, I recently contributed to a review of climate change, malaria and over 20 neglected tropical diseases.

We found that most mathematical models pointed to global changes in the transmission of some mosquito-borne diseases like malaria and dengue. For most other parasites, there was little or no evidence. We simply don’t know what to expect. A major issue is that climate change is creating great uncertainty in the forecasting and prediction of where and when infections might occur.

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Un evento importante. Giovanni Berlinguer, un protagonista delle politiche della salute in Italia a 100 anni dalla nascita

 

 

Dal sito del Circolo PD

” Il 22 Maggio non intendiamo svolgere solo una celebrazione di uno scienziato e politico fondamentale per lo sviluppo del tema salute per i cittadini e i lavoratori italiani, ma anche riprendere un filone culturale attualissimo e fecondo anche oggi al fine di irrobustire gli strumenti di contrasto, di prevenzione e promozione della salute nei luoghi di lavoro di cui anche le recenti stragi dimostrano la urgente necessità.”

 

Per chi volesse collegarsi da remoto all’iniziativa:

https://us02web.zoom.us/j/88339703445? pwd=YnczVDB1OUF0N2x2S1gxT0htOFZXdz09

Rapporto delle Nazioni Unite: gli estremi climatici hanno colpito l’America Latina e i Caraibi lo scorso anno

Alcuni scienziati della regione hanno affermato che molti degli effetti osservati oggi non erano previsti fino alla seconda metà del secolo.
Fonte: Inside Climate News

 

Shock climatici estremi, intensificati dal riscaldamento globale, hanno ucciso centinaia di persone e devastato mezzi di sussistenza ed ecosistemi in tutta  l’America Latina e i Caraibi  nel 2023, hanno affermato gli scienziati dell’Organizzazione meteorologica mondiale all’inizio di questa settimana quando hanno pubblicato il  rapporto annuale sullo stato del clima  per la regione. .

Siccità, caldo, incendi e precipitazioni estreme, nonché il più forte uragano mai avvenuto nel Pacifico orientale, hanno avuto impatti importanti sulla salute, sulla sicurezza alimentare ed energetica e sullo sviluppo economico, ha affermato il segretario generale dell’OMM Celeste Saulo.

L’uragano Otis, che ha danneggiato o distrutto gran parte di Acapulco, una città di quasi 1 milione di abitanti nell’ottobre 2023, è emblematico dei crescenti rischi climatici affrontati dalla regione, ha affermato. Sfidando la maggior parte delle previsioni a breve termine, Otis si è trasformato in circa 12 ore da una debole tempesta tropicale nel più forte uragano che abbia mai colpito la costa pacifica del Messico, dove ha ucciso più di 50 persone e causato danni per miliardi di dollari.

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The Lancet: Il diritto alla casa

Fonte : Salute Internazionale  che ringraziamo 

 

La casa come fondamentale determinante sociale di salute. Rendere l’edilizia abitativa un intervento prioritario di sanità pubblica è un imperativo morale. La salute delle nostre comunità dipende da questo (1).

Il fatto che le nostre case siano indissolubilmente legate alla nostra salute non è una novità. “Si sarebbe potuto immaginare che la scienza e il buon senso avrebbero alla fine apprezzato l’importanza di tali considerazioni” si legge in una lettera su alloggio e salute , pubblicata su The Lancet nel 1922. L’accesso a un alloggio adeguato è riconosciuto come un diritto umano fondamentale previsto dalla legge. Perché allora continuiamo a permettere che così tante persone vivano in condizioni abitative insalubri? La Divisione Statistica delle Nazioni Unite ha stimato che nel 2022 più di 1 miliardo di persone vivevano in baraccopoli urbane o in condizioni simili a slum, e si prevede che questa cifra triplicherà entro il 2050. L’Adequate Housing Index della Banca Mondiale mette in luce forti disparità, con un terzo delle case in paesi delle economie emergenti che non riescono a soddisfare gli standard di adeguatezza. L’urgenza di raggiungere l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 11.1 – garantire a tutti l’accesso ad alloggi adeguati, sicuri e convenienti entro il 2030 – è chiara, ma siamo ben lontani dall’obiettivo.

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Un report dall’incontro “Il lavoro deve essere sicuro!”

Condividiamo questo Report che riporta una sintesi degli interventi svolti nel corso dell’incontro del 22 aprile 2024  “Il lavoro deve essere sicuro” promosso dall’Associazione ” il Manifesto in rete” di Bologna  che ringraziamo.

 

 

Lo scorso 22 aprile a Bologna, Il manifesto in rete, anche in preparazione della Giornata mondiale della sicurezza sul lavoro del 28 aprile, ha organizzato un convegno sull’argomento (LOCANDINA QUI), i cui partecipanti sono indicati qui (vedi locandina allegata). Sulla pagina Facebook (…) è parimenti presente la registrazione dell’intero evento.

È difficile dare conto in un articolo di un dibattito ricco e forse inaspettatamente articolato e “sentito” durato oltre tre ore, e che, possiamo dirlo, per queste caratteristiche avrebbe meritato una platea ben più ampia. E la toccante testimonianza della madre di un giovane morto sul lavoro ha offerto un quadro anche straziante di quel che accade prima, e dopo, una morte sul lavoro, anche nella ricerca di verità e giustizia; e senza dimenticare che nella giornata in cui scrivo i morti sul lavoro sono, una volta di più, tre.

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