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Selezione di notizie, informazioni, documenti, strumenti per la promozione della salute e della sicurezza negli ambienti di lavoro e di vita. Diario Prevenzione è online dal 1996. Progetto e realizzazione a cura di Gino Rubini
La tragedia della centrale Enel di Suviana obbliga alla riflessione, all’umiltà e all’uso sobrio delle parole, con la ricerca di non scivolare nella retorica e nell’uso di parole consumate.
Perchè ancora una volta in pochi mesi si assiste ad una tragedia sul lavoro con lavoratori uccisi ? Ricordiamo la strage dei lavoratori dell’appalto travolti dal treno nella stazione di Brandizzo, gli operai travolti dal crollo del capannone in costruzione per Esselunga a Firenze e la tragedia della centrale Enel di Suviana.
Lavori in appalto di natura diversa e di diversa complessità non comparabili per le differenti professionalità coinvolte nella esecuzione dei lavori.
Il denominatore comune : si tratta di lavori in appalto affidati dalla stazione appaltante a filiere di aziende specializzate nella esecuzione e anche nella valutazione e gestione dei rischi specifici connessi alle loro competenze.
Dal punto di vista metodologico la valutazione e gestione accurata dei rischi specifici per lavorazione è affidata alla competenza dell’azienda esecutrice mentre i rischi di sistema o di sito dovrebbero essere valutati dalla stazione appaltante in collaborazione con il general contractor che ha responsabilità di coordinamento gestionale delle filiere di appalti e… subappalti.
Nel tragico evento di Brandizzo le “anomalie” nella gestione dei tempi di lavoro sicuri concordati per fare i lavori sul binario sono state , verosimilmente, la causa della tragedia.
Negli altri due casi occorre attendere le indagini della magistratura.
E’ tuttavia lecito proporre una revisione profonda della normativa degli affidamenti dei lavori in appalto ponendo in evidenza il fatto che l’affidamento ad una filiera di aziende specializzate non deve significare esternalizzazione delle responsabilità proprie della stazione appaltante per quanto attiene la sicurezza del sito o del sistema . Sarebbe bene che si definissero con precisione i ruoli e le responsabilità della gestione dei rischi interferenti da parte dei general contractor.
In altre parole, come abbiamo scritto più volte su questo sito, occorre concentrarsi su due grandi nemici della corretta valutazione e gestione dei rischi :
– la propensione delle grandi aziende a “esternalizzare” non solo i lavori che richiedono competenze e specializzazione ma anche le responsabilità di valutazione e gestione dei rischi di sistema e di coordinamento dei lavori dell’intera opera. Assai spesso manca da parte della stazione appaltante un’azione propria e adeguata di controllo della qualità delle procedure gestionali che hanno rilevanza per la sicurezza.
– la propensione all’interno delle filiere dei subappalti a pratiche operative basate assai spesso sull’informalità rispetto alle prescrizioni formali date dai capitolati e dalle procedure di sicurezza . Vi è un’abbondanza di pratiche informali “maligne” che sono favorite dalla lunghezza delle filiere dei subappalti e dalla mancanza di controlli di qualità delle stazioni appaltanti. E’ da questa subcultura dell’informalità per guadagnare tempo che hanno origine molti infortuni sul lavoro.
Non sappiamo quali siano state le cause prime della tragedia alla centrale Enel di Suviana, quello che sappiamo è che bisogna revisionare in profondità le norme riguardanti le pratiche di subappalto e che si faccia chiarezza sui limiti da porre rispetto ai processi di “esternalizzazione” delle responsabilità gestionali dei rischi per la sicurezza da parte delle stazioni appaltanti e dei general contractor. Gino Rubini, editor di Diario Prevenzione
Per la tragedia della centrale Enel di Bargi Diario Prevenzione condivide il messaggio appello della Società Nazionale degli Operatori della Prevenzione ( Snop.it)
“Gli infortuni sul lavoro, come le patologie e le morti per malattia da lavoro ben più numerose, ci sono sempre stati. Negli anni ’50 del secolo scorso erano 3-4 volte di più e all’inizio di questo secolo sembrava che la curva a scendere fosse sensibile e potesse indurre all’ottimismo (se così si può dire per un fenomeno comunque intollerabile).
Negli ultimi tempi si sta invece assistendo a novità drammatiche, che non possono non far saltare valutazioni e previsioni. Oltre allo stillicidio giornaliero di morti (non “bianche”, si badi bene, la si faccia finita con questa terminologia ipocrita), 17 (probabili) morti in 3 luoghi di lavoro nel volgere di poco più di 7 mesi (a Brandizzo, a Firenze e ieri nella Centrale di Suviana) hanno in comune, oltre a evidenti differenze, una parola chiave: appalto, spesso “catene” di appalti, e progressive esternalizzazioni, e ne richiamano altre fondamentali: cultura d’impresa, responsabilità d’impresa, organizzazione del lavoro a misura del “capitale umano” e non solo del “capitale”.
E’ l’ora che su questo si faccia chiarezza, prima ancora di parlare di “controlli”. E ovviamente i controlli (da tempo progressivamente, e sempre più colpevolmente, decurtati) ci vogliono, come ci vuole/ci vorrebbe una politica di prevenzione, di rimozione dei rischi alla fonte, che affronti il problema della salute e sicurezza del lavoro non come un di più. Non ci sono soluzioni magiche né purtroppo a breve, anzi quelle prodotte dal governo con gli ultimi provvedimenti, fino al recente DL 19, sono lungi dall’essere soluzioni, sono estemporanee e pericolose deviazioni anche concettuali, del resto associate a messaggi come “lasciamo lavorare le imprese, leviamo lacci e lacciuoli”.
