Salute e sicurezza sul lavoro: nei primi 8 mesi dell’anno in provincia di Rimini peggiorano tutti gli indicatori

 

Riceviamo e ben volentieri pubblichiamo questo Comunicato Stampa congiunto, firmato da Cgil Rimini e Uil Rimini  (ndr)

Rimini, 12/10/2024

COMUNICATO STAMPA

Salute e sicurezza sul lavoro: nei primi 8 mesi dell’anno in provincia di Rimini peggiorano tutti gli indicatori

Per arrivare all’obiettivo di zero morti sul lavoro ed abbattere infortuni e malattie professionali serve agire

Salute e sicurezza sul lavoro: il punto sugli infortuni mortali in Emilia-Romagna sulla base dei dati INAIL

Aumentano del 38% gli infortuni mortali in Emilia-Romagna nei primi otto mesi del 2024. Sono morte 68 persone per causa di lavoro, con età media prevalente tra i 41 ed i 65 anni; sono ancora i settori dell’industria e dei servizi quelli maggiormente coinvolti. In provincia di Rimini sono già 8 nel 2024 le persone morte per causa di lavoro: un morto al mese, un dato triplicato rispetto al 2023.

La situazione in provincia di Rimini nei primi otto mesi del 2024, rispetto allo stesso periodo del 2023

In particolare, nel territorio riminese, si riscontra un aumento del 4,6% degli infortuni sul lavoro, con 3.622 denunce;  mentre il dato regionale cala dello 0,9%. In generale la fascia di età dove si è concentrata la maggior parte degli infortuni è stata quella 41-65 anni, ma con una quota di infortuni che continuano a coinvolgere ultra sessantacinquenni (il 2,1% sul totale degli infortuni). Il settore che in provincia di Rimini conta il maggior numero di infortuni nei  primi otto mesi dell’anno è quello delle attività di alloggio e ristorazione (in aumento sul 2023: 10,9% sul totale con 336 denunce). Si collocano successivamente, come numerosità di denunce, i settori della sanità e assistenza sociale (8,7% del totale delle denunce), del commercio all’ingrosso e riparazione autoveicoli (8%) e costruzioni (7,6%). Non sono identificabili i settori di ben 1.137 denunce, dove probabilmente si annida tanto lavoro in appalto.

Per quanto riguarda le malattie professionali il dato ad agosto 2024, rispetto allo stesso periodo del 2023, conta già 311 denunce. Si tratta in questo caso di un aumento del 13,9, dato superiore alla media regionale in aumento del 13,7%.

Quasi l’80% delle denunce di malattia professionale in provincia di Rimini riguarda patologie del sistema nervoso, osteomuscolare e tessuti connettivi,  patologie in aumento rispetto al 2023.

Zero morti sul lavoro, abbattere infortuni e malattie professionali: la ricetta di CGIL e UIL

Anche a partire dal crollo a Firenze nel cantiere Esselunga, dove persero la vita cinque lavoratori e successivamente per i 7 morti della strage di Suviana, CGIL e UIL hanno messo in campo una strategia volta a denunciare la gravità della situazione ed a coinvolgere i lavoratori nei luoghi di lavoro sui temi di salute e sicurezza.

Il 21 febbraio, per lo sciopero proclamato da CGIL e UIL contro le morti sul lavoro, si sono fermati i lavoratori dei settori edili e metalmeccanici, mentre a Rimini oltre alle fermate sul lavoro, si sono tenute iniziative pubbliche e flash mob per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla strage quotidiana che colpisce il lavoro.

CGIL e UIL chiamano in causa il sistema dei subappalti che, in particolare nel privato, produce risparmi su condizioni di lavoro, salari, sicurezza, formazione, quindi sulle persone. Il lavoro e la sicurezza devono essere al centro dell’attenzione politica per mettere in atto soluzioni concrete, a partire dai luoghi a maggior rischio come i cantieri. Ad oggi, in questo, il Governo è latitante.

Servono più agibilità per gli RLS, RLST, delegati di sito alla sicurezza: senza diritti e capacità di azione restano figure utili solo agli adempimenti burocratici delle imprese. Non è questa la strada.

Serve parità di trattamento negli appalti privati e la responsabilità dell’impresa committente.

Serve l’applicazione dei CCNL del settore di riferimento, sottoscritti dalle OO.SS. comparativamente più rappresentative, serve formazione obbligatoria e concreta prima di accedere nel luogo di lavoro.

Va infine perseguita la strategia territoriale condivisa, ispirata dal Patto per il lavoro e il clima provinciale, che favorisce un sistema di relazioni industriali partecipato e una visione comune su come affrontare i problemi. Un tavolo permanente della Salute e sicurezza sul lavoro in provincia di Rimini è quanto di più necessario visti i dati delle morti, degli infortuni e delle malattie professionali.

Questi sono i cambiamenti necessari, altrimenti i richiami alla cultura della sicurezza restano parole al vento.

 

CGIL RIMINI   Francesca Lilla Parco 

 

UIL RIMINI   Giuseppina Morolli

(In)sicurezza ferroviaria, come non si impara dagli errori di Maurizio Mazzetti

Autore : Maurizio Mazzetti  che ringraziamo 

Fonte : ilmanifestoinrete 

Qualche giorno fa, a poco più di un anno dalla strage di Brandizzo (5 lavoratori morti investiti da un treno durante lavori di manutenzione alla linea ferroviaria nell’agosto 2023, su cui rimando all’articolo del 18 settembre 2023 https://www.ilmanifestoinrete.it/2023/09/18/infortuni-mortali-sul-lavoro,) un altro lavoratore impegnato in analoghe lavorazioni sulla linea ferroviaria Bologna Venezia è deceduto travolto  da un Intercity nella stazione di San Giorgio in Piano, vicino a Bologna, alle 4,30 del mattino. Si chiamava Attilio Franzini, 47 anni di età; a mezzora dalla fine del turno prevista per le 5, per motivi che si stanno indagando la vittima si allontana dai binari 3 e 4 dove si svolgevano i lavori e viene travolta sul primo binario dal treno in corsa.

Nonostante le consuete, più o meno vibrate e sincere, parole spese sull’inaccettabilità di tali morti, e i richiami o promesse di intervento, nulla è cambiato dallo scorso anno. Sono impressionanti le analogie tra i due eventi, per quanto presentino alcune piccole ma non decisive differenze:

  • I lavori si svolgevano di notte, ma la circolazione dei treni non era stata interrotta (interruzione che di per sé avrebbe impedito, sola, l’incidente);
  • le operazioni erano affidate da RFI (la società del gruppo FS che gestisce l’infrastruttura ferroviaria) in appalto all’esterno, in questo caso ad una grande (duemila dipendenti) e storica appaltatrice, la SALCEF con sede a Roma, di cui era dipendente la vittima. Al momento non si sa se fossero coinvolte altre ditte in subappalto, e/o se fosse presente nel cantiere un qualche soprastante della stessa RFI;
  • nonostante l’indubbia esperienza e la verosimile solida organizzazione della ditta appaltatrice, non esisteva alcun sistema umano o ancor meglio automatico  che bloccasse il treno in presenza di ostacoli sulla linea o almeno li segnalasse, o che impedisse al lavoratore di stare cola’ dove non doveva essere (sono tecnologie disponibili sulle automobili di serie …). E se pure esistevano, evidentemente non hanno funzionato. Ed è assolutamente ininfluente che il lavoratore si trovasse, per errore, dove non doveva essere: esistono infatti tutti gli strumenti normativi, organizzativi e tecnologici per evitare che comportamenti sbagliati – errori – abbiamo simili conseguenze, o almeno per diminuirne la gravità; strumenti qui però non efficaci o non adottati. E fa doppiamente specie perché la SALCEF è, come dicevamo sopra, non una piccola azienda in subappalto, ma una impresa grande, strutturata e specializzata, con consistenti attivi, per quanto peraltro già coinvolta in passato in indagini su infiltrazioni mafiose, ed oggi (a conferma della sua buona salute) oggetto di una OPA (Offerta Pubblica di Acquisto delle sue azioni, quella che atecnicamente viene chiamata sui media scalata) da parte da altre imprese riconducibili, al fondo delle consuete scatole cinesi che caratterizzano l’economia finanziarizzata, alla Morgan Stanley (grande banca d’affari statunitense, speculatrice globale, già nota alle cronache perché nel 2012 ottenne dal Tesoro italiano il pagamento di 3,5 miliardi di euro per un derivato sciaguratamente sottoscritto dal Tesoro nel 1994, con la Corte dei Conti che stimò un danno erariale di 4 miliardi di euro – per i curiosi, rinvio a pag. 207 del libro, che consiglio di Enrico Grazzini “Il fallimento della moneta”, Fazi editore 2023).
  • Se quindi c’è stato un errore (e sugli errori che provocano gli infortuni si dirà qualcosa in un prossimo articolo), non è corretto scaricarne tutta la responsabilità sulla vittima. E’ l’intera organizzazione aziendale e le regole interne ed esterne che non funzionano come dovrebbero, con connesse responsabilità anche penali.

