Selezione di notizie, informazioni, documenti, strumenti per la promozione della salute e della sicurezza negli ambienti di lavoro e di vita. Diario Prevenzione è online dal 1996. Progetto e realizzazione a cura di Gino Rubini
Secondo un rapporto dell’ILO, il caldo è un killer silenzioso che minaccia la salute e la vita di un numero crescente di lavoratori in tutto il mondo.
GINEVRA (Notizie ILO) – Un nuovo rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), Heat at work: Implications for safety and health , avverte che un numero sempre maggiore di lavoratori è esposto allo stress da calore in tutto il mondo. I nuovi dati rivelano che le regioni in precedenza non abituate al caldo estremo affronteranno rischi maggiori, mentre i lavoratori in climi già caldi dovranno affrontare condizioni sempre più pericolose.
Lo stress da calore è un killer invisibile e silenzioso che può causare rapidamente malattie, colpi di calore o persino la morte. Nel tempo può anche portare a gravi problemi cardiaci, polmonari e renali per i lavoratori, sottolinea lo studio.
Nel complesso, il rapporto indica che i lavoratori in Africa, negli stati arabi e in Asia e nel Pacifico sono più spesso esposti al calore eccessivo. In queste regioni, rispettivamente il 92,9%, l’83,6% e il 74,7% della forza lavoro ne è colpito. Le cifre sono superiori alla media globale del 71%, secondo le cifre più recenti disponibili (2020).
Le condizioni di lavoro in più rapida evoluzione si registrano in Europa e Asia centrale, afferma il rapporto. Dal 2000 al 2020 la regione ha registrato il maggiore aumento dell’esposizione eccessiva al calore, con la percentuale di lavoratori colpiti in aumento del 17,3 percento, quasi il doppio dell’aumento medio globale.
Nel frattempo, le Americhe, l’Europa e l’Asia centrale stanno assistendo al più grande aumento di infortuni sul lavoro dovuti allo stress da calore dall’anno 2000, con aumenti rispettivamente del 33,3 percento e del 16,4 percento. Ciò è probabilmente dovuto alle temperature più elevate nelle regioni in cui i lavoratori non sono abituati al caldo, nota il rapporto.
Al centro del nuovo numero della rivista di Arpae Emilia-Romagna, un servizio dedicato a un’economia sostenibile del mare, con un focus sulle attività strategiche sia per la transizione economica sia per la salvaguardia degli ecosistemi marini, un approfondimento sull’alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna nel maggio 2023 con la redazione di un ampio rapporto tecnico-scientifico, l’accelerazione del cambiamento climatico in Emilia-Romagna e l’importanza del volontariato ambientale con le Guardie ecologiche volontarie
Un documento di riflessione esamina le implicazioni della realtà virtuale (VR), della realtà aumentata (AR), della realtà estesa (XR) e del metaverso per la salute e sicurezza sul lavoro (SSL), prendendo in considerazione le opportunità, come la simulazione sicura di ambienti di lavoro pericolosi.
Il documento, adottato in diversi settori, dall’industria manifatturiera e dall’edilizia fino al settore dell’istruzione e dell’assistenza sanitaria, affronta anche le sfide poste da queste tecnologie. Tra le problematiche si annoverano i rischi muscoloscheletrici o i problemi alla vista legati all’uso di visualizzatori fissati direttamente alla testa. Il documento tratta inoltre del disorientamento e dell’alterazione del senso del tempo e dello spazio, che possono causare incidenti e stress, nonché di ulteriori rischi psicosociali legati a nuove forme di interazioni fisiche e sociali.
Riteniamo opportuno segnalare il testo di questo decreto estivo per le implicazioni severe che potrà avere sulle attività di controllo delle attività economiche da parte della Pubblica Amministrazione. Tra le attività di controllo vi sono quelle assegnate alle ASL e all’Ispettorato del lavoro per quanto attiene la regolarità delle imprese nella valutazione e gestione dei rischi. La “semplificazione” che viene imposta, sulla base di una prima lettura del testo di questo decreto, nei fatti renderà difficile il lavoro degli ispettori con aspetti a dir poco grotteschi come la segnalazione preventiva obbligatoria della visita dieci giorni prima della sua effettuazione … Vi sarà poi l’attivazione di un “nuovo mercato” delle certificazioni concernenti il livello di rischio o Report in cui l’azienda vorrà essere classificata per evitare le ispezioni. Rinviamo ad una lettura approfondita e alla valutazione che ne faranno gli operatori – ispettori della Prevenzione che operano sul campo.
Pubblichiamo con il consenso dell’autore e preceduto da una sua premessa questo articolo di Mario Agostinelli apparso sul blog de il fatto quotidiano del 16 luglio.
Mentre siamo sollecitati a arrovellarci sulla composizione dei governi dei potenti del mondo, da cui siamo esclusi, nessun atto di democrazia che punti alla pace, al contrasto del cambiamento climatico, alla giustizia sociale, rischiara un orizzonte che si rabbuia di giorno in giorno. L’inerzia nella reazione ad una situazione di emergenza dissimulata dipende, a mio avviso, anche da quanto sottovalutiamo il ruolo di continuo e martellante negazionismo, che alla fine può trovarci impreparati, dato che è organizzato con grande coinvolgimento di poteri economici, istituzioni, think tank sovvenzionati e, addirittura partiti e istituzioni complici.
riprendo un importante studio europeo che riassumo e commento nella parte che riguarda il caso del clima in Italia. Gli accademici, che ne hanno compilato una ricostruzione anche per periodi storici, sono docenti e ricercatori dell’Università milanese della Bicocca che lavorano in un contesto internazionale.
Queste note giustificano e preludono all’ultimo articolo che invierò prima delle vacanze per rendere noto e visibile l’ostruzionismo alle rinnovabili che è in corso anche nel caso di Civitavecchia e a cui, come per tutto l’eolico offshore italiano, ha dedicato due severe pagine l’inserto Affari e Finanza di Lunedì 15 della Repubblica.
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Negazionismo climatico: una merce inesauribile, antiscientifica e fuorviante.
Sono ormai più di 30 anni, dagli anni 90 allo scoppio della pandemia e fino ai giorni nostri, che un insistito tentativo di rallentare o bloccare deliberatamente l’azione per il clima, porta la vita sul nostro Pianeta a virare bruscamente verso limiti invalicabili di conservazione e riproduzione della vita, che si manifestano di anno in anno in modalità imprevedibilmente peggiori. Un coacervo di interessi, una irresponsabilità delle classi dirigenti, un ruolo complice di gran parte dei media e l’invasione dell’economia di guerra accelerano il degrado della biosfera e provano a depotenziare sul nascere la reazione delle nuove generazioni e delle popolazioni maggiormente esposte.
