SVIZZERA. SCADENZE E PRESSIONE SUI COSTI SONO TROPPO SPESSO CAUSA DI INCIDENTI SUL LAVORO

 

Fonte Areaonline.ch che ringraziamo 

A pochi giorni dal terribile incidente in un cantiere di Prilly (VD) che ha causato la morte di tre operai e il ferimento di altri otto, le cause della tragedia restano sconosciute. Il sindacato Unia insiste perché si rafforzi la prevenzione

Di SONYA MERMOUD

Dopo lo sgomento della tragedia è il momento del raccoglimento, mentre molte domande restano invece ancora senza risposta. Il 15 luglio, centinaia di persone hanno partecipato a una cerimonia commemorativa a Prilly (VD) in seguito al terribile incidente avvenuto presso un cantiere nella zona. La mattina del 12 luglio, un’impalcatura è crollata sulla facciata della torre Malley Phare, opera in costruzione nel Comune vicino a Losanna. Il crollo – le cui cause non sono ancora state chiarite – ha causato la morte di tre operai di età compresa fra i 30 e i 43 anni nonché il ferimento di otto persone, di cui quattro in modo grave. Pietro Carobbio, responsabile del settore costruzioni di Unia Vaud, si è recato sul posto per prendere parte all’omaggio alle vittime, a cui hanno partecipato anche numerosi lavoratori edili. “C’erano tutti i colleghi dei cantieri vicini”, racconta il sindacalista, ancora sconvolto dagli eventi. Pur non potendo commentare in questa fase le circostanze che hanno portato alla tragedia, Carobbio ha sottolineato i fattori che possono creare condizioni di pericolo per i lavoratori. In cima alla lista, il problema dei prezzi e dei tempi di completamento dei lavori.

Meno incidenti, ma più gravi

“La causa degli incidenti è molto spesso legata alle scadenze imposte alle aziende, alla pressione sui costi e alla mancanza di formazione”, spiega il funzionario di Unia aggiungendo che, mentre il numero di incidenti è leggermente diminuito negli ultimi anni, questi sono però diventati più gravi. “Il motivo è da ricercare nelle dimensioni dei lavori e nelle nuove tecnologie. La meccanizzazione è positiva, perché rende il lavoro meno faticoso, ma se qualcosa va storto il pericolo aumenta. Essere schiacciati da una macchina o da pannelli di cassaforma molto pesanti ha ovviamente conseguenze maggiori rispetto a quando il lavoro veniva svolto solo con picconi e pale”, ha sottolineato Carobbio. In ogni caso, e a prescindere dall’esito dell’inchiesta in corso che dovrà chiarire le circostanze della tragedia, il sindacato Unia sostiene l’attuazione di una politica di tolleranza zero nei confronti degli incidenti sul lavoro.

Un lavoratore su sei è vittima di un incidente nel corso della sua carriera

“Ogni incidente sul lavoro è uno di troppo. È inconcepibile che delle vite vengano sacrificate nel semplice esercizio della propria attività professionale”, dichiara il sindacato Unia, che contribuisce attivamente alla prevenzione dei rischi per la salute e la sicurezza conducendo campagne ed effettuando controlli insieme ad altri partner. “Ancora oggi, un lavoratore su sei subisce un infortunio più o meno grave nel corso della sua carriera: una cifra decisamente troppo alta”. In questo contesto, Unia ribadisce di essere favorevole all’aumento delle risorse destinate alla prevenzione degli infortuni e alla tutela della salute sul luogo di lavoro, misure che comprendono anche le ispezioni. Tuttavia, il sindacato non commenta per ora la tragedia di Prilly, in attesa dell’esito dell’inchiesta penale.

Costruita nel complesso Malley Lumières, Malley Phare è la prima torre in legno della Svizzera francese. Alta 60 metri, ha 14 piani ed era stata progettata per ospitare 96 appartamenti. Per uno scherzo del destino il progetto dell’edificio – che vuole essere un modello dal punto di vista energetico e socio-culturale – è di proprietà della Suva, specializzata nella prevenzione degli incidenti.

