USA . “I lavoratori del Meatpacking intentano causa contro l’OSHA, accusando l’agenzia di non averli tenuti al sicuro”

Riassumiamo i contenuti di questo articolo apparso sul Washington Post

Nell’articolo si fa riferimento ai lavoratori di un’azienda della Pennsylvania che lavora e confeziona carni che hanno intentato una causa contro OSHA, l’Agenzia della Amministrazione Federale USA per la salute e la sicurezza sul lavoro. I lavoratori affermano di essere stati messi in pericolo a causa della inazione dell’Agenzia durante l’epidemia di Coronavirus. Questa causa fa parte di una offensiva sindacale che cerca di costringere OSHA e le stesse aziende ad agire con maggiore determinazione perchè siano adottate misure di sicurezza e protezione individuale nel corso della pandemia.La causa, intentata presso il tribunale distrettuale federale in Pennsylvania, si basa su una denuncia che gli avvocati che lavorano per conto dei lavoratori hanno presentato all’OSHA a maggio.
La denuncia ha accusato Maid-Rite di non aver fornito adeguati dispositivi di protezione o distanziamento sociale sulle linee di lavorazione per cui i lavoratori sono stati esposti senza adeguate protezioni al contagio.
Queste cause individuali o di piccolo gruppo servono a sollecitare l’iniziativa che l’Agenzia Osha dovrebbe intraprendere contro l’azienda di propria iniziativa. L’Agenzia OSHA, in ragione anche degli indirizzi del Presidente Trump, è apparsa inerte durate la fase acuta della epidemia di Coronavirus. Per ora, si afferma nell’articolo, i lavoratori non hanno ancora ottenuto risultati nè da OSHA nè dall’azienda.

Landini: agire subito contro gli incidenti sul lavoro

Fonte Collettiva
Presentazione del libro 'Lavorare è una parola' © Marco Merlini Roma, 21luglio 2020 Cgil nazionale Presentazione del libro di Altero Frigerio e Roberta Lisi 'Lavorare è una parola', un alfabeto corale a cinquant'anni dallo Statuto dei lavoratori Nella foto Maurizio Landini
Foto: Marco Merlini

Il segretario generale della Cgil interviene dopo l’ennesima tragedia: “Finito il lockdown si torna a morire nei cantieri. Ora basta: bisogna investire per evitare gli infortuni, intensificare i controlli, applicare le sanzioni”

Per combattere il dramma degli infortuni sul lavoro in Italia non basta più la solidarietà: bisogna agire subito perché non c’è tempo da perdere. A parlare è il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che interviene dopo le tragedie degli ultimi giorni: i due operai morti a Roma per la caduta dall’alto, l’artigiano che ha perso la vita a Bologna. L’ultimo caso proprio oggi, con la morte di un operaio di 56 anni a Favara (Caltanissetta) travolto da un escavatore.

“Il tempo del solo cordoglio è finito, bisogna agire e farlo subito – esordisce Landini -. Non è possibile che appena si riaprono i cantieri si torni a morire e che ci siano lavoratori usciti di casa senza farci più ritorno. Tutto ciò non era accettabile prima del ‘lockdown’, lo è ancor meno oggi”.

“La crisi sanitaria – prosegue il leader della Cgil – sta lasciando il posto a una vera e propria emergenza sicurezza. La ripresa delle attività non può e non deve mettere a rischio l’incolumità di chi lavora”. Sulla sicurezza in particolar “bisogna investire, proprio per evitare gli incidenti e salvaguardare la salute e l’incolumità di operai, trasportatori, edili. Al lavoro vanno garantiti diritti, sicurezza, tutele proprio perché il lavoro non è una merce qualsiasi”.

Per Landini “dovremmo invece essere capaci, tutti, di cogliere la sfida che il coronavirus ha posto”. Occorre dunque ricostruire “un diverso equilibrio e una gerarchia di valori. La vita umana, la centralità delle persone, il lavoro come dignità. È necessario ripartire da qui”. E allora, conclude, “bisogna intensificare i controlli nei luoghi di lavoro, introdurre la patente a punti sulla sicurezza per le aziende e applicare senza se e senza ma le sanzioni penali previste nel nostro ordinamento”.

FRANCIA.INRS. Parchi eolici onshore: prevenzione dei rischi professionali dalla fase di progettazione

 

Progettazione di parchi eolici onshore: quali sono i problemi per la salute e la sicurezza dei lavoratori? Un nuovo opuscolo presenta i punti di vigilanza da prendere in considerazione in fase di progettazione e le relative misure di prevenzione. Spiegazioni degli autori, Annie Chapouthier, responsabile degli studi legali e Sandrine Hardy, esperta di assistenza consultiva all’INRS.

Quali sono i principali rischi professionali nei parchi eolici?

I rischi nel settore dell’energia eolica sono molto diversi. Esistono durante la fase di costruzione del parco, l’assemblaggio di turbine eoliche, ma anche durante il funzionamento. Lo scopo del nostro documento è di incoraggiare i professionisti dell’energia eolica a tenere conto di questi rischi dalla progettazione della flotta, vale a dire dalla fase del progetto. Durante la fase di costruzione, i principali rischi sono legati all’assemblaggio di turbine eoliche, varie operazioni di sollevamento, lavori in quota e coordinamento delle attività sul sito. Le questioni a livello di parco riguardano principalmente la circolazione dei lavoratori, il lavoro isolato e, più in generale, le condizioni di lavoro (condizioni climatiche, accesso a strutture convenienti per i lavoratori, ecc.). Infine, nelle turbine eoliche, i rischi sono diversi. I dipendenti lavorano in spazi ristretti, spesso di difficile accesso. Il rumore, la temperatura e l’illuminazione inadeguata possono essere un grosso problema. Lavorare in quota espone i lavoratori al rischio di cadere. Si trovano inoltre di fronte a rischi relativi alle macchine: rischi meccanici, rischi fisici (elettricità, radiazioni, ecc.), Movimentazione, sollevamento di carichi, ecc.

Parchi eolici onshore: prevenzione dei rischi professionali dalla fase di progettazione Una nuova brochure INRS

UNI ad Amazon: “Non dovrebbe essere necessaria una causa legale per smettere di punire i lavoratori per essersi lavati le mani”

FONTE UNIGLOBALUNION

Questa settimana, i lavoratori di Amazon negli Stati Uniti hanno ottenuto un’importante vittoria dopo che la società ha apportato modifiche alla sua insufficiente politica di sicurezza COVID-19 a seguito della causa intentata a giugno da tre magazzinieri di New York e tre membri della famiglia. Il giorno prima di un’udienza in tribunale prevista per decidere se Amazon dovesse essere immediatamente costretto a cambiare le sue procedure di sicurezza, la società ha annunciato che il tempo libero dal lavoro per lavarsi le mani non sarebbe motivo di disciplina. 

