Studio esclusivo dell’UE sulla salute mentale sul lavoro: quasi 2 casi su 10 di depressione sono direttamente attribuibili allo stress lavorativo

 

Fonte ETUI

Un progetto di ricerca finanziato dall’ETUI è riuscito, per la prima volta, a stimare in Europa (35 paesi analizzati), il numero di casi e decessi per depressione e malattie cardiovascolari che possono essere direttamente attribuiti all’esposizione al lavoro psicosociale.

Questa nuova ricerca conferma che l’esposizione ai rischi psicosociali sul lavoro è alla base di alcune patologie, come la depressione e le malattie coronariche. Lo studio si è concentrato su cinque rischi psicosociali sul lavoro chiaramente identificati nella letteratura scientifica: tensione lavorativa, squilibrio impegno-ricompensa, insicurezza lavorativa, orari di lavoro lunghi e bullismo .

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Effetti della pandemia su differenziali di genere in Italia

 

Fonte: Diseguaglianzedisalute.it che ringraziamo

La crisi pandemica ha avuto effetti enormi sul mercato del lavoro sia in termini di recessione economica sia di ampliamento delle disuguaglianze dovuto al fatto che alcuni gruppi di lavoratori sono stati più colpiti che altri.

A differenza di recessioni precedenti le donne sono state quelle che hanno subito penalità maggiori tanto che la recessione è stata chiamata She-Cession in quanto i settori più colpiti erano quelli in cui le donne erano sovra-rappresentate e in quanto la chiusura delle scuole ha implicato una maggior difficoltà di conciliazione famiglia lavoro. Molti sono gli ambiti che la pandemia ha colpito inerenti al mercato del lavoro, ai guadagni, alla salute, ai rapporti con le scuole o altri servizi e nei diversi territori del nostro Paese.


In questo articolo si discute come i divari all’interno della famiglia si siano aggravati durante la pandemia e dell’effetto delle disuguaglianze sul mercato del lavoro.

Per studiare i divari nella famiglia abbiamo intervistato un campione rappresentativo di 1250 donne lavoratrici in Italia a luglio 2019 prima della pandemia e poi durante due diverse ondate della pandemia: Aprile 2020 e Novembre 2020. La prima ondata è stata caratterizzata da un numero inferiore di contagi rispetto alla seconda ma da restrizioni molto più rigorose con conseguenze più gravi sul mercato del lavoro. Per sapere di più di questa ricerca si vedano i due articoli che riportano i dati e i risultati della ricerca (https://link.springer.com/article/10.1007/s11150-020-09502-1 e https://sciendo.com/article/10.2478/izajole-2022-0003)

Per capire il rapporto tra cambiamenti del mercato del lavoro e divisione del lavoro in casa durante la pandemia abbiamo raccolto informazioni presso le donne lavoratrici intervistate sulle modalita’ di lavoro e le ore di lavoro familiare dei due partners prima della pandemia e durante le due ondate di Covid considerate.

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The Anniversary of Roe v. Wade Reminds Us that the Fight for Workers’ Rights Continues

Fonte : AFL-CIO 

The 50th anniversary of Roe v. Wade should have been a day of celebration. 

A day where we felt energized and ready to build on this historic victory for women’s rights and  increase the number of working people who could access safe abortion and quality, affordable reproductive health care.

But as we recognize the 50 years since the constitutional right was passed, this day also falls just seven months short of when the U.S. Supreme Court stripped millions of working women, people and families of this fundamental freedom. The court’s decision only deepens existing inequities in a country with zero guaranteed paid family or sick leave and no national standard for affordable and accessible child care and early childhood education. We must now use this time to coalesce around a plan to organize and mobilize, not only against attacks on abortion but also on the far-reaching and sustained attack on workers’ rights.

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Con IA (l’intelligenza artificiale) non si scherza. Un’idea distopica per controllare i comportamenti dei giovani

Riprendiamo questo articolo di denuncia dell’Osservatorio “Algorithm Watch” sull’idea del Partito FdI di utilizzare Intelligenza Artificiale per “individuare” i giovani che al termine dell’obbligo scolastico non proseguono gli studi e non lavorano….Un’idea per il momento messa da parte, non è apparsa sul programma elettorale ma… una volta al governo potrebbe essere riesumata. Per le implicazioni gravi per le libertà personali che comporterebbe questo progetto se fosse realizzato rimandiamo alla lettura dell’articolo. Al fondo del testo originale in lingua inglese abbiamo postato una traduzione automatica in italiano. Per un uso professionale di questo testo va utilizzato il testo alla fonte. Ringraziamo Algorithm Watch per il prezioso lavoro che svolge.

