Per scaricare il file pdf di Lavoro e Salute marzo 2024 clicca QUI
Selezione di notizie, informazioni, documenti, strumenti per la promozione della salute e della sicurezza negli ambienti di lavoro e di vita. Diario Prevenzione è online dal 1996. Progetto e realizzazione a cura di Gino Rubini
Segnaliamo la pubblicazione Inail “Infortuni e Malattie Professionali – Dossier Donne “
Edizione 2024
Realizzazione a cura di: Inail
Direzione centrale pianificazione e comunicazione
Consulenza statistico attuariale
Per leggere il Dossier Clicca QUI
Fonte Saluteinternazionale che ringraziamo
Gruppo di lavoro “Parità di Genere in Sanità Pubblica”, Consulta degli Specializzandi della Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica
In occasione della giornata internazionale della donna, è importante sottolineare come la violenza di genere non nasca da raptus di gelosia o in casi eccezionali, ma come sia un fenomeno complesso, che affonda le radici nella società patriarcale, che si può prevenire e affrontare. Prevenire la violenza di genere è un problema di sanità pubblica.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha riconosciuto da tempo la violenza di genere come uno dei principali fattori di rischio di morte prematura per le donne, rappresentando un grave problema di sanità pubblica e una violazione dei diritti umani. La violenza di genere si definisce come la violenza che è diretta o colpisce in modo sproporzionato una persona a causa del suo genere. Sebbene chiunque possa subire questo tipo di violenza, alcune categorie sono a maggior rischio, come le donne e persone gender-diverse. Le Nazioni Unite definiscono la violenza contro le donne come “qualsiasi atto di violenza di genere che provochi, o possa provocare, danni o sofferenze fisiche, sessuali o mentali alle donne, comprese le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia che avvenga in pubblico che nella vita privata” (articolo 1, dichiarazione Onu sull’eliminazione della violenza contro le donne). Essa può assumere diverse forme (fisica, sessuale e psicologica), “ma tutte sono radicate nell’ingiustizia strutturale, cementata da millenni di patriarcato. Viviamo ancora in una cultura dominata dagli uomini che lascia le donne vulnerabili negando loro la parità di dignità e diritti” come ha ricordato in occasione del 25 novembre il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres.
L’8 marzo è una data simbolo, in cui si celebra la Giornata internazionale della donna, ispirata alle attività dei movimenti delle lavoratrici e dei lavoratori agli inizi del Novecento in Nord America e in Europa. In questa occasione, vogliamo ricordare quanto la parità fra i generi sia ancora lontana, dal punto di vista sociale, economico e politico, in tutto il Mondo e anche nel nostro Paese, e quanto ancora siano troppo frequenti discriminazioni e violenze basate sul genere.
Secondo i dati dell’OMS, nel mondo circa 1 donna su 3 (30%) è stata vittima di violenza fisica e/o sessuale nel corso della propria vita, stima che fotografa anche la nostra situazione nazionale. In Italia, nel 2023 sono stati compiuti 120 femminicidi, più della metà per mano del partner o dell’ex partner. E nel 2024 il conto arriva già a 14 donne uccise in quanto donne. Anche la violenza psicologica ed economica è estremamente comune: più di 2 milioni hanno subito stalking (dati ISTAT 2014) e circa 3 donne su 10 non hanno un proprio conto corrente, ponendole in una condizione di dipendenza rispetto al partner (dati indagine Episteme 2017) che rende ancora più difficile uscire dalla situazione di violenza.
Questa settimana riteniamo utile condividere due documenti che riteniamo importanti per quanti si occupano di salute e sicurezza nel lavoro.
Il primo documento è la nota tecnica “I provvedimenti del Governo in materia di prevenzione e contrasto del lavoro irregolare. Il Decreto-Legge 2 marzo 2024, n. 19” di Norberto Canciani, Presidente di Associazione Ambiente e Lavoro.
In questo lavoro Norberto Canciani analizza in forma dettagliata l’articolato del D.L. 19. Non aggiungiamo nulla a quanto scritto da Canciani rispetto a questo D.L. costruito senza un confronto con le parti sociali e senza una valutazione seria sulle potenzialità ed efficacia degli strumenti proposti come la famosa “patente a punti”. Un provvedimento che risponde più alle esigenze mediatiche per dire “il governo sta facendo qualcosa per la sicurezza nel lavoro” che per affrontare alla radice i problemi correlati alle filiere spesso sgangherate, senza direzione e fuori controllo, dei subappalti a cascata…
Il secondo documento è un articolo del Prof. Paolo Pascucci apparso sul sito “fuori collana” , ” Morti di lavoro” che delinea con chiarezza e puntualità l’insieme dei fattori strutturali che sono la base costitutiva di una organizzazione del lavoro maligna che non è in grado di governare il processo produttivo per lavorare in sicurezza.
Paolo Pascucci ” Morti di lavoro” “
*****
Fonte ORSA Campania
E’online ( www.rischialimentari.it ) un sito web realizzato dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie ( IZSVe) che offre la possibilità all’utenza di consultare in maniera rapida e sintetica le informazioni essenziali da conoscere sui rischi per la salute connessi al consumo degli alimenti.
Il sito web presenta innanzitutto le diverse tipologie di rischi sanitari connessi al cibo, come la possibilità di assumere microrganismi patogeni, di introdurre e accumulare sostanze tossiche o in grado di scatenare reazioni allergiche e/o intolleranze alimentari.
Per cercare di ridurre tali rischi, sono descritte una serie di buone pratiche da adottare nella vita quotidiana con indicazioni specifiche relative a tutte le fasi di gestione dell’alimento: dall’acquisto al trasporto e alla conservazione, alla preparazione e alla cottura dei cibi, fino al consumo finale e alla gestione degli avanzi.
L’utente può consultare altresì delle brevi schede di approfondimento sugli agenti patogeni o sulle sostanze dannose, così come su alcuni concetti fondamentali di sicurezza alimentare utili per limitare i rischi, come ad esempio: i meccanismi di cross-contaminazione tra alimenti, il mantenimento della catena del freddo nella conservazione dei cibi deperibili, o le diverse indicazioni di scadenza che possono essere riportate su etichette e confezioni.
Il sito fornisce infine una panoramica sul sistema dei controlli che si effettuano sugli alimenti, sia da parte delle aziende che li producono che da parte delle autorità preposte ai controlli ufficiali, descrivendo anche le azioni messe in atto dalle istituzioni a seguito di segnalazioni di allerte alimentari.
Per leggere l’articolo tradotto in italiano clicca l’icona blu (la quarta da sinistra in fondo all’articolo) google translate . Per un uso professionale e/o di studio raccomandiamo di fare riferimento al testo originale. |
Tapani Rinta-Kahila, The University of Queensland
In 2009, an Air France jet crashed into the ocean, leaving no survivors. The plane’s autopilot system shut down and the pilots, having become reliant on their computerised assistant, were unable to correct the situation manually.
In 2015, a bus driver in Europe typed the wrong destination into his GPS device and cheerfully took a group of Belgian tourists on a 1,200 kilometre detour in the wrong direction.
In 2017, in a decision later overturned on appeal, US prosecutors who had agreed to release a teenager on probation abruptly changed their minds because an algorithm ruled the defendant “high risk”.
These are dramatic examples, but they are far from isolated. When we outsource cognitive tasks to technology – such as flying a plane, navigating, or making a judgement – research shows we may lose the ability to perform those tasks ourselves. There is even a term for our tendency to forget information that is available through online search engines: the Google effect.
As new AI technologies promise to automate an increasing range of activities, the risk of “skill erosion” is growing. Our research shows how it can happen – and suggests ways to keep hold of the expertise you need, even when you don’t need it every day.
My research shows the risk of skill erosion is easily overlooked. In a recent study, my team and I examined skill erosion in an accounting company.
The company had recently stopped using software that automated much of its fixed-asset accounting service. However, the accountants found themselves unable to carry out the task without it. Years of over-reliance on the software had eroded their expertise, and ultimately, they had to relearn their fixed-asset accounting skills.