Prendo spunto da una recentissima pubblicazione della Oxford University Press (v. https://caad.info/wp-content/uploads/2024/05/2024-climate-obstruction-across-europe-brief.pdf ) che traccia una documentazione dello sviluppo e della natura delle attività di ostruzione climatica estesa a tutta Europa. In essa – per lo specifico del caso italiano – hanno redatto osservazioni di grande interesse Marco Grasso, Stella Levantesi e Serena Beqja. Qui riprendo alcune loro analisi, integrate da mie brevi considerazioni a supporto delle loro allarmate denunce.
Secondo l’European Severe Weather Database (https://eswd.eu/ ), il Paese ha subito 3.191 eventi meteorologici estremi nel 2022, rispetto ai 2.072 dell’anno precedente e ai 380 del 2010. Intanto, in un crescendo disastroso per il 2023 e il primo semestre del 2024, la già tiepida transizione verso “net zero al 2050”, è stata ulteriormente diluita dalla coalizione di destra alla guida del Paese, che, nel PNIEC in approvazione, ha ridotto dal 30 al 40% il proprio contributo agli obbiettivi di Parigi.
Una ricostruzione delle azioni di blando contrasto alle emissioni viene esaminata dai tre ricercatori in diverse fasi. La sottovalutazione va ricercata fin dalla fine del secolo scorso nel ruolo di ENI, partecipata dal Governo e dalla Banca Depositi e Prestiti, che, nella limitata consapevolezza del cambiamento climatico da parte dei cittadini, ha insistentemente negato il contributo umano al riscaldamento terrestre. Il compito di cancellare la questione dal dibattito pubblico è stato affidato ai media mainstream, mentre la narrativa berlusconiana relegava il clima ai margini di qualsiasi necessità di azione.
Dal primo decennio del nuovo millennio fino agli anni che precedettero la pandemia, nonostante il risveglio delle nuove generazioni e la forza e l’insistenza del messaggio di Greta e di Francesco, anche i governi successivi, come quelli di Renzi e poi di Draghi, liberavano incentivi per la combustione di biomasse e inceneritori, togliendo sostegni alle rinnovabili e favorendo ulteriori attività estrattive di fossili sul territorio e nei mari nazionali.
Suite au mouvement de colère qui a mobilisé une partie du secteur agricole au début de l’année 2024, le gouvernement français avait annoncé en février la suspension du plan Écophyto, qui visait à diminuer l’usage des pesticides en France à l’horizon 2030.
Le 6 mai dernier, une nouvelle stratégie, baptisée Écophyto 2030, a été dévoilée. Si l’objectif de réduction de 50 % des pesticides est toujours d’actualité, le manque d’ambition de ce nouveau plan a provoqué la colère d’une partie du monde scientifique et médical.
Un collectif rassemblant près de quatre cents chercheurs, plus de deux cents soignants ainsi que des sociétés savantes, des associations de patients et de défense de l’environnement en a dénoncé le contenu dans une tribune publiée dans le quotidien Le Monde (cosignée par les auteurs du présent article).
Parmi les points les plus problématiques figure l’abandon de l’indicateur « historique » utilisé pour mesurer les usages des pesticides, et donc évaluer la réduction réelle de leur utilisation. Le nouvel indicateur est beaucoup moins approprié que l’ancien, et les arguments avancés pour son adoption sont, pour le moins, peu solides. Voici pourquoi.
Toxicité des pesticides : les preuves s’accumulent
Aujourd’hui, la toxicité des pesticides ne fait plus guère de doute. Diverses études scientifiques ont établi qu’il existe une forte présomption de lien entre l’exposition à certains pesticides et le développement de divers cancers (cancer de la prostate, lymphomes non hodgkiniens ou myélomes). L’exposition aux pesticides durant la période de développement fœtal ou pendant la petite enfance accroît par ailleurs le risque de développer certains cancers pédiatriques. Des associations avec la maladie de Parkinson ainsi qu’avec des troubles neurocognitifs chez l’adulte et du développement cérébral chez l’enfant ont aussi été mises en évidence.
Par ailleurs, les données épidémiologiques révèlent une présomption moyenne d’association entre l’exposition aux pesticides et diverses autres pathologies comme la maladie d’Alzheimer, les troubles anxio-dépressifs, et certains cancers (leucémies, système nerveux central, vessie, rein, sarcomes des tissus mous), ou encore l’asthme ou les pathologies thyroïdiennes.
A pochi giorni dal terribile incidente in un cantiere di Prilly (VD) che ha causato la morte di tre operai e il ferimento di altri otto, le cause della tragedia restano sconosciute. Il sindacato Unia insiste perché si rafforzi la prevenzione
Di SONYA MERMOUD
Dopo lo sgomento della tragedia è il momento del raccoglimento, mentre molte domande restano invece ancora senza risposta. Il 15 luglio, centinaia di persone hanno partecipato a una cerimonia commemorativa a Prilly (VD) in seguito al terribile incidente avvenuto presso un cantiere nella zona. La mattina del 12 luglio, un’impalcatura è crollata sulla facciata della torre Malley Phare, opera in costruzione nel Comune vicino a Losanna. Il crollo – le cui cause non sono ancora state chiarite – ha causato la morte di tre operai di età compresa fra i 30 e i 43 anni nonché il ferimento di otto persone, di cui quattro in modo grave. Pietro Carobbio, responsabile del settore costruzioni di Unia Vaud, si è recato sul posto per prendere parte all’omaggio alle vittime, a cui hanno partecipato anche numerosi lavoratori edili. “C’erano tutti i colleghi dei cantieri vicini”, racconta il sindacalista, ancora sconvolto dagli eventi. Pur non potendo commentare in questa fase le circostanze che hanno portato alla tragedia, Carobbio ha sottolineato i fattori che possono creare condizioni di pericolo per i lavoratori. In cima alla lista, il problema dei prezzi e dei tempi di completamento dei lavori.
Meno incidenti, ma più gravi
“La causa degli incidenti è molto spesso legata alle scadenze imposte alle aziende, alla pressione sui costi e alla mancanza di formazione”, spiega il funzionario di Unia aggiungendo che, mentre il numero di incidenti è leggermente diminuito negli ultimi anni, questi sono però diventati più gravi. “Il motivo è da ricercare nelle dimensioni dei lavori e nelle nuove tecnologie. La meccanizzazione è positiva, perché rende il lavoro meno faticoso, ma se qualcosa va storto il pericolo aumenta. Essere schiacciati da una macchina o da pannelli di cassaforma molto pesanti ha ovviamente conseguenze maggiori rispetto a quando il lavoro veniva svolto solo con picconi e pale”, ha sottolineato Carobbio. In ogni caso, e a prescindere dall’esito dell’inchiesta in corso che dovrà chiarire le circostanze della tragedia, il sindacato Unia sostiene l’attuazione di una politica di tolleranza zero nei confronti degli incidenti sul lavoro.
