L’indicibile opzione nucleare

Abbiamo ripreso questo articolo da Salute Internazionale che ringraziamo

L’ approccio basato sulla deterrenza nucleare non può mai essere esente da rischi e le conseguenze del fallimento di questa strategia sarebbero catastrofiche. Questa presa di coscienza dovrebbe portare sempre più nazioni a firmare e ratificare il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari.

Il 27 febbraio 2022, il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato di porre le forze nucleari russe in “regime speciale di servizio di combattimento”. Questa decisione ha aumentato lo stato di allerta delle forze nucleari russe da una condizione in tempo di pace a uno stato pre-combattimento, creando le condizioni legali per ogni ulteriore istruzione di lancio di missili.

Presumibilmente la mossa di Putin ha lo scopo di creare paura e incertezza, intensificare la pressione sull’Ucraina e sui membri dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO), ridurre la resistenza agli attacchi russi in Ucraina ed ottenere concessioni nei negoziati. Ma queste minacce rappresentano un’escalation assolutamente inaccettabile della sua invasione dell’Ucraina. La minaccia delle armi nucleari aumenta le tensioni e accresce l’ansia e lo stress che ogni soldato, combattente della resistenza, civile e politico sta vivendo. È probabile che questa minaccia influisca anche sull’analisi e sui processi decisionali di tutte le parti in conflitto. In effetti, la storia ci ha mostrato i rischi che questo tipo di situazioni può comportare.

Dagli anni ’60 gli stati dotati di armi nucleari presumevano che la prospettiva di una distruzione reciproca avrebbe garantito che le armi nucleari non venissero mai utilizzate. Si credeva che la guerra nucleare fosse così catastrofica che nessun leader avrebbe mai osato usare i propri arsenali nucleari. Più recentemente, nel gennaio 2022, tutti gli stati con armi nucleari firmatari del Trattato di non proliferazione nucleare (Cina, Francia, Russia, Stati Uniti e Regno Unito) hanno ribadito la dichiarazione di Reagan-Gorbachov secondo cui “una guerra nucleare non può essere vinta e non deve mai essere combattuta”. Tuttavia, ricerche e testimonianze documentarie hanno rivelato – nei decenni successivi alla crisi dei missili cubani – situazioni in cui le armi nucleari furono sul punto di essere usate a causa di percezioni o interpretazioni errate dei segnali. Nel 1983, ad esempio, l’esercitazione militare NATO “Able Archer” – nella quale veniva simulata una escalation globale che avrebbe portato alla guerra atomica – aumentò il livello di paura nell’Unione Sovietica a tal punto che le forze nucleari russe furono mobilitate. Sempre nel 1983, segnali satellitari che sembravano essere missili nucleari destinati all’Unione Sovietica in arrivo dagli USA portarono molto vicino a una risposta missilistica da parte di Mosca. La scelta di non farlo la si deve alle decisioni di un individuo, il tenente colonnello Stanislav Petrov. Anche dopo la fine della Guerra Fredda, quando le tensioni erano basse, un razzo norvegese fu scambiato all’inizio per un attacco nucleare destinato alla Russia.

Nel caso delle armi nucleari, tali errori non possono essere mai piccoli, tanto meno rimediabili. Qualsiasi uso in situazioni di battaglia delle cosiddette armi nucleari tattiche (nella gamma di bassi kilotoni) rischierebbe di portare a una rapida escalation verso una guerra nucleare su larga scala. Lo sconvolgente impatto catastrofico umanitario di un’arma nucleare è troppo grande per consentire che queste armi possano entrare in situazioni di conflitto dove, a causa dello stress, si potrebbero verificare errori fatali. L’umanità ha finora evitato la guerra nucleare non grazie a leader saggi, a sane dottrine militari o a tecnologie infallibili. Come affermò l’ex segretario alla Difesa degli Stati Uniti Robert McNamara: “Siamo stati fortunati. È stata la fortuna a evitare la guerra nucleare”. Si stima che circa 200 mila persone morirono entro 5 mesi dallo sgancio delle bombe nucleari sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki nel 1945 e molti sopravvissuti subirono effetti a lungo termine, tra cui l’aumento del rischio di leucemia, altri tipi di cancro e varie conseguenze sulla salute mentale. Gli stati in possesso di ordigni nucleari del mondo hanno attualmente un arsenale composto da circa 12 700 armi di questo tipo.

Secondo la Federation of American Scientists, gli Stati Uniti e Russia schierano rispettivamente 1644 e 1588 testate strategiche su bombardieri e missili, molte delle quali con una potenza esplosiva di 100 kilotoni o più. Entrambi i paesi stanno modernizzando i loro sistemi di guerra nucleare. Se una singola testata da 100 kilotoni esplodesse su una grande città, ucciderebbe centinaia di migliaia di persone e ne ferirebbe molte di più, travolgendo il sistema sanitario di un’intera nazione. Anche una guerra nucleare su piccola scala, che coinvolgesse 250 armi nucleari dispiegate negli arsenali della NATO e della Russia – come potrebbe accadere anche tra India e Pakistan – sarebbe in grado di produrre polvere e fumo sufficienti a bloccare le radiazioni solari causando alterazioni climatiche tali da scatenare una carestia globale, mettendo a rischio miliardi di persone, fino alla distruzione della civiltà moderna. Una guerra nucleare su larga scala creerebbe un inverno nucleare, con temperature che scenderebbero in media di circa 10°C in tutto il mondo, e potrebbero uccidere la maggior parte dell’umanità in 10 anni.

La minaccia di Putin ha messo in luce la debolezza del sistema basato sulla deterrenza nucleare. Un tale approccio non può mai essere esente da rischi e le conseguenze del fallimento di questa strategia sarebbero catastrofiche. Questa presa di coscienza dovrebbe portare più nazioni a firmare e ratificare il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW), che attualmente conta 86 firmatari e 59 stati, ma ciò richiederà tempo, oltre che la volontà politica. A breve termine, è essenziale che i leader si astengano dall’aggravare le tensioni insinuando che tali armi possano essere potenzialmente utilizzate ed insieme è fondamentale che vengano attuati immediati provvedimenti per ridurre i rischi di errori che potrebbero causare tragedie su vasta scala. La NATO e la Russia devono rinunciare esplicitamente a qualsiasi uso di armi nucleari nel conflitto in Ucraina. Essi devono il prima possibile unirsi agli altri stati dotati di armi nucleari a sostegno degli obiettivi del TPNW, per avviare negoziati per l’eliminazione completa e verificabile di tutte le armi nucleari. 

[1] Nostra traduzione dell’articolo “Reducing the risks of nuclear war to humanity” di Ira Helfand, Patricia Lewis, Andy Haines, pubblicato su The Lancet Online First il 4 marzo 2022.

Ira Helfand is a member of the Board of International Physicians for the Prevention of Nuclear War and the International Steering Group of the International Campaign to Abolish Nuclear Weapons. Patricia Lewis reports grants from MacArthur Foundation, Carnegie Corporation of New York, and the Ploughshares Fund. Andy Haines is a member of Medact, the UK affiliate of International Physicians for the Prevention of Nuclear War.