While the software was rule-based (it did not use machine learning or “AI”), it was “smart” enough to track depreciation and produce reports for many tax and financial purposes. These are tasks that human accountants found very complex and tedious.
The company only became aware of skill erosion after a client found errors in the accounting team’s manual reports. With its accountants lacking sufficient expertise, the company had to commission the software provider to fix the errors.
Fonte: Segretariato internazionale per la messa al bando dell’amianto che ringraziamo per lo straordinario lavoro di informazione sensibilizzazione e coordinamento delle lotte su scala globale per la messa al bando dell’amianto.
[ la traduzione in italiano è effettuata con google translator, per un uso professionale e/o di studio raccomandiamo di fare riferimento al testo alla fonte ]
Premio della Giuria per la serie Amianto
4 marzo 2024
La settimana scorsa è stato annunciato che la serie “Asbestos Danger” di Pelin Ünker e Serdar Vardar della TV turca DW ha vinto il Premio speciale della giuria 2024 in un concorso organizzato dalla Camera medica di Istanbul. In una dichiarazione della giuria composta da 5 membri, è stato spiegato che la serie aveva “esaminato in modo esauriente il pericolo dell’amianto e i possibili danni che potrebbero verificarsi a causa delle esposizioni dopo i terremoti del 6 febbraio dell’anno scorso”. La cerimonia di premiazione si terrà domenica 17 marzo 2024 presso il campus Bakırköy dell’Università Kültür di Istanbul. Vedi: DW Türkçe’nin Asbest Tehlikesi dizisine Jüri Özel Ödülü [Premio speciale della giuria per la serie Asbestos Hazard di DW Turkish].
*****
Amianto nei cantieri di demolizione delle navi
4 marzo 2024
L’esposizione all’amianto è solo uno dei rischi sul posto di lavoro che i lavoratori del Bangladesh sperimentano durante lo smantellamento di navi mercantili, petroliere e altre navi. Dopo 30 anni di esposizioni simili nella discarica di Chittagong, nel sud del Bangladesh, Fazlul Karim, 55 anni, ha contratto una malattia dovuta all’amianto che gli ha lasciato una capacità respiratoria solo del 60%. Da test medici condotti nel 2016 da un medico indiano è emerso che il 35% dei 101 lavoratori dei cantieri navali esaminati soffriva di asbestosi a causa di condizioni lavorative pericolose. Vedere: Bangladesh: L’amiante clandestin des navires occidentaux [Bangladesh: amianto clandestino proveniente da navi occidentali].
*****
Premio ADSA!
4 marzo 2024
Il 27 febbraio 2024, il membro della Camera dei rappresentanti australiana Russell Broadbent ha rilasciato una dichiarazione in Parlamento evidenziando l’incredibile lavoro del gruppo di difesa con sede a Perth, la Asbestos Diseases Society of Australia (ADSA): “Per decenni l’ADSA ha combattuto per i diritti delle vittime dell’amianto, comprese le persone che lavoravano nella famigerata miniera di Wittenoom e le persone che vivevano in quella città. L’ADSA ha aperto la strada ad azioni legali rivoluzionarie e ha lavorato a stretto contatto con le parti interessate, compresi i sindacati, per sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi dell’amianto e prendersi cura dei feriti”. Vedi: Dichiarazioni sull’indulgenza. Divieto nazionale dell’uso dell’amianto: 20° anniversario .
*****
Il futuro roseo di Eternit?
4 marzo 2024
Eternit, SA, ex gruppo leader nella produzione e lavorazione dell’amianto in Brasile, ha informato la Borsa dei piani per uscire dalla riorganizzazione fallimentare nei prossimi mesi. La diversificazione dei prodotti per la produzione di energia solare e la costruzione modulare hanno compensato le perdite subite a seguito del divieto nazionale sull’amianto. Le dichiarazioni ottimistiche del CEO Paulo Roberto Andrade sull’aumento dei profitti aziendali suonano vuote alle numerose vittime dell’amianto dell’Eternit che stanno ancora lottando per il riconoscimento e il risarcimento delle malattie legate all’amianto che hanno contratto a causa dell’esposizione all’amianto sul posto di lavoro. Vedi: Muito além do amianto: o futuro da Eternit após a recuperação giudizial [Lontano oltre l’amianto: il futuro dell’Eternit dopo il recupero giudiziale].
*****
Rabbia in Parlamento per i tagli alla sorveglianza del mesotelioma
4 marzo 2024
Il 6 e 8 febbraio 2024 sono state presentate interrogazioni scritte all’Assemblea nazionale e al Senato francesi sullo stato di avanzamento dei piani di Public Health France per chiudere il programma nazionale di sorveglianza del mesotelioma che, per 20 anni, ha facilitato la produzione di conoscenze sull’incidenza e sulla diffusione del mesotelioma. sopravvivenza post-diagnosi e punti caldi identificati di esposizione professionale e ambientale all’amianto. Secondo Public Health France, questa azione dovrà essere intrapresa in risposta ai vincoli finanziari. Al governo è stato chiesto di riconsiderare questa decisione. Vedi: Interrogazione scritta dell’Assemblea nazionale n. 14904 e Senato Interrogazione scritta n. 09996 .
*****
Rimozione dell’amianto dalle scuole
4 marzo 2024
Il 29 febbraio 2024, le autorità della provincia di Jeonbuk in Corea del Sud hanno annunciato l’intenzione di completare la rimozione della maggior parte dell’amianto dalle scuole entro la fine dell’anno (2024). Per motivi tecnici, una piccola quantità di materiale contenente amianto rimarrà sul posto fino al 2025. Dal 2019, il Metropolitan Office of Education ha investito 204 miliardi di won (153 milioni di dollari) per decontaminare le infrastrutture educative. “L’obiettivo”, ha affermato un portavoce dell’Ufficio metropolitano dell’Istruzione, “è raggiungere l’obiettivo zero amianto tre anni prima rispetto all’obiettivo del 2027 fissato dal Ministero dell’Istruzione”. Vedi: 전북 학교 석면 제거, 올해 사실상 완료…6년간 2천억 투입 [La rimozione dell’amianto dalle scuole di Jeonbuk è stata praticamente completata quest’anno… 200 miliardi investiti in 6 anni].
Fonte : Areaonline.ch che ringraziamo
Segnaliamo questo importante articolo che fa chiarezza come la democrazia, le istituzioni democratiche siano a rischio di erosione a causa delle iniziative giudiziarie utilizzate dalle multinazionali, dalle lobbies per mettere a tacere il giornalismo d’inchiesta e le ONG impegnate nelle battaglie per i diritti civili, per l’ambiente. Nell’articolo si illustrano le iniziative giudiziarie promosse da multinazionali per sopprimere il dissenso con cause milionarie contro giornalisti e attivisti di Associazioni di volontariato in Svizzera. Il problema tuttavia non è solo un problema svizzero ma di tutta Europa e oltre. I giganti dell’economia e della finanza agiscono con determinazione contro ogni forma di trasparenza e partecipazione democratica che possa mettere in discussione le loro strategie e i loro interessi. editor |
Sono in aumento gli attacchi giudiziari intimidatori verso le associazioni e i media da parte di multinazionali o imprenditori. Contro il fenomeno è stata creata un’alleanza
FEDERICO FRANCHINI
“SLAPP (simile a “slap”, schiaffo in lingua inglese) è un termine nato dall’acronimo di Strategic lawsuit against public participation (traducibile in italiano con “azione legale strategica contro la partecipazione pubblica”). Le SLAPP sono in sostanza quelle azioni legali tese a intimidire l’avversario e a reprimere la libertà di espressione. Azioni di questo tipo sono in aumento in Svizzera, dove uomini d’affari e multinazionali hanno sempre più nel mirino l’operato delle ONG e dei giornalisti. Un fenomeno preoccupante, al quale si sta cercando di porre rimedio…..” segue >>>
Per leggere l’articolo alla fonte clicca QUI
Autore Mario Agostinelli * che ringraziamo
Fonte Inchiestaonline
Pubblichiamo con il consenso dell’autore questo articolo di Mario Agostinelli apparso su il fatto quotidiano online del 27 febbraio
Sulla transizione energetica il nostro governo procede per annunci, spesso contradditori e quasi sempre proiettati in decenni successivi alle scadenze cui saremmo chiamati a rispondere riducendo l’impatto climatico del nostro sistema. Sia che si trattasse della fusione nucleare con cui imitare il sole, che del piano Mattei con cui ricolonizzare il sud del Mediterraneo o, infine, dell’”hub europeo” creato per raccattare e sequestrare la CO2 emessa dai residui turbogas rimasti in Europa, non c’è proposta di politica energetica che ci abbia riabilitati come diligenti esecutori del Green Deal UE.