“Non dovrebbe essere necessaria un’azione legale per spostare Amazon per annunciare che non punirà i lavoratori per essersi lavati le mani. Ciò dimostra quanto siano brutali le condizioni di lavoro per i lavoratori del magazzino e la costante pressione durante la pandemia per i lavoratori di mantenere un ritmo inesorabile “, ha affermato Christy Hoffman, segretario generale di UNI Global Union. 

“L’incredibile ricchezza e potere di Amazon sono cresciuti durante la pandemia, ma le condizioni sul lavoro sono migliorate solo quando la società è stata costretta ad agire nell’interesse dei lavoratori”. 

La UNI Global Union e la Retail, Wholesale and Department Store Union (RWDSU), hanno presentato una breve relazione sul caso, sostenendo che, come evidenziato in Italia, Francia, Spagna e altri paesi europei, i sindacati possono e hanno svolto un ruolo cruciale per ritenere responsabile Amazon e altre società e mettere al primo posto il benessere del pubblico.

La causa, intentata il 3 giugno 2020, presso il tribunale distrettuale degli Stati Uniti a Brooklyn, afferma che il magazzino Amazon JFK8, che impiega circa 5.000 lavoratori, era un “luogo di pericolo” mettendo a rischio sia i lavoratori che la comunità.

Ha affermato che Amazon costringe i dipendenti a lavorare a “velocità vertiginose, anche se così facendo impedisce loro di socialmente prendere le distanze, lavarsi le mani e disinfettare i loro spazi di lavoro”. Sosteneva inoltre che gli sforzi della compagnia erano pieni di “intenzionale comunicazione errata con i lavoratori”, “tracciabilità dei contatti sciatta” e distanza sociale poco applicata. I lavoratori che hanno presentato la causa dichiarano inoltre che gli obiettivi di produzione non erano realistici se fossero stati seguiti protocolli di sicurezza adeguati.

Dall’inizio della pandemia, le condizioni in molti magazzini di Amazon non hanno soddisfatto gli standard di base di salute e sicurezza prescritti dall’OMS o dalle autorità nazionali. Mentre la società si sforzava di soddisfare la crescente domanda di consegne, aumentava la velocità e il ritmo del lavoro piuttosto che rallentarlo per consentire il tempo per il lavaggio delle mani e l’allontanamento sociale. Ora, alla luce delle pressioni legali e dell’attività dei lavoratori, Amazon ha detto ai lavoratori di New York che non saranno puniti per aver dedicato del tempo extra per lavarsi le mani.

Newsletter medico legale Inca – Numero 15/2020 – Le malattie professionali nella relazione annuale dell’INAIL

Il 14 luglio u.s è stata presentata la Relazione annuale sull’andamento di infortuni e malattie professionali nel 2019,
Della relazione riprendiamo le parti che concernano le malattie professionali.
In un decennio le patologie denunciate sono risultate in crescita del 40%. I dati del 2019 confermano il progressivo incremento delle denunce di malattia professionale che ha caratterizzato l’ultimo decennio, in seguito alle campagne di sensibilizzazione sulla tutela assicurativa e agli interventi normativi che hanno ampliato l’elenco delle patologie che godono della presunzione legale di origine lavorativa.
Le 61.201 malattie denunciate nel 2019 sono il 2,9% in più rispetto all’anno precedente e oltre il 40% in più rispetto al 2010.
La causa professionale è stata riconosciuta nel 36,7% dei casi , mentre il 2,7% dei casi è ancora in istruttoria.
Le denunce riguardano le malattie e non i soggetti ammalati, che sono circa 43.700, il 40,3% dei quali per causa professionale riconosciuta.
I lavoratori con patologia asbesto-correlata sono stati poco più di 1.500, quelli deceduti nel 2019 con riconoscimento di malattia professionale 1.018 (il 24,6% in meno rispetto all’anno precedente), di cui 212 per silicosi/asbestosi.

La Newsletter completa (pdf)

Ancora morti e gravi incidenti sul lavoro.

La tensione per fare fronte alla pandemia Covid-19 ha in qualche modo messo in ombra il fatto che la ripresa delle attività produttive avviene in condizioni di disinvestimento , già in atto da tempo, rispetto alla gestione dei rischi tradizionali per la salute e la sicurezza .

Stefano Fallone e Paolo Pasquali morti in un incidente sul lavoro a Roma

“In questi mesi – scrivono in una nota congiunta il segretario generale della Cgil e della Fillea Cgil di Roma e Lazio Michele Azzola e Benedetto Truppa – c’é stata molta attenzione sul tema della diffusione del Covid19 nei luoghi di lavoro, mentre la riapertura delle attività produttive ha dimostrato quanto denunciamo da anni, ovvero che sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro si è deciso solo di disinvestire. Da quando le attività hanno ripreso a pieno ritmo sono tornati ad aumentare gli infortuni e gli incidenti mortali, calati nei mesi di marzo e aprile solo per effetto del lockdown. Solo nelle ultime settimane, nei cantieri edili del Lazio, hanno perso la vita quattro operai”. “

https://www.romatoday.it/cronaca/operai-morti-roma-20-luglio-2020-incidente-lavoro.html

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INCIDENTI GRAVI

Incidente sul lavoro a Montefelcino, operaio di Porto Recanati ancora grave
E’ stato colpito alla testa da una trave nel Pesarese. L’infortunio avvenuto durante i lavori di smantellamento di una tensostruttura

Porto Recanati (Macerata), 19 luglio 2020 – È ancora vivo, ma sempre in prognosi riservata, L. B., il ragazzo di 24 anni di Porto Recanati rimasto gravemente ferito venerdì mattina in un incidente sul lavoro avvenuto nella zona industriale di Sterpeti, a Montefelcino. Insieme con i colleghi di una ditta della sua città, il giovane, nato a Napoli ma residente a Porto Recanati, si stava accingendo al lavoro di smantellamento della tensostruttura che si trova davanti al capannone della Grossi lamiere, una ditta che è andata in fallimento

https://www.ilrestodelcarlino.it/civitanova-marche/cronaca/incidente-lavoro-ragazzo-porto-recanati-1.5333923

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Incidente sul lavoro a Biassono, uomo colpito da uno stampo d’acciaio

Un uomo di 38 anni è stato portato all’ospedale San Gerardo dopo essere stato colpito sul posto di lavoro da uno stampo d’acciaio, a Biassono: ha perso temporaneamente conoscenza.

https://www.ilcittadinomb.it/stories/Cronaca/incidente-sul-lavoro-a-biassono-uomo-colpito-da-uno-stampo-dacciaio_1364842_11/

“In Brasile si sta compiendo un genocidio”. Lettera di Frei Betto contro Bolsonaro

 

 

Foto Wikimedia

In Brasile si sta compiendo un genocidio”.  Inizia così  la lettera, che pubblichiamo sotto, scritta dal frate domenicano Frei Betto, noto scrittore e teologo della  liberazione,  che definisce un genocidio la morte di migliaia e migliaia di persone, sia per incuria, che per azione e/o omissione deliberata del governo Bolsonaro.