Italian neofascists considered building an authoritarian AI to solve unemployment. They are far from alone.

       The neofascist party Brothers of Italy proposed to use Artificial Intelligence to assign young people mandatory jobs. The idea has a lot in common with “algorithmic solutions” to unemployment in other EU countries.

CPAC 2022 con Hermann Tertsch y Victor Gonzalez | | flickr | CC0 1.0

Back in April, the far-right Brothers of Italy party presented “Notes on a Conservative Program”. In a chapter on work, they called for an “artificial intelligence system” that “traces the list of young people who finish high school and university every year and connects them to companies in the sector.” This, the authors of the chapter wrote, would finally solve “youth unemployment,” as “the young person will no longer be able to choose whether to work or not, but [will be] bound to accept the job offer for himself (sic), for his family and for the country, under penalty of loss of all benefits with the application of a system of sanctions.”

The proposal did not make it to the final program that Brothers of Italy published prior to the election on 25 September, when they became Italy’s largest party with 26% of the vote.

Ironically, the neofascists most likely had intended to use Artificial Intelligence to “create a fog around them, around what they are and what they want, because they want to attract a more moderate right-wing electorate,” says sociologist Antonio Casilli. Guido Crosetto, the Brothers of Italy co-founder who edited the work chapter, is not considered knowledgeable on technology, though he once tweeted about being “in favor of introducing artificial intelligence to the Ministry of Justice”. Unlike in other countries, there is no noticeable overlap between the Italian tech scene and far-right parties like Lega Nord and Brothers of Italy.

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Ucraina, sei mesi dopo: l’impatto della guerra sulla salute

Fonte : Scienza in rete che ringraziamo 

 

Qual è l’impatto complessivo della guerra in Ucraina a sei mesi dal suo inizio? Sul Lancet, lo storico Ed Holt descrive uno scenario che va al di là delle persone morte e ferite e un sistema sanitario sottoposto a uno stress pesantissimo, sebbene in molti casi gli operatori sanitari siano riusciti a mantenere attivi i servizi, mentre l’Oms ha avvertito del rischio di focolai di malattie infettive.

Crediti immagine: Daniele Franchi/Unsplash

Dall’inizio dell’invasione russa il sistema sanitario ucraino, già fragile, è stato sottoposto a pesanti attacchi e stress e la salute delle persone minacciata. Le conseguenze si manterranno a lungo anche dopo la fine della guerra.

«A sei mesi dall’invasione russa del Paese, il 24 febbraio, il sistema sanitario ucraino sta lottando per continuare a fornire servizi a una popolazione sempre più traumatizzata dalla guerra in corso. Secondo le Nazioni Unite al 15 agosto erano 5.514 i civili uccisi e 7.698 i feriti confermati, ma le stesse Nazioni Unite affermano che la cifra reale potrebbe essere molto più alta». Lo scrive lo storico Ed Holt su Lancet nella rubrica World Report del 27 agosto.

Lo scenario complessivo dell’impatto della guerra, tuttavia, va ben al di là del numero delle persone uccise o ferite dal conflitto: bisogna infatti considerare i 7 milioni di sfollati all’interno dell’Ucraina (circa un terzo della popolazione è stata costretta a lasciare la propria casa), i quasi 6 milioni di profughi accolti in Europa (in Italia circa 150.000), ma anche i 13 milioni di persone che, al contrario, sono rimaste bloccate nelle aree colpite. «I danni alle infrastrutture si calcolano in circa 110 miliardi di dollari, comprese le strutture sanitarie deliberatamente prese di mira dalle truppe degli invasori: l’Organizzazione mondiale della sanità ha registrato 445 attacchi alle strutture sanitarie a partire dall’11 agosto, attacchi che hanno causato 86 morti e 105 feriti», continua Holt. Il giovane storico inglese, autore di diversi rapporti sulla situazione dell’Ucraina a partire dall’invasione russa, descrive come i combattimenti hanno devastato l’offerta sanitaria: paesi e città sono rimasti senza ospedali o strutture di assistenza primaria, i medici sono pochi e sovraccarichi di lavoro, c’è carenza di medicinali, molte farmacie sono chiuse in modo permanente e servizi di pronto intervento lottano per raggiungere i pazienti attraverso strade e ponti bombardati.