Un lavoratore su sei è vittima di un incidente nel corso della sua carriera
“Ogni incidente sul lavoro è uno di troppo. È inconcepibile che delle vite vengano sacrificate nel semplice esercizio della propria attività professionale”, dichiara il sindacato Unia, che contribuisce attivamente alla prevenzione dei rischi per la salute e la sicurezza conducendo campagne ed effettuando controlli insieme ad altri partner. “Ancora oggi, un lavoratore su sei subisce un infortunio più o meno grave nel corso della sua carriera: una cifra decisamente troppo alta”. In questo contesto, Unia ribadisce di essere favorevole all’aumento delle risorse destinate alla prevenzione degli infortuni e alla tutela della salute sul luogo di lavoro, misure che comprendono anche le ispezioni. Tuttavia, il sindacato non commenta per ora la tragedia di Prilly, in attesa dell’esito dell’inchiesta penale.
Costruita nel complesso Malley Lumières, Malley Phare è la prima torre in legno della Svizzera francese. Alta 60 metri, ha 14 piani ed era stata progettata per ospitare 96 appartamenti. Per uno scherzo del destino il progetto dell’edificio – che vuole essere un modello dal punto di vista energetico e socio-culturale – è di proprietà della Suva, specializzata nella prevenzione degli incidenti.
Articolo originale pubblicato da Evénément Syndical, traduzione e adattamento Federica Bassi
Nota “Il decreto attuativo per l’applicazione della patente a punti. Commenti alla bozza presentata alle parti sociali dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali” di Norberto Canciani, Presidente dell’Associazione Ambiente Lavoro . Per leggere l’articolo vai alla Fonte : Associazione Ambiente Lavoro
Il cordoglio e la rabbia dei sindacati: “Quante altre lacrime, quanta sofferenza e disperazione prima di scrivere la parola fine?”
Un operaio dell’Agenzia regionale attività irrigue e forestali è morto nelle campagne tra Ceglie Messapica e San Michele Salentino nel brindisino mentre era impegnato nelle operazioni di spegnimento di un incendio che stava divorando ulivi secolari. Parte del tronco di un grosso albero lo ha schiacciato non lasciandogli scampo. Si tratta di Mario Rutiglio, 67 anni di Ostuni, sarebbe andato in pensione fra non molto. Altri due colleghi sono rimasti feriti.
Che aggiungono: “Quante altre lacrime, quanta sofferenza e disperazione dobbiamo continuare a soffrire prima di scrivere la parola fine? La sicurezza e la formazione costituiscono la premessa essenziale per una seria politica preventiva per un lavoro svolto in sicurezza. Analogamente una legge speciale per i crimini da infortunio sul lavoro non può più essere rinviata”.
“Si continua a morire sul lavoro, – dichiarano Gigia Bucci, segretaria generale della Cgil Puglia e Luigi Lonigro, segretario generale della Fp Cgil Puglia – sono morti che non possiamo accettare. Non è possibile che un lavoratore si debba recare al lavoro e non debba avere la certezza che poi si torni a casa dai propri cari. In questo 2024, purtroppo stiamo assistendo ad un incremento delle morti sul lavoro. È evidente che qualcosa non quadra, sicuramente non si presta la giusta attenzione alla sicurezza sul lavoro”.
In calo incidenti, feriti e decessi, crollo degli interventi 118 in “codice rosso”. Traffico e inquinamento in flessione, boom del bike sharing, aumentano le biciclette, si consolida il trasporto pubblico
Calano gli incidenti stradali (di quasi l’11%) e i feriti (di oltre il 10%), con miglioramenti ancora più consistenti sulle radiali (che sfiorano rispettivamente il -18% e il -28%). Diminuiscono fortemente (circa -38%) gli incidenti più gravi, classificati dal 118 con “codice rosso”. Si riducono i decessi (il 33% in meno), toccando il minimo storico dal 2013 a oggi negli anni normali e tornando ai livelli del periodo Covid a mobilità limitata. Si registra un calo del traffico veicolare (-3%) e si abbassa l’inquinamento più legato al traffico urbano (-23%), un vero e proprio boom nell’utilizzo del bike sharing (+92%) mentre aumentano in modo significativo gli spostamenti in bicicletta (+12%) e si consolidano quelli coi mezzi pubblici.
Sono questi in estrema sintesi i principali indicatori, diretti e di contesto, dei primi sei mesi di Bologna Città 30, che si pone come obiettivi principali proprio il miglioramento della sicurezza stradale e l’aumento della mobilità sostenibile.
Il confronto è tra il 2024 e la media dei corrispondenti periodi del 2022 e 2023. Sono considerate due annualità per ampliare la quantità di dati analizzati e ridurre i possibili effetti della variabilità statistica in un periodo di tempo così limitato. In particolare, ad essere presi come riferimento pre-Città 30 sono gli ultimi due anni, evitando invece 2020 e 2021 che erano caratterizzati dall’emergenza Covid-19 e quindi con dati non paragonabili.
Le plus récent rapport du Groupe d’experts intergouvernemental sur l’évolution du climat (GIEC) insiste en effet sur l’importance d’un aspect trop souvent négligé par l’action climatique locale, soit celle de prendre en compte les inégalités.
Les études montrent que les personnes, communautés et groupes les plus affectés par les changements climatiques sont généralement celles et ceux qui ont le moins contribué à l’actuelle crise climatique. Des personnes et communautés marginalisées – par exemple en situation de pauvreté, racisées ou en situation de handicap –, se retrouvent à devoir composer avec une crise multifactorielle complexe qui amplifie leur détresse et leur précarité.
Cela dit, ces groupes et communautés développent des initiatives afin d’accroître la justice climatique à l’échelle locale et réorienter les priorités d’action publique. Ils privilégient par exemple une action climatique concertée autour d’enjeux tels que l’équité, l’autodétermination, la résilience, la réduction de la pauvreté et le vivre-ensemble.
Des recherches témoignent du fait que des politiques d’action climatique locale qui ignorent les diverses formes d’inégalités tendent à accentuer les préjudices vécus par les communautés marginalisées et dans certains cas à retarder les gains en matière climatique.
