Autore Gavino Maciocco
Fonte Saluteinternazionale.info che ringraziamo
Le aziende difendono i loro brevetti. Ma i governi non riescono a difendere la vita dei loro cittadini. Il capitalismo all’opera in questa pandemia è un’ideologia che uccide.
Gaël Giraud è un gesuita, economista, a lungo direttore di ricerche al Centre National de la recherche scientifique di Parigi, oggi docente alla Georgetown University di Washington. In un articolo su Civiltà Cattolica[1] ha scritto:
“La pandemia Covid-19 sarebbe dovuta rimanere una epidemia più virale e letale dell’influenza stagionale, con effetti lievi sulla grande maggioranza della popolazione, e molto seri solo su una piccola frazione di essa. Invece – se consideriamo in particolare alcuni Paesi europei e gli Stati Uniti – lo smantellamento del sistema sanitario pubblico ha trasformato questo virus in una catastrofe senza precedenti nella storia dell’umanità e in una minaccia per l’insieme dei nostri sistemi economici. (…) Prevenire eventi come una pandemia non è redditizio a breve termine. Pertanto, non ci siamo premuniti né di mascherine né di test da eseguire massicciamente. E abbiamo ridotto la nostra capacità ospedaliera in nome dell’ideologia dello smantellamento del servizio pubblico, che ora si mostra per quella che è: un’ideologia che uccide. Non avendo mai aderito a tale ideologia, e forti dell’esperienza dell’epidemia di Sars del 2002, Paesi come la Corea del Sud e Taiwan hanno predisposto un sistema di prevenzione estremamente efficace: lo screening sistematico e il tracciamento, puntando alla quarantena e alla collaborazione della popolazione adeguatamente informata e istruita, facendole indossare le mascherine. Nessun confinamento. Il danno economico risulta trascurabile”.
Michele Serra, giornalista e scrittore, cura per Repubblica una rubrica quotidiana “L’Amaca” da cui è tratto il seguente brano[2].
“I vaccini, fin qui pretesto per appassionate polemiche meta-scientifiche, si stanno rivelando, finalmente, una buona occasione per parlare di politica quella vera. L’interlocuzione dei governi di tutto il mondo (in teoria: il Potere) con Big Pharma, ovvero con dei Consigli di amministrazione muniti di pallottoliere di precisione, appare molto faticosa. Le aziende difendono i loro brevetti e i loro profitti: legittimo. Ma i governi, chi più chi meno, difendono la vita dei loro cittadini.
Almeno in teoria i due piatti della bilancia non dovrebbero essere gravati dallo stesso peso. E infatti non lo sono: fin qui la bilancia pende decisamente dalla parte dei profitti e dei brevetti, a conferma che il nostro evo passerà al giudizio dei posteri come quello dell’Azienda come massimo fattore. Altro che Antropocene: Profittocene. Nel Profittocene non è la Polis, è il Cda il luogo dove maggiormente si orienta la vita e la morte degli esseri umani. Se così non fosse, i proprietari dei vaccini, pressati dall’evidente urgenza umanitaria, ne concederebbero la fabbricazione anche a soggetti esterni. Non avviene. E l’umanità, in coda, deve pazientare in attesa che le boccettine salvifiche escano dalla bottega legittimata, giammai da altre”.
Marion Aubry, parlamentare europea del gruppo della Sinistra Unitaria Europea/Sinistra Verde Nordica (GUE/NGL). Il giorno 1° marzo è intervenuta nella sessione del Parlamento europeo rivolgendosi direttamente alla Presidente Ursula von der Leyen e ponendogli una serie di domande, tra cui: “Come ha potuto la Commissione europea accettare di inchinarsi davanti alle case farmaceutiche?” e poi “Siamo stati in grado di imporre ai nostri concittadini una restrizione senza precedenti delle nostre libertà e non saremmo in grado di stabilire regole per Big Pharma?”. Dura 4 minuti l’intervento risoluto e appassionato di Marion Aubry (31 anni): un tempo sufficiente per elencare tutti i soprusi di Big Pharma consentiti dalla colpevole inerzia, dalla complicità, della Commissione: opacità nei contratti, tagli e ritardi nelle consegne, lo scandalo dei brevetti e degli enormi profitti conseguiti nonostante la ricerca fosse stata finanziata con fondi pubblici. “È ora di abbandonare i brevetti – conclude Marion Aubry – e assicurarsi che non si tragga alcun profitto dalla pandemia. Questo è l’unico modo per poter vaccinare rapidamente l’intero pianeta. Tolga, signora von der Leyen, la salute dal mercato e finalmente prenda in considerazione i vaccini come beni comuni dell’Umanità e non come bancomat degli azionisti”.
La Presidente von der Leyen è rimasta ad ascoltare impietrita l’intervento di Marion Aubry, ma non ha risposto, così come il Presidente Mario Draghi non si è degnato di rispondere all’appello rivoltogli da Rosy Bondi, Nicoletta Dentico e Silvio Garatttini in favore della richiesta di India e Sudafrica di derogare ai diritti di proprietà intellettuale per tutta la durata della pandemia.