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Una sentenza contro le donne

 

Ieri, la Corte Suprema degli Stati Uniti, ha emesso una sentenza che lede alla radice il diritto all’autodeterminazione delle donne di quel paese rispetto alla scelta dell’interruzione di gravidanza, un diritto conquistato nel 1973, nel contesto del movimento di lotta diffuso a livello internazionale. Tantissime le voci di protesta, le petizioni, le manifestazioni.

Qui il link al post  Aborto. Cancellato un pezzo di storia, pubblicato sul sito dell’Associazione Orlando che gestisce il Centro delle donne di Bologna,
https://orlando.women.it/news/aborto-cancellato-un-pezzo-di-storia/

 

Francia.INRS. Iperconnessione. Impatto dell’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC)

Fonte INRS 

Sensazione di urgenza, sovraccarico di informazioni, trabocco di lavoro nella sfera personale… Molti dipendenti possono essere esposti a difficoltà legate all’uso di strumenti digitali come la posta elettronica. In occasione della pubblicazione di un articolo sulla rivista Hygiène & sécurité du travail, tre domande per Vincent Grosjean, capo degli studi e coautore di questa riflessione.

Qual è l’origine della domanda dell’INRS sulle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC)?

Nel 2015, l’INRS ha avviato una ricerca sulle pratiche digitali, in particolare sulla messaggistica elettronica, di fronte alla comparsa di problemi di salute legati all’uso di questi strumenti in un contesto professionale. Vari rapporti hanno rivelato l’emergere di una norma implicita di connessione permanente per alcuni dirigenti e dipendenti, il moltiplicarsi di strumenti senza gerarchia o strategia di utilizzo, una tendenza a cancellare i confini tra vita privata e vita lavorativa, un carico di informazioni inflazionistiche per molti dipendenti.

Lo scopo del lavoro svolto dall’INRS era di andare oltre queste osservazioni, per esplorare strade per la prevenzione.

Il contesto sanitario ha accentuato la comparsa di alcuni rischi legati all’uso delle TIC?

Da 2 anni la crisi sanitaria legata al Covid-19 porta ad un aumento “di emergenza” del lavoro a distanza. A ciò si è accompagnato il proliferare degli incontri in videoconferenza e un aumento della comunicazione mediata (messaggistica, telefono, ecc.), a scapito degli scambi faccia a faccia. Questi sviluppi amplificano le preoccupazioni circa la disintegrazione dei gruppi di lavoro, la sensazione di isolamento, l’interruzione dei confini tra la vita lavorativa e la vita al di fuori del lavoro. Sottolineano inoltre l’importanza delle relazioni di lavoro informali e del supporto sociale per il benessere dei dipendenti, nonché per l’efficienza dei collettivi a lungo termine. Queste circostanze rendono più importante costruire una vera strategia di utilizzo digitale per l’azienda. Gli obiettivi sono mantenere le prestazioni.

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La vulnerabilità delle donne straniere

Segnaliamo questo articolo pubblicato dal sito Openpolis

Assumere una prospettiva di genere può essere utile per cogliere la specificità dell’esperienza migratoria femminile. In quanto donne e spesso madri, oltre che straniere, le immigrate sono esposte a particolari vulnerabilità e a peculiari situazioni di marginalizzazione.

La presenza straniera femminile in Italia

Degli stranieri residenti in Italia, più della metà sono donne. Parliamo di circa 2,6 milioni di straniere, ovvero il 51,8% di tutta la popolazione straniera residente.

2.607.959 le donne straniere residenti in Italia nel 2020.In alcuni paesi si è sviluppata, negli anni, una migrazione più marcatamente femminile. È il caso delle nazioni dell’Europa orientale (Romania, Ucraina, Bielorussia), ma anche di quelle del Sud Est asiatico (Filippine, Thailandia). Altre nazionalità immigrate nel nostro paese, invece, hanno una presenza più fortemente maschile. Basti pensare all’Africa o all’Asia meridionale.

