FONTE SALUTEINTERNAZIONALE
Ogni anno centinaia di migliaia di persone sono detenute negli ospedali contro la loro volontà. Il loro crimine? Essere troppo poveri per poter pagare il conto del ricovero. Questo fenomeno è particolarmente rilevante in diversi paesi africani come Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Ghana, Camerum, Zimbabwe e Kenia, e anche in India e Indonesia. Le puerpere e i neonati il gruppo più colpito. La detenzione è spesso accompagnata da abusi e violenze. Le radici di questa oscena pratica. Le lacrime di coccodrillo della Banca Mondiale.
Sorpresa, smarrimento, indignazione: queste furono le sensazioni prodotte dalla lettura di un articolo pubblicato nel 2008 dalla rivista Health Policy and Planning, intitolato “La prigione per i pazienti insolventi negli ospedali burundesi” [1]. Si trattava di un articolo scritto da rappresentanti di associazioni per i diritti civili che, avendo visitato i principali ospedali pubblici del Burundi, avevano constatato che quasi ovunque i pazienti che non erano in grado di pagare la retta venivano costretti in condizioni di detenzione in locali dello stesso ospedale (ambienti sovraffollati, scarso cibo, pessima igiene e, naturalmente, nessuna cura). La liberazione avveniva solo dietro il saldo del debito, cosicchè la detenzione poteva durare settimane o mesi. Se il paziente moriva, l’ospedale tratteneva la salma finchè i familiari non pagavano. Nel principale ospedale della capitale, Bujumbura, nel 2005, il numero di pazienti insolventi fu di 422.