Tutto questo non può stare dentro un paese civile, che pure ha una Costituzione che ha indicato come diritti fondamentali la salute, il lavoro e quindi anche il lavoro in salute. E invece di lavorare per vivere, per molti il lavoro diventa morte. Lanciamo un appello a tutte le persone di buona volontà perché il paese sia attraversato da un moto di vergogna: piangiamo, sì, ma anche i coccodrilli piangono…. Soprattutto facciamo in modo che l’indignazione per tutte queste vite rubate si traduca questa volta in reazione collettiva duratura: un moto non di poche ore né di pochi giorni, che porti ad una riflessione e ad un approfondimento su cosa realmente si dovrebbe e si potrebbe fare, partendo dalla messa in atto di un confronto aperto e concreto che veda il concorso di tutti quelli che hanno responsabilità ma anche idee e competenze.
Da tempo, dopo la stagione del Decreto Legislativo 81/2008, sembra che i tavoli dove vengono assunte decisioni siano sempre più ristretti e accentrati, e vedano sempre meno presenti professionalità, competenze e sensibilità che dovrebbero invece essere preziose. Nel nostro piccolo, come diciamo da anni, chi ha lavorato e lavora “sul campo” idee e competenze ne ha, e le vorrebbe mettere a disposizione, umilmente ma con la consapevolezza che ce n’è bisogno. E’ giusto gridare “Adesso Basta”, come domani a Bologna, ma insieme dire “Cosa bisogna e cosa si può fare” e pretendere di essere ascoltati. Da subito. ” fonte Snop.it
10 aprile 2024
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Wilfried Sanchez, Ifremer et Yann Aminot, Ifremer
En février 2023, le journal Le Monde a publié une vaste enquête sur la contamination de l’environnement par les PFAS, ces substances chimiques qualifiées de polluants éternels.
Les composés perfluoroalkylés et polyfluoroalkylés (PFAS) forment un groupe de plusieurs milliers de substances chimiques ayant la particularité d’être très persistantes dans l’environnement. En raison de leurs propriétés tensio-actives, de leur grande inertie thermique et de leur stabilité chimique, ils font l’objet d’un grand nombre d’usages domestiques et industriels, notamment dans les revêtements et enduits protecteurs, l’ameublement, l’habillement, les emballages alimentaires, les poêles antiadhésives, la cosmétique et les mousses extinctrices.
Un récent rapport de l’Inspection générale de l’environnement et du développement durable (IGEDD) fait un bilan de la contamination dans les eaux de surface et souterraines, mais aussi dans l’air et le sol. Le milieu marin, bien qu’il soit l’ultime réceptacle des contaminations terrestres, n’est pas abordé.
La question mérite donc d’être posée : l’océan et les organismes marins sont-ils contaminés par les PFAS ? Les données acquises par l’Ifremer (Institut français de recherche pour l’exploitation de la mer) permettent de commencer à répondre à ces questions.
Riteniamo molto utile fare conoscere questo Documento Inail che rappresenta un Progetto importante per la sicurezza nelle PMI . Editor |
Il progetto RECKON, diretto alle PMI, ha scelto come caso studio il settore metalmeccanico-metallurgico per l’applicazione ed ha prodotto il modello e una prima versione prototipale di hub, inteso come “centro di connessione di una rete”, potenzialmente aperto a tutte le aziende, per l’analisi sistematica dei rischi e delle loro cause, nonché la comprensione degli stati e delle effettive interazioni operatore-macchina-ambiente (sintetizzati nel termine “contesto”) per le attività di monitoraggio, diagnostica e prevenzione gestite in modo integrato.
di Davide Accordini, Patrizia Agnello, Silvia M. Ansaldi, Stefano Arrigoni, Francesco Braghin, Enrico Cagno, Cinzia Frascheri, Emilia Lenzi, Davide Piantella, Manuel Roveri, Letizia Tanca, Gabriele Viscardi
Il quaderno contiene la rappresentazione generale del framework e definisce i contesti applicativi in cui è stato sviluppato il progetto, individuando tre case lab dove installare la piattaforma tecnologica e sensoristica. È presente la descrizione generale dell’architettura hardware e software sviluppata, e viene dettagliato il modello di riferimento (Context Dimension Tree) per la rappresentazione del contesto di infortunio, che tiene conto dei risultati delle analisi anche di banche dati Inail sugli infortuni, degli ambiti di lavoro considerati e delle soluzioni tecnologiche da implementare in azienda. Viene esposta la formalizzazione della sensoristica adottata e la definizione su planimetria della rete di sensori e della loro effettiva localizzazione, oltre che la fase di installazione vera e propria del sistema presso le aziende individuate. Si conclude con la presentazione dei risultati raggiunti dal progetto con le sperimentazioni nelle aziende selezionate come casi studio, attraverso una sintesi delle analisi condotte sui dati acquisiti dai sensori.