Articolo originale pubblicato da Evénément Syndical, traduzione e adattamento Federica Bassi

 

SUVA . Lavorare sui tetti: protezione anticaduta, un documento utile.

Segnaliamo questo elaborato dell’Ente SUVA che assicura i lavoratori svizzeri per infortuni e malattie professionali

Questo documento è uno strumento utile per comprendere le modalità operative e le prescrizioni che SUVA indica agli imprenditori del settore e ai lavoratori. Per il lettore italiano un’avvertenza: nel documento SUVA si fa riferimento alla normativaa svizzere in materia, per l’Italia valgono il D.Lgs 81/2008 e i relativi allegati…

 

Lavorare sui tetti: protezione anticaduta

A partire da un’altezza di due metri, la protezione anticaduta è obbligatoria. È importante pianificarla già durante la fase preliminare ai lavori. Le misure di protezione collettiva hanno sempre la precedenza sulla protezione individuale. Qui trovate informazioni e raccomandazioni per i lavori sui tetti.

Per leggere il Documento  SUVA clicca QUI

La tragedia Eternit e il bisogno di giustizia

di  Claudio Carrer

Fonte:  areaonline.ch  che ringraziamo

«Comunque vada a finire, con questo processo si scrive una pagina di storia, non solo per i cittadini di Casale Monferrato, ma per tutto il mondo». Non possiamo che condividere e rilanciare da queste colonne le parole pronunciate lunedì scorso a Novara dal Pubblico ministero Gianfranco Colace al processo Eternit che si sta celebrando davanti alla Corte di Assise e che vede imputato il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, con l’accusa di omicidio plurimo intenzionale in relazione alla morte di 392 persone uccise dalle polveri di amianto della sua fabbrica (cliccare qui per maggiori dettagli). Un processo difficile e dall’esito tutt’altro che scontato, ma che in ogni caso ha già dato un contributo fondamentale alla ricerca della verità su una tragedia di portata mondiale e nella quale Schmidheiny e la sua famiglia sono stati attori di primo piano a livello internazionale per oltre cent’anni. E che per decenni ha visto la Svizzera fungere da centrale di comando della potente industria mondiale del cemento-amianto e di tutte le nefandezze che emergono inequivocabili nei tribunali italiani, soprattutto grazie all’eccezionale indagine della Procura di Torino che portò nel 2009 all’apertura del primo maxi-processo per disastro ambientale e successivamente (dopo che nel 2014 la Cassazione annullò per intervenuta prescrizione la condanna di Schmidheiny a 18 anni) all’avvio di altri procedimenti per omicidio tuttora in corso.

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Lavoro in Svizzera. Cresce lo stress, aumentano i rischi

Fonte: Areaonline.ch che ringraziamo 

I numeri lo confermano: sui cantieri svizzeri c’è un problema di sicurezza. Nico Lutz: «Non c’è da stupirsi visti i ritmi di lavoro e la pressione per i tempi di consegna» di Veronica Galster

In Svizzera ogni tre settimane una persona muore su un cantiere e altre migliaia si feriscono nel corso di un anno. Gli incidenti gravi sono in aumento e in Ticino l’ultimo, nel quale un operaio quarantenne ha perso la vita schiacciato sotto al mezzo da cantiere che stava guidando, è avvenuto appena pochi giorni fa, l’11 di ottobre. Una situazione che da diverso tempo preoccupa anche Unia, che nel 2019 aveva condotto un’indagine tra i suoi iscritti del ramo edile: più stress e meno sicurezza è quanto denunciavano i 12.000 lavoratori che hanno risposto al sondaggio.

