Monopattini elettrici soluzione anti traffico ? O produttori di nuovi pazienti per gli ospedali ortopedici.

 

 

 

L’offerta di prodotti per la mobilità dell’ultimo miglio come monopattini elettrici che si possono estrarre al parcheggio in periferia dal bagagliaio dell’auto ha avuto molto successo.

La stessa offerta in sharing sta riscontrando molto successo in città come Parigi e Berlino.

Questi mezzi elettrici, leggeri e pratici vengono ora usati in Italia  senza che vi sia una regolamentazione  ufficiale.

Non sono omologati, non dovrebbero circolare, non hanno limitatori di velocità, se ne vedono già  in diverse città che sfrecciano a 30 e più chilometri orari. Utenti senza casco con zainetto o borsa a tracolla fanno la gimcana in piazze, zone pedonali tra pedoni che vengono sfiorati da questi nuovi centauri sprezzanti del pericolo  che costituiscono per sé e per gli altri.

Il governo italiano si appresta a regolarizzare questa situazione con una modifica del Codice della Strada che prende atto di questa nuova situazione che va regolamentata.

Vorremmo sommessamente fare notare a chi dovrà legiferare che questi mezzi elettrici hanno le ruote molto piccole. Nelle strade di molte città da tempo, per a ragione della mancata manutenzione vi sono buche , avvallamenti, che possono fare impuntare i monopattini: il ruotino davanti entra nella buca, il mezzo si blocca e il guidatore prende il volo …. Non riusciamo ad immaginare come un cittadino romano possa inforcare a cuor leggero il monopattino e apprestarsi a fare una gimcana tra una buca e l’altra… e arrivare in ufficio incolume.

Un altro aspetto riguarda le vie di utilizzo. Per ragioni di sicurezza non dovrebbero circolare sotto i portici ove ci sono i pedoni, donne con bambini, ecc

Altrimenti tra i futuri pazienti dei Presidi Ortopedici vi sarà una crescente quota di pedoni.

Non siamo contrari all’uso del monopattino, riteniamo solo che vi debba essere una riflessione seria sulle condizioni delle strade metropolitane sulle quali questi mezzi si troveranno a viaggiare. Abbiamo visto a Berlino e Parigi questi mezzi. A Parigi Limebike ha una presenza molto  consistente e di successo. Anche a Parigi abbiamo visto molti utenti viaggiare senza il casco…

Sarebbe opportuno che vi fosse un monitoraggio degli  eventi infortunistici derivanti dall’uso di questi nuovi mezzi

Alcuni punti fermi che dovrebbero essere ben regolamentati:

  • Obbligo del casco e para ginocchia  per gli utenti
  • Assicurazione obbligatoria del mezzo o dell’utilizzatori anche per responsabilità civile verso terzi
  • Le vie di scorrimento devono essere le strade normali, non i marciapiedi ove circolano i pedoni
  • La velocità non dovrebbe superare i 15 Km orari
  • Divieto d’uso per i minori di 16 anni
  • Omologazione e monitoraggio sulla qualità dei mezzi

Editor

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I monopattini elettrici sono la nuova bolla?

La sentenza “vaccinare o mascherare” induce gli ospedali di Londra a rivedere le politiche

 

Gli ospedali londinesi dicono che rivedranno le loro politiche che richiedono operatori di assistenza in prima linea per ottenere una vaccinazione antinfluenzale o indossare una maschera protettiva durante la stagione influenzale alla luce della decisione di un arbitro del lavoro secondo cui tali politiche non hanno dimostrato di rendere i pazienti più sicuri.

L’articolo prosegue alla fonte CBC

Misure transitorie” di cui agli articoli 7 e 8 del decreto concernente “Regolamento sulle misure e sui requisiti dei prodotti fitosanitari per un uso sicuro da parte degli utilizzatori non professionali

Riproduciamo dal sito del  Ministero della Salute

” E’ in via di finalizzazione la procedura di adozione del decreto concernente “Regolamento sulle misure e sui requisiti dei prodotti fitosanitari per un uso sicuro da parte degli utilizzatori non professionali”. Al fine di agevolare l’implementazione delle “misure transitorie” previste agli articoli 7 e 8 del suddetto decreto, in attesa della sua pubblicazione, si forniscono informazioni ed indicazioni applicative queste ultime rivolte, in particolare, alle imprese titolari di prodotti fitosanitari.”