Prodotto: Volume – Collana Quaderni di ricerca
Edizioni: Inail – gennaio 2024
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Informazioni e richieste: dcpianificazione-comunicazione@inail.it
Qual è l’impatto ecologico della transizione energetica? Non lo sappiamo ancora. Ma la prospettiva iniziale è abbastanza cupa da ispirare un numero crescente di scettici della transizione che avvertono che il saccheggio del pianeta per salvare la civiltà umana porterà solo a ulteriori catastrofi. Il coro è vario. Alcuni scienziati avvertono che non abbiamo abbastanza minerali per fornire al mondo intero energia rinnovabile; gli esperti di geopolitica avvertono che una corsa alle risorse in un mondo scarso di risorse alimenterà più conflitti , e i difensori dell’ambiente mettono in guardia contro l’ impatto devastante che le miniere hanno sugli ambienti locali.
L’impronta materiale dell’umanità rappresenta il 90% dei danni alla salute umana e alla biodiversità e tale impronta materiale è direttamente collegata alle nostre economie. Non c’è modo di dematerializzare le nostre economie : sono materiali. Anche la tendenza alla digitalizzazione consuma materiali ed energia. Semplicemente, non possiamo negare la realtà materiale, e “rendere più verde” la nostra fornitura di energia aumenta enormemente la nostra impronta materiale. Un’impronta materiale più grande porta anche ai conflitti. Attualmente ci sono 4000 conflitti ambientali nel mondo e il principale motore di questi conflitti è l’attività mineraria. I conflitti sono incentrati sui difensori dell’ambiente che combattono contro queste forze industriali e politiche. Viene da chiedersi come sarebbe il mondo se le uniche risorse a cui avessimo accesso fossero quelle del nostro giardino: sceglieresti di scavare le viscere del tuo giardino solo per inviare un’e-mail? >>>
Dal 1978, data della sua fondazione, al 2019 il SSN in Italia ha contribuito a produrre il più marcato incremento dell’aspettativa di vita (da 73,8 a 83,6 anni) tra i Paesi ad alto reddito. Ma oggi i dati dimostrano che il sistema è in crisi: arretramento di alcuni indicatori di salute, difficoltà crescente di accesso ai percorsi di diagnosi e cura, aumento delle diseguaglianze regionali e sociali. Questo accade perché i costi dell’evoluzione tecnologica, i radicali mutamenti epidemiologici e demografici e le difficoltà della finanza pubblica, hanno reso fortemente sottofinanziato il SSN, al quale nel 2025 sarà destinato il 6,2% del PIL (meno di vent’anni fa).
Il pubblico garantisce ancora a tutti una quota di attività (urgenza, ricoveri per acuzie), mentre per il resto (visite specialistiche, diagnostica, piccola chirurgia) il pubblico arretra, e i cittadini sono costretti a rinviare gli interventi o indotti a ricorrere al privato. Progredire su questa china, oltre che in contrasto con l’Art.32 della Costituzione, ci spinge verso il modello USA, terribilmente più oneroso (spesa complessiva più che tripla rispetto all’Italia) e meno efficace (aspettativa di vita inferiore di sei anni). La spesa sanitaria in Italia non è grado di assicurare compiutamente il rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e l’autonomia differenziata rischia di ampliare il divario tra Nord e Sud d’Italia in termini di diritto alla salute.
È dunque necessario un piano straordinario di finanziamento del SSN e specifiche risorse devono essere destinate a rimuovere gli squilibri territoriali. La allocazione di risorse deve essere accompagnata da efficienza nel loro utilizzo e appropriatezza nell’uso a livello diagnostico e terapeutico, in quanto fondamentali per la sostenibilità del sistema. Ancora, l’SSN deve recuperare il suo ruolo di luogo di ricerca e innovazione al servizio della salute.
Parte delle nuove risorse deve essere impiegata per intervenire in profondità sull’edilizia sanitaria, in un Paese dove due ospedali su tre hanno più di 50 anni, e uno su tre è stato costruito prima del 1940. Ma il grande patrimonio del SSN è il suo personale: una sofisticata apparecchiatura si installa in un paio d’anni, ma molti di più ne occorrono per disporre di professionisti sanitari competenti, che continuano a formarsi e aggiornarsi lungo tutta la vita lavorativa. Nell’attuale scenario di crisi del sistema, e di fronte a cittadini/pazienti sempre più insoddisfatti, è inevitabile che gli operatori siano sottoposti a una pressione insostenibile che si traduce in una fuga dal pubblico, soprattutto dai luoghi di maggior tensione, come l’area dell’urgenza. È evidente che le retribuzioni debbano essere adeguate, ma è indispensabile affrontare temi come la valorizzazione degli operatori, la loro tutela e la garanzia di condizioni di lavoro sostenibili. Particolarmente grave è inoltre la carenza di infermieri (in numero ampiamente inferiore alla media europea).
Da decenni si parla di continuità assistenziale (ospedale-territorio-domicilio e viceversa), ma i progressi in questa direzione sono timidi. Oggi il problema non è più procrastinabile: tra 25 anni quasi due italiani su cinque avranno più di 65 anni (molti di loro affetti da almeno una patologia cronica) e il sistema, già oggi in grave difficoltà, non sarà in grado di assisterli.