Il est capital que toute démarche d’action climatique prenne en compte les enjeux d’équité et de justice afin d’éviter que la lutte contre la crise climatique ne se transforme en une crise sociale accrue au sein des communautés marginalisées.
Villes, climat et inégalités
Le Répertoire de recherches Villes, climat et inégalités que nous avons élaboré a pour objectif de rassembler les connaissances et recherches qui étudient les liens entre inégalités, action climatique et transition socioécologique dans les villes et milieux locaux afin de favoriser une action concertée et éclairée des différents acteurs du milieu.
Ce répertoire a été initié par la Chaire de recherche du Canada en action climatique urbaine et le réseau Villes Régions Monde. Des collaborateurs du milieu académique au Québec, en Ontario et en Colombie-Britannique, et du consortium sur la climatologie régionale et l’adaptation aux changements climatiques Ouranos ont contribué à sa constitution.
Les différents domaines de l’action climatique sont souvent traités en silos. De nombreux savoirs et connaissances existent toutefois qui sont produits dans et hors du monde universitaire, et qui permettent de mettre en lumière les angles morts et avancées d’une transition socioécologique plus équitable et plus juste.
Plus d’une quarantaine de synthèses issues de recherches universitaires, collaboratives, participatives ou provenant d’associations (notamment sur l’itinérance, l’inclusion et l’équité territoriale) en Colombie-Britannique, en Ontario et au Québec sont disponibles en ligne.
L’attenzione crescente al cambiamento climatico e alla crisi ambientale ha portato all’emergere dell’alfabetizzazione sanitaria ambientale o environmental health literacy (EHL). L’EHL permette agli individui ed alle comunità di prendere decisioni informate e agire per proteggere e migliorare la salute pubblica, specialmente in risposta al cambiamento climatico, promuove una comprensione più profonda di come i fattori ambientali, tra cui la qualità dell’aria e dell’acqua, l’inquinamento e l’esposizione a sostanze pericolose, possano influenzare la salute
Un recente articolo ha sottolineato l’importanza della sostenibilità nei sistemi sanitari, evidenziando come le dimensioni sociali, economiche e ambientali siano fondamentali per garantire un’assistenza sanitaria equa e robusta. In questo contesto, l’alfabetizzazione sanitaria (Health Literacy – HL) svolge un ruolo centrale, facilitando la comprensione e l’uso efficace delle informazioni sanitarie, riducendo le disparità e migliorando la sostenibilità complessiva dei servizi sanitari (1)
Introduzione alla sostenibilità dei sistemi sanitari
L’invecchiamento della popolazione, l’incremento delle malattie croniche, le recenti crisi sanitarie ed il cambiamento climatico hanno evidenziato in maniera sempre più pressante la necessità di adottare sistemi sanitari resilienti e sostenibili. Il concetto di sostenibilità in sanità si sviluppa attraverso tre dimensioni fondamentali: sociale, economica e ambientale (2). La sostenibilità sociale è incarnata nei principi di equità, inclusività e giustizia sociale, e sottolinea l’importanza di fornire servizi sanitari in modo culturalmente appropriato e che rispondano alle diverse esigenze della popolazione (3). La sostenibilità economica implica un uso accorto delle risorse per garantire che i servizi sanitari siano accessibili per tutte le fasce della popolazione; evidenzia l’importanza di un’erogazione dei servizi sanitari che sia costo-efficace ed efficiente (4). La sostenibilità ambientale, d’altro canto, dipende dalla relazione tra il settore sanitario e l’ambiente naturale: il sistema sanitario esercita un impatto significativo sull’ambiente, tramite una sostanziale produzione di CO2 e di rifiuti. Passare a pratiche sanitarie che siano anche ambientalmente sostenibili è fondamentale per favorire l’impegno della collettività nella lotta al cambiamento climatico (5).
Centrale per raggiungere un sistema sanitario sostenibile è l’empowerment dei singoli individui e delle comunità attraverso il miglioramento dell’alfabetizzazione sanitaria o health literacy (HL), definita come la combinazione di competenze personali e risorse situazionali necessarie affinché le persone possano accedere, comprendere, valutare e utilizzare informazioni e servizi per prendere decisioni riguardanti la salute (6). La HL, già trattata in alcuni post precedenti a cui rimandiamo per un maggiore approfondimento (Health literacy. La cornice concettuale; Health literacy e diritti umani; Health literacy e sanità pubblica; L’evoluzione della Health Literacy), è un concetto che sta assumendo sempre maggiore rilevanza dal punto di vista scientifico per il grande impatto che ha dimostrato avere sulla salute. Non è un caso quindi che l’HL possa rivestire un ruolo determinante nel garantire la sostenibilità dei sistemi sanitari.
Sostenibilità Sociale: la HL come determinante di salute
I sistemi sanitari si sforzano di fornire servizi per promuovere la salute, prevenire le malattie e migliorare gli outcome di salute della popolazione. Tuttavia, la salute umana è influenzata anche da aspetti più prettamente sociali tra cui, ad esempio, una distribuzione iniqua delle risorse. La sostenibilità sociale di un sistema sanitario è strettamente legata ai determinanti della salute, in particolare alle disparità socioeconomiche, tradizionalmente misurate attraverso i livelli di istruzione, reddito e/o occupazione, che sono ampiamente considerati le principali cause sottostanti delle diseguaglianze di salute (7). Riuscire a mitigare l’effetto dei determinanti sulla salute delle persone è alla base della sostenibilità sociale di un sistema sanitario.
È qui che la HL entra in gioco. La HL ha un forte impatto sulla salute, ad esempio si è osservato che avere livelli elevati di HL possa migliorare la gestione delle malattie, ridurre le ospedalizzazioni ed in generale garantire un miglior status di salute. Non a caso, in letteratura la HL è stata considerata essa stessa come un determinante di salute (8). Più recentemente però è stato ipotizzato che svolga la sua azione come mediatore nella relazione tra determinanti socio-economici e specifici outcome di salute (9). In pratica, la HL ha la possibilità di ridurre gli effetti negativi sulla salute che possono essere causati da condizioni socio-economiche svantaggiose e, poiché la HL è una variabile più facilmente modificabile rispetto agli altri determinanti, rappresenta un obiettivo prioritario per la riduzione delle diseguaglianze di salute.
Il 1° luglio 2024 la Regione Emilia-Romagna ha emesso la delibera n. 1320* con la quale si è approvato il documento dedicato alla “Implementazione di ambulatori specialistici di Medicina del Lavoro nel contesto della rete delle Case delle Comunità”.
