Cancelliamo il termine Equità: un modo economico e veloce per eliminare le Disuguaglianze di Salute Aprile 24, 2025 A cura di Dors
Fonte e a cura di DORS che ringraziamo
[Dors è un centro di documentazione per la promozione della salute nato nel 1998, per volontà della Regione Piemonte. ]
L’amministrazione Trump ha avviato una massiccia campagna di censura linguistica eliminando decine di parole da documenti ufficiali, siti web governativi e accademici statunitensi. Questa operazione sta sollevando preoccupazioni significative non solo per la libertà di espressione ma anche per le potenziali conseguenze sulla salute pubblica. Un recente editoriale pubblicato su The Lancet Public Health denuncia un “assalto della nuova amministrazione statunitense ad alcune delle istituzioni scientifiche di sanità pubblica più rispettate al mondo”, lo “smantellamento di programmi internazionali come l’USAID o il PEPFAR” e parla apertamente di “disastro per la salute pubblica nazionale e internazionale”.
La lista nera delle parole bandite
Secondo un’inchiesta del New York Times, l’amministrazione Trump ha stilato una lista di parole considerate “troppo progressiste” da eliminare dalle comunicazioni ufficiali. Tra queste compaiono termini fondamentali come equità, disuguaglianza sociale, accesso alle cure, diversità, inclusione, crisi climatica e molti altri legati ai diritti civili e alla giustizia sociale.
La censura viene applicata in modo sistematico, utilizzando anche software di intelligenza artificiale per setacciare documenti e pagine web. Il risultato è stato la modifica di oltre 5.000 pagine governative e la rimozione di migliaia di riferimenti a concetti ritenuti scomodi. L’operazione ha talvolta raggiunto livelli grotteschi, come la rimozione del riferimento all’aereo “Enola Gay” (dove “Gay” era semplicemente il cognome della madre di uno dei piloti) perché il nome richiama all’omosessualità… Tra i contenuti rimossi in prima battuta, il New York Times segnala più di 3.000 pagine dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC), tra cui un migliaio di articoli di ricerca archiviati sotto la voce prevenzione delle malattie croniche, linee guida per il trattamento delle malattie sessualmente trasmissibili, informazioni sui segnali di allarme dell’Alzheimer, formazione sulla prevenzione delle overdose e linee guida sui vaccini per le donne in gravidanza.
Non sembra improprio parlare di censura istituzionalizzata.
La reazione della comunità scientifica è stata inizialmente poco coordinata, ma la situazione sta iniziando a cambiare. In risposta ai tagli ai finanziamenti e ai licenziamenti di massa in tutte le agenzie scientifiche federali, gruppi come Stand Up for Science (Difendiamo la scienza) hanno organizzato centinaia di manifestazioni in tutto il mondo per chiedere ai politici, alle istituzioni e alla comunità scientifica di scendere in piazza a sostegno dell’integrità della scienza.
L’impatto del linguaggio sulla salute: una questione evidence-based
Questa censura linguistica non è solo una questione politica o culturale, ma ha potenziali ripercussioni significative sulla salute pubblica.
L’eliminazione dai documenti ufficiali di termini appartenenti alla categoria DEI (Diversity, Equity and Inclusion) rischia di compromettere la capacità di affrontare le disuguaglianze di salute. Vietare parole come femminismo, salute mentale, giustizia sociale, minoranze, compromette la possibilità di discutere apertamente degli effetti di politiche discriminatorie e di studiare l’accesso alle cure per le comunità più svantaggiate.
Il potere della parola “equità” nella salute pubblica
Il concetto di equità in ambito sanitario è fondamentale perché riconosce che persone diverse hanno bisogni diversi. Mentre l’uguaglianza prevede di offrire a tutti le stesse risorse, l’equità si concentra sul fornire a ciascuno ciò che gli serve per raggiungere un buon livello di salute, tenendo conto delle differenze sociali, economiche e culturali.