Consulta:

  • Indicazioni applicative
  • Allegato 1  (format per la presentazione dell’elenco dei prodotti per cui si richiede la modifica dell’etichetta)
  • Allegato 2 (modulo di istanza da utilizzare per richiesta di modifica dell’etichetta)

 

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Sull’utilizzo prioritario dei DPC rispetto ai DPI

segnalazioni

Sull'utilizzo prioritario dei DPC rispetto ai DPI
Gerardo Porreca

 Gerardo Porreca
 Sentenze commentate

 
05/02/2018: Nei lavori in quota contro il rischio di caduta dall’alto vanno utilizzati prioritariamente i dispositivi di protezione collettiva. l’uso dei dpi è consentito se la protezione collettiva sia tecnicamente impossibile e per esposizioni di breve durata.

Due le disposizioni in materia di sicurezza sul lavoro messi in evidenza in questa sentenza dalla Corte di Cassazione chiamata a decidere sul ricorso presentato da un datore di lavoro per l’infortunio occorso a un lavoratore che, salito con i ramponi su di un palo in legno per sostituire un cavo telefonico, è caduto da una altezza di 4 metri per la rottura del palo stesso alla sua base.

A difesa dal rischio di caduta dall’alto nei lavori in quota, ha messo in evidenza la suprema Corte, vanno previsti nei DVR e utilizzati prioritariamente i dispositivi di protezione collettiva limitando il ricorso a quelli di protezione individuale solo nel caso che sia tecnicamente impossibile l’utilizzo di quelli collettivi e nel caso di limitati livelli di rischio o di una breve esposizione allo stesso.

L’ARTICOLO PROSEGUE ALLA FONTE SU PUNTOSICURO.IT

Morti per esalazioni di gas: come prevenire questi infortuni?

Riproduciamo da Punto Sicuro  questa intervista importante sulla tragedia sul lavoro avvenuta nell’Azienda Lamina di Milano. Ringraziamo Punto Sicuro per il prezioso lavoro d’informazione sulla sicurezza. Editor
Morti per esalazioni di gas: come prevenire questi infortuni?
Tiziano Menduto

 Tiziano Menduto
 Interviste e inchieste

 
22/01/2018: Riflessioni e considerazioni sulla prevenzione e su quanto può essere avvenuto all’azienda Lamina spa dove sono morti quattro lavoratori per esalazioni di gas. Ne parliamo con Adriano Paolo Bacchetta, esperto in materia di spazi confinati.

Milano, 22 Gen – Giovedì è morto anche il quarto operaio, Giancarlo Barbieri, coinvolto nel gravissimo incidente che è avvenuto a Milano alla Lamina spa, azienda di produzione per laminazione a freddo di nastri di alta precisione in acciaio e titanio.

PuntoSicuro, che si occupa per lo più di aspetti tecnici, di prevenzione in materia di sicurezza e salute sul lavoro, raramente interviene direttamente sui recenti fatti di cronaca in materia di infortuni. Il ruolo di commento e approfondimento del nostro giornale diventa difficile quando la magistratura sta ancora lavorando, quando sia ancora difficile dipanare cause e responsabilità.

Tuttavia ci sono tipologie di incidenti – come fu per quello relativo all’ incendio alla Thyssenkrupp e come è per questo di Milano – che possono e devono far scaturire utili riflessioni che, al di là degli aspetti meramente tecnici, ci permettano di comprendere la situazione della sicurezza in Italia.

E per raccogliere qualche considerazione “competente” abbiamo chiesto aiuto ad Adriano Paolo Bacchetta, coordinatore di spazioconfinato.it e tra i principali esperti nazionali in tema di “ambienti sospetti di inquinamento o confinati”. Non è stato semplice coinvolgerlo, nessuno ama rispondere su temi che evolvono giornalmente, che potrebbero mutare a seconda dei riscontri che ci saranno. Tuttavia abbiamo ottenuto alcune risposte che ci permettono di offrire qualche spunto di riflessione ai nostri lettori.

