Aggiornamento Rassegna Stampa PFAS – 21 marzo 2024

 Rassegna Stampa PFAS – 21 marzo 2024

  • I fiumi della Toscana contaminati dai Pfas: a inquinare è anche il distretto cartario. “La Regione intervenga sugli scarichi industriali”  Fonte :il Fatto Quotidiano
  • PFAS: “Dalla infertilità, al cancro”: gli effetti degli ‘inquinanti eterni’ nello studio Unibo  Fonte : Bologna To Day
  • Ecco come il Pentagono svicola dalle cause legali legate alle sostanze chimiche Pfas Fonte : StartMag
  • Pfas, l’inquinante in acqua preoccupa anche in Lombardia: critica situazione tra Adda e Seveso            Fonte: DIRE

 

Il Rapporto Ambiente SNPA 2023 ( Sistema Nazionale per la Protezione Ambientale ).

Il 21 febbraio è stato presentato il Rapporto Ambiente 2023 di SNPA, che analizza lo stato delle cose in Italia in materia di energia da fonti rinnovabili, gestione dei rifiuti, qualità dell’aria, biodiversità e altro. Divisa in 21 punti, l’analisi presentata è utile per il monitoraggio degli obiettivi fissati dal Green Deal europeo per il 2030.

E’ possibile scaricare il file del Rapporto Ambiente SNPA 2023 . clicca QUI

La casa editrice scientifica Springer Nature ha ritirato lo studio di quattro fisici italiani che negava gli impatti della crisi climatica

Fonte:  Valigia Blu che rigraziamo

 

Springer Nature, uno dei maggiori editori scientifici, ha dichiarato di aver ritirato uno studio sottoposto a peer-review a firma del fisico nucleare, Gianluca Alimonti, del meteorologo agrario, Luigi Mariani, e dei fisici Franco Prodi e Renato Angelo Ricci, perché presentava conclusioni fuorvianti sull’impatto del cambiamento climatico. Prodi e Ricci sono tra i firmatari della World Climate Declaration, in cui si afferma che “non c’è alcuna emergenza climatica” e che “arricchire l’atmosfera di CO2 è vantaggioso”. Franco Prodi è uno dei cosiddetti “falsi esperti”, o “pseudoesperti” – nel senso che pur essendo scienziati (nel caso di Prodi, fisici dell’atmosfera) nella loro carriera non si sono mai occupati di cambiamento climatico e non possono essere considerati esperti della materia – spesso intervistati sui media generalisti dando l’impressione ingannevole che il dibattito scientifico sia ancora aperto.

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Alcune riflessioni sull’alluvione in Romagna

foto wikipedia 

Condivido alcune riflessioni su quanto sta avvenendo in questa terra di Romagna dove risiedo per una certa parte dell’anno. Per una serie di contingenze fortunate Marina Romea, da dove scrivo, non è stata invasa dalle acque e dal fango come tanti altri comuni della Romagna. Stanno arrivando molte persone sfollate dalle loro case colpite dall’alluvione di Bagnacavallo, Solarolo, Faenza, Ravenna e altri comuni più piccoli. Alcuni hanno qui le loro residenze estive del mare, altri sono ospitati nelle case di amici. I racconti di questi uomini e donne sono impressionanti. L’aspetto che molte/i vogliono ricordare è stata la velocità con la quale le acque hanno invaso scantinati e appartamenti situati ai piani terra. In pochi minuti l’acqua ha sommerso cucine, tavoli, credenze, frigoriferi, divani. Gli oggetti della vita quotidiana sono stati avvolti da acqua e fango in un istante: solo la fuga rapida ai piani superiori ha permesso la salvezza.

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Sobriété : « faciliter » les changements de comportements, une méthode aux effets pervers

L’incitation aux écogestes peut être contre-productive.
Shutterstock

Naoufel Mzoughi, Inrae; Deborah Peterson, Australian National University et Gilles Grolleau, ESSCA

Le changement des comportements humains constitue l’une des clés pour résoudre les nombreux challenges auxquels l’humanité doit faire face, comme la montée en puissance des troubles psychiques chez les jeunes, la pollution effrénée de la planète ou la dépendance aux énergies fossiles.

Une préconisation récurrente vise à rendre le changement plus facile, en diminuant les efforts, les sacrifices et l’investissement nécessaires. Les citoyens sont, ainsi, souvent invités à adopter de nombreux « trucs et astuces » écologiques. Par exemple, le plan de sobriété énergétique prévoit une « campagne de communication autour des gestes simples au quotidien : je baisse, j’éteins, je décale » – ce qui pourrait laisser entendre que résoudre les problèmes environnementaux n’exigerait pas d’efforts et consisterait en une succession de gestes simples.