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Telefonano che c’è un incendio su una nave!

Fonte Snop.it

Uno spettacolo con dibattito pubblico a Muggia (TS), con il patrocinio di SNOP, per ricordare i 13 morti della Elisabetta Montanari

 

Segnaliamo questo spettacolo – per il quale Umberto Laureni ha curato la consulenza storica e a cui SNOP ha offerto il patrocinio – che si terrà il 18 ottobre prossimo a Muggia (Trieste), a ricordo dei 13 morti sul lavoro nell’incendio della nave Elisabetta Montanari (13 marzo 1987).

Seguirà un dibattito pubblico sui “pericoli della precarietà” in materia della salute e sicurezza sul lavoro, tema che ovviamente si ricollega al tragico caso del 1987 ma anche a molti dei giorni attuali.

L’evento è organizzato dalla CGIL di Trieste.

Locandina spettacolo Montanari.pdf

A Gaza crimini oltre ogni comprensione: lettera di 99 medici americani

 

Fonte Volere la Luna  che ringraziamo

Cari Presidente Biden e Vicepresidente Harris,

Siamo 99 medici, chirurghi, infermieri specializzati, infermiere e ostetriche americani che hanno fatto volontariato nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre 2023. In totale, abbiamo trascorso 254 settimane di volontariato negli ospedali e nelle cliniche di Gaza. Abbiamo lavorato con varie organizzazioni non governative e con l’Organizzazione mondiale della sanità in ospedali e cliniche in tutta la Striscia. Oltre alla nostra competenza medica e chirurgica, molti di noi hanno un background in sanità pubblica, nonché esperienza di lavoro in zone umanitarie e di conflitto, tra cui l’Ucraina durante la brutale invasione russa. Alcuni di noi sono veterani e riservisti. Siamo un gruppo multireligioso e multietnico. Nessuno di noi sostiene gli orrori commessi il 7 ottobre da gruppi armati e individui palestinesi in Israele. La Costituzione dell’Organizzazione mondiale della sanità afferma: «La salute di tutti i popoli è fondamentale per il raggiungimento della pace e della sicurezza e dipende dalla più completa cooperazione di individui e Stati». È con questo spirito che vi scriviamo in questa lettera aperta.

Siamo tra i soli osservatori neutrali a cui è stato permesso di entrare nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre. Data la nostra vasta competenza e l’esperienza diretta di lavoro in tutta Gaza, siamo in una posizione unica per commentare diverse questioni di importanza per il nostro Governo mentre decide se continuare a sostenere l’attacco e l’assedio di Israele nella Striscia di Gaza. In particolare, crediamo di essere ben posizionati per commentare l’enorme tributo umano dell’attacco di Israele a Gaza, in particolare il tributo che hanno pagato donne e bambini. Questa lettera raccoglie e riassume le nostre esperienze e osservazioni dirette a Gaza. La lettera è accompagnata da un’appendice dettagliata che riassume le informazioni disponibili al pubblico da fonti mediatiche, umanitarie e accademiche su aspetti chiave dell’invasione di Gaza da parte di Israele. Sia questa lettera che l’appendice sono disponibili elettronicamente su GazaHealthcareLetters.org. Questo sito web ospita anche lettere di operatori sanitari canadesi e britannici ai rispettivi governi, che fanno molte osservazioni simili a quelle qui contenute. Questa lettera e l’appendice mostrano prove evidenti che il bilancio delle vittime a Gaza da ottobre è molto più alto di quanto si creda negli Stati Uniti. È probabile che il bilancio delle vittime di questo conflitto sia già superiore a 118.908, uno sbalorditivo 5,4% della popolazione di Gaza. Il nostro Governo deve agire immediatamente per prevenire una catastrofe ancora peggiore di quella che è già capitata alla popolazione di Gaza e Israele. Un cessate il fuoco deve essere imposto alle parti in guerra, negando il supporto militare a Israele e sostenendo un embargo internazionale sulle armi a Israele e a tutti i gruppi armati palestinesi. Crediamo che il nostro Governo sia obbligato a farlo, sia in base alla legge americana che al diritto umanitario internazionale. Crediamo anche che sia la cosa giusta da fare.

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L’epidemia di mesotelioma in Europa: una prospettiva britannica

Riprendiamo dal Blog della Presidente Laurie Kazan-Allen dell’Associazione internazionale per la messa al bando dell’amianto questo importante articolo . 

 

4 ottobre 2024

L’epidemia di mesotelioma in Europa: una prospettiva britannica

I dati pubblicati il ​​26 settembre 2024, tratti dal database europeo sulle statistiche sulle malattie professionali e raccolti sotto gli auspici di Eurostat, una direzione della Commissione europea, hanno confermato l’attuale epidemia di mesotelioma negli Stati membri dell’Unione europea (UE). Il numero totale di decessi per mesotelioma nell’UE nel 2021 è stato di 2.380, con i paesi più colpiti: Italia (518), Germania (400) e Francia (329). 1 Nel 2021, 135 cittadini dell’UE in più (1.409) hanno ricevuto una diagnosi di mesotelioma rispetto al 2020 (1.274). Tra il 2013 e il 2021, il mesotelioma ha rappresentato circa il 40% di tutti i tumori professionali nell’UE.

Considerando l’uso massiccio e storico dell’amianto in Europa e la mancanza di capacità diagnostica nella maggior parte degli Stati membri, la cifra di 2.380 ha senza dubbio sottostimato la mortalità nell’UE per il cancro caratteristico associato all’esposizione all’amianto. 2 Commentando i nuovi dati, Giulio Romani della Confederazione europea dei sindacati (CES) ha affermato:

“L’aumento del numero di lavoratori a cui viene diagnosticato il mesotelioma deve essere un campanello d’allarme per la Commissione europea sulla sua responsabilità di continuare a proteggere i lavoratori dall’amianto… I dati dell’UE mostrano che il cancro correlato all’amianto è ancora molto reale nella vita delle persone oggi, nonostante i progressi compiuti negli ultimi decenni grazie a migliori standard di sicurezza per cui si sono battuti i sindacati. Tali progressi non possono essere dati per scontati. Sappiamo che l’ondata di ristrutturazione come parte del Green Deal dell’UE aumenterà l’esposizione all’amianto e ciò pone la responsabilità dell’UE di garantire che i lavoratori che svolgono il programma siano adeguatamente protetti”. 3

Per quanto pessimi siano i dati sui decessi per mesotelioma nell’UE, le cose potrebbero andare molto peggio. Grazie alla Brexit, la mortalità totale per mesotelioma nell’UE è diminuita di 2.290 nel 2021. Con il peggior tasso di incidenza di mesotelioma al mondo, l’uscita del Regno Unito dall’UE ha ridotto drasticamente il numero annuale di decessi per mesotelioma nell’UE. Gli attacchi alla salute e alla sicurezza propagati durante i 14 anni del governo conservatore (2010-2024) e il continuo rifiuto di affrontare la crisi dell’amianto nel paese si tradurranno in molte più morti evitabili nel Regno Unito nei decenni a venire. Resta da vedere se l’amministrazione laburista farà di meglio. Tieni d’occhio questo spazio.

1 Il mesotelioma: una malattia professionale ancora rilevante . 26 settembre 2024.
https://ec.europa.eu/eurostat/web/products-eurostat-news/w/edn-20240926-1

2 “I paesi europei, se includiamo l’ex Unione Sovietica, hanno consumato 100 milioni di tonnellate di amianto dal 1920. Ripeto questa cifra: 100 milioni di tonnellate. Ciò equivale al 52% di tutto l’amianto utilizzato durante quel periodo.1 Se si escludono la Russia e i paesi asiatici appartenenti all’ex Unione Sovietica (Armenia, Azerbaigian, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan), l’utilizzo nei restanti paesi europei ammonta a 44 milioni di tonnellate, il 23% del consumo globale.”
Kazan-Allen, L. Conference Report: Europe’s Asbestos Catastrophe . 9 novembre 2012.
http://ibasecretariat.org/lka-bruss-europes-asbestos-catastrophe-report-2012.php

3 ETUC. Il picco di tumori sul posto di lavoro mostra la necessità di una direttiva sullo screening dell’amianto . 26 settembre 2024.
https://www.etuc.org/en/pressrelease/workplace-cancer-spike-shows-need-asbestos-screening-directive

AiFOS: L’ABC della Patente a crediti in un video di 14 minuti

da AiFOS riceviamo e ben volentieri pubblichiamo 

Per conoscere la nuova patente a crediti, per le imprese e i lavoratori autonomi che operano nei cantieri temporanei o mobili, l’Associazione AiFOS ha realizzato e reso disponibile un modulo informativo gratuito.

