La mappatura dell’amianto in Toscana

FONTE ARPAT 

La banca dati predisposta dal LaMMA rappresenta un primo quadro conoscitivo sui tetti con onduline nella nostra regione a cui dovrà seguire la determinazione in concreto della presenza di cemento-amianto

La mappatura dell'amianto in Toscana

In occasione della presentazione delle “Linee guida sull’amianto“, che si è tenuta a maggio 2018 alla presenza degli assessori regionali al diritto alla salute Stefania Saccardi e all’ambiente Federica Fratoni, si è fatto il punto anche sull’attività di mappatura dell’amianto, realizzata dal LaMMA, con il supporto di ARPAT e su incarico della Regione Toscana.

Dal 1992, con la legge 257, nel nostro Paese è bandito l’amianto, ora, però, il problema è quello di gestire e smaltire correttamente i molteplici manufatti in cemento amianto ancora presenti sul territorio, tenendo conto dei rischi sanitari ed ambientali ad esso connesso.

La percezione diffusa da parte dei cittadini ma anche delle istituzioni per un un lungo periodo è stata quella di considerare l’amianto un problema risolto, sottolinea Silvia Bucci di ARPAT, mentre negli ultimi anni, la sensibilità è cambiata, in quanto molti manufatti in cemento di tipo compatto (come ad esempio tetti, tubi ecc) hanno mostrato e mostrano con chiarezza il loro stato di obsolescenza con rotture, presenza di licheni, crolli e sfaldamenti, che rappresentano un concreto rischio di fuoriuscita di fibre di amianto.

La normativa nazionale prevede che le Regioni predispongano un piano amianto. Per quanto riguarda la Toscana, il quadro conoscitivo è stato avviato nel 2015, su iniziativa dell’Assessorato regionale all’Ambiente, con il coinvolgimento del LaMMA e di ARPAT.

Come precisa Silvia Bucci, l’approccio delle Regioni italiane nell’individuare la presenza di amianto è stato molto diversificato, in certi casi le regioni hanno focalizzato la loro attenzione su poche aree industriali, realizzando studi molto approfonditi e dettagliati, in altri, invece, si è seguito un approccio simile a quello scelto dalla Regione Toscana, che non ha trascurato nessuna porzione del territorio, tenendo conto anche del fatto che la nostra regione ha anche una vocazione agricola e spesso nelle aziende agricole sono presenti tetti in onduline.

Bernardo Gozzini del LaMMA presenta l’attività svolta dal Consorzio per la mappare il territorio, indicando che sono stati monitorati più di 2 milioni di tetti, classificati, anche grazie all’aiuto di ARPAT, per colore e per grandezza. La metodologia utilizzata è stata testata preventivamente in progetti pilota nel comune di Campi Bisenzio e Greve in Chianti, nonché in alcuni comuni della provincia di Arezzo e Grosseto.

Si è partiti da una prima classificazione: tetti rossi e tetti grigi. Il 55% dei tetti della Toscana sono rossi mentre il 45% sono grigi. Per quanto riguarda i tetti rossi, si ritiene che si tratti al 99% di tetti “sicuri”, ovvero non contenenti amianto, in questa categoria ci sono pochissime evidenze di onduline, le poche presenti sono rappresentate da tetti trattati con vernice di colore tendente al rosso. I tetti di colore grigio scuro o addirittura nero (catramati) non presentano in generale onduline e lo stesso può dirsi per i tetti di colore chiarissimo.

I tetti grigi con onduline sono quelli in cui si presume di trovare l’amianto, in ogni caso possono esserci tetti che, pur essendo in onduline e di colore grigio, sono già stati bonificati e non costituiscono un problema nè sanitario nè ambientale.

I tetti grigi, che sono, quindi, quelli più “attenzionati”, coprono circa l’1,17 % della superficie regionale, quelli che afferiscono alla classe di grandezza più piccola, con superficie inferiore ai 50 metri quadrati, mostrano una frequenza altissima (sono più del 50% di tutti i tetti della Toscana) e rappresentando circa il 12% della superficie. Mentre quelli con superficie superiore ai 400 metri quadrati sono pochi, in percentuale circa il 3%.

Per quanto riguarda la presenza sul territorio, si può dire che il territorio con la maggiore presenza assoluta di onduline risulta quello di Firenze, la cui provincia è molto vasta; se, invece, si valuta la densità (= incidenza sulla superficie) emerge che la provincia con la maggiore densità è Prato, che ha una provincia molto piccola. Se prendiamo come indicatore la percentuale di presenza sul totale di tetti industriali con onduline, in questo caso, la provincia che si colloca al primo posto risulta Arezzo.

Per quanto riguarda il sistema informatico che contiene i dati relativi all’amianto, Silvia Bucci afferma che questo dovrà rapportarsi con altri data base singoli o gruppi di data base, alcuni resteranno totalmente autonomi (es data base tubazione acquedotti o edilizia scolastica), mentre altri confluiranno in un sistema unico.

Da qualche settimana, in Toscana è disponibile il data base sulle coperture in onduline realizzato dal consorzio LaMMA, che rappresenta la prima fase di costruzione di questo nuovo sistema informativo, che necessita di una serie di azioni di accompagnamento mirate alla verifica, alla sistematizzazione e al progressivo completamento delle conoscenze sulla presenza di amianto.

Tra queste, alcune azioni risultano particolarmente importanti:

  • il sistema regionale dovrà essere in grado di “colloquiare” con quello del Ministero dell’Ambiente, tutela del mare e del territorio che contiene, a livello nazionale, tutti i dati sull’amianto compatto e friabile
  • dovrà esse stipulato un accordo con i Comuni per la gestione e la verifica della mappatura delle onduline prodotta dal Consorzio LaMMA che dovrà essere implementata con altri dati in possesso dei Comuni (ad esempio anagrafica del proprietario)
  • dovrà essere prevista una modalità di collaborazione con i proprietari dei maunfatti in amianto, infatti per il popolamento del sistema informativo è necessario inserire tutta una serie di dati sul manufatto in amianto sia friabile che compatto, che si potrebbe prevedere a carico dei proprietari, per cui vige già l’obbligo di detenere una documentazione di tipo cartaceo
  • dovrà essere contemplato lo scambio di informazioni con il data base della prevenzione collettiva detenuto dallAzienda Sanitariache contiene anche i dati sulle bonifiche; bisognerà lavorare affinchè sia garantito che il manufatto, una volta smantellato, bonificato, venga depennato automaticamente anche dal sistema che contiene i dati sui manufatti contenenti amianto. Solo in questo modo si potrà garantire una fotografia sempre aggiornata della situazione a livello regionale.

Testo di Stefania Calleri