La delibera non si limita a porre ordine e a razionalizzare una offerta pubblica di particolari prestazioni sanitarie ma conferma il fatto che “il Servizio Sanitario Pubblico offre prestazioni specialistiche di Medicina del Lavoro garantite dal Personale dei Servizi PSAL con logistica integrata nella rete territoriale delle Case delle Comunità…..”
A questo proposito vedi l’articolo sul sito di SNOP.IT dal quale si può scaricare anche il testo della Delibera.
Un anno e mezzo fa, i lavoratori del magazzino Amazon di Coventry, in Inghilterra, hanno lanciato il primo sciopero formale contro il gigante della vendita al dettaglio nella storia britannica. Oggi i lavoratori hanno finito di votare se sindacalizzarsi.
È passato un anno e mezzo da quando i lavoratori del magazzino Amazon di Coventry hanno scosso il gigante della vendita al dettaglio con il primo sciopero formale della storia britannica. Da allora, si sono abituati a vedere il materiale antisindacale dell’azienda esposto sul posto di lavoro.
Ma tutto questo non faceva che prefigurare la portata della repressione sindacale portata avanti dalla dirigenza mentre i lavoratori si preparavano a votare per il riconoscimento legale del sindacato.
Il riconoscimento sindacale significherebbe che Amazon sarebbe costretta a sedersi con il sindacato GMB per negoziare su questioni relative a retribuzione, sicurezza dei lavoratori e termini e condizioni. Una vittoria in questo caso darebbe potere ai lavoratori Amazon ovunque.
Nonostante i negazionisti, (nonché i “riduzionisti” o gli “altrocausalisti” del suo impatto, perché negarlo è impossibile) il cambiamento climatico con la sua continua crescita delle temperature prosegue; mi limito a citare il progetto europeo Copernicus il quale ci dice che giugno 2024 è il 13° mese consecutivo più caldo di sempre a livello globale. Agli effetti globali (ondate di calore, rischio per la produzione agricola, scarsità di risorse idriche, intensità e frequenza inondazioni, innalzamento del livello dei mari, perdita di biodiversità, diffusione di organismi, compresi virus, in ambienti diversi da quelli originari ecc.) si aggiungono ovviamente effetti diretti sulle attività lavorative. Quelle svolte all’aperto, per le quali al calore si aggiunge l’effetto delle radiazioni solari; ma non solo, perché anche nelle attività produttive che si svolgono al chiuso mantenere temperature (e umidità) adeguate – il cosiddetto microclima – non è facile, anche dal punto di vista meramente tecnico. Ma dobbiamo essere consapevoli che sui luoghi di lavoro occorre attrezzarsi in maniera non episodica perché il rischio calore è ingravescente e tale sembra destinato a restare per un pezzo. Non ho trovato statistiche apposite per il lavoro, ma il fisico premio Nobel Giorgio Parisi, qualche giorno fa, in una intervista stimava un totale di 20.000 morti l’anno in più per il maggior calore.
Entre 2006 y 2009, al menos 19 empleados de France Télécom se quitaron la vida, otros 12 intentaron suicidarse y ocho sufrieron depresiones graves debido a un deteriorado clima laboral o, si lo prefieren, por un clima tóxico.
¿Qué es el clima laboral?
Aunque no sea sencillo precisarlo, el clima laboral tiene que ver con el aire o la atmósfera que se respira en un entorno de trabajo y que de no ser lo suficientemente respirable llevaría a hablar de un clima tóxico.
Este fenómeno no es nuevo. Hace ya 100 años, en 1924, Elton Mayo, sociólogo y profesor de la escuela de negocios de la Universidad de Harvard, comenzó a interrogarse acerca de qué elementos podían contribuir a mejorar el bienestar productivo de las organizaciones cuando el ambiente no era el más adecuado.
Durante cerca de 10 años, entre 1924 y 1933, Mayo centró su actividad investigadora en la Western Electric Co., estudiando el comportamiento de los trabajadores ante una serie de situaciones no precisamente idóneas para el desarrollo de sus tareas.
Esta investigación se llamó el experimento Hawthorne, llamado así por la localidad cercana a Chicago donde estaba la fábrica de la Western en la que se centraron las investigaciones de Mayo.
Estas pusieron de manifiesto que el clima laboral de una organización queda moderado no solo por las variables ambientales o físicas, sino también por las sociales y emocionales (independencia, colaboración, confianza…). Y que, dependiendo de su dirección, sentido e intensidad, repercuten en el estado emocional de las personas y, en consecuencia, en los resultados económicos esperados en la organización.
A lo largo del tiempo, diferentes investigadores han ido definiendo y modelizando el clima laboral sin que hasta la fecha haya una manera única y mejor de definirlo.
¿Qué pasa cuando el clima es tóxico?
Si se nos permite la comparación entre una organización y un ser vivo, cuando su estado de salud se ve deteriorado puede deberse a alguna disfunción entre sus órganos y sistemas. En las organizaciones, como en las personas, algunos síntomas señalan lesiones profundas que pueden alterar su equilibrio.
Un clima tóxico es aquel que desprende una carga negativa y hace la atmósfera irrespirable. Este escenario no siempre afecta del mismo modo y con la misma intensidad a las personas, pero sí de forma evidente, o al menos latente, al conjunto de ellas. Es lo que denominamos, por comparación con la ciencia médica, patologías organizativas.
Hablar de las causas de un clima tóxico resulta complicado, ya que implicaría hacer generalizaciones poco acordes con la complejidad de cada organización. No obstante, sí se puede hablar de culturas organizativas que son susceptibles de propiciar un clima respirable frente a otras que generan climas tóxicos.
Si bien no existen culturas buenas o malas sino adecuadas o no para cada organización –en función de su historia, su actividad y el entorno en el que opera–, también es cierto que las culturas organizativas que potencian estructuras jerárquicas pueden resultar asfixiantes para el desarrollo de sus recursos humanos.
En cambio, las culturas que propician estructuras adhocráticas, diseñadas para la coordinación de tareas, la adaptación mutua entre los integrantes de la organización, la aceptación de la diversidad y la potenciación del diálogo pueden propiciar climas sanos.
¿Puede mejorar un clima tóxico?
No siempre es posible eliminar a la primera un clima laboral tóxico, pero sí es factible detener su curso y actuar sobre aquellos espacios que pueden aminorar, atenuar y paliar aquellos efectos no deseados
Siguiendo con la trama médica, y del mismo modo que el galeno actúa sobre el paciente, es necesario contar con un protocolo de actuación, comenzando con la anamnesis: es decir, la recopilación de datos para crear el historial del paciente.