I giorni 1 e 2 marzo la richiesta di sospensione dei brevetti è stata nuovamente discussa presso la OMC: da una parte India e Cina con il sostegno di oltre 100 paesi e della Santa Sede, delle più importanti organizzazioni internazionali, tra cui l’OMS, dall’altra parte il muro dei paesi più ricchi in difesa a oltranza degli interessi di Big Pharma: USA, UE, Regno Unito, Canada, Giappone a cui si è aggiunto, unico tra i paesi in via di sviluppo, il Brasile. Nessuna decisione è stata presa: di fatto hanno ancora una volta brindato le compagnie farmaceutiche, i cui dirigenti in questi tempi hanno complessivamente intascato oltre 120 milioni di dollari dalla vendita di azioni in continuo rialzo.
Big Pharma può così continuare ad avere il coltello dalla parte del manico nella produzione e nella distribuzione dei vaccini: può quindi decidere chi favorire e chi penalizzare sulla base del prezzo e degli interessi geo-politici. Qualcuno farà la parte del leone (USA e UK), tantissimi – neanche a dirlo i più poveri – rimarranno a secco, altri – succubi sottoscrittori di contratti capestro, come la UE – subiranno clamorosi tagli e ritardi nelle forniture con relativo fallimento dei loro piani vaccinali. A causa di tutto ciò la pandemia non allenterà la sua presa: nelle aree del pianeta non protette dal vaccino è altamente probabile che si sviluppino nuove varianti, con mutazioni tali da rappresentare un pericolo anche per le aree altamente immunizzate, con il rischio di tornare più volte al punto di partenza. Un tragico gioco dell’oca con un unico vincente: Big Pharma.
La conseguenza paradossale è che sull’altare del Profitto tutto si sacrifica, non solo la salute e la vita delle popolazioni (questo era scontato…) ma anche la tenuta dell’economia reale. Uno studio di Allianz stima che ogni settimana di ritardo rispetto al raggiungimento della soglia minima di immunità collettiva necessaria per allentare le misure di contenimento fa perdere all’Italia e all’intera UE rispettivamente 2 e 18 miliardi di euro di Prodotto Interno Lordo[3].
Fattore tempo: questione di vita o di morte
Il Piano Nazionale Vaccini, pubblicato il 12 dicembre 2020, prevedeva – sulla base dei contratti stipulati con le case farmaceutiche – la ricezione di oltre 28 milioni di dosi di vaccino nel primo trimestre 2021. Lo stesso Piano indicava le categorie prioritarie, quelle che avrebbero dovuto avere la precedenza nel programma di somministrazione:
- Operatori sanitari e socio-sanitari (1.404.037 soggetti)
- Personale e ospiti dei presidi residenziali per anziani (570.287 soggetti)
- Anziani over 80 (4.442.372 soggetti).
Per un totale di 6.416.696 unità. In condizioni normali – con 28 milioni di dosi a disposizione – la partita delle categorie prioritarie si sarebbe dovuta concludere entro il mese di febbraio (nel Regno Unito, nel primo mese di campagna vaccinale, la prima dose di vaccino è stata somministrata a 6,3 milioni di persone).
Ma così non è stato. Come mostra la Figura 1, ai primi di marzo le dosi effettivamente consegnate erano meno di un quarto di quelle pattuite. La campagna vaccinale ha subito blocchi e ritardi che hanno penalizzato la categoria che richiedeva la massima protezione – quella degli over 80 – che ha pagato e sta pagando il tributo più alto in termini di decessi.
Figura 1. Vaccini Covid-19. Dosi previste e dosi consegnate al 7.3.2021
Fonte: Ministero della salute, Fondazione Gimbe
E allora si pone una prima domanda: Quante morti si sarebbero potute evitare se fossero stati rispettati i patti, se le vaccinazioni degli over 80 si fossero concluse entro febbraio?
Invece le vaccinazioni degli over 80 sono partite con ritardo, a metà febbraio, e al momento (17 marzo) a livello nazionale solo il 38% della popolazione target ha ricevuto almeno una dose di vaccino e il 10% il ciclo completo. La Figura 2 mostra il livello di copertura vaccinale della popolazione over 80 nelle Regioni e Province autonome con la consueta variabilità nel livello di efficienza, in questo caso davvero insopportabile dato che il fattore tempo è questione di vita o di morte[4].
Figura 2. Vaccinazioni negli over 80
Fonte: Ministero della salute, Fondazione Gimbe
E allora si pone una seconda domanda: Con un numero quotidiano di morti che oscilla tra i 300 e i 400 (l’altro ieri una punta oltre i 500) – in gran parte over 80 – cosa si sta facendo per accelerare al massimo la vaccinazione di questo gruppo di popolazione e per mettere fine a questa carneficina?
Note conclusive
- Concordo con il gesuita Gaël Giraud. Il capitalismo all’opera in questa pandemia è un’ideologia che uccide.
- Concordo con il giornalista Michele Serra. Le aziende difendono i loro brevetti. Ma i governi non riescono a difendere la vita dei loro cittadini. Siamo in pieno “Profittocene”.
- Concordo con la parlamentare europea Marion Aubry. Siamo stati in grado di imporre ai nostri concittadini una restrizione senza precedenti delle nostre libertà ma non siamo in grado di stabilire regole per Big Pharma.
Bibliografia
- Giraud G. Per ripartire dopo l’emergenza Covid-19. La Civiltà Cattolica 2020; Quaderno 4075(II):7-19.
- Nemmeno Gengis Khan. L’amaca di Michele Serra, La Repubbica del 02.02.2021
- Valentino S. Nella corsa ai vaccini il profitto vince sulla salute. Domani, 04.03.2021, pp. 6-7.
- Vaccinazioni ≥80enni. Lavori in corso. Salute Internazionale, 15.02.2021