Nel 2002, gli stranieri si dividevano piuttosto egualmente tra uomini e donne. A partire dal 2006, invece, si è registrato un lieve ma costante aumento nella presenza femminile fino al 2015, quando in Italia risiedevano 293mila donne in più rispetto agli uomini.

L’ARTICOLO PROSEGUE ALLA FONTE SUL SITO OPENPOLIS 

Medicina di genere non è medicina delle donne.

Fonte Rivista Micron 

Autrice : IRENE SCIURPA

Il corpo dell’uomo è stato sempre considerato il corpo umano per eccellenza e la donna una sua variazione. Un pregiudizio, specialmente in ambito medico, ancora oggi duro a morire. Ma perché? E con quali conseguenze per la salute delle donne? Ne abbiamo parlato con gli esponenti di due importanti centri di ricerca a livello mondiale impegnati su questo fronte.

Per secoli, partendo da Aristotele, si è considerata la donna come una versione in scala ridotta, o peggio, mutilata, dell’uomo. Le ovaie sono state chiamate “testicoli femminili” fino al XVII secolo e stessa sorte è toccata anche all’utero, chiamato invece “scroto femminile”.

Il corpo dell’uomo è stato considerato il corpo umano per eccellenza e la donna una sua variazione e questo pregiudizio, specialmente in ambito medico, è duro a morire.

Uno studio del 2008 pubblicato su ScienceDaily mostra come negli atlanti medici, raccomandati da alcune prestigiose università europee canadesi e americane, su un totale di 16.329 immagini analizzate il corpo maschile, rispetto a quello femminile, veniva utilizzato tre volte più spesso quando si parlava di parti neutre (come un braccio o una gamba) prolungando questo male-bias anche nei medici di domani. Ancora oggi, se ci capita di sfogliare un libro di medicina possiamo notare che le cose non sono cambiate di molto, come ha sottolineato la giornalista del The Guardian Caroline Criado Perez dopo giornate passate nella sezione di medicina di una libreria a Londra.

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Gran Bretagna: i datori di lavoro costringono illegalmente le donne incinte a licenziarsi.

Un quarto delle donne incinte ha subito discriminazioni sul lavoro durante l’epidemia di coronavirus, secondo un nuovo sondaggio TUC. Il sondaggio di oltre 3.400 donne in gravidanza o in congedo di maternità durante la pandemia di Covid-19 ha rilevato che una persona su quattro (25%) aveva subito un trattamento ingiusto sul lavoro, incluso essere stato scelto per licenziamento o licenziamento, e una su quattro (25 per cento) dicendo si sentiva insicura sul lavoro.
Comunicato stampa TUC e rapporto, Incinta e precaria: esperienze di lavoro di mamme nuove e in attesa durante Covid-19 , 11 giugno 2020. Comunicato stampa GMB . Rischi 951 . 13 giugno 2020

Newsletter Medico Legale Inca Numero 5/2020. Le molestie sessuali nei luoghi di lavoro: documento del Servizio studi del Senato

Il Servizio Studi del Senato della Repubblica ha elaborato una ricerca con utili comparazioni con la legislazione dell’Unione europea, riguardante in particolare il tema delle  molestie sessuali con particolare riferimento al mondo del lavoro nell’ordinamento italiano e nell’ordinamento di tre diversi paesi dell’Unione europea: Francia, Germania e Spagna.

Il documento presenta interessanti spunti per la nostra attività di tutela.

 Il diritto civile e le molestie sessuali

Riguardo al diritto civile la Nota ricorda che in Italia l’ articolo 2087 del Codice civile prevede “un generale obbligo di sicurezza sul lavoro, imponendo all’imprenditore di adottare tutte le misure necessarie per proteggere non solo l’integrità fisica, ma anche il benessere psicologico del lavoratore”.

E in attuazione di questo obbligo generale il D.Lgs. 81/2008 – Testo unico in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro – all’articolo 28, “ha collocato, fra i rischi lavorativi oggetto della valutazione che ogni datore di lavoro è obbligato ad effettuare, quelli ‘riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, tra cui (…) quelli riguardanti le lavoratrici in stato di gravidanza (…), nonché quelli connessi alle differenze di genere’”.

