Cronache da Berlino di Franco Di Giangirolamo – 5 agosto 2020

 

 

Sbahn in Berlin – photo gierre 2019 – 

 

5 agosto 2020 Berlino

La manifestazione nazionale del primo agosto svoltasi a Berlino e la celebrazione del quarantennale della strage fascista di Bologna del 2 agosto (per una trentina di espatriati serata di approfondimento politico sul Paese dei servizi segreti deviati), chiudono un semestre particolare ed impegnativo.
Berlino è abbastanza affollata dagli scampoli di turisti locali e dai rientri dei vacanzieri, incubo dei virologi. Le famiglie si attrezzano per la riapertura delle scuole (10 agosto) e la ripresa del lavoro, almeno chi ce l’ha ancora. Luglio è stato un mese non molto caldo, nuvoloso spesso, ventoso, con qualche pioggia non esagerata, non sfibrante in ogni caso e agosto apre perfino con un certo freschino. Si va diritti verso quella che diverrà la „nuova normalità“ le cui coordinate saranno in parte definite dal funzionamento del semaforo corona-virus (i tre indicatori che guidano il Senato nelle misure di prevenzione da adottare), e dalla situazione economica i cui indicatori sono noti.


Il bilancio del semestre è ottimistico: all’oggi si contano poco più di 220 decessi in sei mesi, ovvero 59 morti per milione di abitanti contro i 680 per milione di abitanti dell’UK o i 585 dell’Italia. Una metropoli che si potrebbe dire sfiorata dalla epidemia. I focolai che si sono rintracciati sono stati tutti controllati, Le regole di prevenzione sono state rispettate, non certo al 100% come ci si aspetterebbe dai prussiani, ma in sufficiente misura e senza manifesta insofferenza. Scarsissimi interventi „repressivi“, più frequenti quelli „ordinativi“, clima sociale disteso, poca paranoia, problemi maggiori per donne e bambini nelle famiglie a rischio e per le fasce deboli.
L’avvio dell’anno scolastico e poi l’autunno faciliteranno la diffusione del virus, spero in misura contenuta e controllata; il settore terziario, di cui Berlino vive, sarà l’ultimo settore a riprendersi e la situazione economica non potrà che peggiorare. Un semestre, il prossimo, che, grazie all’esperienza passata, sarà meno difficile per il contenimento dei danni sul terreno della salute, ma ancora più difficile su quello economico. Non sono da escludere tensioni sociali.
La manifestazione nazionale del primo agosto è stata una avvisaglia niente affatto irrilevante in tale direzione. Col motto: „fine della pandemia. giorno della libertà“ sono confluiti a Berlino da diversi angoli della Germania alcune decine di migliaia di cittadini, giovani in gran parte, famiglie intere, pensionati, lavoratori, circoli sportivi, con le più diverse priorità ma accomunati dalla contrarietà alle misure di lotta contro la pandemia. L’intento degli organizzatori  (l’imprenditore Michael Ballweg e altri) associati nel „Initiative Querdenken 711“ (pensiero laterale), era una oceanica manifestazione nell’ex aereoporto di Tempelhof , poi ridimensionata ad una manifestazione cittadina che essi stimano in 1,3 milioni di persone, che la polizia stima in 17.000 e che, personalmente credo sia calcolabile attorno alle 25-30.000 persone, ovvero come quando Piazza Maggiore a Bologna è strapiena, come nelle grandi manifestazioni sindacali.
Grande etereogeneità dei partecipanti, definiti stupidamente „negazionisti“ da diversi organi di stampa che stigmatizzano e distribuiscono facili giudizi invece di informare. Erano presenti aderenti al „pensiero laterale“, gruppo nato a Stoccarda con un manifesto dove si inneggia alle libertà costituzionali, che si definisce al di sopra dei partiti e senza appartenenze ideologiche, assieme ai gruppi per la scelta libera della vaccinazione, complottisti anti Gates e Orwelliani, gruppi esoterici, etc. Erano presenti bandiere USA, Turche, Tedesche, e quelle arcobaleno dei movimenti pacifisti, perfino colombe bianche, assieme alle auto con la scritta Pace. Clima di festa, tutti ben attenti, secondo le indicazioni degli organizzatori a non esporre nessun simbolo „problematico“, a tutelarsi in gruppi sia dalla polizia che dalle provocazioni. Insomma una manifestazione che, esteticamente, sembrava più proletaria e progressista che una massa agguerrita di neonazi pronti alla sommossa. Ostentatamente senza mascherina (peraltro all’aperto a Berlino non è mai stata obbligatoria) e senza alcuna misura di distanziamento, Parole d’ordine: ” Libertà, Libertà a ripetizione, Svegliatevi, Se dormite sotto il corona virus vi sveglierete con la dittatura, libertà per vaccinazione, elezioni a Ottobre, Merkel a casa, proteggete i bambini, perfino…. Resistenza e i grafici delle curve pandemiche appesi al collo, stampa bugiarda, il virus della libertà ha raggiunto Berlino. E’ iniziata l’infezione della libertà.”