Néanmoins, des résultats en sciences comportementales suggèrent que la facilitation systématique des comportements moins énergivores et écoresponsables n’est pas sans risques et peut cacher des revers.

Plusieurs raisons expliquent, en effet, comment une plus grande facilité peut parfois s’avérer contre-productive et pourquoi un certain degré de difficulté peut même être souhaitable.

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Solidarietà. Notizie dalla Germania – Collettivo GKN a Berlino! Con le voci dei protagonisti

La settimana trascorsa è stata settimana di tour tedesco per il collettivo di fabbrica GKN, che ha partecipato ad assemblee a Lipsia, Halle, Berlino.
Domenica 5 Marzo dopo una breve introduzione abbiamo raccolto, in occasione di un pranzo sociale, le voci di Lukas Ferrari (attivista e interprete) , Franco Di Giangirolamo (ANPI Berlino), Dario Salvetti (Collettivo di Fabbrica GKN).
#gkn  #lavoratori  #imprenditori  #operai  #melrose

Dalla Gkn società di mutuo soccorso nei luoghi di lavoro

Per leggere l’articolo clicca QUI 
Per maggiori informazioni sulla lotta dei lavoratori e delle lavoratrici Gkn clicca QUI 

Cosa sta succedendo alla portaerei brasiliana Sao Paulo, una nave di 34000 tonnellate da demolire ?

 

Cosa sta succedendo alla portaerei brasiliana Sao Paulo, una nave di 34000 tonnellate da demolire, rifiutata dai cantieri turchi dopo le proteste dei lavoratori in ragione dell’amianto e delle tonnellate di altre sostanze nocive ? Ora si trova nell’atlantico e si prevede che verrà fatta affondare nell’oceano dalla Marina brasiliana. La Marina brasiliana ha dichiarato di non avere altra scelta che affondare la nave in acqua a circa 5.000 metri (2.700 braccia) di profondità a 350 chilometri (217,48 miglia) al largo all’interno della zona economica esclusiva del Brasile. E’ palese che vi sarà nel tempo il rilascio dei fluidi tossici come pcb e altre sostanze nocive. Secondo fonti di stampa brasiliana la nave potrebbe rilasciare metalli pesanti derivanti dalle vernici, residui di mercurio dalle migliaia di lampade, ecc.     L’affondamento ” controllato” dovrebbe avvenire nelle prossime settimane. Fonti: diversi media brasiliani .

  1. Governo anuncia que porta-aviões São Paulo, maior navio que Marinha já possuiu, será afundado em alto mar
  2. La Marina de Brasil planea hundir al portaaviones São Paulo
  3. Sucata de porta-aviões brasileiro com material tóxico navega sem rumo; navio será afundado?

 

Legambiente ER. CCS, stretta di mano ENI-SNAM: facciamo il punto

Fonte Legambiente EmiliaRomagna che ringraziamo

Pubblichiamo questo comunicato  di Legambiente Emilia Romagna che fa chiarezza sulla tecnologia CCS promossa  come ” miracolosa risolutrice” della questione energetica in grado di rendere compatibile il perdurare dell’utilizzo delle fonti fossili  con la transizione ecologica , una proposta che non convince scienziati e tecnici. Un progetto deviante  per non affrontare il cambiamento necessario per la decarbonizzazione della produzione di energia. editor

IL COMUNICATO LEGAMBIENTE EMILIA-ROMAGNA 

 Stretta di mano Descalzi-Vernier in nome del fossile: gli investimenti sul CCS allontanano gli obiettivi di decarbonizzazione, legandoci a doppio filo ai combustibili fossili

 CCS tecnologia attualmente fallimentare, serve solo a favorire il business del fossile, Legambiente: ennesimo atto di greenwashing delle due partecipate di stato per ancorare il paese, già in grave crisi climatica, alle fonti fossili.”

 Ravenna si conferma ancora una volta Capitale del fossile, dopo la stretta di mano fra Descalzi e Vernier di ieri che ha sancito la collaborazione tra Eni e SNAM per la prima fase di avvio del progetto di CCS (Carbon Capture and Storage) sulla Costa Ravennate. In particolare, il progetto prevede il sequestro delle emissioni prodotte dall’impianto di lavorazione di gas a Casal Borsetti, convogliate poi verso la piattaforma di Porto Corsini.