Frei Betto è anche consulente della FAO ed è molto impegnato nei movimenti sociali. La sua vita è un’ attività di lotta intrapresa da anni a favore degli ultimi.

LETTERA AGLI AMICI E ALLE AMICHE ALLESTERO

In Brasile è in atto un genocidio! Nel momento in cui scrivo, 16/07, il Covid-19, apparso qui nel febbraio scorso, ha già ucciso 76 mila persone. I contagi sono quasi due milioni. Domenica prossima, 19/07 arriveremo a 80 mila vittime fatali. E probabile che ora mentre leggi questo appello drammatico, siano già 100 mila.

Quando ricordo che nei vent’anni di guerra del Vietnam, sono state sacrificate 58 mila vite di soldati americani, si fa chiara la gravità di quello che avviene nel mio paese. Questo orrore causa indignazione e turbamento. E tutti sappiamo che le misure di precauzione e restrizione adottate in tanti altri paesi, avrebbero potuto evitare una mortalità così grande.

Questo genocidio non risulta dall’indifferenza del governo Bolsonaro. È intenzionale. Bolsonaro si compiace della morte altrui. Nel 1999, in qualità di deputato federale, durante un’intervista televisiva dichiarò: “attraverso le elezioni, in questo paese, non si cambierà mai niente, niente, assolutamente niente! Potrà cambiare qualcosa soltanto, purtroppo, se un giorno cominceremo una guerra civile,  per completare il lavoro che il regime militare non ha fatto: uccidere per lo meno 30 mila persone”.

Durante la votazione per impeachment della presidente Dilma Rousseff, dedicò il suo voto alle memoria del più noto torturatore dell’Esercito, il colonnello Brilhante Ustra.

È talmente attratto dalla morte, che una delle sue principali politiche di governo è la liberazione del commercio di armi e munizioni. Quando, davanti al palazzo presidenziale, gli venne chiesto come si sentisse in relazione alle vittime della pandemia, rispose: “In questi dati io non ci credo” (27/03, 92 morti); “Tutti noi un giorno dobbiamo morire” (29/03, 136 morti); “E allora? cosa vuoi che faccia?” (28/04, 5017 morti).

Perché questa politica necrofila? Fin dall’inizio dichiarava che l’importante non era salvare vite umane, ma l’economia. Da ciò deriva il suo rifiuto di decretare il lockdown, osservare le indicazioni della OMS e importare respiratori e dispositivi di protezione individuale. É stato necessario che la Corte Suprema delegasse questa responsabilità ai governatori di ogni singolo stato e ai sindaci di ogni città.

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Dedicato agli egoisti, ai pigri e ai senza cuore di casa nostra.Uno scritto molto interessante attribuito ad Anthony Fauci tratto dalla rete.

 

“La varicella è un virus. Molte persone l’hanno avuto, e probabilmente non ci pensano molto una volta che la malattia iniziale è passata. Ma rimane nel tuo corpo e vive lì per sempre, e forse quando sei più grande, si potranno avere episodi dolorosamente debilitanti di fuoco di Sant’Antonio. Non riesci a superare questo virus in poche settimane, senza avere un altro effetto sulla salute.
Lo sappiamo perché è in circolazione da anni ed è stato studiato a livello medico per anni.
Anche l’herpes è un virus. E una volta che lo contrai rimane nel tuo corpo e vive lì per sempre, e ogni volta che sei stanco o stressato avrai una ricaduta. Anche per un semplice evento (foto di scuola, colloquio di lavoro, grande appuntamento) potrai sviluppare i sintomi.
Per il resto della tua vita.
Non lo supererai in poche settimane.
Lo sappiamo perché esiste da anni ed è stato studiato a livello medico per anni.
L’HIV è un virus. Attacca il sistema immunitario e rende il contagiato molto più vulnerabile ad altre malattie. Ha un elenco di sintomi e impatti negativi sulla salute che continuano all’infinito. Ci sono voluti decenni prima che fossero sviluppati trattamenti praticabili tali da permettere alle persone di sopravvivere con una ragionevole qualità della vita. Una volta che lo hai, vive nel tuo corpo per sempre e non c’è cura. Nel corso del tempo, ciò provoca un impatto sul corpo, mettendo le persone che vivono con l’HIV a maggior rischio di patologie come malattie cardiovascolari, malattie renali, diabete, malattie ossee, malattie del fegato, disturbi cognitivi e alcuni tipi di cancro.

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Emergenza Covid-19: Banca d’Italia, numero test è cresciuto in tutte le Regioni e appare adeguato

Fonte Regioni.it

 

