Istat: dati su mortalità e pandemia

 

Fonte ISTAT 

(Regioni.it 4019 – 05/03/2021) L’Istat indica che nel 2020 una morte su 10 è dovuta alla pandemia e intanto L’Rt medio nazionale ha raggiunto quota 1,06, secondo l’ultimo monitoraggio settimanale di Istituto superiore di sanità e ministero della Salute.

Quest’ultimo dato indica un rapido aggravarsi della diffusione del virus: la scorsa settimana il valore era a 0,99.
Tra marzo e dicembre 2020 si sono registrati 108.178 decessi in più rispetto alla media dello stesso periodo degli anni 2015-2019 . Dall’inizio dell’epidemia e fino al 31 dicembre 2020 – secondo i dati del rapporto Iss-Istat sull’analisi della mortalità – l’incidenza dei decessi Covid-19 sulla mortalità per il complesso delle cause per ripartizione tra aree geografiche e’ stata del 14,5% al Nord, del 6,8% al Centro e del 5,2% nel Mezzogiorno.

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Dors. Appuntamento: La violenza domestica contro le donne ai tempi del lockdown

08/03/2021 – 17:30 – 18:30

Nell’ambito del progetto “Donne, genere, generazioni:il lavoro, i diritti e i linguaggi”, l’Istituto di studi storici Gaetano Salvemini propone il talk online La violenza domestica contro le donne ai tempi del lockdown.

La diretta dell’evento può essere seguita sui Canali Facebook e YouTube del Polo del ‘900

Programma

Giornata internazionale della donna, online il Dossier 2021 dell’Inail

Segnaliamo il Dossier 2021 dell’Inail sull’andamento infortunistico e delle patologie professionali riguardanti le donne. Fonte Inail.it

La consueta analisi sull’andamento del fenomeno infortunistico e tecnopatico al femminile, condotta dalla Consulenza statistico attuariale dell’Istituto, indica che le lavoratrici sono le più colpite dai contagi professionali da Covid-19, con circa 70 contagi professionali ogni 100 al 31 gennaio 2021. Confermata la maggiore incidenza del “rischio strada” rispetto agli uomini e la prevalenza di patologie del sistema osteo-muscolare, del tessuto connettivo e del sistema nervoso, che superano il 90% del totale

Dossier donne 2021

ROMA – In controtendenza rispetto al complesso degli infortuni sul lavoro, tra i quali i casi femminili si fermano al 36%, le lavoratrici sono le più colpite dai contagi professionali da Covid-19, come emerge dai dati del nuovo Dossier donne dell’Inail, pubblicato a pochi giorni dalla Giornata internazionale dell’8 marzo. Su 147.875 denunce pervenute alla data del 31 gennaio del 2021, infatti, ben 102.942 sono femminili, ossia circa 70 contagi professionali ogni 100. Diversa la situazione tra le vittime, donne nel 17,1% dei casi (con 79 decessi su 461), in linea con il dato degli infortuni mortali sul lavoro nel complesso, che registra il numero maggiore di decessi tra gli uomini, mentre le donne restano sotto la soglia del 10%.

L’età media tra le contagiate è di 46 anni. Secondo l’analisi condotta dalla Consulenza statistico attuariale dell’Inail, il 43,6% delle contagiate dal Covid-19 ha oltre 49 anni, il 38,1% ha tra i 35 e i 49 anni e il 18,3% è under 35. L’età media è di 46 anni e quella mediana di 48 anni, anche se ultimamente c’è una tendenza alla diminuzione. Più elevata, e pari a 56 anni, l’età media al decesso, con nessuna deceduta nella classe di età più giovane delle under 35, mentre il 19,0% delle vittime ha tra i 35 e i 49 anni e l’81,0% ha dai 50 anni in su. Gli infortuni si concentrano nelle regioni con il maggior numero di contagi nella popolazione. La Lombardia raccoglie, infatti, il 28,3% delle denunce femminili, seguita da Piemonte (15,4%), Veneto (11,1%) ed Emilia Romagna (8,5%). È sempre la Lombardia a registrare il maggior numero di vittime femminili, ben il 39,2%. A seguire Emilia Romagna (15,2%) e Piemonte (8,9%).

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“Il silenzio è fecondo, cadono su di esso le parole”

Francesco Domenico Capizzi *

Sigaretta

 

 

 

“Le parole hanno cessato di comunicare. Ogni parola è detta perché non se ne oda un’altra. La parola, anche quando non afferma, si afferma…” (J.Saramago: “Di questo mondo e degli altri”, 1985). Forse non sarebbe neppure necessario scomodare un Premio Nobel per rimarcare l’assoluto silenzio stampa, della comunicazione via etere e via filo su un tratto dell’ultimo DCPM emanato dal nuovo Governo, analogo nelle concessioni ed equiparazioni ai precedenti: la classificazione delle tabaccherie come “beni essenziali” e dunque come i negozi di generi alimentari. E’ vero che, oltre a legittimamente smerciare tabacchi e sigarette, le tabaccherie forniscono ricariche su carte prepagate e permettono il pagamento di varie bollette, ma l’asimmetria di fondo diviene macroscopica se la medesima equipollenza viene fatta valere anche per gli esercizi specializzati nel commercio di sigarette elettroniche e di liquidi da inalare, non meno dannosi del fumo tradizionale.

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