Nel 2007, con la legge 123/2007, è stata riconosciuta l’importanza della qualificazione delle imprese, con l’obiettivo di selezionare gli imprenditori più impegnati e attenti ai temi della salute e sicurezza del lavoro, ponendo ai margini del mercato gli operatori meno qualificati.

Tuttavia è con la legge 56/2024, che ha sostituito l’articolo 27 del D.Lgs. 81/2008, che si arriva ad introdurre, nel settore edile, un sistema di qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi che prevede il possesso obbligatorio di una patente a crediti.

E dunque a partire dal 1° ottobre 2024, le imprese e i lavoratori autonomi operanti nei cantieri temporanei o mobili sono tenuti al possesso di una patente a crediti emessa dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro.

Chi può presentare la domanda per conseguire la patente? Quali requisiti sono necessari? Quali informazioni contiene la patente? Può essere revocata o sospesa? Come vengono attribuiti, decurtati o recuperati i crediti?

Il modulo informativo gratuito sulla patente a crediti

Viste le molte incertezze ed il fermento riscontrato nel settore nella fase di avvio di questo nuovo sistema di qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi, l’Associazione Italiana Formatori ed Operatori della Sicurezza sul Lavoro (AiFOS) ha ritenuto utile e importante realizzare un modulo informativo che fornisca le prime risposte necessarie alle imprese e ai lavoratori.

Il link al modulo informativo gratuito, della durata di 14 minuti, che può essere visualizzato liberamente da tutti: https://bit.ly/patente-crediti-youtube

 

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La patente tramite crediti nei cantieri temporanei o mobili: uno strumento di qualificazione delle imprese o di verifica di regolarità?

Nella Parte I, del n. 2/2024, pp. 294-334, della rivista “Diritto della Sicurezza sul Lavoro” dell’Osservatorio Olympus è stato pubblicato il saggio di:  Paolo Pascucci e Maria Giovannone, La patente tramite crediti nei cantieri temporanei o mobili: uno strumento di qualificazione delle imprese o di verifica di regolarità?
Questo il link al saggio:

Disponibile online il 7° Rapporto GIMBE sul Servizio Sanitario Nazionale. Il rapporto evidenzia una situazione allarmante e delinea un Piano di Rilancio in 13 punti.

Il giorno 8 ottobre 2024 è stato presentato presso la Sala Capitolare del Senato della Repubblica il 7° Rapporto GIMBE sul Servizio Sanitario Nazionale.

Il rapporto evidenzia una situazione allarmante e delina un Piano di Rilancio in 13 punti. 
Per leggere il rapporto integrale e il relativo materiale clicca qui

Vedi il sito della Fondazione GIMBE

 

Plastique dans l’océan et dans nos assiettes : quels risques pour la santé humaine ?

Amélie Châtel, Université catholique de l’Ouest

L’accumulation de nano et microplastiques dans les organismes marins, notamment les poissons, s’accumule tout du long de la chaîne alimentaire. Au bout de celle-ci, elle se reflète également dans nos assiettes. Avec quels dangers pour la santé ?


Ce n’est un secret pour personne. Lorsque nous nous délectons d’un excellent morceau de poisson ou d’un plateau de fruits de mer, nous ne fournissons pas seulement de précieux oméga-3 et de la vitamine D à notre organisme. Nous ingérons aussi par la même occasion des substances bien moins propres à la consommation humaine : une multitude de micro- et de nanoplastiques.

Échantillonnages invertébrés d’eau douce C. fluminea au niveau de la Loire.
Amélie Châtel, Fourni par l’auteur

Par le biais de nos déchets, ces particules de plastiques de moins de 5 millimètres envahissent nos océans et s’immiscent dans la chaîne alimentaire. Une étude de l’Ifremer estimait ainsi à 24 400 milliards le nombre de microplastiques flottant à la surface des océans. Tous les organismes marins contiennent des microplastiques, des microalgues aux maillons plus hauts de la chaîne alimentaire comme les poissons. Un phénomène qui menace non seulement les écosystèmes marins mais peut-être aussi notre santé humaine.

Que sait-on exactement de l’accumulation de ces polluants dans les organismes marins et des risques qu’ils représentent pour l’humain ?

poisson qui nage à côté de plastique dans la mer
Les organismes marins bioaccumulent des micro et des nanoplastiques rejetés par l’humain dans la mer.
Naja Bertolt Jensen/Unsplash, CC BY-NC-SA

Micro et nanoplastiques, une menace invisible

Depuis les années 1950, la production de plastique a connu une croissance exponentielle (58 millions de tonnes en Europe en 2022), générant des quantités importantes de déchets.

Sous l’effet du vent, des vagues, du soleil, des microorganismes, ces déchets se fragmentent en microplastiques (taille comprise entre 1 et 5 mm) voire en nanoplastiques (taille inférieure à 100 nm), que l’on retrouve aujourd’hui dans tous les compartiments environnementaux (air, sol, eau).

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Sul Sistema Informativo Nazionale per la Prevenzione – SINP

Autore : Maurizio Mazzetti che ringraziamo 

Fonte: il manifestoinrete

 

Il SINP è formalmente previsto dall’art. 8 del Tu 81/2008 (https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto.legislativo:2008-04-09;81!vig). In estrema sintesi dovrebbe raccogliere ed elaborare in maniera integrata ed accessibile tutte le informazioni di interesse per la prevenzione e sicurezza sul lavoro, con il Ministero del Lavoro che lo Governa, l’INAIL che lo gestisce tecnicamente,  i vari soggetti istituzionali competenti (INPS, Regioni, ASL ecc.) che lo alimentano ed utilizzano, le parti sociali che lo consultano.

Se la conoscenza dei fenomeni è il necessario presupposto per intervenirvi, in materia di prevenzione e sicurezza sul lavoro la prima domanda da farsi è se questa conoscenza, cioè le informazioni che si ricavano dall’incrocio dei dati elementari e dalle elaborazioni statistiche, è adeguata, approfondita, utile.

Ad oggi, quando il TU 81/2008 ha ormai assolto, a 16 anni dall’emanazione, il proprio obbligo scolastico, il SINP però coincide ancora sostanzialmente con la Banca dati INAIL https://www.inail.it/portale/it/attivita-e-servizi/dati-e-statistiche.html.  E non casualmente: l’art. 8 prevedeva al comma 8, con la consueta clausola di stile che “Le attività di cui al presente articolo sono realizzate dalle amministrazioni di cui al comma 2 utilizzando le ordinarie risorse personali, economiche e strumentali in dotazione”. Clausola di stile che, nella sua ragionieristica impostazione, ignora un elemento persino banale: ogni sistema informativo, e potremmo dire ogni investimento, ha un costo; e non esistono pasti gratis, come ci ricordano strumentalmente troppi politici quando tagliano qualche servizio pubblico. L’unico ente pubblico con un consistente attivo è, da decenni, appunto l’INAIL, che la sua parte, nei limiti dei compiti assegnati, magari l’ha fatta. Non altrettanto in particolare il Ministero, anzi i ministeri del Lavoro e della Sanità, nonché le regioni, indipendentemente dall’orientamento politico dei governi succedutisi: ben poco è stato fatto, molto più per mancanza di volontà politica che per difficoltà tecniche e costi dell’operazione.

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Una ricerca della Camera del Lavoro di Bologna : ” Città del Lavoro o Città della Rendita ?”

 

E’ un lavoro di ricerca molto importante quello realizzato dalla Camera del Lavoro di Bologna sulla città , sulle nuove dimensioni dei fenomeni sociali che hanno ora rilevanza.
Il titolo dato al Rapporto già definisce un radicale cambiamento: “ CITTÀ DEL LAVORO O CITTÀ DELLA RENDITA?”
Nel tempo sono cambiate radicalmente i modi e le condizioni di vita dei soggetti che vivono la città. Un Report da leggere con attenzione anche da parte dei decisori politici per individuare per davvero quali siano le priorità di questa città. Una città che non è mai stata né sazia né disperata ma è ora certamente preoccupata di individuare un nuovo percorso per rigenerare le virtù sociali, culturali e civili che l’hanno resa nel passato un importante riferimento Editor

Il Report 

Per più informazioni e documenti  clicca QUI 

Vedi anche l’articolo  apparso su Altra Economia :” Bologna la diseguale. I risultati dell’inchiesta sociale sui costi e sulle fratture della città ” 

Perché dobbiamo controllare gli algoritmi e l’intelligenza artificiale dall’inizio alla fine

Questo articolo è tratto dal sito della Fondazione Algorithm Watch che ringraziamo per l’importante lavoro che svolge . Per un uso professionale del contenuto suggeriamo di fare riferimento alla versione in lingua originale sul sito della Fondazione

Il quadro completo dei rischi e dei danni algoritmici è complicato. Quindi, come affrontiamo il compito di auditing dei sistemi algoritmici? Ci sono vari tentativi di semplificare il quadro in quadri generali e standardizzati; o di concentrarsi su aree specifiche, come la comprensione e la spiegazione della “scatola nera” dei modelli. Mentre questo lavoro e questo modo di pensare hanno dei vantaggi, dobbiamo guardare ai sistemi da un capo all’altro per catturare appieno la realtà dei danni algoritmici.

