FONTE ETUI.ORG
In Belgio, lo stress e il burn-out sono responsabili di un terzo del numero totale di giorni di assenza. Inoltre, l’aumento delle malattie mentali (tra cui burn-out e depressione) rappresenta una parte importante dell’aumento del numero di disabilità. È sotto la pressione di questa preoccupante situazione economica e sanitaria, che nel gennaio 2019 l’Agenzia federale per i rischi professionali (Fedris) ha avviato un progetto pilota sul burnout.
L’obiettivo di questo progetto, per il quale è prevista una dotazione di 2,5 milioni di euro nell’arco di tre anni, è di sostenere i lavoratori che sono minacciati o colpiti in una fase iniziale dal burn-out legato all’esposizione a uno o più rischi psicosociali sul lavoro. Nell’ambito di questo progetto pilota, sono ammissibili solo i lavoratori del settore ospedaliero e il settore dei servizi finanziari, considerato particolarmente a rischio. Al termine di una procedura di iscrizione in due fasi, ai lavoratori la cui diagnosi di (pre) burnout è stata confermata, verrà offerto un “percorso di accompagnamento” individuale secondo gli approcci psico-corporali o cognitivo-emozionali, per aiutarli a rimanere nel lavoro o a riprendere il lavoro rapidamente.
Il movimento sindacale può solo rallegrarsi di questa iniziativa, che dimostra che la consapevolezza politica della questione dei rischi psicosociali è aumentata. E ‘comunque già c’è dubbio che per avere successo e frenare la tendenza di malessere sul posto di lavoro, progetti di prevenzione secondaria di questo tipo dovrebbero essere accompagnate da misure avanzate di prevenzione primaria. Inoltre, la cura dei lavoratori minacciati dal burn-out o raggiunti in una fase precoce, invita a considerare la situazione dei lavoratori più seriamente colpiti dal burn-out. In questa fase, il ministero degli affari sociali e della sanità pubblica belga considera il burnout una malattia legata al lavoro. Quando viene riconosciuto come malattia professionale?
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