Brasile . Gli ambientalisti affermano che l’affondamento della portaerei Sao Paulo dismessa è il risultato di una sequenza di gravi errori.


(Wikifoto)

Secondo diversi quotidiani brasiliani l’affondamento della portaerei non può essere archiviato come un atto di ordinaria amministrazione da dimenticare rapidamente.
Diversi ambientalisti intervistati hanno rilevato che la decisione dell’affondamento è stata presa senza un’adeguata valutazione dei rischi ambientali che deriveranno dalla diffusione delle sostanze chimiche componenti le vernici ( metalli, solventi, ecc ) mercurio derivante dalle migliaia di lampade, fluidi dielettrici dagli impianti elettrici, amianto e altre.(1)
Secondo la Presidente di Abrea Fernanda Giannasi l’affondamento di centinaia di tonnellate di amianto contenute nello scafo avrà impatti non ancora conosciuti sul bio sistema marittimo.
Questa operazione decisa da uno stato sovrano rappresenta un precedente pericoloso in quanto viola almeno tre trattati internazionali:

– La Convenzione di Basilea del 1992
– La Convenzione sulla prevenzione dell’inquinamento marino dovuto allo scarico di rifiuti e altri materiali, nota anche come Convenzione di Londra, 1972;- Convenzione di Stoccolma del 2001 sugli inquinanti organici persistenti.

Per la ragione dei costi che avrebbe richiesto lo smantellamento in sicurezza in un cantiere attrezzato si è scelto di affondare la nave: una procedura corretta sarebbe stata quella di condurre la nave in un cantiere per la dismissione con il recupero del metallo e la inertizzazione e rimozione degli inquinanti chimici. Dopo il respingimento da parte della Turchia in ragione delle lotte dei lavoratori del cantiere cui era destinata per lo smantellamento, la portaerei è stata in viaggio per l’Atlantico per cinque mesi fino alla decisione dell’affondamento da parte della Marina brasiliana. Oltre ai problemi ambientali nell’oceano che difficilmente saranno monitorati il problema più grave di questa scelta del governo brasiliano è rappresentato dal fatto che questa scelta di dismissione “a basso costo” della nave potrebbe diventare una prassi diffusa praticata anche da altri paesi.

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