Adesso, però, rientriamo volentieri nell’alveo della “ritirata” della Von der Leyen, timorosa di essere danneggiata dalla “frenesia verde” (secondo la “grammatica” di Vox, Fpoe, Fidesz e Afd) che l’aveva fatta conoscere come alfiere delle rinnovabili, invise alle destre europee in crescita nei sondaggi e, insieme, oppositrici di qualsivoglia inclinazione ecologista.
Così’, sta prendendo piede, con un protagonismo italo-francese, una tacita rinascita dell’atomo attraverso un consorzio europeo di rilancio del nucleare a cui la Commissione Europea non sembra insensibile.
Fonte SNOP.IT
Una piccola premessa. Forse conviene, anche a futura memoria, identificare meglio anche nominalmente quanto è successo a Firenze il 16 febbraio scorso, riferendosi non solo ad una indefinita “tragedia di Firenze”, ma piuttosto a quella “del cantiere Esselunga di Firenze”, così che anche il ricordo possa essere più immediato e preciso.
È trascorsa poco più di una settimana da quel gravissimo infortunio sul lavoro plurimo e il clamore della notizia e delle reazioni sta già, ovviamente, sfumando. Passato lo sgomento viene il momento di ricomporsi e ragionare veramente anche sulle molte cose dette, promesse, minacciate così come su quelle taciute, nascoste o negate.
Occorre, però, rimanere indignati, perché l’indignazione in questi casi è un potente stimolo a lavorare per cambiare. L’impegno deve essere quello di parlarne ancora e ancora, ben dopo l’onda dell’emozione (che rischia di essere cattiva consigliera) o dello sdegno diffuso (che spinge spesso a rincorrere le risposte mediaticamente e politicamente più accettabili nell’immediato), ma idealmente “prima” dei prossimi eventi.
Vorremmo cogliere maggiormente parole che escono da logiche di azione/reazione e quindi riprendere a parlare delle cose che davvero contano e servono per la salute di chi lavora.
Com’è nostra abitudine, preferiamo non parlare separatamente di infortuni e di danni alla salute, perché, a nostro parere, nascono dagli stessi meccanismi di fondo dentro il lavoro.
Né, d’altra parte, riteniamo che sia la gravità del singolo evento che, da sola, potrebbe giustificare interventi che non siano richiesti anche da innumerevoli più “piccoli” eventi. È vero, ci sono stati fatti che hanno scosso tutti e che hanno costituito l’occasione perché fossero messi in atto provvedimenti particolari (pensiamo a quelli della motonave Elisabetta Montanari di Ravenna, della ThyssenKrupp di Torino, della Lamina di Milano), ma sappiamo bene che quei provvedimenti sarebbero stati richiesti ben prima e a prescindere dal singolo caso e che potremmo vedere quegli atti come l’ammissione di un imperdonabile ritardo.
La rincorsa a proporre o a reclamare leggi, sanzioni, controlli, procure nazionali ed altro, rischia di produrre una semplificazione che, in sostanza, trascura, dimentica o preferisce non vedere le ragioni più profonde di questa cattiva gestione del lavoro, che rimangono quindi intatte quando non intoccabili.
Dopo il silenzio e il lutto con cui abbiamo voluto contrassegnare il nostro sito a seguito di quel tragico venerdì e al di fuori dell’emergenza, intendiamo mantenere viva una riflessione su questi temi, ritenendo necessario che ci sia un dibattito alla luce di questi eventi ma anche delle reazioni che ne seguono.
Vogliamo cominciare segnalando uno scritto di Paolo Pascucci (https://fuoricollana.it/
Fonte Etui.org
Iscriviti alla newsletter HesaMail qui .
Mental Health UK ha pubblicato il suo ultimo rapporto annuale sul burnout nel Regno Unito, rivelando che il paese rischia di diventare una “nazione bruciata”.
Realizzata da YouGov per conto dell’organizzazione Mental Health UK, l’indagine si basa su un campione di 2.060 adulti britannici (di cui 1.132 in età lavorativa) con l’obiettivo di comprendere meglio il fenomeno del burnout professionale nel Regno Unito. I risultati suggeriscono che il Paese è sul punto di diventare una “nazione stanca”, con 9 adulti su 10 nel Regno Unito che hanno riferito livelli elevati o estremi di pressione o stress nell’ultimo anno. L’esperienza di stress o pressione è stata descritta come “costante” o “frequente” dal 34% degli intervistati. Essere vittime di bullismo da parte di altri colleghi è stato motivo di stress per il 31% dei lavoratori del Regno Unito, mentre dover affrontare lavori extra a causa della crisi del costo della vita è stato evidenziato come un fattore chiave per 4 persone su 10 intervistate.
Nell’ultimo anno, un lavoratore su cinque ha dovuto prendersi una pausa a causa di problemi di salute mentale dovuti a pressioni o stress. La probabilità che qualcuno abbia preso un congedo nell’ultimo anno a causa di problemi di salute mentale dovuti allo stress diminuisce con l’età, con il 34% dei lavoratori di età compresa tra 18 e 24 anni che lo ha fatto, rispetto al 15% di quelli di età pari o superiore a 55 anni. È più probabile che i lavoratori di età compresa tra 35 e 44 anni abbiano sperimentato regolarmente livelli elevati o estremi di stress e pressione, mentre i lavoratori di età pari o superiore a 55 anni hanno meno probabilità di averlo fatto. Questi risultati si aggiungono al peso delle statistiche che mostrano livelli sconcertanti di ansia, stress, depressione e burnout legati in tutto o in parte al posto di lavoro nel Regno Unito.
Quando si tratta di soluzioni, più della metà degli intervistati ha citato un buon equilibrio tra lavoro e vita privata, mentre quattro su dieci hanno citato il sostegno di un manager o di colleghi e colleghi. Altri fattori più importanti includono adeguamenti ragionevoli sul lavoro (38%), supporto professionale per la salute mentale come programmi di assistenza o coaching per i dipendenti (29%) e organizzazioni che offrono formazione sulla salute mentale e personale sulla salute mentale sul lavoro (24%). Tuttavia, la metà dei lavoratori afferma che il proprio datore di lavoro non ha un piano per individuare i segni di stress cronico e prevenire il burnout. Ancora più preoccupante è il fatto che il 35% dei lavoratori adulti ha affermato di non sentirsi a proprio agio nel parlare ai propri supervisori o dirigenti senior dei livelli elevati o estremi di pressione e stress che sperimentano sul lavoro.
Questi risultati allarmanti giungono in un momento in cui il numero di persone disoccupate a causa di malattie di lunga durata è in aumento, con conseguenti costi per i singoli individui, i datori di lavoro e i contribuenti. In questo contesto, Mental Health UK chiede al Primo Ministro di convocare un vertice nazionale su occupazione e salute mentale. Il vertice, che riunirà ministri, datori di lavoro ed esperti, avrà l’obiettivo di identificare modi per creare luoghi di lavoro sani e aiutare al meglio le persone che lottano contro lo stress e la cattiva salute mentale a rimanere al lavoro o a ritornarvi.