Vogliamo quindi condividere i nostri pensieri su cosa intendiamo con questo “End-to-End Auditing” di sistemi algoritmici o AI e perché adottiamo questo approccio, utilizzando alcuni esempi specifici che stiamo prendendo in considerazione per indagare ulteriormente. Un’idea da tenere a mente è che un quadro complicato può essere visto come un puzzle: può essere suddiviso in molte parti, che molte persone possono lavorare insieme per adattare nei posti giusti.

La catena fine-fine

Dietro ogni output di IA c’è una lunga catena di azioni, tecnologie e decisioni. Dalla decisione sullo scopo di uno strumento; pianificazione e definizione dell’ambito dello strumento; fino alla raccolta dati; formazione e messa a punto dei modelli; creazione di interfacce per gli utenti; creazione e utilizzo degli output; alla loro integrazione in un modello aziendale; e iterazione degli strumenti dopo la loro distribuzione. Ci saranno compromessi in tutto, politiche e decisioni da prendere, e salvaguardie e limiti che potrebbero essere implementati. Saranno coinvolti diversi attori e potrebbero sorgere vari rischi e danni. Quindi, prima di spiegare ulteriormente cosa intendiamo per end-to-end, dobbiamo prima chiarire che non intendiamo “auditing AI” come un mero processo o approccio tecnico. Piuttosto, la natura diversificata dei potenziali danni dovrebbe sempre essere verificata in relazione al contesto sociale in cui si manifestano, richiedendo prospettive e competenze diverse.

Per restringere il campo, concentriamoci su una particolare forma di IA: l’IA generativa (“GenAI”). Questi sistemi possono creare nuovi contenuti (testo, immagini, audio, video) in base a input definiti dall’utente. Consideriamo i rischi e i danni che si presentano a entrambe le estremità della catena. Cominciamo considerando una parte iniziale “a monte” della catena del valore: la messa a punto dei modelli in modo che possano riconoscere ed evitare di produrre contenuti dannosi. Questo è noto come “detossificazione” dei modelli. Non farlo correttamente ha portato ad alcuni disastri PR precoci e di alto profilo, come Tay Chatbot di Microsoft nel 2016, che è diventato famoso per aver twittato razzismo e teorie del complotto. Mentre è certamente possibile ottenere chatbot più recenti, come ChatGPT, per produrre tali contenuti, è notevolmente più difficile, a causa della detossificazione.

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Gli atti del congresso ICOH 2024 sono ora disponibili online

dal sito web ICOH

10 luglio 2024
“Siamo lieti di annunciare che gli abstract presentati al Congresso ICOH2024 sono stati pubblicati in un supplemento online di “Occupational Medicine”, una delle principali riviste internazionali nel campo della salute sul lavoro. Il supplemento è ora disponibile sulla piattaforma Oxford Academic, Oxford University Press (OUP).”

Per visualizzare tutti gli abstract pubblicati, visita il seguente link: https://academic.oup.com/occmed/issue/74/Supplement_1

Lavoro da remoto e ibrido: gestire la sicurezza e la salute ovunque

Parole chiave:

La crescita del lavoro da remoto e ibrido, favorita dalla pandemia di COVID-19, ha modificato il concetto tradizionale di posto di lavoro e ha consentito di ridurre gli spostamenti, aumentare la produttività e migliorare l’equilibrio tra lavoro e vita privata. Tuttavia, le caratteristiche di questi accordi di lavoro, come la posizione seduta prolungata, l’isolamento sociale e le lunghe ore di lavoro, hanno un impatto negativo sulla sicurezza e la salute sul lavoro. I rischi fisici e psicosociali correlati dovrebbero essere affrontati da datori di lavoro e lavoratori attraverso una serie di misure e una chiara politica del lavoro.

Leggi la scheda informativa prodotta da Osha.eu  —->. Clicca  QUI 

Médecine et dépendances : comment la « pathologie professionnelle » a trouvé sa place à l’hôpital (1930-2020)

Riteniamo utile segnalare questo articolo appena edito nel volume 60 – luglio settembre 2024 della Rivista Sociologie du travail . Nella presentazione dell’articolo si afferma “La medicina del lavoro è all’ultimo posto nella gerarchia simbolica delle professioni mediche. Al suo interno, il sottosegmento ospedaliero universitario non è tuttavia privo di un certo prestigio. In una prospettiva attenta all’evoluzione dei legami tra i gruppi professionali e il loro ambiente istituzionale, si fa luce sul processo storico-sociale di costituzione di questo sottosegmento durato quasi un secolo. Sulla base di un sondaggio condotto tra i professionisti dei centri di consultazione di patologia professionale, mostriamo che, a differenza dei loro colleghi che lavorano nelle aziende, sono riusciti a distaccarsi dai loro legami funzionali con gli interessi dei datori di lavoro. Tuttavia, evidenziamo altre dipendenze, più discrete, che legano questi professionisti a una serie di attori istituzionali: direzioni ospedaliere, agenzie sanitarie o ministeri di vigilanza. Evidenziamo come queste dipendenze abbiano contribuito all’evoluzione dell’attività di questi medici, sempre più improntata agli investimenti nella ricerca e all’attenzione ai fattori ambientali. Segnaliamo inoltre che tali dipendenze gravano sulla loro capacità di sviluppare un’offerta di consulenza per il riconoscimento delle malattie professionali.”

Per leggere e scaricare l’articolo in lingua francese  clicca

Sylvain Brunier, Jean-Noël Jouzel et Giovanni Prete

Getting involved in hospitals to achieve institutionalisation: the professionalization of occupational medicine in France

RELAZIONE SULL’ATTIVITÀ SVOLTA RIGUARDO ALL’INCIDENTE FERROVIARIO DI BRANDIZZO (Relatrice: on. Chiara GRIBAUDO)

XIX LEGISLATURA CAMERA DEI DEPUTATI COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SULLE CONDIZIONI DI LAVORO IN ITALIA, SULLO SFRUTTAMENTO E SULLA TUTELA DELLA SALUTE E DELLA SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO PUBBLICI E PRIVATI
(Istituita con deliberazione della Camera dei deputati del 12 aprile 2023)
(composta dai deputati: Gribaudo Presidente, Ambrosi, Barzotti, Belomo, Segretario,Cereto, Copo, Gata, Giaccone, Giagoni, Gruppioni, lacono, Maerna, Malagola,Mari, Segretario, Marocco, Vicepresidente, Pisano, Quartini, Vicepresidente, Ruso, Scoto, Soumahoro)

RELAZIONE SULL’ATTIVITÀ SVOLTA RIGUARDO ALL’INCIDENTE FERROVIARIO DI BRANDIZZO
(Relatrice: on. Chiara GRIBAUDO)
Approvata dalla Commissione nella seduta del 10 settembre 2024
Comunicata alla Presidenza il 10 settembre 2024,
ai sensi dell’art. 2, comma 8
della deliberazione della Camera dei deputati del 12 aprile 2023

IL TESTO DELLA RELAZIONE (pdf)

Linee guida sulle attività delle Agenzie Regionali e delle Province Autonome per la Protezione dell’Ambiente in materia di Sorveglianza radiometrica

” Linee Guida SNPA n. 51/2024 – ISBN: 978-88-448-1222-5

Le Linee Guida si riferiscono alle attività svolte dalle Agenzie del Sistema, in considerazione del fatto che la normativa assegna alle ARPA/APPA specifiche competenze nell’’ambito della sorveglianza radiometrica, sia per quello che riguarda la fase autorizzativa che quella di gestione degli eventi di rinvenimento di materiale radioattivo.
Tali Linee Guida vogliono dare agli operatori delle Agenzie un inquadramento organico di tutta la materia inerente alla sorveglianza radiometrica, con l’obiettivo specifico di fornire indicazioni tecniche chiare e strumenti di lettura ben strutturati di tutti gli aspetti, sia tecnici che normativi, che riguardano tale tema.
A questo scopo per la stesura del documento, è stato utilizzato un approccio più pratico, con esempi, tabelle ed elenchi concisi, che permetta agli operatori delle Agenzie di inquadrare i vari aspetti della materia e della sua applicazione.
Inoltre, questo documento è stato redatto in seguito all’entrata in vigore del decreto legislativo 101/2020 e s.m.i. che ha abrogato il decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230 e s.m.i.; questa linea guida, pertanto, innova e supera quanto trattato nel documento prodotto nel 2014 dalla Task 01.02.02 “Rottami metallici, rifiuti, sorgenti radioattive” ed avente per oggetto “Linee guida per la sorveglianza radiometrica di rottami metallici e altri rifiuti”, che era stato redatto con riferimento al previgente decreto legislativo 230/95. ” ( il testo è riprodotto dalla fonte Snpambiente )