La spesa per la prevenzione in Italia è da sempre al di sotto di quanto programmato, il che spiega in parte gli insufficienti tassi di adesione ai programmi di screening oncologico che si registrano in quasi tutta Italia. Ma ancora più evidente è il divario riguardante la prevenzione primaria; basta un dato: abbiamo una delle percentuali più alte in Europa di bambini sovrappeso o addirittura obesi, e questo è legato sia a un cambiamento – preoccupante – delle abitudini alimentari sia alla scarsa propensione degli italiani all’attività fisica. Molto va investito, in modo strategico, nella cultura della prevenzione (individuale e collettiva) e nella consapevolezza delle opportunità ma anche dei limiti della medicina moderna.
Molto, quindi, si può e si deve fare sul piano organizzativo, ma la vera emergenza è adeguare il finanziamento del SSN agli standard dei Paesi europei avanzati (8% del PIL), ed è urgente e indispensabile, perché un SSN che funziona non solo tutela la salute ma contribuisce anche alla coesione sociale.
Firmato:
Ottavio Davini, Enrico Alleva, Luca De Fiore, Paola Di Giulio, Nerina Dirindin, Silvio Garattini, Franco Locatelli, Francesco Longo, Lucio Luzzatto, Alberto Mantovani, Giorgio Parisi, Carlo Patrono, Francesco Perrone, Paolo Vineis
In Italia una delle più grandi conquiste della Repubblica è il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), che ha contribuito significativamente a migliorare prospettiva e qualità di vita e a ridurre le disuguaglianze socioeconomiche.
Negli ultimi decenni, in un contesto di marcato miglioramento delle condizioni generali di salute della popolazione mondiale, l’Italia si caratterizza per il maggior incremento – tra i Paesi ad alto reddito – dell’aspettativa di vita, passata da 73,8 a 83,6 anni tra il 1978 (che è l’anno di creazione del SSN) e il 20191. Ma se segnali preoccupanti si percepivano già prima del 2019, dopo la pandemia molti dati dimostrano che il sistema presenta inequivocabili segni di crisi: frenata o arretramento di alcuni indicatori di salute, difficoltà crescente – e talora insostenibile – di accesso ai percorsi di diagnosi e cura, aumento delle diseguaglianze regionali e sociali, per citare solo i problemi più importanti.
Quali sono le cause principali? L’inarrestabile evoluzione tecnologica, con il conseguente incremento dei costi, l’invecchiamento della popolazione e il mutamento degli scenari delle malattie, congiuntamente all’inflazione e alle difficoltà della finanza pubblica, hanno reso fortemente sottofinanziato il SSN, al quale nel 2025 sarà destinato circa il 6,2% del PIL2, meno di quanto (6,5%) accadeva 20 anni fa. Oltre al divario tra costi crescenti e finanziamento decrescente e a un carico di inefficienza e inappropriatezza, manca un vero dibattito sul nesso tra sostenibilità e diritto alla salute.
I Servizi Sanitari universalistici come quello italiano sono stati colpiti duramente dalla crisi economica del 2009, e in alcuni casi (Grecia, Spagna, Portogallo) hanno ridimensionato grandemente il ruolo del pubblico a favore del privato (con una conseguente crescita della spesa sanitaria direttamente a carico dei cittadini)3. Dal sistema pubblico viene ancora garantita a tutti una quota di attività (urgenza, ricoveri per acuzie), mentre per un’altra parte dell’assistenza (visite specialistiche, accertamenti diagnostici, piccola chirurgia) la popolazione è costretta a rinviare gli interventi o indotta a ricorrere al privato e alle assicurazioni. Progredire su questa china, oltre a essere contrario al dettato costituzionale (Art. 32)4, potrebbe portarci verso il modello USA, che è chiaramente il più oneroso (spesa media più che tripla rispetto all’Italia) e meno efficace (aspettativa di vita inferiore di sei anni)5,6. Noi crediamo che i cittadini non vogliano scegliere questo scenario. >>>
allegato1712228523
per scaricare il Documento della Conferenza delle Regioni clicca QUI
Nota di Editor
Riteniamo importante socializzare questo documento della Conferenza delle Regioni sul tema : ” POSIZIONE SULLO SCHEMA DI CONVERSIONE IN LEGGE DEL DECRETO-LEGGE 2 MARZO 2024, N. 19 RECANTE “ULTERIORI DISPOSIZIONI URGENTI PER L’ATTUAZIONE DEL PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA (PNRR)”Parere, ai sensi dell’articolo 9, comma 3, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281 Punto 3) Odg Conferenza Unificata.
La pratica reale di questo governo è quello dei tagli al Servizio Sanitario Nazionale con la sottrazione di parte della quota del PNRR destinato alle Regioni per il SSN. E’ poi esemplare il rilievo delle Regioni per quanto attiene i Servizi di prevenzione e tutela della salute nei luoghi di lavoro delle Asl per i quali non è previsto alcun trasferimento di risorse ( vedi il paragrafo specifico a pag.na 4 del documento). In modo palese nel D.L 19 il governo opera un ribaltamento istituzionale non concordato ponendo in posizione subalterna i Servizi di Prevenzione e tutela della salute nei luoghi di lavoro rispetto a INL, Carabinieri e Inail.