Sono da poco stati pubblicati i risultati per il 2020 dell’inchiesta svizzera sulla popolazione attiva riguardanti gli incidenti sul lavoro e altri problemi di salute legati al lavoro, dell’Ufficio federale di statistica (Ufs). Ne emerge che il 7 per cento della popolazione attiva ha subito almeno un incidente nei dodici mesi precedenti l’inchiesta e che i giovani uomini tra i 15 e i 24 anni hanno un rischio nettamente più elevato di incidenti (19 per cento). Al secondo posto per rischio di incidenti (preceduto dall’agricoltura e selvicoltura con il 18 per cento), c’è proprio il settore dell’edilizia, con il 16 per cento di lavoratori che hanno subito almeno un incidente.

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Svizzera. Pandemia, si continua a giocare col fuoco

Autore: Claudio Carrer

Fonte : areaonline.ch

 

Sul fronte della pandemia la situazione è critica e assai preoccupante anche in Svizzera. E il rischio di un ulteriore aggravamento, complici i rientri dalle ferie, lo spettro della variante Delta attualmente in circolazione e lo stallo che si registra con le vaccinazioni, è concreto. Una quarta ondata è alle porte e urgono contromisure, affermano da settimane gli esperti della task force scientifica della Confederazione. Ma soltanto l’altro ieri è giunta una prima, peraltro timidissima, reazione del Consiglio federale, che ha iniziato a ipotizzare un’estensione dell’obbligo del certificato Covid negli spazi interni di bar, ristoranti e strutture sportive, culturali e del tempo libero.

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Svizzera, se sei povero hai il doppio di possibilità di contrarre il Covid (e di morirne)

Fonte Areaonline.ch

Uno studio dell’Università di Berna attesta la diseguaglianza sociale di fronte alla pandemia

di Francesco Bonsaver

Nel (quasi) deserto svizzero di studi scientifici sull’impatto del Covid a livello socio-economico o nel mondo del lavoro, un’analisi dell’Università di Berna di recente pubblicazione dimostra quanto i poveri e diverse tipologie di lavoratori abbiano dei rischi nettamente maggiori di contrarre la malattia e di morirne. Uno studio importante, poiché per quanto si potesse supporne la correlazione, una conferma scientifica sbarazza il campo dalle narrazioni ideologiche.

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Svizzera. Per colpa non solo della pandemia di Claudio Carrer

Fonte : Areaonline.ch che ringraziamo

Anno 2020, anno del coronavirus. La Svizzera attende fino al 6 luglio per introdurre l’obbligo di indossare la mascherina sui mezzi pubblici, fino al 19 ottobre per estenderlo a stazioni, aeroporti e ai luoghi chiusi accessibili al pubblico, addirittura fino al 29 ottobre per imporlo anche all’esterno (ma solo laddove non possono essere mantenute le distanze, in pratica a discrezione del singolo). Anche la chiusura totale delle discoteche viene decretata solo il 29 ottobre, così come la chiusura alle 23 di bar e ristoranti per i quali una nuova stretta è arrivata il 12 dicembre. In mezzo a tutto questo, il 1° ottobre viene abrogato il divieto nazionale per grandi manifestazioni e si aprono gli stadi di calcio e di hockey. È un elenco di date e decisioni che ben racconta la disastrosa gestione della seconda ondata della pandemia da parte del Consiglio federale e che spiega la drammatica situazione epidemiologica, economica e anche sociale in cui ci troviamo oggi, condannati a vivere il Natale e le festività di fine anno sull’orlo del precipizio e in attesa di restrizioni e misure drastiche e dolorose per tutti.

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Succede in Svizzera. Lavoro: Controlli e controllori del tutto insufficienti

La pandemia ha reso ancora più evidenti le lacune in materia di protezione dei dipendenti nelle aziende. La Svizzera non rispetta le direttive Oil

Fonte : Areaonline.ch 

Autore:  Claudio Carrer

Piani di protezione insufficienti, autorità federali e cantonali troppo passive e gravi lacune nell’ambito dei controlli sui luoghi di lavoro per quanto attiene al rispetto delle misure di tutela della salute delle lavoratrici e dei lavoratori. È in queste condizioni che la Svizzera sta gestendo la seconda violenta ondata della pandemia di coronavirus. Di qui il moltiplicarsi degli appelli delle organizzazioni sindacali affinché vengano adottati provvedimenti a vari livelli per ridurre il rischio di contagio in ambito professionale.