Linee-guida-Sorveglianza-Radiometrica-51_2024-delibera-n.253_24

Per scaricare il testo pdf delle Linee Guida  clicca QUI 

ETUI. Parlare a sinistra, votare a destra

Risultati chiave

• Alcuni partiti europei di estrema destra potrebbero parlare sempre più di sinistra, ma continuano in gran parte a votare di destra su questioni socio-economiche.
• Nonostante l’eterogeneità all’interno dei due gruppi politici di estrema destra al Parlamento europeo (2019-2024) – Identità e Democrazia (ID) e Conservatori e Riformisti europei (ECR) – nel complesso, resta il fatto che l’estrema destra è chiaramente contraria ai diritti dei lavoratori. La grande maggioranza di 18 partiti di estrema destra (su 22) ha votato contro le iniziative socio-economiche a livello europeo.
• Sebbene i membri di estrema destra del Parlamento europeo (MEP) votino in gran parte in modo omogeneo all’interno del loro partito, riscontriamo una notevole eterogeneità su questioni socio-economiche chiave all’interno di ID ed ECR, in particolare sulle questioni della tassazione minima delle società per le multinazionali e di salari minimi adeguati.
• Mentre le differenze regionali sono relativamente piccole, i partiti di estrema destra nell’Europa settentrionale sono particolarmente inclini a votare di destra su questioni socio-economiche.
• La scarsa disciplina di voto all’interno dei due gruppi indica che le questioni socio-economiche non sono centrali né per l’ID né per l’ECR.

Introduzione

Molto inchiostro è stato versato sull’ideologia, le questioni chiave e la retorica dell’estrema destra. Ma pochi studi hanno esaminato il suo programma socio-economico, per non parlare del suo record di voto su questioni socio-economiche. Mentre il neoliberismo era inizialmente considerato parte della “formula vincente” della destra radicale (Kitschelt e McGann 1997), i partiti di estrema destra si sono sempre più allontanati dalla loro posizione iniziale e si sono avvicinati al centro economico (de Lange 2007). Molti hanno adottato una posizione più pro-welfare, sebbene con un tocco “sciovinista”, ovvero proteggendo uno stato sociale forte ma solo per la loro “gente”, il che potrebbe essere descritto come “sciovinismo del welfare” (Mudde 2019). In quanto tali, i partiti di estrema destra oggigiorno spesso si ritraggono come “i” (veri) difensori “della” classe operaia, con cui intendono principalmente uomini bianchi che lavorano nelle industrie tradizionali.

Alcuni studiosi hanno notato che l’estrema destra offusca deliberatamente la sua posizione economica per attrarre elettori con preferenze diverse su questioni economiche, mentre compete su questioni secondarie, spesso trascurate (per lo più socio-culturali) (ad esempio, Rovny 2013). Altri studiosi distinguono tra benefici sociali “orientati al consumo”, come le pensioni, e quelli “orientati all’investimento”, come l’assistenza all’infanzia, e suggeriscono che l’estrema destra favorisca i primi rispetto ai secondi (ad esempio, Enggist e Pinggera 2022).

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Italiani consapevoli della crisi ecologica, la maggioranza vuole un deciso cambiamento

Autore: Owen Gaffney, project lead Earth4All, e Luca Miggiano, responsabile “Ecosistema Futuro”, ASviS

Fonte: Asvis che ringraziamo 

Da un’indagine Ipsos per Earth4All risulta che il 62% è consapevole che siamo vicini a un punto di rottura e il 50% si sente esposto a rischi climatici. [Da Repubblica.it9/9/24

Proteggere la natura, anche per le generazioni future

Tra i dati della ricerca emerge, in primo piano, la consapevolezza sulla necessità di proteggere la natura: in Italia nove intervistati su dieci si dichiarano preoccupati della condizione in cui versano gli ecosistemi e il 62% è consapevole che il mondo si sta avvicinando a pericolosi punti di rottura, quelli che gli scienziati hanno definito tipping points, cioè punti di non ritorno oltre i quali i processi di degrado dell’ambiente diventano irreversibili. Due italiane/i su tre (67%) si dichiarano favorevoli rispetto al fatto che la distruzione o il danneggiamento della natura da parte di politici o imprese – il cosiddetto ecocidio, su cui è stato di recente approvata la direttiva Ue – debba essere considerato un crimine penale.

Più della metà (56%) è favorevole al riconoscimento di diritti propri della natura, come già avviene in alcuni Paesi, come per esempio i diritti di un fiume, di una montagna o di una foresta, con l’obiettivo di conservarli meglio. Il 60% degli intervistati è favorevole al riconoscimento di diritti legali per le generazioni future, in continuità con la riforma della Costituzione del 2022 che, anche grazie al lavoro dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), ha introdotto la tutela degli interessi delle future generazioni tra i principi costituzionali, all’articolo 9.

Visto quando accade quotidianamente non sorprende che circa metà degli italiani si senta esposto a rischi ambientali e climatici, come ondate di calore, incendi, alluvioni o frane. A giugno 2024, quando un primo set di dati di questo sondaggio era stato pubblicato, ne abbiamo scritto su Green & Blue, era già emerso che il 62% degli intervistati chiedeva al governo con urgenza una transizione ecologica rapida e incisiva questo decennio.

Un’alleanza tra “protettori del pianeta” e pragmatici

I risultati del sondaggio hanno portato a individuare cinque diverse “visioni del mondo” trasversali al campione intervistati dei diversi Paesi del G20. Un quarto di chi ha riposto dall’Italia (25%) si possono definire “protettori del pianeta”. Persone che comprendono i rischi derivanti dalla distruzione della natura e dall’aumento delle temperature, e sono propense a sostenere una decisa e immediata trasformazione politica ed economica. Il 15% sono “ottimisti preoccupati”, consapevoli dei rischi ma anche convinte che sia possibile invertire la rotta. Un altro 18% è formato da “pragmatici progressisti”, moderati, fiduciosi nella scienza, in cerca di soluzioni bilanciate. Questi tre gruppi chiedono tutti ai governi un’azione robusta e urgente su natura e clima, dimostrandosi molto o estremamente preoccupati della situazione attuale. Solo una piccola minoranza, il 13%, si oppone all’azione climatica e la quota rimanente del campione è disinteressata ai temi sociali e ambientali.

Un futuro che preoccupa

Il sondaggio misura anche come gli italiani guardino al futuro e i risultati sono abbastanza preoccupanti in quanto l’Italia appare uno dei Paesi più pessimisti tra quelli del G20: infatti, solo un italiano su tre è ottimista sul proprio futuro (31%), un quarto (25%) è ottimista sul futuro dell’Italia e solo un quinto (il 20%) è ottimista sul futuro del mondo. I risultati dell’indagine rivelano l’importanza, e l’urgenza, di ridare fiducia a italiane e italiani, offrendo una visione positiva ma realistica del futuro, e investendo seriamente per realizzarla. Questa prospettiva è vista con favore dalla maggioranza della popolazione, che concorda con quanto dice la scienza sullo stato di salute del pianeta ovvero che bisogna agire subito.

Le opportunità per il governo

I tempi sono stretti ma le opportunità per intervenire sono concrete. Il governo italiano, nelle prossime settimane, dovrebbe: presentare all’Unione Europea un Piano fiscale strutturale di medio-termine che acceleri le riforme in favore della transizione energetica, proteggendo le fasce più deboli e più esposte della popolazione; approvare una Legge sul Clima, sul modello di quanto fatto da altri importanti Paesi; mettere in pratica la Direttiva europea sul Ripristino della Natura, attraverso un piano nazionale credibile e adeguatamente finanziato; promuovere i diritti delle future generazioni, approvando il Disegno di Legge sulla valutazione di Impatto Generazionale delle nuove normative, ora in Parlamento. Siamo a pochi giorni dal Summit sul Futuro dell’Onu che vedrá i governi del mondo approvare un Patto in cui si rilanciano gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 e una “Dichiarazione sulle generazioni future”. Sappiamo che è ancora possibile generare un benessere durevole, per tutte e tutti, all’interno dei confini planetari. La dimensione ambientale, quella economica e quella sociale dello sviluppo possono e devono diventare obiettivi sempre più interconnessi e conciliabili.