La aplicación de herramientas como la observación participante, las entrevistas en profundidad, los grupos de discusión y la técnica de grupo nominal permite capturar datos de manera individualizada acerca de cómo se percibe el clima laboral.
Finalmente, y con el diagnóstico y su interpretación, queda establecer el tratamiento, de mayor o menor alcance. Pero quizás lo más interesante es que el clima laboral se puede medir y eso es una buena noticia, porque conocer el grado de toxicidad en el ambiente laboral permite purificar el aire hasta hacerlo más respirable. Nadie dijo que fuera fácil, pero es sabido que lo verdaderamente malo de un problema es no saber que se tiene, o ignorarlo.
In molte aziende, i dipendenti sono controllati da sistemi automatizzati, soprattutto nel lavoro su piattaforma. L’uso di tali sistemi nel posto di lavoro (virtuale) non è ancora completamente regolamentato dalla legge. Nuove (bozze di) leggi sono intese ad aiutare i lavoratori a proteggere i propri diritti.
Direttiva sul lavoro tramite piattaforme: per i diritti dei lavoratori, contro il falso lavoro autonomo
Il lavoro su piattaforma sta cambiando radicalmente i rapporti di lavoro. Se le scarse condizioni di lavoro nella gig economy non verranno affrontate al più presto, potrebbero anche prendere piede nei rapporti di lavoro tradizionali e minare i successi ottenuti a fatica nel diritto del lavoro. La regolamentazione del lavoro su piattaforma è ancora agli inizi. Ma le prime leggi sono in vigore per aiutare i lavoratori a difendere i propri interessi.
L’Unione Europea ha adottato la Direttiva sul lavoro tramite piattaforma nella primavera del 2024. Gli stati membri dell’UE devono implementarla entro il 2026. La direttiva è progettata per rendere più trasparente l’uso di algoritmi da parte della gestione delle risorse umane, per garantire che il personale qualificato monitori i sistemi automatizzati e per salvaguardare i diritti dei dipendenti di contestare le decisioni automatizzate.
La direttiva intende inoltre regolamentare meglio l’uso di algoritmi da parte delle piattaforme di lavoro digitali e costituire una salvaguardia contro il falso lavoro autonomo nella gig economy. Determinare il loro stato occupazionale consente alle persone che lavorano per le piattaforme di avvalersi di tutti i diritti del lavoro a cui hanno diritto. Sono le piattaforme digitali ad essere obbligate a dimostrare che non esiste un rapporto di lavoro permanente. Le persone che lavorano per le piattaforme, i loro rappresentanti o le autorità nazionali possono invocare questo obbligo legale quando intraprendono azioni contro una classificazione errata dei dipendenti.
Resta da vedere se la direttiva sarà effettivamente efficace contro il falso lavoro autonomo. I critici temono che la legge sia stata annacquata troppo. Le società di piattaforme hanno cercato di influenzare le negoziazioni e indebolire i requisiti per combattere il falso lavoro autonomo.
SALUTE E SICUREZZAFonte Collettiva che ringraziamo
Ennesimo incontro tra governo e parti sociali andato a vuoto. Re David, Cgil: “Non c’è la volontà di dotare il Paese di un Piano straordinario di prevenzione”
Come avviene dopo ogni incidente sul lavoro grave, dalla strage di Brandizzo a quella nel cantiere di Esselunga a Firenze, si assiste al cordoglio di ministri e presidente del consiglio, alla convocazione al ministero del Lavoro per varare fantomatici piani e strategie di prevenzione e poi il nulla.
È oramai quasi due anni che va in scena lo stesso copione e anche questa volta la rappresentazione non è cambiata. I sindacati convocati al ministero del Lavoro si sono trovati attorno al tavolo ma su di esso nessun piano straordinario per prevenire incidenti e soprattutto per salvare vite. L’ordine del giorno della convocazione, in verità, specificava che si sarebbe illustrato il decreto attuativo della patente a crediti, ma le attese erano appunto di quale intervento concreto per fermare la strage. “L’ennesima occasione persa per dotare finalmente il Paese di un Piano straordinario di prevenzione, a partire da una vera lotta all’illegalità, in cui molte lavoratrici e lavoratori ad oggi sono costretti”. Così la segretaria confederale della Cgil Francesca Re David, dopo l’incontro al Ministero del Lavoro.
Tre settimane fa, nelle campagne in provincia di Latina, in un’azienda già sottoposta ad inchiesta della magistratura per caporalato, c’è stato un incidente che ha portato alla morte di Satnam Singh, un giovane uomo proveniente dall’India che lavorava in nero. Meloni in Parlamento ha affermato: “Una morte orribile e disumana per il modo atroce in cui si è verificata, ma ancor più per l’atteggiamento schifoso del suo datore di lavoro: dobbiamo dircelo, questa è l’Italia peggiore. Quella che lucra sulla disperazione dei migranti e sulla piaga dell’immigrazione senza regola”. E poi più nulla!
LA PATENTE A CREDITI
In attuazione del decreto Pnrr bis è stato approntato il decreto attuativo della patente a crediti, assai diversa da quella a punti contenuta nel Testo Unico del 2008 ma mai entrata in vigore.
Secondo il provvedimento illustrato ieri, la patente entrerà il vigore il 1 ottobre, i crediti dai 30 iniziali potranno arrivare fino a 100, e così difficilmente, con il solo meccanismo del taglio dei punti in occasione di incidenti, si arriverà alla sospensione della patente e allo stop dell’attività. Insomma con il provvedimento del Governo, anche in casi di gravi infortuni sul lavoro, l’impresa potrà, o potrebbe, continuare a lavorare. Per la dirigente sindacale: “Così come proposta dal ministero del Lavoro, (modalità di assegnazione, perdita e recupero dei ‘crediti’) continuiamo a denunciare la scarsa utilità della patente a crediti. La prima misura da prevedere per rendere efficace la patente è – sottolinea Re David – la qualificazione delle imprese all’ingresso, misura che invece non è prevista. Inoltre, continua ad essere limitata ai soli cantieri mobili, e gli effetti si vedranno solo fra anni”.
CANTIERI SÌ AZIENDE AGRICOLE NO!
Gli ultimi incidenti sul lavoro si sono verificati nei campi, in aziende agricole. Ebbene questa patente a crediti vale solo per i cantieri edili e in tutti gli altri luoghi di lavoro no. Davvero un bel rompicapo: perché gli edili dovrebbero essere “protetti” da questo strumento e quelli metalmeccanici – ad esempio- no? In ogni caso quello illustrato da Calderone è “un sistema troppo farraginoso – spiega la segretaria confederale – i punti partono da 30, ma possono arrivare a 100, facili da guadagnare, difficili da perdere. Ribadiamo che nel caso di infortuni gravi e di gravi inadempienze gli ispettori del lavoro devono sospendere la patente”. “Non siamo in presenza di nessun provvedimento generale, né tantomeno d’urgenza, come sarebbe invece necessario”, conclude Francesca Re David.