Ma non è tutto oro ciò che luccica: sebbene nelle note stampa dei due A.D. si legga di una tecnologia matura, pronta all’utilizzo e che sta avendo notevoli sviluppi in Europa, basta una veloce rassegna stampa a smentire le loro posizioni. Oltre a rivelarsi una tecnologia acerba e fallimentare, il CCS si dimostra essere il meccanismo perfetto per continuare il business-as-usual del fossile. Ma veniamo al dunque.

In Australia, il colosso del fossile Chevron ha investito 3 miliardi, con sussidi statali per 60 milioni, per un impianto di cattura e stoccaggio che doveva raggiungere un target dell’80% di efficienza nella cattura: dopo cinque anni la stessa compagnia ha dovuto rendere conto del fallimento del più grande impianto di CCS al mondo, che dopo un avvio tortuoso, dal 2019 al 2021 ha catturato nemmeno la metà del target proposto.

Uno studio recente dell’Institute for Energy Economics and Finance ha preso in esame 13 progetti di punta in campo CCS a livello mondiale, responsabili per il 55% delle operazioni nel settore. Dei 13 impianti, 7 non hanno raggiunto i target, 2 sono falliti e 1 è in stato di fermo. Inoltre, lo studio mostra che, lungi dall’essere una tecnologia nuova e innovativa, il CCS è impiegato da oltre 50 anni per il recupero di gas, riutilizzato poi per facilitare il pompaggio da altri pozzi. Lo studio mostra infatti come il 73% della Co2 catturata venga utilizzata in processi di Enhanced Oil Recovery (EOR).

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Presentato il Rapporto ASviS Territori: “politica del rinvio non più accettabile”

Per contrastare i divari territoriali in aumento servono coerenza delle politiche e processi democratici. Il Pnrr è cruciale per aiutare nella transizione. Gli interventi di Treu, Nardella e Fedriga.   7/12/22

Un’Italia a diverse velocità, dove le differenze tra le regioni e le province autonome e tra aree forti e aree deboli (non necessariamente del Centro-nord e del Sud) del Paese aumentano anziché diminuire. È un quadro preoccupante quello che emerge dal Rapporto ASviS “I Territori e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile 2022”, presentato martedì 6 dicembre a Roma, presso la sede del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel) e in diretta streaming. Proprio il presidente del Cnel Tiziano Treu, lo ha sottolineato in apertura dei lavori: “Non stiamo andando bene. Questa situazione, oggi aggravata dalla pandemia e dal complesso contesto geopolitico internazionale, affonda, in verità, le proprie radici in problematiche strutturali del nostro sistema economico, produttivo e sociale che possono trovare soluzione solo in serie politiche volte a colmare i divari territoriali, generazionali e di genere”. E guarda al Piano nazionale di ripresa e resilienza, che “sta entrando nella fase cruciale della messa a terra nei territori” e alle difficoltà “quando si scende nei comuni impegnati in questa difficile opera di attuazione”.

Le tragedie causate dalle recenti alluvioni delle Marche e di Ischia dimostrano come i cambiamenti climatici e l’urbanizzazione incontrollata siano una temibile combinazione. Da almeno tre legislature il Parlamento non riesce però a legiferare in materia di consumo di suolo e rigenerazione urbana, rileva l’ASviS, che nel Rapporto ha inserito opportunità e proposte che configurano una vera e propria “Agenda territoriale per lo sviluppo sostenibile”.

l’articolo di presentazione segue sul sito ASviS

IL RAPPORTO 2022 ASviS

 

E’ disponibile la Rivista Ecoscienza n. 4/2022

La ricchezza delle aree protette

A 100 anni dall’istituzione dei primi parchi italiani, cresce la consapevolezza del valore degli spazi naturali tutelati

Limitare il rumore. Esperienze di monitoraggio, gestione e contenimento dell’impatto acustico.
Meteo e clima. La siccità dell’estate 2022 evidenza l’urgenza dell’adattamento

Vai a Ecoscienza 4/2022
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Il barometro della biodiversità

Fonte : Scienzainrete che ringraziamo

di Laura Scillitani 

Manca pochissimo alla conferenza sulle parti per la biodiversità. Qual è la situazione attuale? Non proprio rosea, come rivelano i dati pubblicati negli importanti report Living Planet e State of the world birds. Ma non mancano alcuni segnali positivi, che indicano che invertire la tendenza è ancora possibile.

