Fonte: Diseguaglianzedisalute.it che ringraziamo
La crisi pandemica ha avuto effetti enormi sul mercato del lavoro sia in termini di recessione economica sia di ampliamento delle disuguaglianze dovuto al fatto che alcuni gruppi di lavoratori sono stati più colpiti che altri.
A differenza di recessioni precedenti le donne sono state quelle che hanno subito penalità maggiori tanto che la recessione è stata chiamata She-Cession in quanto i settori più colpiti erano quelli in cui le donne erano sovra-rappresentate e in quanto la chiusura delle scuole ha implicato una maggior difficoltà di conciliazione famiglia lavoro. Molti sono gli ambiti che la pandemia ha colpito inerenti al mercato del lavoro, ai guadagni, alla salute, ai rapporti con le scuole o altri servizi e nei diversi territori del nostro Paese.
In questo articolo si discute come i divari all’interno della famiglia si siano aggravati durante la pandemia e dell’effetto delle disuguaglianze sul mercato del lavoro.
Per studiare i divari nella famiglia abbiamo intervistato un campione rappresentativo di 1250 donne lavoratrici in Italia a luglio 2019 prima della pandemia e poi durante due diverse ondate della pandemia: Aprile 2020 e Novembre 2020. La prima ondata è stata caratterizzata da un numero inferiore di contagi rispetto alla seconda ma da restrizioni molto più rigorose con conseguenze più gravi sul mercato del lavoro. Per sapere di più di questa ricerca si vedano i due articoli che riportano i dati e i risultati della ricerca (https://link.springer.com/article/10.1007/s11150-020-09502-1 e https://sciendo.com/article/10.2478/izajole-2022-0003)
Per capire il rapporto tra cambiamenti del mercato del lavoro e divisione del lavoro in casa durante la pandemia abbiamo raccolto informazioni presso le donne lavoratrici intervistate sulle modalita’ di lavoro e le ore di lavoro familiare dei due partners prima della pandemia e durante le due ondate di Covid considerate.
Abbiamo cercato di investigare tre importanti domande di ricerca.
La prima domanda di ricerca è la seguente: 1) come sono cambiate le modalità di lavoro delle donne e dei loro partners durante i tre periodi?
I nostri dati mostrano che un numero maggiore di uomini rispetto alle donne sono rimasti al loro posto di lavoro usuale in entrambe le ondate del Covid considerate e che più donne che uomini hanno lavorato da casa in entrambe le ondate, mentre un numero maggiore di donne rispetto agli uomini hanno smesso di lavorare durante la seconda ondata. I dati inerenti a questa dimensione mostrano la più forte penalizzazione delle donne relativamente agli uomini.
La seconda domanda di ricerca è la seguente: 2) come è stato distribuito il lavoro familiare nelle tre fasi?
I dati emersi evidenziano che le donne lavorano in casa sempre più dei partner in entrambe le due ondate e anche prima del Covid, con una differenza maggiore nella prima ondata (in cui le restrizioni per arginare la pandemia sono state più importanti), le differenze di genere diminuiscono nella seconda, ma non di tanto.
Le donne hanno dedicato comunque più tempo al lavoro familiare sia a causa della chiusura delle scuole (la più lunga di tutta Europa 105 giorni dal marzo a giugno 2020 contro 30-40 in altri paesi Europei) e per la mancanza dell’aiuto dei nonni che prima erano responsabili della cura dei nipoti e durante il Covid non più a causa dei rischi di contagio, anzi bisognosi di aiuto.
La terza domanda di ricerca è più analitica ed esplora il link tra modalità di lavoro e divisione dei ruoli in famiglia.
Ci siamo chiesti se esista un rapporto tra modalità di lavoro e divisione del lavoro in casa.
Dalle analisi empiriche che abbiamo svolto si è riscontrato che il tempo dedicato dalle donne al lavoro domestico e alla cura dei figli non dipende dalla modalità di lavoro del partner.
Le donne lavorano sempre il doppio dei partner anche in condizioni simmetriche in cui ambedue sono a casa o fuori casa.
