Il seme di Darwin

 

Con le sue indagini fitologiche, Darwin compie numerose scoperte in ambito botanico, dando origine, nel contempo, alla botanica evoluzionistica. Osservando il mondo vegetale, lo studioso britannico individua gli elementi portanti della sua teoria: la variazione, la selezione naturale e la migrazione.

Fonte : Micron   che ringraziamo

Autore Pietro Greco 

Si chiama Dryas octopetala, perché ha otto petali ed è bella come le ninfe delle querce della mitologia greca. Con le sue radici è in grado di colonizzare e stabilizzare i terreni instabili, dopo una frana. Sì, Dryas octopetala è una dimostrazione plastica della capacità delle piante di migrare. E non solo per brevi tratti. La pianta col suo fiore bianco si è spostata, per esempio, dal circolo polare artico all’area mediterranea. La troviamo facilmente sui monti anche in Italia.

Non è certo la sola pianta che migra. A ben vedere tutte le piante migrano. Tanto che i botanici hanno elaborato una vera e propria tassonomia della migrazione delle piante che avviene attraverso un meccanismo estremamente diffuso: per dispersione del seme. Una dispersione di tipo ciclico o non-ciclico; gaussiano o random; per popola-zione o per specie; per anemocoria (a opera del vento) o per barocoria (per gravità); per epizoocoria (a opera di animali con meccanismi di aggancio) o per endozoocoria (gli animali inghiottono il seme e poi lo rilasciano con le feci); per idrocoria (con le acque) o per la non meno importante mirmecocoria (grazie al lavoro infaticabile delle formiche).

Non c’è dubbio: le piante usano ogni mezzo per migrare. Di recente Stefano Mancuso ci ha raccontato L’incredibile viaggio delle piante (Laterza, 2018). Ma già alla fine degli anni ’80 del secolo scorso Jonathan D. Sauer pubblicò un libro straordinario, Plant Migration: la migrazione delle piante e la dinamica della distribuzione geografica delle specie con seme. Per chi sa anche un po’ di botanica, parlare di viaggio o di migrazione delle piante è una nozione più che acquisita. Una banalità. Ma è davvero così?

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