21 Giugno 2025

Fonte Salute Internazionale

Appello della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (SIMM)

I Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) sono i luoghi adibiti in Italia alla detenzione amministrativa delle persone migranti considerate “irregolari”: si tratta di un istituto giuridico che prevede la privazione della libertà in nome di un illecito amministrativo e non di un reato, nel caso specifico delle persone migranti per il fatto di non avere il permesso di soggiorno in regola.

La detenzione amministrativa presenta enormi criticità in materia di rispetto della dignità delle persone e dei loro diritti, incluso il diritto alla salute. La stessa World Health Organization (WHO) ne ha denunciato gli effetti in quanto pratica patogena e psicopatogena.

Sempre maggiori evidenze descrivono i CPR come contesti di degrado igienico-sanitario, sofferenza fisica e mentale ed abbandono sociale, caratterizzati da un continuum di violenza auto- ed etero-inflitta sui corpi delle persone recluse. Le stesse evidenze, a distanza di 25 anni dalla loro istituzione, confermano che questi luoghi sistematicamente, da sempre, dovunque e a prescindere dal singolo gestore, sono profondamente patogeni e mettono a rischio la salute e la vita delle persone che vi vengono detenute.

La Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (SIMM) da più di trent’anni lavora ogni giorno per cercare di assicurare l’accesso alle cure e il diritto alla salute delle persone migranti in Italia, a prescindere da provenienza e status giuridico, come sancito dall’Articolo 32 della Costituzione. Nel corso del tempo si è spesso occupata di advocacy presso i decisori politici e istituzionali per far sì che il dettato costituzionale si traduca in reale diritto alla salute per le persone migranti.

Sulla base di quanto espresso, la SIMM si rivolge alla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici e Chirurghi (FNOMCeO) per una sollecita e chiara presa di posizione affinché:

  • si proceda nell’immediato alla chiusura dei CPR e all’apertura di un dibattito a livello europeo per l’abolizione della detenzione amministrativa, in quanto realtà patogene per le persone migranti, di cui violano i diritti fondamentali e mettono a rischio la salute e la vita;
  • si dichiari che nessun professionista della salute che operi in rispetto dell’articolo 32 della Costituzione e del Codice di Deontologia Medica possa fornire e tantomeno essere costretto a fornire le proprie prestazioni professionali in tali luoghi funzionalmente alla loro operatività (ad esempio tramite la sottoscrizione di valutazioni di idoneità alla reclusione nei CPR, richieste dalle autorità di polizia), in Italia e all’estero, in quanto privi delle tutele essenziali per le persone detenute e contrari all’etica professionale della cura. Tale posizione è stata tra l’altro avvalorata proprio da una analoga dichiarazione della FNOMCeO sull’inammissibilità dell’utilizzo del personale sanitario per le pratiche di selezione delle persone migranti destinate ai centri di detenzione in Albania.

I professionisti e le professioniste della SIMM, nonché tutti coloro che vorranno sostenere e rilanciare questo appello, sono mossi dal principio umanitario della tutela della vita e della salute delle persone come priorità rispetto a ogni sovrastruttura burocratica e/o securitaria, un principio che si sostanzia nel proposito ippocratico: “in qualsiasi casa andrò, io vi entrerò per il sollievo dei malati, e mi asterrò da ogni offesa e danno volontario”.

Appello della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (SIMM)

Supportato dai seguenti esperti in ambito medico-scientifico:

  • Vittorio Agnoletto, Membro del direttivo nazionale di Medicina Democratica
  • Cristina Cattaneo, Prof. di Medicina Legale, Università degli Studi di Milano
  • Gavino Maciocco, Prof. di Igiene e sanità pubblica, Università di Firenze
  • Monica Minardi, Presidente di Medici Senza Frontiere (MSF) Italia
  • Chiara Montaldo, Responsabile Unità Medica di MSF Italia

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