Per scaricare il file del documento “La salute in azienda l’ambiente di lavoro” clicca QUI
Ritengo che sia giusto socializzare il più possibile strumenti di lavoro utili anche oggi per la valutazione e gestione dei rischi nell’ambiente di lavoro. L’elaborato che mi ha inviato un “vecchio” amico , Gianni Marchetto, un tempo operaio alle linee Fiat a Torino e sindacalista della Fiom Cgil trae la sua origine dal metodo sindacale partecipato che nella valutazione e gestione dei rischi poneva in primo piano come protagonisti i lavoratori e le lavoratrici e la loro soggettività. La costruzione della “mappa grezza” dei rischi basata sul punto di vista dei lavoratori è stata per molto tempo lo strumento fondamentale per le iniziative di prevenzione nei luoghi di lavoro. Nel tempo queste pratiche partecipate di conoscenza dell’ambiente di lavoro e dei rischi sono state sostituite da valutazioni dei rischi svolte da tecnici aziendali “esperti” che ritengono assai spesso superfluo avvalersi dell’esperienza e del punto di vista dei lavoratori e delle lavoratrici… Questi elaborati costruiti a tavolino, senza partecipazione dei diretti interessati, i lavoratori e le lavoratrici rimangono il più delle volte a prendere polvere negli armadi degli uffici … Grazie Gianni per il tuo impegno a mantenere vivo questa metodologia d’intervento partecipata. Gino Rubini
But not much is yet known about how PFAS gets into our bodies. Possible pathways include ingesting (food, water and other products that contain PFAS) or breathing in air contaminated with PFAS particles. Our recent research shows that it’s possible for PFAS to penetrate human skin and reach our bloodstream.
PFAS are found in many consumer products, including skincare products, cosmetics and waterproof clothing. These compounds are often referred to as “forever chemicals” due to their persistence in nature and in the human body where they can stay for many years.
Our new study shows that dermal exposure – absorption of PFAS through the skin – could be an important pathway into the human body. Using 3D models of lab-grown human skin tissue that mimic the properties of real human skin, our team of environmental chemists investigated the dermal permeation (the uptake of a chemical through our skin) of 17 different PFAS chemicals.
Our results suggest, for the first time, that many of these compounds can indeed be absorbed though the human skin, contrary to what has been previously believed about the skin acting as a barrier.
Impatto dello stress termico ambientale sulla salute e produttività dei lavoratori
Secondo recenti stime, circa il 30% della popolazione mondiale è attualmente esposta a condizioni di caldo particolarmente critiche per la salute per almeno 20 giorni all’anno e tale percentuale è destinata ad aumentare nei prossimi anni anche se le emissioni di gas serra tenderanno a ridursi.
I lavoratori, in particolare quelli che trascorrono la maggior parte delle loro attività all’aperto, settore agricolo e delle costruzioni in primis, sono tra i soggetti più esposti agli effetti del caldo e in generale a tutti i fenomeni atmosferici.
Il progetto proposto si prefigge come obiettivo generale quello di approfondire, soprattutto attraverso la banca dati degli infortuni dell’INAIL, le conoscenze sull’effetto delle condizioni di stress termico ambientale (in particolare del caldo) sui lavoratori, con un’attenzione specifica alla stima dei costi sociali degli infortuni sul lavoro. Anche attraverso l’organizzazione di alcuni casi-studio ad hoc in aziende selezionate in zone del centro Italia e una indagine sulla percezione del rischio legata all’esposizione a temperature estreme dei lavoratori, saranno proposte soluzioni organizzative e procedure operative utili in vari ambiti occupazionali (o mansioni) attualmente non ancora disponibili. Sarà quindi sviluppato e reso operativo un sistema di allerta da caldo, integrato meteo-climatico ed epidemiologico, specifico per il settore occupazionale, rappresentato da una piattaforma previsionale web e da una web app con previsioni personalizzate sulla base delle caratteristiche individuali dei lavoratori e quelle dell’ambiente di lavoro (lavoro esposto al sole o in zone d’ombra). Il tutto sarà valorizzato dall’integrazione delle informazioni ottenute e degli strumenti sviluppati nell’ambito del progetto sulla piattaforma del Portale Agenti Fisici (PAF) in modo da fornire un supporto concreto e operativo che orienti, oltre che i lavoratori, anche gli attori aziendali della sicurezza e gli operatori della prevenzione e protezione. Vai al sito Worklimate
Una serie di schede ben costruite da parte di INRS sui dispositivi di protezione individuale da usare per proteggersi da sostanze chimiche . Vedi la pagina dalla quale si può scaricare questi strumenti lavoro. Purtroppo sono in lingua francese e richiedono la traduzione ….Prévention des risques chimiques
Si tratta forse del primo provvedimento di questa natura volto a tutelare la salute dei lavoratori nelle situazioni di esposizione a caldo eccessivo in lavori nel settore agricolo e nei cantieri edili. È da segnalare, qui, che la Regione con un proprio provvedimento interviene nell’ambito della salute pubblica (cui la salute sul lavoro appartiene in toto), offrendo un margine entro cui vanno comunque adottate le misure di prevenzione specifiche della tutela a livello aziendale.
La Regione ha deciso di vietare le attività lavorative all’aperto dalle ore 12.30 alle 16, con efficacia immediata fino al 31 agosto 2024, nei giorni in cui il rischio di esposizione al sole con attività fisica intensa sia considerato “alto”. L’ordinanza vieta ogni attività lavorativa nei settori agricolo, florovivaistico e nei cantieri edili, nelle giornate “in cui la mappa del rischio indicata sul sito https://www.worklimate.it/scelta-mappa/sole-attivita-fisica-alta/
riferita a: “lavoratori esposti al sole” con “attività fisica intensa” ore 12:00, segnali un livello di rischio “ALTO.
Il Governatore sostiene che si tratta di “una delle tante iniziative, oltre all’aumento dei tecnici SPRESAL nelle Asl territoriali, per garantire e migliorare la qualità e la sicurezza nei luoghi di lavoro in tutto il territorio regionale”.
