Stephan Schmidheiny
Autore : Claudio Carrer
Fonte: Areaonline.ch che ringraziamo
«Il 14 gennaio 2020 riprende finalmente il cammino per dare giustizia alle migliaia di vittime dell’Eternit». Con queste parole l’Associazione dei familiari e delle vittime dell’amianto (Afeva) di Casale Monferrato esprime le proprie aspettative in vista dell’imminente apertura di un nuovo grande capitolo del processo Eternit bis, che vede imputato il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny come responsabile delle morti di lavoratori e cittadini causate dagli stabilimenti italiani della multinazionale del cemento-amianto, di cui è stato padrone e massimo dirigente tra la metà degli anni Settanta e il 1986. Un capitolo che si scrive a Vercelli, dove il Giudice dell’udienza preliminare (Gup) dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio della Procura della Repubblica, che come imputazione a carico di Schmidheiny indica l’omicidio volontario.
Il procedimento, che riguarda 392 casi di lavoratori (poco meno di una settantina) e di cittadini morti ammazzati dalle polveri di amianto disperse negli ambienti di lavoro e di vita dalla sua fabbrica di Casale Monferrato, è uno dei quattro tronconi del processo avviato nel 2015 a Torino ma che nel 2016, in seguito alle decisioni del Gup del capoluogo piemontese, è stato spacchettato.
Si ricomincia da Vercelli
Le sedi giudiziarie chiamate ad occuparsene, per competenza territoriale, sono così diventate quattro: Torino, dove Schmidheiny lo scorso 23 maggio è stato condannato a quattro anni di carcere per omicidio colposo aggravato per la morte da esposizione all’amianto di un ex dipendente della Eternit di Cavagnolo e di una cittadina che viveva nelle vicinanze della fabbrica; Napoli, dove Schmidheiny dal 12 aprile scorso è sotto processo davanti alla Corte di Assise e dove il reato ipotizzato è quello di omicidio volontario, in relazione alla morte di 6 operai dello stabilimento di Bagnoli e di due loro familiari; Reggio Emilia dove si attendono ancora le prime mosse della Procura, che si occupa delle vittime della sede Eternit di Rubiera; e infine, appunto, Vercelli, competente per il filone più importante dell’Eternit bis, perché riguarda la tragedia di Casale Monferrato, la “città martire”, con i suoi oltre 2.000 morti, un nuovo caso di mesotelioma e un funerale alla settimana. Ma anche una città simbolo a livello mondiale per tenacia e resilienza, una città non dell’amianto ma della lotta contro l’amianto.
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