Secondo Evangelia Demerouti, professoressa di psicologia del lavoro e delle organizzazioni presso l’Università della Tecnologia di Eindhoven, esperta di burnout e autrice del recente documento di lavoro dell’ETUI “ Affrontare il burnout nelle organizzazioni ”, “le parti sociali devono sollecitare i governi e i politici a sostenere la ricerca sul burnout in modo che sia chiaro possono essere sviluppate politiche riguardanti la diagnosi e il trattamento dei dipendenti burn-out.”
Ringrazio il quotidiano online Striscia Rossa e Andrea Guermandi per questa testimonianza sulla tragedia di Ravenna avvenuta il 13 marzo 1987, 37 anni fa. In quell’epoca chi scrive lavorava alla Cgil Emilia Romagna, ricordo bene cosa significò quell’evento tragico. Ci interrogammo allora se quella tragedia avesse avuto origini da un modello di gestione imprenditoriale arretrato, un residuo del passato o se, invece, rappresentasse e anticipasse le condizioni future nel mondo del lavoro segnate dalle logiche di deregulation del neoliberismo, dal trasformare il lavoro in merce da acquistare al massimo ribasso con la negazione dei più elementari diritti. Apparve con grande chiarezza che la nuova era segnata dall’egemonia neo liberista, dalla logica di considerare i lavoratori “vuoti a perdere” , sacrificabili senza indugi o remore . Il modello di organizzazione del lavoro Mecnavi non era un pezzo di archeologia industriale, era una anticipazione di ciò che sarebbe stato il futuro segnato da lavoratori poveri e sacrificabili senza pietà. Condizioni di lavoro povero, senza diritti , segnato dalla precarietà che si sono riprodotte fino ai giorni nostri in particolare nei comparti delle costruzioni e della logistica con le tragedie che si ripetono come quella di Firenze. Per questo la tragedia Mecnavi non è archiviabile come un evento espressione di un passato da ricordare ma superato da una evoluzione efficace e risolutiva dei sistemi di valutazione e gestione dei rischi. Purtroppo non è così, pure essendovi stati dei miglioramenti significativi in altre realtà, si protraggono e permangono nel settore delle costruzioni condizioni di lavoro ad elevato rischio ed un modello di organizzazione del lavoro disastroso basato sugli appalti a cascata come si è potuto verificare dopo la tragedia di Firenze. Gino Rubini, editor di Diario Prevenzione
|
È il 13 marzo del 1987. Non è una giornata fredda, ma nuvolosa, bizzosa, in fondo triste. Quasi a presagio di cosa sarebbe successo nella stiva di una nave ricoverata in cantiere per manutenzione. Una stiva oscura, minacciosa. Una stiva assassina tanto quanto chi non ha rispettato le più elementari norme di sicurezza, tanto quanto imprenditori senza scrupoli che hanno fatto calare nelle viscere di quel mostro apparentemente inanimato topi dalle forme umane: tredici persone, tredici lavoratori, tredici essere umani.
Non ne usciranno più da quella tomba, voluta, creata dal profitto e dall’ingordigia umane. Resteranno lì a respirare fino alla morte miasmi di anidride carbonica ed altri veleni.
È il 13 marzo del 1987. In redazione dell’Unità di Bologna, in via Barberia 4, sono poco più delle nove di mattina. Siamo in pochi. Alcuni sono già in giro per la cronaca nera e giudiziaria e per la bianca, in Comune. C’è Franco De Felice, caposervizio, e poco dopo arriva il caporedattore Rocco Di Blasi. Poi ci siamo io, Alessandro Alvisi che cura la cronaca della città, Franco Vannini per lo sport. Arriva come una bomba la notizia da Ravenna: 13 morti al porto. Dicono: bruciati. Dicono: nella stiva di una nave. Dicono: morti in trappola.
Franco De Felice telefona all’inviato, Jenner Meletti, e lo manda là. Poi mi chiede se ho l’auto. In quel periodo vado a Bologna quasi sempre in auto: Sì, ce l’ho. Allora vai, vai al porto, i sindacati dicono che è nel cantiere degli Arienti, la nave è la Elisabetta Montanari. Poi, Franco, prepara una squadra da mandare a Ravenna. Ci rivedremo lì dopo qualche ora con Claudio Visani, Roberta Emiliani e Andrea Montanari (che poi verrà assunto alla Rai: è bravissimo).
Arrivo poco più delle dieci. Un’ora dopo arrivano da Roma il ministro Zambeletti e da Bologna l’assessore regionale Giuseppe Gavioli con il responsabile della protezione civile regionale Egidi. Siamo tutti davanti alla carcassa di quell’enorme animale spiaggiato e nell’aria c’è un odore di fumo che prende alla gola. Dentro quella pancia inutile e assassina tredici corpi, tredici topi intrappolati. Non in regola, arruolati, si diceva in quelle ore, da caporali criminali e imprenditori senza scrupoli. Qualcuno era al primo giorno di lavoro. Sulla nave nessuna misura di sicurezza, il sistema anti incendio era fuori uso e dunque bastava una scintilla per innescare il meccanismo mortifero. E così è stato. Ed i tredici sono morti soffocati.
Davanti alla carcassa, era una gasiera e dunque era possibile che ancora ci fossero esalazioni di gas infiammabile, i vigili del fuoco raccontano. Sono Maurizio Galletti e Gianni Casadio: “La maggior parte dei corpi era in fondo alla nave, nella stiva. Le 13 persone che erano dentro non hanno avuto possibilità di scampo”. Lavoravano… parevano dei topi… in una condizione veramente precaria. Non c’erano misure di sicurezza neanche minime”.
Per leggere l’articolo tradotto in italiano clicca l’icona blu (la quarta da sinistra in fondo alla pagina) google translate . Per un uso professionale o di studio raccomandiamo di fare riferimento al testo originale. |
Dishon Muloi, International Livestock Research Institute and Arshnee Moodley, CGIAR System Organization
Farmers often use antibiotics to keep their livestock healthy. They’re sometimes used as “quick fixes”, to avoid more costly management measures like regular disinfection, waste management, routine vaccination or provision of clean drinking water.
Animal husbandry now accounts for about two thirds of the global consumption of antibiotics. As livestock and fish production grows, by 2030 the consumption of antibiotics is projected to increase by 67%.
Worryingly, this overuse in food animal production can create problems for both animals and people.
It can contribute to the development of antibiotic-resistant bacteria which, through food or environmental exposure such as drinking contaminated water, can be transmitted to people.
This means that some antibiotics may become ineffective in treating human infections. Antibiotic resistant infections are associated with 4.95 million deaths globally every year. Sub-Saharan Africa accounts for 22% of these.
Similarly, animals can also become infected with antibiotic-resistant bacteria. This leads to infections that are difficult or impossible to treat.
Our latest study, which focused on the central Kenyan highlands, looked at antibiotic use on smallholder dairy farms as well as antibiotic quality (substandard or counterfeit antibiotics).
Kenya is one of the largest milk producers in Africa and one of the countries with the largest per capita consumption of milk. About 80% of the milk produced in Kenya comes from smallholder farmers.
We found that smallholder farmers weren’t using antibiotics properly and were buying poor quality products. Also, traces of some antibiotics were found in milk.
This puts the health of both people and animals at risk.
Secondo un rapporto pubblicato oggi dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) congiuntamente al Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), la resistenza dei batteri Salmonella e Campylobacter agli antimicrobici di uso comune continua a essere osservata di frequente nell’uomo e negli animali.
È inoltre aumentata la percentuale di isolati di Escherichia coli da animali destinati alla produzione di alimenti che presentano una “suscettibilità completa” o “zero resistenza” ai principali antimicrobici. Questo dato, insieme alla diminuzione della prevalenza di isolati di E. coli produttori di ESBL o AmpC – enzimi che possono rendere inefficaci alcuni antibiotici – dimostra i progressi compiuti nella riduzione dell’antibiotico-resistenza (AMR) in E. coli da animali destinati alla produzione di alimenti in diversi Stati membri dell’UE.
