C’era una volta il Piano pandemico

Fonte Saluteinternazionale

Autore : Filippo Curtale

Il piano pandemico è stato ignorato, il virus entrato in Italia ha circolato liberamente per settimane, le competenze epidemiologiche italiane non sono state attivate.

“Si è scambiata una emergenza, che era di sanità pubblica, per una emergenza di terapie intensive. All’inizio, non sono stati isolati casi, non sono state fatte le indagini epidemiologiche, non sono stati fatti i tamponi ai pazienti, i medici sono andati in giro senza protezione individuale… e soprattutto hanno involontariamente diffuso il contagio”. (Dott. Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei Medici di Bergamo)

La pandemia ha preso tutti di sorpresa, la popolazione, gli esperti, i nostri governanti e soprattutto chi si occupa di sanità. Eppure, sappiamo tutti che non si può abbassare la guardia nei confronti delle malattie infettive. Il “salto di specie” (Spillover), responsabile delle epidemie di Ebola e HIV/AIDS sostenute da virus degli animali selvatici, si sta verificato sempre più frequentemente ed ha già causato negli ultimi anni delle pandemie (influenza aviaria A/H5N1 2005, influenza suina A/H1N1, 2009), varie epidemie di coronavirus da pipistrelli e cammelli (SARS 2002-03, MERS 2012), fino all’attuale Covid-19.[1] Nel 2005 la minaccia mortale di una pandemia era un argomento che occupava le copertine della stampa internazionale. La cover story di TIME, del 17 ottobre 2005, riportava l’allarme degli esperti di sanità sulla pandemia (di influenza aviaria) che stava arrivando, e che avrebbe ucciso milioni di persone, devastato l’economia mondiale e causando la chiusura (shut down) di tutto il mondo industrializzato e non. In quegli anni il nostro Ministero della salute metteva a punto il “Piano nazionale di preparazione e risposta ad una pandemia influenzale” (Vedi Risorsa) che definiva obiettivi ed attività da realizzare per evitare di trovarci travolti dalla pandemia.[2]

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