 

di Owen Gaffney, project lead Earth4All, e Luca Miggiano, responsabile “Ecosistema Futuro”, ASviS

 

La nuova patente a crediti nell’edilizia: l’ennesima occasione perduta di Maurizio Mazzetti

 

 

 

Autore : Maurizio Mazzetti 

Fonte: IlManifestoinrete che ringraziamo 

 

Riprendiamo la rubrica dopo la pausa estiva per parlare della (finalmente) versione definitiva della patente a crediti in edilizia, in vigore dal prossimo 01 ottobre.

La patente a crediti, di cui si parlava da anni senza costrutto, vorrebbe essere uno strumento di qualificazione delle imprese, tale da garantire rispetto sia della normativa in materia di lavoro, sia di quella sulla prevenzione e sicurezza su lavoro. Richiesta da molto tempo dalle organizzazioni sindacali, che in realtà parlavano di patente a punti, e per il momento limitata al settore dell’edilizia anche se da sempre le organizzazioni sindacali ne chiedono l’applicazione anche in altri settori, in primo luogo l’agricoltura, è infine stata istituita sulla spinta dei ripetuti e gravi infortuni collettivi in edilizia, norma principale l’art. 29, comma 19 del D.L 19/2024 noto come “Decreto PNRR 4” (convertito con Legge 56/2024), che va letto insieme  al nuovo articolo 27, comma 10, del TU 81/2008 sulla sicurezza sul lavoro e al Decreto Ministeriale 23 luglio 2024. E con appropriata grancassa mediatica da parte di Ministero e Governo volta a dimostrare (finalmente …) qualche intervento in materia dopo anni di immobilismo giustificato dal “non disturbare chi fa”, e giustificate riserve o vere e proprie contrarietà delle organizzazioni sindacali per le soluzioni concrete previste (riserve e contrarietà, come si vedrà, sacrosante, ancorché pressoché silenziate dai media). In effetti, la patente a crediti odierna è istituto largamente diverso basato su una filosofia opposta al modello richiesto dalle organizzazioni sindacali (non tutte, indovini chi legge chi, se non contrario, neppure ne era propugnatore).

In estrema sintesi, il meccanismo è il seguente: le imprese regolari per quel che riguarda rapporti di lavoro e gestione della sicurezza ricevono un certo punteggio (vedremo come e da chi); in caso di accertate violazioni da parte degli organi di vigilanza, come accade per la normale patente di guida, il punteggio viene progressivamente decurtato (proporzionalmente alla gravità delle violazioni), fino a che sotto una certa soglia non è più possibile lavorare; le decurtazioni possono essere recuperate attraverso una serie di interventi di ripristino delle regolarità, anch’essi di diverso valore.

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COR-RENAM ER: Casi di Mesotelioma in Emilia Romagna – Report aggiornato al 30 giugno 2024

 

Pubblicato il rapporto del COR-RENAM Emilia-Romagna con i dati del Registro Mesoteliomi aggiornati al 30 giugno 2024.

 

Il Registro Mesoteliomi rileva incidenza/esposizione ad amianto di questa temibile patologia neoplastica ad alta frazione eziologica professionale su tutto il territorio della Regione Emilia-Romagna dal 1996. Istituito presso l’Ausl IRCCS di Reggio Emilia, il suo responsabile scientifico è il dott. Antonio Romanelli

I dati dell’anno 2023, che nel precedente rapporto erano ancora in via di definizione passano da 133 casi a 142 casi, nel 2024 i nuovi casi di mesoteliomi da esposizione pregressa all’amianto, sono 59 relativamente al Primo semestre (ovviamente bisognerà aspettare i prossimi Rapporti per avere un consolidamento di questi dati).

Andamento medie quinquennali: (1998-2002) media 90,4 casi anno; (2003-2007) media 113,2 casi anno; (2008-2012) media 138,8 casi anno; (2013-2017) media 150,6 casi anno; (2018-2022) media 152,4 casi anno;

Al 30 giugno 2024, risultano archiviati 4.362 casi, tra cui 203 sospetti, risultati alle successive indagini non mesoteliomi e 4.159 mesoteliomi maligni. Tra questi, 107 risultano incidenti in epoca anteriore al 01/01/1996, data di inizio della rilevazione dell’incidenza su base regionale, e 468 diagnosticati in persone non residenti nella nostra Regione, la cui documentazione è stata per intero trasmessa al COR di residenza.

L’analisi dei dati, pertanto, è stata condotta sui 3.584 casi di MM incidenti in cittadini effettivamente residenti in Emilia-Romagna alla data della diagnosi.

 

Scarica il rapporto “Il MESOTELIOMA MALIGNO IN EMILIA-ROMAGNA: incidenza ed esposizione ad amianto aggiornata al 30 giugno 2024” a cura di A. Romanelli, C. Storchi, L. Mangone

 

Grenfell victims were ‘overcome by toxic gases’ – this is the deadly construction loophole that helped cause their deaths

Richard Hull, University of Central Lancashire

Governments have a duty to protect their citizens. While they won’t go as far as telling us what we can and cannot put in our homes, we do expect them to ensure that the buildings we live in are safe from fire.

The final report of the Grenfell Tower inquiry confirms that this was not the case in 2017 when 72 people lost their lives to a fire that engulfed their home in west London.

There is a general principle that residents of high-rise buildings should be as safe as those living in typical two-storey houses. This is achieved using what is known as “compartmentation” – a strategy of using fire-resistant construction to ensure that a fire in one flat cannot spread to neighbouring flats.

This strategy worked for decades, in combination with the “stay put” policy for fire and rescue in high-rise buildings, which told people to remain in their home if theirs was not directly affected by fire.

By the 2000s, understandable demands to reduce carbon emissions fuelled greater requirements to insulate buildings. In 2006, the government permitted the use of combustible insulation foams on high-rise buildings. It was a cheap way to save energy.

But the presence of combustible insulation and cladding panels on the outside of buildings completely circumvents compartmentation. It allows fire to spread from flat to flat around the outside of a building. As fire spreads up and across the walls, it successively ignites the contents of individual flats while filling each flat with toxic smoke.

Inhalation of toxic smoke is one of the primary causes of fire-related deaths. In his introductory statement to the final publication of the Grenfell Tower inquiry report, chairman Martin Moore-Bick said that “all those who died in the building were overcome by toxic gases”.

When certain types of plastics burn, they release hydrogen cyanide as well as carbon monoxide. As the fire grows, it becomes limited by the air supply, and the amount of both toxicants increases by a factor of ten to 50. Some flame retardants, added to the product in order to pass the regulatory test, slow ignition but result in much more toxic, thicker, blacker smoke, even when there is plenty of air. When these products burn without enough air, the toxicity is even greater.

PIR (polyisocyanurate) is based on polyurethane, and gives off hydrogen cyanide and carbon monoxide when burning. PIR foam insulation, containing flame retardants, was used on Grenfell Tower. Its smoke is highly toxic, containing large quantities of hydrogen cyanide and carbon monoxide. At low concentrations, hydrogen cyanide causes rapid loss of consciousness, preventing escape but leaving the victim inhaling more toxic smoke.

Carbon monoxide has no smell, and hydrogen cyanide has a slight, sweet smell. The unpleasant, acrid components of the thick black smoke reported by those escaping are actually less harmful than the undetectable hydrogen cyanide and carbon monoxide.

Toxicity reporting

Prior to the Grenfell tragedy, the architects and specifiers for new tall buildings and those being refurbished had to choose between non-combustible insulation (products such as glass wool and stone wool) or two types of combustible insulation – phenolic foam or PIR foam.

Had they chosen non-combustible insulation for Grenfell, the fire would not have taken hold. Had they chosen phenolic foam, with similar flammability but around a fifth of the smoke toxicity of PIR, fewer people would have been trapped and lost consciousness, but the fire would have spread in a similar way.

Unfortunately, although manufacturers have to provide information on the fire behaviour of construction products, there is no requirement to quantify the toxicity of the smoke. There is also little publicly available information for architects and specifiers to inform their decisions about which materials to use and how toxic each might be.

For example, if the team refurbishing Grenfell Tower had access to information that the smoke from PIR was five times more toxic than from phenolic foam, but the price and performance in other respects was comparable, would they still have chosen the PIR?

Some progress has already been made towards averting a further disaster. Since January 2019, combustible materials have been banned from the external walls of tall, residential buildings. However, thousands of buildings with combustible facades that would not be allowed today are still standing across the country.

In 2020, the previous government announced a four-year, £600,000 research project to investigate the feasibility of regulating smoke toxicity for construction products. I am a member of the steering committee for that project, which followed my own research on this topic. It is due for completion in September 2024.