Hanno dichiarato Carlos Das Neves, direttore scientifico dell’EFSA, e Mike Catchpole, direttore scientifico dell’ECDC: “Anche se abbiamo registrato risultati positivi grazie alle misure attuate per ridurre l’AMR, è essenziale continuare a unire le forze per controbattere questa minaccia mondiale. L’approccio One Health ci ricorda che per affrontare l’antibiotico-resistenza è necessario congiungere le forze tra diversi settori: quello della salute umana, della salute animale e dell’ambiente”.
Per Salmonella la resistenza ai carbapenemi è stata riscontrata in isolati dall’uomo, ma non da animali destinati alla produzione di alimenti; per E. coli la resistenza ai carbapenemi è stata rilevata in isolati da animali da produzione alimentare[1]. Sebbene l’insorgenza di resistenza ai carbapenemi sia attualmente segnalata a livelli molto bassi in isolati sia dall’uomo che da animali, negli ultimi anni un numero crescente di Paesi ha segnalato la presenza di batteri produttori di enzimi carbapenemasi in varie specie animali. Ciò richiede attenzione e ulteriori indagini dal momento che i carbapenemi sono una classe di antibiotici di ultima istanza e qualsiasi rilevamento di resistenza ad essi è motivo di preoccupazione.
Tra il 2013 e il 2022, in pazienti umani, almeno la metà dei Paesi dichiaranti ha osservato tendenze all’aumento della resistenza ai fluorochinoloni in isolati di Salmonella Enteritidis e Campylobacter jejuni, solitamente associata al pollame. Questo dato è preoccupante per la salute pubblica poiché nelle rare occasioni in cui le infezioni da Salmonella o Campylobacter evolvono in malattie gravi, i fluorochinoloni sono tra gli antimicrobici utilizzati per il trattamento.
Un terzo dei Paesi ha osservato tendenze alla diminuzione della resistenza ai macrolidi in isolati di Campylobacter dall’uomo, in particolare per C. coli. Questo dato è degno di nota perché l’aumento della resistenza ai fluorochinoloni fa sì che i macrolidi diventino sempre più importanti per il trattamento delle infezioni alimentari gravi nell’uomo.
In due terzi dei Paesi dichiaranti la resistenza di isolati umani a penicilline e tetracicline è diminuita nel tempo in Salmonella Typhimurium, solitamente associata a maiali e vitelli. Questi antimicrobici sono utilizzati spesso per trattare infezioni batteriche nell’uomo e negli animali.
La resistenza agli antimicrobici rimane un grave problema di salute pubblica che deve essere affrontato su diversi fronti e da più soggetti. Sono necessarie misure specifiche per ridurre la comparsa e la diffusione di batteri resistenti agli antimicrobici. Tra questi promuovere un uso oculato degli antimicrobici, supportare il miglioramento delle prassi di prevenzione e controllo delle infezioni, incrementare la ricerca e l’innovazione nello sviluppo di nuovi antimicrobici nonché l’attuazine di politiche e procedure a livello nazionale.
L’EFSA sta pubblicando sul proprio sito diverse pagine interattive per comunicare sul tema, ad esempio:
Bologna 26 febbraio 2024
GIOVANNI GUZZONI aveva 71 anni quando il Mesotelioma se lo è portato via il 6 agosto 2023, 8 giorni dopo avrebbe festeggiato il suo 72° compleanno.
La malattia gli era stata diagnosticata il 7 gennaio 2021.
Giovanni è l’ennesimo lavoratore delle Officine Grandi Riparazioni, presso cui aveva lavorato dal 1973 al 1986, ucciso dall’amianto, o per essere più precisi dal mancato rispetto delle norme di sicurezza nell’utilizzo dell’amianto da parte delle Ferrovie dello Stato.
Il Ricordo di Giovanni nelle parole della moglie Cledes:
“Ci siamo conosciuti una domenica pomeriggio al luna park 15 anni tu, 13 io.
Siamo stati amici, complici, confidenti e dopo alcuni anni ci siamo presi per mano e abbiamo iniziato a comminare insieme per 54 anni.
Permaloso tu, cocciuta io, ma abbiamo continuato a tenerci per mano, sempre, superando i problemi che la vita ci metteva davanti, sempre insieme con tutto l’amore che provavamo l’uno per l’altra.
Quando è arrivata la malattia abbiamo capito subito che sarebbe stata una battaglia persa non potevamo vincere ma abbiamo combattuto con tutte le nostre forze e quando la medicina convenzionale non ha potuto più aiutarti ci siamo rivolti alle terapie sperimentali per provare ad ingannarla ma è stato inutile lei ha avuto il sopravvento.
Il 6 agosto hai appoggiato la mia mano sul tuo cuore dicendomi “sei dentro di me” e quella notte te ne sei andato.
Mi hai lasciata sola ma io ti ritrovo nel carattere di nostro figlio, negli occhi di nostra figlia e nel sorriso dei nostri nipoti e continuo a camminare mano nella mano con te, perchè tu sei dentro di me.”
Giovanni, che viveva a Forlì, era stato assunto come operaio qualificato, lattoniere-stagnaio, addetto alle manutenzione impianto idrico, l’ambiente di lavoro era quello che condivideva con gli altri operai e tecnici dell’OGR, un ambiente saturo di polveri d’amianto, privo di dispositivi di sicurezza collettivi ed individuali, già allora obbligatori per la protezione dalle polveri.
Prevenzione, formazione, contrattazione al centro della discussione dell’Assemblea Regionale dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza
Fonte Collettiva.it
28 febbraio 2024 • 16:29
Oggi, mercoledì 28 febbraio, presso la Casa di Quartiere Katia Bertasi a Bologna, si è riunita l’Assemblea regionale dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza della Cgil Emilia-Romagna. L’Assemblea – partecipata da quasi 200 Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza provenienti da tutti i settori e i territori della Regione – è stata introdotta da Paride Amanti, della segreteria della Cgil del territorio. “I dati Inail – ha denunciato Amanti –indicano che nel 2023 in Emilia-Romagna sono stati denunciati 91 infortuni mortali sul lavoro, 76.687 infortuni complessivi, 6.516 malattie professionali. Nella nostra Regione ogni giorno vengono denunciati oltre 210 infortuni sul lavoro, un dato estremamente preoccupante. In questi anni con la Regione si è fatto certamente un lavoro importante, a partire dalla condivisione del Patto per la tutela della salute e della sicurezza sul lavoro nell’ambito del Patto per il Lavoro e per il Clima. Ora però va data piena attuazione a quegli impegni. Di fronte a dati come quelli che vediamo anche nel nostro territorio, tutti – Regione, Enti Locali, Associazioni datoriali e imprese – devono fare la propria parte fino in fondo”.
Osservatorio permanente su infortuni in ER
Nel corso dell’Assemblea sono intervenuti l’Avvocato Gian Andrea Ronchi, il Patronato Inca Cgil Emilia-Romagna, l’Associazione Familiari e Vittime Amianto (AfeVA) regionale e numerosi Rls e Rlst di tutti i settori e i territori. È stato inoltre presentato il Rapporto 2023 dell’Osservatorio permanente sugli infortuni e sulle malattie professionali in Emilia-Romagna realizzato dalla Cgil a livello regionale.
FONTE ETUC.ORG
La morte di oltre 30 lavoratori edili nei cantieri di tutta Europa negli ultimi quattro mesi dimostra l’urgente necessità di un’azione dell’UE per innalzare gli standard di sicurezza nel settore.
L’ondata di incidenti mortali coinvolge molti lavoratori transfrontalieri e migranti, che sono più vulnerabili allo sfruttamento attraverso il subappalto, il lavoro non dichiarato o illegale e il falso lavoro autonomo.
Secondo gli ultimi dati Eurostat, il numero di incidenti mortali nel settore edile è in aumento in tutta Europa, ma molti non vengono denunciati.