 Inoltre l’articolo 26 del decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198 (c.d. codice delle pari opportunità tra uomo e donna) sancisce “una equiparazione tra molestie sessuali e discriminazioni di genere (Cass. civ. Sez. lavoro, Sentenza 15 novembre 2016, n. 23286). Le molestie sessuali sono, infatti, identificate come discriminazioni costituite da ‘quei comportamenti indesiderati a connotazione sessuale, espressi in forma fisica, verbale o non verbale, aventi lo scopo o l’effetto di violare la dignità di una lavoratrice o di un lavoratore e di creare un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo’. Questa parificazione è funzionale all’estensione alle molestie della disciplina e della tutela previste per le discriminazioni, in modo particolare, per quanto riguarda i meccanismi processuali e sanzionatori”. In particolare – riporta il documento – “l’equiparazione tra molestie sessuali e discriminazioni di genere è considerata estesa anche al regime probatorio previsto dall’art. 40 del codice delle pari opportunità, secondo cui qualora il ricorrente fornisca elementi di fatto (desunti anche da dati di carattere statistico) idonei a fondare la presunzione dell’esistenza di atti, patti o comportamenti discriminatori, l’onere della prova spetta al convenuto che deve dimostrarne l’insussistenza”. E secondo la giurisprudenza (Cassazione, sez. Lavoro, Sentenza 20 luglio – 15 novembre 2016, n. 23286), “per dimostrare le molestie sessuali del datore di lavoro, il giudice potrebbe basarsi anche sulle conferme di altre lavoratrici che abbiano subito lo stesso ‘trattamento’, ritenendo in tal caso raggiunta la prova”.

 Sempre a livello normativo si ricorda poi che, più recentemente, “la legge 27 dicembre 2017, n. 205 (Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2018 e bilancio pluriennale per il triennio 2018-2020) ha modificato l’articolo 26, inserendovi due nuovi commi”.

La prima nuova disposizione (comma 3-bis) “prevede una specifica tutela per chi agisce in giudizio per aver subito una molestia o molestia sessuale in azienda. Si prevede che la lavoratrice o il lavoratore che agisce in giudizio per la dichiarazione delle discriminazioni per molestia o molestia sessuale sul luogo di lavoro non può essere: sanzionato, demansionato, licenziato, trasferito o sottoposto ad altra misura organizzativa avente effetti negativi, diretti o indiretti, sulle condizioni di lavoro se tale misura è la conseguenza della denuncia stessa. L’eventuale licenziamento ritorsivo o discriminatorio nei confronti della lavoratrice o del lavoratore denunciante è nullo e questi ha diritto non già al risarcimento del danno, ma alla reintegra sul posto di lavoro. Allo stesso modo sono nulli anche il mutamento di mansioni nonché qualsiasi altra misura ritorsiva o discriminatoria adottata nei confronti del denunciante”.

 Tuttavia – continua la Nota con riferimento al già citato comma 3-bis – questa tutela non è garantita “nei casi in cui sia accertata, anche con sentenza di primo grado, la responsabilità penale del denunciante per i reati di calunnia o diffamazione ovvero l’infondatezza della denuncia”. E relativamente alla distinzione tra le ipotesi della «calunnia» e quella della «infondatezza della denuncia» si rileva “come la calunnia scatti solo in caso di malafede, ossia nel caso in cui chi agisce ben conosce l’altrui innocenza; l’infondatezza invece sembra voler richiamare le ipotesi di assenza totale di condizioni che rendano credibile la denuncia stessa”.

Si ricorda poi che il nuovo comma 3-ter dell’articolo 26 del codice delle pari opportunità “precisa come obbligo del datore di lavoro, ai sensi del ricordato articolo 2087 c.c., sia quello di assicurare condizioni di lavoro tali da garantire l’integrità fisica e morale e la dignità dei lavoratori, anche concordando con le organizzazioni sindacali dei lavoratori le iniziative, di natura informativa e formativa, più opportune al fine di prevenire il fenomeno delle molestie sessuali nei luoghi di lavoro. Aggiunge, inoltre, che le imprese, i sindacati, i datori di lavoro e i lavoratori e le lavoratrici si impegnano ad assicurare il mantenimento nei luoghi di lavoro di un ambiente di lavoro in cui sia rispettata la dignità di ognuno e siano favorite le relazioni interpersonali, basate su princìpi di eguaglianza e di reciproca correttezza”.