Secondo le stime dell’ONU, lo scorso 15 novembre la popolazione umana mondiale ha raggiunto l’impressionante traguardo di 8 miliardi di persone, una crescita che ha subito una rapida impennata nell’ultimo secolo. Considerando solo gli ultimi cinquant’anni, il numero di abitanti è letteralmente raddoppiato, mentre, nello stesso periodo, le dimensioni delle popolazioni di pesci, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi sono drasticamente diminuite, e oggi sono circa un terzo di quelle degli anni Settanta. Il dato è quello dell’ultima stima del living planet index, un indicatore che fornisce un andamento nell’abbondanza relativa delle popolazioni nel tempo. L’ultima stima è stata ricavata analizzando i dati relativi a ben 5.230 specie e 32.000 popolazioni di vertebrati raccolti in tutto il pianeta, e indica un calo medio del 70%. Una media mondiale, si sa, mescola situazioni più rosee e più drammatiche, ed è quindi importante fare una distinzione tra le diverse regioni del pianeta. Così se Europa e Nord America hanno un declino di circa il 20% delle dimensioni delle popolazioni, e hanno un trend abbastanza stabile nelle ultime decadi, il living planet index mostra un declino del 94% in America Latina, del 55% in Asia e del 66% in Africa. Allo stesso modo, non tutti gli ambienti sono uguali, e tra quelli decisamente messi peggio si collocano le acque dolci, la cui fauna vertebrata si è ridotta dell’83%.

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Clima di stallo: nessun passo avanti nella tappa intermedia della Conferenza Onu

 

Fonte   Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile ASviS

A Bonn si è discusso di finanza e mercato del carbonio, ma è stato il loss and damage a tenere banco. I Paesi vulnerabili hanno denunciato l’inazione dei Paesi ricchi. Servono ingenti flussi finanziari per l’adattamento.   23/6/22

Nulla di nuovo sotto al cielo di Bonn. La fine dei negoziati intermedi, che legano le questioni irrisolte di Cop 26 di Glasgow con l’inizio della Cop 27 di Sharm El Sheikh (in programma dal 7 al 18 novembre), non fanno presagire qualcosa di buono per il futuro della Conferenza Onu sul cambiamento climatico e, dunque, sullo stato di salute del Pianeta e di chi lo abita. Non c’è dubbio che la situazione geopolitica, minata dalle tensioni multilaterali scatenate dall’invasione russa in Ucraina, non abbia aiutato questa tornata negoziale, ma il riscaldamento globale colpisce sempre più duramente e lo stiamo vedendo bene anche in Italia, basti pensare alla crisi idrica che affligge il Paese. Per questo motivo c’erano tante aspettative sul summit, si sperava in risultati decisamente migliori.

Soliti e ben conosciuti gli argomenti lasciati appesi sul tavolo del dibattito; sono infatti anni che i Paesi non riescono a trovare una quadra su temi come “loss and damage”, “finanza climatica” e “meccanismi di mercato”.

Su “perdite e danni” ancora nessun progresso

La scontro si è palesato soprattutto sul “loss and damage” (perdite e danni). Si tratta di un tema strettamente connesso alla finanza climatica che tiene banco da più di 30 anni: i Paesi meno colpevoli del riscaldamento globale (in termini di emissioni climalteranti prodotte nella storia) hanno bisogno di un aiuto finanziario da quelli industrializzati (i colpevoli) per far fronte ai disastri generati dalla crisi climatica. Qui nessun passo avanti è stato compiuto; il modo in cui è stato trattato la questione presente nell’articolo 8 dell’Accordo di Parigi ha generato delusione tra i Paesi a forte rischio, che si sono visti anche vedere “bocciata” una loro proposta per la creazione di un nuovo strumento finanziario ad hoc. Per fare qualche esempio, Conrod Hunte, il capo negoziatore dell’Alliance of small island states (Aosis) ha dichiarato che “il cambiamento climatico sta diventando velocemente una catastrofe, ma all’interno di queste mura – la Cop – il processo non va al passo con la realtà”, mentre Harjeet Singh del Climate action network international ha denunciato la posizione dei Paesi ricchi, in particolare dell’Europa: “a Bonn l’Ue ha costantemente bloccato le discussioni sui finanziamenti per perdite e danni”.

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Le scelte difficili per la transizione ecologica: importare o no l’idrogeno dai paesi del Nord Africa ? Podcast Diario Prevenzione – 29 maggio 2022 – Puntata n° 99

 

a cura di Gino Rubini.