Incidenti mortali nel settore edile da ottobre 2023:
Nella recente tragedia italiana, un lavoratore deceduto è italiano mentre gli altri sono lavoratori migranti provenienti dal Marocco e dalla Tunisia. Datori di lavoro senza scrupoli, pratiche non responsabili di subappalto e distacco, scarsa attenzione alle norme di sicurezza, mancanza di formazione, difficoltà di comunicazione chiara, ispezioni insufficienti.
Queste tragedie dimostrano la necessità di istituire un fondo speciale per sostenere le famiglie dei lavoratori migranti morti in incidenti.
La Confederazione europea dei sindacati (CES) e la Federazione europea dei lavoratori dell’edilizia e del legno hanno inoltre chiesto ai responsabili politici europei e nazionali di intraprendere le seguenti azioni:
Il segretario generale della FETBB, Tom Deleu, ha dichiarato:
“Il tempo delle azioni simboliche è passato da tempo. L’Unione europea deve dare una mano ai lavoratori. La libera circolazione dei servizi e la libera circolazione delle imprese non potranno mai essere più importanti della protezione della vita e dei mezzi di sussistenza dei lavoratori. Dobbiamo regolamentare il mercato interno in modo più forte. Dobbiamo limitare il subappalto. Serve un Protocollo di Progresso Sociale”.
Il segretario generale della CES, Esther Lynch, ha dichiarato:
“Nessuno dovrebbe mettere a rischio la propria vita per guadagnarsi da vivere. Le morti sul lavoro colpiscono anche intere famiglie. È giunto il momento di responsabilizzare i datori di lavoro e di eliminare gli abusi nelle catene di subappalto. I lavoratori chiedono azioni urgenti per rendere zero le morti sul lavoro e a causa del lavoro una realtà”.
Fonte Collettiva.it
27 febbraio 2024
Il decesso nel foggiano, alla periferia di Stornara. Nella provincia nel 2023 una media di 12 denunce di infortunio al giorno e 15 morti
Un giovane operaio di 23 anni è morto sul lavoro alla periferia di Stornara nel Foggiano. Stando alle prime notizie l’operaio era impegnato in lavori per la messa in opera di un impianto di irrigazione quando sarebbe stato travolto e schiacciato dal materiale accumulato sul bordo dello scavo. Sul posto sono intervenuti vigili del fuoco e carabinieri che stanno facendo verifiche per ricostruire l’esatta dinamica dell’accaduto.
La Camera del Lavoro di Foggia, assieme alle categorie provinciali dei lavoratori dell’edilizia – Fillea – e dell’agricoltura – Flai – esprimono sconcerto e indignazione per l’ennesima vittima sul lavoro in Capitanata, a meno di una settimana dallo sciopero di due ore indetto nei settori delle costruzioni e della metalmeccanica a livello nazionale dopo il tragico crollo nel cantiere di Firenze che ha causato la morte di cinque operai.
“Non si può morire a 23 anni, non si deve morire di lavoro, di lavoro c’è bisogno per vivere”, affermano i segretari generali Gianni Palma (Cgil), Savino Tango (Fillea) e Giovanni Tarantella (Flai). “Alla famiglia del giovane Francesco Albanese, deceduto in agro di Stornara, va il nostro cordoglio. Attendiamo che gli organi preposti accertino le condizioni di lavoro, sicurezza e rispetto delle norme nel cantiere, ma non possiamo assistere inermi a una strage. Serve cultura della responsabilità, serve formazione, serve prevenzione”.
“Nel 2023 sono state 4.308 le denunce di infortunio all’Inail in provincia di Foggia, una media di 12 al giorno. Gli incidenti mortali sono stati 15. Tutto questo avviene mentre il Governo predispone misure inadeguate sul versante della sicurezza, con gli organici degli enti ispettivi ridotti all’osso e un numero di aziende controllate annualmente irrisorio.
Il 21 febbraio è stato presentato il Rapporto Ambiente 2023 di SNPA, che analizza lo stato delle cose in Italia in materia di energia da fonti rinnovabili, gestione dei rifiuti, qualità dell’aria, biodiversità e altro. Divisa in 21 punti, l’analisi presentata è utile per il monitoraggio degli obiettivi fissati dal Green Deal europeo per il 2030.
E’ possibile scaricare il file del Rapporto Ambiente SNPA 2023 . clicca QUI
Con la circolare n. 7 del 15 febbraio 2024 è data informativa dell’intervenuta revisione delle tabelle delle malattie professionali nell’industria e nell’agricoltura e sono illustrate le principali caratteristiche delle nuove tabelle.
La revisione delle tabelle delle malattie professionali nell’industria e nell’agricoltura, di cui agli articoli 3 e 211 del Testo unico delle disposizioni per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, è stata approvata con decreto interministeriale del 10 ottobre 2023, pubblicato in Gazzetta ufficiale il 18 novembre 2023.
La circolare n. 7 del 15 febbraio 2024 illustra le caratteristiche generali delle nuove tabelle e le principali modifiche rispetto a quelle previgenti.
In chiusura viene precisato il regime temporale di applicazione del nuovo sistema tabellare.
Fonte : Disuguaglianze di Salute che ringraziamo
Sono stati recentemente pubblicati due lavori relativi, l’uno, alla mortalità infantile in Italia e, l’altro, alle morti improvvise in Piemonte. Nell’articolo Mortalità infantile in Italia (1) attraverso l’analisi dell’andamento della mortalità neonatale (0-28 giorni), post-neonatale (29-365 giorni) e infantile (0-365 giorni), in Italia, dal 2016 al 2020, si esplorano le disuguaglianze geografiche, si valutano le differenze tra figli di genitori italiani e stranieri, si rilevano le principali cause di morte.
In Italia, nel 2020, il tasso di mortalità neonatale è stato di 1,76 decessi per 1.000 nati vivi. I bambini nati al Sud, indipendentemente dall’essere italiani o stranieri, mostrano un tasso di mortalità infantile superiore di circa il 70% rispetto ai residenti nel Nord (2,34 contro 1,35 per 1.000 mille).
I bambini stranieri, rispetto agli italiani, mostrano un tasso di mortalità infantile superiore del 55% per quasi tutte le cause di morte, in particolare, nelle morti precoci, per condizioni perinatali e nascite pretermine e, per quelle più tardive, per malattie metaboliche e malformazioni congenite. Tali drammatiche disuguaglianze territoriali sarebbero più elevate se il Sud avesse la stessa presenza di stranieri del Nord Italia.
Il nuovo Report Sorveglianza Morti Improvvise (2) è stato pubblicato a 10 anni di distanza dal precedente (3) e analizza i dati derivanti dalla sorveglianza su tali decessi avvenuti in Piemonte negli anni 2004-2020.
Gli elementi utili all’indagine vengono registrati tramite una modalità di raccolta attiva: segnalazione precoce dell’evento, intervento tempestivo del referente sul luogo al fine di effettuare un primo incontro con i genitori e raccogliere dati fondamentali (la storia dell’evento di morte, le condizioni del bambino prima del decesso, eventi significativi nei giorni e nelle ore antecedenti l’evento, anamnesi familiare, caratteristiche del luogo in cui il bambino è stato ritrovato). Vengono eseguiti rilievi fotografici ed esame del cadavere, autopsia, analisi anatomo-patologiche ed eventuali indagini genetiche, tossicologiche.
Dall’anno 2004 all’anno 2020 si sono verificati in Piemonte 1610 decessi di bambini residenti in età 0-2 anni, con un tasso di mortalità totale di 2,72 per 1.000 nati vivi (inferiore a quello europeo di 3,2 per 1000 nati vivi nel 2021): al termine di tutte le analisi 127 decessi sono stati classificati come improvvisi e non spiegati (tasso di mortalità specifica pari a 0,21 per 1000 nati vivi, tra i più bassi a livello europeo ed internazionale).
I decessi per morte improvvisa mostrano un picco fra il primo ed il sesto mese di vita e avvengono soprattutto nei mesi invernali (per tutti i 1610 decessi) verosimilmente per concausa di agenti infettivi.
