Sono trascorsi cinque anni dall’inizio della pandemia del Coronavirus. Un periodo difficile nel quale una moltitudine di persone ha vissuto l’esperienza della paura di ammalarsi, in particolare nella prima fase, senza la certezza di una cura appropriata, il dolore per la perdita di persone care, la sofferenza per le privazioni di libertà giustificate dalla necessità di arginare la diffusione del virus. L’accantonamento della memoria di questo periodo durissimo come necessaria forma di difesa è la risposta naturale dell’animo umano per continuare a vivere, come una prova superata.
È necessario però non disperdere la straordinaria esperienza umana culturale, scientifica e organizzativa degli operatori sanitari che si sono trovati ad affrontare la lotta contro il virus senza protocolli e pratiche consolidate. In questi tempi di facili cancellazioni, di ricostruzioni manipolate e invenzione di post-verità proponiamo una testimonianza significativa.
L’intervista al dott. Stefano Pasquali, all’epoca Direttore dell’unità operativa complessa di medicina interna B, che divenne un reparto Covid dell’Ospedale della AUSL di Imola rappresenta una riflessione importante sulle capacità di cambiare e riorganizzare un intero reparto ospedaliero da parte di un gruppo coeso di operatori sanitari per fare fronte ad un’emergenza pandemica.
Intervista al Dott. Stefano Pasquali
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