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Svizzera . I lavoratori soffrono sempre di più di ansia, stress, stanchezza e solitudine

Fonte areaonline.ch 

I lavoratori soffrono sempre di più di ansia, stress, stanchezza e solitudine
Il Covid lascerà segni sulla salute mentale anche a lungo termine. A colloquio con due psicologhe.

di Veronica Galster

La temevamo ed è arrivata la seconda ondata di contagi, ma cosa ci portiamo dietro dalla prima? Come stanno le lavoratrici e i lavoratori che dopo un’estate relativamente tranquilla, si vedono nuovamente davanti uno scenario poco rassicurante? Come hanno superato la prima ondata e il lockdown? Ne abbiamo discusso con due psicologhe.
A inizio marzo siamo stati catapultati in una situazione che non conoscevamo: un’emergenza sanitaria mondiale, una pandemia. Gli equilibri e la routine di tutti sono stati scombussolati a più riprese e ogni volta è stato più o meno difficile adattarsi alle nuove norme, alle nuove richieste e all’incertezza che si protraeva e si protrae nel tempo. Che effetti ha avuto e sta avendo tutto ciò sulla psiche delle lavoratrici e dei lavoratori? Ne abbiamo discusso con la dottoressa phil. Chiara Ferrazzo Arcidiacono, capo équipe psicologi e psicoterapeuti dell’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale (Osc) e coordinatrice della task force psicologica ticinese durante la prima ondata, e con Eleonora Fontana, psicologa e psicoterapeuta del Laboratorio di psicopatologia del lavoro.

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Talco contaminato da amianto ritirato dal mercato, ma solo da quello americano…

 

Fonte Areaonline.ch 

Una rete di associazioni dei consumatori e delle vittime chiede più trasparenza e più vigilanza dopo le condanne della Johnson & Johnson per il suo Baby Powder. Parola a un esperto

di Claudio Carrer

Perché un prodotto sospettato di essere dannoso per la salute, ritirato dal mercato americano, dovrebbe continuare a essere venduto in altri paesi? È la domanda centrale che diverse organizzazioni italiane e francesi attive sul fronte della difesa della salute hanno posto nelle scorse settimane, attraverso degli appelli, ai rispettivi ministri della sanità, in relazione alla problematica del talco contaminato da amianto. Una problematica nota da decenni e tornata prepotentemente di attualità alcune settimane fa.

Il 19 maggio scorso la Johnson & Johnson (J&J), la più grande multinazionale farmaceutica e di prodotti per la cura personale al mondo, ha infatti annunciato il ritiro dal mercato americano e canadese del suo prodotto più conosciuto: il Baby Powder, “il talco morbido e delicato per il tuo bambino”, recita la pubblicità. E lo stesso hanno fatto e stanno facendo aziende concorrenti. Questo dopo il crollo delle vendite seguito alle numerosissime azioni legali contro la J&J intentate negli Stati Uniti da donne colpite da un cancro alle ovaie o da un mesotelioma (la tipica neoplasia da amianto) che avevano utilizzato per la propria igiene intima questo talco.

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Vivere, non sopravvivere

 

Riportiamo dal Portale svizzero  di critica sociale e del lavoro AREAONLINE.CH l’editoriale del direttore Claudio Carrer.  Condividiamo l’approccio e i contenuti di questo articolo che descrive la “2° fase”  in Svizzera di fuoriuscita dalla crisi Covid-19. Molte delle criticità denunciate in Svizzera si presentano amplificate in Italia….