Inail: aggiornati i dati dei contagi sul lavoro

(Regioni.it 3885 – 20/07/2020) “Le strette misure di contenimento adottate in Italia e in molti altri paesi dell’Unione europea tra marzo e aprile hanno permesso di ridurre il contagio da SARS-CoV-2 e di mantenere l’epidemia sotto controllo nella maggior parte della regione anche dopo l’allentamento delle restrizioni” lo scrive la Banca d’Italia nell’Aggiornamento sull’eveoluzione della pandemia Covid-19.
Va però sottolineato che  “Tra maggio e giugno la pandemia ha colpito sempre più altre aree del pianeta, come l’America Latina, il subcontinente indiano e il Medio Oriente” e “il contagio è inoltre ripreso a ritmi elevati nelle zone degli Stati Uniti meno colpite nella prima fase, nelle quali le misure di contenimento erano state meno stringenti o in vigore per un periodo più limitato”.
In generale e “secondo le informazioni disponibili” (caratterizzate da una forte eterogeneità nelle metodologie di rilevazione tra paesi) in questa seconda fase dell’epidemia a fronte di un “aumento più rilevante nel numero di contagi”, si riscontra “una letalità relativamente più contenuta”. Secondo Bamkitalia “Molti fattori potrebbero aver concorso a determinare questa evoluzione, incluse le caratteristiche demografiche dei paesi emergenti principalmente coinvolti in questa fase”.
“L’Italia resta uno dei paesi più colpiti dal contagio in termini di incidenza della mortalità per Covid-19 nella popolazione”, ma “Il rigido lockdown nazionale, in vigore dal 10 marzo al 4 maggio, ha consentito una riduzione del contagio e dei decessi, portando a un progressivo allentamento delle restrizioni”.
“A distanza di due mesi dalle prime riaperture – sottolinea la Banca d’Italia – le evidenze a disposizione sembrano indicare che l’epidemia si è mantenuta sotto controllo, anche se il ritmo di riduzione del contagio è rallentato rispetto al periodo di lockdown e sono emersi alcuni focolai di infezione per ora geograficamente circoscritti”.
Mantenere sotto controllo la diffusione del virus nei prossimi mesi dipenderà – prosegue il rapporto – in misura cruciale dalle politiche di prevenzione, di test e di tracciamento dei contatti.
Rispetto alle diverse polemiche di questi giorni sui test arriva da via Nazionale un riconoscimento rilevante: ‘Il numero dei test in rapporto al contagio è cresciuto in tutte le regioni e appare complessivamente adeguato”.
Persiste però “un’eterogeneità regionale nelle politiche di testing e non è al momento chiaro se tutte le regioni siano dotate di sistemi informativi di sorveglianza adeguati per il monitoraggio e il tracciamento dei contatti per i casi sospetti. Il rischio di ripresa del contagio potrebbe continuare a rimanere elevato in presenza di un’ampia diffusione del virus al di fuori dei confini nazionali”.
Sempre sul fronte dell’emergenza Covid-19 sono stari resi noti dall’Inai i dati sui contagi sul lavoro, rilevati dall’Istituto alla data del 30 giugno: sono 49.986, 965 in più rispetto al monitoraggio del 15 giugno e pari a circa un quinto delle denunce di infortunio pervenute all’Istituto dall’inizio dell’anno. I casi mortali sono 252 (+16), concentrati soprattutto tra gli uomini (82,5%) e nelle fasce 50-64 anni (69,8%) e over 64 anni (19,5%), con un’età media dei deceduti di 59 anni. Prendendo in considerazione il totale delle infezioni di origine professionale segnalate all’Inail, il rapporto tra i generi si inverte – il 71,6% dei lavoratori contagiati sono donne – e l’età media scende a 47 anni. A fare il punto della situazione è il sesto report nazionale elaborato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Istituto, pubblicato oggi insieme alla versione aggiornata delle schede di approfondimento sui casi registrati nelle 19 regioni italiane e nelle due province autonome di Trento e Bolzano, diffuse con cadenza mensile.
Dall’analisi territoriale emerge che più di otto denunce su 10 sono concentrate nell’Italia settentrionale: il 56,2% nel Nord-Ovest e il 24,2% nel Nord-Est, seguiti da Centro (11,8%), Sud (5,7%) e Isole (2,1%). Concentrando l’attenzione sui contagi con esito mortale, la percentuale del Nord-Ovest rispetto al totale sale al 58,3%, mentre il Sud, con il 15,1% dei decessi, precede il Nord-Est (13,1%), il Centro (11,9%) e le Isole (1,6%). La Lombardia è la regione più colpita, con oltre un terzo dei casi denunciati (36,1%) e il 44,8% dei decessi. Nel dettaglio, il 30,2% dei 18.032 contagi sul lavoro denunciati nel territorio lombardo riguardano la provincia di Milano, ma con 32 decessi la provincia di Bergamo conferma il primato negativo per i casi mortali, seguita da Milano (22), Brescia (20) e Cremona (16).
Oltre un terzo dei decessi – conclude l’Inail – è evvenuto in ambito sanitario: Tecnici della salute, medici e operatori socio-assistenziali le categorie più coinvolte.


Aggiornamento sull’evoluzione della pandemia Covid-19

[INAIL] Covid-19, quasi 50mila i contagi sul lavoro denunciati all’Inail. Pubblicate le nuove schede regionali – 20.07.2020

Covid in Puglia, oltre 1200 denunce di infortunio sul lavoro

 

Fonte Covid-19 

La Cgil regionale dà i primi dati sulle denunce di infortunio da virus. Tre quarti sono medici e operatori sanitari. Per ogni informazione e aiuto ci si può rivolgere all’Inca

In Puglia è tempo di bilancio sulla diffusione del contagio tra i lavoratori. Un bilancio pesante, visto che sono già 1.246 le denunce di infortunio sul lavoro da Covid pervenute all’Inail in regione. 10 con esito mortale. “Ad essere colpiti – si legge nel comunicato della Cgil regionale – soprattutto i lavoratori over 50 con il 41 per cento dei casi, ma il dato eclatante riguarda tecnici della salute, professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali, medici e personale non qualificato nei servizi di istruzione e sanitari, da cui proviene il 73 per cento dei casi”.

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Covid-19, quasi 50mila i contagi sul lavoro denunciati all’Inail. Pubblicate le nuove schede regionali

Fonte Inail.it

Alla data del 30 giugno le infezioni di origine professionale segnalate all’Istituto sono 965 in più rispetto al monitoraggio precedente. I casi mortali sono 252 (+16), concentrati soprattutto tra gli uomini (82,5%) e nel Nord-Ovest (58,3%), con un’età media dei deceduti di 59 anni

Covid-19, quasi 50mila i contagi sul lavoro denunciati all’Inail. Pubblicate le nuove schede regionali

ROMA – I contagi sul lavoro da nuovo Coronavirus rilevati dall’Inail alla data del 30 giugno sono 49.986, 965 in più rispetto al monitoraggio del 15 giugno e pari a circa un quinto delle denunce di infortunio pervenute all’Istituto dall’inizio dell’anno. I casi mortali sono 252 (+16), concentrati soprattutto tra gli uomini (82,5%) e nelle fasce 50-64 anni (69,8%) e over 64 anni (19,5%), con un’età media dei deceduti di 59 anni. Prendendo in considerazione il totale delle infezioni di origine professionale segnalate all’Inail, il rapporto tra i generi si inverte – il 71,6% dei lavoratori contagiati sono donne – e l’età media scende a 47 anni. A fare il punto della situazione è il sesto report nazionale elaborato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Istituto, pubblicato oggi insieme alla versione aggiornata delle schede di approfondimento sui casi registrati nelle 19 regioni italiane e nelle due province autonome di Trento e Bolzano, diffuse con cadenza mensile.

Nell’Italia settentrionale più di otto denunce su 10. Dall’analisi territoriale emerge che più di otto denunce su 10 sono concentrate nell’Italia settentrionale: il 56,2% nel Nord-Ovest e il 24,2% nel Nord-Est, seguiti da Centro (11,8%), Sud (5,7%) e Isole (2,1%). Concentrando l’attenzione sui contagi con esito mortale, la percentuale del Nord-Ovest rispetto al totale sale al 58,3%, mentre il Sud, con il 15,1% dei decessi, precede il Nord-Est (13,1%), il Centro (11,9%) e le Isole (1,6%). La Lombardia è la regione più colpita, con oltre un terzo dei casi denunciati (36,1%) e il 44,8% dei decessi. Nel dettaglio, il 30,2% dei 18.032 contagi sul lavoro denunciati nel territorio lombardo riguardano la provincia di Milano, ma con 32 decessi la provincia di Bergamo conferma il primato negativo per i casi mortali, seguita da Milano (22), Brescia (20) e Cremona (16).