 I profili penalistici e le molestie sessuali

Riguardo poi al profilo penale la Nota Breve indica che l’ordinamento italiano “non prevede una fattispecie ad hoc” riguardo ai reati. Infatti a livello giurisprudenziale le molestie sessuali sul lavoro “sono state, a seconda della gravità e delle modalità dei comportamenti molesti, sussunte in vari reati”.

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Riqualificazione professionale, una soluzione per il lavoro (umano) di domani?

FONTE EQUALTIME 

Tra tre anni, il 42% delle ore lavorative sarà svolto da macchine o algoritmi, gli umani si prenderanno cura del restante 58%. Nuovi settori professionali, in particolare quelli specializzati nei Big Data , impiegheranno 133 milioni di persone in tutto il mondo, mentre altri, come i servizi postali, scompariranno, lasciando dietro di sé 75 milioni di disoccupati. Questi sono solo alcuni degli effetti della globalizzazione e della quarta rivoluzione industriale evidenziate dal Forum economico mondiale del 2018 sul futuro dei posti di lavoro . Questo documento specifica inoltre che ogni lavoratore dovrà dedicare in media 101 giorni alla sua conversione ( riqualificazione) e per migliorare le sue capacità professionali ( miglioramento delle competenze ) entro il 2022.

 

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Disuguaglianze di salute e diritto al benessere

 

FONTE CAREONLINE.IT

Nell’Unione europea peggiorano le disuguaglianze e la condizione dell’ecosistema terrestre, non migliora la situazione riguardo a povertà, alimentazione e agricoltura sostenibile, condizione economica e occupazionale, qualità della governance e cooperazione internazionale.
Va meglio invece per salute, educazione, uguaglianza di genere, sistema energetico, innovazione, condizioni delle città, modelli sostenibili di produzione e di consumo, lotta al cambiamento climatico.
Il risultato è che l’Unione Europea, pur essendo l’area del mondo più avanzata rispetto agli obiettivi di sviluppo sostenibile, mostra segni di miglioramento rispetto al 2010 solo per 8 obiettivi su 17 e, se continua così, non sarà in grado di garantire il raggiungimento di nessuno di questi entro il 2030, come
concordato in sede ONU nel 2015.

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Intervista audio alla Presidente della Societa’ Nazionale degli Operatori della Prevenzione (SNOP) Dott.ssa Anna Maria Di Giammarco

 

Una riflessione a tutto campo sulle radicali trasformazioni che stanno avvenendo nel lavoro e nella societa’, sulle rappresentazioni di salute e malattia che derivano da questi nuovi contesti: tutto questo cha impatto avra’ sul ruolo e sul lavoro degli operatori della prevenzione pubblici e non pubblici ?

(a cura di Gino Rubini)

L’INTERVISTA
(durata 30 minuti)

Riferimenti:

Il sito della Società Nazionale degli Operatori della Prevenzione:   SNOP.IT

 

Una guida per misurare le disuguaglianze sociali in salute

FONTE AGENZIA SANITARIA E.R.
Online il rapporto “Analisi delle condizioni socio-economiche e salute in Emilia-Romagna attraverso l’uso integrato di dati”

Come misurare oggi le disuguaglianze sociali in salute in Emilia-Romagna?

Il rapporto “Analisi delle condizioni socio-economiche e salute in Emilia-Romagna attraverso l’uso integrato di dati” appena pubblicato offre una risposta nell’ambito dell’uso epidemiologico di dati già esistenti e fornisceindicazioni operative per valorizzare in modo efficiente l’uso integrato dei dati del Sistema informativo sanitario e quelli della Statistica ufficiale.

Grazie a una carrellata su alcune applicazioni sviluppate negli ultimi anni dall’Agenzia sanitaria e sociale, il documento illustra un sistema per monitorare gli effetti delle disuguaglianze sociali sulla salute, che può essere applicato a livello regionale e locale ed è coerente con le metodologie sperimentate in ambito italiano.

Il rapporto si rivolge agli operatori del Servizio sanitario regionale che possono utilizzare gli approcci delineati per effettuare analisi e/o svolgere attività di sorveglianza delle disuguaglianze in salute, tramite la valorizzazione dei dati su salute, uso dei Servizi e i loro determinanti sociali e demografici.

