FONTE: PUNTOSICURO.IT CHE RINGRAZIAMO
Autore: Tiziano Menduto
Categoria: Interviste e inchieste
Bologna, 14 Dic – Molti articoli di PuntoSicuro hanno ricordato che il Regolamento REACH ( regolamento (CE) n. 1907/2006) prevede che tutte le informazioni sui prodotti chimici riguardanti le loro proprietà pericolose, insieme a condizioni d’uso e misure di gestione dei rischi, siano rese note mediante la scheda di dati di sicurezza (SDS). Ma questo avviene adeguatamente nel comparto agricolo?
E con riferimento ai temi della campagna europea « Salute e sicurezza negli ambienti di lavoro in presenza di sostanze pericolose» 2018-2019, quale è oggi la sicurezza di coloro che hanno a che fare con le sostanze/miscele pericolose in agricoltura, lavoratori e non? C’è un’adeguata interazione tra utilizzatori finali delle sostanze/miscele e produttori?
L’uso sicuro dei prodotti chimici in agricoltura
Per affrontare questo tema, abbiamo intervistato Celsino Govoni (Dirigente Chimico Ausl Modena, Dipartimento Sanità Pubblica dell’AUSL di Modena), uno degli organizzatori e responsabili degli incontri che si tengono annualmente ad Ambiente Lavoro in materia di applicazione dei Regolamenti REACH e CLP.
Gli abbiamo fatto alcune domande con riferimento ad una sua relazione al convegno “REACH_AGRICOLTURA – L’applicazione dei Regolamenti REACH e CLP in ambito agricolo. Prodotti Fitosanitari, Biocidi, Fertilizzanti, Detergenti e tutti gli altri prodotti chimici: immissione sul mercato, informazione sul pericolo e la gestione del rischio” ad Ambiente Lavoro 2018 di Bologna. La relazione si soffermava sull’uso sicuro nell’impiego professionale dei prodotti chimici in agricoltura.
Partendo anche dalla constatazione che “circa il 70% delle schede di sicurezza presenti sul mercato”, a livello europeo, non sono conformi, come migliorare la sicurezza in un comparto, quello agricolo, dove sono frequenti malattie e infortuni professionali correlati al rischio chimico?
Quali sono le criticità dei controlli sui prodotti chimici per la tutela di tutti coloro, anche non lavoratori o animali domestici, possono venire a contatto con tali prodotti?
Come favorire un uso sicuro dei prodotti?
Gli agricoltori leggono le schede di sicurezza? Forniscono informazioni sugli eventuali errori o non conformità contenute?
E quanto è importante la formazione per migliorare la sicurezza?
Come sempre diamo ai nostri lettori la possibilità di seguire integralmente la video intervista e/o di leggerne una parziale trascrizione.
L’intervista di PuntoSicuro a Celsino Govoni
Sono rilevanti i rischi chimici in agricoltura e le conseguenze sui lavoratori di un non idoneo utilizzo dei prodotti pericolosi?
Celsino Govoni: “Assolutamente sì, nel senso che questo convegno, che abbiamo progettato insieme al Ministero della salute, al Coordinamento delle Regioni e l’Inail, aveva proprio l’obiettivo di fare luce sulle problematiche legate all’esposizione a sostanze chimiche in ambito agricolo. In relazione a che cosa? In relazione alle informazioni presenti sul mercato, ovviamente, e relativamente alle sostanze che si impiegano e che fanno parte di taluni preparati, di miscele pericolose che da sempre si utilizzano in ambito agricolo.
L’obiettivo è quello di aver favorire una formazione in merito alla gestione del rischio chimico in ambito agricolo, proprio perché talune miscele, come i prodotti fitosanitari, come i biocidi, come i fertilizzanti e i detergenti sono tipologie di miscele che hanno caratteristiche particolari. Cioè sono legati al rispetto di norme verticali in cui i regolamenti delle sostanze chimiche, cioè i regolamenti europei REACH e CLP, entrano in maniera orizzontale.
Per cui in questo insieme di adempimenti, sulla base della normativa di prodotto e gli obblighi del datore di lavoro, nel momento in cui applicano le norme in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi lavoro, il datore di lavoro stesso si trova a non comprendere bene quali siano le informazioni utili. Le informazioni, invece, (…) che sono a corredo di queste miscele, sono importanti da conoscere e da applicare e aiutano all’utilizzazione sicura dei prodotti chimici”.