Oltre un terzo dei decessi in ambito sanitario. Circa il 99% delle denunce riguarda la gestione assicurativa dell’Industria e servizi, mentre i casi registrati in Agricoltura, nella Navigazione e nella gestione per Conto dello Stato sono circa 600. Rispetto alle attività produttive, il 72,1% del complesso delle infezioni denunciate e il 26,1% dei casi mortali si concentra nel settore della Sanità e assistenza sociale (che comprende ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche, policlinici universitari, residenze per anziani e disabili), che insieme al settore degli organismi pubblici preposti alla sanità (Asl) porta all’81,2% la quota dei contagi e al 36,6% quella dei decessi avvenuti in ambito sanitario. Seguono i servizi di vigilanza, pulizia, call center, il settore manifatturiero (addetti alla lavorazione di prodotti chimici, farmaceutici, alimentari), le attività di alloggio e ristorazione, il commercio e il trasporto e magazzinaggio.

Tecnici della salute, medici e operatori socio-assistenziali le categorie più coinvolte. Con il 40,6% dei contagi denunciati, oltre l’83% dei quali relativi a infermieri, la categoria professionale dei tecnici della salute si conferma la più colpita dal virus, seguita dagli operatori socio-sanitari (21,3%), dai medici (10,5%), dagli operatori socio-assistenziali (8,7%) e dal personale non qualificato nei servizi sanitari, come ausiliari, portantini e barellieri (4,7%). L’analisi dei decessi rivela come circa il 40% riguardi personale sanitario e socio-assistenziale. Nel dettaglio, l’11,8% dei casi mortali codificati riguarda i tecnici della salute (il 63% sono infermieri), seguiti dai medici (9,3%), dagli operatori socio-sanitari (8,1%), dagli operatori socio-assistenziali e dal personale non qualificato nei servizi sanitari (4,3% per entrambe le categorie).

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Talco contaminato da amianto ritirato dal mercato, ma solo da quello americano…

 

Fonte   Areaonline.ch

Talco contaminato da amianto ritirato dal mercato, ma solo da quello americano… Una rete di associazioni dei consumatori e delle vittime chiede più trasparenza e più vigilanza dopo le condanne della Johnson & Johnson per il suo Baby Powder. Parola a un esperto

di Claudio Carrer

Perché un prodotto sospettato di essere dannoso per la salute, ritirato dal mercato americano, dovrebbe continuare a essere venduto in altri paesi? È la domanda centrale che diverse organizzazioni italiane e francesi attive sul fronte della difesa della salute hanno posto nelle scorse settimane, attraverso degli appelli, ai rispettivi ministri della sanità, in relazione alla problematica del talco contaminato da amianto. Una problematica nota da decenni e tornata prepotentemente di attualità alcune settimane fa.

Il 19 maggio scorso la Johnson & Johnson (J&J), la più grande multinazionale farmaceutica e di prodotti per la cura personale al mondo, ha infatti annunciato il ritiro dal mercato americano e canadese del suo prodotto più conosciuto: il Baby Powder, “il talco morbido e delicato per il tuo bambino”, recita la pubblicità. E lo stesso hanno fatto e stanno facendo aziende concorrenti. Questo dopo il crollo delle vendite seguito alle numerosissime azioni legali contro la J&J intentate negli Stati Uniti da donne colpite da un cancro alle ovaie o da un mesotelioma (la tipica neoplasia da amianto) che avevano utilizzato per la propria igiene intima questo talco.

In contrasto con una serie di fatti accertati e di condanne giudiziarie, la multinazionale continua a sostenere che non vi è mai stato amianto nel suo talco ed ha annunciato che la vendita del prodotto proseguirà in tutti gli altri paesi. Di qui la preoccupazione e le iniziative dell’Associazione francese delle vittime dell’amianto Andeva (che si è già rivolta con due scritti al ministro della sanità Olivier Véran) e in Italia delle organizzazioni omologhe Aiea ed Afeva e da Medicina Democratica (Md), che hanno presentato una serie di rivendicazioni al ministro Roberto Speranza. A partire da quella per un inasprimento dei controlli dei prodotti importati. Una richiesta che gruppi di consumatori, ricercatori, associazioni di difesa della salute e vittime dell’amianto stanno formulando in tanti altri paesi al mondo.

Il talco è un minerale che si estrae in miniera e che nei giacimenti coesiste con altri minerali, tra i quali vi possono essere anche rocce di serpentino amiantifere. Questa compresenza è nota da molto tempo, come dimostrano dei rapporti interni alla J&J risalenti già agli anni Settanta. Ma nonostante questo, la produzione e la commercializzazione sono proseguite. Ed il rischio perdura. Ancora recentemente delle analisi svolte negli Stati Uniti dalla Fda (Food and drug administration, l’autorità di controllo americana sui prodotti alimentari e sui medicamenti) hanno rilevato dell’amianto crisotilo nel talco J&J Baby prodotto in Cina. È dunque «necessario che tutti i paesi si adeguino e che sia messa in atto un’azione immediata di prevenzione e controllo nei confronti di un prodotto commerciale ritirato dal mercato nordamericano ma ancora in vendita in Europa, Asia, Australia e Africa mentre esistono sostituti naturali sicuri basati per esempio sull’amido di mais», scrivono le associazioni italiane di difesa delle vittime dell’amianto.

Due gravi carenze

A livello europeo sono due le gravi carenze che si riscontrano. Da un lato non ci sono mappature complete della composizione dei depositi di talco, né informazioni sulla presenza di amianto in ogni sito minerario, né indicazioni sui prodotti in commercio che permettano di risalire all’origine del prodotto. Dall’altro le tecniche di analisi standard sono obsolete: per individuare fibre di amianto servirebbe la microscopia elettronica a trasmissione, invece la Farmacopea Europea raccomanda ancora metodi meno sensibili che non la consentono. Di qui le richieste agli Stati di «aggiornamenti sulla situazione di tracciamento e controllo di tutti i prodotti cosmetici e industriali contenenti talco», scrivono Aiea, Afeva e Medicina Democratica, manifestando preoccupazione per le minacce alla salute pubblica derivanti dalla possibile presenza di amianto.

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Esposizione a metalli – Definizione dei valori di riferimento di cromo e nichel urinari e piombo ematico nella popolazione campana

Fonte : Inail.it

L’esposizione a metalli pesanti sia essenziali sia tossici è responsabile di numerose patologie di diversa gravità.

Immaggine Esposizione a metalli - Definizione dei valori di riferimento di cromo e nichel urinari e piombo ematico nella popolazione campana

Essendo molti metalli ubiquitari, la discriminazione tra esposizione professionale e non professionale diventa compito arduo per i professionisti del settore, agevolato dal confronto tra i dati di monitoraggio biologico dei lavoratori a rischio e i valori di riferimento. Poiché l’inquinamento ambientale e le abitudini di vita variano in base all’area geografica, col presente progetto sono stati definiti i valori di riferimento dei marcatori biologici di piombo, cromo e nichel nella popolazione campana.

