Tecniche e strumenti di prevenzione per la salute degli operatori sanitari che si occupano di vittime di violenza.

 

FONTE C.I.I.P 

A cura del Servizio di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro della ASL Città di Torino e dell’Università degli Studi di Torino, febbraio 2019

Nell’introduzione si sottolineano le differenze fra la violenza che avviene entro le mura domestiche e le violenze di genere da estranei.

Vengono illustrati i materiali ed i metodi (somministrazione di questionari con modelli della Piattaforma “Google Forms” (garantendo l’anonimato del compilatori) e i risultati (identificazione del campione, approccio individuale alla violenza di genere, procedure operative per la presa in carico delle vittime che riferiscono di aver subito violenza, approccio psicologico individuale).

Nelle conclusioni è emerso che i professionisti che si occupano delle tematiche specifiche operano in centri dedicati per l’accoglienza e per i supporti psicologici. Il dato più importante è che pochissimi operatori sanitari hanno usufruito di un supporto psicologico tale da fornire una uniformità delle procedure e di protocolli unici per la gestione delle vittime onde fornire equilibrio, competenza e umanità.

Operatori sanitari in trincea, ma la legge per ridurre aggressioni e violenze è ancora ferma

 

Anche nella stagione estiva non si fermano le aggressioni a medici, operatori sanitari e soccorritori.
Sono tanti i casi di cronaca – più o meno eclatanti – che continuano a ripetersi, spesso per problemi di carattere organizzativo e carenza di personale, ma anche per un mutamento del rapporto medico/paziente.

L’ARTICOLO PROSEGUE SU SICUREZZAELAVORO.ORG

MORTI SUL LAVORO: LA STRAGE CONTINUA. IL GOVERNO AFFRONTI LA QUESTIONE SICUREZZA SUL LAVORO

 

 

Non bastano più le parole di sdegno gridate e scritte sui manifesti mille volte. Le frasi dolenti di circostanza ripetute alla fine di ogni piccolo articolo dei giornali di provincia che annuncia una morte su lavoro appaiono sempre più un rituale che non consola né placa la rabbia di chi ha perduto un famigliare o una persona amica.
Il quotidiano online Repubblica ha aperto un canale che riporta le notizie quotidiane di morti sul lavoro: una ecatombe.
Ma come è possibile che nell’agosto 2019 due operai muoiano uccisi dalle esalazioni durante l’ispezione di un pozzo di percolato di una discarica ? Le procedure per lavori in ambienti confinati sono note da tempo. Chi ha mandato quei due lavoratori a fare l’ispezione senza prima bonificare il pozzo ? Oggi esistono rilevatori di gas inquinanti che costano poche centinaia di euro. Con l’uso di un rilevatore verosimilmente quei lavoratori, ad Alliano di Matera, non sarebbero entrati nel pozzo. Una tragedia evitabile ? Quasi certamente si. Per evitarla era necessario che l’Azienda di cui erano dipendenti avesse predisposto una valutazione dei rischi di lavoro in ambienti confinati. E’ stata fatta questa valutazione ? Sono stati adottati i DPI e gli strumenti di rilevazione per evitare ai lavoratori di scendere nel pozzo saturo di gas ? Certo è compito della magistratura individuare eventuali responsabilità penali ma non per questo non possiamo non porci questi quesiti. Quante sono le aziende che lavorano senza un metodo senza criteri per valutare e gestire i rischi ? Dal numero crescente degli incidenti mortali sono purtroppo molte.

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Incidenti sul lavoro di cui non parliamo

FONTE EQUALTIMES.ORG CHE RINGRAZIAMO 

Autrice Maria José Carmona

Lo scorso maggio, il 23enne cittadino nepalese Pujan Koirala, un corriere della società spagnola Glovo, è stato ucciso mentre effettuava una consegna. Pujan non aveva un visto di lavoro e lavorava sotto il profilo di un altro pilota. Nella foto sopra, le persone a Barcellona mostrano proteste per la morte di Koirala. (Isaac Santana)

Un’infermiera che lavora in un ospedale, un corriere che consegna cibo a casa, una donna delle pulizie che pulisce le camere d’albergo, un impiegato che accumula straordinari, il barista che deve accumulare due o tre lavori per sbarcare il lunario. Nessuno chiamerebbe questi lavori pericolosi in se stessi, eppure è esattamente quello che sono diventati oggi.

Entro il 2019, non è necessario aggrapparsi alle impalcature per rischiare la vita. Precarietà, stress e superlavoro ti fanno star male. Possono persino uccidere. E anche più degli incidenti stessi.

Di tutti i decessi registrati ogni giorno per cause legate al lavoro ( 7.500 secondo l’OIL ), meno del 14% di questi si verifica “sul posto”. La stragrande maggioranza di questi decessi, circa 6.500, si verificano lentamente a causa di una lunga malattia fisica ( cardiocircolatorio, respiratorio, legato al lavoro , ecc.) O di malattia mentale.