The conclusions of the Grenfell Tower inquiry are now part of longer standing statistics that show that the inhalation of toxic gases is one of the primary causes of fire-related deaths. This demonstrates a very clear need to quantify smoke toxicity, and to set regulatory limits on the smoke toxicity of construction products used in high-risk applications, like tall buildings. The conclusions of that research project are therefore eagerly awaited.The Conversation

Richard Hull, Professor of Chemistry and Fire Science, University of Central Lancashire

This article is republished from The Conversation under a Creative Commons license. Read the original article.

 

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Scaricabile gratuitamente l’inchiesta sul lavoro della Fdv

Fonte  Emigrazione-Notizie 

Coinvolti 30 mila lavoratori e tutte le strutture della Cgil. Obiettivo: conoscere meglio il mondo del lavoro con l’obiettivo di migliorarne le condizioni

La grande inchiesta sul lavoro condotta dalla Fondazione Di Vittorio e pubblicata da Futura editrice, è ora scaricabile gratuitamente QUI dal sito dell’istituto di ricerca della Cgil. Un’indagine capillare, coordinata da Daniele Di Nunzio della Fondazione, e che ha raggiunto 31 mila lavoratrici e lavoratori di tutti i settori pubblici e privati, tutte le dimensioni di impresa, tutte le tipologie contrattuali e anche a chi era senza contratto o disoccupato.

Un’operazione di grande rilievo condotta attraverso 30 mila interviste e che ha visto coinvolti 34 ricercatori e ricercatrici e tutte le strutture sindacali della Cgil tra il 2021 e il 2022.

Che lavoro fai? Con che tipo di contratto? Sei soddisfatto delle condizioni in cui si svolge il tuo lavoro? Cosa reputi necessario per poter migliorare la tua situazione? Che rapporto hai con il sindacato? Sono alcune delle domande ineludibili alla base dell’inchiesta.

Con un obiettivo preciso: conoscere meglio il mondo sempre più complesso del lavoro, con l’obiettivo di migliorarne le condizioni e fornire al sindacato una base di conoscenze utile per rendere sempre più efficace la sua capacità d’intervento.

Aumento dei salari, difesa e aumento dell’occupazione, contrasto alla precarietà, salvaguardia del ruolo dei servizi pubblici (sanità, scuola, trasporti), lotta alle diseguaglianze e alla povertà. Sono queste le priorità su cui i lavoratori chiedono al sindacato di intervenire

Dal sito della Fondazione è anche possibile rivedere la presentazione del volume che si è svolta il 26 a ottobre a Roma e a cui hanno partecipato, tra i numerosi ospiti anche di parte datoriale, del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, e del presidente della Fondazione Di Vittorio Francesco Sinopoli.

 

 

scarica QUI la ricerca della Fondazione Di Vittorio

QUI la presentazione del volume

 

FONTE: https://www.collettiva.it/copertine/lavoro/scaricabile-gratuitamente-linchiesta-sul-lavoro-della-fdv-nl73nvz4

Morti sul lavoro in Italia. Da gennaio a luglio cresce il numero delle vittime rispetto al 2023. 577 i decessi

Fonte Vega Engineering che ringraziamo

Riceviamo e ben  volentieri socializziamo la newsletter di Vega Engineering sui dati degli infortuni sul lavoro. Riteniamo che questi dati dovrebbero essere ulteriormente approfonditi con la definizione della distribuzione su scala regionale degli occupati e del monte ore lavorate  dei comparti produttivi  che registrano un  maggiore rischio di infortunio . Questo consentirebbe una migliore focalizzazione delle strategie di prevenzione necessarie .  editor

 

MORTI SUL LAVORO, LA TRAGEDIA CONTINUA. DALL’INIZIO DELL’ANNO ALLA FINE DI LUGLIO SONO 577 LE VITTIME: 18 DECESSI IN PIÙ DEL 2023 (+3,2%). UNA VITTIMA SU CINQUE È STRANIERA.

IN ZONA ROSSA VALLE D’AOSTA, TRENTINO-ALTO ADIGE, MOLISE, UMBRIA, SICILIA ED EMILIA-ROMAGNA.

MARCHE, VENETO, LIGURIA E FRIULI-VENEZIA GIULIA LE REGIONI PIÙ SICURE, CON LE INCIDENZE DI MORTALITÀ PIÙ BASSE DI TUTTA LA PENISOLA.

SONO 440 LE VITTIME IN OCCASIONE DI LAVORO E 137 QUELLE IN ITINERE.

IL SETTORE DELLE COSTRUZIONI RIMANE QUELLO CON PIÙ VITTIME: SONO 79.

CONTINUA A CRESCERE IL NUMERO DELLE DENUNCE DI INFORTUNIO COMPLESSIVE (MORTALI E NON): +1,7% RISPETTO A LUGLIO 2023.

 

IL COMMENTO AI DATI AGGIORNATI AL MESE DI LUGLIO 2024

“Sono passati sette mesi dall’inizio dell’anno. E, purtroppo, la tragedia delle morti sul lavoro continua con numeri in crescita rispetto all’anno scorso. Infatti, sono 577 le vittime: 18 decessi in più del 2023 (+3,2%). Una vittima su cinque è straniera. Una rilevazione che mette tristemente in luce quella che viene erroneamente chiamata “emergenza”, quando invece parliamo di uomini e donne che perdono ogni giorno la vita sul posto di lavoro a causa, il più delle volte, di gravi lacune che si manifestano quotidianamente sul fronte della prevenzione e della sicurezza”.

Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering di Mestre, riassume così l’ultima indagine elaborata dal proprio team di esperti sull’incremento dei decessi sul lavoro: “Essendo consapevoli che i numeri assoluti possono portare a conclusioni non corrette, cerchiamo di mettere ancor più a fuoco il fenomeno per mezzo dell’incidenza infortunistica, un indicatore che consente di identificare e mappare le regioni dove è maggiore il rischio di infortunio per i lavoratori”.

IL RISCHIO DI MORTE, REGIONE PER REGIONE, A FINE LUGLIO 2024. DALLA ZONA ROSSA ALLA ZONA BIANCA

A finire in zona rossa a fine luglio 2024 con un’incidenza superiore a +25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio, pari a 18,7 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori) sono: Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Molise, Umbria, Sicilia ed Emilia-Romagna. In zona arancione: Campania, Calabria, Abruzzo, Lazio, Puglia e Sardegna. In zona gialla: Lombardia, Toscana, Basilicata e Piemonte. In zona bianca: Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Veneto e Marche.

(In allegato e sul sito www.vegaengineering.com/osservatorio sono disponibili i grafici e i dati).

IL FENOMENO INFORTUNISTICO PER FASCE DI ETÀ: ANCORA A MAGGIOR RISCHIO I PIÙ ANZIANI

Anche nei primi sette mesi dell’anno l’Osservatorio mestrino elabora l’identikit dei lavoratori più a rischio per fascia d’età. E lo fa sempre attraverso le incidenze di mortalità (per milione di occupati).

Un dato, quest’ultimo, che continua a essere preoccupante tra i lavoratori più anziani. Infatti, l’incidenza più elevata si registra proprio nella fascia dei lavoratori ultrasessantacinquenni (con incidenza di 75,2), seguita dalla fascia di lavoratori compresi tra i 55 e i 64 anni (con incidenza pari a 28,9).

I LAVORATORI STRANIERI SOGGETTI AD UN RISCHIO DI INFORTUNIO MORTALE QUASI TRIPLO RISPETTO AGLI ITALIANI

Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro nei primi sette mesi dell’anno sono 102 su un totale di 440, con un rischio di morte sul lavoro che risulta essere quasi triplo rispetto agli italiani. E, infatti, gli stranieri registrano 43 morti ogni milione di occupati, contro i 15,9 degli italiani che perdono la vita durante il lavoro.

I NUMERI ASSOLUTI DELLE MORTI SUL LAVORO E DEGLI INFORTUNI IN ITALIA A FINE LUGLIO 2024

Sono 577 le vittime sul lavoro in Italia, delle quali 440 in occasione di lavoro (10 in più rispetto a luglio 2023) e 137 in itinere (8 in più rispetto a luglio 2023). Ancora in Lombardia il maggior numero di vittime in occasione di lavoro (74). Seguono: Emilia-Romagna (49), Lazio (48), Sicilia (39), Campania (38), Piemonte (27), Puglia e Toscana (26), Veneto (23), Trentino-Alto Adige (16), Calabria (12), Abruzzo e Sardegna (11), Umbria (10), Liguria (8), Friuli-Venezia Giulia (7), Marche (6), Basilicata, Molise e Valle d’Aosta (3).

