Fonte Areaonline.ch
Talco contaminato da amianto ritirato dal mercato, ma solo da quello americano… Una rete di associazioni dei consumatori e delle vittime chiede più trasparenza e più vigilanza dopo le condanne della Johnson & Johnson per il suo Baby Powder. Parola a un esperto
di Claudio Carrer
Perché un prodotto sospettato di essere dannoso per la salute, ritirato dal mercato americano, dovrebbe continuare a essere venduto in altri paesi? È la domanda centrale che diverse organizzazioni italiane e francesi attive sul fronte della difesa della salute hanno posto nelle scorse settimane, attraverso degli appelli, ai rispettivi ministri della sanità, in relazione alla problematica del talco contaminato da amianto. Una problematica nota da decenni e tornata prepotentemente di attualità alcune settimane fa.
Il 19 maggio scorso la Johnson & Johnson (J&J), la più grande multinazionale farmaceutica e di prodotti per la cura personale al mondo, ha infatti annunciato il ritiro dal mercato americano e canadese del suo prodotto più conosciuto: il Baby Powder, “il talco morbido e delicato per il tuo bambino”, recita la pubblicità. E lo stesso hanno fatto e stanno facendo aziende concorrenti. Questo dopo il crollo delle vendite seguito alle numerosissime azioni legali contro la J&J intentate negli Stati Uniti da donne colpite da un cancro alle ovaie o da un mesotelioma (la tipica neoplasia da amianto) che avevano utilizzato per la propria igiene intima questo talco.
In contrasto con una serie di fatti accertati e di condanne giudiziarie, la multinazionale continua a sostenere che non vi è mai stato amianto nel suo talco ed ha annunciato che la vendita del prodotto proseguirà in tutti gli altri paesi. Di qui la preoccupazione e le iniziative dell’Associazione francese delle vittime dell’amianto Andeva (che si è già rivolta con due scritti al ministro della sanità Olivier Véran) e in Italia delle organizzazioni omologhe Aiea ed Afeva e da Medicina Democratica (Md), che hanno presentato una serie di rivendicazioni al ministro Roberto Speranza. A partire da quella per un inasprimento dei controlli dei prodotti importati. Una richiesta che gruppi di consumatori, ricercatori, associazioni di difesa della salute e vittime dell’amianto stanno formulando in tanti altri paesi al mondo.
Il talco è un minerale che si estrae in miniera e che nei giacimenti coesiste con altri minerali, tra i quali vi possono essere anche rocce di serpentino amiantifere. Questa compresenza è nota da molto tempo, come dimostrano dei rapporti interni alla J&J risalenti già agli anni Settanta. Ma nonostante questo, la produzione e la commercializzazione sono proseguite. Ed il rischio perdura. Ancora recentemente delle analisi svolte negli Stati Uniti dalla Fda (Food and drug administration, l’autorità di controllo americana sui prodotti alimentari e sui medicamenti) hanno rilevato dell’amianto crisotilo nel talco J&J Baby prodotto in Cina. È dunque «necessario che tutti i paesi si adeguino e che sia messa in atto un’azione immediata di prevenzione e controllo nei confronti di un prodotto commerciale ritirato dal mercato nordamericano ma ancora in vendita in Europa, Asia, Australia e Africa mentre esistono sostituti naturali sicuri basati per esempio sull’amido di mais», scrivono le associazioni italiane di difesa delle vittime dell’amianto.
Due gravi carenze
A livello europeo sono due le gravi carenze che si riscontrano. Da un lato non ci sono mappature complete della composizione dei depositi di talco, né informazioni sulla presenza di amianto in ogni sito minerario, né indicazioni sui prodotti in commercio che permettano di risalire all’origine del prodotto. Dall’altro le tecniche di analisi standard sono obsolete: per individuare fibre di amianto servirebbe la microscopia elettronica a trasmissione, invece la Farmacopea Europea raccomanda ancora metodi meno sensibili che non la consentono. Di qui le richieste agli Stati di «aggiornamenti sulla situazione di tracciamento e controllo di tutti i prodotti cosmetici e industriali contenenti talco», scrivono Aiea, Afeva e Medicina Democratica, manifestando preoccupazione per le minacce alla salute pubblica derivanti dalla possibile presenza di amianto.