Dietro il paravento risibile della propaganda per la cosiddetta ” autonomia differenziata” la pratica reale del governo è quella della centralizzazione burocratica delle funzioni e delle competenze dello Stato e al contempo della continuità nel definanziamento cronico del SSN fino a metterne in discussione la sopravvivenza . editor
Articoli apparsi su diverse fonti d’informazione aggiornamento al 2 aprile 2024
Ecco come 3M ha chiuso la storia dei Pfas nell’acqua potabile
https://www.startmag.it/economia/ecco-come-3m-ha-chiuso-la-storia-dei-pfas-nellacqua-potabile/
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Cosa contengono le nuove norme dell’Ue per ridurre le emissioni nocive dell’industria
https://economiacircolare.com/emissioni-industriali-ue/
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Così la pressione dell’industria ha convinto Bruxelles a una marcia indietro sul divieto ai Pfas
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Regolamento sui gas fluorurati
Emendamenti del Parlamento europeo, approvati il 30 marzo 2023, alla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sui gas fluorurati a effetto serra, che modifica la direttiva (UE) 2019/1937 e che abroga il regolamento (UE) n. 517/2014 (COM(2022)0150 — C9-0142/2022 — 2022/0099(COD)) (1)
(Procedura legislativa ordinaria: prima lettura)
(2023/C 341/07)
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I “Forever chemicals” tra salute pubblica, lobbies e industria bellica. Speciale PFAS
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Documentazione Istituzionale
COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA
sulle attivita` illecite connesse al ciclo dei rifiuti
e su illeciti ambientali ad esse correlati – 2018
COMMISSIONE PLENARIA:
Sulla pubblicità dei lavori …………………………………………………………. 3
Seguito dell’esame della proposta di relazione di aggiornamento sull’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) in alcune aree della regione Veneto (Relatori: sen. Orellana, on. Palma) (Seguito dell’esame e conclusione) ……………………….. 4
ALLEGATO 1 (Relazione di aggiornamento sull’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) in alcune aree della regione Veneto) ………
Un podcast senza fronzoli a cura di Gino Rubini
– Droni e missili per incinerire operatori umanitari, una tragedia dei nostri tempi tristi
– Una buona notizia. Valutazione e Comunicazione del Rischio in Sicurezza Alimentare Un manuale di grande utilità
– USA. Le donne bevono fino alla nausea. L’amministrazione è preoccupata per il costo delle cure
– L’Antropocene esiste già nelle nostre teste, anche se ormai ufficialmente non è un’epoca geologica
– PFAS, PFOS …e dintorni
Buon Ascolto !
Segnaliamo questo manuale sulla valutazione e comunicazione del rischio in Sicurezza Alimentare, uno strumento utile erga omnes, dall’uso individuale a quello degli operatori della ristorazione collettiva.
La Scheda fonte: Libri Unimi
Il volume, per il suo approccio didattico e divulgativo, è adatto a chi intende avvicinarsi per la prima volta alla materia della valutazione del rischio in sicurezza alimentare. Vi si descrivono le conoscenze e le competenze necessarie per un’efficace valutazione e comunicazione del rischio, a partire dal corpo normativo e dallo scenario internazionale in cui queste sono inserite. Vengono inoltre indicati i percorsi formativi di base e i supporti economici per conseguirli. I capitoli sono scritti da specialisti di grande professionalità ed esperienza, sono ben integrati nello sviluppo dell’argomento, ma al tempo stesso sono leggibili indipendentemente e corredati ciascuno da un aggiornato supporto bibliografico e sitografico. Il volume è un ottimo punto di partenza per approfondimenti specialistici e permette una facile comprensione generale dell’argomento e delle azioni che l’Italia e l’Unione Europea hanno in atto per fronteggiare, in modo coordinato ed efficace, le sfide sanitarie globali dei prossimi anni.
Per sfogliare e scaricare il volume in formato PDF clicca QUI
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Una mañana de hace casi 10 años Karla Adkins se miró en el espejo retrovisor de su auto y advirtió que el blanco de sus ojos se había vuelto amarillo.
En ese entonces tenía 36 y trabajaba como médica de enlace para un sistema hospitalario de la costa de Carolina del Sur ayudando a fortalecer los vínculos entre los médicos.
Desde sus 20 años, había estado luchando en secreto contra el consumo excesivo de alcohol, convencida de que la ayudaba a calmar sus ansiedades.
Adkins comprendió que ese color amarillento de sus ojos era producto de la ictericia. Aun así, no imaginó que fuera posible que le diagnosticaran una enfermedad hepática relacionada con el abuso de alcohol.
“Sinceramente, mi mayor temor era que alguien me dijera que no podía volver a beber”, contó Adkins, que hoy vive en Pawleys Island, una ciudad costera a unas 30 millas al sur de Myrtle Beach.
Pero la bebida ya había afectado su salud y, menos de 48 horas después de su descubrimiento en el espejo retrovisor, Adkins fue hospitalizada por una falla hepática. “Fue muy rápido”, recordó.
Históricamente, las enfermedades vinculadas al abuso del alcohol han afectado más a los hombres. Pero datos actuales de los Centros para el Control y Prevención de Enfermedades (CDC) muestran que las tasas de muerte por esta causa están aumentando más rápido entre las mujeres que entre los hombres.
La administración Biden considera alarmante esta tendencia. Una estimación reciente predice que, en Estados Unidos, para 2040, las mujeres representarán casi la mitad de los costos de las enfermedades hepáticas asociadas al alcohol; lo que supone un gasto total de $66,000 mil millones.