Emerge invece una dipendenza del lavoro dei partner in famiglia dalle modalità di lavoro delle donne: i partner dedicano più tempo al lavoro domestico e alla cura dei figli delle donne solo quando lavorano da casa e meno tempo quando è la donna ad essere a casa (se ha perso il lavoro o se lavora da casa).
Concludendo, gli effetti del Covid-19 sulla divisione dei ruoli nella famiglia sono stati molto significativi, anche se per certi versi non sorprendenti. Certo, ci si poteva attendere ottimisticamente che il cambiamento imposto dalla pandemia sulle modalità di lavoro avesse un effetto sui divari di genere nella famiglia. In altre parole si poteva presumere che gli uomini lavorando da casa (per effetto delle restrizioni imposte dal Covid) avrebbero potuto, da un lato, abituarsi a svolgere alcune attività che prima non svolgevano, e di conseguenza diventare più consapevoli del peso e dell’importanza del lavoro familiare e della necessità di condividerlo. I nostri dati invece mostrano che questo non è avvenuto il che dimostra quanto radicata e persistente sia in Italia una divisione dei ruoli “tradizionale”.
Cosa possiamo aspettarci dopo la pandemia?
Sul mercato del lavoro, si vede che nel 2023 i tassi occupazionali hanno ripreso ad aumentare anche se più per gli uomini che per le donne. Se guardiamo le caratteristiche dei lavori notiamo che le donne ricoprono posizioni più precarie e part time. Tuttavia il lavoro da remoto ha continuato ad aumentare ed è diminuito anche per i genitori con figli < 14 anni. Questo è molto diverso da altri paesi dove il lavoro da remoto è diventato una realtà diffusa anche nell’ ultimo anno.
Oltre che il trend del lavoro da casa, un altro fenomeno del dopo pandemia importante per le nostre considerazioni riguarda i congedi parentali. L’utilizzo dei congedi parentali per le donne era diminuito durante la pandemia a causa della crescita del lavoro da remoto ma è aumentato negli ultimi mesi sia per la crescita del lavoro in presenza e sia per l‘instaurazione di nuove abitudini (per esempio di occuparsi più direttamente dei propri figli anche dopo la riapertura delle scuole). Non è aumentato invece l’utilizzo da parte dei padri.
Sappiamo da molti dati e ricerche degli ultimi anni che la mancata condivisione del lavoro di cura all’interno delle coppie in Italia sono alla base del limitato tempo che le donne dedicano al lavoro retribuito e delle condizioni di sotto-occupazione, precarietà e percorsi di lavoro più irregolari e tassi di inattività elevati. Molte ricerche che hanno analizzato i dati durante la pandemia hanno concluso, concordando con la nostra, che non si è attuato un «ribilanciamento» dei ruoli nella famiglia.
Quali politiche potrebbero sostenere e incentivare un ribilanciamento dei ruoli?
Molte proposte contenute nel Piano nazionale di ripresa e resilienza hanno l’obiettivo di sostenere l’occupazione femminile e ridurre i divari di genere creando un numero maggiore di servizi per l’infanzia e allungando l’orario delle scuole materne. Tuttavia dai nostri risultati emerge che per ridurre in modo sostanziale le differenze di genere occorrerebbe compiere un cambiamento culturale profondo.
Una politica che potrebbe potenzialmente avere dei risultati riguarda i congedi di paternità che oggi in Italia riguardano un periodo molto limitato. Se guardiamo i dati di altri paesi europei anche simili all’Italia come la Spagna possiamo vedere che le riforme attuate nel 2019 (stessi congedi obbligatori per padri e madri alla nascita dei figli per circa 16 settimane) stanno avendo dei risultati. Ricerche molto recenti mostrano che queste riforme stanno provocando cambiamenti importanti nella divisione del lavoro in famiglia e nel mercato del lavoro. Nelle riforme previste dai Piani del PNRR non ci sono proposte di riforme che riguardano i congedi paternità. Il lavoro di cura resta un’attività del tutto femminile e si parla dei servizi per l’infanzia come servizi che sostengono il lavoro femminile (e non degli uomini).
Sulle politiche di congedo parentale e gli effetti sulla salute si veda Dors | Il congedo parentale giova al benessere mentale di mamme e papà
A cura di Daniela Del Boca
Fellow Collegio Carlo Alberto