Prodotto: Volume
Edizioni: Inail – 2020
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

Nuove modalità di accesso alle strutture ospedaliere e di prevenzione del Covid: ecco il modulo e le attività dell’Ausl Romagna

Fonte Ausl  Romagna

 

L’Ausl Romagna è al lavoro per recepire e dare applicazione alle indicazioni dell’ultima ordinanza della Regione Emilia Romagna mirata a prevenire e limitare al massimo la diffusione del contagio da Covid 19.

L’ordinanza regionale prevede che le visite ai degenti in ospedale e agli ospiti di strutture residenziali per anziani e disabili, da parte di familiari o altri soggetti, richiedano la presentazione di un’autodichiarazione che attesti di non essere sottoposti al regime della quarantena o dell’isolamento fiduciario, né di essere rientrati da meno di 14 giorni da Paesi esteri di cui sopra. Ciò a tutela della sicurezza sai di chi è accolto in una struttura e dei relativi operatori, sia di chi vi entra.

Per quanto riguarda le strutture ospedaliere  la Direzione Sanitaria aziendale ha dato disposizione in questo senso a tutti i reparti, che inoltre hanno facoltà di modulare orari e modalità di visita secondo i criteri ritenuti più congrui. Per facilitare l’autocertificazione, è stato quindi predisposto un modulo, che si trova anche qui in allegato scaricabile. Si suggerisce di arrivare alla struttura col modulo già compilato, al fine di limitare le attese. Restano ovviamente immutate le altre misure di sicurezza previste come ad esempio distanziamento, misurazione della temperatura all’ingresso da parte degli steward, igienizzazione delle mani, e si torna a raccomandare alla cittadinanza la massima collaborazione al fine di limitare il più possibile le situazioni a rischio.

Per quanto riguarda la strutture per anziani e disabili, l’autocertificazione si aggiunge alle procedure esistenti, già abbastanza rigide, finalizzate agli accessi e sul rispetto delle quali l’Azienda svolge i necessari controlli.

L’ordinanza prevede poi anche altre misure. Per quanto riguarda l’effettuazione di tamponi nasofaringei ai lavoratori dei settori della logistica e della lavorazione delle carni, l’Azienda sta prendendo contatti con le relative ditte per programmarne l’esecuzione.

Per gli stabilimenti industriali di macellazione presenti nel territorio romagnolo, si sta concordando con le aziende, l’effettuazione del tampone presso le strutture in locali idonei da esse messi a disposizione. Iniziati oggi, gli interventi proseguiranno nella prossima settimana e saranno indirizzati agli operatori dei reparti macellazione e sezionamento. Si può stimare che in Romagna i lavoratori di tali settori siano circa 3.500 con una netta prevalenza della provincia di Forlì-Cesena.

Relativamente alle aziende del settore logistica si sta ricostruendo il quadro dando la priorità alle aziende con un elevato numero di operatori anche da ditte in appalto.

Il Dipartimento di sanità Pubblica dell’Ausl Romagna, attraverso i propri Servizi di vigilanza (Igiene Pubblica, Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro, Sicurezza Alimentare) ha comunque già in atto un piano di controlli sul rischio Covid, al fine di verificare l’applicazione delle già esistenti misure di contrasto del contagio, e diversi controlli sono già stati eseguiti nei comparti logistica e macellazione, oltre che in alberghi, ristoranti e stabilimenti balneari e strutture della grande distribuzione. Controlli effettuati, in molti casi, in collaborazione con altre Istituzioni col coordinamento delle Prefetture.

Relativamente ai cittadini stranieri provenienti da Paesi extra Schengen che rientrano in Italia, il  Dipartimento di Sanità pubblica che riceve la segnalazione, dispone l’isolamento domiciliare e attua la sorveglianza sanitaria  con periodiche telefonate mirate anche a verificarne lo stato di salute. Quelli provenienti da Paesi a maggior rischio, venivano già sottoposti a tampone di screening, misura che sarà ora ampliata, con doppio tampone, a tutti.

Relativamente al rispetto dell’isolamento domiciliare, ci si sta confrontando coi tavoli istituzionali (Prefetture) per verificare controlli più stringenti su queste, così come su tutte le persone in isolamento domiciliare che ora, a livello romagnolo, ammontano a 440 (150 a Rimini, 110 a Ravenna, 110 a Cesena e 70 Forlì).

 

Ultima modifica il Sabato, 18 Luglio 2020 14:17
a cura della AUSL della Romagna

REGGIO EMILIA. PROCESSO MEDICI DEL LAVORO: ASSOLTE CON FORMULA PIENA LE DOTTORESSE MARTINELLI E GUIDI.

17 Luglio 2020

Il 15 Luglio scorso, dopo ben 5 anni, si è concluso il processo contro gli organi ispettivi dei Servizi di medicina preventiva con una sentenza eclatante: il giudice infatti ha stabilito che “il fatto non sussiste” assolvendo con formula piena le dottoressa Marinella Martinelli e Loredana Guidi.

I fatti risalgono al 2015 quanto l’allora Presidente di Unindustria, Stefano Landi, firmò un esposto-denuncia per concussione nei confronti delle operatrici dello Spsal con l’accusa di aver arrecato minacce e danno ad alcuni medici competenti di quella che può essere considerata la più importante agenzia territoriale sui temi della sicurezza: la Check up service.
Un’agenzia che fa capo ad Unindustria, e che si avvale di diversi medici competenti per le ditte più importanti, contando un piccolo esercito di medici competenti che gestiscono la sorveglianza sanitaria per diverse migliaia di lavoratori in provincia di Reggio Emilia.

In campo c’erano gli interessi delle imprese coinvolte, a partire dall’obbligo di denuncia/segnalazione alla Direzione territoriale del lavoro, all’Ausl e all’Inail di malattie professionali riscontrate, laddove non ottemperare a tale obbligo significa compiere un reato penale.

A Reggio Emilia assistiamo alla contraddizione per cui da un lato queste segnalazioni sono pochissime, soprattutto da parte dei medici competenti, e dall’altro arrivano da parte dei lavoratori moltissime denunce di malattie muscolo-scheletriche agli arti superiori. 
Parliamo di circa 11.000 lavoratori e della prima causa in assoluto di malattia di origine professionale a Reggio Emilia come in Italia.

Il dubbio legittimamente sorto è che, dietro la denuncia di concussione a Martinelli e Guidi, ci fosse la volontà di nascondere questa verità, e cioè che sul lavoro ci si ammala spesso.
Anche a 40 anni si può diventare inidonei al lavoro, perché ritmi e carichi di lavoro sono aumentati considerevolmente e gli spazi per il recupero psico fisico sono stati annullati.