Gli ambienti in cui lavoriamo oggi sono molto più sicuri di quelli di 30 anni fa, ma la salute fisica ed emotiva dei dipendenti rimane fragile. E per una buona ragione. Da un lato, si può notare che i rischi esistenti in precedenza sono persistiti: nell’Unione europea , il numero di incidenti mortali associati al settore delle costruzioni è aumentato in modo significativo negli ultimi anni. D’altro canto, i rischi emergenti, in particolare quelli associati all’economia digitale e ai rischi psicosociali , stanno aumentando. Questi sono rischi come stress, affaticamento o molestie legati all’organizzazione del lavoro, programmi, requisiti o incertezza.

 

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Che cosa inquina l’aria nel bacino emiliano-romagnolo?

FONTE SNPAMBIENTE 

Il sito tematico Alimenti e Salute della Regione Emilia-Romagna ha pubblicato una video-intervista a Vanes Poluzzi, responsabile dei Centri tematici Qualità dell’aria e Aree urbane di Arpae Emilia-Romagna, che spiega i meccanismi che determinano la qualità dell’aria in Emilia-Romagna. Tra gli aspetti toccati l’orografia del bacino Padano e la relazione con l’inquinamento atmosferico nella regione, i fenomeni critici di accumulo degli inquinanti e di invecchiamento dell’aria, il meccanismo di formazione del particolato e gli inquinanti più critici, il PM10 e i settori che più contribuiscono all’aerosol primario e secondario; non mancano indicazioni su cosa fare per ridurre l’inquinamento atmosferico.

In un video l’esperto Vanes Poluzzi (Arpae Emilia-Romagna) spiega in modo approfondito, con taglio divulgativo, i meccanismi che determinano la qualità dell’aria in Emilia-Romagna.

 

Nessun controllo a distanza e piena tutela dei lavoratori: tre nuovi accordi aziendali su sistemi di videosorveglianza e geolocalizzazione

 

FONTE FIOM CGIL BOLOGNA

Il primo accordo aziendale che disapplicava il jobs act proprio in materia di controlli a distanza l’abbiamo sottoscritto nel settembre del 2015 con la Toyota Material Handling di Casalecchio.

Poi sono arrivati gli accordi della Site (gennaio 2016), della Ducati Motor e di Automobili Lamborghini (entrambi del marzo 2017), della Bonfiglioli Riduttori (ottobre 2017).

Pochi giorni prima della chiusura estiva la FIOM di Bologna ha sottoscritto altri tre accordi che vanno in una direzione ormai diffusa e chiara. Si rispetta lo Statuto dei Lavoratori, si limitano i danni del jobs act, si tutelano i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori in fabbrica, in ufficio e ovunque si effettua la prestazione lavorativa.

Alla T.S srl di Calderara (azienda che occupa una quarantina lavoratori e realizza componentistica ed allestimenti di interni per yacht) è stato sottoscritto un accordo tra FIOM, RSU con Azienda e CNA che interviene sia in materia di sistema di videosorveglianza che di geolocalizzazione dei veicoli aziendali precisando che “in nessun modo, né diretto, né incidentale, né preterintenzionale tali sistemi verranno utilizzati per esercitare un controllo a distanza dei lavoratori o di controllo della prestazione lavorativa”.

Alla ISB srl di Castel Maggiore (azienda che occupa circa 40 lavoratori) l’accordo firmato da FIOM e Azienda riguarda l’installazione di un sistema di videosorveglianza a tutela del patrimonio aziendale e viene sancito che “nessun controllo diretto o indiretto verrà effettuato sull’attività lavorativa del personale”.

Importante anche l’accordo firmato da FIM FIOM UILM Bologna, RSU Ima e Direzione Aziendale a fine luglio

alla IMA spa di Ozzano Emilia (circa 2000 dipendenti), sempre in merito all’installazione di un sistema di videosorveglianza. Nell’accordo si precisa che “le immagini non saranno, in alcun caso, utilizzate dalla Società per finalità di controllo continuativo a distanza relativamente alle modalità di esecuzione delle prestazioni da parte dei lavoratori”.

Siamo quindi di fronte ad una coerente e diffusa azione di contrattazione che applica rigorosamente la tutela prevista dallo Statuto dei Lavoratori prima delle modifiche apportate dal jobs act, sia nelle situazioni più tradizionali (impianti di videosorveglianza per la tutela del patrimonio aziendale), sia in quelle che si presentano di fronte ai cambiamenti nel mondo del lavoro (ad esempio i dispositivi con controllo satellitare, gli automezzi dotati di gps, ecc…).

Tutto questo è reso possibile grazie al sindacato in fabbrica, grazie alla presenza e all’azione della FIOM e dei suoi delegati.

Bologna, 31 Agosto 2019

FIOM CGIL BOLOGNA