Partendo dai pochi dati certi e di là dalle tante ipotesi che si possono fare riguardo al gravissimo incidente alla Lamina, cerchiamo di fare qualche breve riflessione. Intanto mi pare che quanto è avvenuto riguardi un ambiente confinato e non deve essere la prima volta che infortuni di questo tipo avvengono durante operazioni di manutenzione o pulizia di forni…

Adriano Paolo Bacchetta: “Non è mia abitudine commentare ‘a caldo’ un evento drammatico, come quello successo a Milano, tenuto conto del rincorrersi delle notizie parziali e, talvolta, contraddittorie provenienti degli organi d’informazione. Questo anche perché gli accertamenti tecnici degli inquirenti sono ancora in corso.

Fatto salvo il commosso sentimento di cordoglio per le vittime e i loro familiari, ogni considerazione potrebbe essere certamente passibile di errori, anche grossolani, derivanti dalla limitata disponibilità d’informazioni circostanziate.

Tuttavia, volendo aderire alla richiesta di formulare qualche ipotesi preliminare che, come detto, potrà essere confermata o smentita in futuro quando si avranno informazioni di dettaglio, bisogna rilevare che sul sito web della Lamina S.p.A. si legge che all’interno dello stabilimento è operativo un forno statico di ricottura a campana “Ebner” con raffreddamento ad acqua in cascata, che permette la ricottura degli acciai ad alto e medio tenore di carbonio e del titanio. Non ho dati sul tipo, modello e caratteristiche specifiche del forno in questione ma, in generale, si può dire che questo è un sistema di ricottura tra i più frequenti e di notevole impiego nei cicli di lavorazione a freddo, soprattutto quando vi sia la necessità di trattare grosse quantità di materiale. La letteratura indica che la struttura di questi forni è usualmente rappresentabile come una base su cui sono sovrapposti a strati i rotoli di materiale (coils) che devono essere sottoposti a ricottura e un sistema a due campane che isola gli stessi coils dall’ambiente esterno, in modo da poter generare nel volume interno un’atmosfera controllata, ovvero in cui l’ossigeno è a bassissime concentrazioni (o praticamente assente). Questo consente di evitare alterazioni del materiale derivanti da fenomeni di ossidazione, possibili in caso di processi di ricottura della durata di diverse ore, oltre ad assicurare un’elevata qualità superficiale dei nastri e l’ottenimento di caratteristiche meccaniche ottimali dopo la ricottura. I gas indicati sul sito aziendale come in uso per controllare l’atmosfera interna, sono argon o azoto.

Io non ho visitato direttamente i luoghi ma, considerata la particolare forma del forno (in tal senso anche la foto presente sul sito web aziendale) e delle normali modalità di apertura e movimentazione verticale delle campane, oltre al riferimento agli organi di stampa che hanno parlato di “forno interrato”, posso immaginare che si tratti di un’installazione in buca, in altre parole una vasca a cielo libero cui si accede normalmente sul fondo mediante una normale scala fissa e avente una profondità idonea a contenere l’intero sviluppo verticale del forno o, almeno, una sua parte (dalle notizie di stampa si dovrebbe trattare di una vasca profonda circa 2 metri e di un forno alto circa 4 metri, condizione che prevede che lo stesso sporga rispetto al piano di calpestio. Questo sarebbe anche coerente con l’immagine pubblicata sul sito web aziendale). Potrei ovviamente sbagliarmi, ma credo che la rappresentazione che ho fatto in precedenza sia ragionevole e pertanto, se quanto ipotizzo fosse corretto, il personale non dovrebbe essere “entrato nel forno” come riportato in un primo tempo nei lanci delle agenzie di stampa (in letteratura non ho trovato indicazioni riguardanti forni Ebner di questa potenzialità con portelli d’ispezione accessibili o passi d’uomo sulle campane), ma potrebbe essere sceso nella vasca a cielo libero al cui interno è installato il forno. Le testimonianze di alcuni dipendenti della Lamina riferiscono che, quando non hanno visto uscire i colleghi, altri due si sono affacciati, e questo sarebbe coerente con l’ipotesi di una vasca interrata con parapetto perimetrale (in tal senso ritorno a citare la foto presente sul sito web aziendale)”.

Da quello che lei ha potuto comprendere dalle diverse ricostruzioni dell’incidente, al di là dall’allarme che non sarebbe entrato in funzione, quali potrebbero essere le carenze in materia di sicurezza. O meglio, visto che le informazioni in nostro possesso non sono ancora molte, quali sono negli infortuni avvenuti in passato in questa tipologia di spazi le carenze più frequenti?