Eliminare questa parola dai documenti ufficiali significa potenzialmente:
1. Ostacolare la creazione di politiche sanitarie mirate a ridurre le disparità nell’accesso alle cure
2. Ridurre l’attenzione verso le comunità marginalizzate che spesso affrontano barriere sistemiche nell’assistenza sanitaria
3. Limitare la ricerca scientifica su come fattori sociali ed economici influenzano la salute
Quando il linguaggio delle politiche sanitarie ignora l’equità, le conseguenze ricadono sui soggetti più vulnerabili.
Molti studi dimostrano che le minoranze etniche, le persone a basso reddito e altre popolazioni svantaggiate sperimentano peggiori risultati sanitari quando mancano politiche esplicitamente orientate all’equità.
Censura linguistica e salute: implicazioni concrete
Le comunità accademiche e scientifiche hanno espresso forte preoccupazione per questa censura, temendo ripercussioni sulla comunicazione istituzionale, sulla ricerca scientifica e sul progresso dei diritti civili. Le università stanno subendo pressioni per rimuovere ogni menzione a diversità, equità e inclusione dai loro siti e rischiano di perdere finanziamenti federali.
Questa strategia colpisce anche la sanità pubblica, rendendo più difficile affrontare questioni cruciali legate a genere ed etnia.
In un webinar organizzato da Epidemiologia & Prevenzione è stato analizzato in profondità l’impatto in ambito scientifico delle azioni intraprese dall’amministrazione statunitense.
Quando le parole scompaiono, scompaiono anche le persone
Bandire determinate parole dal discorso pubblico non è mai un’operazione neutra. Quando termini come “equità” vengono cancellati, si rischia di rendere invisibili le disuguaglianze che questi concetti aiutano a identificare e affrontare.
In ambito sanitario, questo può significare ignorare le disparità nell’aspettativa di vita, nell’accesso alle cure preventive, nella qualità dell’assistenza ricevuta da diverse fasce della popolazione. Senza il linguaggio appropriato per discutere queste disparità, diventa difficile sviluppare interventi efficaci per risolverle.
Proprio su queste parole – inclusione e salute globale, ambiente, cultura e linguaggi – abbiamo organizzato il laboratorio Connessioni in occasione dei 25 anni di attività del Centro di Documentazione Dors. Un centinaio di esperti di diversi settori ed esponenti del terzo settore, provenienti da 9 regioni italiane, si sono confrontati su quali connessioni esistono tra queste parole e quali azioni intersettoriali sono necessarie per contrastare le disuguaglianze e affrontare il presente e il futuro della Promozione della Salute. Le indicazioni emerse su azioni intersettoriali efficaci e orientate all’equità riguardano: un linguaggio accessibile e comprensibile a tutti anche per chi è in condizione di svantaggio o vulnerabilità; la co-progettazione con i gruppi e lo sviluppo di comunità nelle realtà sociali di prossimità (es: vicinato, quartiere); l’organizzazione di servizi a bassa soglia o gratuiti per le fasce di popolazione più svantaggiate e vulnerabili; la formazione in tal senso degli operatori dei diversi settori. Tutti fattori che possono concorrere a mettere in pratica politiche attente all’equità e all’inclusione.
Censurare quindi le parole legate all’equità rappresenta non solo un attacco alla libertà di espressione, ma un potenziale arretramento nelle politiche sanitarie, comprese quelle di prevenzione e promozione che ne sono parte integrante, con conseguenze concrete sulla salute e sul benessere dei cittadini, soprattutto quelli più vulnerabili.
Per approfondire
Editoriale. Public health under Trump 2.0: the first 50 days. The Lancet Public Health, Vol. 19, Issue 4, E264, April 2025
Inchiesta. These Words Are Disappearing in the New Trump Administration. The new York Times, March 7, 2025
Webinar. La ricerca scientifica al tempo di Trump. Cosa sta succedendo? Epidemiologia & Prevenzione, 24 marzo 2025
Sito Web. Stand Up for Science (Difendiamo la scienza)
Report. CONNESSIONI – Ambiente, cultura e linguaggi per la salute di oggi e di domani. Dors, gennaio 2025
Monografia. La salute delle popolazioni in condizione di grave marginalità sociosanitaria. Boll Epidemiol Naz 2023;4(4):1-5 Doi: 10.53225/BEN_075