In Cgil, e in particolare al Dipartimento salute e sicurezza, si registrano quotidianamente casi di allontanamento dal lavoro senza retribuzione o di licenziamento per giustificato motivo oggettivo, e quasi sempre i tentativi di reinserimento lavorativo di persone con inabilità non vengono accettate dalle aziende.

Occorre che il medico competente sia slegato dall’impresa e che imprescindibili siano i comportamenti rigorosi e scrupolosi degli operatori dei servizi di prevenzione pubblica.
Si assiste infatti ad un fenomeno che rivela tutta la debolezza di un sistema di prevenzione e di sorveglianza sanitaria che nei fatti è stato privatizzato. Quando un medico competente denuncia troppo viene allontanato e sostituito facilmente.

Ci siamo pertanto meravigliati dell’equidistanza dell’AUSL su questa vicenda, e abbiamo considerato ingiusto l’allontanamento dal servizio ispettivo di operatori esperti e così capaci.

La Cgil infine esprime un ringraziamento per il rigore professionale delle dottoresse Martinelli e Guidi che hanno tenuto alta la bandiera della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.

La Segreteria della Camera del Lavoro
Il Dipartimento salute e sicurezza della CGIL di RE

ISS. Epidemia Covid-19 – Aggiornamento nazionale 14 luglio 2020 – ore 16:00

Epidemia COVID-19 Aggiornamento nazionale 14 luglio 2020 – ore 11:00 DATA PUBBLICAZIONE: 17 LUGLIO 2020

 

Nota di lettura:

Questo bollettino è prodotto dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ed integra dati microbiologici ed epidemiologici forniti dalle Regioni e dal Laboratorio Nazionale di Riferimento per SARSCoV-2 dell’ISS.   I dati vengono raccolti attraverso una piattaforma web dedicata e riguardano tutti i casi di COVID-19 diagnosticati dai laboratori di riferimento regionali. I dati vengono aggiornati giornalmente da ciascuna Regione anche se alcune informazioni possono richiedere qualche giorno per il loro inserimento. Per questo motivo, potrebbe non esserci una completa concordanza con quanto riportato attraverso il flusso informativo della Protezione Civile e del Ministero della Salute che riportano dati aggregati. I dati raccolti sono in continua fase di consolidamento e, come prevedibile in una situazione emergenziale, alcune informazioni sono incomplete. In particolare, si segnala la possibilità di un ritardo di alcuni giorni tra il momento della esecuzione del tampone per la diagnosi e la segnalazione sulla piattaforma dedicata. Pertanto, il numero casi che si osserva negli ultimi due giorni (Figura 1), deve essere al momento interpretato come provvisorio. Il bollettino descrive, con grafici, mappe e tabelle la diffusione, nel tempo e nello spazio, dell’epidemia di COVID-19 in Italia. Fornisce, inoltre, una descrizione delle caratteristiche delle persone affette.

IL BOLLETTINO ISS 14 luglio 2020

GB. I sindacati denunciano: la guida del governo Jonshon sulla ripresa del lavoro rispetto a Covid-19 è confusa e pericolosa…

 

Fonte The Guardian

Dirigenti aziendali e sindacati hanno detto a Boris Johnson che rischia di diffondere confusione facendo decidere ai datori di lavoro quando riportare il loro personale negli uffici e in altri luoghi di lavoro.
Frances O’Grady, segretario generale del TUC , ha affermato che riaprire l’economia è vitale per proteggere i posti di lavoro a lungo termine, ma che il ritorno al lavoro deve essere gestito in modo graduale e sicuro. “Il governo sta passando la mano su questa grande decisione ai datori di lavoro”, ha detto.

“Tornare al lavoro in sicurezza richiede un sistema di test e tracciamento NHS ( del Servizio Sanitario Nazionale) funzionante. Tuttavia, i progressi su test e tracce sono ancora irregolari e il governo si sta ancora rifiutando di sostenere i lavoratori che devono autoisolarsi aumentando la retribuzione per malattia a partire da soli £ 95 a settimana a un tasso su cui le persone possono vivere ”.

L’ARTICOLO COMPLETO  THE GUARDIAN

Safety Gate: Sistema di allarme rapido per prodotti non alimentari pericolosi – Rapporto settimanale

 

Fonte : Rapid Alert System for dangerous non-food products: weekly report – 17-07-2020

Il sistema Rapex della Commissione Europea segnala i prodotti ritirati dal mercato perchè pericolosi per la sicurezza e la salute dei consumatori. Anche questa settimana vengono segnalate mascherine fuori standard,  qualche cosmetico e giocattoli.

Numero di avviso:  A12 / 01026/20       
Categoria:  equipaggiamento protettivo
Prodotto:  maschera filtro antiparticolato
Marchio:  Isu
Nome:  maschera protettiva monouso
Tipo / numero di modello:  ISU-001
Codice a barre:  sconosciuto
Numero di lotto:  Data di produzione: 2020.04.20, Numero di lotto di produzione: 2020.07
Falso :  NO
Tipo di rischio:  rischio per la salute / altro
Il prodotto ha un marchio CE ma non è certificato come equipaggiamento protettivo da un ente competente. Inoltre, la ritenzione di particelle / filtri del materiale è insufficiente (valore misurato ≤ 88%), i cavi elastici della maschera si staccano facilmente e la maschera non si adatta correttamente al viso portando a una capacità di filtrazione totale insufficiente (valore medio misurato ≤ 39%).
Di conseguenza, una quantità eccessiva di particelle o microrganismi potrebbe passare attraverso la maschera, aumentando il rischio di infezione se non combinato con ulteriori misure protettive. / Il prodotto non è conforme al regolamento sui dispositivi di protezione individuale.

Misure ordinate dalle autorità pubbliche (a: Altro): importazione respinta alla frontiera

Descrizione:  Maschera mezza facciale di filtrazione respiratoria protettiva secondo EN 149.
Descrizione dell’imballaggio:  Il prodotto è venduto in una scatola di cartone bianca e blu contenente 50 pezzi.
Paese di origine:  Repubblica popolare cinese
Segnalazione presentata da:  Belgio
Tipo di avviso:  grave
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Newsletter Inca n° 14 /2020 – EUROGIP: la tutela del Covid-19: confronto europeo

Numero 14/2020

Eurogip ha appena pubblicato un confronto sui sistemi di riconoscimento dei casi da Covid-19 in 8 paesi europei.

Questo confronto presenta degli spunti interessanti per la nostra attività di tutela.

Sicuramente anche se ad oggi nessun ente assicuratore ha adottato un sistema derogatorio per la presa in carico di questa patologia tale da  permettere un riconoscimento automatico sulla base di dati semplificati, pur tuttavia tutti hanno definito le condizioni per il riconoscimento dei casi di Covid-19.

Così la maggior parte degli Enti assicuratori previlegiano la presa in carico del personale impiegato nel settore della sanità ed assimilati ma anche dei lavoratori esposti per contatto con il pubblico, mentre per le altre categorie  il riconoscimento è legato alla possibilità di provare il legame  fra la patologia  e l’attività principale svolta.