Tra i fattori di rischio si confermano: il neonato in posizione diversa da supina, la condivisione del letto, l’esposizione a fumo di sigaretta, il fumo in gravidanza e l’ipertermia; tra i fattori socio economici il fatto che la madre sia nubile/divorziata/ non convivente e una condizione socio economica modesta.
“L’incontro non è stato all’altezza dei bisogni che abbiamo. Ci hanno convocati alle 8.30 quando c’è il Consiglio dei ministri nel pomeriggio e ci hanno consegnato un testo dopo un’ora perchè glielo abbiamo chiesto, ciò dimostra che non c’è una grande volontà di trovare degli accordi con le organizzazioni sindacali”. Così il segretario generale della CGIL Maurizio Landini a margine dell’incontro a Palazzo Chigi sul tema della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
“Ci sono delle cose che non costano – ha spiegato Landini -, ma il governo continua a non fare: abbiamo chiesto una norma molto precisa, ossia ripristinare la parità di trattamento economico e normativo per tutti i lavoratori e le lavoratrici di tutta la filiera degli appalti. Era una legge cancellata nel 2003, non ripristinarla significa lasciare la giungla del subappalto. Questo è il modo per estendere le norme pubbliche al privato, migliorandole”. Inoltre, ha proseguito il leader della CGIL “abbiamo chiesto di mettere in discussione il subappalto a cascata, di introdurre la patente a punti, significa introdurre il cartellino anche sui cantieri”.
“Su tutto questo non abbiamo avuto risposte, per questo abbiamo intenzione di proseguire con ogni forma di mobilitazione, perchè queste cose devono essere affrontate in un modo diverso”. L’ultimo incontro con il governo su questi temi si è tenuto a luglio quando le organizzazioni sindacali hanno presentato le piattaforma unitaria “siamo molto lontani dalla sensibilità che ci vorrebbe su questi temi nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici che noi rappresentiamo”, ha concluso Landini.
Fonte: Cgil Rimini che ringraziamo
Sono stati pubblicati i dati aggiornati al 31/12/2023 del rapporto “IL MESOTELIOMA MALIGNO IN EMILIA-ROMAGNA” a cura di A. Romanelli, C. Storchi, L. Mangone
Mesotelioma: di cosa si tratta
Il mesotelioma maligno (MM) è un tumore raro ma che ha una certa correlazione con l’esposizione professionale o ambientale con le fibre di amianto. Nonostante l’amianto in Italia sia stato messo al bando nell’aprile 1994, il lungo tempo di latenza tra l’esposizione e l’insorgere del MM, determina ancora l’insorgenza della malattia tra la popolazione. In Emilia-Romagna la sorveglianza epidemiologica, sancita dalla Regione dal 1995, è attuata anche attraverso il ReM: Registro Mesoteliomi.
Amianto e mesotelioma in provincia di Rimini
L’insorgenza dei sintomi di MM, avendo una latenza di 35-40 anni, appare in genere dopo aver cessato l’attività lavorativa. Per quanto riguarda la provincia di Rimini, dal 1996 sono stati diagnosticati 158 casi di MM, 94 dei quali di origine professionale; da evidenziare che anche l’esposizione ambientale o familiare (11 casi) potrebbe comunque essere legata al lavoro di un familiare, o alla presenza di materiale contenente amianto vicino all’abitazione (ad esempio coperture in Eternit). Le fibre di amianto, infatti, una volta disperse (su abiti o nell’aria) possono essere inalate con conseguenze diagnosticabili a distanza di decenni.
locandina SHC 240312
Fonte C.I.I.P
Sul tema della violenza sul lavoro e nell’ambito della Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari, segnaliamo questo evento in streaming.
Proposto dal sindacato nazionale SHC, vedrà la partecipazione come relatrice della coordinatrice del Gruppo di Lavoro CIIP Stress Lavoro Correlato, Antonia Ballottin.
“Violenza sul personale sanitario e socio-sanitario”
martedì 12 marzo 2024 – ore 15:30 – 18:00
evento in streaming su piattaforma StreamYard
Con le parole della Segreteria Nazionale SHC: “L’iniziativa arriva dagli operatori socio sanitari, indirizzata a un tema che coinvolge anche la loro professione, dove il fenomeno delle aggressioni aumenta ogni giorno, fenomeno allarmante, e spesso sottostimata. La salute è un diritto primario e va garantito a tutti e a tutti, e il nostro servizio sanitario nazionale va tutelato insieme ai professionisti. Gli atti di violenza a danno degli operatori sanitari costituiscono eventi sentinella che richiedono la messa in atto di opportune iniziative di protezione e prevenzione.”
Nel settore si confrontano il malessere degli agricoltori, l’urgenza della transizione climatica e una complessa gestione europea. Trovare un nuovo punto di equilibrio comporta modifiche politiche, gestionali e tecniche.
“L’agricoltura e l’ambiente vanno di pari passo perché l’agricoltore è il primo a subire le conseguenze del cambiamento climatico: quando un frutteto viene distrutto, non ci vuole un mese, ci vogliono anni e anni per rivedere i primi frutti. Le conseguenze del cambiamento climatico sono anche economiche e se non le affrontiamo ci costeranno più di quanto dobbiamo investire oggi per un fondo serio per la transizione ecologica al fine aiutare e accompagnare gli agricoltori. È chiaro che il Green deal non ha gambe senza gli agricoltori”, ha affermato Camilla Laureti, parlamentare europea e responsabile Politiche agricole del Partito democratico, intervenendo il 12 febbraio ad Alta Sostenibilità, la rubrica settimanale a cura dell’ASviS in onda su Radio Radicale.
Il cambiamento climatico sta aggravando problemi che gli agricoltori avvertono da tempo e gli interventi per la salvaguardia dei terreni e per la transizione ecologica comportano ulteriori costi che gli agricoltori non riescono più a sostenere. Nei prossimi decenni l’agricoltura dovrà affrontare enormi sfide, tra cui garantire la sicurezza alimentare per una popolazione mondiale oltre i dieci miliardi di persone (stime Onu, “World population prospects 2022”) e un modello di agricoltura che sia ambientalmente sostenibile ed economicamente redditizia per chi la pratica sembra ancora lontano; la sfida non è facile e comporta modifiche politiche, gestionali e tecniche.
Il settore agricolo è quello che per primo subisce la crisi climatica, con le conseguenze più pesanti dal punto di vista economico e con un tempo di recupero estremamente lungo (basti pensare agli effetti delle alluvioni e della siccità sui raccolti). Il rapporto “Climate change adaptation in the agriculture sector in Europe” dell’Agenzia europea dell’ambiente (Eea) prevede che i cambiamenti climatici potrebbero ridurre il valore dell’agricoltura europea del 16% entro il 2050 a causa della maggiore siccità e precipitazioni, e la produzione dei Paesi del Mediterraneo potrebbe scendere dell’80% entro il 2100.
Il cambiamento climatico può influenzare direttamente e indirettamente la produzione agricola e gli agroecosistemi su cui essa si basa. Gli impatti diretti riguardano i cambiamenti nella fenologia e nei calendari, lo spostamento delle aree coltivate e la perdita di suolo, le variazioni nell’approvvigionamento idrico e nella domanda di irrigazione, e l’aumento dei livelli di CO2 rallenta la crescita delle piante. Gli effetti indiretti sono invece conseguenze dei primi e sono ad esempio l’aumento di parassiti, malattie, specie invasive ed eventi estremi come forti venti, grandinate, calore intenso e gelate. Le ripercussioni della crisi climatica sulla produzione agricola possono generare conseguenze economiche e sociali sia per il settore stesso che per la sicurezza alimentare, incidendo poi su commercio, redditi agricoli e prezzi alimentari.