Se trata de un tema prioritario para el Departamento de Salud y Servicios Humanos (HHS) y el Departamento de Agricultura (USDA), que el año próximo publicarán juntos directrices dietéticas nacionales actualizadas.
Pero dado que el marketing de las bebidas alcohólicas se dirige cada vez más a las mujeres y que el consumo social de alcohol es ya una parte importante de la cultura estadounidense, no es un cambio que apoye todo el mundo.
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Kevin Collins, The Open University
An international subcommittee of geologists recently voted to reject a proposal to make the Anthropocene an official new geological epoch, defined by humanity’s enormous impact on the planet. Assuming some protests do not overturn the ruling, it will now take another decade for the decision to be reviewed.
That may seem a long time given climate change concerns, but it is of course far less than a blink in planetary terms. The Earth can certainly wait, even if we can’t.
But sometimes big ideas like the Anthropocene take time to find meaning in our lives and perhaps their answer. How do I know? Let me tell you a story.
Nine years ago, I was in Munich visiting friends. We went on a family outing to the Deutsche Museum, a world class celebration of technology and engineering in a vast building on an islet of the River Isar. The entrance was framed on either side by very tall vertical banners, fluttering in the breeze.
Each blue-green banner had an image of the Earth with a thumbprint overlay. And in bold white lettering, variously: “Welcome to the Anthropocene / Willkommen in Anthropozän”. The subtitle read: “The Earth in Our Hands”.
I had to forgo the exhibition because my family wanted to see just about everything else. But even as I stood on the steps at the entrance, with my young son clutching my hand, it struck me as a curious title.
Why would anyone welcome anyone to the Anthropocene? Who would really want to go to that party? The invitation was, well, distinctly uninviting.
I have thought about this troubling invitation on and off in the intervening years. Was “welcome” being ironic or even cynical perhaps – an invitation of despair and inevitability? But that contradicted the ethos of the museum and the academic Rachel Carson Centre which co-hosted the exhibition, where insight, learning and practical science are celebrated. So my question has remained: why “welcome”?
I finally realised an answer during a recent conversation with my PhD student Houda Khayame who is building on work between myself and colleague Ray Ison to explore how systems thinking and acting in the Anthropocene might improve governance of our environment. We were talking about how geologists have been searching for a “golden spike” in the mud or soil or Earth’s geological record as evidence of the Anthropocene ever since the term was popularised in 2000.
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Fonte : Algorithm Watch
Autore : By Martí Blancho
Spanish region Catalonia’s government approved the use of an Artificial Intelligence-based software to monitor inmates and interpret their behavior. Partially funded by the European Union, the system was to be implemented at the Mas d’Enric prison near Tarragona, a city south of Barcelona, and extended to other regional prisons. Ultimately, it wasn’t.
Eight months earlier, the justice department had launched a pilot project in the Mas d’Enric prison and allocated 200,000 euros to the French company Inetum that was supposed to supply the software. The illustrative timeline of the public tender stated that the training phase would start in October 2023. However, the project never reached that stage.
The regional Department of Justice (DOJ) claims that the project was in a “very preliminary planning phase” and “had not yet been implemented.” In fact, there was still “a data protection impact analysis” pending when the administration began the contract termination process, as briefly explained in response to our freedom of information (FOI) request.
The DOJ did not provide further details on the algorithmic models used, the databases to which they would have access, or the data that would have been used to create the risk profiles. The department justifies its refusal on the grounds that “the program has not yet been developed,” making it seem like the administration had only a rough idea of how it would work.
Fonte immagine WIKI
Come si può dedurre dagli articoli che segnaliamo anche in questo fine settimana di Pasqua 2024 vi è una pluralità di azioni pubbliche per restringere la produzione e l’utilizzo di PFAS per la loro pervasività e permanenza negli habitat e dall’altra parte un “fiume sotterraneo” di azioni di lobbing e di pressioni per frenare iniziative normative da parte delle autorità sanitarie nazionali ed europee. E’ difficile scorgere in questa epoca di “venti di guerra” un percorso razionale che abbia inizio dalla domanda : “ quali sono i settori produttivi e le tipologie di prodotto solo per i quali al momento non si può fare a meno dei PFAS ?” La risposta non può essere che non si può rinunciare in nessun settore a questi prodotti… Il secondo quesito riguarda la restrizione di campo dei PFAS segnalati dalla ricerca come più pericolosi per la salute umana e ambientale. Sono oltre 4700 sostanze impiegate in tanti processi produttivi diversi: si tratta di avviare un pesante ma ineludibile percorso di mappazione e di selezione che deve essere affidato dalla Commissione europea ad Enti di Ricerca qualificati che si interroghino anche sulle possibili tecnologie sostitutive in collaborazione con le industrie interessate …. Nessuna illusione che tutto ciò sia un lavoro facile con soluzioni a portata di mano, occorrono anni di lavoro, una strategia, poteri e risorse ingenti per liberarci da ciò che abbiamo seminato nell’ambiente e nei corpi dei viventi nel corso di molti decenni. editor
Documentazione di riferimento
Proposta di restrizione REACH sui PFAS . Osservazioni Confindustria Settembre 2023 – Position Paper
https://www.pressenza.com/it/2024/03/petizione-sulle-sostanze-pfas-uneuropa-libera-da-veleni/
https://www.lifegate.it/inquinamento-idrico
https://www.plastmagazine.it/pfas-dipartimento-della-difesa-usa-indispensabili-sicurezza/
EVENTI
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Fonte : Znetwork
We’re getting right to the nub now.
