Ma come abbiamo fatto ?

Un altro giovane lavoratore precario ha perso la vita cadendo durante la riparazione di un tetto di un’azienda di Castelfiorentino.

Dolore infinito della famiglia e amici. Fa nuovamente pena leggere queste notizie. E fa riflettere. Un aspetto che molto colpisce e che dovrebbe veramente collocare appieno questo ‘evento’ nella ‘storia’ della zona empolese-valdelsa e della Toscana – pur terra di grandi e gloriose conquiste del lavoro nei decenni passati – è apprendere che è avvenuta una ripetizione dello stesso infortunio, nello stesso luogo, con la morte di un altro lavoratore, alcuni anni fa.

Non valgono nulla i protocolli d’intesa, non valgono nulla le discussioni politiche su chi fa il capo di che cosa, non valgono nulla le discussioni sullo sviluppo locale, non valgono nulla i dibattiti esoterici sull’industria 4.0, non valgono nulla le ‘magnificenze’ sull’alternanza scuola-lavoro.
Non valgono nulla se non denunciamo tutti i giorni il declino, il degrado complessivo delle condizioni di lavoro. Ma come abbiamo fatto a permettere che tanto lavoro diventasse in questi anni sempre più penoso, come, ad es., quando in molti luoghi di lavoro, a parità di mansione, ci sono differenti trattamenti di paga e diritti?

Troppi sono i lavoratori, soprattutto del mondo della microimpresa, che pur di avere un lavoro devono adattarsi ad ogni condizione.
Pezzi di ‘nuda vita’, individui che si arrangiano a tirare avanti, ai margini e spesso all’esterno di ogni contrattazione collettiva, lontanissimi da ogni rappresentanza e istituzione.

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