Nel momento in cui a livello nazionale viene approvata la riforma della cosiddetta “autonomia differenziata”, non si può non rilevare – accanto alla soddisfazione per un’azione di sicuro impatto di valenza locale – la preoccupazione per l’ennesima occasione persa al fine che gli interventi di prevenzione siano garantiti in maniera diffusa e omogenea sul territorio nazionale: solo in Lazio, per ora, le Istituzioni ritengono inaccettabile l’esposizione lavorativa, comunque, in condizioni climatiche caratterizzate da calore estremo?
Di recente, potresti aver notato che il caldo sta diventando sempre più caldo. Ogni anno gli Stati Uniti soffocano sotto temperature più calde e periodi più lunghi di caldo sostenuto. Infatti, ciascuno degli ultimi nove mesi, da maggio 2023 a febbraio 2024, ha stabilito un record mondiale di caldo. Mentre scrivo, mancano ancora un paio di giorni a marzo, ma molto probabilmente anche quello stabilirà un record.
Questo calore comporta rischi crescenti per la salute per molti gruppi: gli anziani, i giovanissimi, coloro che non hanno accesso all’aria condizionata. Un gruppo, tuttavia, è particolarmente a rischio: le persone il cui lavoro richiede una lunga esposizione al calore. I numeri del Bureau of Labor Statistics mostrano che circa 40 lavoratori sono morti per esposizione al calore tra il 2011 e il 2021, anche se, come riporta la CNN , si tratta probabilmente di una sottostima significativa. Nel febbraio 2024, in risposta a questa crescente minaccia, una coalizione di 10 procuratori generali statali ha presentato una petizione all’Amministrazione federale per la sicurezza e la salute sul lavoro (OSHA) per implementare “uno standard di emergenza per il caldo estremo a livello nazionale” per proteggere i lavoratori dai tipi di pericoli che l’anno scorso hanno ucciso, tra gli altri, operai edili, braccianti agricoli, operai di fabbrica e almeno un dipendente che lavorava in un’area non climatizzata di un magazzino a Memphis, Tennessee.
Di fronte alla minaccia di un’eccessiva interferenza governativa da parte dell’OSHA o degli enti regolatori statali, due coraggiosi governi statali guidati dai repubblicani sono intervenuti per proteggere i datori di lavoro da una supervisione così pericolosa. Sia la Florida che il Texas hanno approvato leggi che proibiscono alle località di imporre protezioni come pause di riposo o persino di dover fornire acqua potabile ai lavoratori in situazioni di caldo estremo. Davvero, la Florida e il Texas hanno reso illegale per le città locali proteggere i propri lavoratori dagli effetti diretti del cambiamento climatico. Apparentemente, essere “risvegliati” include un desiderio assurdo di non vedere i lavoratori morire di colpi di calore.
L’Asian Network for the Rights of Occupational and Environmental Victims (ANROEV) condanna la grave negligenza e le violazioni dei diritti di sicurezza e salute sul lavoro (OSH) che hanno causato la tragica morte di 23 lavoratori in un incendio in uno stabilimento di batterie al litio sudcoreano. La fabbrica, gestita da Aricell a Hwaseong, Gyeonggi-Do, ha preso fuoco in seguito a una serie di esplosioni di batterie. I funzionari riferiscono che le vittime sono probabilmente morte per gas estremamente tossico. Tra i 23 lavoratori deceduti, 17 erano cinesi, 5 erano sudcoreani e uno era un cittadino laotiano. Inoltre, 17 dei deceduti erano donne e 6 erano uomini.
Le sostanze chimiche utilizzate nella produzione di batterie sono altamente infiammabili, rendendo fondamentali misure di sicurezza rigorose. Tuttavia, è evidente che la sicurezza dei lavoratori di Aricell è stata trascurata. Questo incidente evidenzia gravi lacune nei protocolli di sicurezza, con conseguenze catastrofiche.
La Confederazione coreana dei sindacati (KCTU) ha condannato l’incidente come la peggiore esplosione chimica e il più grande incidente industriale che ha coinvolto lavoratori migranti nella storia della Corea del Sud. Hanno sottolineato che questo disastro era prevedibile e prevenibile, data la storia delle esplosioni di batterie al litio e le misure di sicurezza inadeguate nella fabbrica.
Nonostante i numerosi controlli di sicurezza, non sono state adottate contromisure efficaci.
Ha chiesto un sostegno immediato e completo alle vittime e alle loro famiglie, una comunicazione trasparente in merito alla causa dell’incidente, il coinvolgimento delle famiglie delle vittime nelle indagini sull’incidente e la rigorosa applicazione del Serious Disasters Punishment Act per garantire pene severe ai responsabili.
Il National Metal Workers’ Union ha riecheggiato questi sentimenti, evidenziando il ripetuto fallimento nel dare priorità alla sicurezza dei lavoratori rispetto al profitto. Hanno notato che l’incendio e le successive esplosioni ad Aricell sottolineano i problemi sistemici all’interno del settore, in particolare lo sfruttamento e la protezione inadeguata dei lavoratori migranti. Il sindacato chiede una revisione completa dei sistemi di sicurezza industriale e un’indagine approfondita per impedire che tali disastri si ripetano.
ANROEV esprime le sue più sentite condoglianze alle famiglie dei lavoratori deceduti in questa tragedia sul posto di lavoro. È inoltre solidale con i gruppi sindacali che chiedono assistenza immediata alle famiglie dei lavoratori deceduti e feriti. Chiediamo giustizia rapida per coloro che hanno perso la vita sul lavoro. Il governo sudcoreano deve ritenere Aricell responsabile di questa grave negligenza e garantire che tali violazioni dei diritti di OSH siano punite in modo appropriato secondo le leggi nazionali.
Questa tragedia sottolinea l’urgente necessità di rigide norme di sicurezza e di un’applicazione rigorosa per proteggere tutti i lavoratori, indipendentemente dalla loro nazionalità o stato occupazionale. La sicurezza e la salute dei lavoratori devono essere la massima priorità e i cambiamenti sistemici sono essenziali per prevenire future tragedie.
Appelli all’azione dell’ANROEV:
La sicurezza dei lavoratori è responsabilità del governo!
Fornire un adeguato risarcimento e sostegno alle famiglie dei lavoratori uccisi e di quelli feriti nell’incendio.
Condurre un’indagine giudiziaria completa sull’incendio della fabbrica e fornire tempestivamente informazioni al pubblico, in particolare alle famiglie delle vittime.
Giustizia per i lavoratori di Aricell!
Applicare la legge sulle punizioni per i disastri gravi! Assicurarsi che Aricell e tutti i suoi funzionari coinvolti in questa grave negligenza delle normative OSH siano ritenuti responsabili e ricevano le punizioni appropriate ai sensi della legge.