In questa puntata parliamo di :

– Valutazione dei piani dell’UE per importare idrogeno dal Nord Africa a cura TNI
– Prodotti fitosanitari e biodiversità: collegamenti pericolosi
– Inail . Rischio biologico nelle attività Agro-Zootecniche
– COVID-19: transizione di crisi
– AIE. Lettera aperta al governo Italiano
sull’urgenza di proteggere l’Italia e il mondo dalla minaccia nucleare e sulla priorità di aderire al Trattato di proibizione delle armi nucleari (TPNW)
– UK.Pescatori picchiati e sfruttati sulle barche del Regno Unito
– Fritto misto

… E dopo il COVID? La formazione come strumento e metodo per una prevenzione efficace

 


 

Tavola rotonda in diretta web organizzata dall’o.d.v.
“Scienza Medicina Istituzioni Politica Società”,
in collaborazione con LAB – I Dialoghi della Bolognina.

mercoledì 18 maggio h.21

INTERVENTI

La formazione per la prevenzione, com’è e come dovrebbe essere
Giovanni Leonardi, Agenzia nazionale della Sanità pubblica della
Gran Bretagna

La formazione dei medici per far fronte ai rischi sanitari ambientali e climatici
Claudio Lisi, Coordinatore GdL Ambiente e Salute” della Federazione Nazionale di Ordine dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri

L”Università e Ambiente e Salute: Ricerca, Formazione e Terza Missione

Maria Pia Fantini, Direttrice della Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva, Università di Bologna

Le proposte della Task Force Ambiente e Salute del Ministero della salute
Margherita Ferrante, Docente di Sanità Pubblica, Università di Catania

La formazione dei medici del territorio e la prevenzione primaria ambientale
Roberto Romizi, Presidente di “Medici per l”Ambiente, ISDE”

Prima e dopo il Covid: una prevenzione mancata, quella climatica
Ugo Mazza, Associazione “Meglio così, Solare qualità urbana”, Bologna

COORDINAMENTO
Paolo Lauriola, Coordinatore “Rete Italiana Medici Sentinella per l”Ambiente” (FONMCeO-ISDE).Co-autore del libro “E dopo il Covid…? Proteggere
la salute e l’ambiente per prevenire le pandemie e altri disastri” Edizioni Intra, Pesaro 2022

A quando una vera integrazione Ambiente Salute?

di Fabrizio Bianchi e Mauro Valiani

Fonte Quotidiano Salute che ringraziamo 

Il recente decreto legge n.36, che ha perso per strada l’incremento di risorse per il personale dei Dipartimenti di Prevenzione delle ASL, merita di essere discusso. Diversi si sono già pronunciati su QS, ad esempio Bisceglia e altri per l’Associazione Italiana di Epidemiologia, noi ci proponiamo di offrire qualche spunto sulla prevenzione necessaria e quindi sui Dipartimenti di Prevenzione (DP) delle ASL, così essenziali e così bistrattati.

 

La pandemia ha evidenziato, ancora una volta, la natura interconnessa dei nostri sistemi planetari, dalle origini zoonotiche delle malattie e la loro relazione con il nostro ambiente naturale e sistemi alimentari, alla maggiore vulnerabilità alle malattie derivante dalla disuguaglianza sociale, dall’inquinamento dell’aria e altri fattori ambientali. Come ci indicano le grandi Agenzie dell’OMS, la strategia One Health è un approccio integrato e unificante che mira ad equilibrare e ottimizzare in modo sostenibile la salute di persone, animali ed ecosistemi. Il raggiungimento della visione di sostenibilità dell’UE per il 2050 è veramente messo a rischio dai venti di guerra, ma anche dalla mancanza di volontà politiche e cambiamenti decisivi nel carattere e nell’ambizione delle azioni.

Assai rilevante è la recente approvazione della legge costituzionale che modifica gli articoli 9 e 41 della Costituzione, introducendo tra i principi fondamentali la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi e l’attenzione al destino delle future generazioni. Effettivamente, per i costituenti, nel dopoguerra, l’attuale emergenza ambientale e climatica non era immaginabile. Questo nuovo quadro ‘chiama’ una revisione delle politiche e delle pratiche, delle risorse e dell’assetto organizzativo dei servizi pubblici più direttamente connessi con questa materia.

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Di fronte a una multicrisi fuori controllo

Autori : Claudia Cosma e Benedetto Saraceno

È inedito per l’umanità doversi misurare con la contestualità di una pandemia respiratoria, una guerra con minaccia di escalation nucleare e l’incombere di cambiamenti climatici di natura antropica.

Spesso nella storia epidemie e guerre si intrecciano. Alcune volte i destini delle seconde sono intimamente legati all’imprevisto di una pestilenza. Si narra in proposito che per secoli l’arma difensiva più potente in Europa per resistere a un’aggressione fosse il tifo, malattia che puntualmente falcidiava le potenze assedianti impedendo la conquista di una stabile egemonia nel Vecchio Continente (1). È abbastanza inedito, tuttavia, per l’umanità doversi misurare con la contestualità di una pandemia respiratoria, una guerra con minaccia di escalation nucleare e l’incombere di cambiamenti climatici di natura antropica. Una trama sofferta che merita, anzitutto, un lessico appropriato oltre che strumenti adeguati per comprendere e affrontare le sfide che ne derivano in termini di salute pubblica.