Un esempio di massima integrazione di dati per il monitoraggio delle disuguaglianze di salute descritto nel rapporto è rappresentato dallo Studio longitudinale emiliano (SLEm), che si colloca in una rete di analoghi studi italiani. Applicato a Bologna, Modena e Reggio Emilia, lo SLEm permette di seguire nel tempo coorti di residenti nei comuni in studio, analizzando gli esiti di salute in relazione a caratteristiche socio-demografiche tratte dal censimento. I dettagli sulla rete nazionale e le sue prime applicazioni sono riportati nell’articolo “Cohort profile: the Italian Network of Longitudinal Metropolitan Studies (IN-LiMeS), a multicentre cohort for socioeconomic inequalities in health monitoring” recentemente pubblicato sulla rivista BMJ Open. 

 

 

Cosa può fare il medico per ridurre le disuguaglianze in sanità? La FNOMCeO presenta il Manifesto per l’Equità della Salute

FONTE DORS.IT

Nadia Coggiola, Scuola di specializzazione in Igiene e medicina preventiva, Università degli Studi di Torino

 

Lo scopo è quello di fornire linee guida per indirizzare l’operato del medico e dei sistemi sanitari verso l’eliminazione della disuguaglianza in sanità. Alcune riguardano la formazione, la partecipazione attiva nella condivisione di informazioni ed esperienze e la collaborazione con gli altri settori; ad esse si aggiungono suggerimenti specifici per gli operatori delle cure primarie. L’equità nell’accesso alle cure è principio fondante del nostro Servizio Sanitario Nazionale e informa tutto il Codice di Deontologia Medica. Per esempio, l’articolo 3 prescrive al medico di agire “senza discriminazione alcuna, quali che siano le condizioni istituzionali o sociali nelle quali opera”. L’articolo 5 è dedicato proprio alla Salute Globale, e raccomanda che “Il medico, nel considerare l’ambiente di vita e di lavoro e i livelli di istruzione e di equità sociale quali determinanti fondamentali della salute individuale e collettiva, collabora all’attuazione di idonee politiche educative, di prevenzione e di contrasto alle disuguaglianze alla salute e promuove l’adozione di stili di vita salubri, informando sui principali fattori di rischio”.

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Migrazione, Salute, Diritti: un approccio multidisciplinare alle relazioni interculturali. Firenze 20.01.2018

FONTE SALUTEINTERNAZIONALE.INFO

Inserito da on 8 gennaio 2018 – 09:35Lascia un commento

Corso di Perfezionamento Migrazione, Salute, Diritti: un approccio multidisciplinare alle relazioni interculturali

Migrazione, salute, diritti: le sfide al sistema italiano di accoglienza

Presentazione del Corso di Perfezionamento “Migrazione, Salute, Diritti: Un Approccio Multidisciplinare Alle Relazioni Interculturali” (2° Edizione)
Sabato 20 gennaio 2018
Ore 9.30 – 13.00
Aula Magna Via Laura , 48

Dipartimento Scienze Politiche e Sociali, Università degli Studi di Firenze

Locandina [PDF: 777 KB ]

Gentili lettori e lettrici potete scaricare un utile Dossier  sulle diseguaglianze sociali, economiche e culturali in Europa

 

Gentili lettori e lettrici potete scaricare un utile Dossier  sulle diseguaglianze sociali, economiche e culturali in Europa .

Dear reader,
we would like to draw your attention to a new publication that is available as a free download.
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“Inequality is the defining issue of our time”. This is what then US President Barack Obama said about inequality at the end of 2013. Almost half a decade later we unfortunately have to conclude that it still is one of the defining issues of our time and that we have seen the beginning of a political feedback loop. The unresolved inequality challenges amongst other things contributed to the the Brexit vote in the United Kingdom and the election of Donald Trump in the United States.

Inégalités entre les sexes dans les usines d’électronique : les femmes mal rémunérées et exposées à des produits chimiques

Dans ce secteur, les femmes exécutent les tâches les plus basiques et gagnent donc en moyenne 16 % de moins que leurs collègues masculins. De par la division du travail, les femmes sont également exposées à un risque accru pour leur santé, car elles sont davantage en contact avec les produits chimiques du fait qu’elles travaillent sur les lignes. Dans cette image de décembre, deux travailleurs arrivent à une usine d’électronique à la périphérie de la capitale thaïlandaise.

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