This week the World Meteorological Organization officially certified 2023 as the hottest year in human history. Just to put on the record here what should have been the lead story in every journal and website on our home planet:
Andrea Celeste Saulo, secretary general of the WMO, said the organisation was now “sounding the red alert to the world.”
The report found temperatures near the surface of the earth were 1.45°C higher last year than they were in the late 1800s, when people began to destroy nature at an industrial scale and burn large amounts of coal, oil, and gas.
Last year’s spike was so scary that NASA’s Gavin Schmidt—Jim Hansen’s heir as keeper of NASA’s climate record—wrote in Nature this week that it raised the most profound possible implications. Please read his words slowly and carefully:
It could imply that a warming planet is already fundamentally altering how the climate system operates, much sooner than scientists had anticipated. It could also mean that statistical inferences based on past events are less reliable than we thought, adding more uncertainty to seasonal predictions of droughts and rainfall patterns.
Much of the world’s climate is driven by intricate, long-distance links—known as teleconnections—fuelled by sea and atmospheric currents. If their behavior is in flux or markedly diverging from previous observations, we need to know about such changes in real time.
And now, with equal care, read the words of the biggest oil producer on earth, the CEO of Saudi Aramco, who was in Houston last week for the annual hydrocarbon festival known as CERAWeek.
We should abandon the fantasy of phasing out oil and gas and instead invest in them adequately reflecting realistic demand assumptions.
That is to say, the powers that be want to abandon what the World Meteorological Organization, in their “red alert” report called the “one glimmer of hope”: that renewable energy installations rose 50% last year.
Understand that the battle is fully joined. The fossil fuel industry—as Exxon CEO Darren Woods helpfully explained—is in an all-out fight to derail anything green, because it won’t return “above average profits.” They have plenty of allies: Everyone noted former President Donald Trump threatening a “bloodbath” last week, but fewer noted the actual target of his wrath: electric vehicles. The Biden administration, after listening to the rhetoric at the Houston conference, backed EVs in a straightforward and earnest way today, announcing new rules that attempt to spur the rapid growth of a crucial climate-fighting technology. But of course that produced the requisite reaction: as The New York Times reported:
The American Fuel & Petrochemical Manufacturers, a lobbying organization, has started what it says is a “seven figure” campaign of advertising, phone calls, and text messages against what it falsely calls “Biden’s E.P.A. car ban” in the swing states Pennsylvania, Michigan, Wisconsin, Nevada, and Arizona, as well as in Ohio, Montana, and the Washington D.C. market.
So, like it or not, the climate crisis is going to be a key part of this election campaign. The November outcome may hinge on whether Americans can imagine making even this small change in the face of the gravest crisis our species has ever wandered into: replacing the gas tank in a car with a battery. That doesn’t seem like much to ask?
Un operaio di cinquanta anni, Vasile Tofan, ha perso la vita a Fidenza, in provincia di Parma. Il decesso è avvenuto all’interno di un cantiere dove erano in corso dei lavori di adeguamento sismico della scuola Collodi. A quanto si apprende dall’Ansa carabinieri sono al lavoro per ricostruire la dinamica: sembra che una gru abbia perso un carico, che ha travolto il dipendente della ditta che sta seguendo i lavori.
Segnaliamo dal sito Inail questa importante pubblicazione sulla valutazione e gestione dei rischi cui sono esposti i lavoratori marittimi
Il monografico “Attività e fattori di rischio dei lavoratori del mare” rappresenta il secondo rapporto sulla sicurezza dei lavoratori marittimi. A differenza del primo rapporto, viene introdotto anche il tema della salute, in modo da avere un quadro completo dei rischi, degli infortuni e delle malattie di questo particolare settore.
Le analisi, basate su diverse fonti di dati, forniscono infatti un riscontro sul contesto di riferimento, sulla dinamica degli eventi infortunistici, sulla percezione del rischio, sulle patologie professionali e sull’esposizione all’amianto nelle navi. I risultati forniscono rilevanti spunti sull’acquisizione delle informazioni in un’ottica prevenzionale.
Prodotto: Volume
Edizioni: Inail – 2024
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Informazioni e richieste: dcpianificazione-comunicazione@inail.it
Per leggere l’articolo tradotto in italiano clicca l’icona blu (la quarta da sinistra in fondo all’articolo) google translate . Per un uso professionale e/o di studio raccomandiamo di fare riferimento al testo originale. |
Kate Andrias, Columbia University
, , and Trader Joe’s have all responded to allegations that they have violated labor laws with the same bold argument. The National Labor Relations Board, they assert in several ongoing legal proceedings, is unconstitutional.
that the NLRB is engaging in “an unlawful attempt … to subject Space X to an administrative proceeding whose structure violates Article II, the Fifth Amendment, and the Seventh Amendment of the Constitution of the United States.”
If these companies prevail, the entire process for holding union elections and for prosecuting employers who break labor laws – in place since the days of the New Deal – could collapse. That would leave U.S. workers more vulnerable to exploitation.
The Supreme Court upheld the constitutionality of the board nearly a century ago, soon after President Franklin D. Roosevelt signed the law that created the NLRB and made clear that workers have the right to organize and bargain collectively. Justices have also rejected similar arguments in cases involving other agencies.