È lungo questi binari che va interpretato un breve, ma densissimo editoriale del British Medical Journal (BMJ) (2), a firma del suo editor-in-chief Kamran Abbasi, che ripercorrendo una lunga serie di articoli pubblicati dalla rivista negli ultimi due anni punta un faro sulle crisi incontrollate dei giorni nostri ovvero quella climatica, quella pandemica e la più recente frutto dell’invasione militare mossa dalla Russia contro l’Ucraina. Se ne ricava così un contesto di plurime emergenze o, come definito dal BMJ, di multicrisi, che vede da una parte l’incapacità di farvi fronte simultaneamente dall’altra, come naturale conseguenza, lo spettro di un rimbalzo incessante e privo di soluzioni efficaci da una crisi all’altra. L’attenzione delle istituzioni e dei governi, del resto, si direbbe venire catturata con maggiore facilità dalla crisi cronologicamente più recente, facendo sfumare la focalizzazione sulle altre. Deriva da questo modo di procedere la tentazione di parlare di missione compiuta o di crisi sotto controllo anche quando non appare vero, aggrappandosi a un magic bullet da presentare come chiave di volta per porre fine all’emergenza.

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Climate change triggering global collapse in insect numbers: stressed farmland shows 63% decline – new research

Tim Newbold, UCL and Charlie Outhwaite, UCL

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  • The world may be facing a devastating “hidden” collapse in insect species due to the twin threats of climate change and habitat loss.
  • UCL’s Centre for Biodiversity & Environment Research has carried out one of the largest-ever assessments of insect declines around the world – assessing three-quarters of a million samples from around 6,000 sites.
  • The new study, published in Nature, finds that climate-stressed farmland possesses only half the number of insects, on average, and 25% fewer insect species than areas of natural habitat.
  • Insect declines are greatest in high-intensity farmland areas within tropical countries – where the combined effects of climate change and habitat loss are experienced most profoundly.
  • The majority of the world’s estimated 5.5 million species are thought to live in these regions – meaning the planet’s greatest abundances of insect life may be suffering collapses without us even realising.
  • Lowering the intensity of farming by using fewer chemicals, having a greater diversity of crops and preserving some natural habitat can mitigate the negative effects of habitat loss and climate change on insects.
  • Considering the choices we make as consumers – such as buying shade-grown coffee or cocoa – could also help protect insects and other creatures in the world’s most climate-vulnerable regions.

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Insects are critical to the future of our planet. They help to keep pest species under control and break down dead material to release nutrients into the soil. Flying insects are also key pollinators of many major food crops, including fruits, spices and – importantly for chocolate lovers – cocoa.

The growing number of reports suggesting insect numbers are in steep decline is therefore of urgent concern. Loss of insect biodiversity could put these vital ecological functions at risk, threatening human livelihoods and food security in the process. Yet across large swathes of the world, there are gaps in our knowledge about the true scale and nature of insect declines.

Most of what we do know comes from data collected in the planet’s more temperate regions, especially Europe and North America. For example, widespread losses of pollinators have been identified in Great Britain, butterflies have experienced declines in numbers of between 30 and 50% across Europe, and a 76% reduction in the biomass of flying insects has been reported in Germany.

Information on insect species numbers and their abundance in the tropics (the regions either side of the Equator including the Amazon rainforest, all of Brazil, and much of Africa, India and Southeast Asia) is far more scarce. Yet the majority of the world’s estimated 5.5 million insect species are thought to live in these tropical regions – meaning the planet’s greatest abundances of insect life may be suffering calamitous collapses without us even realising.

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E’ disponibile online il numero 1 /2022 di Ecoscienza

Ecoscienza n. 1/2022

Pianeta acqua

Gli ambienti fluviali e lacustri di fronte al cambiamento climatico

Valorizzazione dei servizi ecosistemici e delle funzioni ecologiche. Gli strumenti e i metodi per il monitoraggio dello stato ambientale. Resistenza antimicrobica, la necessità di intervenire in ottica One Health

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Si va a ricominciare ? Podcast di Diario Prevenzione – 10 febbraio 2022 – Puntata n° 94

a cura di Gino Rubini

In questa puntata parliamo di :

– Si va a ricominciare ? Speriamo, ma cosa significa ritornare alla “normalità” ?
– Laudato si’: conversione ecologica e sociale, partecipazione e rappresentanza – un articolo di Mario Agostinelli
– Una strategia di salute mentale per l’Europa
– La legge 215/2021 in materia di salute e sicurezza sul lavoro, una norma inefficace da superare……