Nella maggioranza dei paesi la malattia da Covid  viene assunta nell’ambito della tutela delle malattie professionali, solo la Danimarca prevede un doppio binario come infortunio se la durata dell’esposizione a rischio è inferiore ai 5 giorni o se si tratta di un episodio unico e ben identificabile, tutti gli altri casi sono presi in carico come malattie professionali.

Tutti gli Istituti Assicuratori hanno definito un elenco di professioni e di mansioni per le quali vige la presunzione legale di origine o l’ascrivibilità alle tabelle di legge.

Si tratta di elenchi anche molto diversi fra di loro ma che possono rappresentare un utile spunto nell’attività di tutela. Vediamo alcun esempi significativi:

Germania: il personale che lavora nel settore della sanità, nel settore sociale o in un laboratorio per cui è stato particolarmente esposto al rischio d’infezione  rientra nella voce tabellare BK 3101 (malattie infettive).

Questo personale è ritenuto esposto ad un rischio infettivo maggiore di quello della popolazione generale.

Inoltre la DGUV indica come figure a rischio da tenere sotto osservazione il personale impiegato  nelle biotecnologie, nelle stazioni di depurazioni e trattamento delle acque.

Belgio: l’Ente assicuratore  distingue due categorie professionali: la prima è quella del personale esposto ad un maggior rischio. Rientrano in questa categoria  quanti lavorano  nel settore delle cure e della sanità (personale medico, paramedico, addetto alla logistica ed alle pulizie, allievi e studenti compresi quelli in stage). Ma un maggior rischio lo corrono, secondo l’Ente belga, anche chi svolge attività quali il trasporto dei malati, il personale dei centri di triage, il personale impiegato nella diagnostica (esami strumentali e prelievi) in pazienti Covid, i  lavoratori dei laboratori dove pervengono campioni clinici di casi sospetti o confermati di Covid.

Danimarca: l’Istituto assicuratore danese ha inserito nella sua statistica dei casi di Covid segnalati e riconosciuti anche i casi di allergie e sensibilizzazioni dall’uso di DPI e prodotti per la sanificazione ed igienizzazione.

Tutta la documentazione citata può essere richiesta alla Consulenza Medico-Legale Nazionale via e-mail all’indirizzo m.bottazzi@inca.it   d.cupellaro@inca.it

Ignoranze pericolose

il riposo del mimo

Per le vie di Berlino – Photostreet – foto di gierre 

 

di Franco DiGiangirolamo 

Non c’è dubbio che i decessi (di o da) Covid sono un argomento che si tratta malvolentieri. Se mi soffermo è perchè le conclusioni della Commissione Regionale Lombarda sul caso Trivulzio, il frasario che ha imperversato sui social e le tesi del capo della AfD,partito di destra con non pochi deputati nel Bundestag, hanno provocato un cortocircuito nei miei pochi neuroni funzionanti, al punto che “se non mi sfogo in qualche modo, scoppio“.
L’affermazione della Commissione secondo la quale il coronavirus avrebbe accelerato per alcuni pazienti processi degenerativi già in stato avanzato, ancorchè basata su una verità incontestabile, la classificherei tra le scoperte inutili che, tuttavia, se vengono strombazzate con la delicatezza di un rinoceronte, alludono ad una deresponsabilizzazione del virus nei confronti di una persona che era già incamminata verso “l’al di là.“. Non so se si voleva manifestare un intento “consolatorio“, ma sono convinto che l’affermazione, oltre che inutile, nella sua ridondanza si è manifestata, purtroppo, anche dannosa.Vorrei
annoverare questo caso, mettendolo da parte, nel quadro del modello comunicativo sulla crisi pandemica che i posteri avranno modo di valutare freddamente e che io trovo (ma guai a dirlo !!) uno dei punti più critici della gestione politica italiana della Pandemia.

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Linee guida per la riapertura delle Attività Economiche, Produttive e Ricreative della Conferenza delle Regioni e delle province autonome del 14 luglio 2020 in G.U

Linee guida per la riapertura delle Attività Economiche, Produttive e Ricreative della Conferenza delle Regioni e delle province autonome del 14 luglio 2020

Nuovo coronavirus SARS-CoV-2
Linee guida per la riapertura delle Attività Economiche,
Produttive e Ricreative

IL TESTO

Regione Emilia-Romagna. Aggiornamento sui provvedimenti Covid-19

Nuovo Il Decreto del presidente della Giunta Regionale n. 144  del 13 luglio 2020 (pdf, 181.6 KB) dispone, a partire dal 14 luglio 2020, tamponi per tutti i lavoratori della logistica e della lavorazione carni. Doppio tampone per chi arriva dai Paesi extra Schengen. Più controlli per garantire il rispetto dell’isolamento fiduciario, autodichiarazione per le visite in ospedale e nelle strutture per anziani e disabili.

Nuovo Il Decreto del presidente della Giunta Regionale n. 137 del 3 luglio 2020 (pdf, 399.7 KB) ha aggiornato dal 4 luglio le disposizioni in merito agli spostamenti in auto, vacanze di gruppo per ragazzi tra i 3 e i 17 anni, giochi di carte e quotidiani nei bar, uso delle saune. Ha adottato infine le linee guida per gli eventi fieristici a partire dal 15 luglio.

E’ disponibile online Salute e Lavoro – n° 7 luglio 2020

 

E’ disponibile online il numero 7 – luglio 2020 – del periodico Salute e Lavoro

Scarica Salute e Lavoro in formato digitale 

Dal Sommario

3- editoriale No lotta? No lavoro!
4- Un governo di semplice facciata
4- Un operaio vive 5 anni in meno di un dirigente
7- Il virus è di classe. Si allargano le differenze sociali
8- La scuola scialuppa
9- Autonomia differenziata. Il silenzio interessato
SANITA’
10- Ecco la sanità nel Lazio
12- “Era solo vento; non abbiamo portato salvezza al Paese”
13- Gualtieri: con il MES, non un euro in più per la sanità
14- Vaccinazione antinfluenzale. Utile o dannosa?
16- Personale della sanità pubblica sempre più precario
17- Giovani medici contro politica inappropriata
18- Campania: la salute mentale torna in manicomio
19- Come aderire a Medicina Democratica Onlus
20-Lettera da Bergamo. La sanità in Italia
21- Siamo stanchi. Lettera di un’infermiera

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Piano nazionale della prevenzione degli effetti del caldo sulla salute – Programma attività estate 2020 in relazione all’epidemia COVID-19

FONTE MINISTERO SALUTE 

A cura di Ministero della Salute

2020

Abstract

La pianificazione delle attività di prevenzione, quest’anno, è particolarmente rilevante in relazione all’epidemia COVID-19 e alla sua evoluzione nei prossimi mesi.

Periodicità annuale

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