FONTE  AREAONLINE.CH

di Claudio Carrer

Negli ultimi mesi abbiamo imparato a leggere la situazione epidemiologica e sanitaria legata al coronavirus attraverso dei grafici a curve. Curve che oggi, fortunatamente, vediamo quasi piatte, perché i numeri dei nuovi contagi, dei ricoverati e dei morti si avvicinano ormai allo zero. Ma vi sono altre curve che si stanno invece impennando. Sono quelle che si riferiscono ai senza lavoro, ai sotto-occupati, ai poveri. Curve che mitigano drasticamente la gioia dataci da questa fase di ritorno alla vita, perché preannunciano, anche per la ricca Svizzera, un futuro a tinte fosche, se non saranno adottate incisive misure in difesa dell’occupazione e dei salari.

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Svizzera «Agie, licenziamento disumano e illegale»

Fonte Areaonline.ch

di  Francesco Bonsaver

Una normale mattina dei vostri ultimi 30 anni di lavoro in fabbrica, vi convocano in ufficio e vi liquidano in una decina di minuti. Poi, vi accompagnano al vostro armadietto a raccogliere gli effetti personali, prima d’invitarvi a varcare per l’ultima volta l’uscita dello stabilimento. Fuori, a 58 anni, vi aspettano tre mesi di disdetta e un futuro molto incerto, poiché siete ben consci di quanto sia difficile trovare un nuovo impiego alla vostra età nel contesto attuale. Poco importa se il gruppo per cui avete lavorato per trentatre anni, abbia visto crescere nell’ultimo decennio l’utile del 30%, registrando solo nell’ultimo anno un profitto netto di 281 milioni di franchi e distribuito 103 milioni in dividendi ai suoi azionisti. Il vostro numero nell’organico è stato cancellato.

È quanto denuncia il sindacato Unia, riferendosi ai licenziamenti di fine maggio alla Agie di Losone, azienda del gruppo Georg Fischer (Gf) di Sciaffusa. In totale 15 licenziamenti, di cui una decina di interinali («lavoratori a pari dignità» ha specificato Vincenzo Cicero, responsabile industria di Unia Ticino), e cinque operai a tempo indeterminato. Tra questi, un cinquantenne e come detto, un cinquantottenne. Quest’ultimo avrebbe voluto presentarsi alla conferenza stampa indetta dal sindacato, per raccontare la sua storia e il suo stato d’animo. Alla fine però, non se l’è sentita di aggiungere anche il peso dell’esposizione mediatica.

Unia ha voluto denunciare il caso per due motivi. Quanto accaduto all’operaio di Agie è una realtà sempre più diffusa nel mondo del lavoro. Sempre più persone giudicate anziane a soli cinquant’anni, sono espulse dal mondo del lavoro. «Le conseguenze psicologiche e materiali non sono drammaticamente vissute solo dalle persone direttamente toccate, ma spesso si ripercuotono sull’intera collettività, vedi assistenza pubblica. La questione va tematizzata, discussa pubblicamente e risolta coi fatti, non con le parole di circostanza. Unia ora cercherà di mappare queste situazioni e denunciarne pubblicamente la piaga» ha spiegato Cicero.

«In secondo luogo, Agie non è una ditta qualunque. È un’impresa fortemente radicata nel territorio, beneficiaria solo negli ultimi due anni di aiuti cantonali per 300mila franchi. Stiamo parlando di un gruppo che ha i mezzi economici, e il dovere, di far fronte agli impegni di responsabilità sociale nel tessuto in cui opera» ha precisato Cicero.

