FONTE SUPERABILE CHE RINGRAZIAMO.
Il presidente dell’Iss lo ribadisce in audizione alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, la ‘Ecomafiè, sulla gestione dei rifiuti legata all’emergenza Covid-19
15 maggio 2020
Si deve “tutelare la possibilità che rifiuti entrati in contatto con il coronavirus possano trasmettere virus”, dice Brusaferro, con una “grande attenzione proposta negli oggetti e strumenti utilizzati, come mascherine guanti e camici, riferendoci ai rifiuti extrasanitari perché lo smaltimento sanitario è ben codificato con apposita normativa”. Infatti “nell’ambiente sanitario è tutto già previsto in precedenza per altre malattie infettive” affini al coronavirus, mentre “diverso è il discorso in ambito domestico o lavorativo”, precisa il presidente Iss.
Se proviene “da un contesto abitativo di persona positiva”, dice Brusaferro, il rifiuto “se gestito in doppio sacchetto, poi chiuso per bene perché il contenuto non si disperda, è una forma sufficientemente protettiva per esser smaltito conferendolo come rifiuto urbano”, ponendo “un rischio gestibile”. Si dovrà però “sospendere la differenziata”.
Invece, “per altri cittadini”, quelli che vivono in una casa senza nessun positivo, va usato “un sacchetto ad hoc per guanti e mascherine, che poi va gettato nel resto della spazzatura, in modo che l’operatore non vi entri in contatto”, prosegue e in questa categoria “non c’è motivo di sospendere differenziata”, precisa il presidente Iss. Per quel che riguarda gli operatori della raccolta di rifiuti, “a ogni cambio turno si dovranno sanificare mezzi e strumenti”, spiega Silvio Brusaferro, presidente Iss. Per quanto riguarda le tecniche di smaltimento, discarica e incenerimento, va “bene tutto purché si eviti la formazione di aerosol”, a parte ciò il “rischio di contaminazione è minimo o irrilevante”, è un “rischio accettabile, gestibile”. Questo virus “è particolare- ricorda Brusaferro- ha un capside e appartiene a una famiglia di virus particolarmente sensibile alla luce de Sole e dei disinfettanti, per cui una profonda igiene e una disinfezione anche non intensa consentono di poterlo inattivare”, in assenza di queste condizioni “può sopravvivere da pochi minuti a qualche giorno, ma dipende dal contesto”. Invece “in situazioni protette, con materiale biologico e protette dalla luce del Sole vive più a lungo- ribadisce il presidente Iss, “dove la disinfezione è quotidiana, è molto bassa la possibilità di sopravvivenza”.
PIÙ CONTROLLI SUGLI ILLECITI
Potrebbe essere “opportuno rafforzare i controlli sugli smaltimenti illeciti di acque reflue o fanghi non trattati negli impianti di depurazione”, quindi “che potrebbero causare l’esposizione umana a materiali potenzialmente infetti”, e causare un rischio “anche attraverso la contaminazione di falde sotterranee o superficiali”. Se trattati nel modo legale e corretto, i fanghi da depurazione possono poi venire “applicati in linea con le buone pratiche agricole”, spiega. Un trattamento, quello abituale, che fornisce garanzie “anche in considerazione della scarsa plausibilità di un rilascio di aerosol”, che resta la via potenziale di trasmissione del coronavirus più efficace, conclude.