Come ANPI Berlino abbiamo aderito alla iniziativa promossa dal Berliner VVN (Associazione berlinese delle vittime del nazionalsocialismo), davanti al monumento che ricorda, di fianco al Bundestag, i Sinti e i Rom uccisi nei campi di concentramento, rispondendo ai numerosi appelli delle formazioni politiche e sociali che invitavano i berlinesi a mobilitarsi contro il neonazismo, il razzismo, l’antisemitismo. Non che non ci fossero infiltrati delle formazioni neonazi o che nei gruppi provenienti da tutta la Germania non fossero evidenti le fisionomie, i tatuaggi, gli atteggiamenti della feccia neonazista, tuttavia nella manifestazione non traspariva nessuna attitudine allo scontro, alla provocazione, all’intimidazione, che è caratteristica delle formazioni di destra estrema. Al contrario, la manifestazione era gioiosa, vivace, allegra, giovane. Ci siamo dunque sbagliati? No, certamente. In altre precedenti manifestazioni formazioni di estrema destra erano ben visibili e davano il „la“ alle allegre famigliole antiwax e ai simpatici teorici del complotto, in un mix già noto e la mobilitazione delle forze democratiche era giusta e necessaria per far capire che Berlino non lascia indisturbato il palcoscenico delle forze reazionarie. Il carattere di questa manifestazione, tuttavia, era più studiato e certamente più insidioso di quanto dava a vedere. Neofascisti e reazionari che si appellano alla costituzione e alla libertà, ovvero ai valori che più detestano, ne abbiamo visti anche in Italia, nè ci manca l’esperienza dell’imprenditore che ci ha governato per anni sotto le insegne della libertà (la sua). Non ci dovrebbe essere difficile comprendere la pericolosità di questa idea della libertà individuale, intoccabile e assoluta, quasi affascinante, che non incontra limiti nella libertà altrui e tanto meno nei diritti degli altri, attorno alla quale si aggregano strati popolari e, soprattutto, giovani. Una idea di libertà iperliberista (se si potesse dire) che non vuole limiti (lacci e lacciuoli) e che vede il complotto e l’autoritarismo in ogni impedimento frapposto, indipendentemente dalle sue ragioni.. Un’idea di libertà che sfiora l’arbitrio, che non deve misurarsi con la fraternitè e l’egalitè ma che da sola pretende di costituirsi in una cosmovisione. La pandemia è il terreno adatto per riproporre questa concezione neoliberista estremistica della libertà, è l’occasione buona per mettere alla prova la tenuta di una società in ordine ad uno dei suoi valori fondamentali. Una occasione d’oro per le destre parlamentari e non per tentare di disarticolare un sistema democratico non con uno scontro frontale ma con una azione carsica, dall’interno, esaltando la libertà individuale fino all’arbitrio e scagliandola contro l’autoritarismo derivante dall’esigenza di combattere la pandemia e il disastro economico che ne deriva. Dietro l’innocente attacco alla mascherina non si fatica a vedere l’attacco al futuro, inevitabile intervento dello Stato nei processi economici che dovrà mettere in discussione, condizionare, se non subordinare, la libertà dell’impresa. Altro che negazionismo! Altro che Covidioti, come con leggerezza sono stati definiti i manifestanti. In quella che appare follia c’è del metodo e per contrastarla credo, nel mio superpiccolo, che occorrerà proprio dare peso e valore a quelle due parole: fraternitè ed egalitè che dovrebbero informare sia le politiche sanitarie che quelle economiche.
Inoltre, che la più grande manifestazione fino ad ora organizzata in Europa contro le misure restrittive sia organizzata in Germania, dove queste sono state affidate molto più alla responsabilità dei cittadini che al controllo repressivo, dove l’attività scolastica non è stata interrotta del tutto, dove la „comunicazione“ tra Istituzioni e cittadini è stata la meno allarmistica e la più corretta e trasparente, dove i media raramente sono scesi al di sotto della decenza, dove la strategia antiepidemica e il servizio sanitario sono riusciti a contenere il numero delle vittime nella più bassa percentuale europea, dove i paracadute economici sono stati aperti rapidamente e con efficacia, dimostra che l’obiettivo vero è un altro. Forse il ruolo più autorevole che la Germania sta cercando di assumere nel contesto europeo per la ripresa e per il rilancio della UE turba i sonni dei nazionalisti e dei sovranisti, sia in casa che all’estero, ben più che l’idea di vaccinarsi e forse la prospettiva di un rilancio dei valori fondanti della comunità, che la pandemia ha riportato all’ordine del giorno, pone spinosi problemi sia agli ordocapitalisti che al capitalismo assistito mediterraneo.