L’industria dell’amianto 2021: smentita, screditata e defunta 

 

Fonte Ibasesecretariat.org 

di Laurie Kazan-Allen

Gli occhi del mondo sono stati puntati sull’esito delle discussioni di questo mese alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici a Glasgow. 1 Questo evento ha attirato l’attenzione delle parti interessate dell’industria dell’amianto? Immagino di no. Perchè no? Perché la loro prima direttiva è sempre stata la generazione di profitti indipendentemente dall’impatto delle loro operazioni sugli esseri umani o sull’ambiente.

Sebbene sia palesemente ovvio, va detto che la miopia commerciale dell’industria dell’amianto è più fuorviante ora di quanto non lo sia mai stata. Il 2021 non è il 2001 e le azioni che risultano dalla mentalità normale degli interessi acquisiti dall’amianto costituiscono un assalto alla vita umana e all’ambiente. I produttori di amianto, come i fornitori di carbone, petrolio e gas naturale, sono venditori ambulanti di sostanze che stanno distruggendo il nostro pianeta e le persone che ci vivono.

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Morti sul lavoro: va potenziato il personale ispettivo delle Asl per aumentare i controlli per la sicurezza sul lavoro

Ogni giorno 3/4 lavoratori non fanno più ritorno a casa, perchè sono morti sul lavoro.
910 morti sul lavoro nei primi 9 mesi del 2021, secondo i dati Inail.
E ancora oggi c’è chi chiama queste morti con il termine assurdo ed ipocrita “morti bianche”.
Perchè?
Cosa c’è di bianco in un morte sul lavoro?
E’ un termine che mi indigna, è un termine che sminuisce queste morti: non c’è nulla di candido in una morte sul lavoro.
Quando c’è un morto sul lavoro c’è sempre un responsabile, a volte anche più di uno.
E allora perchè, alle soglie del 2022 c’è ancora chi le chiama “morti bianche”?
La domanda da farsi è una sola, perchè in Italia ci sono tutte queste morti sul lavoro?

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Cronache da Berlino di Franco Di Giangirolamo. Quarta ondata.

 

Avevo smesso di occuparmi della Pandemia ma qualche appunto ho continuato a raccoglierlo e ora penso utile condividerne una parte con gli amici FB.

Sono abbastanza convinto che chi avrà la pazienza di ripercorrere la storia degli eventi europei di questi due anni molto particolari, trarrà, tra le varie conclusioni, la convinzione che „nessuno è stato esente da errori“, seppure di diversa gravità, e che la Pandemia ha messo a nudo tanti aspetti problematici del modo (estremamente semplice) in cui le collettività umane vivono la loro presenza su un globo la cui estrema complessità si è riusciti a comprendere solo in parte.

Sono emersi i limiti strutturali dei sistemi di accumulazione e di utilizzo della conoscenza, di gestione del potere a livello nazionale e sovranazionale, di organizzazione dei servizi nonché dei fondamenti valoriali che presiedono al loro funzionamento, temi troppo grandi sia per me che per questo post.

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