LAUDATO SI’: CONVERSIONE ECOLOGICA E SOCIALE, PARTECIPAZIONE E RAPPRESENTANZA

 

Mario Agostinelli presidente Laudato Sì

Diffondiamo da Inchiestaonline

Un previsto successo elettorale del mondo ambientalista nel medio periodo presenta molte incertezze. Innanzitutto, dovrebbe prendere seriamente in considerazione una consapevolezza intergenerazionale del tempo che viene a mancare e una diffusa conoscenza di come un innalzamento brusco dell’energia interna del nostro Pianeta possa precludere la sopravvivenza della nostra specie. Il che, anche dopo la pandemia è tutt’altro che scontato. In secondo luogo, la connessione tra ingiustizia climatica e sociale (nel senso che i più colpiti sono i più poveri) può dare l’illusione alle classi più ricche e alle nazioni più potenti di poter accaparrare per sé le risorse residue per uno stile di vita immutato e impiegare mirabolanti tecnologie che trattino la natura come un manufatto artificiale adatto alla propria esclusiva riproduzione. Questa è la nuova forma che il negazionismo climatico assume tra i seguaci della crescita illimitata ed è tutt’altro che pacifico e minoritario.

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L’inganno della decarbonizzazione basata sulla cattura e stoccaggio e uso della CO2.

LETTERA APERTA AL CAPO DELLO STATO ED AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Al Signor Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

c/o Palazzo del Quirinale 00187 – Roma

Al Signor Presidente del Consiglio dei Ministri

Mario Draghi c/o Palazzo Chigi 00186 – Roma

Oggetto: l’inganno della decarbonizzazione basata sulla cattura e stoccaggio e uso della CO2.

Per scaricare il file .pdf della. lettera aperta  clicca QUI 

Mario Agostinelli: Dopo la Cop 26. Caccia grossa a carbone, gas e nucleare

Fonte Inchiestaonline.it

Autore: Mario Agostinelli 

 

Se è vero – come ha sottolineato all’indomani del summit il premier britannico Boris Johnson – che “il carbone è condannato a morte”, la domanda giusta da porsi è: sì, ma quando? Per il gas, addirittura nuova vita e per il nucleare un rinascimento in nuove forme, tutte da mettere in cantiere.

Il discrimine su cui si sono dissolte le aspettative della Cop 26 si è mostrato nella sua inconsistenza nella forma di chiacchiere sulla decarbonizzazione; di ostinata finalizzazione al business finanziario e delle multinazionali; di un imprevisto recupero del nucleare quale presunto alleato delle rinnovabili e mallevadore dell’impiego “in via transitoria” del gas fossile.

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Transizione Ecologica. Cambiamenti climatici e pandemie: cambiare prima che sia troppo tardi

Pubblichiamo due documenti di M4OH: 

1) Le proposte per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) da parte di M4OH, un gruppo di docenti,ricercatori ed esperti afferenti a diverse discipline accomunate dalle finalità di protezione sia degli ecosistemi e dell’ambiente in cui viviamo sia della salute umana e degli organismi viventi.

2) Analisi critica del Piano della Tranzione Ecologica da parte dell’Associazione M4OH

Il Rapporto ” Global Climat Wall ” del Transnational Institute

Fonte : Transnational Institute 

Il Transnational Institute (TNI) è un istituto internazionale di ricerca e advocacy impegnato nella costruzione di un mondo giusto, democratico e sostenibile. Per più di 40 anni, TNI ha rappresentato un nesso unico tra movimenti sociali, studiosi impegnati e decisori politici.

Secondo il Rapporto TNI  i paesi più ricchi del mondo stanno rispondendo alla crisi climatica militarizzando i propri confini.
Questo rapporto rileva che i maggiori emettitori di gas serra al mondo stanno spendendo, in media, 2,3 volte tanto per armare i loro confini quanto per i finanziamenti per il clima. Questa cifra è fino a 15 volte superiore per i peggiori trasgressori. Questo “muro climatico globale” mira a isolare i paesi potenti dai migranti, piuttosto che affrontare le cause dello sfollamento.

Scarica il rapporto completo qui e la sintesi qui .

Avec le réchauffement climatique, l’être humain va atteindre ses limites de résistance à la chaleur

Tom Matthews, Loughborough University et Colin Raymond, California Institute of Technology

Au cours des derniers millénaires, les différentes sociétés humaines ont pu s’appuyer sur une large variété de conditions climatiques pour soutenir leur croissance fulgurante et leurs progrès. Mais aujourd’hui, l’éventail des conditions météorologiques que notre espèce est peu à peu amenée à rencontrer se modifie sous l’effet du réchauffement climatique.