Mi pare che quando parliamo di salute e sicurezza nell’uso dei prodotti chimici in agricoltura parliamo di salute e sicurezza non solamente per i lavoratori, ma anche per tutti coloro che possono venire a contatto con i prodotti pericolosi…
C.G.: “(…) È un tema, chiaramente, che coinvolge la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, ma anche la salute e sicurezza nei luoghi di vita. In questo senso l’interazione fra la normativa di prodotto, delle miscele che abbiamo citato prima (prodotti fitosanitari, biocidi, fertilizzanti, detergenti, …) entra in un ambito sia lavorativo che domestico, dei luoghi di vita.
Il fatto che i controlli siano stati storicamente effettuati su alcune tipologie di prodotti largamente usati, come i prodotti fitosanitari, ha però in qualche maniera occluso la possibilità di fare controlli su altri prodotti riconosciuti come meno pericolosi, ma anch’essi pericolosi (…)”.
Come portare gli agricoltori ad un uso sicuro dei prodotti chimici? Mi pare che alla base di un uso sicuro ci sia anche la conoscenza dei Regolamenti europei e specialmente delle Schede di Dati di Sicurezza (SDS). Gli operatori di questo comparto leggono le SDS? Interagiscono con i fornitori?
C.G.: “Sappiamo che l’età media degli agricoltori sta diminuendo. In passato c’era un aumento e l’età media degli agricoltori si aggirava intorno ai 54 anni. Ultimamente c’è un abbassamento, nel senso che i giovani gradualmente si introducono nel mondo il lavoro e la cultura sta aumentando. Ma non è ancora ad un livello per cui si possa abbassare la guardia su questo tema. Perché l’agricoltore, che è un soggetto che gestisce un’azienda e nello stesso tempo lavora attivamente, e quindi fatica, ha sempre meno tempo (…) e questo non gli permette di essere molto assiduo nella lettura di schede che richiedono una certa preparazione.
Diciamo che l’agricoltore che è soggetto all’abilitazione, all’acquisto e all’uso dei presidi sanitari, segue dei percorsi formativi stabiliti dal decreto sul PAN, Piano d’Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari in agricoltura. In qualche maniera questo certificato di abilitazione (…) viene ottenuto attraverso corsi di formazione che durano almeno 20 ore – in alcuni casi, in alcune Regioni, anche 25 ore – che danno la possibilità di avere gli strumenti per poter leggere e interpretare correttamente queste schede.
Tuttavia vi è difficoltà ad avere questo feedback sul fatto che l’agricoltore legga veramente tutto e sappia leggere correttamente quello che è scritto nella scheda di sicurezza. Il che ovviamente gli permetterebbe di utilizzare correttamente le misure di gestione del rischio, quindi le misure di prevenzione e protezione (…).
In queste schede, prodotto per prodotto, io avrei tutti gli elementi che mi rendono possibile un uso sicuro. Riguardo al fatto che, nella realtà, questo aspetto venga applicato correttamente, ovviamente bisogna fare valutazioni caso per caso, anche in funzione dei livelli, diciamo, di formazione che si sviluppano all’interno delle diverse Regioni.
Non tutte le regioni adottano in maniera pedissequa quello che il decreto del PAN richiede (…). Se sui prodotti fitosanitari abbiamo degli elementi in più, perché si passa obbligatoriamente attraverso un’abilitazione all’acquisto e all’uso di questi prodotti, non c’è la stessa modalità [per altri prodotti], se non attraverso gli obblighi del decreto 81; nel senso che gli RSPP, il responsabile della sicurezza, gli stessi datori di lavoro devono partecipare a dei corsi di formazione, ma quasi sempre non sono specifici su questo tema (…).
Per cui sul problema dei biocidi, come sul problema dei fertilizzanti, come sul problema dei detergenti e quindi delle miscele pericolose in generale, non c’è un percorso formativo obbligatorio. Uno deve far tesoro di quello che ha appreso nel corso dei fitosanitari per poter fare delle operazioni di lettura corretta e di applicazione delle misure di gestione del rischio presenti, prevalentemente, nella sezione numero 8 della scheda di sicurezza. Se io leggo bene la sezione numero 8 so già come proteggermi in caso di impiego di prodotti fitosanitari. E quello rappresenta il modo sicuro di impiego.