 

Adriano Paolo Bacchetta: “Come giustamente osserva, la situazione è ancora priva di certezze. L’effettiva presenza di sensori, la loro tipologia e corretto funzionamento, saranno certamente punti salienti degli accertamenti tecnici da parte degli inquirenti. Resta però il fatto che, i testimoni presenti, hanno raccontato che non erano presenti odori e che, quando hanno cercato di portare soccorso ai colleghi, sentivano ‘mancare l’aria’. Questo dovrebbe rafforzare l’ipotesi della presenza di un’atmosfera sotto ossigenata per il rilascio accidentale di uno dei gas tecnici utilizzati per l’inertizzazione dell’interno delle campane (azoto o argon). Probabilmente, come ho già detto, tutto potrebbe essere quindi da ricondurre non tanto all’ingresso all’interno di un’apparecchiatura (entrata nel “forno interrato”), ma all’accesso all’interno di una vasca interrata a cielo libero, in cui potrebbe essersi creata un’atmosfera con una ridotta percentuale di ossigeno. In generale, l’analisi degli incidenti occorsi in passato, individua nella presenza di un’atmosfera pericolosa (sotto-ossigenazione o presenza di gas/fumi/vapori tossici), la causa d’incidenti nel 52,2% dei casi (elaborazione dati IN.FOR.MO 2014 – scheda “Gli ambienti confinati”). Sempre in conformità a questa elaborazione, seguono con il 24,4% le cadute dall’alto o in profondità dell’infortunato, con il 10% le cadute dall’alto di gravi e nel restante 13,4% sono ricomprese tutte le altre cause. Per quanto riguarda i luoghi, l’analisi dei dati indica che cisterne/serbatoi/autoclavi sono gli ambiti in cui si sono verificati il 28,8% degli incidenti: A seguire con il 22,2% le vasche, quindi i pozzi/pozzetti con il 15,5%, i silos con l’11,1%, le camere/cavedi con il 10% e per finire, con il 12,2 % altri luoghi (canalizzazioni, condotte, stive, celle frigo, ecc.). A riguardo, mi sono recentemente occupato dell’analisi di alcuni casi studio riguardanti incidenti occorsi in silos (o sili) di materiale incoerente dove, oltre al problema dell’atmosfera interna (sotto-ossigenazione o presenza di una miscela di anidride carbonica e ossidi di azoto per fermentazione naturale degli insilati tagliati da poco), le altre cause sono state il seppellimento (engulfment) per il distacco improvviso dalle pareti di ampie porzioni di materiale, il cesoiamento degli arti a causa del contatto dell’operatore con la coclea di fondo oppure, in alcuni casi, anche l’esplosione. La casistica è varia, come pure lo sono le cause. È però vero che, nel complesso, è possibile identificare gli ambiti e le cause maggiormente ricorrenti, in modo che sia possibile valutare e, se del caso, adottare adeguate misure di prevenzione e protezione. Questo, però, non significa che sia possibile categorizzare i luoghi e le attività all’interno di una sorta di “griglia decisionale”, che consenta di poter definire in modo automatico la classificazione di un ambiente mettendo semplicemente una crocetta in corrispondenza di qualche casella presente in generiche checklist preconfezionate. Tutto dipende dall’effettuazione di una corretta e adeguata valutazione dei rischi. A riguardo, ricordo che la normativa 29 CR OSHA 1926.21(b)(6)(ii) identifica come Confined Space (ai fini della somministrazione di un’adeguata informazione/formazione sui rischi e addestramento all’utilizzo dei DPI e applicazione delle procedure di emergenza), anche una vasca a cielo libero avente una profondità maggiore di quattro piedi, ovvero circa 1,22 metri”.

 

Ci troviamo poi spesso ad affrontare anche il tema degli infortuni tra i soccorritori. In ogni azienda il soccorso negli spazi confinati o, comunque, negli ambienti sospetti di inquinamento (ex art.66, D.Lgs. 81/2008), immagino debba essere ben pianificato. Qual è, da questo punto di vista, la sua esperienza nei tanti convegni e corsi realizzati sulla sicurezza di questi ambienti?

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