Per leggere l’articolo tradotto in italiano clicca l’icona blu (la quarta da sinistra in fondo all’articolo) google translate . Per un uso professionale o di studio raccomandiamo di fare riferimento al testo originale. |
Corentin Barbu, Inrae; Alexis Aulagnier, Sciences Po Bordeaux; Anne-Sophie Walker, Inrae; Baptiste Labeyrie, Centre Technique Interprofessionnel des Fruits et Légumes (CTFIL); Emilie Maugin, Astredhor (Institut technique de l’horticulture); Fabrice Le Bellec, Cirad; François Omnes; Freddie-Jeanne Richard, Université de Poitiers; Harry Ozier-Lafontaine, Inrae; Jean-Noël Aubertot, Inrae; Marc Gallien, DREETS de Normandie; Maxime Garnault, Inrae et Véronique Gouy Boussada, Inrae
Face aux manifestations des agriculteurs début 2024, le gouvernement français a annoncé une « mise à l’arrêt » du plan Ecophyto jusqu’au salon de l’Agriculture fin février. Cette pause devait permettre de revoir les indicateurs utilisés pour évaluer la baisse de l’utilisation des produits phytopharmaceutiques (pesticides appliqués sur les cultures) en France.
Certains indicateurs développés au niveau européen étaient fortement mis en avant avec le soutien de certains syndicats d’agriculteurs. À l’inverse, des organisations de défense de l’environnement et de la santé défendaient l’indicateur NoDU, indicateur actuel du plan Ecophyto. Le gouvernement a finalement tranché le 21 février, avec l’annonce par Gabriel Attal de l’abandon du NoDU, au profit de l’indicateur européen HRI-1.
Comment s’y retrouver dans cette jungle d’acronymes ?
En tant que membres du Comité Scientifique et Technique du plan Ecophyto, comité indépendant des pilotes du plan, nous avons notamment pour mission de guider le choix des indicateurs. Dans ce texte, nous souhaitons préciser la nature de ces derniers et en clarifier les enjeux.
Fonte Algorithmwatch.org che ringraziamo
[ Per un uso di studio o professionale raccomandiamo di fare riferimento al testo pubblicato alla fonte traduzione effettuata da google translate. editor ]
di Naiara Bellio , Nicolas Kayser-Bril , Mathilde Saliou e Alina Yanchur
Al Adib ha percepito l’ansia di sua figlia ma ha capito subito cosa fare. Ha pubblicato un video su Instagram in cui denunciava l’accaduto e chiedeva alle vittime di farsi avanti. Poche ore dopo, molte altre madri le avevano mandato un messaggio, raccontando le esperienze delle loro figlie. Sono andati tutti alla polizia e i ragazzi hanno smesso di creare nudi finti.
Al Adib lavora da più di un decennio per aumentare la consapevolezza sulla violenza sessuale sui minori, sia online che offline. Sa come reagire a tali attacchi. Tuttavia, ha detto, si sente trascurata dalle istituzioni che dovrebbero prevenire un uso così crudele dell’intelligenza artificiale. Oggi, mentre le proteste si sono calmate ad Almendralejo, le app che consentono ai ragazzi di creare nudi finti rimangono disponibili – e probabilmente sono in uso – in tutte le scuole europee.
Abbiamo parlato con persone che hanno deciso di agire contro le ingiustizie causate dall’intelligenza artificiale. Tutti hanno spiegato quanto sia stato difficile riparare gli illeciti e avere un impatto. I diritti sanciti dalla legislazione europea raramente sono applicabili ai singoli individui.
Quando Soizic Pénicaud ha iniziato a lavorare con gli algoritmi del sistema di gestione del welfare francese, ha organizzato corsi di formazione per le persone a stretto contatto con i beneficiari. Una volta, un assistente sociale le disse che l’unico consiglio che dava alle persone che avevano problemi con il sistema di gestione delle richieste era “non c’è niente che tu possa fare, è colpa dell’algoritmo”. Pénicaud, un ricercatore sui diritti digitali, è rimasto sorpreso. Non solo sapeva che i sistemi algoritmici potevano essere ritenuti responsabili, ma sapeva anche come farlo.
Connessioni 8
23 febbraio 2024
fatti, eventi, report di ricerca e dati per capire meglio cosa succede nel campo della prevenzione e della salute negli ambienti di vita e di lavoro.
Vi è bisogno di fare chiarezza sul tema della sicurezza sul lavoro, in particolare dopo la tragedia di Firenze. Non è più tempo di chiacchiere ha detto il segretario generale della Cgil Maurizio Landini. Ha ragione. La individuazione degli errori che hanno creato le condizioni di sistema o ambientali perchè si sviluppassero modalità malate di organizzazione del lavoro e di mancata gestione dei rischi dovrebbe essere fatta da tutti i soggetti in campo.
Innanzitutto il sistema delle imprese e delle loro Associazioni dovrebbe sottoporre a verifica le posizioni assunte in diverse fasi storiche rispetto alla legislazione di merito sugli appalti e subappalti, in particolare nel settore delle costruzioni.
La moltiplicazione dei subappalti a cascata riesumata nel nuovo Codice non piove dal cielo, il sistema di norme che lo consentono hanno dei responsabili politici che hanno risposto con atti legislativi a richieste molto precise provenienti non solo dalla Commissione Europea ma anche dal mondo delle imprese. Sia chiaro : non vi è un obbligo di legge per le stazioni appaltanti di moltiplicare a cascata subappalti di lavorazioni più o meno pericolose fino a rendere molto difficile il governo e il controllo della gestione dei rischi.
Appalti, subappalti e gestione dei rischi per la sicurezza dei lavoratori
La scelta di moltiplicare l’assegnazione dei lavori con i subappalti a cascata è una scelta delle imprese committenti, le stazioni appaltanti, dettata dalla ricerca di fatto del “massimo” ribasso perchè la competizione non avviene, nella maggioranza delle situazioni, sulla qualità del prodotto al prezzo giusto ma sul ribasso e questo è reso possibile, dalla cosiddetta semplificazione normativa che ispira il “Nuovo Codice”
Esiste poi una molteplicità di appalti privati che si avvalgono di finanziamenti pubblici… tanto per semplificare 2)
Se è pur vero che la norma non consente, a livello formale, di sottoporre a gara i costi della sicurezza è altrettanto vero che induce soluzioni organizzative povere e a volte improvvisate con le imprese in coda alla filiera dei subappalti rappresentate da situazioni borderline con frequenti e gravi irregolarità nel trattamento dei lavoratori rilevate dalle ispezioni degli organi preposti. In questo contesto appare la schizofrenia comportamentale: da una parte la produzione da parte dei consulenti del POS, del DVR, un apparato cartaceo e digitale a prova di ispezione a protezione legale dell’impresa committente o stazione appaltante. 1)
Al contempo a scendere per i rami dei subappalti si perdono le tracce delle indicazioni/prescrizioni contenute nei documenti cartacei perfetti custoditi in cassaforte… Questa rappresentazione che facciamo, un pò schematica, è per fare chiarezza sul fatto che tra il progetto dell’opera, le valutazioni dei rischi e le prescrizioni organizzative per neutralizzarli e la struttura produttiva reale vi è una tale distanza che spiega perchè avvengono le tragedie.
E’ solo ribaltando la piramide, mettendo al primo posto le attività concrete svolte dalle microimprese in subappalto che realizzano l’opera, monitorando ed eliminando le intermediazioni parassitarie e criminali che si potrà fare un passo avanti nella sicurezza dei cantieri. Solo capitolati dettagliati ed esaustivi rispetto alle lavorazioni da assegnare in appalto possono porre rimedio agli abusi e alle incongruenze organizzative. In questo caso le vere connessioni da ristabilire sono quelle tra i committenti (stazioni appaltanti) e le piccole imprese del subappalto che per davvero costruiscono le opere.Le scelte dell’attuale governo non sembrano andare in questa direzione.
editor
Riferimenti
E’ disponibile on line l’ultimo numero di Ecoscienza. Al centro del nuovo numero della rivista di Arpae Emilia-Romagna, un servizio dedicato allo studio del cuneo salino nel Delta del Po
Per scaricare il file pdf della rivista clicca QUI