As a law professor who researches labor law and constitutional law and a former labor organizer, I am deeply concerned, but not surprised, by these attacks on the federal agency that has protected U.S. workers’ right to organize unions and bargain collectively with their employers since the 1930s.
These corporations seem to believe they will find a sympathetic audience before the conservative justices that occupy six of the Supreme Court’s nine seats. In a series of prior cases, the conservative justices have already weakened administrative agencies and cut back on workers’ rights.
The corporate attack on the NLRB also seems to be a response to growing support for unions among Americans.
Workers at the companies that are challenging the NLRB’s constitutionality have all begun to organize unions in recent years, with numerous, high-profile, union-organizing wins. Workers across numerous sectors, including auto, education, health care and Hollywood, have recently held successful strikes.
What’s more, the NLRB has been more assertive in prosecuting employers for violating workers’ rights, and it has been revising rules in ways that make it easier for workers to organize.
For example, it has made it possible for the unionization process to move faster and has sought to quickly reinstate workers who are illegally fired for organizing unions, rather than waiting years for litigation to play out.
21 mars 2024
En février 2024, suite à un incident survenu dans un atelier sur le site de Marcoule (Gard) exploité par le CEA, l’Autorité de sûreté nucléaire (ASN) est venue sur place. Lors de son inspection, elle a constaté de graves lacunes dans la gestion des matières radioactives, notamment en ce qui concerne le risque de criticité (la possibilité qu’une réaction nucléaire [1] démarre toute seule lorsque une certaine quantité de matière fissile [2] est rassemblée).
Manque de compétences, inadaptations aux postes, formations inexistantes, absence de suivi des quantités de matières fissiles, mauvais traitement des incidents… L’ASN fustige le CEA pour le manque de culture de sûreté généralisé. Toutes les opérations de transfert de substances nucléaires sont suspendues.
L’articolo , molto interessante, prosegue alla fonte sul sito SORTIR DU NUCLEARE
Fonte : FP CGIL
Roma, 25 mar – “Da oggi non è più necessaria la denuncia per le aggressioni subite dal personale sanitario e sociosanitario, sarà possibile quindi procedere anche d’ufficio a prescindere dalla gravità della lesione. Bene, però non possono essere solo le modifiche al Codice penale la soluzione per il contrasto alla violenza sugli operatori. Per la Fp Cgil la priorità è tutelare il personale e prevenire le aggressioni sia fisiche che verbali. Occorre andare avanti sulla strada della prevenzione, istituendo in tutti i luoghi di lavoro il Registro dei mancati infortuni, applicando quanto previsto dalla Raccomandazione n.8-2007 del Ministero della Salute e quanto suggerito dall’attività di monitoraggio realizzata dall’Osservatorio Nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie (ONSEPS)”. Lo scrive in una nota Fp Cgil.
“E’ importante ricordare – si osserva – che sono stati ben 16 mila gli episodi di aggressione al personale sanitario e sociosanitario nel 2023 e 18 mila le operatrici e gli operatori coinvolti, secondo quanto emerge dalla relazione sul 2023 dell’Osservatorio. La professione più colpita è quella infermieristica, seguita dai medici e dagli operatori socio-sanitari. Due terzi delle persone aggredite sono donne. Gli ambienti più rischiosi risultano essere i Pronto Soccorso, le Aree di Degenza, i servizi psichiatrici e gli ambulatori. I principali aggressori sono i pazienti (69%) contro il 28% di parenti. Il 68% delle aggressioni è di tipo verbale, il 26% fisico e il 6% contro beni di proprietà”, conclude la nota.
Dopo il decreto di integrazione sollecitato dalle numerose lettere, CIIP sollecita le istituzioni lamentando la scarsa rappresentanza dei servizi territoriali e la perdurante asimmetria nei confronti di salute e sicurezza sul lavoro.
In allegato il Decreto della ex DG Prevenzione Sanitaria e la lettera della CIIP nel merito delle scelte fatte.
Per scaricare i files allegati vai alla fonte >>> Clicca QUI
L’opuscolo, aggiornato rispetto al 2015, vuol essere uno strumento di ausilio nell’utilizzo e nella gestione degli agenti cancerogeni e/o mutageni sul luogo di lavoro.
Destinato a lavoratori, datori di lavoro e RSPP, fornisce informazioni sulla gestione dei rischi connessi alla presenza di agenti chimici cancerogeni e/o mutageni in ambito lavorativo. Dopo una panoramica su classificazione ed etichettatura di cancerogenicità e mutagenicità secondo la normativa vigente e sui meccanismi di cancerogenesi e mutagenesi, vengono descritte le principali misure da intraprendere per il controllo dell’esposizione degli addetti. Segue una serie di schede di facile consultazione, dedicate ai principali agenti cancerogeni e/o mutageni in ambito lavorativo, compresi i chemioterapici antiblastici, indi sono riportate le procedure basilari per lavorare in sicurezza.
Prodotto: Volume
Edizioni: Inail – 2024
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Informazioni e richieste: dcpianificazione-comunicazione@inail.it
Il “volantone” che spiega le richieste di Cgil Uil in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro in vista della manifestazione a Roma il 20 aprile .
Per scaricare il pdf della Locandina – Volantone clicca QUI