Addirittura se l’agricoltore fosse veramente attento, potrebbe anche diciamo cogliere che alcune schede di sicurezza sono fatte male. E quindi anche interloquire con il fornitore di queste schede e dirgli che queste informazioni possono essere ambigue e possono essere lette in maniera sbagliata o in alcuni casi sono proprio scorrette. Siccome questo elemento di scorrettezza esiste nel concreto – altrimenti non saremmo qui a fare i convegni di informazione su questi temi – una delle carenze principali è proprio che l’interazione fra l’utilizzatore professionale e il fornitore non c’è quasi mai.
L’utilizzatore ritiene che tutte le informazioni presenti nella scheda siano a norma di legge. Questo purtroppo, per circa il 70% delle schede di sicurezza presenti sul mercato – non sto parlando di schede di sicurezza sui fitosanitari, ma più in generale, ad esempio anche di vernici o di altre miscele pericolose – possono essere considerate non conformi. E addirittura un 30%/35% di quelle valutate – non solo in Italia, non stiamo parlando solo dell’Italia, stiamo parlando di Paesi Bassi, del Regno Unito, dei luoghi in cui sono state fatte attività di controllo – sono anche fasulle, nel senso che la composizione degli ingredienti presenti nella composizione (…) non corrisponde in alcuni casi alla realtà. Cioè vengono messe sostanze in più o sostanze in meno rispetto al reale contenuto. (…)
Noi pensiamo che (…) attraverso questo feedback che dovrebbe venire dall’utilizzatore verso il fornitore, ma anche attraverso l’organo di controllo con le operazioni di vigilanza, si può avere un miglioramento.
Io ritengo, personalmente, che questo miglioramento è in fase attuativa, (…) però l’aiuto di chi nel concreto impiega questi prodotti sarebbe veramente importante. Cioè il fatto che chi riscontri delle non conformità lo segnali, ad esempio all’organo di controllo o allo stesso fornitore perché possa migliorare il livello informativo. Ma ovviamente per poter fare questo bisogna conoscere bene le norme. (…)
Pensiamo ai biocidi. Non era prevista una formazione professionale obbligatoria nei confronti di chi impiega questo tipo di prodotti. Il Ministero della Salute sta studiando in questo momento un decreto, in concerto con le Regioni, per produrre gli elementi e creare un patentino abilitativo per l’uso di questa tipologia di prodotti che si impiegano in ambito domestico. (…) Per fare questo, chi utilizza questi prodotti deve essere formato. Questa formazione si sta cercando di strutturarla”.
Uno dei punti focali, per la sicurezza nell’uso di questi prodotti, è la formazione?
C.G.: “Direi che la formazione, attraverso i percorsi che introduce il decreto legislativo 81 del 2008 e attraverso i corsi abilitanti di tipo professionale, rappresenta un baluardo, una garanzia che l’impiego di questi prodotti venga fatto nel migliore dei modi.
Chi utilizza questi prodotto deve essere addestrato oltre che formato. E anche addestrato all’uso dei DPI, addestrato ad impiegare DPI in modo tale che non siano loro stessi causa di problemi di salute. Perché a volte i DPI sono veramente impattanti, sul viso, sulle vie respiratorie. Per chi soffre di claustrofobia, ad esempio, diventa un problema usare in alcuni casi i DPI. (…)
Non dimentichiamo poi, ad esempio, che quando un agricoltore riceve un’abilitazione all’impiego di prodotti fitosanitari, ogni 5 anni deve rinnovare la sua formazione. (…)
Su altri prodotti, invece, che non hanno questo impatto, c’è meno attenzione.
Ma non ci deve essere meno attenzione perché per l’uso sicuro a cui si vuole tendere – al quale si tende anche come elemento caratterizzante dell’impiego globale delle miscele pericolose, sia che siano molto pericolose che poco pericolose – l’impiego omogeneo (…) rappresenta una sicurezza per tutti, sia per l’utilizzatore professionale che per il consumatore, che molte volte è anche disattento nella lettura delle informazioni presenti sulle etichette. (…)
Quindi sia la lettura della etichettatura di pericolo sia la lettura della scheda di sicurezza in ambito lavorativo rappresentano sicuramente il primo livello di informazione e formazione che tutti dovrebbero avere, dall’impresa gestita da un datore di lavoro (…) al consumatore che deve essere educato, più che formato, (…) a leggere attentamente tutte le informazioni e saperle interpretare (…)”.
Articolo e intervista a cura di Tiziano Menduto che ringraziamo, come ringraziamo la Rivista online PUNTOSICURO.IT