(Nel report allegato il numero delle morti in occasione di lavoro provincia per provincia).

IL SETTORE DELLE COSTRUZIONI IL PIÙ COLPITO DAL FENOMENO DELLE MORTI SUL LAVORO

Alla fine dei primi sette mesi del 2024 è ancora il settore delle Costruzioni a far rilevare il maggior numero di decessi in occasione di lavoro: sono 79. Seguito dalle Attività Manifatturiere (55), da Trasporti e Magazzinaggio (46) e dal Commercio (32).

La fascia d’età numericamente più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è quella tra i 55 e i 64 anni (148 su un totale di 440).

Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro a fine luglio 2024 sono 31, mentre 16 hanno perso la vita in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro.

Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro sono 102, mentre sono 28 quelli deceduti a causa di un infortunio in itinere.

Il martedì risulta essere anche a fine luglio il giorno più luttuoso della settimana, ovvero quello in cui si sono verificati più infortuni mortali nei primi sette mesi dell’anno (19,8%).

LE DENUNCE DI INFORTUNIO ANCORA IN CRESCITA RISPETTO A LUGLIO 2023

Le denunce di infortunio totali crescono del 1,7% rispetto a luglio 2023. Le denunce erano 344.897 a fine luglio 2023, nel 2024 sono passate a 350.823.

I NUMERI DELLE DENUNCE TOTALI DI INFORTUNIO PER SETTORE: LA MAGLIA NERA VA ALLE ATTIVITÀ MANIFATTURIERE

Anche a fine luglio del 2024 il più elevato numero di denunce totali arriva dalle Attività Manifatturiere (42.782). Seguono: Costruzioni (21.552), Sanità (20.670), Trasporto e Magazzinaggio (19.461) e Commercio (18.925).

LE DENUNCE TOTALI PER GENERE, NAZIONALITÀ ED ETÀ

Le denunce di infortunio delle lavoratrici da gennaio a luglio 2024 sono state 124.171, quelle dei colleghi uomini 226.652.

Le denunce di infortunio in occasione di lavoro (esclusi dunque gli infortuni in itinere) sono state 295.159 a fine luglio 2024: 97.349 sono le donne e 197.810 gli uomini.

Le denunce di infortunio in occasione di lavoro degli italiani sono 234.633, mentre degli stranieri sono 60.526.

La fascia di età più colpita in occasione di lavoro e in itinere è quella che va dai 45 ai 54 anni con 77.346 denunce (il 22,0% del totale).

COS’È L’INCIDENZA DEGLI INFORTUNI?

L’incidenza degli infortuni mortali indica il numero di lavoratori deceduti durante l’attività lavorativa in una data area (regione o provincia) ogni milione di occupati presenti nella stessa. Questo indice consente di confrontare il fenomeno infortunistico tra le diverse regioni, pur caratterizzate da una popolazione lavorativa differente.

A COSA SERVE LA ZONIZZAZIONE REALIZZATA DALL’OSSERVATORIO SICUREZZA E AMBIENTE VEGA?

La zonizzazione utilizzata dall’Osservatorio Sicurezza e Ambiente Vega Engineering dipinge il rischio infortunistico nelle regioni italiane secondo la seguente scala di colori:

Bianco: regioni con un’incidenza infortunistica inferiore al 75% dell’incidenza media nazionale

Giallo: regioni con un’incidenza infortunistica compresa tra il 75% dell’incidenza media nazionale e il valore medio nazionale

Arancione: regioni con un’incidenza infortunistica compresa tra il valore medio nazionale e il 125% dell’incidenza media nazionale

Rosso: regioni con un’incidenza infortunistica superiore al 125% dell’incidenza media nazionale

Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering

Ufficio Stampa

Dott.ssa Annamaria Bacchin

Centro Direzionale Terraglio Uno – Via Don F. Tosatto 151 – Mestre (VE)

 

www.vegaengineering.com

La quota globale del reddito da lavoro diminuisce, aumentando la pressione sulla disuguaglianza, gli obiettivi di sviluppo sostenibile non sono sulla buona strada

Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, il crescente divario tra reddito da lavoro e reddito da capitale e le sfide che i giovani devono affrontare nel mercato del lavoro sono preoccupanti.

GINEVRA (Notizie ILO) – Nel suo World Employment and Social Outlook: September 2024 Update appena pubblicato , l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) rileva una pressione crescente sulla disuguaglianza poiché la quota di reddito da lavoro ristagna e una grande quota di giovani rimane senza occupazione, istruzione o formazione. Il rapporto indica lenti progressi sui principali Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) con l’avvicinarsi della scadenza del 2030.

Lo studio rivela che la quota globale del reddito da lavoro, che rappresenta la quota del reddito totale guadagnato dai lavoratori, è diminuita di 0,6 punti percentuali dal 2019 al 2022 e da allora è rimasta invariata, aggravando una tendenza al ribasso di lunga data. Se la quota fosse rimasta allo stesso livello del 2004, il reddito da lavoro sarebbe stato maggiore di 2,4 trilioni di dollari solo nel 2024.

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Ragno violino: come riconoscerlo e cosa fare in prevenzione

Fonte : Izsvenezie.it che ringraziamo

Come riconoscere il ragno violino?

Loxosceles rufescens, noto come “ragno violino” per la macchia scura presente sulla parte anteriore del corpo (cefalotorace) che ricorda vagamente la forma di un violino, è un piccolo aracnide (6-11 millimetri di corpo) ampiamente diffuso sia a livello insulare che peninsulare.

È una specie comune negli ambienti naturali, ma è facile trovarlo anche all’interno delle abitazioni.

Dove si trova e come si comporta?

In ambito domestico questo ragno si ripara in zone poco frequentate, come soffitte, garage e ripostigli, nascondendosi negli anfratti riparati e di difficile accesso, come le fessure dietro i battiscopa, il retro dei quadri, dietro termosifoni o mobili.  Le stoffe dimenticate sul pavimento, le scarpe poco usate, la biancheria o scatoloni di cartone possono ad esempio essere un ottimo nascondiglio.

Ragno violino (Loxosceles rufescens)

Loxosceles rufescens, noto come “ragno violino” [Clicca l’immagine per ingrandirla].

Questa specie di aracnide è schiva e, anche quando viene infastidita, raramente tenta di mordere, preferendo solitamente la fuga. Non rappresenta normalmente un serio pericolo per l’uomo. Tuttavia, se viene accidentalmente schiacciato, è in grado di infliggere morsi per difendersi.

Cosa comporta un eventuale morso?

Il morso non è doloroso, passa inizialmente inosservato e spesso non ha conseguenze rilevanti. I suoi effetti si manifestano localmente, causando lievi pruriti e arrossamenti nelle forme più leggere.

Raramente può portare a manifestazioni più gravi (necrosi locale), e le rarissime manifestazioni severe sono legate a fenomeni di allergia al veleno dell’aracnide (in modo simile alla puntura di un’ape) o di infezione batterica.

Cosa fare in prevenzione?

  • In casa: tenere la casa pulita, prestando attenzione alle attività di movimentazione e pulizia negli ambienti privilegiati dal ragno; scuotere le scarpe prima di indossarle.
  • All’esterno: indossare guanti e abiti coprenti quando si lavora in giardino; controllare prima di sedersi all’aperto.

In generale, non cercare di schiacciare il ragno ed evitare di toccarlo a mani nude. È innocuo se non viene minacciato.

In caso di morso sospetto

  • Procedere con un lavaggio accurato della ferita con acqua e sapone, senza applicare nella zona del morso creme o altri prodotti.
  • Non assumere antibiotici e/o cortisonici di propria iniziativa. e consultare il medico curante o la guardia medica.
  • Elevare l’area in cui è avvenuto il morso e cercare di non muoverla, rimanendo a riposo. Applicare del ghiaccio con un panno, senza comprimere.
  • Verificare con il Servizio di igiene e sanità pubblica della propria ASL di essere in regola con la vaccinazione contro il tetano.
  • Monitorare l’evoluzione della lesione cutanea, e prestare attenzione all’ eventuale comparsa di sintomatologia sistemica (febbre, nausea, vomito, mialgia), informando il medico curante.

Riferimenti

Inserm – Polluants organiques persistants : une exposition généralisée qui tend à diminuer

Un bilan de l’exposition des adultes aux polluants organiques persistants en France vient d’être dressé par des scientifiques du Centre de recherche en épidémiologie et santé des populations (CESP) à Villejuif. Possiblement dangereuse pour la santé, cette exposition est massive, bien qu’elle tende à diminuer depuis l’adoption de politiques publiques restreignant leur usage. Ce travail décrit par ailleurs un certain nombre de facteurs associés à une exposition plus importante à différentes substances.

Vai alla fonte : Polluants organiques persistants : une exposition généralisée qui tend à diminuer