Des conditions entièrement nouvelles pourraient bien apparaître dans les prochaines décennies. Même si les technologies peuvent nous aider, cette menace ne doit pas être prise à la légère, car notre premier système d’adaptation n’est pas mécanique, il est biologique : c’est notre corps – et il a ses limites.

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Cinq facteurs qui rendent les effets des changements climatiques sur les océans dangereux pour notre santé

Les eaux océaniques se sont réchauffées, acidifiées et appauvries en oxygène. De plus, la surpêche et la pollution les affectent.
La Presse Canadienne/Andrew Vaughan

Tiff-Annie Kenny, Université Laval; Malaya Bishop, L’Université d’Ottawa/University of Ottawa et Mélanie Lemire, Université Laval

Les humains entretiennent une relation profonde et complexe avec la mer. Elle leur fournit de la nourriture et des nutriments essentiels, des médicaments et de l’énergie renouvelable. Les gens nagent, surfent et font de la plongée sous-marine dans ce « gym bleu ». Les océans constituent même un élément important des loisirs thérapeutiques, comme la thérapie par le surf pour les anciens combattants et les enfants autistes.

L’économie est également liée à la mer. La pêche, le tourisme, la navigation et le transport maritime génèrent des emplois, des revenus et de la sécurité alimentaire, tout en soutenant la culture et d’autres déterminants sociaux de la santé.

Pour nos ancêtres comme pour nos enfants, diverses cultures humaines ainsi que de nombreux moyens de subsistance et modes de vie sont liés à la mer. Mais l’augmentation des émissions de gaz à effet de serre modifie l’océan et met notre santé en péril.

Les eaux océaniques se réchauffent, s’acidifient et s’appauvrissent en oxygène. Les écosystèmes océaniques, déjà mis à mal par la surpêche et la pollution, risquent de voir leur état empirer. Avec la fonte de la banquise, l’élévation du niveau des mers et la multiplication des phénomènes météorologiques extrêmes, la santé et le bien-être des humains sont désormais confrontés à de nombreuses menaces, qui visent principalement les populations côtières.

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Nos projections climatiques pour l’an 2500 montrent que la Terre sera inhospitalière pour les humains

Les prévisions actuelles concernant l’avenir du climat ne vont pas assez loin.
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Christopher Lyon, McGill University; Alex Dunhill, University of Leeds; Andrew P. Beckerman, University of Sheffield; Ariane Burke, Université de Montréal; Bethany Allen, Swiss Federal Institute of Technology Zurich; Chris Smith, University of Leeds; Daniel J. Hill, University of Leeds; Erin Saupe, University of Oxford; James McKay, University of Leeds; Julien Riel-Salvatore, Université de Montréal; Lindsay C. Stringer, University of York; Rob Marchant, University of York et Tracy Aze, University of Leeds

De nombreux rapports basés sur des recherches scientifiques évoquent les effets à long terme des changements climatiques, tels que l’augmentation des niveaux de gaz à effet de serre, des températures et des mers, d’ici 2100. L’Accord de Paris exige que nous limitions le réchauffement à moins de 2 degrés Celsius d’ici la fin du siècle par rapport au niveau préindustriel.

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#fridaysforfuture . Una grande manifestazione per le strade di Berlino

 

Molte decine di migliaia le ragazze e i ragazzi che hanno risposto all’appello dello sciopero per il clima. Alle 12 di questa mattina 24 settembre 2021 nel grande parco di fronte al Bundestag sono arrivati con i loro cartelli scritti a mano, con striscioni, molti sono piccoli, poco più che adolescenti. Hanno gli zaini coi libri di scuola e con le merende, si siedono in circolo nel grande prato in attesa che cominci la manifestazione. Dai loro cartelli scritti a mano si comprende perchè sono lì: ” Fermare il cambiamento climatico, non abbiamo un altro pianeta “, ” Care culture not car cultur”, ” il cambiamento climatico è peggio dei compiti a casa” Molti slogan oltre che in tedesco sono scritti in inglese. Questi adolescenti sanno bene come comunicare con efficacia: si piazzano davanti alle camere di tante televisioni internazionali con i loro cartelli. Il movimento, sia pure liquido, senza strutture organizzative visibili e ossificate, ha una propria organizzazione fluida, efficace, il servizio d’ordine svolto da questi adolescenti è inflessibile con coloro che non portano la mascherina o che non mantengono le distanze.

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