Cronache da Berlino ai tempi del Covid-19 di Franco Di Giangirolamo (5)

Non c’è dubbio: a Berlino in poche ore la vita è cambiata, per ora senza traumi, senza tensioni, tranquillamente e consapevolmente, direi con ordine. Almeno dal mio “buco della serratura” e dalle info di cui dispongo posso dire che:
Fila ordinata e ben distanziata al supermarket di fronte casa mia, con relativo affollamento che è durato per diverse ore per la necessità di rifornirsi del necessario per una clausura opportuna e non breve. Riorganizzazione dei punti vendita con plastiche di protezione, strumenti di protezione personale, etc. Meno persone in giro ma ancora troppe. Il piccolo parco giochi sotto casa sigillato con relativo cartello. Sarà difficile sigillare ii numerosi e giganteschi parchi che ci sono nella città e nei dintorni e si vedrà se su questo punto delicato i cittadini, soprattutto giovani, risponderanno.

Come ovunque il problema degli assembramenti sarà duro da affrontare, tenendo conto che qui le processioni di bare non ci sono ancora e non c’è deterrente forte se non la coscienza civica e l’autorevolezza istituzionale. Molti Imbiss (ristorazione veloce) sono chiusi anche se potrebbero stare aperti. Con pochi turisti e poche persone in giro non è economicamente utile tenerli aperti. Domenica niente mercatino delle pulci. Fortunatamente pare resti aperto un chiosco che cuoce i wurstel della Turingia, per me i più squisiti. ridimensionamento e riorganizzazione del sistema dei trasporti dopo un calo del 50% dei passeggeri e il 20% dei dipendenti in malattia (malignamente penso che una parte di loro abbia paura essendo forzatamente a contatto con gli utenti). La notte, solo bus ogni 10 minuti. I Metro, che nel fine settimana erano a disposizione dei goduriosi che facevano le ore piccole, questo fine settimana sono eliminati in grandissima parte. Chiese chiuse. Visite ai nonnini nei Seniorstaette e luoghi di cura (ne ho due proprio di fianco) limitate a un’ora per una persona al giorno. Battaglia contro le notizie false attraverso il sito http//politik-x.de, perchè la mamma degli stupidi partorisce anche in Germania e non poco. L’uomo delle catastrofi, che esiste anche a Berlino e si chiama Albrecht Broemme si sta dando da fare per allestire, in 25 giorni, nella sede della Fiera (Messehall) un ospedale di 1,000 posti letto per malati subacuti con o da coronavirus. Ha difficoltà a trovare il personale ma ha la faccia e il curriculum di chi che ce la può fare. Penalizzati fortemente dalla reductio alla casa della vita di tutti  i giorni sono quella fascia di marginali, tra cui anche i senza tetto (obdachloss) che mitigavano la loro misera facendo i quasi -spazzini della città. La raccolta di lattine, bottiglie di birra e di plastica dovunque ci fossero bagordi e il loro riciclo in euro, era una forma di sostentamento modestissima ma ormai svanita del tutto. D’altra parte le elemosine sono azzerate non per il timore del contatto, ma perché si gira molto meno in città. Potranno contare solo sul volontariato. Meno male che viene la primavera. Importante: ci sarà un summit del Governo sul tema del contrasto politico della destra estrema e dell’AfD che tentano di strumentalizzare l’epidemia.
In un trafiletto di giornale è apparsa una domanda che mi pongo da molti giorni: perché l’indice di letalità da corona virus tedesco e italiano sono enormemente e inspiegabilmente diversi?  Siccome presumo di avere delle ipotesi molto ma molto solide sulla non confrontabilità dei dati, mi fa piacere che almeno ci si interroghi. Sarebbero domande da esperti ma dopo aver sentito sciocchezze di tutti i tipi, su cui molti esperti avrebbero dovuto perdere la faccia, attendo le verità ufficiali che, prima o poi dovranno venir fuori e mi tengo le mie opinioni. D’altra parte, come diceva il saggio: i numeri, se li si tortura a lungo, prima o poi cedono e raccontano tutta la verità.
Da Berlino è tutto e statemi bene.