Il gruppo Gf non ha solo delle responsabilità sociali, ma anche contrattuali, ha puntualizzato Matteo Pronzini, membro della direzione nazionale del ramo industria. Nel rinnovo contrattuale dello scorso anno dell’industria metalmeccanica, è stato inserito un articolo (25.5) che prevede nel caso di possibili licenziamenti di dipendenti dai 55 anni in su, una procedura ben definita a loro tutela. «Il lavoratore deve essere dapprima informato, ascoltato e insieme si cercheranno possibili soluzioni per salvaguardare il rapporto di lavoro». Nel caso specifico, Agie non avrebbe seguito la procedura. È stata dunque avviata una vertenza legale contro l’azienda affinché il licenziamento sia considerato nullo. Sarebbe la prima sentenza su questa specifica violazione contrattuale a livello nazionale. Una prima udienza conciliatoria si terrà il 24 luglio davanti al Pretore di Locarno.

«Il comportamento di Agie è ancor più grave, poiché al tavolo delle trattative nazionali in cui si è decisa una tutela maggiorata dei lavoratori ultracinquantenni nella metalmeccanica, sedeva anche un alto dirigente di Gf» ha spiegato Pronzini.

«Tanto più – ha spiegato Fabrizio Sirica, responsabile Unia industria locarnese – che il posto del cinquantottenne non è stato soppresso, ma assegnato a un giovane assunto con una retribuzione presumibilmente inferiore». In 33 anni di servizio, l’operaio licenziato ha ricevuto un solo richiamo, ha aggiunto il sindacalista. «In pochi minuti, sono stati cancellati oltre trent’anni d’impegno professionale. A quell’età, perdere il lavoro viene vissuto, giustamente, come un dramma. Farlo in quel modo, è disumano» ha chiosato il sindacalista.

La Suva richiama l’attenzione sul tema del contatto con l’amianto durante i lavori di ristrutturazione e risanamento.

La Suva, l’Ente Assicuratore Svizzero per gli infortuni sul lavoro, richiama l’attenzione sul tema del contatto con l’amianto durante i lavori di ristrutturazione e risanamento.

Nonostante sia vietato da tempo, l’amianto rappresenta tuttora un pericolo per la salute dei lavoratori. In Svizzera l’amianto è stato importato e usato fino al 1990. Pertanto, questo materiale molto pericoloso è ancora presente in molti edifici.
Finché è solidamente inglobato in altri materiali di costruzione, l’amianto non rappresenta una minaccia. Ma lo diventa se le sue fibre vengono disperse nell’aria e inalate, in seguito a lavori di ristrutturazione, manutenzione o risanamento di un immobile. Per proteggere se stessi e gli altri, è assolutamente necessario sapere dove si nasconde. Solo così è possibile intervenire in modo corretto.

In linea generale si può dire che la presenza di amianto è possibile in tutti gli edifici costruiti prima del 1990. L’amianto può essere presente in: rivestimenti per pavimenti, pareti e soffitti; tetti, facciate e finestre; impianti elettrici; isolamenti, impianti di riscaldamento e tubature.

Per proteggersi in modo efficace dalle fibre di amianto, prima di iniziare i lavori è bene procedere nel seguente modo:
1. Individuare i potenziali pericoli prima di iniziare i lavori
2. Pianificare le misure di protezione
3. Proteggersi dalle polveri di amia

VAI ALLA PAGINA SUVA.CH DEDICATA ALL’AMIANTO CON MOLTI DOCUMENTI, FILMATI, FACTSHEET, LINEE GUIDA, …..

Il “Passo Amazon”

 

FONTE AREAONLINE.CH 

di Angelo Mastrandrea
Lo chiamano il “passo Amazon”. «Svelto, veloce ma mai di corsa», lo raccontano così i lavoratori del centro di distribuzione di Passo Corese, un paesino tra le colline della Sabina 30 chilometri a nord di Roma dove la multinazionale del commercio elettronico ha aperto il secondo hub italiano. Lo devi tenere dal momento in cui timbri il cartellino con l’apposito badge, mentre sali o scendi le scale senza abbandonare il corrimano, ti dirigi alla postazione seguendo il percorso pedonale o svolgi le tue mansioni, fino a fine turno. Se non lo fai, rischi un feedback negativo, una sorta di ammonizione che peserà sul rate, il tuo punteggio personale, e in definitiva sull’assunzione, se non hai un contratto a tempo indeterminato.

Il gergo di Amazon è rigorosamente anglofono: i lavoratori a termine sono identificati con un green badge, quelli fissi con uno blu, al pianterreno ci sono l’inbound, il reparto di scarico delle merci, e l’outbound, quello di impacchettamento. «Gli instructor ti insegnano i movimenti smart, ora stanno introducendo la job rotation per cercare di alleviare la stanchezza, però poi ti chiedono ritmi insostenibili ed è chiaro che finisci per sbagliare postura», spiega una lavoratrice che, a furia di prelevare merce dagli scaffali – «fino a seicento pezzi all’ora» – dopo un anno si è ritrovata con una mano a pezzi. «Per quello che faccio io devi piegarti per sette ore e mezza. All’inizio hai dolori dappertutto, poi però ti abitui, magari prendi qualche antidolorifico e vai avanti, fino a quando cominci a fare le visite mediche e scopri i malanni», racconta ancora.

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Svizzera: il ritorno in sordina dell’amianto

FONTE AREAONLINE.CH

Per la prima volta dalla messa al bando, Berna vuole allentare il divieto d’importazione e lavorazione di rocce amiantifere nel nome dell’«estetica»

di  Claudio Carrer

Meno di trent’anni dopo averlo messo al bando (nel 1990), la Svizzera si appresta ad allentare per la prima volta il divieto dell’amianto. Lo fa attraverso una modifica legislativa che introduce la possibilità in determinate circostanze di immettere sul mercato e di utilizzare oggetti in pietra naturale o artificiale contenenti il pericoloso minerale per riparare e restaurare parti di edifici o manufatti realizzati con serpentinite, una roccia che agli occhi del profano appare molto simile al marmo ma che può contenere fibre di asbesto. Apprezzata soprattutto per la sua colorazione verde intenso o rossiccio, in passato è stata molto utilizzata come prodotto decorativo nell’edilizia e nell’artigianato artistico, per esempio per rivestire le facciate degli stabili o realizzare pavimentazioni, lapidi e statue.

Assecondando una richiesta dell’Associazione svizzera della pietra naturale e ignorando le preoccupazioni manifestate dai sindacati, dalla Lega svizzera contro il cancro, dagli esperti in materia di salute sul lavoro e di alcuni Cantoni, il Consiglio federale si appresta a introdurre un’eccezione nell’Ordinanza sulla riduzione dei rischi inerenti ai prodotti chimici. Con la relativa revisione, che dovrebbe entrare in vigore il 1° giugno prossimo, si vuole creare la possibilità di derogare al divieto generale d’immissione sul mercato di preparati e oggetti contenenti amianto allo scopo di eseguire «lavori puntuali di riparazione e restauro in edifici e monumenti architettonici esistenti» quando, «per ragioni estetiche», «non può essere preso in considerazione alcun materiale sostitutivo», recita la nuova norma che nei mesi scorsi (insieme ad altre) è stata posta in consultazione presso tutti gli attori interessati.

Nel suo rapporto esplicativo il Consiglio federale tiene a sottolineare che le deroghe potranno essere concesse dall’Ufficio federale dell’ambiente (Ufam), d’intesa con quello della sanità pubblica, «a condizioni strettamente limitate». «La domanda dovrà essere adeguatamente motivata e potrà essere presa in considerazione solo in assenza di materiali alternativi privi di amianto», precisa Christoph Moor, capo della Sezione biocidi e prodotti fitosanitari dell’Ufam. Concretamente i casi saranno «pochissimi», assicura Moor: «Richieste in questo senso, su cui con la legislazione attuale non possiamo entrare in materia, ne giungono una o due all’anno». Rimane poi «immutato» il «divieto generale per oggetti in pietra naturale o artificiale contenenti amianto non necessari per lavori di riparazione e restauro», si legge nel rapporto del Consiglio federale.

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